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ISRAELE SIAMO NOI
Rivoluzione Liberale
Alfredo Mosca
14 Maggio 2021
https://www.rivoluzione-liberale.it/412 ... o-noi.html
Da giorni vigliaccamente partono da Gaza una pioggia di razzi, più di mille, su Israele, nelle città, obiettivi civili del centro sud, obbligando per l’ennesima volta la popolazione a vivere nell’angoscia delle sirene e dei rifugi, una ferita inaccettabile, insopportabile, ai cittadini, alla democrazia, alla pace e al suo processo di stabilità.
Nessuno mette in dubbio la necessità dei due Stati e due Paesi, nessuno vuole la guerra, nessuno vuole morti civili e militari da nessuna parte, specialmente se bambini, di ogni colore e provenienza, nessuno vuole l’odio, ma non accetteremo mai che si neghi l’esistenza d’Israele, che si attacchi vigliaccamente quella terra e il suo popolo, che il terrorismo criminale e i missili di Hamas con l’appoggio logistico di Hezbollah, gettino sangue e morte su Israele.
Che sia chiaro Israele ha diritto non solo ad esistere e ci mancherebbe, ma a difendersi da chi vorrebbe cancellarne l’esistenza e usa fiumi di denaro che arrivano dall’Iran, Libano, perfino i soldi dell’Europa erogati per scopi sanitari, sociali e umanitari, per comprare i razzi più costosi ed evoluti da sparare contro Israele.
Oltretutto colpire Israele vuol dire colpire il percorso di pace in Medioriente, colpire gli interessi dello stesso popolo Palestinese, colpire gli equilibri democratici di un pezzo del Mondo, colpire la democrazia, il rispetto liberale, il pluralismo solidale di ogni tipo di cui Israele è plastica testimonianza.
Chi attacca vigliaccamente Israele, attacca vigliaccamente il processo di pace già difficile e tormentato nell’area, attacca gli accordi più recenti del Trattato di Abramo, chi attacca vigliaccamente Israele attacca tutti noi che crediamo nella pace fra i popoli, sia chiaro tutti popoli, nella democrazia, nel rispetto della libertà, della fede, dell’identità e dei diritti umani di chiunque.
Chi attacca Israele attacca tutti noi che crediamo nel ripudio dell’odio comunque espresso e declinato, nella cooperazione tra popoli di ogni origine e provenienza e credo, chi attacca Israele attacca tutto il mondo libero e pacifico, ecco perché Israele siamo noi.
Israele siamo noi, contro il terrorismo di Hamas, contro l’odio terroristico delle milizie sciite Hezbollah, contro chiunque neghi ad Israele il diritto ad esistere costringendo il suo popolo a vivere in perenne pericolo, allarme e stato di allerta.
Noi siamo al fianco di Israele, della sua gente, delle sue comunità nel mondo, della sua comunità di Roma alla quale come sempre ci stringiamo in un abbraccio forte fraterno, di solidarietà e amore, noi siamo tutti Ebrei, non si può ignorare la storia, la ragione, il cuore, la voglia di pace, fratellanza, di democrazia e libertà che abbiamo e che vogliamo, oggi, domani, sempre.
Tutti uniti dunque ad Israele contro il terrorismo, contro la violenza, contro chi nega la pace e afferma la guerra, evviva la pace, evviva la democrazia, la libertà.
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Gianluca Jacobacci
14 Maggio 2021 at 09:33
Caro Alfredo, il discorso su Israele è molto lungo. Premesso, come giustamente dici, che Israele siamo anche noi e siamo al suo fianco nel respingere il terrorismo di Hamas, degli Hezbollah e di tutti quelli che vorrebbero distruggere la terra di Abramo, la disputa tra palestinesi ed israeliani si potrà risolvere solo con la formula: “due Stati, due popoli”, da una parte gli israeliani con i loro territori, dall’altra i palestinesi con la striscia di Gaza e la Cisgiordania.
Purtroppo i palestinesi, pur avendo dei coinquilini o dei vicini molto bravi, non hanno imparato nulla, quelli bravi continuano a fare i beduini dediti alla pastorizia, mentre di là dal confine ci sono campi rigogliosi, serre, macchinari, tecnologia, fabbriche… ed anche un esercito molto, molto forte ed addestrato, oltre che armato anche con le atomiche, quelli meno bravi fanno i terroristi di Hamas.
