Le tre menzogne che alimentano l'odio per Israele e la nuova ondata di antisemitismo
Fabrizio Baldi
18 maggio 2021
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... semitismo/
Ci sono costanti che si ripetono regolari, ostinate, con una certezza granitica che nessuna pandemia può scalfire. Una di queste è la ripresa degli scontri tra fazioni palestinesi e israeliani, col corollario di odio a senso unico vomitato nei mass e social media contro Israele, quello Stato pecora nera di ebrei che non ci stanno a farsi sterminare una seconda volta, andando tranquilli al macello come ordinarie e rassicuranti pecore bianche.
L’antisemitismo è oggi più vivo che mai. Ai rivoli di acqua nera dell’estrema destra si sono aggiunti da tempo i torrenti di odio che sgorgano da sinistra. Immancabili le accuse più improbabili contro Israele, in cui si cerca di coprire la puzza di razzismo anti-ebraico con un alibi ormai impossibile da sostenere persino con le stampelle: “Io sono antisionista, non antisemita”.
L’analisi dozzinale degli odiatori professionisti dello Stato ebraico si regge su una serie di luoghi comuni, tanto comuni e dati per scontati quanto falsi e storicamente assurdi. Tre in particolare fanno presa nell’immaginario comune: l’idea che in passato gli ebrei abbiano cacciato l’originaria popolazione palestinese; l’equiparazione tra israeliani di oggi e nazisti di ieri; la lotta indomita e pura dei palestinesi per la loro libertà.
Sono ovviamente accuse e affermazioni senza fondamento, ma che vale la pena analizzare nuovamente, per capire come, soprattutto a sinistra (ma non solo), si sia disposti a sacrificare la verità in nome di prese di posizione puramente ideologiche.
Una terra da sempre palestinese? – Quante volte ci siamo sentiti dire che in quelle terre abitavano da secoli i palestinesi, fino all’arrivo dei malvagi coloni sionisti (non a caso spesso definiti banchieri ed usurai, altro classico stereotipo dell’antisemitismo) che li avrebbero espropriati delle loro terre ancestrali. La realtà è molto, ma molto diversa.
Vale la pena ricordare che, prima ancora dell’insediamento dei primi coloni sionisti nel 1884, Gerusalemme era già a maggioranza ebraica. Così come c’erano altre comunità ebraiche stanziate da secoli, in quella che in effetti è da secoli una terra ebraica, ad esempio quella di Hebron.
I palestinesi (che non esistono in quanto tali come popolo, essendo arabi, di lingua araba, di religione in massima parte musulmano sunnita) altro non sono che i discendenti degli arabi immigrati in primis dai territori circostanti, e poi da altri Paesi di cultura islamica, attratti dalle opportunità lavorative create dai coloni sionisti. Joan Peters, nel libro “Da Tempo Immemorabile”, spiega come a cavallo tra il XIX ed il XX secolo la popolazione araba in Terrasanta aumentò di due volte dove non c’erano insediamenti ebraici, e di ben cinque volte dove invece venivano fondati kibbutz e comuni agricole.
Ancora oggi al-Masri (ossia l’egiziano) è uno dei cognomi più diffusi tra i palestinesi, soprattutto a Gaza. Ulteriore conferma dunque che non si tratta affatto di “indigeni”.
Questa menzogna è strettamente collegata ad un’altra: i buoni palestinesi sarebbero stati cacciati con la forza dai cattivi israeliani. La realtà però è completamente differente.
Bernard Lewis, uno dei più grandi studiosi dell’islam, recentemente scomparso, testimone oculare degli eventi nel 1950, raccontava che la gran parte dei palestinesi non fu cacciata, ma abbandonò volontariamente le proprie case e le proprie terre, sia perché sobillata dai propri capi che non volevano alcun accordo con gli ebrei, sia perché spaventata dall’andamento del conflitto (aperto dagli Stati arabi della regione).
Un fatto confermato da Emanuele Ottolenghi, ex docente di Politica israeliana e Storia del conflitto arabo-israeliano all’Università di Oxford, che a proposito della presunta espulsione dei palestinesi parla di mito non suffragato dalla storia, ma usato per fini politici dalla leadership palestinese. Numerose anche le prove documentarie in proposito:
“Non bisogna dimenticare che l’Alto Comando arabo ha incoraggiato gli arabi a fuggire dalle loro case a Jaffa, Haifa e Gerusalemme e che alcuni leader arabi hanno tentato di trarre vantaggio politico dalla miserabile condizione dei fuggiaschi”.
(Radio Near East di Cipro, 3 aprile 1948)
“Gli Stati arabi, che hanno incoraggiato gli arabi di Palestina ad abbandonare le loro case temporaneamente per non ostacolare gli eserciti invasori, non hanno mantenuto le promesse di aiutare questi profughi”.
(dal quotidiano giordano Falastin, 19 febbraio 1949)
“Il fatto che vi siano questi rifugiati è una diretta conseguenza delle azioni degli Stati arabi contro la spartizione e lo Stato ebraico. Gli Stati arabi concordano con questa politica unanimemente e devono condividere l’onere della soluzione del problema”.
(Emile Ghoury, segretario dell’Alto Comitato Arabo Palestinese in un’intervista al Beirut Telegraph, 6 settembre 1948)
“Il 15 maggio 1948 arrivò… Quel giorno il muftì di Gerusalemme si appellò agli arabi di Palestina affinché lasciassero il paese perché gli eserciti arabi stavano per arrivare e combattere per loro”.
