Gli ebrei di Israele ora sanno oltre ogni dubbio che non potranno mai fidarsi dai nazi maomettani israeliani, ad esclusione dei drusi che sono mussulmani solo in parte.
Per questo è necessario e vitale che Israele sia una democrazia a sovranità etnica nazionale ebraica e non a sovranità multietnica e multireligiosa.
Ora tutti gli ebrei, di ogni schieramento politico, sanno con certezza assoluta che formare un governo con gli arabi nazi maomettani è la peggior scelta politica per la loro stessa vita e per l'esistenza di Israele.Migliaia di arabi israeliani stanno mettendo a ferro e fuoco Accra, Lod e Haifa.https://www.facebook.com/stefano.rivier ... 5189987314 Hanno tolto la maschera e danno la caccia ai loro vicini di casa ebrei, bruciano le loro auto, li vogliono linciare, attaccano le case con pietre e bruciano le sinagoghe.
Molte famiglie ebree sono fuggite come nei Pogrom nella Germania nazionalsocialista, come in tutte le città arabe da quando si è rivelato l’Islam partendo dalla penisola Arabica.
Alcuni ebrei provano a difendersi e l’odio, si sa, si auto alimenta, persone violente esistono in ogni società e cultura.
Le forze di polizia speciali israeliane sono nelle strade tentando di evitare che la situazione sfugga definitivamente di mano.
Il tutto accade mentre Israele è sotto il fuoco dei missili, un bimbo di 6 anni è appena deceduto a Sderot, Hamas chiede agli arabi di attaccare gli ebrei, di sgozzarli come Allah comanda, le piazze musulmane ribollono e la sinistra mondialista, orfana del comunismo gongola, prima di essere divorata dal coccodrillo che sta pascendo come a Teheran a partire dal 1979.
Io guardo con dolore all’Israele di oggi e vedo l’Eurabia di domani.
A Lod sinagoghe in fiamme. Sindaco, 'è Notte dei cristalli'
Residenti ebrei allontanati sotto scorta della polizia
11 maggio 2021
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnew ... f3b70.html"Questa è la Notte dei Cristalli a Lod". Così il sindaco Yair Revivo - evocando i pogrom contro gli ebrei nella Germania nazista del 1938 - ha definito quanto sta accadendo nella cittadina al centro di Israele.
Revivo, ha chiesto al premier Benyamin Netanyhau di dichiarare "lo stato di emergenza della città" e l'intervento dell'esercito.
"Qui c'e' una mancanza del governo - ha aggiunto - E' un fatto gigantesco: una Intifada degli arabi israeliani. Sono bruciate le sinagoghe, come centinaia di auto. Centinaia di teppisti arabi stanno percorrendo le strade. E' scoppiata la guerra civile". Secondo la tv Canale 12 sono tre le sinagoghe incendiate a Lod e molte le auto. La stessa fonte ha riferito che la polizia sta scortando alcuni "residenti ebrei terrorizzati" via dalle loro case. (ANSA).
Democrazia etnica, apartheid e dhimmitudine
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2558 FERMAMENTENiram Ferretti
13 maggio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Assistiamo in questi giorni alla solita canea contro Israele, composta da antisionisti in servizio permanente, da ebrei di corte di ultrasinistra, Gad Lerner e Moni Ovadia in testa e da commentatori politici che in nome dell'equidistanza danno una bacchettata ai palestinesi e agli israeliani, perchè si sa, bersagliare Israele di missili è uguale ad aggredire un arabo per strada. E qui occore fare una precisizione in rapporto a quanto è accaduto a Bat Yam, dove un gruppo di facinorosi ebrei ha assalito un arabo.
Si tratta di un episodio da condannare, come tutte le forme di violenza nei confronti di chiunque, ma segue la giornata di ordinaria follia che ha avuto luogo a Lod, dove orde di arabi hanno dato fuoco a sinagoghe, bruciato macchine, attaccato proprietà private.
La violenza, purtroppo chiama la violenza. Ci ricordiamo bene l'esortazione di Abu Mazen (il moderato Abu Mazen) nel 2015, secondo il quale il sacrilegio della presenza ebraica al Monte del Tempio doveva essere lavato con il sangue. Da lì partì, l'Intifada dei coltelli.
No, non può esserci equidistanza, tra uno Stato legittimo e democratico che dal 1948 lotta per la sua sopravvivenza, e un gruppo di estremisti islamici filiati dalla Fratellanza Musulmana e sponsorizzati dall'Iran. Solo degli infami possono proporla.
Chiunque abbia veramente a cuore la libertà e la democrazia, i valori che l'Occidente ha fatto propri, non può che essere fermamente dalla parte di Israele.
ISRAELE CONVOCA AMBASCIATORI EUROPEI PER FINANZIAMENTI AL TERRORISMO PALESTINESE Progetto Dreyfus
13 maggio 2021
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 0437285955Pochi giorni prima dell'inizio dell'attuale crisi tra i terroristi palestinesi e lo Stato Ebraico, Israele ha convocato gli ambasciatori di diversi Paesi europei per far luce sui finanziamenti al terrorismo palestinese.
Nella persona del ministro degli Esteri, infatti, lo Stato ebraico ha voluto interloquire con gli ambasciatori di diversi paesi (Belgio, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Svezia, oltre che all’ambasciatore dell’UE) dopo la pubblicazione di un’inchiesta dei servizi di intelligence dello Shin Bet, secondo cui il Fronte popolare per la liberazione della Palestina ha dirottato milioni di aiuti umanitari europei per finanziare il terrorismo palestinese della West Bank.
