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– Lo sapevate che Israele è l’unico paese del Medio Oriente che ha armi nucleari?
Iran e Siria sono stati accusati di possedere un programma nucleare militare, così come l’Arabia Saudita. La Libia con Gheddafi e l’Iraq con Saddam Hussein hanno invece pianificato di dotarsi di armi nucleari pur avendo aderito al trattato di non proliferazione nucleare.
Israele non ha mai condotto test nucleari ufficiali. – Lo sapevate che Israele è l’ unico paese del Medio Oriente che rifiuta di firmare il trattato di non proliferazione nucleare?
Iraq, Libia, Arabia Saudita, Siria ed Iran invece l’hanno violato pur avendolo sottoscritto. Israele è piuttosto l’unico paese del Medio Oriente sul quale incombe una minaccia di distruzione.Iran, ebrei in Iran, persecuzioni, guerra a Israelviewtopic.php?f=197&t=2237 Nucleare Iran, l'ira di Israele: "Sbagliate a fidarvi di Teheran"Intervista al ministro della Difesa Moshe Yaalon: "Accordo non porterà nulla di buono alla regione". E si dice convinto che l'Is sarà sconfitto
di VINCENZO NIGRO
09 luglio 2015
Nucleare Iran, l'ira di Israele: "Sbagliate a fidarvi di Teheran"
Moshe Yaalon
http://www.repubblica.it/esteri/2015/07 ... -118690681 ROMA - Moshe Yaalon, ministro della Difesa di Israele, numero due del Likud, è in Italia per 3 giorni. "Condividiamo valori e interessi comuni con l'Italia, soprattutto in una fase così caotica per il Medio Oriente, una fase che è una sfida per tutti noi, per l'Occidente considerando Israele parte di questa comunità. Pensiamo solo a questo problema dei jihadisti che arrivano in Europa o a quelli che dall'Europa partono per andare a combattere nella nostra regione. È un nuovo fenomeno per il quale c'è una forte collaborazione fra le nostre intelligence, fra i nostri sistemi di difesa. Con l'Italia nella Difesa c'è poi una collaborazione speciale, i nostri piloti si addestrano sugli M-346 dell'Alenia che abbiamo ricevuto, siamo molto soddisfatti. Tutti noi poi dobbiamo rispondere alla minaccia "cyber", un'area relativamente nuova, in cui Italia e Israele collaborano sempre più intensamente. Sono molto contento, spero lo siano le mie controparti italiane".
Ministro, in queste ore il tema dominante è il vicinissimo accordo di Vienna sul nucleare con l'Iran. Perché voi continuate ad essere critici?
"Noi in Israele non siamo per nulla contenti di questo accordo, che non porterà nulla di buono alla regione. Bisogna intendersi innanzitutto sull'Iran e sul suo ruolo nella regione. Questo paese da anni è diventato non solo il primo esportatore di terrorismo, di destabilizzazione nella regione, ma soprattutto il primo sostenitore di una fazione, quella sciita, in uno scontro totale con i governi e gli stati che si rifanno ai sunniti. Dall'Iraq, allo Yemen, al Libano, al Bahrein i capi iraniani esportano il loro sostegno a movimenti terroristici, a milizie che contribuiscono a destabilizzare la regione".
Ma questo cosa c'entra con un accordo che prevede che l'Iran congeli la sua ricerca nucleare, evitando di avvicinarsi a una bomba atomica?
"Numero uno: è chiaro ormai a tutti che quello che gli iraniani hanno sviluppato in questi anni è un progetto nucleare militare. E questa è una conferma ulteriore che hanno mentito per anni alla comunità internazionale. Secondo: dobbiamo ancora vedere ancora i dettagli finali, e se possibile sembra che stiano peggiorando in queste ultime ore, ma di fatto da Vienna uscirà un Iran che immediatamente riceverà una infusione di miliardi di dollari alla sua economia, un paese che non sarà costretto a smantellare fino in fondo nessuna installazione nucleare, e che fra 10 anni potrà riprendere le sue ricerche. Visto il comportamento in passato del regime iraniano, se fra solo 5 anni decideranno che la loro economia è risalita al punto da poterselo permettere, gli iraniani ripartiranno appieno col programma nucleare militare e allora non ci saranno più sanzioni economiche o null'altro per poter evitare la bomba atomica iraniana. Nessuna centrifuga verrà distrutta, ci sono molti "buchi" nell'accordo, rispetto alla dimensione militare, rispetto alle ispezioni. Quello che gli iraniani vogliono sono riusciti ad ottenerlo. Avranno la piena capacità di rilanciare il progetto nucleare militare, non avranno un piano di ispezioni totali, avranno un sostegno economico che farà ripartire la loro economia. Molti, anche i nostri amici italiani, ci dicono che questo regime potrà essere più responsabile, potrà diventare parte della soluzione: noi siamo certi che sarà il contrario, loro sono il primo generatore di problema nella regione".
Voi non vedete l'Is, o il Daesh come lo chiamate in Medio Oriente, come il vero pericolo nella regione?
"Daesh è un nuovo fenomeno, pericolosissimo, ma Daesh prima o poi sarà sconfitto, l'Iran è una minaccia molto più seria. Ci sono molti stati arabi che non vogliono quest'egemonia iraniana. La contrasteranno, e gli iraniani esporteranno ancora di più destabilizzazione. In questa parte del mondo si è innescato un processo che porta a modifiche profonde: alcuni Stati non esistono più come gli Stati che conoscevamo, Iraq, Siria, Libia, in qualche modo anche il Libano. Abbiamo delle enclave settarie, conflitti settari e tribali, soprattutto fra sciiti e sunniti, ma poi fra fazioni e tribù all'interno di una regione in cui il Daesh vuole il dominio del Califfato, mentre gli sciiti iraniani voglio la prevalenza della loro setta, vogliono un mondo sciita. Daesh vuole un califfato subito, Al Qaeda vuole un califfato ma solo più avanti. Abbiamo nuove divisioni geopolitiche nella regione; da una parte gli Iran, gli sciiti, Hezbollah in Libano, gli houthi in Yemen, Assad in Siria, le minoranze sciite in Arabia Saudita. Poi c'è il gruppo di Turchia, Qatar, Hamas a Gaza, una alleanza con aspirazioni neo-ottomane. Il terzo campo, quello con cui possiamo condividere alcuni obiettivi, è il campo arabo-sunnita: Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Emirati, gli stati del Golfo, Tunisia, Marocco. Noi crediamo che Usa ed europei dovrebbero sostenere questo campo nella battaglia contro gli estremisti, contro il Daesh, contro i radicali".
Ministro, lei crede che sia possibile stabilizzare Stati in cui le primavere arabe sembrano fallite?
"Non c'è più possibilità di ricreare stati artificiali come Libia, Iraq, Siria, in qualche modo perfino il Libano. E' la storia della frittata: se l'hai fatta, non puoi più tornare alle uova. La frammentazione è irreversibile, e l'unico modo per stabilizzare la situazione in questi paesi è permettere a popolazioni omogenee di autogovernarsi nelle aree in cui sono rilevanti. Poi potranno creare federazioni, confederazioni, le forme che decideranno, ma questo è il processo da seguire. Un esempio: in Siria abbiamo già un Siria-Kurdistan nel Nord, abbiamo già un Alawitistan soprattutto lungo la costa, ma non credo che Damasco potrà farne parte pienamente, non credo che Assad riuscirà a controllare la città pienamente".
Sembrava che Assad dovesse cadere in pochi mesi...
"Damasco sarà contesa dai sunniti, siano Jabat al Nusra o Daesh. I sunniti sono la parte più complicata del puzzle siriano. Jabat Nusra e Free Sirian Army nel nord e nel Golan, Bashar Assad controlla il 25 per cento del territorio siriano, e poi c'è la presenza del Daesh. Non c'è modo per riportare le cose indietro, ricreare una Siria unica".
La situazione a Gaza: voi collaborate molto col governo egiziano, ci sono voci anche sulla collaborazione fra Hamas e ISIS, anche se sul terreno i due gruppi sono rivali. Per questo avete avuto contatti con Hamas, visto che loro sembrano più "moderati" del califfato?
"Ci sono quelli che credono che i terroristi di Fatah sono più moderati di quelli di Hamas, che quelli di Hamas sono più moderati di quelli di Al Qaeda, che questi ultimi sono più moderati di quelli del Daesh.... così tu puoi scegliere il terrorista più moderato che venga ad ucciderti... Noi combattiamo tutti i terroristi. Comunque, seguiamo quello che succede fra Daesh e Hamas nel Sinai. Sono rivali, hanno tattiche diverse. Il Daesh è figlio di una "instant generation", vogliono un Califfato immediato, adesso, subito, a differenza di altri gruppi terroristici. Ci sono elementi del Daesh a Gaza, elementi palestinesi che hanno scelto di sostenere il Daesh. Secondo un sondaggio il 10-12 % dei palestinesi a Gaza sostengono l'ideologia di Daesh. Hamas combatte questa tendenza, non vogliono che conquistino potere a Gaza. Ma parallelamente Hamas e Daesh combattono insieme nel Sinai: il nemico comune è l'Egitto. Soldi, armi, anche assistenza sanitaria ai combattenti Daesh negli ospedali di Hamas a Gaza: c'è rivalità e c'è collaborazione. Così va il Medio Oriente oggi".
Quale deve essere la reazione dei paesi europei a questo "nuovo Medio Oriente". Crede davvero che un supporto incondizionato al regime egiziano sia la soluzione? Molti valutano che la repressione messa in atto dal generale Sissi in pochi anni creerà di nuovo le condizioni per una rivolta, per una sollevazione.
"Quello che lei mi chiede adesso è uno dei punti cruciali per la strategia occidentale nella regione. Israele è l'unica democrazia. Gli altri paesi hanno bisogno di un'evoluzione politica che sarà lunga. Per agire oggi, i paesi occidentali devono avere una lista delle loro priorità, delle loro alternative, delle opzioni che hanno sul tavolo. Senza farsi illusioni. Quando si prova a democratizzare velocemente il Medio Oriente attraverso elezioni si compie un terribile errore. Ci sono gruppi, movimenti che non santificano la vita e la pace, ma che celebrano e ricercano la morte. Come puoi pensare di avviare un processo democratico con questi elementi? Parlare di diritti umani a chi non apprezza la vita umana. Bisogna educare quest'area alle democrazia. E' un processo molto lungo. Democrazia a Gaza? Il risultato è che Hamas uccide gli uomini di Fatah. In Egitto non c'è stato un golpe, c'è stata una sollevazione popolare contro chi voleva imporre la sharia in maniera assolutista, Sisi è venuto fuori per guidare questa sollevazione. Bisogna riconoscere la realtà e comportarsi di conseguenza. Chi combatte il radicalismo, il terrorismo deve essere sostenuto. Questa è l'alternativa che abbiamo. E, ripeto, l'Iran secondo noi è la prima priorità. Daesh è la seconda minaccia, non la prima, Daesh può essere sconfitto. Se tutti quelli che vedono Daesh come un nemico sono pronti a collaborare militarmente ed economicamente ci sarà successo. E allora mi chiedo: la Turchia compra petrolio dal Daesh, permette ai jihadisti di entrare nei territori del Daesh. Eppure è un paese della Nato. Qual è la loro politica, quali sono le loro priorità? Sono diverse dagli altri paesi? Prendete invece la Russia: possono collaborare con noi, perché hanno una posizione molto chiara sul terrorismo islamista".
Processo di pace con i palestinesi: per molti adesso è diventato marginale, ma Israele può sopravvivere a lungo come una democrazia di qualità continuando con l'occupazione militare dei territori?
"Sfortunatamente il conflitto israelo-palestinese è influenzato da molti malintesi. Innanzitutto è sempre più chiaro che questo conflitto non è la maggior causa di instabilità in Medio Oriente. C'è ancora chi lo crede, è un non-senso. Le rivoluzioni in Tunisia oppure in Libia non hanno nessuna relazione con questo fattore. Quindi: per cortesia smettetela di dirci che questa è la causa della instabilità della regione".
Ma nessuno di seriamente responsabile pensa questo. La domanda è un'altra: non crede sia necessario trovare un accordo con i palestinesi per difendere la stessa solidità della democrazia in Israele?
"Io ho sostenuto gli accordi di Oslo, fra i responsabili dell'intelligence ai tempi di Rabin questa era la mia posizione. Ma oggi devo dire che il vero conflitto fra noi e la dirigenza palestinese che è dopo Arafat, con Abu Mazen o con chiunque altro, non è stato possibile ancora avere quello che noi chiediamo: il riconoscimento di uno stato ebraico all'interno dei confini di Israele. Negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno provato 2 volte a far convergere le parti. E' sempre stato Abu Mazen a rifiutare il passo decisivo:
riconoscere Israele. Noi in Israele, e le dico anche noi del Likud, non vogliamo governare i palestinesi, non vogliamo occupare i loro territori. Ma vogliamo garanzie di sopravvivenza. Che nessuno fra i palestinesi vuole concederci seriamente. Questa è la drammatica verità".
Trump in Israele: «Mai un’arma nucleare all’Iran»Marco Valsania
2017-05-22
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... d=AEYelnQBDonald Trump crede in una nuova era di disgelo tra Paesi arabi e Israele e nelle possibilità di riavviare il cruciale processo di pace in Medio Oriente con i palestinesi. La seconda tappa del viaggio internazionale del presidente americano lo ha visto spezzare tabù: il suo Air Force One è diventato il primo volo diretto dalla capitale saudita, Riad, a Tel Aviv. E, gettandosi nella crisi israelo-palestinese agli inizi della sua presidenza come mai aveva osato alcuno dei suoi predecessori, ha dichiarato: «Abbiamo davanti a noi una rara opportunità di portare sicurezza e stabilità alla regione e ai suoi popoli, sconfiggendo il terrorismo e creando un futuro di armonia, prosperità e pace. E possiamo arrivarci solo lavorano assieme». Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto affermando che il suo Paese «cerca una pace genuina e durevole».
Ma, dietro parole e promesse di perseguire quel che Trump ha definito come il re di tutti gli accordi, sono rimaste gravi incognite, vecchie e nuove, rispecchiate da screzi diplomatici affiorati durante lo stesso viaggio. Netanyahu, stando a indiscrezioni, ha dovuto ordinare ai propri ministri di recarsi all’aeroporto per la cerimonia destinata a accogliere Trump. Numerosi esponenti del governo volevano assentarsi in protesta per le vendite di armi appena offerte ai sauditi, nonostante le assicurazioni dell'amministrazione che queste - 110 miliardi più fino a 350 miliardi in altri progetti di collaborazione in dieci anni - non metteranno in discussione l’impegno statunitense a sostenere la dottrina della “superiorità militare” israeliana nell’area.
Ombre si sono poi allungate sulla visita di Trump, oltre che alla Chiesa del Santo Sepolcro, al Muro del Pianto nella contesa città di Gerusalemme: Netanyahu avrebbe voluto essere invitato, segno della rivendicazione israeliana di sovranità sul luogo sacro. La Casa Bianca ha declinato, chiedendo una visita privata proprio per evitare polemiche con i Paesi arabi e i palestinesi. Trump di recente ha anche rinviato spostamenti dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. E ha velatamente criticato l’espansione di insediamenti israeliani nei Territori occupati dopo averli inizialmente difesi. Oggi, infine, si recherà nella Cisgiordania per incontri con il leader palestinese Mahmoud Abbas, Abu Mazen.
Il debutto di Trump in Arabia saudita è stato un successo
Sui rapporti bilaterali, nei giorni scorsi, si era inoltre allungata l’ombra delle informazioni top secret su Isis di fonte israeliana, svelate da Trump ai russi. Una violazione dei protocolli di intelligence, nonostante Israele abbia minimizzato l’incidente. Questo mentre i legami oscuri di esponenti vicini a Trump con Mosca rimangono nel mirino a Washington e potrebbero indebolire la “mano” internazionale oltre che domestica del presidente: ieri l’ex consigliere di sicurezza nazionale Michael Flynn ha rifiutato l’ordine di testimoniare al Congresso, che indaga sulle interferenze del Cremlino nelle elezioni, citando il Quinto Emendamento della Costituzione e il diritto a non auto-incriminarsi.
A favore della visita in Israele, per Trump, ha tuttavia giocato l’indurimento dei rapporti con l’Iran orchestrato dalla Casa Bianca: Teheran è considerata da Israele come la minaccia più grave e la Casa Bianca non ha fatto mistero della volontà di contenere l’influenza del Paese, con il quale Barack Obama aveva raggiunto un accordo sul nucleare, mobilitando Paesi a loro volta rivali quali l’Arabia Saudita. Incontrando il presidente di Israele, Reuven Rivlin, Trump ha assicurato che «non si dovrà mai consentire all’Iran di possedere un’arma nucleare».
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Iran: la vera minaccia nucleare è quella di Israelehttp://www.wallstreetitalia.com/news/ir ... di-israeleLe armi nucleari detenute da Israele sono “la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza della regione e del mondo”: è questa la dura replica del portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Ghasemi, alle dichiarazioni espresse congiuntamente dal presidente americano e dal premier israeliano. Ieri, Benjamin Netanyahu, ha detto che “la minaccia posta dalle ambizioni nucleari dell’Iran“, mentre Donald Trump, ha promesso che gli Stati Uniti faranno “di più per impedire all’Iran di sviluppare un’arma nucleare”.
Secondo il portavoce di Teheran le accuse contro l’Iran sono “prive di senso” perché “l’amara verità è che queste ingiuste dichiarazione vengono ripetute dal regime sionista che non rispetta le leggi internazionali e possiede centinaia di testate nel suo arsenale atomico”.
L’accordo internazionale fra le principali forze occidentali e l’Iran, che ha concordato i ridimensionamento del piano nucleare del Paese mediorientale, è stato definito da Trump “uno dei peggiori mai visti”.
Un ebreo marocchino traditore degli ebrei di Israele.https://it.wikipedia.org/wiki/Mordechai_VanunuMordechai Vanunu (in ebraico: מרדכי ואנונו? ascolta[?·info], anche noto con il nome di battesimo cristiano John Crossman; Marrakech, 13 ottobre 1954) è un attivista ed ex tecnico nucleare israeliano di origine marocchina sefardita, noto per aver rivelato l'esistenza delle armi nucleari segrete dello Stato di Israele. In seguito alle rivelazioni, agenti israeliani lo rapirono in Italia, lo drogarono e lo trasportarono in Israele, dove una corte lo processò in segreto con accuse di tradimento e spionaggio, condannandolo a 18 anni di prigionia.
Un piccolo paese come Israele, di 22mila kmq con poco più di 8milioni di abitanti di cui 6milioni circa di ebrei e il resto prevalentemente non ebrei mussulmani, circondato da paesi ostili a prevalenza teocratica islamica con centinaia di milioni di fanatici nazisti maomettani, odiatori degli ebrei e di ogni altro diversamente religioso e pensante, dopo tutte le agressioni subite e le continue e quotidiane minacce è più che giustificato, legittimo e in piena concordanza con il diritto internazionale e i diritti umani universali che Israele possieda le armi nucleari per potersi difendere.https://it.wikipedia.org/wiki/Israele