(dal quotidiano cairota Akhbar el Yom, 12 ottobre 1963)
“Per la fuga e la caduta degli altri villaggi sono i nostri capi ad essere responsabili a causa della loro propaganda di voci che esageravano i crimini degli ebrei e li descrivevano come atrocità per infiammare gli arabi. Diffondendo le voci di atrocità ebraiche, uccisioni di donne e bambini ecc., hanno indotto paura e terrore nei cuori degli arabi di Palestina fino a farli fuggire lasciando le loro case e proprietà al nemico”.
(dal quotidiano giordano Al Urdun, 9 aprile 1953).
Un’altra prova è costituita dalla stessa Dichiarazione d’Indipendenza di Israele, che contiene un invito agli arabi a partecipare pacificamente alla costruzione del nuovo Stato. D’altra parte, non si capisce come gli ebrei avrebbero potuto “rubare” le terre agli arabi, visto che la Terrasanta era stata prima sotto controllo ottomano e poi britannico.
Ci sono infine un paio di altre considerazioni da fare: se davvero gli arabo-palestinesi furono cacciati dalle loro case, come si spiega la presenza oggi di oltre un milione e mezzo di arabo-israeliani, che sono a tutti gli effetti cittadini dello Stato di Israele, con i loro partiti alla Knesset e giudici alla Corte Suprema? Arabo-israeliani che, vale la pena ricordarlo, ben si guardano dal passare da minoranza in Israele a maggioranza nei territori controllati da ANP o Hamas, e che mai rinuncerebbero alla loro cittadinanza.
E ancora, se cacciata ci fu, perché non risulta alcuna espulsione di massa da Gaza e Cisgiordania, dopo la loro occupazione da parte israeliana in seguito alla Guerra dei Sei Giorni?
La verità, invece, è che i coloni sionisti procedettero ad acquistare (non rubare) le terre su cui poi sarebbe sorto lo Stato ebraico, tramite l’istituzione nel 1920 del Keren Hayesod, il fondo nazionale di costruzione d’Israele, che si occupava per l’appunto di raccogliere fondi per comprare terre nel Mandato di Palestina.
Si tratta di considerazioni fondamentali, soprattutto per il fatto che gli antisemiti odierni negano alla radice la legittimità dello Stato di Israele. È la posizione ad esempio dell’ex leader del partito spagnolo Podemos, Pablo Iglesias, che ha definito Israele un Paese illegale.
Iglesias evidentemente ignora che Israele è invece pienamente legittimo secondo il diritto internazionale, grazie alla Dichiarazione Balfour del 1917, ad una risoluzione vincolante del 1922 della Società delle Nazioni, ed alla risoluzione non vincolante numero 181 dell’Onu del 29 novembre 1947 (quella che spartiva il territorio in uno Stato arabo ed uno ebraico, accettata dagli ebrei e respinta dagli Stati arabi vicini che iniziarono la guerra).
Israeliani come nazisti? – La seconda grande menzogna su cui si fonda l’odio per Israele e l’antisemitismo organizzato è più recente e grossolana nella sua assurdità, ma non per questo meno pericolosa.
Viene da sinistra il paragone infamante tra Israele e Germania nazista. Secondo i paladini a corrente alternata dei diritti umani (sempre silenziosi quando palestinesi vengono uccisi da altri palestinesi), gli israeliani oggi si starebbero comportando come nazisti. La calunnia è talmente grande che stupisce come si possa crederla vera.
Come noto i nazisti praticarono un genocidio contro gli ebrei europei, uccidendone oltre 5 milioni. Si può forse dire lo stesso dei palestinesi? Un semplice controllo su Wikipedia ci informa che oggi ci sono circa 13 milioni di palestinesi (di cui quasi cinque milioni tra Gaza e Cisgiordania), a fronte dei 750 mila arabi che lasciarono i territori dove poi sorse Israele nel corso della guerra del 1948-49. In sostanza, nel giro di 70 anni i palestinesi sono aumentati di 13 volte.
Nessuno a sinistra sembra fino ad ora essere stato in grado di spiegare il miracolo demografico di un popolo che soggetto a genocidio, anziché diminuire si moltiplica. Sulla stessa falsariga, si sprecano le accuse che considerano Gaza e Cisgiordania come campi di concentramento.
Una versione più edulcorata sostiene che Israele stia praticando una politica di apartheid contro gli arabi. L’accusa non può che apparire insultante a chi ha subito per davvero la discriminazione in Sudafrica, ed infatti c’è chi ha criticato con forza ogni accostamento. È il caso di Kenneth Meshoe, parlamentare sudafricano e leader dell’African Christian Democratic Party. Meshoe, che ha avuto modo di visitare Israele più volte, considera le accuse di apartheid contro Israele delle assurdità, bugie su cioè che è realmente Israele e su cosa fu realmente l’apartheid.
Gli arabo-israeliani da parte loro si sentono talmente discriminati che, quando anni fa gli israeliani proposero all’ANP la cessione di alcuni villaggi a maggioranza arabo-israeliana in cambio dell’annessione di alcune colonie sul confine, furono proprio gli abitanti di quei villaggi a protestare, esibendo con orgoglio il loro passaporto israeliano.
E che dire degli arabi che vivono a Gaza e in Cisgiordania? Uno studio del 1999 su 3.617 adulti tra i 18 e i 64 anni di età aveva evidenziato un terzo del campione in sovrappeso. Secondo l’Oms (basta una semplice ricerca online per scoprirlo) oltre un quarto dei palestinesi può essere considerato obeso. Numeri che male si accordano con quelli che ti aspetteresti in un campo di concentramento.
