Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:15 pm

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– Lo sapevate che le targhe palestinesi sono di colore diverso per distinguere gli ebrei dai non-ebrei?

Se è vero, come è improbabile, sarà una decisione dell’Autorità Palestinese motivata dall’antisemitismo, non di Israele. In Israele sicuramente non è così.




Questi fanno confusione tra lo stato di Israele e lo stato "palestinese" che sono due entità politico territoriali diverse con le relative targhe automobilistiche, i confini, i passaporti e permessi.
Agli Israeliani non è concesso di entrare nei territori palestinesi come Gaza, se qualche ebreo di Israele lo facesse rischierebbe la vita.



Targhe automobilistiche palestinesi
Gerusalemme Egitto 2008
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

http://www.wikiwand.com/it/Targhe_autom ... alestinesi

Le targhe automobilistiche palestinesi sono di colore verde o giallo e riportano il numero di serie e la lettera "P" (per quelle di vecchio tipo) che indica l'iniziale di Palestina (Palestine), nonostante la sigla internazionale identificativa dei "territori palestinesi sia "IL", come per il resto dello Stato di Israele.

Nelle targhe palestinesi non vi è alcuna sigla distintiva tra città e città, né fra Gaza e Cisgiordania.

Cronistoria

Le targhe palestinesi sono state introdotte nel 1994 dall'Autorità Nazionale Palestinese (appena creata a seguito degli accordi di Oslo). Prima dell'introduzione delle targhe verdi, le auto palestinesi utilizzavano targhe emesse dalle autorità israeliane e si distinguevano da quelle dei cittadini israeliani per colore e provincia di appartenenza.


Circolazione internazionale

La prima vera circolazione transfrontaliera delle auto con targhe verdi palestinesi risale al 2008 in occasione dell'abbattimento del muro delimitante la frontiera tra Gaza e l'Egitto. In precedenza, le auto con targhe verdi palestinesi hanno circolato tra Gaza e la Cisgiordania attraversando il territorio israeliano; non è mai stato permesso a tali auto circolare nella zona di Gerusalemme Est.
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:15 pm

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– Lo sapevate che Israele assegna l’85% dell’ acqua agli ebrei ed il 15% restante è diviso fra tutti i Palestinesi nei territori? Per esempio ad Hebron, l’85% dell’acqua è convogliato a circa 400 coloni, mentre il 15% deve essere diviso fra 120.000 Palestinesi?

Una vecchia bugia, propaganda palestinese cui era cascato pure l’attuale presidente della Commissione Europea, Martin Schulz. In realtà l’Autorità Palestinese consuma 200 milioni di metri cubi di acqua ogni anno, dei quali più di 50 milioni forniti da Israele: vale a dire più di quanto Israele dovrebbe fornire, in base agli accordi di Oslo e di Parigi.


Accuse a Israele sulla gestione dell’acqua: la realtà alla rovescia
Il presidente del Parlamento Europeo ha dato un esempio da manuale del modo sciatto e preconcetto con cui si rilanciano le calunnie contro Israele
Di David M. Weinberg

http://www.israele.net/accuse-a-israele ... a-rovescia

Il presidente del parlamento europeo Martin Schulz ha ammesso che “non aveva controllato i dati” quando, parlando mercoledì alla Knesset, ha di fatto accusato Israele di praticare una forma di apartheid dell’acqua contro i palestinesi. “Un giovane palestinese – ha declamato Schulz – mi ha chiesto perché gli israeliani possono utilizzare 70 litri di acqua e palestinesi solo 17. Non ho controllato i dati, ma vi chiedo: è giusto?”.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro dell’economia Naftali Bennett hanno fatto bene a criticare Schulz per aver rilanciato la propaganda palestinese in modo così sciatto e automatico. Qualcuno riesce a immaginare il leader di un qualunque paese che lancia accuse e asserzioni a casaccio, mentre tiene un discorso davanti al parlamento di un altro paese, senza aver controllato e verificato almeno dieci volte tali accuse? Ovviamente no. Si tratta di discorsi che vengono preparati con cura e controllati da molti funzionari, consiglieri politici e alti dirigenti. Ma non quando si tratta delle menzogne palestinesi su Israele, che invece possono essere tranquillamente buttate lì, durante un importante discorso ufficiale di fronte al parlamento israeliano, senza nessuna attenzione.

Migliore esempio non poteva darsi del classico comportamento distorto dell’Unione Europea per quanto riguarda Israele, che è esattamente ciò che aborrono gli israeliani negli atteggiamenti europei di quest’epoca. Tutto è lecito, nella guerra palestinese contro Israele, e l’Europa è lì che si beve tutte le accuse palestinesi contro Israele, e le rilancia e le amplifica senza nessun senso critico, senza ponderazione né equilibrio (Dire: “non ho controllato i dati ma vi chiedo: è giusto?” significa affermare che Israele è colpevole per definizione, senza bisogno di verificare la realtà dei fatti; e che i palestinesi per definizione non possono sbagliarsi né mentire quando accusano Israele).

Haim Gvirtzman, dell’Istituto di Scienze della Terra presso l’Università di Gerusalemme

Schulz e i suoi sicuramente numerosi aiutanti del parlamento europeo avrebbero potuto essere assai meglio informati, se solo avessero voluto. La realtà è che l’Autorità Palestinese considera acqua e rifiuti come armi da usare contro Israele, e non come aree di cooperazione con Israele. Per questo le sta bene lo spreco selvaggio di acqua e l’inquinamento incontrollato di Israele, rubando nel frattempo l’acqua dai pozzi e dalle condutture israeliane. Poi vanno in giro per il mondo ad accusare falsamente Israele di attuare politiche idriche inique e discriminatore.

In uno studio straordinario pubblicato nel 2012 dal Centro Begin-Sadat per gli Studi Strategici, uno dei maggiori idrologi d’Israele, il professor Haim Gvirtzman, dimostra che le grandi differenze nel consumo pro capite di acqua naturale tra ebrei e arabi che esistevano nel 1967 (quando l’amministrazione di Giudea e Samaria, o Cisgiordania, passò dalla Giordania a Israele) sono state drammaticamente ridotte nel corso degli ultimi 40 anni. E smentisce completamente l’accusa palestinese di politiche idriche inique e discriminatorie da parte degli israeliani.

Attualmente l’Autorità Palestinese consuma 200 milioni di metri cubi di acqua ogni anno, dei quali più di 50 milioni forniti da Israele: vale a dire più di quanto Israele dovrebbe fornire, in base agli accordi di Oslo e di Parigi, allo stato palestinese vero e proprio nel quadro di un accordo definitivo.

Falde acquifere montana e costiera. Chi depaupera o inquina quella montana, in Cisgiordania, depaupera e inquina anche quella costiera

Eppure l’Autorità Palestinese sostiene di patire carenze idriche nelle città e villaggi a causa “dell’occupazione israeliana”, e cita il diritto internazionale a sostegno delle sue rivendicazioni. Rivendicazioni che ammontano pomposamente a più di 700 milioni di metri cubi di acqua all’anno, compresi i diritti sulla riserva di acque sotterranee nella falda acquifera montana, sulla falda acquifera costiera della striscia di Gaza e sul fiume Giordano. Queste richieste palesemente gonfiate assommano a oltre il 50% di tutta l’acqua naturale disponibile tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano. Gvirtzman, dell’Istituto di Scienze della Terra presso l’Università di Gerusalemme, un esperto che da anni fa parte della squadra israeliana per il coordinamento dell’acqua con l’Autorità Palestinese, dimostra invece che l’attuale ripartizione delle risorse idriche naturali tra Israele e i palestinesi è equo. La popolazione di Israele ammonta a 7,2 milioni di abitanti, cinque volte l’attuale popolazione palestinese in Cisgiordania che è di 1,4 milioni di abitanti. Proporzionatamente, Israele controlla 1.200 milioni di metri cubi d’acqua dolce naturale disponibile, e l’Autorità Palestinese ne controlla 220 milioni. In termini pro capite questo significa circa 160 metri cubi di acqua per persona all’anno sia in Israele che nell’Autorità Palestinese. E per quanto riguarda l’uso dell’acqua da parte degli israeliani che vivono in Cisgiordania, ebbene Israele manda in Cisgiordania ad uso dei palestinesi molta più acqua di quanta ne usino le comunità di coloni.

La falda acquifera montana di Giudea e Samaria (Cisgiordania)

Le statistiche diffuse dall’Ufficio Centrale di Statistica palestinese e dalla Water Authority palestinese lo scorso marzo in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua sono, secondo Gvirtzman, semplicemente fasulle: pure e semplici bugie. In completa contraddizione coi dati inventati dall’Autorità Palestinese, Gvirtzman dimostra che ogni cittadino israeliano paga per la sua acqua più di quanto dovrebbe al fine di permettere a Israele di sovvenzionare la vendita ai palestinesi di acqua a prezzi scontati. Di fatto i residenti di Ariel e Maaleh Adumim (per non parlare di Tel Aviv e Haifa), pagano la loro acqua il doppio dei residenti di Nablus e Ramallah, se e quando questi ultimi si prendono la briga di pagarla.

