Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israele

Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israele

Messaggioda Berto » dom mar 26, 2017 9:45 am

Islamici e cristiani israeliani nemici degli ebrei e di Israele
viewtopic.php?f=197&t=2543
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israele

Messaggioda Berto » dom mar 26, 2017 9:46 am

La sconfitta politica che si auto-infliggono gli arabi israeliani
Anziché promuovere l’integrazione, i parlamentari arabo-israeliani alimentano l’estremismo e non esitano a sostenere i terroristi

Di Reuven Berko, Yoaz Hendel
http://www.israele.net/la-sconfitta-pol ... israeliani

Scrive Reuven Berko: «Finché non ce l’ha spiegato lui personalmente in un’intervista lunedì a radio Galei Tzahal poco dopo essersi dimesso dalla Knesset, non sapevamo che il parlamentare della Lista Araba Comune Basel Ghattas, che ha giurato fedeltà al parlamento israeliano, era sostanzialmente un “combattente per la libertà palestinese guidato solo dalla propria coscienza”.
A quanto pare Ghattas dovrà stare in carcere solo due anni, dopo che ha patteggiato la pena, nonostante il fatto che, nel quadro della sua “lotta”, abbia contrabbandato cellulari e documenti a terroristi detenuti mettendoli in condizione di proseguire la loro attività terroristica: vergognosi crimini di frode e abuso di fiducia da parte di un pubblico rappresentante eletto in parlamento.

Ma chiunque consideri la saga dell’assurdo che vede protagonista Ghattas – una sorta di clone dell’ex parlamentare arabo-israeliano Azmi Bishara (dello stesso partito Balad, parte della Lista Araba Comune), fuggito da Israele quando capì che le autorità avevano le prove che durante la guerra in Libano del 2006 aveva passato a Hezbollah le coordinate per gli attacchi missilistici contro obiettivi civili – non si stupirà granché per il suo comportamento.
È così che si comporta Balad, un partito carico di odio che opera al servizio dei nemici di Israele, finanziato dalla casa reale del Qatar. Già partecipando alla flottiglia filo-Hamas, Ghattas aveva essenzialmente espresso il suo sostegno agli islamisti che uccidono i suoi correligionari cristiani in Medio Oriente.
Quando gettò benzina sul fuoco negando il diritto degli ebrei ad accedere al Monte del Tempio a favore degli islamisti, tradì Gesù, il suo Messia. Operando al servizio del terrorismo, ha tradito il suo giuramento di fedeltà alla Knesset.

Di fatto Ghattas ha ricusato lo stato di Israele, cui aveva giurato lealtà. La chiave del suo comportamento, ci ha spiegato, si trova nel fatto che definisce i suoi crimini come “atti di coscienza e umanitari” giacché, secondo i parametri morali dei terroristi, chi uccide deliberatamente civili innocenti è un “combattente per la libertà”. Ghattas lo disse a chiare lettere ancor prima di questa incriminazione: “Io sostengo la lotta del popolo palestinese, voi li chiamate assassini, ma ai miei occhi e agli occhi del popolo palestinese non sono assassini, bensì combattenti per la libertà”. E nell’intervista di lunedì scorso ha sinistramente ribadito la sua dottrina: “Noi, arabi in Israele, stiamo arrivando alla conclusione che forse è giunto il momento di formulare una nuova strategia contro lo stato”. Più chiaro di così.» (Da: Israel HaYom, 21.3.17)