Il giornalista israeliano Ben-Dror Yemini riporta a sua volta statistiche che, ancora una volta, sono un pugno nello stomaco ai sostenitori del presunto apartheid israeliano: i palestinesi (perlomeno quelli a Gaza e in Cisgiordania) hanno una aspettativa di vita di 74-75 anni (la media globale è di 72 anni), la mortalità infantile più bassa del Medio Oriente (13 per mille ed in costante diminuzione), il più alto tasso di laureati del mondo arabo (il 49 per cento della popolazione scolarizzata).
Impossibile a questo punto credere alla propaganda che vede nei soldati con la stella di David tanti piccoli SS. Soprattutto quando si considera che migliaia di palestinesi si recano ogni giorno in Israele a lavorare e che a migliaia hanno già ricevuto assistenza medica direttamente negli ospedali israeliani. Non risulta invece che i nazisti curassero bambini ebrei negli ospedali tedeschi.
Il mito della “liberazione” – C’è infine il sempreverde mito della guerra di liberazione, dove al basco di Che Guevara si sostituisce la keffiah a scacchi, che fa tanto esotico e profuma di lotta anti-coloniale. Mito caro alla sinistra che ama cavalcare le onde del ribellismo, finendo per annegare in un mare di conformismo. Tuttavia, porsi e porre certe domande è necessario per capire.
Se davvero i palestinesi lottano per uno Stato tutto loro, perché colpiscono i civili in Israele anziché i militari in Cisgiordania? Perché lo statuto di Hamas parla della distruzione dello Stato di Israele?
E soprattutto, la domanda da sempre inevasa a sinistra: perché i palestinesi mai presero le armi contro Egitto e Giordania che, in barba alle risoluzioni Onu, occuparono i territori spettanti agli arabi di Palestina per ben 19 anni? Forse che alcune occupazioni siano più occupazioni di altre, per parafrasare George Orwell?
Ci sarebbe poi da chiedere conto alla sinistra filo-araba della sua distrazione durante l’occupazione siriana del Libano, ma l’imbarazzo per un eventuale interlocutore sarebbe forse troppo.
A questo punto sarebbe persino retorico chiedere perché, soprattutto a sinistra, non ci si scaldi particolarmente per altre cause (i tibetani o più recentemente gli uiguri oppressi dai cinesi, per fare degli esempi), o per rimanere in ambito mediorientale, per il modo in cui i palestinesi sono stati e vengono tutt’ora trattati dai loro fratelli arabi (la loro espulsione dal Kuwait dopo la I Guerra del Golfo, le discriminazioni legali cui sono soggetti in Libano, gli eventi del 1970 noti come Settembre Nero).
In tutti questi casi non è possibile nemmeno con un notevole sforzo creativo far ricadere in qualche modo la colpa su Israele e su quello che rappresenta: un modello di sviluppo basato sulla civiltà capitalista-liberale, unico esempio nell’area, in grado di portare a livelli inimmaginabili di prosperità e libertà individuali uno Stato che non ha petrolio ed è ancora in parte oggetto di odio dei vicini, sui quali non può contare.
Un successo che rappresenta un’onta imperdonabile per chi ha fatto sua la retorica del mondo occidentale sempre e invariabilmente sfruttatore, così da avere un comodo capro espiatorio da una parte ed una scusa (auto)assolutoria per le sue presunte vittime dall’altra.
Una retorica che accomuna gli antisemiti, tanto dell’Occidente quanto del Medio Oriente, uniti nel comune odio contro Israele e ciechi di fronte alle responsabilità oggettive della leadership palestinese.
Jihad, bambini usati come scudi umani e negazione dell’Olocausto: il vero volto di Hamas, i nemici di Israele
Alessandro Ranieri
21 maggio 2021
https://www.informazioneitalia.it/2021/ ... i-israele/
A seguito dell’allucinante escalation militare tra Israele e Palestina, numerose sono state le polemiche diffusesi sul conflitto.
Polemiche, come di consueto, pervase da quella convinzione ideologica di chi, in preda ad un completo obnubilamento, continua a difendere i terroristi di Hamas, a dispetto delle brutture di cui questi ultimi si fanno promotori: dalla negazione della Shoah all’utilizzo di bambini per difendersi dal fuoco nemico.
Chi sono i militanti Hamas, terroristi a piede libero difesi dalla sinistra internazionale
Braccio operativo dei Fratelli Musulmani, Hamas – letteralmente ‘Movimento Islamico di Resistenza’ – è un’organizzazione paramilitare, integralista, iscritta nei database terroristici di Unione Europea, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Israele e Giappone, tra le altre.
Specializzata in attentati suicidi e tristemente nota per l’utilizzo di bambini come scudi umani per disincentivare il fuoco avversario, Hamas – nata durante la prima intifada del 1987 – è, al giorno d’oggi, un gruppo terroristico coccolato dalla sinistra internazionale.
La stessa sinistra che – come suo solito – manipola la storia e la capovolge a suo favore, ignorando che la presenza ebrea, in Terra Santa, ha radici ultramillenarie: basti pensare agli aschenaziti, gruppo etnico maggioritario tra le comunità ebraiche.
Attiva a livello militare con il ramo armato delle Brigate Ezzedin al-Qassam, Hamas propugna idee cospirazioniste, antisemite e negazioniste nel suo statuto: tra le altre follie, si segnala l’obiettivo di ‘sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice della Palestina’, sostituendo così lo Stato di Israele con una Repubblica Islamica.