I palestinesi sembrano i falsi percettori del reddito di cittadinanza: “datemi i soldi per vivere, ma non fatemi lavorare”.
I terroristi di Hamas che oggi sembrano in disgrazia, fino a ieri erano appoggiati da tutta la sinistra che inneggiava a loro e bruciava la bandiera di Israele in piazza.
Sono anche dei terroristi schifosi, che come tutta la sinistra hanno imparato l’uso politico dell’informazione e allora riempiono ospedali, scuole, abitazioni… di armi ed esplosivi in modo che quando Israele manda i missili chirurgici, non solo distrugge i depositi, ma purtroppo uccide malati, vecchi, bambini, donne ed allora si scatenano le campagne che vorrebbero dimostrare la perfidia dei discendenti di Abramo.
Israele ha diritto di esistere pacificamente e dovrebbero essere i grandi Paesi a cercare di trovare il modus vivendi per poter vivere in pace, ma l’impegno profuso è a fasi molto alterne.
Solo eliminando Hamas (basterebbe lasciarli senza soldi e senza armi), si potranno sedere ad un tavolo per creare due Paesi con due popoli, ma la cosa non è facile perché per eliminare Hamas bisognerebbe eliminare Hezbollah, ma anche l’Iran che li finanzia tutti. Infine ci sono centinaia di organizzazioni umanitarie europee che finanziano ed armano Hamas, pur essendo Ong con tutt’altri scopi. Insomma è un gioco molto complicato e molto pericoloso, Israele è una potenza militare molto ben armata, molto ben addestrata e con un Mossad (intelligence) da invidiare; chiaramente prima di essere distrutto, credo che potrebbe attivare l’opzione atomica, spianando il MO.
Anche noi ci stringiamo in un abbraccio fraterno di solidarietà con tutto il popolo israeliano, sperando che la ragione prevalga sull’odio, che la pace prevalga sulla guerra e che finalmente israeliani e palestinesi possano convivere serenamente tra di loro.
Un caro abbraccio
Israele sotto attacco: razzi e rivolte nelle città
Le città israeliane sono sotto una costante pioggia di razzi che stanno mettendo a dura prova la difesa aerea israeliana.
14 maggio 2021
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... lle-citta/
Le città israeliane sono sotto una costante pioggia di razzi che stanno mettendo a dura prova la difesa aerea israeliana. Ma a preoccupare sono anche le rivolte arabe iniziate nelle “città miste” contro la popolazione ebraica, costretta a rispondere alle violenze per difendersi.
L’Operation Guardian of The Walls, iniziata lo scorso 9 maggio 2021, vede l’IDF (Israeli Defence Forces, le Forze di Difesa Israeliane) difendere il proprio territorio da missili, razzi, palloni con esplosivi e droni oltre ad eliminare gli obbiettivi e tutte le potenziali minacce provenienti dalla Striscia di Gaza.
Già il mese scorso, nel weekend del 24-25 aprile 2021 sono stati lanciati da Gaza 40 razzi, la maggior parte dei quali sono stati intercettati dal sistema missilistico Iron Dome. Sotto iltiro dei terroristi di Hamas e della Jihad Islamica sono state le comunità nel sud di Israele (nel deserto del Negev) di Karem Shalom (nei pressi dell’omonimo valico, punto di passaggio tra Gaza e Israele), Nahal Oz, Netiv HaAsara e Kissufim. La risposta dell’IDF è stata la distruzione di postazioni di Hamas tramite carri armati Merkava, dei tunnel sotterranei e delle postazioni per il lancio di razzi da parte dei jet ed elicotteri da combattimento israeliani.
Ma dal 9 maggio gli attacchi sono stati più intensi con più di 1.000 (mille!) razzi partiti dalla Striscia di Gaza verso le città israeliane che comprendono Tel Aviv, Lod, Ashkelon, Ashdod, Be’er Sheva, i quartieri nuovi di Gerusalemme. La Knesset, ovvero il Parlamento israeliano, è stata evacuata così come il Muro del Pianto ed altri edifici religiosi e non della capitale israeliana. Nella città di Lod – Distretto centrale e con popolazione mista – un razzo è riuscito a penetrare il sistema difensivo, causando la morte una donna di 40 anni e di una bambina di 7 anni, entrambe di etnia arabo-israeliana. Gli attacchi terroristici palestinesi non fanno distinzione tra ebrei e arabi, come ha affermato il sindaco della città. Ma a preoccupare sono le rivolte arabe che, proprio nella città di Lod hanno visto i rivoltosi attaccare sinagoghe e negozi gestiti da ebrei.
La causa di questa escalation di violenze da parte dei palestinesi la si deve ad almeno tre motivi:
lo “sfratto” dei palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme-Est;
la festività israeliana del Jerusalem Day;
la rinnovata aggressività dell’Iran a causa della nuova amministrazione americana.
Come al solito la comunità internazionale ha subito condannato le violenze, mettendo sullo stesso piano i terroristi ormai “legittimati” che attaccano e l’unico stato democratico in Medio Oriente che ha il diritto di difendersi.
La fake news sugli sfratti violenti a Sheikh Jarrah e le rivolte arabe
Lo “sfratto” delle famiglie palestinesi nel quartiere della zona Est di Gerusalemme è stato come al solito descritto da alcuni media o come l’ennesimo tentativo di insediamento da parte dei coloni israeliani a danno degli arabi oppure spiegato in modo superficiale, come se si trattasse di uno sfratto ingiusto ai danni di famiglie in difficoltà. Ma la questione è molto più complessa e risale a più di cinquanta anni fa, tanto da potersi definire come un caso di vera e propria “occupazione abusiva“.
Il quartirere di Sheikh Jarrah nasce a metà dell’Ottocento nei pressi della Città Vecchia di Gerusalemme e al suo interno abitavano sia arabi musulmani che ebrei. Alcuni rabbini acquistarono dagli arabi dei terreni attorno alla tomba del venerato Sommo Sacerdote ebreo del terzo secolo A.C. Shimon Hatzadik (Simone il Giusto) e vi si stabilirono fino al 1948, anno della fondazione dello Stato di Israele e dell’occupazione di Gerusalemme da parte dell’esercito giordano. A causa di questa occupazione gli ebrei furono cacciati con la forza e si insediarono gli arabi. Con la vittoria israeliana nel 1967 (nella c.d. Guerra dei Sei Giorni) la Città Santa tornò a far parte dello Stato ebraico dopo millenni. Ma i vecchi proprietari si trovarono le loro vecchie case abusivamente occupate: ne nacque un contenzioso risolto solo dopo molti decenni e il 2 febbraio 2021 un tribunale distrettuale di Gerusalemme ha appurato che i residenti palestinesi non erano né proprietari, in quanto privi dei documenti relativi che dimostrassero l’acquisto della proprietà, né di aver pagato l’affitto ai vecchi proprietari, come stabilito in precedenza già negli anni settanta. Alla fine gli occupanti hanno presentato ricorso alla Corte Suprema di Israele che doveva trovare una soluzione entro il 10 maggio 2021, rinviata però a causa dei disordini appena scoppiati.
I disordini sono stati fomentati da Hamas e alcuni osservatori hanno visto una analogia con quelle dei Black Lives Matters negli Stati Uniti: manifestazioni con bandiere apparentemente pacifiste seguite da lanci di bombe Molotov, pietre e uso di spranghe contro le forze di sicurezza israeliane, mettendo a ferro e fuoco il Monte del Tempio e usando come “fortino” la moschea di Al-Aqsa. A rafforzare l’analogia, non per nulla i movimenti BLM e Antifa sono uniti in una specie di “gemellaggio” verso i gruppi anti-israeliani, come si potevano intravedere nelle bandiere, magliette e post sui social degli attivisti americani.
Come detto prima, oltre a Gerusalemme anche la città di Lod è stata oggetto rivolte e violenze da parte di arabo-israeliani, con veri e propri assalti contro simboli e proprietà ebraiche e che, successivamente, si sono diffusi anche in altre città. Sinagoghe, negozi e proprietà private ebraiche sono state date alle fiamme o pesantemente danneggiate ma hanno trovato la reazione di gruppi organizzati di cittadini ebrei, con il rischio di arrivare ad una vera e propria guerra civile. Sembra dunque di essere tornati alle rivolte degli anni Trenta del Novecento, quando ci furono manifestazioni e violenze arabe durante il Mandato Britannico.
Il ritorno dell’influenza iraniana
Il giorno prima di quello cui la Corte Suprema israeliana avrebbe dovuto pronunciarsi, per la precisione il 9 maggio, si festeggiava il Jerusalem Day in due paesi: in Israele per la riunificazione di Gerusalemme nel 1967 e in Iran per la distruzione di Israele e la “liberazione” della città.
Non c’è dubbio che la nuova amministrazione di Sleepy Joe abbia portato le lancette del tempo indietro al 2015 (quando nacque l’accordo sul nucleare iraniano – il JCPOA) e rivitalizzato il regime degli ayatollah, fornitore dei razzi Grad per le organizzazioni terroristiche di Hamas e della Jihad Islamica (questi ultimi, tra l’altro, sciiti filo-iraniani), acquistati grazie ai fondi di aiuto concessi da altri paesi e dalle organizzazioni internazionali, tra cui figura anche l’Unione Europea…
Il Consigliere per la Sicurezza degli Stati Uniti Jake Sullivan – grande sostenitore del ritorno americano agli accordi con l’Iran – e la maggior parte dei Democratici hanno scaricato la responsabilità verso Israele, non sappiamo se per eccesso ingenuità o se per pura avversione verso lo Stato ebraico.
Con la precedente amministrazione repubblicana si era riusciti a limitare in parte gli attacchi, anche se non sono mancati, soprattutto nei primi due anni di Donald Trump alla Casa Bianca quando era iniziato il lavoro di logoramento verso la Repubblica Islamica. La decisione di spostare l’ambasciata a Gerusalemme, e il conseguente riconoscimento della Città Santa capitale di Israele, la difesa di Israele in sede ONU da parte dell’allora Rappresentante Nikki Haley, gli Accordi di Abramo, con la normalizzazione dei rapporti diplomatici con i paesi del Golfo Persico e Israele e l’eliminazione del generale iraniano Qassem Soleimani a Baghdad nel gennaio 2020 avevano ridimensionato il protagonismo della Repubblica islamica iraniana nella regione.
Ora tutto questo rischia di andare in pezzi, in nome di non si sa quale “bene comune” o “unità”.
La dichiarazione di Trump e la telefonata di Biden
Anche se silenziato dai social network, Donald Trump ha rilasciato una dichiarazione di condanna degli attacchi missilistici di Hamas e sulla debolezza di Joe Biden.
Quando ero in carica eravamo conosciuti come la presidenza della pace, perché gli avversari di Israele sapevano che gli Stati Uniti stavano fermamente con Israele e che ci sarebbe stata una rapida punizione se Israele fosse stato attaccato.
Sotto Biden, il mondo sta diventando più violento e più instabile perché la debolezza di Biden e la mancanza di sostegno a Israele sta portando a nuovi attacchi ai nostri alleati.
L’America deve sempre stare con Israele e chiarire che i palestinesi devono porre fine alla violenza, al terrore e agli attacchi missilistici, e chiarire che gli Stati Uniti sosterranno sempre con forza il diritto di Israele a difendersi.
Incredibilmente, i Democratici continuano anche a sostenere la pazza anti-americana Rep. Ilhan Omar, ed altri, che attaccano selvaggiamente Israele mentre sono sotto attacco terroristico.
Le “magnifiche tre”, la “Squad” delle Rappresentanti estremiste democratiche Alexandria Ocasio-Cortez, Rashida Tlaib e Ilhan Omar hanno twittato le solite banalità filo-palestinesi che vi risparmiamo.
Solo nella giornata di mercoledì, Joe Biden ha chiamato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dichiarando alla stampa che “Israele ha il diritto di difendersi delle migliaia di razzi che piovono sul loro territorio” augurandosi che si arrivi a una “calma sostenibile”. Inoltre ha confermato a Netanyahu “l’impegno diplomatico dell’America con i paesi regionali, tra cui Egitto, Giordania e Qatar, così come con i funzionari palestinesi”, sempre che questi ultimi accettino di sedersi attorno ad un tavolo.
Chissà che non sia stata la dichiarazione di Trump a dare la “sveglia” ai sonni di Sleepy Joe! Il 45° Presidente USA si dimostra sempre più il leader di un’opposizione attiva nella politica americana.
La strategia militare dei palestinesi e la risposta israeliana
Hamas, ovvero l’organizzazione che governa la Striscia di Gaza dal 2005 e che ha delegittimato l’Autorità Nazionale Palestinese, utilizza due tattiche: la prima è quella di cercare di ingolfare la difesa e i sistemi antimissile Iron Dome israeliani che presidiano città e villaggi; la seconda, quella di utilizzare le rampe per il lancio per i razzi in pieno centro abitato, scavare tunnel sotto case e ospedali, immagazzinare munizioni negli scantinati di edifici (appartamenti, ospedali, scuole – tecnica usata anche da Hezbollah in Libano) in modo da costringere i jet e gli elicotteri israeliani a colpire quegli obbiettivi per favorire la propaganda islamista con immagini di gente sfollata, ferita ed edifici distrutti.
Inutile spiegare ai media e a gran parte dell’opinione pubblica che il fatto di mettere delle postazioni di lancio per i razzi nei centri abitati viene considerato in sede ONU come un crimine di guerra, in quanto mette la popolazione civile in grave pericolo. E inutile anche spiegare che i razzi a corto raggio utilizzati dai terroristi sono letali tanto quanto quelli lanciati dai sofisticati jet o elicotteri militari. E i lanci non vanno sempre a buon fine, come dimostra l’episodio accaduto nel primo pomeriggio di lunedì 10 maggio, quando è stato identificato un fallito tentativo di lanciare un razzo che è esploso all’interno della Striscia di Gaza.
La risposta dell’IDF è stata chiamata “Operation Guardian of The Walls” e consiste nel colpire postazioni di lancio dei razzi, dei droni “suicidi” e dei palloni esplosivi oltre agli edifici e ai tunnel ed altre infrastrutture utilizzate dai terroristi con l’uso dei carri armati (i primi ad aprire il fuoco), jet militari e elicotteri da attacco. Nella giornata di mercoledì è stato distrutto nel nord della Striscia di Gaza un lanciatore multiplo in grado di sparare fino a 10 razzi diretti verso le città costiere di Ashkelon e Ahdod e successivamente è stata colpita una squadra di terroristi pronti a lanciare gli UAV (droni) “suicidi” verso il territorio israeliano.
Gli aerei israeliani hanno colpito in totale 130 obbiettivi tra cui un edificio dell’intelligence appartenente ad Hamas nel quale sono morti 15 membri dell’organizzazione. In totale l’IDF ha impiegato 80 mezzi aerei, tra cui 8 caccia di quinta generazione F-35I “Adir” (la versione israeliana dell’F-35A Lightining II)
L’ultima operazione importante verso i terroristi palestinesi è stata la “Protective Edge” del 2014, quando Barack Obama era Presidente e Joe Biden il suo Vice. Anche in quella occasione i media e gran parte dell’opinione pubblica si schierò contro Israele.
Non era del tutto da escludere già ai primordi dell’attacco che l’IDF entrasse ed occupasse la Striscia di Gaza, lasciata forse imprudentemente nel 2005 sotto il governo di Ariel Sharon, ritiro che cancellò quasi completamente quelle comunità ebraiche. che, grazie alla protezione dei soldati israeliani, potevano tenere meglio sotto controllo eventuali disordini, come accade invece in Giudea e Samaria, dove i reparti dell’esercito israeliano negli insediamenti ebraici intervengono per stroncare sul nascere eventuali attacchi terroristici.
L’abbandono della Striscia di Gaza ha creato le basi per la dittatura di Hamas e la Jihad Islamica ed i risultati sono purtroppo questi.
LA PARTE DOVE COLLOCARSI
Niram Ferretti
16 maggio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Ancora qualche parola da spendere su Camille Eid, il libanese maronita che si augura che su Tel Aviv piovano i razzi di Hamas per sei mesi e pubblica una vignetta in cui un soldato israeliano è raffigurato con la svastica al braccio (la nazificazione dell'IDF è uno dei cavalli di battaglia dell'antisemitimo in sauce antisionista).
Il suddetto è accreditato nel mondo cattolico, quello più a la page, il progressista, di cui, oggi, il maggiore esponente è il pontefice regnante. Su di lui leggiamo in una pagina online:
"Nato a Beirut in una famiglia maronita, si è trasferito durante la guerra libanese in Italia dove collabora con varie testate cattoliche. Ha al suo attivo oltre duemila articoli, interviste e reportage sul mondo arabo, le comunità cristiane orientali e l''islam politico".
Eid è una testa fine. Per lui gli ebrei, soprattutto quelli che vivono in diaspora sono una cosa, i "sionisti" un'altra. I sionisti sono, ovviamente, una degenerazione dell'ebraismo, così come, questo lui non lo dice, ma lo diciamo noi, i nazisti furono una degenerazione dei tedeschi.
Poco importa che Israele, nella Prima Guerra del Libano del 1982, costituì un'alleanza con i libanesi maroniti per contrastare le azioni criminali dell'OLP in Libano, dove aveva instaurato un vero e proprio regime del terrore. In questo caso, i "sionisti" chissà come andavano considerati, se meglio o peggio dei terroristi palestinesi.
Perchè qui c'è un cortocircuito. Se ci si augura che Hamas prosegua il suo lancio di missili su Tel Aviv e dintorni e si pubblica una vignetta che nazifica l'IDF, allora non si può essere stati dalla parte di Israele nel 1982, bisognava stare dalla parte di Arafat.
L'importante è collocarsi, in modo chiaro e netto, col terrore, con il jihadismo, e poi professarsi untuosamente uomini di pace.
“L'amore della sinistra per l’Islam non lo capisco”
Giulio Meotti
16 maggio 2021
https://meotti.substack.com/p/lamore-de ... per-lislam
L’ex premier francese Manuel Valls ieri ha detto che c’è una parte della sinistra filo-Hamas. In Belgio intanto si gridava in piazza “morte agli ebrei”. A Milano abbiamo sentito in piazza Duomo “Allahu Akbar”. Manifestazioni dove non sono presenti soltanto musulmani, ma anche pezzi della sinistra militante. “Questo incontro tra islamismo radicale ed estrema sinistra è potenzialmente esplosivo”, ha detto ieri Bernard-Henri Lévy.
Lo scrittore siriano riparato in Francia, Omar Youssef Souleimane, pubblica sull’Express in edicola uno straordinario j’accuse contro questa alleanza. “Negli anni '70 Khomeini, il padre della ‘rivoluzione’ islamica in Iran, ha accolto i suoi amici della sinistra francese nella sua casa nella regione parigina. Lo hanno sostenuto nei media, lo hanno presentato come la resistenza allo Scià e all'ordine imperialista americano. Michel Foucault è un buon esempio di questa cecità. Una volta eseguito il piano di Khomeini, al suo ritorno nel suo Paese, le prime vittime del suo sistema totalitario furono i comunisti iraniani. Sono finiti tutti in prigione, assassinati o esiliati. Ma in Francia una parte della sinistra ha continuato a sostenerlo in nome della lotta contro gli Stati Uniti o contro i capitalisti. Questo non è l'unico esempio di ‘amore’ della sinistra per gli islamisti”.
Durante le proteste parigine nel 2014 abbiamo sentito gli appelli del Partito Indigeno della Repubblica (PIR) e di tante ong ad aiutare Hamas, “fondata dai Fratelli Musulmani e responsabile di centinaia di attacchi contro i civili israeliani. Oggi una certa sinistra accusa allegramente chi non gli piace di essere di estrema destra o razzista. Questa frequente accusa è la conseguenza della complicità tra la sinistra e gli islamisti che sono riusciti a erigere un tabù, ‘l'islamofobia’, invocato all'infinito contro ogni critica all'Islam. Queste persone sostituirono il famoso berretto di Che Guevara con il turbante di Khomeini e la barba di Marx con quella di Bin Laden. Questo riavvicinamento ha prodotto una nuova setta ideologica che sta facendo tutto quanto è in suo potere per tutelare i principi dell'Islam, anche a scapito della Repubblica”.
Souleimane, di cui in Italia sarà pubblicato a settembre L’ultimo siriano per E/O, la chiama “sinistra halal”. “Oggi, in Francia, i progressisti, in nome della sinistra, stanno diffondendo idee medievali” conclude lo scrittore. “Ma non abbiamo sentito una parola da questi circoli dopo l'assassinio dello studente pakistano Mashal Khan nel 2017 da parte degli islamisti nella sua università a causa della sua avversione per l'Islam!”.
Leggendo e traducendo lo straordinario articolo di Souleimane me ne è tornato in mente un altro che scrissi sei anni fa. Era sulla sbornia che la sinistra prese per Khomeini. Iniziava così: “È un mistero che cosa di quell’imam abbia potuto attrarre la truppa di laiconi europei e scialbi liberal americani, libertini e materialisti, strutturalisti e femministe, esistenzialisti e teorici della rivoluzione sessuale, postmodernisti e borghesi moralisti, fino ai comunisti di ogni sorta”. Il famoso filosofo e intellettuale Michel Foucault, su tutti, spiegò il suo amore per il “santo” Khomeini dalle colonne del….Corriere della Sera.
LE FALSE CARTE PALESTINISTE E QUELLE VERE.
riporto la ottima sintesi di Mario Carboni
David Pacifici
16 maggio 2021
https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 2031736582
Hanno ripreso a circolare le 4 false cartine della propaganda palestinista bevute come un rosolio riscaldato dai supporter rossi e bruni di Hamas.
In effetti le cartine veritiere sono quelle mostrate più sotto.
In particolare risaltano sia la prima a sinistra che riguarda il Mandato britannico che la seconda corrispondente alla partizione del 1947 del Mandato britannico in due Stati, uno arabo e uno ebraico con Gerusalemme Città autonoma e federata con i due primi.
La terza invece riporta il risultato della guerra scatenata dagli arabi e persa, inaspettatamente contro il neonato Stato d'Israele conseguente al rifiuto di quello arabo, che oggi potremmo chiamare palestinese.
Si vede benissimo che quella che oggi è chiamata striscia di Gaza era dopo il conflito divenuta Egitto, che la tenne sino al 1967, mentre la parte ad ovest dell'allora possibile stato palestinese compresa Gerusalemme est era divenuta giordana.
A non volere lo Stato palestinese furono gli stati arabi che appunto anche nella sconfitta , si spartirono voracemente i territori rimasti del Mandato britannico.
Non volevano lo Stato palestinese e non consideravano neppure esistente una etnia o nazionalità o particolarità degna di autodecisione ma per loro in quelle terre c'erano solo arabi, non dissimili dai giordani, egiziani o siriani .
Anche per questo tennero permanentemente i profughi in campi sterminati per tanti anni, non li accolsero, non cercarono di assimilarli e sono rimasti così sino ad adesso, moltiplicandosi come cittadini di serie non B ma C e forse Z, sfruttati, odiati e poi utilizzati in seguito come carne da cannone e per succhiare aiuti internazionali.
In questi giorni in Israele si festeggia la nascita dello Stato dalla Stella di Davide, emerso da quella prima guerra non voluta e di difesa disperata.
Gli attuali palestinesi commemorano la Nabka cioè quella che considerano la giornata della loro disgrazia fuggendo in esilio che però avvenne molto per colpa loro perchè non accettarono la spartizione fidandosi degli Stati arabi.
Non accettarono per principio soprattutto lo Stato d'Israele e con esso lo Stato arabo e Gerusalemme Città Stato.
Se avessero accettato, ma la storia non si fa con i se, avrebbero avuto uno Stato molto più grande di quello che pietiscono oggi ma solo a parole, mentre invece il loro sogno è sempre quello di buttare a mare tuti gli ebrei e distruggere Israele.
L'attacco di Hamas è un ultimo conato di quella voglia distruggitrice ed antisemita descritta chiaramente nello Statuto di Hamas, fotocopia delle nefandezze islamiste della Fratellanza mussulmana.
Sarebbe stata la loro una statualità di grandi potenzialità soprattutto se avessero accettato anche le Costituzioni e le regole di funzionamento democratiche e federali interne, fra i due Stati e Gerusalemme prescritte dalla risoluzione 181 dell'ONU del 28 novembre 1947.
Lo spazio assegnato agli ebrei nella cartina sembra grande ma in effetti la sua maggior parte è costituita dal deserto del Negev che si estende per 12 mila Km quadrati e che attualmente corrisponde al 60% dell'attuale Stato d'israele.
Gli ebrei accettarono lo stesso ma senza dubbio erano sicuri che sarebbe stato trasformato in giardino come in effetti è avvenuto ovunque in Israele.
Non c'è dubbio che la cosiddetta Nabka sia stata per la popolazione araba della Palestina mandataria costretta ad andarsene dai combattimenti o fatta evacuare come in ogni guerra combattuta per dei territori o fuggita via certa di rientrare data la convinzione che gli eserciti arabi avrebbero vinto velocemente la guerra, sia stata una tragedia.
Però non bisogna dimenticare che molti arabi rimasero nei confini del primo Stato ebraico dopo millenni dalla diaspora. Vennero considerati quasi subito come cittadini d'israele con tutti i diritti e che adesso costituiscono il 20% della popolazione, sono rappresentati in Parlamento con i loro partiti e comunque vivono in condizioni sconosciute in tutti i paesi arabi e inimmaginabili in quei territori amministrati dall'ANP o peggio a Gaza sotto il tallone dgli integralisti mussulmani di Hamas.
Gli arabi cittadini israeliani hanno tutti il passaporto e possono andare dove vogliono e quando vogliono e viene loro la pelle d'oca o la rosolia all'idea di poter essere governati da Hamas o da Fatah. In Italia una ormai conosciutissima filopalestinese, giornalista, attrice ed altro ancora che da noi ha trovato l'America dove può esprimere ciò che vuole e sempre in chiave anti israeliana, evita accuratamente di dire che è una cittadina israeliana, che in Israele ha studiato e che da Israele è venuta con passaporto Israeliano e con lo stesso passaporto può tornare in Israele quando vuole, e probabilmente lo fa spesso almeno per trovare i parenti che lì dovrebbero vivere in libertà e democrazia.
Sembra anche che eviti ancora più accuratamente di andare a vivere a Ramallah oppure a Gaza dai suoi amati palestinisti. La quarta cartina invece rappresenta il territorio originario di Israele più quelli conquistati dopo l'aggressione degli Stati arabi nel 1967, che si concluse con la loro bruciante sconfitta in soli sei giorni di combattimento, comprese le alture del Golan strappate alla Siria e dalle quali per i 20 anni precedenti i siriani sparavano nelle sottostanti vallate agli agricoltori israeliani che stavano trasformando aride terre in giardini e foreste. Ed è per questo, per non tornare ad una situazione di pericolo che le alture del Golan sono state annesse ad Israele con grande soddisfazione dei Drusi locali che giammai vorrebbero tornare sotto la Siria e che anzi si arruolano in gran numero nell'esercito Israeliano pur facendo parte di una particolare setta musulmana e di una etnia a parte.
La quinta cartina mostra invece la situazione odierna del territorio dell'antico Mandato britannico ma con Gaza che dopo circa 20 anni di governo militare israeliano fu lasciata al suo autogoverno con decisione unilaterale di Sharon e la cosiddetta West bank che a seguito degli accordi di Oslo e con il riconoscimento della ANP cioè l'Autorità Nazionale Palestinese, con sue strutture politiche e amministrative compresa la polizia fu riorganizzata nelle zone A, B e C come prerequisito alla definitiva trattativa di pace che superasse l'armistizio fra Israele e Giordania e definisse frontiere certe e sicure fra l'auspicato Stato palestinese e lo Stato Ebraico. Nel frattempo la sovranità su questi territori venne trasferita all'ANP dal Regno di Giordania che autonomamente siglò un trattato di pace con Israele.
Il trattato di Oslo fu un colossale fiasco, non per le sue premesse e alcuni positivi passi in avanti, ma soprattutto per l'atteggiamento palestinese di continuare il conflitto con varie intifade, terrorismo indiscriminato e nessuna volontà di sedersi ad un tavolo negoziale, rifiutando a sorpresa quando le trattative erano al termine anche le offerte del Primo ministro israeliano Olmert che aveva messo sul tavolo oltre il 93% dei territori della Cisgiordania e alcuni scambi di territori ma ormai il Capo della ANP era Abu Mazen e Gaza era in mano ad Hamas.
Parlare di pace oggi, che è in corso un'altra guerra scatenata da Hamas con il lancio di migliaia di missili e con Fatah che sobilla i cittadini arabi israeliani alla ribellione, non è certamente realistico perchè la parola è alle armi.
Però come in ogni conflitto arabo israeliano la diplomazia non si è mai fermata ma attende anche essa i punti fermi del risultato della guerra che non sono territoriali perche Israele nulla se ne può fare e non vuole di Gaza, ma che saranno soprattutto politici nel grande Risiko che vede nuovi giocatori come la Turchia sempre più nella Fratellanza mussulmana e in scontro per questo con l'Egitto e i vecchi come i Sauditi e gli Emirati del Golfo divenuti con Trump Presidente, amici ed alleati d'Israele in funzione del loro conflitto con il nuovo giocatore spregiudicato e nemico giurato d'Israele e dei Sunniti che è l'Iran sciita .
Molto di più si potrebbe dire e anche supporre ma mi premeva far vedere queste cartine che non solo smontano le menzogne propagandistiche palestiniste ma chiariscono agli amici quanto sia bolso, superficiale e falso l'accodarsi dei palestinisti italiani ad una propaganda che allontana ogni ipotesi di pace e anche di compromesso che in tutti gli accordi è sempre non solo possibile ma desiderabile per far diventare amici i nemici, perchè solo cosi si può avere pace vera e non tregue fatte per essere rotte.