Scrive Yoaz Hendel: «La sera delle scorse elezioni, ospiti e opinionisti negli studi televisivi, come il sottoscritto, hanno commentato fino alla nausea un dato che non conoscevano: che il risultato avrebbe sorpreso tutti sancendo la vittoria del Likud, che prese 10 seggi più di quelli previsti da tutti i sondaggi. Da tempo nelle elezioni israeliane c’è una sola regola fissa: l’elemento sorpresa. Una volta è il partito dei pensionati, emerso come fattore decisivo; un’altra il partito Kadima, poi Yesh Atid. L’ultima volta il Likud. Le prossime elezioni saranno centrate sulla figura del primo ministro Benjamin Netanyahu. Il Likud dovrà vedersela con avversari a destra e a sinistra. Dopo le elezioni, potrebbe formarsi una coalizione “anti-Netanyahu” fra tutti gli attori della destra: Naftali Bennett, Avigdor Lieberman, Moshe Ya’alon, Moshe Kahlon. Oppure potranno esserci apparentamenti con il partito centrista di Lapid, e anche con il partito laburista e con il Meretz, se dall’altra parte non ci sarà il Bayit Yehudi di Bennett. Ciò che tutti hanno in comune è che non vogliono Netanyahu come primo ministro: alcuni lo dicono solo a porte chiuse, altri lo dicono ad alta voce, ma il desiderio è comune.

C’è un solo partito alla Knesset che non può essere preso in considerazione per qualsiasi tipo di alleanza, ed è la Lista Araba Comune. Non farà parte di nessuna coalizione e nemmeno di qualche accordo pre-elettorale, come si è visto anche nelle ultime elezioni. L’essenza della sua politica è quella di essere presente nel parlamento israeliano, non di influenzarlo. Fino a quando quel partito parlerà il linguaggio del nazionalismo arabo estremista, non potrà coesistere in nessuna coalizione politica israeliana. Evidentemente, dopo 70 anni, dobbiamo prendere atto del fatto che la coesistenza è affare dei cittadini comuni, non dei politici arabi.

Per far parte di una futura coalizione, e magari anche di un governo, gli arabi israeliani devono integrarsi nel contesto sociale, culturale e politico israeliano: l’integrazione nella società come impegno civile e politico, non come un movimento carsico che cerca di passare inosservato. Gli ebrei in tutto il mondo hanno sempre pregato per il ritorno a Gerusalemme, ma intanto facevano tutto quanto in loro potere per integrarsi nei paesi in cui vivevano. Prendevano parte al governo, consigliavano re e presidenti, lanciavano movimenti politici. A differenza di Israele (lo stato mediorientale dove è più conveniente vivere come musulmani o cristiani), gli stati europei dove vivevano gli ebrei sono stati spesso spietati con le minoranze al loro interno. Ma gli ebrei non disperavano: quando gli chiudevano la porta in faccia, entravano dalla finestra; e se chiudevano la finestra, entravano da qualche fessura nel muro. Gli ebrei servivano nelle forze armate, pregavano per le sorti del regno, intrattenevano con lo stato rapporti di grande lealtà, privi di eversive smanie nazionaliste. Basta vedere gli ebrei collegati con le amministrazioni Obama e Trump per capire la mentalità ebraica circa l’impegno civile e politico nella Diaspora. Alcuni mesi fa si è parlato in Israele della costituzione di un nuovo partito arabo che avrebbe operato per promuovere l’integrazione della minoranza nella società israeliana. Personalmente l’avevo considerato la prima vera start-up araba. Senza adottare per intero il modello ebraica nella Diaspora, sono convinto che anche solo una parte di esso aiuterebbe la convivenza. Purtroppo non se n’è fatto nulla. E così restiamo con la Lista Araba Comune e con i limiti che la politica araba in Israele si auto-impone, senza nemmeno l’ambizione di sorprenderci alle elezioni.» (Da: YnetNews, 21,3,17)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israele

Messaggioda Berto » gio giu 08, 2017 7:56 pm

KNESSET, REGEV: "GLI ARABI IN ISRAELE HANNO VINTO LA LOTTERIA!
Silvia Bublil Dadusc

La Knesset, ha respinto mercoledì scorso la proposta di legge di trasformare la giornata della Nakba (catastrofe) in una "giornata della memoria nazionale".
La proposta, presentata dai parlamentari Ahmad Tibi e Osama Sa'adi della lista araba, è stata bocciata.

Il Ministro della Cultura, Miri Regev מירי רגב, ha risposto ai due parlamentari con un discorso memorabile.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2107540147

“Se c'è una cosa che dispiace nella vostra proposta, è che crea attrito tra lo Stato d'Israele e i suoi cittadini arabi, che nel giorno del 15 maggio 1948, hanno vinto alla lotteria. Si, hanno vinto la lotteria!