Tra la Jihad e la negazione dell’Olocausto: un delirio ideologico all’insegna del fondamentalismo islamico
Oltre che perorare la causa palestinese, i militanti dell’organizzazione si fanno promotori di una nuova guerra santa, una Jihad da condurre non generalmente contro l’Occidente, ma, nello specifico, contro Israele.
È proprio il diffusissimo antisemitismo a rappresentare il trait d’union tra i guerriglieri di Hamas: Abd al-Aziz al-Rantissi, uno dei co-fondatori, in un articolo rilasciato sul settimanale del gruppo ha definito la Shoah ‘la più grande delle menzogne’, giungendo persino a delirare su una presunta inesistenza di campi di concentramento e camere a gas.
Alessandro Ranieri
Responsabile organizzativo provinciale per Gioventù Nazionale. Studente di giurisprudenza presso l'Università Bocconi di Milano. Tesserato per Fratelli d'Italia.
La demenziale estrema destra italiana antisemita e filo nazimaomettana
Gaza, una tregua fragile dopo la carneficina
Eugenio Palazzini
21 maggio 2021
https://www.ilprimatonazionale.it/ester ... na-194406/
Roma, 21 mag – L’accordo di cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi – mediato da Onu ed Egitto – ha prodotto lo stop a razzi e bombe dalle 2 ora locale (l’una in Italia). Una tregua promessa che per ora regge, ma è fragile e potrebbe essere stracciata d’un tratto da una qualsiasi scintilla. Dopo 11 giorni di guerra la tensione resta insomma altissima, anche perché Israele ha sospeso gli attacchi ma non ha assunto nessun altro impegno specifico, come ribadito dalla stessa radio militare di Tel Aviv. Un tentativo di rafforzare la tregua verrà comunque fatto in giornata da emissari egiziani, attesi a Gaza e in Israele per discuterne.
Gaza una tregua fragile. E un bilancio drammatico
A Gaza intanto il bilancio è drammatico, tra morti, feriti ed edifici distrutti. Secondo il ministero della Sanità della Striscia le vittime palestinesi sarebbero 230, tra cui 65 bambini, 39 donne e 17 anziani. Mentre i feriti, riferisce il ministero, sono saliti a 1710. Una carneficina. I razzi lanciati da Hamas hanno provocato 12 morti in Israele.
Khalil al-Hayya, numero due dell’ufficio politico di Hamas a Gaza, ha comunque rivendicato la vittoria nel conflitto con Israele. In un discorso pronunciato davanti a migliaia di persone che nel martoriato lembo di terra festeggiavano l’entrata in vigore del cessate il fuoco, l’esponente del movimento ha poi assicurato che le case distrutte dalle bombe dell’aviazione israeliana verranno ricostruite. Lanciando però un avvertimento: “I nostri razzi non sono finiti”.
Le reazioni e un ruolo chiave per la tregua
Nel frattempo si è alzata anche la flebile voce della Commissione europea, con Ursula von der Leyen che ha accolto “con favore” la tregua raggiunta. “Esorto entrambe le parti a consolidarlo e a stabilizzare la situazione a lungo termine. Solo una soluzione politica porterà a tutti pace e sicurezza durature”, cinguetta la von der Leyen su Twitter. Mentre Antonio Guterres, segretario delle Nazioni Unite, “plaude” al cessate il fuoco, chiedendo “a entrambe le parti di osservare la tregua”. Un ruolo decisivo lo ha d’altronde svolto Tom Wennesland, che si è recato in Qatar per negoziare la tregua con i dirigenti di Hamas, tra cui Ismail Haniyeh, che vive a Doha.
Piuttosto ottimistico il commento che arriva invece dalla Casa Bianca. Il presidente Usa, Joe Biden, dopo aver ringraziato telefonicamente il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi per l’importante ruolo di mediazione tra le parti svolto, ha parlato di “vera opportunità” per fare progressi nei rapporti tra israeliani e palestinesi. Più cauto il Regno Unito. “Tutte le parti devono lavorare per rendere il cessate il fuoco sostenibile e porre fine all’inaccettabile ciclo di violenza e perdita di vite umane”, twitta il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab, specificando che il governo di Londra sostiene tutti “gli sforzi per raggiungere la pace”.
Estrema destra sociale come la sinistra
A Gaza Israele cancella intere famiglie palestinesi
Amira Hass
20 maggio 2021
https://www.internazionale.it/opinione/ ... i-famiglie
Quindici famiglie palestinesi, di uno o più nuclei, hanno perso almeno tre, e anche di più, dei loro componenti sotto i bombardamenti sulla Striscia di Gaza compiuti da Israele, nella settimana compresa tra il 10 maggio e il pomeriggio del 17. Genitori e figli, neonati, nonni, fratelli, nipoti sono morti insieme quando Israele ha bombardato le loro case, che gli sono crollate addosso. A quanto si sa oggi, non gli era stato dato alcun preavviso che gli avrebbe permesso di scappare dalle abitazioni prese di mira.
Sabato 15 maggio un rappresentante del ministero della salute palestinese ha elencato i nomi di 12 famiglie uccise, ciascuna in casa propria, ciascuna in un singolo bombardamento. Da allora, in un attacco aereo avvenuto prima dell’alba di domenica 16 maggio, durato settanta minuti e diretto contro tre case di via Al Wehda nel quartiere Rimal di Gaza, sono state uccise tre famiglie composte in tutto da 38 persone. Alcuni dei corpi sono stati ritrovati la mattina di domenica. Le squadre di soccorso palestinesi sono riuscite a trovare altri corpi e a portarli fuori dalle macerie solo la domenica sera.
