I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » mer giu 02, 2021 4:31 pm

L'odio per gli ebrei e Israele dei cosidetti "palestinesi" è di natura esclusivamente razzista ideologico-teologico-politico-religiosa; si tratta del razzismo del suprematismo nazi maomettano per i non mussulmani, per i diversamente religiosi, areligiosi. atei, aidoli e tutti i diversamente pensanti della terra.
Non si tratta di odio etnico-tribale dovuto a faide storiche a torti veri o presunti ma solo odio criminale di natura ideologico-teologico politico-religiosa.




La soluzione di un unico stato per ebrei e palestinesi non sarà mai possibile.


Il conflitto arabo israeliano
E il tempo si fermò...
Lion Udler
29 maggio 2021

https://www.facebook.com/lionud/posts/3985377501559366

Gli arabi e i loro sostenitori, maggiormente antisemiti e di estrema sinistra, sono fermi nell'anno 1948.
Vivono in un mondo parallelo, in una realtà virtuale, allusiva e surreale, piena di immaginazione e fantasie, il tempo per loro si fermò ma il tempo vero è andato avanti, ovviamente.
Le richieste degli arabi non potranno mai ottenere alcun consenso, sono richieste irreali con lo scopo di non arrivare mai ad un accordo di Pace, sono negazionisti della Pace, e non lo nascondo nemmeno, lo dicono a voce alta da oltre 73 anni.
Pensare che #Israele consentirà l'ingresso di milioni di arabi dalla #Siria, #Libano e altri Paesi è una idiozia eclatante, non succederà mai, gli arabi nati nei Paesi arabi rimarranno lì esattamente dove si trovano, con o senza cittadinanza, con o senza status di profugo, è una questione araba che andrà risolta nel mondo arabo, più aspettano a decidere più aumenta la sofferenza di queste persone, è una pretesa fuori luogo e più passa il tempo più diventa problematica per loro, non certo per Israele.
Pretendere di definire la frontiera sulla base della linea di armistizio del 1949, la cosiddetta "frontiera" del 1967 basata su una falsità storica, è una pretesa allusiva, ignora ogni aggressione araba e un dato di fatto che non cambierà, in #Giudea e #Samaria i cittadini israeliani saranno un milione in giro di due anni, le città e villaggi sono lì per rimanere, chiunque crede che un milione di esseri umani sta per essere cacciato via dalla sua terra, dalla sua casa, ha seriamente un problema nel capire come funziona il mondo moderno, tra l'altro, questi cittadini israeliani vivono in territori che sono già stati accordati come israeliani negli accordi di #Oslo (area C) con la firma del Mega Super terrorista #Arafat , accordi, questi ignorati anche da alcuni governanti Europei.
La pretesa di definire #Gerusalemme la Capitale di due stati è la pietra tombale per un qualsiasi accordo di Pace, Gerusalemme non è, né mai stata la Capitale di alcun Paese arabo e non era nemmeno considerata santa fino a circa cento anni fa, le vere città sante dell'#Islam sono #Mecca e #Medina dove si trovano le moschee definite sante dal profeta #Maometto di persona, la moschea di Gerusalemme non è diversa da qualunque altra moschea nel mondo, non è stata costruita nei tempi del profeta ed è stata dichiarata santa SOLO per motivi politici, per contrastare il ritorno degli ebrei, veri proprietari della terra d'Israele, dichiarazione rimasta senza senso, dal momento che l'obbiettivo, quello di contrastare il ritorno del dominio ebraico, era fallito.
Israele non vive nel 1948 e non intende tornare a vivere nel 1948 come gli arabi e i loro sostenitori, più il tempo passa più gli arabi perdono, ogni giorno che passa nasce un bambino ebreo, naturalmente questo significa che ogni giorno che passa si deve costruire una nuova casa, un nuovo asilo nido, una nuova scuola, un nuovo ospedale, una nuova università, per gli arabi è meglio bloccare la situazione attuale perché ogni giorno è peggio, se invece rimangono con il tempo nel 1948, un giorno si troveranno senza nulla.


ESPONENTE DI FATAH: “LIBEREREMO LA PALESTINA ARABA E ISLAMICA DAL MARE AL FIUME”
1 giugno 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

“Gerusalemme è nostra, Gerusalemme è araba, islamica e cristiana. Gerusalemme non accetterà di essere divisa in due. Ci ribelleremo ogni giorno contro questa occupazione tirannica che è pesantemente armata. Continueremo ad affrontarla a petto nudo fino alla sua liberazione, dal mare (Meidterraneo) al fiume (Giordano)”. A parlare non è un esponente di Hamas ma Musa Al-Rajabi, il vicesegretario del ramo “Shuafat e Beit Hanina” di Fatah, il movimento che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen. L’uomo del dialogo, che vuole lo stato di Palestina democratica ma senza ebrei.


Sono nato per odiare gli ebrei. Faceva parte della mia vita Non l'ho mai messo in discussione. Non sono nato in Iran o Siria. Sono nato in Inghilterra. I miei genitori si sono trasferiti dal Pakistan. La loro era la storia tipica di immigrati: muoversi verso ovest nella speranza di fare una vita migliore per se stessi e i loro figli.
2 giugno 2021

https://www.facebook.com/roberto.gresle ... 5081632164

Eravamo una famiglia musulmana dedita, ma non estremista o radicale in qualsiasi modo. Auguriamo solo il meglio per tutti -- tutti tranne gli ebrei. Gli ebrei, secondo noi, erano alieni che vivevano in terre musulmane rubate, occupanti che si trovavano di fronte a un genocidio contro il popolo palestinese. Il nostro odio era quindi giustificato e giusto. E questo ha reso i miei amici vulnerabili alle argomentazioni degli estremisti radicali. Se gli ebrei fossero così malvagi come avevamo sempre creduto, coloro che li sostengono - cristiani, americani e altri in Occidente - non dovrebbero essere così malvagi?
A partire dagli anni ' 1990, i relatori e gli insegnanti di moschee e scuole hanno iniziato a ripetere all'infinito questo tema: Non eravamo occidentali. Non eravamo britannici. Eravamo musulmani, per primi e solo. La nostra lealtà era alla nostra religione e ai nostri connazionali musulmani. Non dovevamo nulla alle nazioni occidentali che ci hanno accolto. In quanto occidentali erano nostri nemici.
Tutto questo ha avuto l'effetto desiderato. Almeno l'ho fatto su di me È cambiato il modo in cui ho visto il mondo. Ho iniziato a vedere la sofferenza dei musulmani, anche in Gran Bretagna, come colpa dell'imperialismo occidentale. L ' Occidente era in guerra con noi e gli ebrei controllavano l'Occidente. La mia esperienza all'università in Gran Bretagna non ha fatto altro che rafforzare le mie credenze sempre più radicali. Odiare Israele era un distintivo d'onore. Inscenando un rally anti-Israele, pro-palestinese e eri sicuro di attirare una grande folla approvata.
Mentre all'università ho deciso che le proteste e la propaganda contro Israele non bastano. La vera jihad richiedeva violenza. Quindi ho intenzione di unirmi alla vera battaglia. Lascerò l'università per entrare in un campo di addestramento terroristico in Pakistan. Ma fortunatamente per me il destino è intervenuto - in libreria.
Mi sono imbattuto in un libro chiamato The Case for Israel dal professore di diritto di Harvard Alan Dershowitz. Il caso per Israele? Quale caso potrebbe essere? Il titolo stesso mi ha fatto arrabbiare e ho iniziato a leggere le pagine quasi come un atto di sfiducia. Quanto male potrebbe essere informato questo tipo, quanto, per difendere l'indifendibile? Beh, era ebreo. Doveva essere la soluzione.
Comunque leggo. E quello che leggo ha sfidato tutti i miei dogmi su Israele e gli ebrei: ho letto che non è Israele che ha creato la crisi palestinese dei profughi, sono i paesi arabi, le Nazioni Unite e i leader palestinesi corrotti. Ho letto che gli ebrei non sfruttano l'Olocausto per creare lo Stato d'Israele; il movimento per creare uno stato ebreo moderno datato 19° secolo, e infine agli inizi del popolo ebreo quasi 4,000 anni fa . E ho letto che Israele non è coinvolto in un genocidio contro i palestinesi. Al contrario, la popolazione palestinese è raddoppiata in soli vent'anni.
Tutto quello che ha fatto è stato arrabbiarmi. Avevo bisogno di dimostrare che Dershowitz sbaglia, di vedere con i miei occhi quanto Israele fosse davvero razzista e oppressivo. Così ho comprato un biglietto aereo. Viaggerei per Israele, la casa del mio nemico. Ed è allora che tutto è cambiato. Tutto quello che serve.
Quello che ho visto con i miei occhi era ancora più difficile di quello che Dershowitz aveva scritto. Invece dell'apartheid ho visto convivere musulmani, cristiani ed ebrei. Invece dell'odio ho visto l'accettazione, anche la compassione. Ho visto una democrazia rauca, moderna, liberale, piena di difetti, certo, ma fondamentalmente decente. Ho visto un paese che non voleva altro che vivere in pace con i suoi vicini. Ho visto il mio odio sciogliersi davanti ai miei occhi. In quel momento ho saputo cosa fare.
Troppe persone su questo pianeta vengono consumate con lo stesso odio che mi ha consumato. Hanno imparato a disprezzare lo Stato ebraico - molti musulmani per la loro religione; molti altri per i loro insegnanti di scuola media o gruppi di studenti.
Ecco quindi la mia sfida a tutti coloro che pensano così: fate quello che ho fatto - cercate la verità da soli. Se la verità può cambiarmi, può cambiare chiunque.
Sono Kasim Hafeez per l'Università di Prager.



Forza ebrei, forza Israele, siete il bene nell'infernale mediorente, regno del male assoluto nazi maomettano!


EBREI SU LA TESTA! BASTA CHIEDERE SCUSA!
Deborah Fait
31 Maggio 2021

https://www.informazionecorretta.com/ma ... 0&id=81891

Dei miei anni in #Italia, anni bellissimi nel mio paese di nascita, questi sono tra i ricordi peggiori che ho:
"perché porti la "croce" di Davide? ..sei #ebrea? Però, non sembra - forse cercavano qualche segno particolare, tipo la coda o le orecchie a punta"
Poi la frase che non mancava mai era "ma non ti vergogni per quello che fate ai #palestinesi ..perché gli rubate la terra?"e così via, all'infinito.
In alcuni periodi accadeva quasi giornalmente e ovunque, per la strada, al bar, a casa di amici. Gente che non mi conosceva e si sentiva in diritto di attaccarmi a parole solo perché portavo al collo il #MaghenDavid. Essendo io una che non si lascia dire niente senza reagire e non avendo mai paura dei vigliacchi, spesso gli amici dovevano trascinarmi via da una possibile rissa. Vabbè ero molto più giovane e, provenendo politicamente dai Radicali, non mi comportavo proprio da "signora". Chi offendeva #Israele veniva offeso da me mille volte tanto. La mia teoria era: con chi si può parlare si parla e si spiega fino a restare senza fiato ma con chi è refrattario al dialogo e alla comprensione, si rende pan per focaccia. Chi mi attaccava non poteva sopportare la mia non paura, la mia lingua sempre pronta a rispondere per farli sentire, davanti a tutti, dei poveracci ignoranti e, peggio, degli sporchi antisemiti, esattamente quello che erano.
Quando in Israele c'è la guerra, quando Israele viene attaccata da missili sulla popolazione civile, da aerostati incendiari che danno fuoco a ettari di campi coltivati o di foreste con gravi perdite di fauna selvatica e preziosa, il silenzio nel mondo è assordante. Nel momento in cui Israele reagisce ecco che parte la solita campagna di odio, #ebrei vengono bastonati, sinagoghe distrutte, ristoranti rasi al suolo, giovani o anziani finiti in ospedale per i pugni e i calci di tanti energumeni. Branchi di #arabi e non arabi si scatenano e vanno a cercare l'ebreo, sono molto coraggiosi quei pendagli da forca, vanno in 10 contro uno. E' successo anche in Israele, appena scoppiata la guerra, attraverso il web hanno cercato di infiammare le piazze, alcuni #arabiisraeliani hanno tentato di rivoltarsi e giù botte agli ebrei per la strada, e fuoco nelle sinagoghe, persino negli ospedali ma avevano fatto male i conti, sono arrivate le nostre "teste calde" e li hanno rimenati. Adesso la calma è totale. Va bene, dicono che sia brutto rispondere alla violenza con la violenza ma intanto hanno visto che reagivamo e si sono calmati di colpo. Gli arabi israeliani sanno ragionare e sanno perfettamente di vivere in una #democrazia. IN qualsiasi altro paese del MO sarebbero stati massacrati dalla polizia, in Israele oggi lavorano e studiano, hanno riaperto i loro negozi come se niente fosse accaduto. Amici come prima. Quello che intendo dire è che la dobbiamo smettere di chiedere scusa se esistiamo, se Israele esiste, se Israele si difende, dobbiamo smettere di pensare che siamo "gli intoccabili, i paria della storia". Dobbiamo renderci conto che mai nessuno ha fatto manifestazioni contro i cinesi per il massacro delle minoranze islamiche, nessuno al mondo fermerebbe un cinese per la strada per chiedergli "ma non ti vergogni per quello che fate agli uiguri?" Nessun siriano potrebbe essere pestato per quello che #Assad ha fatto in #Siria, milioni di morti, centinaia di migliaia di bambini, anche palestinesi, ma se muoiono ammazzati da altri arabi, i palestinesi valgono meno di zero.
Dobbiamo smettere di vivere nella paura che uscendo di casa qualcuno potrebbe prenderci a pugni solo perché sa che siamo ebrei, dobbiamo smettere di accettare di vedere la paura negli occhi dei nostri bambini e capire che nessuno in #Europa ha detto una sola parola contro il genocidio fatto dagli arabi dell'#Isis dei #Yazidi o dei #Kurdi. Nei giorni successivi alla guerra contro #Hamas, ho visto con gioia cortei di ebrei e bandiere di Israele sventolare al vento ma vorrei vederne di più, molte di più, vorrei vedere gli ebrei scendere per strada ogni volta che Israele viene aggredito da guerre e terrorismo, ogni volta che qualche #ebreo viene ammazzato solo per la colpa di esserlo, anche se accade in #Francia si può e si deve farlo anche in Italia, ognuno prenda la propria bandiera e vada fuori a gridare che è finita l'era in cui gli ebrei potevano venire ammazzati impunemente! Grazie a Israele gli ebrei sanno che la paura dei secoli passati è finita, devono alzare la testa, guardare negli occhi i tanti vigliacchi, anche quelli che dall'Italia, non hanno avuto nemmeno il coraggio di telefonare per chiedere "come stai? Sei viva? Hai paura?". Guardarli negli occhi e dire "Sono ebreo, ne sono orgoglioso, Viva Israele!" Dobbiamo ricordare che difendendo Israele difendiamo noi stessi, e, cosa altrettanto importante, non passeremo per i soliti "ebrei di corte", quelli che per apparire buoni danno addosso a Israele, non sono quelli gli "ebrei buoni" , in realtà sono dei gran codardi. Ricordiamoci che stare zitti e buoni, lasciare Israele sbrigarsela da solo senza la minima solidarietà da parte nostra, se non in silenzio tra le mura di casa, nasconderci e stare calmi perché la nostra educazione ci impedisce di urlare lo sdegno, tutto questo non ci ha mai aiutati, anzi, ha fatto sì che potessero farci solo del male. La storia insegna: lo stare zitti ha fatto di noi le vittime sacrificali per cui nessuno muoveva un dito.
Adesso tocca a noi! E dobbiamo dire a gran voce #BASTA!
L'orgoglio ebraico è la nostra unica arma contro la viltà di questo povero debole ingiusto mondo. Amici ebrei, il silenzio non serve a niente, aspettare che la belva antisemita si tranquillizzi ancora meno, dobbiamo reagire sempre, dobbiamo mettere la #kippà in testa, la stella al collo e li occhi dritti verso il nemico finchè lui abbasserà i suoi. Allora avremo vinto.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"
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Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » dom giu 06, 2021 12:50 am

L’impasse voluta
Niram Ferretti
5 Giugno 2021

http://www.linformale.eu/limpasse-voluta/

Giungono perentorie nei confronti di Israele le richieste da parte di Hamas. Se entro la fine della prossima settimana non arriveranno i soldi quatarioti, 30 milioni di dollari mensili, riprenderanno le offensive.

Per riavere i resti dei due soldati israeliani morti nell’operazione Margine di Protezione del 2014 e rilasciare altri due cittadini israeliani che si troverebbero ancora nella Striscia, Hamas, per bocca di uno dei suoi capi, Yawa Sinwar, rilasciato da Israele dopo 22 anni di detenzine nel 2011 insieme ad altre centinaia di terroristi, per riavere il sergente Gilad Shalit, ha chiesto il rilascio di 1111 terroristi. Nel 2011 i terroristi rilasciati furono 1027. Ora, naturalmente, la richiesta è maggiorata.

Se la sentenza della Corte Suprema israeliana chiamata a pronunciarsi in merito all’appello rivoltole dalle famiglie palestinesi che dovrebbero lasciare le abituazioni in cui risiedono a Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, dovesse dare ragione, come hanno fatto i precedenti tribunali, ai legittimi proprietari ebrei che chiedono lo sfratto, Hamas non mancherà di farsi vivo. Alla Corte è stato chiesto di non pronunciarsi durante l’ultimo conflitto, segno già evidente di come la legge debba fare un passo indietro rispetto ad esigenze più impellenti. Quanto indietro lo si vedrà in seguito.

La situazione attuale manifesta con chiarezza un fatto: Israele è sotto ricatto da parte di una organizzazione terroristica della quale, ha, purtroppo contribuito al consolidamento, quando negli anni Novanta preferì che a Gaza fosse Hamas a prendere il sopravvento sopra l’OLP, allora ritenuta più pericolosa.

Oggi, dopo sedici anni dalla decisione di Ariel Sharon di lasciare Gaza, auspicando irrealisticamente che potesse prosperare autonomamente, Hamas si è profondamente radicato e ha esponenzialmente incrementato il suo arsenale, come si è visto dal conflitto appena concluso, durante il quale più di 4000 razzi sono stati lanciati su Israele, provocando più danni e vittime all’interno dello Stato di quelli provocati dal conflitto su larga scala del 2014.

Iron Dome ha intercettato una percentuale consistente di razzi, come riporta sul Middle East Forum, Seth J. Frantzman. Il governo ha dichiarato che su 2300 razzi lanciati da Hamas, Iron Dome ne ha intercettati circa 1000, tuttavia, come sottolinea l’autore dell’articolo:

“Le batterie Iron Dome non sono senza fine e nemmeno i loro intercettatori. Il concetto di Iron Dome era quello di proteggere i civili e dare ai politici israeliani la possibilità di decidere cosa fare senza essere costretti a un’invasione di terra. Se 1.000 razzi cadessero su città israeliane prive di un sistema di difesa, i carri armati israeliani dovrebbero entrare a Gaza per fermare il lancio di razzi, come hanno fatto nel 2009”.

Ed è questo esito che si vuole, evidentemente, evitare a tutti i costi. Sì, ma a quale prezzo?

Il vantaggio di Hamas

Hamas lucra sulla morte dei civili, è cosa nota. Così è stato nel 2009, così è stato nel 2014, nelle due operazioni più massicce intraprese da Israele a Gaza. Ogni morto civile, soprattutto se si tratta di donne e di bambini, è un punto a favore dell’organizzazione terrorista, perchè immediatamente nei confronti di Israele parte la canea guidata dell’esecrazione.

Nel 2014, dopo la conclusione dell’operazione Margine di Protezione, Khaled Mishal, il leader di Hamas rifugiato in Qatar poteva affermare soddisfatto, “Abbiamo vinto la battaglia ‘morale’. Ci siamo focalizzati nel colpire le truppe che ci hanno attaccato mentre loro hanno ammazzato donne e bambini. Questa è la vera immagine della battaglia”.

“Immagine” è parola precisa e riassume tutto; è ciò che appare e viene proiettato ciò che conta per l’opinione pubblica. La disfatta morale di Israele è che quando bombarda Gaza ci sono sempre vittime civili, e non importa che esse siano la conseguenza di una ben precisa scelta di Hamas di posizionare i lanciarazzi nei pressi di ospedali, moschee, o dove l’addensamento abitativo è maggiore, tutto questo, infatti spiega, ma non gunge alla pancia e a i nervi: è l’impatto emotivo che la morte dei civili suscita ciò che conta.

Hamas detiene dunque questo vantaggio che si assomma a quello di potere tenere a piacimento lo Stato militarmente più potente del Medio Oriente sotto pressione a piacimento.

La strategia israeliana finora messa in atto, continuare a permettere a Gaza di ricevere denaro e rifornimenti, è evidente che non conduca a nessun esito felice. Rimpinzare di dollari una banda di estremisti può solo continuare a mantenerli dove sono, ed è infatti, esattamente questo ciò che Israele ha fatto, ritendendolo un male minore rispetto a una invasione, alla decisione di disarticolare definitivamente Hamas e di essere costretto a Gaza a prendere nuovamente in mano le redini della situazione. Hamas lo sa benissimo mentre prospera e cresce alle spese di Israele e continuerà a farlo anche in futuro, rafforzandosi militarmente.

Israele ha rinuciato alla vittoria preferendo ad essa mantenere in vita un mostro, ma questa strada è senza uscita e sta già mostrando con chiarezza di non potere essere a lungo sostenibile.

Hamas va eliminato, con il concorso di chi, tra gli Stati sunniti lo considera un pericolo anche per la propria sicurezza interna, in testa Egitto e Arabia Saudita. In questo modo Israele può condividere la responsabilità della sua eliminazione e di una eventuale gestione coordinata di una Gaza liberata. Ma non è questo l’esito che si sta preparando, si parla invece di copiosi fondi per la ricostruzione, continuando imperterriti nel perpetuare gli errori del passato.
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Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » dom giu 06, 2021 6:01 am

Gaza: espulsi e minacciati leader ONU. Avevano detto che gli attacchi israeliani erano precisi
5 giugno 2021

https://www.rightsreporter.org/gaza-esp ... o-precisi/

Ieri il capo dell’agenzia ONU dedicata ai palestinesi, la UNRWA che a nostro avviso andrebbe chiusa (qui e qui le motivazioni) ha lanciato un serio allarme per la sicurezza dei propri dipendenti a Gaza,

Phillipe Lazzarini ha rilasciato un durissima dichiarazione (ora sparita dal sito della UNRWA) nella quale chiedeva massima sicurezza per il proprio personale a Gaza dopo che nei giorni scorsi alcuni dirigenti erano stati fatti oggetto di durissimi attacchi fisici e insulti.

Nel mirino di Hamas c’erano finiti il direttore e il vicedirettore senior delle operazioni della UNRWA a Gaza, Matthias Schmale e David de Bold, i quali non avrebbero fatto le dichiarazioni che voleva Hamas.

In particolare Matthias Schmale lo scorso 22 maggio in una intervista ad un canale televisivo israeliano non avrebbe contestato l’affermazione secondo la quale «gli attacchi israeliani erano stati precisi».

In sostanza, Hamas voleva che il dirigente ONU dichiarasse il falso e che affermasse che gli attacchi israeliani erano stati indiscriminati.

E lo ha fatto, dopo che gli hanno assaltato gli uffici a Gaza si è scusato e ha dichiarato che gli attacchi israeliani erano stati «feroci e indiscriminati» e che avevano provocato «l’inaccettabile e insopportabile morte di civili».

Ma questo non è bastato ad Hamas che ha dichiarato i due alti funzionari dell’ONU “persone indesiderate a Gaza” e ne ha decretato l’immediata espulsione.

Il capo della UNRWA ha protestato con forza contro il provvedimento deciso da Hamas sostenendo che l’agenzia dell’ONU per i palestinesi ha sempre «condannato duramente gli attacchi israeliani».

I due funzionari dell’ONU finiti nel mirino dei terroristi islamici per non aver confermato le menzogne di Hamas (o per averlo fatto troppo tardi) si trovano attualmente presso la sede della UNRWA a Gerusalemme Est.

Chissà come mai nessuno ha parlato di questo gravissimo fatto ai danni dei due dirigenti della UNRWA che quando contestano Israele sono sempre “alti funzionari dell’ONU”, ma quando vengono attaccati da Hamas cadono improvvisamente nell’oblio.
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Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » lun giu 07, 2021 6:38 am

Fine della tregua? Hamas cerca l'escalation e minaccia nuovamente di distruggere Tel Aviv
Anna Mahjar-Barducci
7 giugno 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -tel-aviv/

Da Gerusalemme – Israele dispiega nuovamente il proprio sistema di difesa missilistico Iron Dome, dopo le nuove minacce di Hamas. Negli ultimi giorni, il movimento terroristico ha detto che ritornerà a lanciare missili alla fine di questa settimana, se Israele non lascerà entrare a Gaza i finanziamenti del Qatar, suo maggior finanziatore. Israele ha risposto che permetterà l’ingresso dei finanziamenti soltanto se Hamas rilascerà i quattro cittadini israeliani che sono ostaggi a Gaza da sette anni. Due degli ostaggi sono il sergente Oren Shaul e il sottotenente Hadar Goldin, morti nella guerra del 2014. Gli altri due sono Avraham Mengistu, israeliano di origine etiope di Ashkelon, e Hisham al-Sayed, arabo-israeliano di un villaggio beduino nel Negev. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, ha però detto che gli ostaggi saranno rilasciati soltanto se Israele libererà dalle proprie carceri 1.111 prigionieri palestinesi. I media di Gaza vicino a Hamas, come Gaza Alan, hanno poi aggiunto che Israele dovrebbe rilasciare 1.111 prigionieri per ogni ostaggio, pertanto sarebbero 4.444 prigionieri. Uno scambio che Israele non è disposto ad accettare in nessuno dei due casi.

Giovedì scorso, inoltre, un gruppo di coloni ha proposto di riorganizzare la “marcia delle bandiere”, una commemorazione annuale per celebrare l’unità di Gerusalemme, ottenuta con la guerra dei Sei giorni del 1967. La marcia era già stata svolta lo scorso 10 maggio (il giorno in cui Hamas ha lanciato i missili su Gerusalemme), ma – in quell’occasione – la polizia aveva cambiato il percorso, impedendo ai manifestanti di entrare dalla porta di Damasco (che conduce al quartiere musulmano in Città Vecchia) e di sfilare sul Monte del Tempio/Spianata delle Moschee, proprio per evitare attriti con la popolazione araba. Ora i coloni ci riprovano e dicono di voler sfilare “a testa alta” per dimostrare di non essere intimiditi dalle minacce di Hamas.

Il ministro della difesa israeliano Benny Gantz ha però affermato che la marcia deve essere cancellata, perché rischia di trasformarsi in una provocazione inutile e pericolosa. Per adesso – se ci sarà la manifestazione – sembra che i settlers non attraverseranno comunque il quartiere musulmano e saranno lasciati sfilare solo fino al Muro del Pianto, passando dal quartiere armeno. Hamas ha detto che se i manifestanti metteranno piede sul Monte del Tempio, dove è situata la Moschea di Al-Aqsa, “raderà al suolo” Israele.

I coloni, che rappresentano la base elettorale di Naftali Bennet (leader del partito Yamina, “A Destra”), sono adesso amareggiati dalla presa di posizione di Gantz, che oltre a essere ministro della difesa è anche il leader del partito centrista Kahol Lavan, che fa parte della coalizione che dovrà ottenere la fiducia dalla Knesset la prossima settimana. A questo punto, se la manifestazione non avrà luogo, alcuni deputati di Yamina, facendosi carico delle frustrazioni dei coloni, potrebbero votare contro la fiducia al nuovo governo capeggiato proprio da Bennett, e Bibi Netanyahu continuerebbe il suo mandato, almeno fino alle prossime elezioni. Allo stesso tempo però, se ci fosse la manifestazione (la polizia israeliana ha detto domenica sera che, in linea di principio, approva la la manifestazione prevista per giovedì), e Hamas cominciasse a lanciare nuovamente missili verso Israele, il voto di fiducia verrebbe rimandato sine die.

Nel frattempo, Hamas cerca altri motivi per ricominciare l’escalation, rilanciando lo slogan “Save Sheikh Jarrah”, il quartiere di Gerusalemme Est che è diventato uno dei simboli-pretesto della battaglia di Hamas, dopo che era stato richiesto lo sfratto ad alcune famiglie palestinesi, fra cui quella Al-Kurd, i cui figli Muna e Mohammed, volti della protesta, sono stati arrestati domenica per aver partecipato a “disordini” e poi rilasciati nel pomeriggio.

Intanto, il 5 giugno, in un discorso tenutosi davanti ai docenti dell’Università di Gaza, Sinwar ha detto che la guerra degli undici giorni (chiamata la battaglia della spada di Al-Quds) è stata solo un assaggio delle potenzialità di Hamas, assicurando che il prossimo confronto con Israele cambierà la forma del Medio Oriente. Sinwar ha poi ricordato che il movimento è uscito vittorioso dalla guerra, utilizzando solo il 50 per cento delle proprie capacità, mentre Israele – a detta del leader di Gaza – non è riuscito a distruggere nemmeno il 5 per cento delle loro capacità. Sinwar, con l’atteggiamento sicuro di chi sa di poter vincere nuovamente, ha poi ribadito che Hamas può distruggere Tel Aviv, lanciando 130 missili al minuto. Una escalation sembra pertanto inevitabile e domenica sera Israele ha alzato lo stato di allerta nel Sud del Paese e nella West Bank.
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Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » mer giu 16, 2021 6:26 am

GAZA: PALAZZO STAMPA INTERNAZIONALE USATO DA HAMAS CONTRO IRON DOME
9 giugno 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Il palazzo di Gaza che ospitava, fra l’altro, gli uffici della Associated Press AP veniva utilizzato da Hamas per cercare di ostruire elettronicamente il sistema di difesa missilistico israeliano #IronDome (“Cupola di ferro”) che ha salvato la vita a centinaia di migliaia di israeliani bersagliati da più di 4.000 razzi terroristici lanciati da Gaza.
Lo ha spiegato l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, גלעד ארדן | Gilad Erdan, ai massimi dirigenti dell’agenzia di stampa incontrati lunedì a New York. “Ecco perché divenne un obiettivo prioritario delle Forze di Difesa israeliane durante i combattimenti del mese scorso”, ha detto Erdan al CEO di AP Gary Pruitt e al vicepresidente per le notizie estere, Ian Phillips.
“Israele non dubita che i dipendenti AP fossero all’oscuro che un’unità segreta di Hamas stava usando l’edificio in questo modo – ha twittato Erdan – e abbiamo fatto di tutto per assicurarci che nessun civile fosse colpito durante l’operazione. Al contrario, Hamas è un’organizzazione terroristica che piazza intenzionalmente le sue armi in aree civili, compresi gli edifici utilizzati dai mass-media internazionali. Israele sostiene l’importanza della libertà di stampa, si sforza di garantire ovunque la sicurezza dei giornalisti ed è disposto ad assistere l’AP nella ricostruzione dei suoi uffici a Gaza”.
Poco dopo, anche Forze di Difesa israeliane hanno affermato che nell’edificio al-Jalaa (abbattuto il 15 maggio senza causare vittime) Hamas stava sviluppando un sistema volto a bloccare “Cupola di ferro” mediante azioni di SIGINT (signals intelligence), ELINT (electronic signals intelligence) e EW (electronic warfare). La demolizione dell’edificio si rese necessaria per assicurarsi la distruzione completa di tutte le attrezzature speciali dell’unità di Hamas.



Hamas ha lanciato 4.000 razzi contro i nostri cittadini, i nostri civili.
9 giugno 2021

https://www.facebook.com/lionud/posts/4017528068344309

Ogni razzo aveva lo scopo di uccidere ebrei e cittadini israeliani in generale. Il fatto che, grazie alla nostra tecnologia, siamo riusciti ad intercettare alcuni di quei razzi non cambia le cose". Lo ha sottolineato l'ambasciatore di Israele a Roma, Dror Eydar, durante un'audizione oggi al Senato in cui - come da lui stesso rimarcato - ha voluto spiegare i motivi della recente campagna a Gaza
"Hamas intendeva uccidere gli ebrei ovunque si trovassero, indiscriminatamente, e va giudicato per questa sua intenzione - ha continuato il diplomatico israeliano -. Per noi, ogni razzo è un razzo di troppo. Israele, come ogni Stato che cerca la vita, ha l'obbligo di proteggere i suoi cittadini, proprio come ogni genitore ha l'obbligo supremo di proteggere i propri figli da pericoli per la loro vita".
"Il crimine di guerra di Hamas - ha detto ancora Eydar - è duplice: primo, sparare indiscriminatamente alla popolazione civile israeliana. In secondo luogo, lo fa agendo in mezzo alla sua popolazione civile, e usa la gente di Gaza come scudo umano.
Le scorte dei razzi sono nascoste sotto asili e ospedali. I quartier generali di Hamas si trovavano all'interno di normali edifici residenziali, incluso un edificio che conteneva le sedi di media da tutto il mondo".
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Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » mer giu 16, 2021 6:26 am

A proposito di un intervento di Piero Fassino
15 giugno 2021

http://www.linformale.eu/a-proposito-di ... o-fassino/


Da Emanuel Segre Amar, Presidente del Gruppo Sionistico Piemontese, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Gent. Direttore,

Piero Fassino ha, evidentemente, piena facoltà di esprimere le proprie opinioni come qualsiasi altro cittadino italiano, anche se, come Presidente della Commissione Esteri della Camera, incarico ufficiale che pertanto coinvolge le istituzioni della Repubblica Italiana, dovrebbe usare più consone cautele. Dovrebbe…

Nessuno può obiettargli alcunché se egli si sente politicamente distante dal ex premier israeliano Benjamin Netanyahu, ma non può non considerare che Netanyahu è stato premier per 12 anni consecutivi e per volontà espressa democraticamente. Gli può dispiacere, ma se in un recente articolo egli equipara Hamas a Netanyahu specificando che entrambi hanno “puntato sull’estremismo radicale dell’altro per giustificare le proprie azioni e la propria permanenza al potere”, qualcosa veramente non funziona. Perché, mettere sullo stesso piano un gruppo terrorista che in 11 giorni lancia più di 4000 razzi su Israele, e un uomo politico che non ha potuto fare altro in virtù del ruolo che ricopre se non rispondere all’aggressione subita, evidenzia, se ce ne fosse ancora bisogno, la profonda malafede di chi propone associazioni simili.

Dove sarebbe mai “l’estremismo radicale” di chi, per ben 12 anni ha permesso a Hamas di continuare a prosperare a Gaza consentendo il regolare ingresso mensile di fondi provenienti dal Qatar? Semmai, se proprio di Netanyahu si vuole dire qualcosa di negativo relativamente a questa specifica gestione, si dovrà affermare che la sua filosofia è stata quella andreottiana del tirare a campare. Fassino, però, ha di Netanyahu una immagine diversa, caricaturale, poiché la politica del leader del Likud secondo lui, avrebbe “incattivito” la società israeliana con la sua “protervia, spregiudicatezza e intolleranza”. I casi non sono specificati, bastano le parole, anche se, andrebbe detto, la protervia e la spregiudicatezza, in politica non sono da disdegnare. Servono, eccome se servono, quanto all’intollerenza, diremmo, senza particolare simpatia per Netanyahu, che ne ha avuta troppo poca confronti di chi, come Hamas, se ne avesse il potere, annienterebbe Israele.

Ben diverso è il modo di Fassino quando si rivolge al “presidente” abusivo dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen (che ama civettuosamente definire “il mio amico”), infatti, nel suo articolo ci dice che le scelte del nuovo governo “potranno restituire spazio ad Abu Mazen e all’Autorità nazionale palestinese”, in altre parole alla cleptocrazia che governa una parte della Cisgiordania da quasi trent’anni. Per Fassino: basta “rimettere in moto un percorso di dialogo con i palestinesi (chi lo ha interrotto questo dialogo?) mettendo fine agli insediamenti di colonie in Cisgiordania (nonostante essi siano ammessi dagli Accordi di Oslo e nonostante la propaganda, non violino in alcun modo il diritto internazionale), e l’espulsione di palestinesi da Gerusalemme Est (sul fatto che, nel caso di Sheik Jarrah, ci sia un annoso contenzioso fa privati, e i tribunali si siano espressi con sentenze sfavorevoli ad inquilini morosi ed abusivi a Fassino non interessa), al progetto di annessione della Valle del Giordano con cui Netanyahu ha sabotato il processo di pace” (e qui, purtroppo, dimostra di fare anche confusione con i tempi ben distinti del progetto di annessione e del blocco del processo di pace).

La malcelata avversione nei confronti di Netanyahu si dimostra ulteriormente quando Fassino scrive a proposito degli Accordi di Abramo, come se fossero piovuti dal cielo e non voluti da Netanyahu, considerandoli alla pari del “principio cardine degli accordi Rabin-Arafat”, nonostante il fatto che, il successore di Arafat, abbia rigettato gli Accordi di Abramo, e gli accordi Rabin-Arafat, ovvero Oslo, abbiano provocato in Israele una lunga scia di sangue.

Come non sentirsi poi elogiativi nei confronti di Joe Biden che “ha ripreso i rapporti con Abu Mazen” e promesso “finanziamenti per la ricostruzione di Gaza”? Il Presidente della Commissione Esteri dovrebbe sapere che perfino il Segretario di Stato, Anthony Blinken si è posto il problema (forse senza soluzione, almeno per gli USA) di come aiutare la ricostruzione di Gaza senza che i soldi dei contribuenti americani finiscano in gran parte nelle mani di Hamas.

Ma il meglio è a seguire, quando Fassino scrive che Biden ha “scelto di rientrare nell’accordo sul nucleare iraniano, anche con l’obiettivo di indurre Teheran a rimuovere la sua aggressività verso Israele”. Ancora una volta c’è da chiedersi se egli sia al corrente che per il Segretario di Stato, Teheran è orami a poche settimane dalla bomba nucleare, e se sa che gli “altri attori, le Nazioni Unite, la UE” non si sono mai mostrati disponibili a interessarsi alla questione specifica Teheran-Israele.

Le parole conclusive dell’articolo, rivendicano per l’autore, un ruolo tra coloro i quali “credono nella pacifica convivenza tra i due popoli”. Sarebbe bello sì, malgrado il fatto che tra arabi ed ebrei la convivenza, nei secoli, sia sempre stata segnata da una profonda sperequazione sociale, e che in Palestina, sia stato, fin dal principio, il rigetto musulmano nei confronti di uno Stato ebraico il motivo per il quale Israele abbia dovuto armarsi fino ai denti per potere sopravvivere.
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Re: I terroristi nazi maomettani di Gaza bombardano Israele

Messaggioda Berto » mer giu 16, 2021 7:50 pm

Gli israeliani vogliono la vittoria, preferibilmente senza pagarne il prezzo
Daniel Pipes
16 giugno 2021

Traduzione di Angelita La Spada

http://www.linformale.eu/gli-israeliani ... il-prezzo/

Un sondaggio di opinione condotto in Israele evidenzia che gli israeliani sono indecisi tra il desiderio di ottenere la vittoria su Hamas e una certa riluttanza a pagare il costo di questa vittoria. Ciò evidenzia che la leadership intellettuale e politica deve sensibilizzare l’opinione pubblica su tale questione complessa.

(Midgam Research & Consulting ha condotto il sondaggio per conto del Middle East Forum a seguito del recente conflitto con Hamas. Dal 27 al 31 maggio, sono state poste 22 domande in ebraico o in russo a 503 intervistati ebrei israeliani. Il sondaggio ha un margine di errore del 4,4 per cento.)

Ripensando agli undici giorni di combattimenti del maggio 2021, gli ebrei israeliani si sentono delusi. Nonostante le persistenti affermazioni di successo da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), solo un terzo degli intervistati crede che la loro parte abbia vinto i combattimenti e solo un quarto pensa che l’IDF abbia piegato la volontà di Hamas di continuare a combattere. In altre parole, la grande maggioranza si aspetta ulteriori serie di attacchi ingiustificati lanciati da Hamas contro la popolazione civile del Paese.

Guardando al futuro, l’82 per cento degli intervistati concorda sul fatto che “Non si può rabbonire Hamas; solo sconfiggendolo inequivocabilmente possiamo porre fine a questo conflitto”; e la stessa percentuale è d’accordo più in generale sull’importanza del fatto che “Israele sconfigga i suoi nemici”, non solo i palestinesi. Allo stesso modo, il 70 per cento ritiene che “Non ci possono essere accordi con organizzazioni terroristiche, solo sconfitta. Israele deve usare tutti i suoi mezzi militari, diplomatici ed economici per distruggere la volontà di Hamas di continuare a combattere”. La percentuale degli intervistati che si dichiarano favorevoli a riguardo aumenta, come dimostra il fatto che solo il 54 per cento concordava con questa affermazione nel gennaio 2020; e un aumento del 16 per cento in diciotto mesi è davvero notevole. In quest’ottica, uno straordinario 90 per cento degli ebrei israeliani condivide la tattica delle uccisioni mirate dei leader di Hamas, a Gaza e in altre parti del mondo.

Insieme, queste risposte evidenziano decisamente il sostegno molto forte, in teoria, a favore di una vittoria di Israele e di una sconfitta palestinese. Confermano che l’Israel Victory Project ha un grande potenziale per convincere gli israeliani e i loro leader del fatto che le guerre finiscono quando una parte si arrende, che la vittoria è il necessario precursore della pace e che i palestinesi si cureranno soltanto del proprio orticello, lasciando in pace quello di Israele quando avranno definitivamente accettato lo Stato ebraico. Qualsiasi altra cosa diversa da queste misure non durerà.

Ma poi arriva il colpo di scena: quelle percentuali elevate dell’82 e del 70 per cento scendono al 48 per cento quando agli intervistati viene ricordato che distruggere la volontà di Hamas porterà a “una maggiore intensità di attacchi sul fronte interno e a una possibile significativa perdita di vite israeliane”. Poi, però, si registra un ulteriore calo al 37 per cento quando si chiede a Israele di conquistare la Striscia di Gaza “per sradicare Hamas una volta per tutte”. Alla domanda sull’obiettivo principale di un futuro round di combattimenti con Hamas, solo il 21 per cento vuole piegare la volontà di Hamas di continuare a combattere, con altri intervistati focalizzati su obiettivi minori come la restituzione dei prigionieri, il disarmo di Hamas o la deterrenza contro il movimento palestinese.

Una simile riluttanza si applica ai combattimenti di maggio. Sì, due terzi del campione di intervistati ritengono che l’operazione sarebbe dovuta continuare più a lungo, “fino a quando la capacità e la volontà di Hamas di attaccare Israele non fossero state distrutte, e gli ostaggi e i corpi a Gaza fossero stati restituiti”. Ma una maggioranza più ampia di tre quarti boccia la decisione del governo di aver autorizzato “un’operazione di terra nella Striscia di Gaza”.

L’ultima invasione terrestre israeliana su vasta scala di Gaza ebbe luogo il 6 giugno 1967. Questa apparente contraddizione implica che se circa l’80 per cento degli ebrei israeliani vuole sconfiggere Hamas e altri nemici, solo la metà circa è disposta a pagare il prezzo concomitante in termini di razzi, perdite di truppe di terra, censura internazionale e altri problemi.

Più specificamente, un quinto degli ebrei israeliani è contrario all’idea della vittoria; due quinti la vogliono, ma non sono disposti a pagarne il prezzo; un quinto la desidera, è disposto a pagarne il prezzo, ma non comprende appieno cosa significhi; e solo un quinto la vuole, è disposto a pagarne il prezzo, e comprende l’obiettivo di spezzare la volontà del nemico.

Nell’ottica dell’Israel Victory Project, ciò denota un’audience ricettiva che richiede un’istruzione ferrea sulla natura della guerra e su ciò che pone fine ai conflitti. I tre quinti centrali sono il pubblico di riferimento chiave la cui opinione può potenzialmente essere cambiata, spiegando che, nonostante tutta la sofferenza associata alla sconfitta decisiva dei palestinesi, questo alla fine si rivelerà un prezzo minore rispetto all’interminabile conflitto. Intellettuali e politici avranno il loro bel da fare.
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