Tibi, tu, specialmente tu, avresti dovuto presentare una proposta di legge per la giornata della Baraka (Giornata della Benedizione). Quanta benedizione avete avuto, nel vivere nello Stato degli Ebrei, che sono compassionevoli, che non si sono vendicati dei loro nemici, che hanno teso una mano per vivere nella Pace, una vita di dignità ed eguaglianza con una minoranza araba, nello Stato della nazione ebraica.

Ogni arabo onesto, che non si fa condizionare dalle bugie palestinesi, sa, che Israele è la terra del popolo ebraico, da sempre. È scritto nel Tanach (La Bibbia - Il Vecchio Testamento), ed è scritto nel Corano. Va bene che tu non conosca il Tanach, ma il Corano lo conosci...

Leggiamo insieme - sura num. 5 versetto 21.
Regev legge in lingua araba [...], poi continua:

In ebraico c'è scritto
"Ricordate come Mosè disse al suo popolo - oh popolo mio, entrate nella Terra Santa che ha designato per voi Allah, e non arretrate indietro".

Come ben sapete, amici miei arabi, voi vivete in un paradiso. Non è così Ahmad? Non è così Osama? Dove vorreste vivere? Dite la verità, senza menzogne, senza propaganda, dove vi piacerebbe essere dei parlamentari? A Gaza? A Damasco? A Baghdad?

Voi agite contro gli interessi dei cittadini arabi in Israele, con lo scopo di delegittimare lo Stato ebraico e mettere fine al Progetto Sionista. Mi dispiace deludervi, Ahmad Tibi e Osama Sa'adi, non è successo allora è non succederà oggi... Il Popolo d'Israele è tornato nella sua Terra, il Popolo d'Israele è vivo (Am Israel Hay!).

Hag Sameach Yerushalaim ( Buon Anniversario, Gerusalemme), e Buona Festa ai cittadini arabi che vivono con noi in pace in questo Paese.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israele

Messaggioda Berto » sab lug 15, 2017 3:42 am

L’attentato di Gerusalemme e le sue implicazioni
14 luglio 2017
Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/lattentato-di- ... mment-1434

Non ci possono essere dubbi sul fatto che l’atto terroristico che ha avuto luogo stamattina all’esterno del comprensorio del Monte del Tempio e della Spianata delle Moschee a Gerusalemme, adiacente la Porta dei Leoni, da parte di tre arabi-israeliani provenienti dal villaggio di Um-el-Fahem, abbia un preciso obiettivo, quello di mobilitare una risposta rilevante da parte del mondo arabo.

I tre terroristi responsabili della morte di due poliziotti israeliani-drusi e del ferimento di un terzo, colpiti utilizzando una mitraglietta a basso costo Carlo, erano perfettamente consapevoli che difficilmente sarebbero sopravvissuti all’attentato. Dopo avere sparato ai poliziotti di vigilanza sono rientrati all’interno del comprensorio. Hanno dunque scelto di morire sul sagrato del terzo sito sacro dell’Islam. La scelta dell’attentato, il venerdì di preghiera, e l’inevitabile intervento dei militari israeliani che, per ragioni di sicurezza, hanno chiuso l’accesso al sito ai fedeli musulmani obbligandoli a pregare al suo esterno, rappresenta il corollario inevitabile e prevedibilmente premeditato dell’azione del commando. I terroristi, imparentati tra di loro, due dei quali appena diciannovenni, erano membri del Ramo Nord del Partito Islamico, la formazione musulmana operativa in Israele, che lo Stato ebraico ha dichiarato illegale nel 2015 a causa dei suoi legami stretti con Hamas e i Fratelli Musulmani.