Letta così, i paesi “richiamati” sarebbe ignari della macchinazione messa in atto dal Pflp. In realtà i suddetti paesi erano stati avvertiti di quanto le leadership palestinesi avessero fatto o stessero per fare.
Un “equivoco” da chiarire per Israele che, nell’ambito dell’inchiesta dello Shin Bet, ha arrestato quattro palestinesi membri del Pflp che lavoravano per la Ong Health Work Committees.
Ong che stando alle accuse aveva il compito di far convogliare illegalmente il denaro nelle azioni terroristiche, in realtà arrivato per fini umanitari.
Nel 2019, il direttore amministrativo del Pflp era stato arrestato per l’omicidio della diciassettenne israeliana Rina Shnerb. In quell’occasione il Jerusalem Post aveva puntato il dito contro la ong Addameer, dove lavorava, per l’appunto, il contabile Samer Arbid, 44 anni, membro di spicco del Fplp di Ramallah, ritenuto essere il responsabile della morte della ragazza israeliana...
LA VIPERA PALESTINESE !Cari amici tutti oggi, purtroppo, ci giungono notizie drammatiche dal medio oriente, le fiamme della morte e distruzione si alzano imponenti dal suolo israeliani e palestinese.
Manlio Minicucci
13 maggio 2021
https://www.facebook.com/groups/3168285 ... 3683473090Oggi intendo iniziare la mia narrazione mediorientale partendo da una vecchia storia che i nostri nonni solevano raccontarci col fine di farci riflettere sul genere umano e sui suoi pregi e difetti ma soprattutto sulla sua ipocrisia che trova nelle sue fondamenta la radice della secolare menzogna. "Un giorno qualunque, un uomo trovò ai bordi della sua casa colonica una grossa vipera in fin di vita. La prese con cautela e la porto in casa e la ripose nel suo acquario oramai vuoto da anni. Con amore la curò, la nutrí e la trattò come si trattasse di una di famiglia però... un giorno come tanti, mentre le rimuoveva alcuni pezzi di pelle che si staccavano dal suo corpo, per via della muta di stagione, improvvisamente lo morse mortalmente, purtroppo il suo veleno cominciò a circolare nel suo sangue e prima di perdere conoscenza trovò la forza per chiederle il perché lo avesse morso nonostante lui l'avesse curata e trattata con amore. La laconica risposta dell'animale fu: mi dispiace ma è nella mia natura e non posso farci niente" ! Dov'è la morale d'esempio della storiella ? Benissimo, la risposta la troviamo nella faccenda della guerra in Israele contro i palestinesi, la morale è proprio nella storiella della vipera e cioè, diffidare sempre di chi ha nella natura l'odio verso gli ebrei e le altre religioni, e chi lo ha in modo viscerale verso il politicamente diverso. E che l'odio e ipocrisia descritta sono i soliti elementi di riscontro in questa nuova guerra del 2021 che si sta consumando in Israele, israeliani arabi che attaccano altri israeliani ebrei in quella che pare, in queste ore, sia diventata una vera guerra civile. Odio covato per 75 anni e che oggi trova il compimento e coronamento delle loro folli convinzioni nell'esplosione dei razzi lanciati dalle postazione palestinesi... e dalle conseguenti tre morti che ne sono scaturiti dopo che gli ordigni hanno colpito le città ebraiche. Altro vergognoso "morso delle vipere" Israele lo ha ricevuto dalla politica italiana ed europea, nessuna presa di posizione di solidarietà verso gli ebrei e i suoi morti. Già... gli stessi politici della sinistra europea che “utilizzano gli ebrei” solo per propaganda e quando fanno comodo, infatti, dopo la giornata della Shoah tutti sono autorizzati a dimenticarsi di loro e simpatizzano... paradossalmente per i palestinesi, anti ebrei per eccellenza. I mussulmani sono fatti così non puoi farci nulla, e ammazzare gli ebrei è "nella loro natura"... infatti l'odio e la morte viene anche auspicata attraverso un versetto di una Sura ben precisa del Corano, testo sacro per gli islamici. Israele spende tanto per l'organizzazione palestinese in donazioni e assistenza ma poi il risultato è sempre lo stesso, quando meno te l’aspetti... mordono. Ora la situazione si mette male per Hamas e compagni perché ci sono morti e devastazioni e sicuramente la risposta israeliana sarà dura e decisa e l'obiettivo primario sarà quella di "mozzare il capo alla vipera terroristica palestinese".
Mike Pompeo: La posizione di Biden su Israele e Iran "incoraggia i terroristi".L'Osservatore Repubblicano
12 maggio 2021
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 8156788187 L'ex Segretario di Stato, il repubblicano Mike Pompeo, ha fatto a pezzi la politica estera di Joe Biden su Israele e Iran, dicendo che la sua posizione sulle dispute di lunga data nella regione "incoraggia i terroristi".
La critica di Pompeo arriva dopo che i seguaci del movimento terroristico di Hamas hanno lanciato razzi su Gerusalemme lunedì sera, dopo gli scontri tra le forze israeliane e i manifestanti palestinesi.
Pompeo ha detto che l'amministrazione Biden ha "chiaramente manifestato meno sostegno" per il diritto all'autodifesa degli israeliani rispetto all'amministrazione Trump, e che così facendo "incoraggia proprio i tipi di violenza che stiamo vedendo oggi nella regione".
"Cose semplici come il presidente Biden che ritarda la sua chiamata con la leadership israeliana e il riavvio dei finanziamenti all'[Autorità Nazionale Palestinese] attraverso le [Nazioni Unite], dicono ad Hamas e ai terroristi in Cisgiordania che l'America dà meno valore al rapporto tra Israele e gli Stati Uniti", ha detto l'ex Segretario di Stato.
Pompeo, ora un collaboratore di Fox News, ha detto che il "cambio di politica" della Casa Bianca verso la Repubblica Islamica dell'Iran è pericoloso.
"Pensate a questo: oggi, l'Iran ospita e protegge i più alti leader operativi del regime iraniano", ha detto Pompeo. "Questa settimana abbiamo sequestrato un massiccio carico di armi quasi certamente diretto dall'Iran agli Houthis per procura iraniana nello Yemen - che questa amministrazione ha ora inspiegabilmente dichiarato non essere terroristi".
"E, ora, la squadra di Biden sta permettendo che centinaia di milioni di dollari vadano al regime iraniano sotto forma di petrolio greggio spedito al Partito Comunista Cinese", ha continuato l'ex membro del gabinetto Trump.
"Tutto questo segnala ai combattenti di Hamas sostenuti dall'Iran: Ora è il momento di lanciare razzi e ottenere il riconoscimento globale e il sostegno per le vostre rivendicazioni", ha detto.
Pompeo ha aggiunto che "non dovrebbe sorprendere" che gli Stati Uniti che cercano di rientrare nel Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) - noto anche come "l'accordo sul nucleare iraniano" - hanno iniziato a disfare "la coalizione che [l'amministrazione Trump] ha costruito" con Israele.
Ha anche detto che l'amministrazione Biden "è determinata a dare all'Iran un percorso verso un'arma nucleare rientrando nel JCPOA" e che così facendo "metterà il nostro alleato Israele in una posizione tale da dover intraprendere azioni militari".
"Il mantra di Biden del 'JCPOA o la guerra' è esattamente al contrario. Quando abbiamo lasciato quell'accordo inconcludente, non c'era nessuna guerra, ha continuato Pompeo. "Infatti, tre nazioni hanno aderito agli Accordi di Abramo dichiarando la Pace con Israele".
"Rientrare nel JCPOA, da come possiamo ora assistere a Gaza, è l'azione che ridurrà la pace e creerà le condizioni per causare una guerra che potrebbe intensificarsi fino a includere molti paesi", ha aggiunto.
La critica di Pompeo a Biden arriva dopo che il gruppo terroristico palestinese di Hamas ha lanciato razzi contro Gerusalemme durante la celebrazione del "Jerusalem Day".
Israele ha risposto all'aggressione con i raid aerei su Gaza e lo scambio di violenza non si è più fermato da lunedì.
Gli attacchi di Hamas contro Israele sono stati condannati dai legislatori statunitensi di entrambi gli schieramenti.
NE' RIBELLI NE' FEDELIPreferisco Lerner. Preferisco Ovadia.
Niram Ferretti
13 maggio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Uno afferma che in Israele si pratica la pulizia etnica, l'altro che vige l'apartheid. Al limite posso anche preferire Chomsky, per il quale, dopo gli USA, Israele è la peggiore sciagura apparsa sulla faccia della terra. Li preferisco a Stefano Jesurum. Tutti e tre, hanno, infatti, la nettezza di una posizione chiara, ma Jesurum, per il quale quello che sta accadendo in questi giorni in Israele, "Non è un film western, non ci sono buoni e cattivi, non è una lotta tra bene e male, ma piuttosto somiglia, come diceva Amos Oz, a una tragedia antica, nell'accezione più precisa che la parola assume: lo scontro tra un diritto e un altro, tra una rivendicazione profonda, pregnante, convincente, e un'altra non meno convincente, pregnante, non meno umana", Jesurum che pratica l'equidistanza tra chi, fin dalla sua nascita desidera distruggere Israele, e chi, Israele, appunto non ha fatto che difendersi da questa volontà distruttiva, è peggio.
E' il peggio di chi, porgendo al pubblico il proprio nobile cuore grondante sofferenza, osserva lo svolgersi degli eventi affranto. La sofferenza è troppa, non consente di prendere posizione, poichè hanno ragione gli uni e gli altri.
Di lui, e quelli come lui, il Poeta, aveva già tenuto conto:
«E io ch'avea d'error la testa cinta,
dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo?
e che gent'è che par nel duol sì vinta?".
Ed elli a me: "Questo misero modo
tengon l'anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.
Un divorzio tardivo Moked
Emanuele Calò, giurista
9 aprile 2019
https://moked.it/blog/2019/04/09/un-divorzio-tardivo/L’ebraismo italiano è spaccato in due; una parte è costituita da persone ragionevoli ed amanti della pace, aperte al dialogo e intrise di cultura, mentre l’altra è costituita da soggetti incolti, incapaci di articolare verbo senza mutilare gravemente la lingua italiana e, soprattutto, fiere della propria ignoranza. Naturalmente – ma si capisce da come scrivo – appartengo alla seconda categoria. Tutto questo è un bene, perché assicura il pluralismo all’interno della c.d. fede mosaica. Onde salvaguardare il buon gusto, ci sono ridotte dove il male non entra ed il dibattito è circoscritto alle persone dabbene.
In tale contesto, i partigiani del bene scrivono che il riconoscimento della sovranità israeliana sul Golan sarebbe strumentale ad un progetto di rendere Israele un avamposto degli USA, ossia, un gendarme lasciato a presidiare la zona anziché uno Stato normale. Così, si delegittima Israele sulla base di un processo alle intenzioni, perché il Golan, annesso nel 1981, appare vitale per la difesa e la sopravvivenza d’Israele. Al riguardo, rinvio alle puntuali osservazioni di Valentino Baldacci (Moked, Idee, 28 marzo 2019).
Non si può mettere in contrasto l’adesione USA all’annessione del Golan con il progetto dei due Stati senza sorvolare sulla chiara lettera della Carta dell’OLP e della sua Basic Law, che comportano l’eliminazione di Israele e la cacciata degli israeliani. Non si può, perché è incomprensibile come si continui a considerare la pace come un processo unilaterale, sia perché è palesemente errato sia perché se così fosse Israele sarebbe una sorta di mostro invaghito del possesso e della guerra.
In sostanza, il piccolissimo ebraismo italiano è diviso, alla maniera americana, fra AIPAC e JStreet. Tanto vale, a questo punto, un bel divorzio anziché una convivenza che diventa ogni giorno più pesante e insopportabile. Non me la sentirei di asserire se, fra queste due parti, taluna sia sionista e talaltro sia Nostra Bandiera, perché non credo che la storia possa ripetersi. In ogni caso, essendo insopportabilmente incolto, non me ne accorgerei. Ipotizzo, però, che le questioni identitarie che attengono ai rapporti col mondo circostante non solo non siano mai state risolte, ma che si siano parecchio aggravate col passare degli anni ed il susseguirsi delle generazioni, e se non se n’è parlato è perché, per avere le giuste percezioni, schierarsi nella categoria degli intellettuali è una condizione forse necessaria ma sicuramente non sufficiente. Possiamo soltanto fare voti per un bel divorzio, atteso che l’ebraismo è sufficientemente avanti da prevederlo fin dai primordi. Cosa dire a chi resta? Come il personaggio di Un divorzio tardivo di A. B. Yehoshua, gli direi: “finalmente avrai una piccola pace e la quiete quando me ne sarò andato”; semmai, potrei suggerire, non a tutta la sinistra, ma soltanto ai radical chic, di guardarsi nello specchio del democratico, come tratteggiato da Jean-Paul Sartre, nelle sue Riflessioni sulla questione ebraica, non a caso finite in tanti, troppi dimenticatoi.
La responsabilità verso i palestinesi non è nostra: è degli arabi. Golda Meir
Noi, in Israele, abbiamo assorbito circa un milione e quattrocentomila ebrei arabi: dall'Iraq, dallo Yemen, dall'Egitto, dalla Siria, dai paesi nordafricani come il Marocco. Gente che arrivando qui era piena di malattie e non sapeva far nulla. Tra i settantamila ebrei giunti dallo Yemen, per esempio, non c'era un solo medico ne una sola infermiera: ed eran quasi tutti ammalati di tubercolosi. Eppure li prendemmo, e costruimmo ospedali per loro, e li curammo, li educammo, li mettemmo in case pulite e li trasformammo in agricoltori, medici, ingegneri, insegnanti... Tra i centocinquantamila ebrei che vennero dall'Iraq v'era un piccolissimo gruppo di intellettuali; eppure i loro figli, oggi, frequentano le università. Certo abbiamo problemi con loro, non è tutto oro quello che luccica, ma resta il fatto che li abbiamo accettati e aiutati. Gli arabi invece non fanno mai nulla per la propria gente. Se ne servono e basta.
Uno dei maggiori analisti israeliani, Martin Sherman, da anni ci spiega cosa non funziona nell'approccio di Israele riguardo a Gaza. Niram Ferretti
13 maggio 2021
Ripubblico un suo essenziale contribuito di tre anni fa, di bruciante attualità.
"Da quando Israele ha abbandonato unilateralmente la striscia di Gaza quasi un decennio e mezzo fa, i suoi nemici sono riusciti a migliorare la portata e le dimensioni del loro arsenale al di là del pensabile. Alla fine di ogni round di combattimenti, il periodo di calma interbellica non veniva utilizzato per sviluppare la loro società e far progredire la loro economia, ma piuttosto per migliorare le loro capacità militari in vista del prossimo round di combattimenti. Se nel 2005, alla vigilia del “disimpegno”, alcuni individui lungimiranti avessero predetto che la realtà sarebbe stata quella che è oggi, i loro avvertimenti sarebbero stati sdegnosamente liquidati come allarmismo infondato”.
La netta opzione di Israele, arabi a Gaza o ebrei nel Negev, di Martin ShermanMartin Sherman
17 Novembre 2018
http://www.linformale.eu/la-netta-opzio ... n-sherman/“Le storie da incubo del Likud sono ben note. Dopotutto, hanno promesso anche i razzi Katyusha da Gaza. Per un anno, Gaza è stata in gran parte sotto il dominio dell’Autorità Palestinese. Non c’è stato un solo razzo Katyusha. Né ci sarà alcun Katyusha”. –Primo Ministro Yitzhak Rabin, 28 settembre 1995
“Sono fermamente convinto e credo davvero che questo disimpegno … sarà apprezzato da chi è vicino e lontano, ridurrà l’animosità, spezzerà i boicottaggi e gli assedi e ci permetterà di avanzere lungo il sentiero della pace con i palestinesi e gli altri vicini”.- Primo Ministro Ariel Sharon, 25 ottobre 2004.
Se la leadership israeliana persisterà con la sua percezione degli arabi palestinesi in generale, e dei gazawi in particolare, nella veste di potenziali partner in qualche futuro accordo di pace piuttosto che percepirli come essi si percepiscono- quali nemici implacabili, la cui inimicizia verso lo Stato ebraico non è radicata in quello che esso fa ma in ciò che esso rappresenta: non sarà mai in grado di formulare una politica in grado di affrontare efficacemente la continua e intensificante minaccia proveniente dalla Striscia di Gaza.
Il fallimento fatale della saggezza convenzionale
La drammatica escalation di violenza di lunedì – lo stesso giorno in cui Israele ha permesso il trasferimento di 15 milioni di dollari provenienti dal Qatar nell’enclave di Hamas, presumibilmente per alleviare il peggioramento della crisi umanitaria – ha evidenziato la futilità di aderire ai dettami della saggezza convenzionale- secondo cui il crescente aiuto umanitario funzionerebbe per sedare la violenza lungo e attraverso il confine con Israele, o per ridurlo in modo significativo. Di fatto, gli eventi recenti hanno solo evidenziato quanto si siano dimostrati infondati i dogmi prevalenti che dominano il discorso.
Più volte nel corso del conflitto, è stato dimostrato, in modo chiaro e convincente, che la penuria e la privazione non sono la ragione dell’ostilità araba nei confronti di Israele. Al contrario, è l’ostilità araba nei confronti di Israele che è la ragione della prevalente penuria e della privazione.
Quasi inevitabilmente, la costernante recrudescenza della violenza lungo il confine di Israele riporta alla mente il conciso detto attribuito ad Albert Einstein, secondo cui: “Non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso modo di pensare che abbiamo usato quando li abbiamo generati”.
Dopotutto, i problemi di Gaza sono l’esito innegabile del tentativo mal concepito di imporre a Gaza e ai suoi abitanti una forma di autogoverno. In quanto tale è un problema che non può essere risolto perseverando con lo stesso modo di pensare che lo ha creato. Di conseguenza, la formula fallita dell’autogoverno per Gaza deve essere accantonata, poiché qualsiasi ostinata insistenza su di essa continuerà solo ad esacerbare la situazione attuale e ad estendere la sofferenza sia per gli arabi che per gli ebrei.
Moderazione irresponsabile
È in questo contesto che deve essere valutata la decisione del governo israeliano di astenersi da un’azione militare decisiva a seguito di quasi otto mesi di violenze contro i suoi civili nel Sud, e cioè di non essere solo imprudente ma irresponsabile.
Per comprendere il significato di questa accusa piuttosto dura, dovremmo ricordare che da quando Israele ha abbandonato unilateralmente la striscia di Gaza quasi un decennio e mezzo fa, i suoi nemici sono riusciti a migliorare la portata e le dimensioni del loro arsenale al di là del pensabile. Alla fine di ogni round di combattimenti, il periodo di calma interbellica non veniva utilizzato per sviluppare la loro società e far progredire la loro economia, ma piuttosto per migliorare le loro capacità militari in vista del prossimo round di combattimenti. Se nel 2005, alla vigilia del “disimpegno”, alcuni individui lungimiranti avessero predetto che la realtà sarebbe stata quella che è oggi, i loro avvertimenti sarebbero stati sdegnosamente liquidati come allarmismo infondato”.
Se all’epoca, quando le più formidabili armi in dotazione all’organizzazione terroristica di Gaza erano razzi primitivi con una carica esplosiva fino a 5 kg e una gittata di non più di 5 km, qualcuno avesse detto che nel prossimo futuro tutti i centri popolati israeliani entro un raggio di 100 km sarebbero stati minacciati da armi ad alta traiettoria muniti di testate di guerra fino a 100 kg; se, in quel momento, qualcuno avesse suggerito che Israele sarebbe stata minacciata nel raggio di un’ora da una potenza di fuoco di centinaia di missili / razzi / proiettili, nessuno avrebbe preso sul serio la sua predizione.
Tenace inimicizia strategica
Di conseguenza, sarebbe pericoloso per Israele sottovalutare la gravità del significato strategico a lungo termine di questa tenace inimicizia e delle e sue propaggini più radicali. Di fatto, ogni volta che Israele è riuscita a contrastare una specifica modalità di attività terroristica, gli arabi palestinesi sono riusciti a escogitare dei metodi per superare o aggirare le contromisure israeliane.
Così, quando Israele è riuscita a limitare gli attacchi terroristici attraverso una barriera di sicurezza e posti di blocco fissi e regolamentati, i palestinesi hanno sviluppato le capacità aeree dei razzi in modo da aggirarle dall’alto. Quando Israele ha sviluppato dei sistemi di difesa anti-razzo, i palestinesi hanno iniziato a scavare una serie di tunnel di attacco sotterranei in modo da aggirare quei sistemi dal basso. Quando Israele ha iniziato a costruire una barriera sotterranea da miliardi di dollari per bloccare i tunnel, i palestinesi hanno iniziato a lanciare aquiloni incendiari e palloni esplosivi, per aggirarla dall’alto – e così via.
E’ difficile reputare una eventualità non plausibile la minaccia di attacchi da parte di uno sciame di droni armati di cariche esplosive o peggio-non convenzionali, a cui verrebbe sottoposta Israele in un futuro non troppo lontano. A maggior ragione e in maniera assai preoccupante, se le infrastrutture terroristiche di Gaza verranno lasciate intatte, e non vi è motivo di ritenere che uno scenario del genere, o altrettanto inquietante, non prenderà corpo.
Crescente malcontento nei confronti dell’inerzia del governo
Le ramificazioni di questa duratura guerra giudeocida stanno iniziando a farsi sentire sulla società israeliana. Le manifestazioni di protesta sempre più accese da parte dei residenti delle comunità israeliane vicine al confine di Gaza riflettono la crescente intolleranza verso ciò che è percepita come un’impotenza del governo a reagire alle sfide lanciate dalle organizzazioni terroristiche di Gaza – e come palese fallimento ad assolvere ai suoi obblighi più basilari – e a fornire sicurezza ai propri cittadini. Queste proteste stanno a indicare una crescente riluttanza a sopportare le sempre più gravose condizioni in cui sono costretti a vivere, con la loro economia devastata – in particolare il settore turistico e quello agricolo – la drastica diminuzione dei loro mezzi di sostentamento, i crescenti disagi della quotidianità e i pericoli continui per la loro vita e quella dei loro familiari.
È difficile decifrare la logica strategica – se esiste – che si cela dietro l’attuale politica del governo. A meno che, a conti fatti, per qualche ragione sconosciuta e certamente non specificata, si scommetta sulla trasformazione degli arabi-palestinesi in qualcosa che non sono mai stati da oltre cento anni e che anzi mostrano pochi segnali di diventarlo in un futuro prossimo. E’ difficile comprendere-vista la sua inclinazione per l’inazione-come il governo veda l’evolversi della situazione nel futuro. Nei prossimi vent’anni? Nei prossimi dieci anni?
Scetticismo giustificato
C’è un percettibile senso di scetticismo in merito alle intenzioni del governo riguardo Gaza e alla sua capacità di affrontare adeguatamente le sfide che essa pone. Questo non sorprende affatto per quanto concerne Gaza, poiché quanto affermato all’inizio di questo articolo indica chiaramente che l’opinione pubblica israeliana è stata gravemente fuorviata in passato, visto che le precedenti valutazioni si sono dimostrate ampiamente inaccurate.
È pertanto comprensibile che le criptiche allusioni del governo a motivi altamente riservati, che non possono essere resi pubblici, – per evitare azioni militari punitive su larga scala contro Gaza, in risposta a mesi di violenze – siano state accolte con sospetto.
Le improvvise dimissioni del Ministro della Difesa Avigdor Lieberman, in segno di protesta contro la mancanza di azione da parte dell’Idf, hanno gravemente minato ogni attendibilità riconosciuta ad affermazioni del genere, dal momento che sembra fortemente inverosimile, che proprio Lieberman, fra tutti, non fosse a conoscenza di questi elementi di freno.
In effetti, gli eventi degli ultimi giorni tendono anche a screditare le affermazioni secondo le quali l’intervento militare nella parte meridionale del paese è stato contenuto per focalizzare l’attenzione al nord, considerato come fonte di grave pericolo per Israele. A dimostrazione di ciò, anche contro le centinaia di proiettili piovuti da Gaza, il sistema di difesa missilistico israeliano non è stato in grado di prevenire i colpi diretti contro le abitazioni. Ci si può quindi chiedere come sarebbe andata contro il lancio nel nord del paese di migliaia di altri formidabili missili di cui è dotato l’arsenale di Hezbollah. Pertanto, la logica militare avrebbe imposto l’eliminazione della minaccia minore nel sud di Israele, in modo da non essere affrontata contemporaneamente a quella maggiore proveniente dal nord del paese. D’altronde, se l’infrastruttura militare di Gaza viene lasciata intatta, Israele non può determinare quando potrebbe essere attivatia. Anzi, non è improbabile che ciò possa accadere nel caso in cui a nord scoppino degli scontri.
L’amaro dilemma
Dato il continuo potenziamento delle capacità militari a Gaza, l’irrilevanza degli aiuti umanitari per la stabilità, il crescente malcontento da parte della popolazione civile e le incombenti minacce su altri fronti, la leadership israeliana deve interiorizzare l’amara verità: la soluzione al problema di Gaza è la sua decostruzione, e non la sua ricostruzione. Perché, in fin dei conti, si deve affrontare un dilemma spiacevole, ma inevitabile: alla fine ci saranno arabi a Gaza o ebrei nel Negev. A lungo termine, non ci saranno entrambi.
Traduzione in italiano di Niram Ferretti e Angelita La Spada
Piovono razzi contro Ashdod e Ashkelon.Niram Ferretti
13 maggio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 Tre missili sono partiti dal Libano contro Israele, sembra da un campo profughi, mentre a Lod è stata incendiata un'altra sinagoga. La grande coalizione, l'ammucchiata con puntello arabo esterno sembra, al momento tramontata. Naftali Bennett dovrà aspettare.
Netanyahu si è rafforzato, ma dipende molto il modo in cui condurrà questa emergenza. Per ora un dato nuovo ma non sorprendente emerge, una parte del nemico è in casa. Gli arabi che incendiano le sinagoghe e bruciano le macchine sono una quinta colonna interna al paese. In uno scenario ipotetico di guerra civile, quanti del milione e novecentomila circa arabi israeliani resterebbero fedeli a Israele?
Tiziano Retti
ma si sapeva da tempo che la quinta colonna non aspettava che il momento giusto. Gli israeliani hanno fatto finta di niente per decenni
Amalia Gavish
Tiziano Retti Israele voleva la pace, ma questi esseri traditori, non meritano più nulla, e sopratutto non dovrebbero essere più cittadini israeliani!!! Devono essere cacciati via, non si può più credere a questi traditori.
Tiziano Retti
Amalia Gavish mi spiace ma la pace la fai con chi la vuole e questi non l'hanno mai voluta. Troppa ingenuità
Amalia Gavish
Tiziano Retti non è ingenuità ma il buon senso di poter convivere in pace, ma si vede che non meritano la fiducia, e sopratutto non sono degni di vivere in Israele, come persone civili, a questo punto, o gli israeliani o loro, ed io opto per gli israeliani e fuori dai piedi questi traditori terroristi.
Gina Fani
Ma questi missili da dove arrivano, da chi li hanno acquistati
Cristian Verzelloni
Gina Fani per la maggior parte dall'Iran. una certa parte sono accorcchi messi in sieme alla menopeggio. entrano come pezzi dai mille tunnel e dai mille buchi sui confini israeliani.. sono oggetti abbastanza semplici (infatti si tratta di razzi e non di missili.. differenza abbastanza sostanziale). i palestinesi spendono una quantità ingente di denaro per comperare quella roba.. se la spendessero per ospedali e scuole.. beh vedremmo studenti israeliani andare a scuola a Gaza.. ma non lo fanno.. l'unica cosa che fanno è montare le rampe di lancio dei razzi sui tetti delle scuole, così quando la IDF reagisce possono far vedere le foto delle scuole abbattute, con la speranza, da parte palestinese, di centinaia di bambini come vittime, perché fa sempre tanta notizia e fa, ovviamente, piangere le anime pure...
Cristian Verzelloni
Gina Fani era assolutamente certo che accadesse una cosa del genere, infatti il capo di Bi-Deng, no, uno dei capi di Bi-Deng, Obama, era talmente genuflesso con l'Iran che questi si sentivano liberi di fare i furbetti.. Trump gli ha detto che non era il caso.. si sono calmati, ha inoltre dato ad Israele quello che tutti i presidenti degli ultimi 50anni avevano promesso ma che nessuno aveva mantenuto.. oggi, con il corrotto bastardo alla casa bianca sia hamas che l'iran si sentono autorizzati a fare quello che vogliono.. e presto avranno un'altro aereo pieno di miliardi di dollari che arriva di notte ed in segreto per fare pure peggio.. i democratici americani, inclusi le decine di migliaia di Ebrei Americani che vivono nelle grandi città come la comunità che include New York, Newark e Jersey City che insieme hanno 19 milioni di abitanti e 2 milioni di Ebrei, ovvero più del 10% della popolazione, hanno votato per Bi-Deng, ed il sangue di queste ore lorda anche le loro mani...
AUTORITÀ PALESTINESE: "VENDERE CASE AGLI EBREI È UN TRADIMENTO DELLA PATRIA"
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 0361673296Il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida ha pubblicato di recente un editoriale del suo opinionista Omar Hilmi Al-Ghoul in cui si definisce “illegale” la cessione di proprietà immobiliari ad ebrei, tacciandola di “tradimento della patria”.
L’editoriale suggerisce di approntare una lista nera dei “collaborazionisti” che vendono proprietà a ebrei e di distribuirla dappertutto, “anche negli asili”, per aizzare l’odio contro “i venditori di terreni”.
L’autore afferma inoltre che le famiglie devono ripudiare e ostracizzare qualsiasi loro membro che venda terra ai “sionisti”, e cita la sentenza dell’autorità religiosa palestinese secondo cui i venditori di terre devono essere scomunicati e non più considerati membri della fede islamica.
Israele, attacco con forze aeree e terrestri su Gaza. Netanyahu: «Proseguiremo per tutto il tempo necessario»Israele, l'esercito entra a Gaza: attacco di truppe di terra e di cielo
14 maggio 2021
https://www.ilmessaggero.it/mondo/israe ... 58147.htmlTruppe israeliane sono entrate stanotte a Gaza per un attacco di terra contro le postazioni di Hamas, bersagliate negli ultimi giorni da pesantissimi raid aerei dopo la pioggia di razzi verso lo Stato ebraico. «Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità. L'ultima parola non è stata detta e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario», ha scritto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un messaggio pubblicato su Twitter dopo l'annuncio dell'esercito dell'avvio delle operazioni di terra, accompagnate da nuovi raid. Il portavoce militare Jonathan Conricus ha precisato che i soldati sono pentrati dal nord della Striscia, senza tuttavia dare particolari sulla quantità di forze impegnate nell'enclave palestinese. Le forze israeliane hanno comunque ordinato a chiunque si trovi in territorio israeliano entro 4 km dalla frontiera di entrare in un rifugio e di restarvi «fino a nuovo ordine». Di fronte all'ennesima escalation del conflitto, il Consiglio di sicurezza dell'Onu è stato convocato per domenica.
Il conflitto - Per tutta la giornata di ieri Israele aveva continuato ad ammassare le truppe al confine con la Striscia e a richiamare altri riservisti, facendo presagire l'imminenza di un'operazione di terra, evocata a più riprese dallo stesso esercito. La guerra con Hamas - mentre continuano i raid e il lancio di razzi su Tel Aviv e vicino agli aeroporti israeliani - scivola così in uno scontro diretto sul campo dopo essersi aggravata nella serata di ieri di un altro dramma: un'intera famiglia, compresi quattro bambini e la madre incinta, è rimasta uccisa in un pesante bombardamento israeliano nella zona di Sheikh Zayed, nel nord di Gaza, che ha provocato almeno 11 morti e 50 feriti, secondo la ricostruzione dell'agenzia palestinese Wafa. Al quinto giorno di conflitto le chance di un cessate il fuoco imminente appaiono ridotte al lumicino.