Cancellare intere famiglie durante i bombardamenti israeliani è stata una delle caratteristiche della guerra del 2014. Le statistiche dell’Onu riferiscono che, durante i circa cinquanta giorni di guerra, sono state uccise 142 famiglie palestinesi (742 persone in tutto). I numerosi episodi di questo tipo, allora come oggi, dimostrano che non si è trattato di errori, e che il bombardamento di un’abitazione, quando tutti i suoi residenti sono all’interno, arriva dopo decisioni prese dall’alto, sostenute dall’approvazione di giuristi militari.
Un’indagine dell’associazione di difesa dei diritti umani B’Tselem, che si è concentrata su 70 famiglie cancellate nel 2014, fornisce tre spiegazioni per l’uccisione di tante persone, tutte insieme, nel bombardamento condotto dall’esercito israeliano sulla casa di ciascuna famiglia.
Una delle ragioni è che l’esercito israeliano non aveva avvertito in anticipo i proprietari o gli inquilini delle case, o l’avviso non era stato recapitato all’indirizzo esatto o non era stato recapitato in tempo.
Emerge qui una differenza tra la sorte di quegli edifici bombardati quando i loro residenti erano all’interno, e quella delle “torri”, gli alti edifici colpiti a partire dal secondo giorno del conflitto attuale, di giorno o al tramonto.
In base a quanto riferito, i proprietari o i portieri delle torri hanno ricevuto l’avvertimento, al massimo con un’ora di preavviso, di lasciare l’edificio, tramite una telefonata dell’esercito o dei servizi di sicurezza dello Shin Bet, poi sono stati lanciati dei “missili d’avvertimento” con i droni. Queste persone dovevano avvertire i residenti nel poco tempo rimanente.
Non sono stati colpiti solo edifici di più piani. La sera del 13 maggio è stata bombardata la casa di Omar Shurabji, a ovest di Khan Yunis. Sulla strada si è formato un cratere e una stanza di questo edificio a due piani, dove vivono due famiglie, sette persone in tutto, è stata distrutta.
Circa venti minuti prima dell’esplosione, l’esercito ha chiamato Khaled Shurabji e gli ha detto di dire a suo zio Omar di lasciare la casa, a quanto riferisce un rapporto del Centro palestinese per i diritti umani. Non è chiaro se Omar fosse sul posto, ma i residenti della casa si sono tutti affrettati a uscire, e quindi non ci sono state vittime.
Il registro della popolazione palestinese, compreso quello di Gaza, è nelle mani del ministero dell’interno israeliano
Il fatto stesso che l’esercito israeliano e lo Shin Bet si siano preoccupati di chiamare e ordinare l’evacuazione delle case dimostra che le autorità israeliane hanno i numeri di telefono aggiornati delle persone che si trovano in ognuno degli edifici destinati alla distruzione. Hanno i numeri di telefono dei parenti delle persone sospettate o note come attivisti di Hamas o della Jihad islamica.
Il registro della popolazione palestinese, compreso quello di Gaza, è nelle mani del ministero dell’interno israeliano. E include dati come nomi, età, parenti e indirizzi.
Come richiesto dagli accordi di Oslo, il ministero dell’interno palestinese, attraverso il ministero degli affari civili, trasferisce regolarmente informazioni aggiornate a Israele, soprattutto quelle relative alle nascite e alla presenza di neonati. I dati registrati devono essere approvati da Israele: altrimenti i palestinesi non possono ricevere una carta d’identità quando arriva il momento o, nel caso dei minori, non possono viaggiare da soli o con i loro genitori attraverso i valichi di frontiera controllati da Israele.
È chiaro quindi che l’esercito conosce il numero e i nomi di bambini, donne e anziani che vivono in ogni edificio residenziale che per un qualsiasi motivo decide di bombardare.
La seconda spiegazione di B’Tselem sul perché intere famiglie siano state annientate nel 2014 è che la definizione dell’esercito di “obiettivo militare” attaccabile era molto ampia, e comprendeva le case di esponenti di Hamas e della Jihad islamica. Queste case erano descritte come infrastrutture operative o infrastrutture di comando e controllo dell’organizzazione, o ancora infrastrutture terroristiche, anche semplicemente perché al loro interno si trovava un telefono, o si era tenuta una riunione.
La terza spiegazione, nell’analisi di B’Tselem del 2014, è che l’interpretazione dell’esercito di “danni collaterali” fosse molto flessibile e ampia. L’esercito sosteneva e sostiene di agire secondo il principio di “proporzionalità” tra danni ai civili non coinvolti nel conflitto e raggiungimento del legittimo obiettivo militare. Agisce, cioè, in modo che in ogni eventualità il “danno collaterale” causato ai palestinesi sia contenuto e ragionevole.
Ma quando l’“importanza” di un esponente di Hamas è considerata alta e la sua residenza è definita come un obiettivo legittimo per un bombardamento, i danni collaterali “ammissibili”– ovvero il numero di persone non coinvolte che possono essere uccise, compresi bambini e neonati – sono molto elevati.
Nel bombardamento intensivo di tre edifici residenziali in via Al Wehda a Gaza, prima dell’alba del 16 maggio 2021, sono state uccise le famiglie Abu al Ouf, Al Qolaq e Ashkontana. Nell’immediato, quando il numero di morti di una famiglia è così grande, è difficile trovare un sopravvissuto e chiedergli di parlare di ogni persona della famiglia, e dei suoi ultimi giorni.
I nomi e l’età
Ci si deve quindi accontentare dei loro nomi e della loro età, come vengono elencati nei rapporti quotidiani delle organizzazioni per i diritti umani che raccolgono le informazioni e riferiscono, quando ne sono al corrente, se qualcuno della famiglia apparteneva a un’organizzazione militare. Finora non è chiaro se, e quale, tra i residenti degli edifici di Al Wehda fosse considerato un obiettivo così importante da “permettere” la cancellazione di intere famiglie.
Della famiglia Abu al Ouf sono stati uccisi: il padre Ayman, un medico di medicina interna dell’ospedale Shifa, e i suoi due figli: Tawfiq, 17 anni, e Tala, 13. Altre due loro parenti: Rim, 41 anni, e Rawan, 19. I loro cinque corpi sono stati trovati poco dopo il bombardamento. I corpi di altre otto persone della famiglia Abu al Ouf sono stati estratti dalle macerie solo in serata. Si tratta di Subhiya, 73 anni, Amin, 90, Tawfiq, 80, sua moglie Majdiya, 82, della loro parente Raja (sposata con un uomo della famiglia Afranji) e dei suoi tre figli: Mira, 12 anni, Yazen, 13, e Mir, 9.
Durante l’incursione aerea su questi edifici, sono stati uccisi anche Abir Ashkontana, 30 anni, e i suoi tre figli: Yahya, 5, Dana, 9, e Zin, 2. In serata, sono stati trovati i corpi di altre due bambine: Rula, 6 anni, e Lana, 10. Il rapporto del Centro palestinese per i diritti umani non chiarisce se queste due bambine siano o meno figlie di Abir.
Nei due edifici vicini sono stati uccisi 19 persone della famiglia Al Qolaq: Fuaz, 63 anni, e i suoi quattro figli, Abd al Hamid, 23, Riham, 33, Bahaa, 49, e Sameh, 28, insieme a sua moglie Iyat, 19. Anche il loro bambino Qusay, di sei mesi, è rimasto ucciso. Un’altra donna della famiglia allargata, Amal al Qolaq, 42 anni, è stata uccisa, così come tre dei suoi figli: Taher, 23 anni, Ahmad, 16, e Hanaa, 15. Sono stati uccisi anche i fratelli Mohammed al Qolaq, 42, e Izzat, 44, e i figli di Izzat: Ziad, 8 anni, e Adam, di 3 anni. Altre due donne sono state uccise: Doaa al Qolaq, 39 anni, e Saadia al Qolaq, 83. In serata i corpi di Hala al Qolaq, 13 anni, e di sua sorella Yara, 10, sono stati estratti da sotto le macerie. Il rapporto del Centro palestinese per i diritti umani non chiarisce chi siano i loro genitori e se anche loro siano state uccise nel bombardamento.
(Traduzione di Federico Ferrone)
Questo articolo è uscito sul quotidiano israeliano Haaretz.
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Roberto Pesolillo
"" In Siria sono morte 387.000 persone e la metà della sua popolazione è dovuta scappare dal paese. Questo numero non include 205.300 spariti e 12.000 bambini morti. Nessuno di voi ha detto un cazzo.
Nello Yemen ci sono stati 233.000 morti per la guerra o per cause indirette come mancanza di cibo o di sanità . Nessuno di voi ha detto un cazzo.
Nel Sudan/Darfur ci sono stati oltre 400.000 di morti per malattie e carestie più 300.000 morti per violenza e 2 milioni di sfollati. Nessuno di voi ha detto un cazzo.
In Cina c’è un programma di sterminio degli Uiguri e nessuno di voi ha detto un cazzo.
In Afganistan sono morti 147.000 persone, Pakistan 65.000 e in Iraq 295.000 e voi zitti, neanche una parola.
Lo ripeto perché mi sembra molto grave. La settimana scorsa a Kabul hanno lanciato due razzi direttamente su una scuola di bambine e fatto esplodere un auto con esplosivi. 53 bambine sono morte e oltre 150 ferite molte gravemente. Nessuno di voi ha detto un cazzo neanche le anime pie del gruppo sempre pronte a difendere i poveri mussulmani.
SEMBRA CHE L’UNICA COSA CHE VI INDIGNA SIANO GLI ATTACCHI DI ISRAELE A GAZA IN RISPOSTA ALL' AVER RICEVUTO UNA PIOGGIA DI 3000 MISSILI,
È MOLTO CURIOSO QUESTO ATTEGGIAMENTO" (cit.)
Carolina Fioravanti
Roberto Pesolillo mi viene da pensare che nn si tratti di amore per La Palestina ma di odio verso Israele...
Gio Mel
Roberto Pesolillo si chiama antisemitismo
Ema Bolo
Vero, a Yarnouk e Handarat i palestinesi sono stati massacrati a centinaia, forse a migliaia, dai fratelli arabi, ma visto che non si è trattato degli israeliani non fa notizia.
Gianluca Sonnino
Ma non è che forse erano dei terroristi di Hamas?
Fabrizio Brogi
Chi è cagion del suo mal pianga se stesso
Piment Encolere
Beh si, potevano scegliere tra il nascondere i cittadini nei tunnel in cemento armato, o nasconderci i missili. Brutta scelta han fatto.
Gabriella Greco
Piment Encolere potevano anche scegliere di comprare vaccini ed altro invece di missili
Laura Worms
Sono vittime del loro regime folle chiamato Hamas!
Lucilla Franzo
E lo farà finché Hamas continuerà con i razzi
Manuela Carboni
Caro Internazionale..mai caduto cosi in basso...questo non e giornalismo!
COLOSSALE IDIOZIA
Giovanni Bernardini
19 maggio 2021
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 9563541919
La si può pensare come si vuole su tante cose, compreso il conflitto israeliano palestinese, oggi in realtà conflitto fra Israele ed Hamas. Si può discutere della storia di Israele ed avere idee diverse in proposito, però bisognerebbe evitare di sparare idiozie troppo grosse.