L’obbiettivo scoperto dell’attentato è quello di provocare una reazione dura da parte di Israele in modo di poterlo accusare di volere strumentalizzare la situazione per modificare lo status quo sul Monte del Tempio-Spianata delle Moschee, in vigore dal 1967. Un vecchio cavallo di battaglia utilizzato anche da Abu Mazen nel 2015, quando lanciò la medesima accusa invocando il “sangue puro dei martiri” da spargere a difesa della moschea di Al Aqsa, a suo dire contaminata dagli ebrei, dando così vita alla cosiddetta Intifada dei coltelli.

Abu Mazen, il quale ha condannato l’attentato, si è poi affrettato a chiedere a Israele la riapertura del sito anticipando le possibili ripercussioni della sua chiusura, non dimenticandosi di sottolineare le conseguenze di un tentativo israeliano di modificare lo status quo vigente. Come sempre, quando si tratta del vecchio capobastone di Ramallah, risplende la sua doppiezza.

L’accusa nei confronti degli ebrei di volere impossessarsi del sito sacro all’Islam venne lanciata per la prima volta negli anni ’30 dal Mufti filonazista di Gerusalemme Amin al-Husseini. Ci troviamo dunque davanti a un vecchio canovaccio che si ripropone. Sobillare la folla araba a una rivolta contro quelli che una volta erano gli ebrei e che oggi sono diventati gli israeliani. Non è certo un caso (nulla in questo episodio calcolato al millimetro lo è) se il Mufti attuale di Gerusalemme, Hussein, nel suo sermone ha incitato la massa araba a invadere la Spianata accusando Israele di aggressione.

L’attentato, di cui non è ancora chiara la matrice, non essendoci al momento alcuna rivendicazione ufficiale, ha un alto valore simbolico proprio per il luogo dove è accaduto e per le potenziali pericolose ripercussioni che potrebbe generare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israele

Messaggioda Berto » gio lug 20, 2017 9:14 pm

L’ISLAM IN ISRAELE
Fabio Nicolucci·
sabato 15 luglio 2017

https://www.facebook.com/notes/fabio-ni ... 9663379299

Dopo l’attacco terrorista a Gerusalemme la mattina, nel pomeriggio di ieri la spirale di morte è continuata ad Hurghada, una rinomata località balneare egiziana sul Mar Rosso. Ma seppure simili nella tempistica e nei morti causati, i due attentati sono molto diversi nelle dinamiche che rischiano di innescare. Mentre infatti quello in Egitto ha il suo effetto di morte nel qui e ora, e sembra un ennesimo anello della catena di azioni e reazioni nella guerra tra il regime di Al-Sisi e il jihadismo egiziano con base prevalentemente nel Sinai, quello di Gerusalemme sembra un salto di qualità del terrorismo palestinese conosciuto come “terza intifada” o “Intifada dei coltelli”. Innanzitutto nella storia personale degli attentatori. I tre terroristi sono infatti arabi israeliani e provengono da una cittadina del nord di Israele, Umm al Fahm. Non sono palestinesi della Cisgiordania né di Gaza, e neppure sono, come è stato ultimamente negli attacchi dell’Intifada dei coltelli e delle auto, di Gerusalemme est. Vengono invece da una cittadina di 50mila abitanti nel cosiddetto “triangolo arabo” della Galilea, abitato per lo più da arabi lì rimasti dopo la proclamazione dello Stato d’Israele, e diventati da allora arabi israeliani. Storicamente gli arabi israeliani sono sempre stati gelosi di questa loro specificità, a cui non hanno mai voluto o dovuto rinunciare dagli anni anche tumultuosi della prima Intifada del 1987. Ed anche se Umm al Fahm è da almeno tre decenni la capitale di un radicale movimento islamico, questo movimento non ha mai scelto di rinnegare con il terrorismo lo Stato di Israele. La lotta degli arabi israeliani è sempre stata per nuovi diritti, mai contro l’esistenza di Israele come quella dei cugini palestinesi di Hamas. Tanto che ultimamente proprio in questa zona alle ultime elezioni politiche del 2015 aveva raccolto molti voti la Lista Unitaria, giunta terza alla Knesset (il Parlamento israeliano, ndr.) con ben 13 deputati e più del 10% dei voti.