Ma c’è di più. Il rapporto Gvirtzman del Centro BESA accusa l’Autorità Palestinese di non fare quasi nulla per prevenire le massicce perdite dai suoi acquedotti nazionali, di non fare quasi nulla per implementare moderne tecniche di conservazione dell’acqua, e di non fare quasi nulla per riciclare acque reflue per l’irrigazione. Il tutto, nonostante gli enormi aiuti finanziari e tecnologici che la comunità mondiale le mette a disposizione.

Di norma molti contadini palestinesi sovra-irrigano i loro raccolti usando metodi di allagamento dei campi antiquati e dispendiosi. In generale non pagano le loro bollette dell’acqua, per cui non si preoccupano minimamente di risparmiarla. L’Autorità Palestinese usa i soldi dei donatori internazionali per coprire il costo di questo sprechi. Inoltre, stando alle stime della stessa Water Authority palestinese, almeno un terzo dell’acqua pompata dal terreno dai palestinesi finisce sprecata a causa di perdite e cattiva gestione: un fenomeno cui l’Autorità Palestinese fa riferimento con l’eufemistica definizione di “acqua mancante”.

«I palestinesi semplicemente si rifiutano di costruire impianti di depurazione» (Foto: Haim Gvirtzman)

Non basta. Di fatto nell’Autorità Palestinese non viene messo in atto nessuno sforzo per il riciclaggio delle acque e il trattamento dell’acqua utilizzata in agricoltura. Viceversa in Israele circa la metà di tutta l’agricoltura è sostenuta da acque reflue trattate. In effetti in Israele l’utilizzo delle acque reflue trattate, le attività di dissalazione dell’acqua di mare e le misure per ridurre perdite e sprechi nel sistema idrico aggiungono 800 milioni di metri cubi l’anno all’approvvigionamento di acqua, pari a un terzo del consumo di acqua totale israeliano. Per contro, il 95% dei 56 milioni di metri cubi di acqua di scarico prodotta all’anno dai palestinesi non viene per nulla trattata. Le acque reflue palestinesi non trattate scorrono nei torrenti e nelle valli della Cisgiordania e si infiltrano nella falda acquifera montana, inquinandola allo stesso modo per gli ebrei e per gli arabi. Circa 17 milioni di metri cubi all’anno di liquami di scarico palestinesi fluiscono anche all’interno del territorio d’Israele pre-‘67. Negli ultimi 15 anni in Cisgiordania è stato costruito un solo impianto di depurazione, nonostante un fondo di 500 milioni di dollari messo a disposizione dei palestinesi dai donatori internazionali appositamente per questo scopo, e nonostante il fatto che Israele abbia praticamente implorato l’Autorità Palestinese di costruire questi impianti di depurazione. Soltanto l’anno scorso l’Autorità Palestinese ha convenuto di accettare finanziamenti della Banca Mondiale per impianti di trattamento delle acque reflue a Hebron e Nablus.

Persino quando ci pensa Israele a costruire una conduttura per le acque reflue, come la linea di Wadi Kana per raccogliere le acque di scarico provenienti dalle diverse comunità del distretto di Qalqilya e trattarle in Israele, l’Autorità Palestinese si rifiuta di cooperare e non collega alla nuova linea le undici località palestinesi della zona. “In linea di massima i palestinesi semplicemente si rifiutano di costruire impianti di depurazione”, spiega Gvirtzman.

Di più. L’Autorità Palestinese ha anche violato gli accordi con Israele sulle risorse idriche perforando oltre 250 pozzi non autorizzati da cui escono circa 15 milioni di metri cubi di acqua all’anno (una pratica che causa depauperamento incontrollato della falda). Inoltre in molte località l’Autorità Palestinese si è collegata illegalmente e clandestinamente alle linee d’acqua della società idrica nazionale israeliana Mekorot, rubando l’acqua degli israeliani.

L’Amministrazione israeliana sottolinea che l’Autorità Palestinese ha a malapena iniziato a sfruttare la falda acquifera della Cisgiordania orientale, assegnatale in accordo con Israele, dalla quale potrebbe trarre altri 60 milioni di metri cubi all’anno. Il Comitato congiunto israelo-palestinese per l’acqua ha approvato a questo scopo la perforazione di 70 pozzi d’acqua da parte dell’Autorità Palestinese, ma più della metà dei pozzi approvati, che metterebbero a disposizione dei palestinesi un totale complessivo di 260 milioni di metri cubi di acqua all’anno, non sono stati ancora scavati.

I palestinesi hanno anche rifiutato per motivi politici la proposta di creare a Gaza un impianto per la desalinizzazione dell’acqua di mare specificamente destinato a soddisfare le esigenze dei palestinesi del posto. Gli Stati Uniti avevano stanziato 250 milioni di dollari per questo progetto che, di nuovo, avrebbe apportato un enorme aumento della quantità di acqua a disposizione dei palestinesi.

“La dura verità dietro tutta la propaganda anti-israeliana – conclude Gvirtzman – è che l’uso dell’acqua e la gestione degli scarichi da parte dell’Autorità Palestinese non sono né assennati né collaborativi”.

Purtroppo la comunità internazionale ha permesso all’Autorità Palestinese di cavarsela con questi atteggiamenti ostili, ha consentito all’Autorità Palestinese di portare avanti la sua strategia di non-cooperazione con Israele, e ha ignorato lo spregio dell’Autorità Palestinese verso gli standard più elementari di una gestione professionale dell’acqua e degli scarichi. E naturalmente non riconosce nulla a Israele per come ha migliorato la situazione idrica in Giudea e Samaria e per la sua disponibilità a fare di più.

Poi arriva questo signor Schulz del parlamento europeo e ha il coraggio di andare alla Knesset ad accusare Israele di politiche discriminatorie sull’acqua. Che impudenza!

(Da: Israel HaYom, 13.2.14)
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:15 pm

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– Lo sapevate che occupa impropriamente ampi territori fregandosene dei continui avvertimenti da parte della Comunità Internazionale?

Gli “ampi territori” sarebbero gli insediamenti in Cisgiordania? Vi rimandiamo a questo articolo.


La verità sugli insediamenti in West Bank che anche l’Onu finge di ignorare
3 dicembre 2015 Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/la-verita-sugl ... i-ignorare

Una questione spinosa, quella degli insediamenti colonici nella West Bank (Giudea e Samaria). Anche qui, la storia e i fatti incastonati al suo interno ci vengono in aiuto per fare un po’ di luce sulle mistificazioni e le leggende.
Dobbiamo fare un giro di manovella e tornare all’epoca del mandato britannico della Palestina. Il diritto degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria fa riferimento alle disposizioni britanniche emanate all’epoca, secondo le quali gli ebrei avevano gli stessi diritti di insediarsi in Giudea e Samaria di quanti ne avessero di insediarsi a Haifa, Tel Aviv e Gerusalemme. Il mandato britannico affermava “Il legame storico del popolo ebraico con la Palestina e le basi per ricostruire il loro domicilio nazionale in quel paese”.
“Molti credono”, ha scritto Eugene W. Rostow (nella foto), uno degli architetti della Risoluzione 242, “che il mandato palestinese ha avuto termine nel 1947 quando il governo britannico si dimise da potentato mandatario. Errato. Un accordo non cessa quando il fiduciario muore, si dimette, sottrae la proprietà affidata o è licenziato. L’autorità responsabile dell’accordo nomina un nuovo fiduciario o in alternativa dispone per l’adempimento dell’accordo…In Palestina il mandato britannico ha cessato di essere operativo relativamente ai territori di Israele e della Giordania quando questi due stati vennero creati e riconosciuti dalla comunità internazionale. Ma le sue normative sono ancora effettive relativamente alla West Bank e alla Striscia di Gaza (n.b. il testo è del 1990), le quali non sono ancora state allocate a Israele, la Giordania o a uno stato indipendente“.
Dunque secondo Rostow e non solo secondo lui, gli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria godono della legittimità conferita loro all’epoca del mandato britannico fino a quando non vi sarà una risoluzione negoziale che determinerà lo statuto legale definitivo dei territori in oggetto. Cosa che di fatto non è ancora avvenuta.

Diamo un’occhiata alla Quarta Convenzione di Ginevra e all’articolo 49 che da essa promana, “Deportazioni, trasferimenti, evacuazioni”. Articolo che secondo molti è esplicitamente violato da Israele all’interno dei territori occupati relativamente agli insediamenti che vi si trovano. L’articolo, il cui scopo è la protezione dei civili durante lo stato di guerra, proibisce a un potere occupante la deportazione e il trasferimento della propria popolazione civile all’interno del territorio che esso occupa. Tuttavia i coloni sono volontari. Israele non ha mai trasferito forzatamente alcun cittadino israeliano all’interno della West Bank. La Convenzione non proibisce ad alcun cittadino di scegliere il proprio luogo di residenza. Inoltre la Convenzione fa esplicito riferimento ad azioni perpetrate all’interno del territorio di qualcun altro. E’ un punto fondamentale. La West Bank non è il territorio di un potere assegnatario ma la parte “non allocata” del mandato britannico. Ne consegue che, seppure l’articolo 49 possa essere invocato per prevenire gli insediamenti durante il periodo dell’occupazione, esso non può mettere fine ai diritti conferiti dal mandato britannico. Tali diritti possono cessare (di nuovo) unicamente dal momento in cui vi sia una risoluzione negoziale tra le parti in causa. In altre parole, la creazione di una nuova entità statale.

E’ buona cosa ricordare ai tanti che difendono il diritto dei palestinesi alla propria autodeterminazione che precedentemente al 1967 non vi era alcun riconoscimento internazionale di sovranità sia su i territori della Striscia sia su quelli della West Bank. Non può quindi essere affermato su alcuna base legale che tali territori sono di diritto dei palestinesi. Non essendo mai stato affermato precedentemente al 1948 né antecedentemente al 1967.
Molti degli insediamenti (non tutti, ma numerosi) sono stati stabiliti su siti che erano già stati domicilio della popolazione ebraica durante le generazioni precedenti. Hebron è un esempio classico. Gush Etzion venne fondato nel 1948 su terreni comprati negli anni venti. Questo diritto degli ebrei di risiedere nei territori oggi considerati occupati venne, come già scritto, conferito dal mandato britannico e riconosciuto nel 1922 dalla Lega delle Nazioni. Solo nel 1948-1967 gli insediamenti vennero proibiti quando la Giordania invase la Samaria e la Giudea.
Relativamente alla risoluzione 242, che gli arabi, hanno cercato di strumentalizzare a loro esclusivo vantaggio tentando di renderla un testo ambiguo, è sempre Eugene W. Rostow, tra coloro i quali contribuirono a redigerla, a scrivere relativamente alla auspicata negoziazione tra le parti, “A Israele è richiesto di ritirare le proprie forze armate ‘da territori’ occupati durante la Guerra dei Sei Giorni, non ‘dai territori’ né da ‘tutti i territori'” Ne consegue che la risoluzione 242 non obbliga affatto Israele a riconoscere piena sovranità a un futuro stato palestinese su tutta la Giudea e la Samaria.
Nel 1979, in relazione ai negoziati di pace con l’Egitto, Israele si ritirò dal Sinai, il quale, infatti, non aveva mai fatto parte del mandato britannico.

E’ necessario demistificare la leggenda che afferma che la Giudea e la Samaria siano di diritto dei palestinesi, quando non lo sono mai state, e che sarebbero state loro sottratte da Israele, il quale illegalmente occupa i suddetti territori. Significa de-mistificare l’altra leggenda la quale afferma che gli insediamenti ebraici all’interno dei suddetti territori non hanno alcuna ragione di esistere.


Ixlam, pałestinexi, ebraixmo, ebrei, Ixraełe
viewtopic.php?f=188&t=1924


Le bugie di Saeb Erekat
Come la propaganda palestinese deforma la verità e mina gli sforzi di pace
26 novembre 2015
http://www.progettodreyfus.com/le-bugie-di-saeb-erekat

Se Saeb Erekat non esistesse bisognerebbe inventarlo. Quest'uomo, nel corso degli ultimi anni, è riuscito nell'eccezionale impresa di svolgere allo stesso tempo il ruolo di capo negoziatore per palestinesi nel processo di pace con Israele e quello di capo della propaganda anti-israeliana per Yasser Arafat e Mahmoud Abbas. Con il tempo le sue bugie sono diventate sempre più grandi e hanno contribuito in maniera determinante al fallimento di ogni iniziativa diplomatica dei palestinesi. A lui si deve la decisione dell'Autorità Nazionale Palestinese di abbandonare i negoziati per proseguire esclusivamente con mosse unilaterali nelle principali istituzioni internazionali.

Nel Marzo 2014 Erekat ha presentato un documento chiamato Study Number 15 ad Abbas che poi lo ha portato con sé alla Casa Bianca per l'incontro con Obama in cui sono definitivamente naufragati i tentativi di pacificazione con Israele. In questo testo, oltre a rifiutare qualsiasi mutuo riconoscimento con Israele e ogni possibile compromesso sulla sicurezza richiesto dallo Stato ebraico, venivano anticipate quelle che poi saranno le scelte intraprese da Abbas nei mesi seguenti come l'accesso a diverse organizzazioni internazionali e la formazione di un governo di unità nazionale con Hamas.

Ora Erekat è tornato a diffondere la sua propaganda: il suo dipartimento a Ramallah a inizio Novembre ha distribuito ai media un documento chiamato "Punti chiave da ricordare quando si scrive della Palestina occupata". E' utile smontare punto per punto questo testo per capire la mentalità di Erekat e svelare come la leadership palestinese sia ancora ben lontana dall'accettare le premesse necessarie alla pace. Senza contare poi come questo mostri una certa maniacale attenzione per la copertura mediatica. Per analizzare questo documento proponiamo la traduzione di un articolo, diffuso in diversi media israeliani, scritto da Eran Lerman, ex deputato per la politica estera e gli affari internazionali presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano.

1. "Israele occupa lo Stato di Palestina"

L'Autorità Nazionale Palestinese non è mai stata una nazione e non era sua la terra conquistata nel 1967. Per questo può diventare uno Stato solo attraverso un accordo negoziato. Ha ragione Erekat quando afferma che "non è un conflitto fra pari", se lo fosse stato dopo le ripetute aggressioni subite dal 1948 in poi oggi Israele non esisterebbe. Il fatto che Israele si trovi ora in West Bank potrà sembrargli spiacevole ma è una mera conseguenza della guerra difensiva del 1967. Un negoziato diventa quindi necessario ed il fatto che i palestinesi lo abbiano più volte rigettato rende falsa l'affermazione secondo cui "Israele nega sistematicamente l'inalienabile diritto all'indipendenza". Così come è falso dire che "Israele ha dislocato la popolazione palestinese per rimpiazzarla con coloni", lo testimonia l'ultima decisione della Corte Suprema israeliana che ha ordinato la demolizione di una Sinagoga costruita su terra considerata di proprietà palestinese. Inoltre se i palestinesi devono essere considerati come "indigeni" non è chiaro perché non debbano essere considerati tali anche gli ebrei: questo tentativo di dipingere il sionismo come un movimento colonialista, quando invece è un movimento nazionale legittimo, rende difficile qualsiasi compromesso per la pace.

2. "Il tema principale è l'occupazione israeliana"

Forse in questo modo Erekat cerca di sviare l'attenzione dal fatto che la mentalità dei palestinesi oggi è quella di mandare giovani adolescenti nelle strade con l'obiettivo di compiere attentati terroristici. Per Erekat "la colonizzazione e l'occupazione illegale sono la causa delle continue rivolte dei palestinesi che vivono da decenni sotto un regime di Apartheid". In questa frase ci sono ben 4 bugie:
- Gli ebrei si stanziano nella terra dei loro padri, il termine colonizzazione vorrebbe accostare Israele al colonialismo europeo che nulla aveva a che fare con terre già abitate dai loro antenati.
- Quella che Erekat chiama occupazione è una condizione che deriva puramente dalla sconfitta dei paesi Arabi che avevano aggredito Israele.
- Non si tratta di rivolte ma di campagne terroristiche mosse dai dirigenti di ANP come quella del 2000-2004, la Seconda Intifada. Lo stesso Abbas nel 2002 ha ammesso che la "militarizzazione delle rivolte" fu un grave errore.
- Si può definire Apartheid un regime in cui arabi musulmani ricoprono cariche importanti nella giustizia, nella diplomazia e nella politica? L'Apartheid, ovunque viene praticato, è destinato a sparire. Con questa menzogna si alimenta solo una falsa speranza nella popolazione palestinese cioè che Israele prima o poi sparirà.
E ancora: "Sebbene i portavoce israeliani abbiano dichiarato che il problema principale sono l'incitamento e le bugie su al-Aqsa, la cosa importante è che Israele continua a negare sistematicamente i diritti dei palestinesi". Sembra quasi un'ammissione che effettivamente l'incitamento alla violenza c'è ma in ogni caso Erekat cerca limpidamente di cambiare argomento. Per Erekat "i leader israeliani incitano alla violenza contro i palestinesi", qui la bugia è assurda vista la natura unilaterale degli atti violenti di questi giorni.

3. "Il riconoscimento di Israele da parte dei palestinesi è stato accolto con ulteriore colonizzazione"

Il compromesso con cui l'OLP ha riconosciuto Israele con i confini pre-'67 non può essere considerato un riconoscimento pieno. A questo non si è mai accompagnata una proposta che ponesse fine del tutto al conflitto e i palestinesi non hanno mai recesso dal "diritto al ritorno" che in pratica eliminerebbe Israele. Gli Accordi di Oslo chiariscono che i confini, la sovranità e gli insediamenti sono tutti argomenti che vanno risolti attraverso un negoziato sullo status definitivo. Lamentarsi e ripetere accuse contro Israele non cambia il fatto che i canali diplomatici lo Stato ebraico li ha sempre tenuti aperti. Lo testimoniano le tre offerte di pace israeliane che sono state rifiutate. Inoltre si cerca di gonfiare e confondere i numeri degli insediamenti nella West Bank inserendovi anche gli israeliani che vivono a Gerusalemme.

4. "Per Israele la politica ufficiale è la colonizzazione non la soluzione a due Stati"

Riportare citazioni di politici in campagna elettorale o opinioni personali di persone importanti non cambia il fatto che Israele si è impegnato con la comunità internazionale. Ciò che conta sono i discorsi di Netanyahu a Bar-Ilan, al Congresso degli Stati Uniti, all'incontro con la Mogherini dopo le elezioni e all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. In tutte queste occasioni Israele si è impegnato nella soluzione a due Stati. Dire che "Israele respinge la soluzione a due Stati" è un'ingiuria. E' stato Abbas a dire no al piano Kerry e per come si sono evolute le cose in Giudea e Samaria un compromesso praticabile non è stato compromesso. Inoltre parlare di "pace e sicurezza per i palestinesi" è assurdo visto che sono gli israeliani ad essere colpiti su base giornaliera.

5. "Gerusalemme Est è parte integrante dello Stato occupato di Palestina"

Dato che lo Stato di Palestina è al momento più finzione che realtà l'intera frase non ha senso. Nessuno può contraddire la realtà di una Gerusalemme ormai unificata grazie all'atto emanato nel 1967 subito dopo la liberazione della città dal dominio della Giordania. Da quel momento Gerusalemme ha attirato sempre più palestinesi perché Israele l'ha gestita con successo. Chiedere di lacerare una città è una follia che danneggerebbe chiunque vi abita. "360 000 palestinesi vivono a Gerusalemme" e infatti sono una minoranza nella città così come lo sono stati per 150 anni, molto prima dell'avvento del sionismo. Sfacciatamente i palestinesi cercano di falsificare l'identità e la storia di Gerusalemme nonostante queste siano note a chiunque abbia letto una Bibbia. Si cerca così di obliterare l'indistruttibile legame fra Gerusalemme e gli ebrei che dura da più di duemila anni.

6. "Gli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est occupata sono illegali allo stesso modo di quelli nel resto dello Stato occupato di Palestina"

Non c'è bisogno di ripetere ciò che è stato affermato nel punto precedente. Va comunque ricordato che nel 1993 i palestinesi hanno accettato di riconoscere la natura unica di Gerusalemme e di trattare la questione separatamente. Inoltre Erekat elenca una serie di quartieri come Ramot e la Collina Francese definendoli insediamenti nonostante questi siano parte di Israele in qualsiasi configurazione possibile.

7. "Il compound di al-Aqsa è sotto occupazione israeliana come il resto di Gerusalemme Est"

Subdolamente Erekat ignora non solo che Israele rispetta lo status quo, come ha ribadito nonostante le provocazioni, denigra anche il ruolo costruttivo della Giordania nel mantenere l'ordine nel sito sacro. "Le interferenze con le istituzioni degli occupati da parte della potenza occupante sono severamente proibite dal diritto internazionale" rammenta Erekat. Questa invenzione è molto elegante: le autorità israeliane agiscono all'interno del diritto quando con molta cautela cercano di evitare che tali istituzioni siano usate per il terrorismo e la violenza! Se un predicatore pagato dall'ANP incita alla violenza contro gli ebrei in stile nazista nella moschea è compito del governo porre fine a questa violazione. Un'altra bugia sfacciata: "Israele ha effettivamente interferito con lo status quo e lo ha cambiato per i siti di preghiera cristiani e musulmani a Gerusalemme Est occupata". Esattamente al contrario Israele ha scrupolosamente rispettato le pratiche religiose esistenti a Gerusalemme. A meno che Erekat non si riferisca alle istituzioni politiche dell'OLP, chiuse per ovvie ragioni dopo l'ondata di violenze del 2001-2002 istigate da Arafat.

8. "Israele ha effettivamente cambiato lo status quo di al-Aqsa"

La vergognosa campagna di bugie di Erekat è apparentemente rivolta verso giornalisti che non si preoccupano di controllare ciò che gli viene propinato. Nessun rispetto viene dato al retaggio e al patrimonio ebraico del Monte del Tempio. Così come non viene dato al fatto che il Waqf ha deliberatamente distrutto le prove archeologiche delle antiche sinagoghe ebraiche. Le bugie si riferiscono ad alcuni atti che Israele avrebbe compito negli anni e che sono facilmente rintracciabili: "l'attacco terroristico del 1969" fu compiuto da un cristiano australiano; nel 2000 Sharon non "assalì la Spianata", fu semplicemente una visita; gli "scavi illegali" sono da attribuire esclusivamente al Waqf; le "tombe distrutte" furono rimosse perché posizionate illegalmente come provocazione, non avevano niente a che fare con il Monte del Tempio. Per quanto riguarda le occasionali limitazioni all'ingresso imposte da Israele sono strettamente temporanee e designate per prevenire le violenze in base alle informazioni ben dimostrate dalle intenzioni dei giovani provocatori. A meno che Erekat non voglia considerare anche gli attacchi contro i turisti o i lanci di pietre verso chi prega al Muro del Pianto come legittime pratiche della tradizione islamica. Infine "il piazzamento di telecamere è un'ulteriore violazione dello status quo". Qui si cerca di delegittimare e distruggere lo sforzo comune di Israele, Giordania e Stati Uniti per istituire la trasparenza riguardo alle attività sul Monte del Tempio. Chiaramente l'ANP ha qualcosa da nascondere, perché altrimenti opporsi alle telecamere? Cosa hanno da temere se le loro intenzioni sono sincere?

9. "Il popolo palestinese ha diritto alla protezione internazionale"

Nel chiedere protezione Erekat omette l'origine degli ultimi tre round di violenze generati da Hamas a Gaza. C'è da chiedersi cosa ne pensano i popoli indifesi di Siria, Iraq, Libia, Yemen e Congo rispetto alla necessità di protezione internazionale e di come possa essere considerata così relativa. Il problema non è che qualche male informato reporter occidentale possa essere portato a pensare che sia giusto avanzare una richiesta del genere in nome dello sfortunato e innocente popolo palestinese, persone che apparentemente non avrebbero mai fatto del male nemmeno a una mosca. Il problema è che a Ramallah sono convinti veramente che il mondo gli debba un intervento! Finché persistono tali illusioni le speranze di un compromesso pratico che porterebbe alla pace con Israele saranno sempre scarse.

10. "Il diritto internazionale, le risoluzioni ONU e gli accordi sono fatti per essere implementati non negoziati"

Qui la non comprensione dei testi base, mischiata con l'avversione per il compromesso negoziato, è addirittura arrogante. Si tratta di una sfida verso la comunità internazionale, verso tutti quelli, dal Segretario Generale ONU Ban Ki Moon in giù, che hanno chiesto ad Abbas di tornare al tavolo dei negoziati. Per avere un negoziato significativo la parte palestinese deve affrontare la realtà: la necessità di un compromesso ragionevole, l'arrangiamento di un robusto sistema di sicurezza ed il mutuo riconoscimento dei due movimenti nazionali. Nessuno di questi temi è stato chiesto come precondizione da Israele, al contrario sono soggetti al negoziato. Dall'altra parte Erekat compila una lista di precondizioni mascherate da "obblighi" come la cessazione degli insediamenti. Da quando è diventato un obbligo? L'ultima volta che sono stati fermati per dieci mesi Abbas rifiutò di trattare. Un'altra precondizione, il rilascio dei prigionieri (palestinesi condannati per omicidio) fa parte di un accordo che i palestinesi hanno rotto prendendo decisioni unilaterali. Lo stesso vale per la richiesta di riaprire le istituzioni politiche a Gerusalemme Est. Anche la famosa risoluzione ONU numero 242 del 1967 viene distorta. Le parole "territori" e non "I TERRITORI", così come "confini sicuri e riconosciuti", suggeriscono chiaramente il bisogno di negoziare i nuovi confini. Gli stessi Accordi di Oslo firmati dall'OLP dicono che qualsiasi processo politico dovrebbe portare a un ragionevole accordo fra Israele e i palestinesi, non quindi a una soluzione imposta che accolga ogni richiesta palestinese. Erekat conclude condannando la "cultura dell'impunità israeliana". Come ha recentemente fatto notare il senatore statunitense Charles Schumer il mondo oggi sarebbe molto diverso se i palestinesi, che ci hanno donato la pratica dei dirottamenti aerei negli anni '60 e '70 e che hanno profanato le olimpiadi di Monaco nel 1972 con un massacro, non fossero stati perdonati e loro crimini dimenticati. Sarebbe quantomeno doveroso che i propagandisti come Saeb Erekat non insistessero troppo con la falsa accusa di impunità verso Israele.
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:16 pm

9
– Lo sapevate che gli Stati Uniti danno ai sionisti 5 miliardi di dollari di aiuti ogni anno?

L’unica fonte trovata in rete parla di 3 miliardi (non 5) di dollari all’anno di aiuti ad Israele, ma anche 2 ad Egitto e Giordania e mezzo miliardo all’Anp, che riceve cospicui finanziamenti anche dall’Ue.

– Lo sapevate che gli aiuti che annualmente gli Stati Uniti concedono ad Israele sono maggiori di quelli che gli Stati Uniti assegnano all’intero continente africano?

Lo sostiene la stessa fonte citata sopra. Se è così, sono scelte americane che non dipendono da Israele.


http://www.civg.it/index.php?option=com ... Itemid=101



QUANTO COSTA ISRAELE AGLI USA E QUANTO GLI COSTANO GLI ALTRI

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 4575318063

A volte, i nemici di Israele, tra le tante balle che raccontano, raccontano anche quella della speciale protezione economica che Israele godrebbe da parte degli Stati Uniti, suo alleato principale. Tale favoritismo americano nei confronti del piccolo stato ebraico sarebbe una prova di quanto la fantomatica “lobby ebraica”, la versione moderna dei Savi di Sion, agisca sugli USA per influenzarne la politica e fargli sganciare molti soldi. Questa fantasia, una delle tante su Israele, è però sostanzialmente falsa.

L’ultimo stanziamento che gli Stati Uniti hanno predisposto per la sicurezza di Israele consta di un pacchetto decennale per l’ammontare di 36 miliardi di dollari, in altre parole 3 miliardi di dollari all’anno.

Il Giappone riceva uno stanziamento annuale di 27 miliardi di dollari, nove volte di più di quanto riceva Israele in un anno. In Giappone è stanziale un personale militare di 48, 828 unità. Segue la Germania, con un pacchetto annuale di 21 miliardi di dollari. In Germania sono stanziali 37, 704 unità militari. Anche la Corea del Sud supera abbondantemente Israele, con un budget di aiuti che arriva a 15 miliardi di dollari, per 27,533 unità militari sul terreno. L’Italia, sì, l’Italia riceve dagli Stati Uniti, 6 miliardi di dollari l’anno, il doppio esatto di Israele.

Ma c’è ne è anche per gli stati lillipuziani del Golfo come il Kuwait e il Bahrain che ricevono un aiuto militare pari a quello dello Stato ebraico.

Questi costi non includono, naturalmente, le enormi spese per la viglilanza che gli Stati Uniti esercitano nelle acque baltiche e in quelle cinesi a protezione degli alleati americani in Europa e nel Pacifico. Nessuna spesa del genere viene esercitata a vigilanza di Israele, il “preferito”.

Ma la fantasia galoppa nelle praterie dell’immaginazione dove Israele è il protetto principale degli USA, ne condiziona la politica e incassa più di tutti.
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:16 pm

10
– Lo sapevate che Israele è l’unico paese del Medio Oriente che ha armi nucleari?

Iran e Siria sono stati accusati di possedere un programma nucleare militare, così come l’Arabia Saudita. La Libia con Gheddafi e l’Iraq con Saddam Hussein hanno invece pianificato di dotarsi di armi nucleari pur avendo aderito al trattato di non proliferazione nucleare.
Israele non ha mai condotto test nucleari ufficiali.


– Lo sapevate che Israele è l’ unico paese del Medio Oriente che rifiuta di firmare il trattato di non proliferazione nucleare?

Iraq, Libia, Arabia Saudita, Siria ed Iran invece l’hanno violato pur avendolo sottoscritto. Israele è piuttosto l’unico paese del Medio Oriente sul quale incombe una minaccia di distruzione.


Iran, ebrei in Iran, persecuzioni, guerra a Israel
viewtopic.php?f=197&t=2237

Nucleare Iran, l'ira di Israele: "Sbagliate a fidarvi di Teheran"
Intervista al ministro della Difesa Moshe Yaalon: "Accordo non porterà nulla di buono alla regione". E si dice convinto che l'Is sarà sconfitto
di VINCENZO NIGRO
09 luglio 2015
Nucleare Iran, l'ira di Israele: "Sbagliate a fidarvi di Teheran"
Moshe Yaalon

http://www.repubblica.it/esteri/2015/07 ... -118690681

ROMA - Moshe Yaalon, ministro della Difesa di Israele, numero due del Likud, è in Italia per 3 giorni. "Condividiamo valori e interessi comuni con l'Italia, soprattutto in una fase così caotica per il Medio Oriente, una fase che è una sfida per tutti noi, per l'Occidente considerando Israele parte di questa comunità. Pensiamo solo a questo problema dei jihadisti che arrivano in Europa o a quelli che dall'Europa partono per andare a combattere nella nostra regione. È un nuovo fenomeno per il quale c'è una forte collaborazione fra le nostre intelligence, fra i nostri sistemi di difesa. Con l'Italia nella Difesa c'è poi una collaborazione speciale, i nostri piloti si addestrano sugli M-346 dell'Alenia che abbiamo ricevuto, siamo molto soddisfatti. Tutti noi poi dobbiamo rispondere alla minaccia "cyber", un'area relativamente nuova, in cui Italia e Israele collaborano sempre più intensamente. Sono molto contento, spero lo siano le mie controparti italiane".

Ministro, in queste ore il tema dominante è il vicinissimo accordo di Vienna sul nucleare con l'Iran. Perché voi continuate ad essere critici?
"Noi in Israele non siamo per nulla contenti di questo accordo, che non porterà nulla di buono alla regione. Bisogna intendersi innanzitutto sull'Iran e sul suo ruolo nella regione. Questo paese da anni è diventato non solo il primo esportatore di terrorismo, di destabilizzazione nella regione, ma soprattutto il primo sostenitore di una fazione, quella sciita, in uno scontro totale con i governi e gli stati che si rifanno ai sunniti. Dall'Iraq, allo Yemen, al Libano, al Bahrein i capi iraniani esportano il loro sostegno a movimenti terroristici, a milizie che contribuiscono a destabilizzare la regione".

Ma questo cosa c'entra con un accordo che prevede che l'Iran congeli la sua ricerca nucleare, evitando di avvicinarsi a una bomba atomica?
"Numero uno: è chiaro ormai a tutti che quello che gli iraniani hanno sviluppato in questi anni è un progetto nucleare militare. E questa è una conferma ulteriore che hanno mentito per anni alla comunità internazionale. Secondo: dobbiamo ancora vedere ancora i dettagli finali, e se possibile sembra che stiano peggiorando in queste ultime ore, ma di fatto da Vienna uscirà un Iran che immediatamente riceverà una infusione di miliardi di dollari alla sua economia, un paese che non sarà costretto a smantellare fino in fondo nessuna installazione nucleare, e che fra 10 anni potrà riprendere le sue ricerche. Visto il comportamento in passato del regime iraniano, se fra solo 5 anni decideranno che la loro economia è risalita al punto da poterselo permettere, gli iraniani ripartiranno appieno col programma nucleare militare e allora non ci saranno più sanzioni economiche o null'altro per poter evitare la bomba atomica iraniana. Nessuna centrifuga verrà distrutta, ci sono molti "buchi" nell'accordo, rispetto alla dimensione militare, rispetto alle ispezioni. Quello che gli iraniani vogliono sono riusciti ad ottenerlo. Avranno la piena capacità di rilanciare il progetto nucleare militare, non avranno un piano di ispezioni totali, avranno un sostegno economico che farà ripartire la loro economia. Molti, anche i nostri amici italiani, ci dicono che questo regime potrà essere più responsabile, potrà diventare parte della soluzione: noi siamo certi che sarà il contrario, loro sono il primo generatore di problema nella regione".

Voi non vedete l'Is, o il Daesh come lo chiamate in Medio Oriente, come il vero pericolo nella regione?
"Daesh è un nuovo fenomeno, pericolosissimo, ma Daesh prima o poi sarà sconfitto, l'Iran è una minaccia molto più seria. Ci sono molti stati arabi che non vogliono quest'egemonia iraniana. La contrasteranno, e gli iraniani esporteranno ancora di più destabilizzazione. In questa parte del mondo si è innescato un processo che porta a modifiche profonde: alcuni Stati non esistono più come gli Stati che conoscevamo, Iraq, Siria, Libia, in qualche modo anche il Libano. Abbiamo delle enclave settarie, conflitti settari e tribali, soprattutto fra sciiti e sunniti, ma poi fra fazioni e tribù all'interno di una regione in cui il Daesh vuole il dominio del Califfato, mentre gli sciiti iraniani voglio la prevalenza della loro setta, vogliono un mondo sciita. Daesh vuole un califfato subito, Al Qaeda vuole un califfato ma solo più avanti. Abbiamo nuove divisioni geopolitiche nella regione; da una parte gli Iran, gli sciiti, Hezbollah in Libano, gli houthi in Yemen, Assad in Siria, le minoranze sciite in Arabia Saudita. Poi c'è il gruppo di Turchia, Qatar, Hamas a Gaza, una alleanza con aspirazioni neo-ottomane. Il terzo campo, quello con cui possiamo condividere alcuni obiettivi, è il campo arabo-sunnita: Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Emirati, gli stati del Golfo, Tunisia, Marocco. Noi crediamo che Usa ed europei dovrebbero sostenere questo campo nella battaglia contro gli estremisti, contro il Daesh, contro i radicali".

Ministro, lei crede che sia possibile stabilizzare Stati in cui le primavere arabe sembrano fallite?
"Non c'è più possibilità di ricreare stati artificiali come Libia, Iraq, Siria, in qualche modo perfino il Libano. E' la storia della frittata: se l'hai fatta, non puoi più tornare alle uova. La frammentazione è irreversibile, e l'unico modo per stabilizzare la situazione in questi paesi è permettere a popolazioni omogenee di autogovernarsi nelle aree in cui sono rilevanti. Poi potranno creare federazioni, confederazioni, le forme che decideranno, ma questo è il processo da seguire. Un esempio: in Siria abbiamo già un Siria-Kurdistan nel Nord, abbiamo già un Alawitistan soprattutto lungo la costa, ma non credo che Damasco potrà farne parte pienamente, non credo che Assad riuscirà a controllare la città pienamente".

Sembrava che Assad dovesse cadere in pochi mesi...
"Damasco sarà contesa dai sunniti, siano Jabat al Nusra o Daesh. I sunniti sono la parte più complicata del puzzle siriano. Jabat Nusra e Free Sirian Army nel nord e nel Golan, Bashar Assad controlla il 25 per cento del territorio siriano, e poi c'è la presenza del Daesh. Non c'è modo per riportare le cose indietro, ricreare una Siria unica".

La situazione a Gaza: voi collaborate molto col governo egiziano, ci sono voci anche sulla collaborazione fra Hamas e ISIS, anche se sul terreno i due gruppi sono rivali. Per questo avete avuto contatti con Hamas, visto che loro sembrano più "moderati" del califfato?
"Ci sono quelli che credono che i terroristi di Fatah sono più moderati di quelli di Hamas, che quelli di Hamas sono più moderati di quelli di Al Qaeda, che questi ultimi sono più moderati di quelli del Daesh.... così tu puoi scegliere il terrorista più moderato che venga ad ucciderti... Noi combattiamo tutti i terroristi. Comunque, seguiamo quello che succede fra Daesh e Hamas nel Sinai. Sono rivali, hanno tattiche diverse. Il Daesh è figlio di una "instant generation", vogliono un Califfato immediato, adesso, subito, a differenza di altri gruppi terroristici. Ci sono elementi del Daesh a Gaza, elementi palestinesi che hanno scelto di sostenere il Daesh. Secondo un sondaggio il 10-12 % dei palestinesi a Gaza sostengono l'ideologia di Daesh. Hamas combatte questa tendenza, non vogliono che conquistino potere a Gaza. Ma parallelamente Hamas e Daesh combattono insieme nel Sinai: il nemico comune è l'Egitto. Soldi, armi, anche assistenza sanitaria ai combattenti Daesh negli ospedali di Hamas a Gaza: c'è rivalità e c'è collaborazione. Così va il Medio Oriente oggi".

Quale deve essere la reazione dei paesi europei a questo "nuovo Medio Oriente". Crede davvero che un supporto incondizionato al regime egiziano sia la soluzione? Molti valutano che la repressione messa in atto dal generale Sissi in pochi anni creerà di nuovo le condizioni per una rivolta, per una sollevazione.
"Quello che lei mi chiede adesso è uno dei punti cruciali per la strategia occidentale nella regione. Israele è l'unica democrazia. Gli altri paesi hanno bisogno di un'evoluzione politica che sarà lunga. Per agire oggi, i paesi occidentali devono avere una lista delle loro priorità, delle loro alternative, delle opzioni che hanno sul tavolo. Senza farsi illusioni. Quando si prova a democratizzare velocemente il Medio Oriente attraverso elezioni si compie un terribile errore. Ci sono gruppi, movimenti che non santificano la vita e la pace, ma che celebrano e ricercano la morte. Come puoi pensare di avviare un processo democratico con questi elementi? Parlare di diritti umani a chi non apprezza la vita umana. Bisogna educare quest'area alle democrazia. E' un processo molto lungo. Democrazia a Gaza? Il risultato è che Hamas uccide gli uomini di Fatah. In Egitto non c'è stato un golpe, c'è stata una sollevazione popolare contro chi voleva imporre la sharia in maniera assolutista, Sisi è venuto fuori per guidare questa sollevazione. Bisogna riconoscere la realtà e comportarsi di conseguenza. Chi combatte il radicalismo, il terrorismo deve essere sostenuto. Questa è l'alternativa che abbiamo. E, ripeto, l'Iran secondo noi è la prima priorità. Daesh è la seconda minaccia, non la prima, Daesh può essere sconfitto. Se tutti quelli che vedono Daesh come un nemico sono pronti a collaborare militarmente ed economicamente ci sarà successo. E allora mi chiedo: la Turchia compra petrolio dal Daesh, permette ai jihadisti di entrare nei territori del Daesh. Eppure è un paese della Nato. Qual è la loro politica, quali sono le loro priorità? Sono diverse dagli altri paesi? Prendete invece la Russia: possono collaborare con noi, perché hanno una posizione molto chiara sul terrorismo islamista".

Processo di pace con i palestinesi: per molti adesso è diventato marginale, ma Israele può sopravvivere a lungo come una democrazia di qualità continuando con l'occupazione militare dei territori?
"Sfortunatamente il conflitto israelo-palestinese è influenzato da molti malintesi. Innanzitutto è sempre più chiaro che questo conflitto non è la maggior causa di instabilità in Medio Oriente. C'è ancora chi lo crede, è un non-senso. Le rivoluzioni in Tunisia oppure in Libia non hanno nessuna relazione con questo fattore. Quindi: per cortesia smettetela di dirci che questa è la causa della instabilità della regione".

Ma nessuno di seriamente responsabile pensa questo. La domanda è un'altra: non crede sia necessario trovare un accordo con i palestinesi per difendere la stessa solidità della democrazia in Israele?
"Io ho sostenuto gli accordi di Oslo, fra i responsabili dell'intelligence ai tempi di Rabin questa era la mia posizione. Ma oggi devo dire che il vero conflitto fra noi e la dirigenza palestinese che è dopo Arafat, con Abu Mazen o con chiunque altro, non è stato possibile ancora avere quello che noi chiediamo: il riconoscimento di uno stato ebraico all'interno dei confini di Israele. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno provato 2 volte a far convergere le parti. E' sempre stato Abu Mazen a rifiutare il passo decisivo:
riconoscere Israele. Noi in Israele, e le dico anche noi del Likud, non vogliamo governare i palestinesi, non vogliamo occupare i loro territori. Ma vogliamo garanzie di sopravvivenza. Che nessuno fra i palestinesi vuole concederci seriamente. Questa è la drammatica verità".


Trump in Israele: «Mai un’arma nucleare all’Iran»
Marco Valsania
2017-05-22

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AEYelnQB

Donald Trump crede in una nuova era di disgelo tra Paesi arabi e Israele e nelle possibilità di riavviare il cruciale processo di pace in Medio Oriente con i palestinesi. La seconda tappa del viaggio internazionale del presidente americano lo ha visto spezzare tabù: il suo Air Force One è diventato il primo volo diretto dalla capitale saudita, Riad, a Tel Aviv. E, gettandosi nella crisi israelo-palestinese agli inizi della sua presidenza come mai aveva osato alcuno dei suoi predecessori, ha dichiarato: «Abbiamo davanti a noi una rara opportunità di portare sicurezza e stabilità alla regione e ai suoi popoli, sconfiggendo il terrorismo e creando un futuro di armonia, prosperità e pace. E possiamo arrivarci solo lavorano assieme». Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto affermando che il suo Paese «cerca una pace genuina e durevole».

Ma, dietro parole e promesse di perseguire quel che Trump ha definito come il re di tutti gli accordi, sono rimaste gravi incognite, vecchie e nuove, rispecchiate da screzi diplomatici affiorati durante lo stesso viaggio. Netanyahu, stando a indiscrezioni, ha dovuto ordinare ai propri ministri di recarsi all’aeroporto per la cerimonia destinata a accogliere Trump. Numerosi esponenti del governo volevano assentarsi in protesta per le vendite di armi appena offerte ai sauditi, nonostante le assicurazioni dell'amministrazione che queste - 110 miliardi più fino a 350 miliardi in altri progetti di collaborazione in dieci anni - non metteranno in discussione l’impegno statunitense a sostenere la dottrina della “superiorità militare” israeliana nell’area.

Ombre si sono poi allungate sulla visita di Trump, oltre che alla Chiesa del Santo Sepolcro, al Muro del Pianto nella contesa città di Gerusalemme: Netanyahu avrebbe voluto essere invitato, segno della rivendicazione israeliana di sovranità sul luogo sacro. La Casa Bianca ha declinato, chiedendo una visita privata proprio per evitare polemiche con i Paesi arabi e i palestinesi. Trump di recente ha anche rinviato spostamenti dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. E ha velatamente criticato l’espansione di insediamenti israeliani nei Territori occupati dopo averli inizialmente difesi. Oggi, infine, si recherà nella Cisgiordania per incontri con il leader palestinese Mahmoud Abbas, Abu Mazen.

Il debutto di Trump in Arabia saudita è stato un successo

Sui rapporti bilaterali, nei giorni scorsi, si era inoltre allungata l’ombra delle informazioni top secret su Isis di fonte israeliana, svelate da Trump ai russi. Una violazione dei protocolli di intelligence, nonostante Israele abbia minimizzato l’incidente. Questo mentre i legami oscuri di esponenti vicini a Trump con Mosca rimangono nel mirino a Washington e potrebbero indebolire la “mano” internazionale oltre che domestica del presidente: ieri l’ex consigliere di sicurezza nazionale Michael Flynn ha rifiutato l’ordine di testimoniare al Congresso, che indaga sulle interferenze del Cremlino nelle elezioni, citando il Quinto Emendamento della Costituzione e il diritto a non auto-incriminarsi.

A favore della visita in Israele, per Trump, ha tuttavia giocato l’indurimento dei rapporti con l’Iran orchestrato dalla Casa Bianca: Teheran è considerata da Israele come la minaccia più grave e la Casa Bianca non ha fatto mistero della volontà di contenere l’influenza del Paese, con il quale Barack Obama aveva raggiunto un accordo sul nucleare, mobilitando Paesi a loro volta rivali quali l’Arabia Saudita. Incontrando il presidente di Israele, Reuven Rivlin, Trump ha assicurato che «non si dovrà mai consentire all’Iran di possedere un’arma nucleare».



???
Iran: la vera minaccia nucleare è quella di Israele

http://www.wallstreetitalia.com/news/ir ... di-israele

Le armi nucleari detenute da Israele sono “la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza della regione e del mondo”: è questa la dura replica del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Ghasemi, alle dichiarazioni espresse congiuntamente dal presidente americano e dal premier israeliano. Ieri, Benjamin Netanyahu, ha detto che “la minaccia posta dalle ambizioni nucleari dell’Iran“, mentre Donald Trump, ha promesso che gli Stati Uniti faranno “di più per impedire all’Iran di sviluppare un’arma nucleare”.
Secondo il portavoce di Teheran le accuse contro l’Iran sono “prive di senso” perché “l’amara verità è che queste ingiuste dichiarazione vengono ripetute dal regime sionista che non rispetta le leggi internazionali e possiede centinaia di testate nel suo arsenale atomico”.
L’accordo internazionale fra le principali forze occidentali e l’Iran, che ha concordato i ridimensionamento del piano nucleare del Paese mediorientale, è stato definito da Trump “uno dei peggiori mai visti”.



Un ebreo marocchino traditore degli ebrei di Israele.

https://it.wikipedia.org/wiki/Mordechai_Vanunu
Mordechai Vanunu (in ebraico: מרדכי ואנונו‎? ascolta[?·info], anche noto con il nome di battesimo cristiano John Crossman; Marrakech, 13 ottobre 1954) è un attivista ed ex tecnico nucleare israeliano di origine marocchina sefardita, noto per aver rivelato l'esistenza delle armi nucleari segrete dello Stato di Israele. In seguito alle rivelazioni, agenti israeliani lo rapirono in Italia, lo drogarono e lo trasportarono in Israele, dove una corte lo processò in segreto con accuse di tradimento e spionaggio, condannandolo a 18 anni di prigionia.



Un piccolo paese come Israele, di 22mila kmq con poco più di 8milioni di abitanti di cui 6milioni circa di ebrei e il resto prevalentemente non ebrei mussulmani, circondato da paesi ostili a prevalenza teocratica islamica con centinaia di milioni di fanatici nazisti maomettani, odiatori degli ebrei e di ogni altro diversamente religioso e pensante, dopo tutte le agressioni subite e le continue e quotidiane minacce è più che giustificato, legittimo e in piena concordanza con il diritto internazionale e i diritti umani universali che Israele possieda le armi nucleari per potersi difendere.
https://it.wikipedia.org/wiki/Israele
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:16 pm

11
– Lo sapevate che Israele attualmente occupa i territori di una nazione sovrana (la Siria) sfidando impunemente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite?

Israele occupa le disabitate Alture del Golan, dalle quali i siriani lanciavano missili contro Israele.


Palestina: le ragioni di Israele
viewtopic.php?f=197&t=2271


Golan, Netanyahu promette: "Da qui non ci muoviamo"
Niram Ferretti
21/04/2016

http://www.linformale.eu/2844-2

Benjamin Netanyahu guarda davanti a sé verso la Siria, o meglio verso ciò che fu la Siria e che oggi è uno stato in decomposizione dove proliferano in lotta tra di loro formazioni integraliste islamiche.

E’ il 17 aprile e Netanyahu non è solo sulle alture del Golan. Insieme a lui c’è il suo gabinetto ministeriale. E’ la prima riunione di un governo israeliano a tenersi qui, ed è la risposta plateale di Netanyahu a ciò che Barack Obama e Vladimir Putin avrebbero deliberato, il ritorno delle alture alla Siria. Solo che la Siria non esiste più.

La risposta di Netanyahu è stata questa. Convocazione dei principali rappresentanti del governo in carica all’aperto e una dichiarazione perentoria, “Le alture del Golan resteranno a per sempre a Israele”. E non poteva essere che così, con questo premier, con questo governo soprattutto in un momento così critico.

Dal 1981 le alture sono sotto la giurisdizione israeliana nonostante l’ONU dichiari che la decisione presa dal governo Begin, in carica all’epoca, non sia legale mentre Israele fa appello alla risoluzione 242 secondo la quale ciascuno stato ha diritto alla “propria integrità territoriale, a confini sicuri e riconosciuti, liberi dalla minaccia e dall’uso della forza”. La minaccia rappresentata oggi dall’ISIS, Hezbollah, Al Qaida-Al Nusra.

Fa sorridere la spregiudicata disinvoltura con cui il Presidente americano, il cui paese si è annesso una parte del Messico e l’attuale premier russo che, con l’annessione della Crimea ha violato il Memorandum di Budapest, includano in una trattativa con la Siria un territorio sul quale non hanno alcuna competenza. Un territorio il quale ha radici ebraiche che risalgono a diversi millenni fa insieme alla Giudea, la Samaria, la Galilea e il Negev. Fa sorridere ma non meraviglia. L’ostilità protratta di Obama nei confronti di Israele non è un mistero per nessuno, così come è dichiarato l’appoggio di Putin al regime sanguinario di Assad.

Quella di Netanyahu è stata una mossa teatrale da maestro consumato dello show politico. Convocare una riunione sul Golan e sfidare un’altra volta il detestato presidente americano in exitu. Con Putin si vedrà a Mosca e l’intangibilità delle alture del Golan sarà sicuramente messa a tema. “Da qui non ci muoviamo. Vediamo chi ci viene a spostare”.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 68x976.jpg



???
SIRIA - ISRAELE
Alture del Golan, Israele sostiene gruppi fondamentalisti islamici nella lotta contro Damasco
Pierre Balanian

13/09/2016

http://www.asianews.it/notizie-it/Altur ... 38568.html

L’aviazione israeliana ha bombardato postazioni dell’esercito siriano in risposta al lancio di un razzo. Cresce la tensione fra Damasco e lo Stato ebraico lungo i confini nel Golan. Fonti locali parlano di un coinvolgimento diretto di Israele nel conflitto con raid aerei, colpi di artiglieria e rifornimento di armi ai mujaheddin.

Damasco (AsiaNews) - Questa mattina l’aviazione israeliana ha bombardato postazioni dell’esercito di Damasco, in risposta al lancio di un proiettile dal territorio siriano e caduto nella zona delle Alture del Golan sotto il controllo di Israele. Un portavoce dell’esercito con la stella di David sottolinea che la caduta del proiettile “non era intenzionale” ed è con tutta probabilità conseguenza di un “conflitto interno in Siria”.

A seguire, le forze armate di Damasco avrebbero abbattuto un caccia e un drone israeliano nel sud-ovest del Paese. Pronta la replica di Israele, che ha smentito con forza la notizia.

Il governo guidato dal premier Benjamin Netanyahu considera Damasco responsabile della caduta di qualunque razzo sui propri territori nel Golan sebbene, come in questo caso, l’esercito siriano non sembra essere l’autore del lancio. Quello di ieri è il quarto episodio negli ultimi nove giorni.

A dispetto della tregua frutto del cessate il fuoco entrata in vigore ieri, non si attenuano le tensioni sul fronte meridionale, nella zona di al Qunaytara, a ridosso di Israele. Ieri le milizie irregolari dei gruppi armati mujaheddin, i combattenti della fede islamica, che si battono contro il governo centrale, hanno cercato di avanzare e occupare le posizioni dell’esercito siriano. In risposta, Damasco ha bombardato Tal Al Himariya, a sud di Hadar e i dintorni delle fattorie Amal, nella pianura settentrionale di Qunaytara. Colpiti anche convogli di uomini armati anti-governativi che stavano percorrendo la strada che collega Tarnaja a Jabana el Khashab.

In questa zona della provincia siriana di al Qunaytara, situata a ridosso delle Alture del Golan occupate da Israele, lo Stato ebraico ha aperto un passaggio per trasportare i feriti tra i mujaheddin siriani verso gli ospedali israeliani. A riferire la notizia è il Canale 10 della tv israeliana e trova conferme anche fra le fonti locali contattate da AsiaNews. Un testimone riferisce che finora sono stati trasportati in Israele per cure mediche almeno 283 miliziani ribelli, colpiti dai bombardamenti o feriti durante gli attacchi sferrati contro l’esercito governativo siriano.

Se confermato, questo numero sarebbe superiore persino al totale dei feriti trasportati in Israele per cure durante tutto l’arco del 2016.

Di contro, la stampa siriana pur confermando la notizia relativa al trasferimento di feriti da parte dello Stato ebraico, si spinge oltre e parla di sostegno aperto e incondizionato di Israele ai combattenti anti-siriani. Un aiuto che va oltre una mera operazione di soccorso dei feriti, così come va oltre il passaggio di informazioni e di monitoraggio attraverso l’aviazione, inglobando anche “un intervento diretto con l’artiglieria e raid dell’aviazione militare”.

Le forze armate di Damasco hanno inoltre accusato l’aviazione israeliana di aver compiuto, nei giorni scorsi, un bombardamento aereo contro le postazioni dell’artiglieria siriana a Tal Ashaar; un sostegno in piena regola ai ribelli siriani, in quella che hanno definito la battaglia della “Qadissiya meridionale”. Il riferimento storico è alla battaglia di Al Qadissiya contro la Persia avvenuta nei primi anni delle invasioni islamiche; essa è considerata dalla storiografia della religione di Maometto come la più importante per “islamizzare” l’Iraq. Essa si è consumata fra il 16 e il 19 novembre del 636 d.C. ed è terminata con la vittoria dei musulmani e l’uccisione del comandante persiano Rustum Farkhazad.

Secondo Ghassan Muhammad, esperto di affari israeliani intervistato da una emittente televisiva panaraba, “Israele ha paura del successo degli esiti dei colloqui di pace russo-americani e dell’eventualità di giungere ad una soluzione politica in Siria”. Questo, aggiunge, significherebbe che Israele finirebbe per perdere “i propri strumenti nella regione e fallirebbe nell’obiettivo di raggiungere gli scopi strategici prefissati. Fra questi il crollo dello Stato siriano e la disintegrazione delle forze armate e dell’esercito siriano”.

Secondo un giornalista arabo, Husam Zaydan, presente nella zona degli scontri, il sostegno dell’esercito israeliano alle milizie armate siriane “nell’hinterland di al Qunaytara è evidente”. Esso sta a dimostrare la volontà di “far rivivere il progetto dell’innalzamento di un muro divisorio ad Al Tayeb, nel sud della Siria”.

La sera dell’11 settembre migliaia di persone sono scese in strada a Majdal Shams, nel Golan siriano occupato da Israele, per manifestare contro l’appoggio militare, logistico e medico dato dallo Stato ebraico ai gruppi armati uniti. Questo ultimi autori di un attacco a Hadr contro l’esercito siriano.

Secondo informazioni non confermate, Israele ha perfino consegnato ai combattenti mujahiddin anti Regime armi moderne e droni.

Israele teme che a ridosso dell’Altipiano del Golan - in un’area di 1200 km occupata nel 1967 durante la guerra dei Sei giorni - possa sorgere una formazione di opposizione simile a quella creata dagli Hezbollah nel Sud del Libano, durante gli anni di occupazione israeliana. Un incubo durato anni, che ha infine costretto Israele a ritirarsi dal sud del Libano senza avere, per la prima volta nella sua storia, nessun accordo di pace in cambio di territori occupati evacuati.

Ora l’incubo del sud del Libano perseguita i sonni israeliani anche intorno al Golan.
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:17 pm

12
– Lo sapevate che Israele ha ordinato l’assassinio dei suoi nemici politici in altri paesi (le famose ‘operazioni chirurgiche’…)?

“Nemici politici” formula politicamente corretta per indicare terroristi.


Palestina: le ragioni di Israele
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Islam, Maometto, Allah, Corano e Sharia sono orrore e terrore
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Basta finanziare il terrorismo arabo islamico palestinese antiebreaico e gli assassini di Allà
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:17 pm

13
– Lo sapevate che gli ufficiali dell’Alto Comando delle forze israeliane hanno ammesso pubblicamente di giustiziare i prigionieri di guerra disarmati?

Per essere credibile e anche verificabile, questa notizia avrebbe bisogno almeno di una fonte, o di un nome, perlomeno di uno di questi ufficiali. Chi sono e cosa hanno detto “pubblicamente”? Non lo sappiamo e in rete non si trova nulla.


Egiziani mussulmani che uccidono uomini disarmati
http://youmedia.fanpage.it/video/aa/WPteS-SwuKD8afC_

Orrore in Egitto: video di soldati che uccidono uomini disarmati
pubblicato il 23 aprile 2017
In queste drammatiche immagini, la realtà di una guerra feroce e senza esclusione di colpi. Nel video postato in rete da attivisti dell'opposizione egiziana si vedono soldati in divisa che uccidono a sangue freddo persone disarmate per poi inscenare una falsa ricostruzione al fine di far credere che le vittime siano morte in combattimento.
Le esecuzioni sommarie sarebbero avvenute nella penisola del Sinai ma dell'autenticità del filmato, postato da Mekameleen, sito vicino ai Fratelli musulmani, movimento ostile al regime del Cairo, non esiste ancora conferma ufficiale.

Le autorità egiziane avevano reso noto lo scorso 6 dicembre l'eliminazione di un nucleo di terroristi nel Sinai dopo uno scontro a fuoco con i militari. Ma nel video i soldati sembrano sistemare armi accanto ai cadaveri prima di scattare le fotografie. Siti web filo governativi hanno dichiarato che il video è una montatura prefabbricata mentre finora, secondo quanto riporta la Bbc, non c'è stato alcun commento da parte dell'esercito egiziano.

Il filmato sembra girato con il cellulare da uno dei militari e si vede un uomo a terra mentre viene colpito a freddo da quattro colpi di arma da fuoco mentre una voce fuori campo ordina di non sparare tutti i colpi alla testa. Pochi istanti dopo accanto al cadavere dell'uomo appare un fucile. In un'altra sequenza si vede un ragazzo interrogato da un militare prima di essere bendato, portato pochi metri più in là e quindi freddato da un altro soldato.


Le fosse e altri luoghi di sterminio islamici da Maometto a l'IS
viewtopic.php?f=188&t=2029
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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:17 pm

14
– Lo sapevate che Israele rifiuta di perseguire i soldati che hanno riconosciuto ed ammesso l’esecuzione dei prigionieri di guerra?

Anche in questo caso la ricerca su internet non ci aiuta, non esistendo fonti. Sappiamo invece di numerose condanne nei confronti di soldati israeliani che non si sono attenuti alle regole di ingaggio: condanne o inchieste anche recenti, come a carico del soldato che pochi giorni fa ha sparato ad un aggressore palestinese ferito e immobile a terra.


Egiziani mussulmani che uccidono uomini disarmati
http://youmedia.fanpage.it/video/aa/WPteS-SwuKD8afC_

Orrore in Egitto: video di soldati che uccidono uomini disarmati
pubblicato il 23 aprile 2017
In queste drammatiche immagini, la realtà di una guerra feroce e senza esclusione di colpi. Nel video postato in rete da attivisti dell'opposizione egiziana si vedono soldati in divisa che uccidono a sangue freddo persone disarmate per poi inscenare una falsa ricostruzione al fine di far credere che le vittime siano morte in combattimento.
Le esecuzioni sommarie sarebbero avvenute nella penisola del Sinai ma dell'autenticità del filmato, postato da Mekameleen, sito vicino ai Fratelli musulmani, movimento ostile al regime del Cairo, non esiste ancora conferma ufficiale.

Le autorità egiziane avevano reso noto lo scorso 6 dicembre l'eliminazione di un nucleo di terroristi nel Sinai dopo uno scontro a fuoco con i militari. Ma nel video i soldati sembrano sistemare armi accanto ai cadaveri prima di scattare le fotografie. Siti web filo governativi hanno dichiarato che il video è una montatura prefabbricata mentre finora, secondo quanto riporta la Bbc, non c'è stato alcun commento da parte dell'esercito egiziano.

Il filmato sembra girato con il cellulare da uno dei militari e si vede un uomo a terra mentre viene colpito a freddo da quattro colpi di arma da fuoco mentre una voce fuori campo ordina di non sparare tutti i colpi alla testa. Pochi istanti dopo accanto al cadavere dell'uomo appare un fucile. In un'altra sequenza si vede un ragazzo interrogato da un militare prima di essere bendato, portato pochi metri più in là e quindi freddato da un altro soldato.

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Re: Idiozie contro Israele e gli ebrei

Messaggioda Berto » sab lug 22, 2017 4:18 pm

15
– Lo sapevate che Israele confisca ordinariamente i depositi bancari, i commerci e la terra e rifiuta di pagare le compensazione a coloro che le subiscono?

Depositi bancari e commerci? A chi? In quali occasioni? Esistono esempi? Anche in questo caso mancano fonti. E’ capitato che Israele abbia confiscato terreni non utilizzati o la cui proprietà non è stata dimostrata.
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