Invece no, c’è chi sembra divertirsi a sparare idiozie di portata cosmica. Una di queste, forse la più grossa, è la seguente:
Il conflitto è sbilanciato quindi (QUINDI!!!) gli israeliani sono aggressori, imperialisti, massacratori eccetera.
La guerra come un incontro di pugilato o una partita di calcio insomma, anzi, neppure quello perché alla fin fine né partite di calcio né incontri di pugilato sono davvero “bilanciati”, visto che certe partite finiscono 5 a 0 e certi incontri di boxe per KO alla prima ripresa…
A parte i paragoni sportivi, chi lo ha detto che il più debole debba aver ragione ed il più forte torto?
Quando nel dicembre del 1941 si forma contro la Germania nazista una coalizione comprendente USA, URSS e Gran Bretagna la guerra diventa nettamente sbilanciata a sfavore della Germania. In quel momento Hitler la perde anche se nella prima parte del 42 le sue armate conducono ancora notevoli offensive.
Quando l’armata rossa arriva alle porte di Berlino lo scontro è enormemente sbilanciato a favore dei sovietici. Hitler manda a combattere contro i panzer di Stalin vecchi e bambini armati dei panzerfaust, una sorta di rudimentale bazooka. Questo trasforma la Germania hitleriana in povera, innocente aggredita? Solo delle persone molto "diversamente intelligenti " possono pensarlo.
Né lo sbilancio delle forze in campo né il numero dei caduti determinano i torti e le ragioni di un conflitto. Tra le altre cose, Israele ha un numero molto ridotto di morti perché si è dotato di un efficientissimo, e assai costoso, sistema anti missilistico. Se non lo avesse i morti fra i civili israeliani si conterebbero a centinaia, forse a migliaia, visto che gli angioletti di Hamas, a differenza degli israeliani, indirizzano volutamente i loro razzi contro obiettivi civili.
Gli israeliani ci tengono a salvaguardare la vita di vecchi, donne e bambini, non intendono moltiplicare i loro morti civili per usarli a fini propagandistici e strappare qualche lacrimuccia agli occidentali “buoni”
Anche di questo sono colpevoli, per i Di Battista ed i Bersani di turno!
Jihad, bambini usati come scudi umani e negazione dell’Olocausto: il vero volto di Hamas, i nemici di Israele
Alessandro Ranieri
21 maggio 2021
https://www.informazioneitalia.it/2021/ ... i-israele/
A seguito dell’allucinante escalation militare tra Israele e Palestina, numerose sono state le polemiche diffusesi sul conflitto.
Polemiche, come di consueto, pervase da quella convinzione ideologica di chi, in preda ad un completo obnubilamento, continua a difendere i terroristi di Hamas, a dispetto delle brutture di cui questi ultimi si fanno promotori: dalla negazione della Shoah all’utilizzo di bambini per difendersi dal fuoco nemico.
Chi sono i militanti Hamas, terroristi a piede libero difesi dalla sinistra internazionale
Braccio operativo dei Fratelli Musulmani, Hamas – letteralmente ‘Movimento Islamico di Resistenza’ – è un’organizzazione paramilitare, integralista, iscritta nei database terroristici di Unione Europea, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Israele e Giappone, tra le altre.
Specializzata in attentati suicidi e tristemente nota per l’utilizzo di bambini come scudi umani per disincentivare il fuoco avversario, Hamas – nata durante la prima intifada del 1987 – è, al giorno d’oggi, un gruppo terroristico coccolato dalla sinistra internazionale.
La stessa sinistra che – come suo solito – manipola la storia e la capovolge a suo favore, ignorando che la presenza ebrea, in Terra Santa, ha radici ultramillenarie: basti pensare agli aschenaziti, gruppo etnico maggioritario tra le comunità ebraiche.
Attiva a livello militare con il ramo armato delle Brigate Ezzedin al-Qassam, Hamas propugna idee cospirazioniste, antisemite e negazioniste nel suo statuto: tra le altre follie, si segnala l’obiettivo di ‘sollevare la bandiera di Allah sopra ogni pollice della Palestina’, sostituendo così lo Stato di Israele con una Repubblica Islamica.
Tra la Jihad e la negazione dell’Olocausto: un delirio ideologico all’insegna del fondamentalismo islamico
Oltre che perorare la causa palestinese, i militanti dell’organizzazione si fanno promotori di una nuova guerra santa, una Jihad da condurre non generalmente contro l’Occidente, ma, nello specifico, contro Israele.
È proprio il diffusissimo antisemitismo a rappresentare il trait d’union tra i guerriglieri di Hamas: Abd al-Aziz al-Rantissi, uno dei co-fondatori, in un articolo rilasciato sul settimanale del gruppo ha definito la Shoah ‘la più grande delle menzogne’, giungendo persino a delirare su una presunta inesistenza di campi di concentramento e camere a gas.
Sfatiamo un'altra fandonia storica ricircolata ampiamente in questi giorni: Israele aggredisce i poveri arabi pacifici e indifesi perché vuole espandere il proprio territorio dal Nilo all'Eufrate.
Max Ferrari
21 maggio 2021
https://www.facebook.com/fsorrenti3/pos ... 7867433224
Cazzata. Israele aggredita nel 1967 da una coalizione di 5 paesi arabi, vinse la cosiddetta "guerra dei 6 giorni" e conquistò la penisola del Sinai. Quindi GIÀ nel 1967 gli ebrei erano sul Nilo e nel 1973 con la guerra del Kippur, che pareva persa, il comandante Sharon riuscì addirittura a contrattaccare, attraversare il Canale di Suez e giungere alle porte del Cairo, fermato solo dall'intervento americano. Fu una cosa epica perché Israele in solitudine si scontrava contro Egitto, Siria, Giordania, Iraq, Libano e corpi di spedizione algerini, tunisini, marocchini, libici, kuwaitiani, sauditi e persino cubani. Avrebbe avuto tutto il diritto di tenersi le terre "occupate" difendendosi, come sempre accade (vedi seconda guerra mondiale) ma restitui' l'intero Sinai nel 1982 all'Egitto. "Poca roba" scrivono, ma non è vero. La superficie del Sinai è di 60.000 km quadrati, il triplo di Israele! Pensate che dopo la guerra dei 6 giorni Israele passò da una superficie di 21.000 km quadrati ad una di 102.000. E oggi è a 22.000. È evidente che non c'è nessuna ingordigia e quei pochi km di terre acquisite (circa 1000 km quadrati, a fronte di 7000 della provincia di Foggia o i 7.500 di Trento per rendere l'idea) sono state acquisite per creare contrafforti indispensabili ad evitare altre aggressioni. Per quel che riguarda Gaza, tutti sanno che ci sono stati tentativi di restituirla all'Egitto, ma Il Cairo non vuole farne una sua provincia e non da' nemmeno la cittadinanza ai cosiddetti palestinesi. Come gli altri stati arabi, d'altra parte. Evidentemente la memoria del tentato colpo di stato dei profughi palestinesi in Giordania (Settembre Nero) è ancora fresca e nessuno si fida. Meglio lasciarli a creare grane a Israele. Questa, in brevissimo, è la storia. Il resto è invenzione.
Lui e' Mosab Hassan Yousef ,figlio del leader di Hamas in Cisgiordania Hassan Yosef, piu' conosciuto col nome il Principe verde.
Noi che amiamo Israele
20 maggio 2021
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 4394383593
Mosab ha disertato dai ranghi di Hamas e ha collaborato con le forze di sicurezza israeliane, dal 1997 al 2007.
Shin Bet lo considerava la sua fonte più preziosa all'interno della leadership di Hamas. Le informazioni fornite da Yousef impedirono decine di attacchi suicidi e omicidi di israeliani, e aiutarono Israele a dare la caccia a molti terroristi e a incarcerare suo padre, il leader di Hamas Sheikh Hassan Yousef. Inoltre ha raccontato di essere stato testimone quando una mamma ha inviato cinque dei suoi figli a morire in attacchi suicidi. "Lei stessa ha messo loro la cintura esplosiva, li ha salutati dicendo: andate a uccidere gli ebrei".
"Io amo Israele , ha detto Mosab Hassan Yousef con enfasi, "Mi piace quello che Israele rappresenta - la sua morale, i suoi valori, la sua democrazia. Una Nazione che è riuscita a sopravvivere alla Shoah e invece di entrare nel ruolo di vittima e dare la colpa a tutti, e' stata in grado di stabilire uno stato democratico - un giovane paese sviluppato in pochi anni. Questo è un esempio ".
GLI UTILI IDIOTI PROGRESSISTI
Niram Ferretti
18 maggio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063
Centocinquanta jihadisti sono stati uccisi dall'IDF durante gli ultimi bombardamenti. La maggioranza appartenenti a Hamas.
L'operazione "Guardiani delle Mura" continua con bombardamenti su Gaza contro le infrastrutture sotterranee e gli obbiettivi sensibili di Hamas e della Jihad islamica.
Intanto, il moderato Abu Mazen, leader ormai al crepuscolo, invita i palestinesi in Cisgiordania a scontrarsi con le forze di sicurezza israeliane. Tenta così, messo all'angolo da Hamas, di riaccreditarsi come "combattente".
Piccolo schemino ad uso dei meno edotti: Da una parte abbiamo Israele, unico Stato democratico in Medio Oriente, e dove i sostenitori liberal del DDL Zan, possono plaudire al Gay Pride che si organizza ogni anno a Tel Aviv, e dove gli omosessuali possono godere di libertà e visibilità complete, sposarsi e addottare figli, dall'altra Hamas e la Jihad islamica che gli omosessuali li eliminano fisicamente in nome del rigorismo coranico, appoggiati da Iran, Turchia e Qatar, paesi noti per il loro liberalismo e per la tutela dei diritti individuali.
Chi, a sinistra, (lasciamo stare l'estrema destra antisemita, i rossobruni) vorrebbe che Israele soccombesse, chi tifa Hamas, è per l'instaurazione di uno Stato islamico omofobico, misogino, in cui le minoranze religiose sarebbero sottomesse o perseguitate. Però non lo dicono, dichiarano invece di stare dalla parte dei palestinesi "oppressi", da Israele, mi raccomando, l'unico paese in Medio Oriente dove gli arabi possono usufruire di tutti i vantaggi rappresentati dal vvere in una democrazia.
Utili idioti che non sono mai stati in Israele, che non hanno la più pallida idea della realtà sul posto, che pensano che a Gaza gli abitanti siano liberi di fare quello che credono e vogliono, e che se le condizioni di vita lì, per loro, sono pessime (salvo per la mafia di Hamas) lo si deve a Israele.
Accecati dall'ignoranza, dall'ideologia, dalla propaganda, marciano uniti a favore di chi disprezza profondamente tutte le loro idee progressiste, ma sa usarli cinicamente per la propria causa.