Questo attentato è un colpo molto serio a quel progetto politico, e la vittoria della sezione più estremista del movimento islamico del nord su quella del sud, che aveva invece partecipato alla formazione del nuovo partito. Con l’obiettivo di “islamizzare” la lotta palestinese e schiacciare il pluralismo israeliano. Finalità che traspare non tanto dal crudele accidente che uno dei due poliziotti uccisi fosse un druso, figlio di un ex deputato non ebreo, dunque a suo modo doppiamente simbolo di un Israele anche etnicamente pluralista. Ma soprattutto dalle modalità di questo terribile attacco.

Non è infatti casuale la scelta del giorno di venerdì, il giorno della preghiera dei mussulmani. Né lo è soprattutto il luogo, terzo luogo sacro all’islam ma non luogo specifico per la lotta palestinese nazionalista. Questo è infatti solo il secondo attentato dei molti a Gerusalemme est compiuto nella Haram al Sharif, cioè la spianata del Tempio, luogo dove si trova la roccia da cui Maometto spiccò il volo per il Paradiso e la Moschea Al-Aqsa, ma anche luogo dove si trovava il Sancta Sanctorum del Tempio maggiore degli ebrei, di cui rimane solo il Muro Occidentale dopo la distruzione voluta dai romani. Incidentalmente, un luogo caro a tutte e due le religioni ma recentemente oggetto di una “rilettura” – e ora si può capire forse l’impatto comunque criminogeno di strumentalizzazioni storiche in luoghi siffatti – da parte dell’Unesco che ne riconosceva il solo carattere mussulmano. La scelta del giorno e del luogo insieme è dunque in sé un proclama.

E probabilmente lo scopo era proprio quello di provocare la prima chiusura integrale del luogo dal 1990, una decisione ieri obbligata. Ma una decisione che ha provocato inevitabilmente la sensibilità di milioni di credenti mussulmani, ed ha già avuto il corredo di un attentato nel pomeriggio con un bottiglia molotov. Il disegno degli attentatori, e quello delle parole del portavoce di Hamas, che ha definito l’attentato una “naturale reazione alla profanazione della Moschea Al-Aqsa” è infatti di declinare il terrorismo palestinese, fallito politicamente, in termini religiosi. Così da suscitare una prossima Intifada su basi non più nazionali ma religiose e magari regionali. Lo testimoniano anche i video dell’attentato, che mostrano come gli attentatori, dopo essere stati immobilizzati dalle forze di sicurezza israeliane, abbiano poi fatto di tutto per essere uccisi come “martiri” (shahid). E così venivano definiti ancora ieri da Al Jazira nei titoli in arabo dedicati all’attentato. La disgregazione del movimento nazionale palestinese, tanto temuta dai vertici dei servizi di sicurezza israeliani, è dunque molto avanzata. Ma se il conflitto da nazionale diviene identitario e religioso è una tragedia che si sommerà ad altre e costerà cara, in termini politici e di vite umane, non solo ad Israele ma anche ai palestinesi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israel

Messaggioda Berto » sab feb 03, 2018 11:05 pm

LA STORIA DEL GIUDICE ARABO ISRAELIANO CHE NON VUOLE CANTARE LA HATIKVAH

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9690923053

Recentemente Salim Joubran, un giudice arabo della corte suprema israeliana in pensione ha dichiarato che non se la sente di cantare l’inno nazionale israeliano perché quelle parole non rispettano i cittadini arabi che vivono in Israele. “Se lo stato vuole che tutti i cittadini abbiano in considerazione l’inno nazionale, è necessario che prima li rispetti e rispetti i loro diritti”, ha detto alla stampa. Per verificare la veridicità delle sue parole bisognerebbe partire proprio dalla vita del signor Joubran.