La comunità internazionale, malgrado gli appelli alla de-escalation e qualche timido tentativo di mediazione, sembra assistere impotente. E non è servito da deterrente per l'operazione di terra neanche la grave situazione che Israele sta affrontando al suo interno, con le violenze incessanti tra ebrei ed arabi: un secondo fronte imprevisto e foriero di sviluppi devastanti. Finora dalla Striscia sono piovuti su Israele circa 1.600 razzi, anche di nuova concezione, accompagnati dalla novità dei droni esplosivi. Razzi che hanno bersagliato il sud e le zone centrali del Paese. L'aviazione ebraica ha risposto con centinaia di attacchi, soprattutto contro la catena di comando e di intelligence di Hamas e della Jihad e contro i lanciatori di missili anti tank. In particolare è stata centrata una struttura dei servizi di Hamas con «dozzine di terroristi operativi» all'interno. Un edificio, hanno spiegato ancora i militari, che serviva come comando principale per la sua rete di sorveglianza. Il bilancio, secondo il ministero della Sanità di Gaza, è salito ad oltre 100 morti (compresi 27 bambini), con oltre 500 feriti.
Hamas, hanno sottolineato gli esperti, sta mostrando una crescente e innovativa capacità di fuoco, usando tra l'altro - come ha rivelato Abu Obeida, portavoce delle Brigate al-Qassam, ala militare dell'organizzazione - i nuovi razzi denominati 'Ayash250', che avrebbero una gittata di 250 chilometri. Sono questi ad essere stati lanciati verso l'aeroporto internazionale Ramon, a nord di Eilat, e piuttosto distante dalla Striscia. Minaccia che ha portato le maggiori compagnie aeree europee e americane a sospendere i voli per l'aeroporto Ben Gurion almeno fino a sabato. Ma a preoccupare la leadership israeliana sono anche - o forse soprattutto - le violenze che da giorni, a partire dagli scontri di Gerusalemme, stanno infiammando le città miste con una vera e propria caccia all'uomo tra ebrei e arabi e tentati linciaggi da entrambe le parti. Il ministro della Difesa Benny Gantz ha quindi ordinato «un massiccio rinforzo» delle forze di polizia nel tentativo di raffreddare «gli attacchi contro civili ebrei ed arabi». «Siamo in stato di emergenza», ha detto Gantz, che ha disposto il rinforzo di 10 battaglioni della polizia di frontiera. «Nessun soldato - ha tuttavia precisato - sarà coinvolto in queste attività, visto che non fanno parte della missione dell'esercito».
Una politica non condivisa dal premier Benyamin Netanyahu che invece da Lod - cittadina scintilla delle violenze - ha annunciato che per sedare i disordini Israele potrebbe «fare ricorso ad arresti amministrativi (ossia non convalidati da un giudice, ndr) ricorrendo anche ai soldati, come peraltro avviene anche in altri Paesi». Fatto sta che i disordini continuano a dilagare da sud a nord: da Bat Yam a Haifa, da Tiberiade al Negev alla periferia di Tel Aviv, fino ad Acco (S.Giovanni d'Acri), dove nei giorni scorsi è stato appiccato il fuoco ad uno dei più famosi ristoranti della città, 'Uri Buri', di proprietà di un ebreo. Lo stesso è avvenuto per negozi e proprietà arabe. Una spirale difficile da contenere. Sul fronte politico infine sembra allontanarsi un governo di unità anti-Netanyahu. Il leader di Yamina Naftali Bennett stasera ha escluso di poter far parte di un esecutivo con Yair Lapid. Secondo alcuni media anzi Bennett riprenderà i colloqui proprio con il Likud di Netanyahu. La decisione pare legata proprio ai disordini tra arabi ed ebrei: al governo alternativo a Netanyahu si accreditava la possibilità che potesse essere sostenuto dall'esterno dai partiti arabi.
L'ESECRABILE REALISTANiram Ferretti
15 maggio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063"In Israele devo confrontarmi con un nemico che vuole liquidare il mio Stato. Cosa volete che faccia? Che vada incontro alla gente che ha dato il via a quattro guerre, con dei mazzi di fiori?...C'è un odio profondo nei confronti di Israele nelle città arabe".
Si lo disse lui, Meir Kahane, il cui nome è diventato praticamente impronunciabile in Israele, salvo per coloro che sono a tutt'oggi suoi seguaci.
Meir Kahane aveva idee un tantino radicali a proposito degli arabi, ma, ciò nonostante aveva centrato il problema. D'altronde, prima di lui lo aveva centrato Jabotinsky.
Il rifiuto arabo nei confrinti di Israele si tramanda di generazione in generazione, come l'antisemitismo. Certamente ci sono tanti arabi-israeliani che sono integrati e fedeli allo Stato ebraico, ma ciò non cambia il postulato. Che sia una minoranza, ed è da dimostrare, quella che ha in odio Israele, se ci fosse una guerra civile, passerebbe subito dalla parte di Hamas. Esiste ed è ben radicata. Una quinta colonna dentro nello Stato, perlopiù arabi-palestinesi di terza e quarta generazione, i più pericolosi.
O loro o noi, diceva, Meir Kahane, O loro o noi. È una questione basilare, senza tanti giri di parole.