Nato nel 1947 a Haifa, di religione cristiana, ha studiato all’università di Gerusalemme diventando avvocato nel 1970. Nel 1982 viene nominato magistrato, nel 1993 diventa giudice del tribunale di Haifa e dieci anni dopo il suo nome appare tra i giudici della corte suprema dello stato ebraico. Nel 2011 è uno dei tre giudici che condanna per molestie sessuali l’ex presidente israeliano Moshe Katzav e lo scorso anno è stato nominato vice presidente della corte suprema israeliana. Mentre era in attività percepiva uno stipendio di oltre diecimila euro al mese, pari a quello di un politico israeliano della Knesset che annovera tra le sue fila diciotto arabi gran parte dei quali rappresentati dal partito Joint List, la terza forza politica della nazione. Sarebbero stati diciannove perché uno, Basel Gattas, è stato espulso dal parlamento e dalla vita politica perché fu colto in flagrante e arrestato mentre consegnava dei telefonini di piccola dimensione e dato informazioni segrete a due detenuti palestinesi condannati all’ergastolo per terrorismo.

Ci vuole una bella faccia tosta per rilasciare una dichiarazione che rappresenta l’opposto del proprio vissuto. Una dichiarazione che non da il giusto merito ad una vita dedita al rispetto della legge dell’unica, vera democrazia del Medio Oriente.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israel

Messaggioda Berto » ven mag 11, 2018 7:35 pm

Antisemiti veneti: comunisti, fascisti, venetisti, cristiani e nazisti maomettani
viewtopic.php?f=205&t=2690
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Islamici e cristiani israeliani nemici di ebrei e Israel

Messaggioda Berto » ven mag 11, 2018 7:35 pm

Cesena, libretto antisemita disponibile per i fedeli della Chiesa dei Servi
11/05/2018

http://www.progettodreyfus.com/cesena-l ... antisemita

Un libretto antisemita è stato disponibile per i fedeli di una chiesa fino a pochi giorni fa. Lo spiacevole episodio è andato in scena a Cesena, nella chiesa dei Servi.

Autore del testo incriminato è stato don Giorgio Maffei, morto all’età di 94 anni a Rimini, dove aveva trascorso gli ultimi 13 anni della sua vita al Priorato Madonna di Loreto. Seguace dell’ arcivescovo ultraconservatore Lefebvre, Don Maffei ha esercitato la professione del sacerdote per 63 anni.

Nell’opuscolo da lui scritto, si poteva leggere un’invettiva molto dura contro gli ebrei. Poteva perché per un “motivo misterioso” il libretto è stato fatto sparire da qualcuno di cui non si conosce l’identità.

Ma cosa è scritto in questo opuscolo? Un vero e proprio sentimento di odio antiebraico:

“Anche gli ebrei di oggi sono colpevoli della morte del Signore, anche gli ebrei di oggi sono crocifissori di Cristo, anche gli ebrei di oggi sono deicidi. I delitti commessi contro di loro, per quanto tremendi, non sono nemmeno confrontabili col deicidio commesso. Le persecuzioni che hanno subito non rendono innocente tutto il loro passato, con le loro feroci persecuzioni contro i primi cristiani e tutte le mene e le trame politiche religiose, sociali e finanziarie, fino all’epoca moderna, fino a spiegare, se non giustificare, la reazione nazista, anche se se ne deve disapprovare e condannare la brutalità disumana”.

Questa avversione nei confronti degli ebrei rimanda ad alcuni decenni fa, quando nella preghiera del Venerdì santo era ancora presente la locuzione latina:

“Oremus et pro perfidis Judaeis ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum; ut et ipsi agnoscant Jesum Christum, Dominum nostrum. Omnipotens sempiterne Deus, qui etiam judaicam perfidiam a tua misericordia non repellis: exaudi preces nostras, quas pro illius populi obcaecatione deferimus; ut, agnita veritatis tuae luce, quae Christus est, a suis tenebris eruantur”.

La locuzione latina, presente dal VI secolo fino al XX secolo, con cui i fedeli cristiani pregavano per la conversione dei giudei. Si deve a Papa Giovanni XXIII l’abolizione dei termini “perfidis” e “perfidiam” nel 1959.

Abolizione che porta con sé una considerazione:

si può togliere l’odio nella carte ufficiali, ma non dalle mente e da cuori di molte persone.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm


Torna a Ebraismo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite