Gerusalemme capitale di Israele

Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:36 pm

Gerusalemme capitale storica sacra e santa di Israele, terra degli ebrei da almeno 3 mila anni.
viewtopic.php?f=197&t=2472

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1317729634

Nourith canta la famosa canzone Yerushalayim Shel Zahav ( Gerusalemme d'oro) presso l'Opera de Paris.
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 4660686594
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:40 pm

Caro Trump siamo in dolce attesa che tu firmi l'ordine per il trasferimento dell'ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme.

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... sciata.jpg


Jeruxałeme (Gerusalemme) ebrea, cristiana (e musulmana ?)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2128

Israele una buona democrazia e una grande civiltà:
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2157




La verità su Gerusalemme
(Da: thetruthaboutisrael.org.il)

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8136345910

Alcuni sostengono che Gerusalemme è una città occupata. Ammettono che una volta era la capitale del popolo ebraico, ma sostengono che perse quel titolo circa duemila anni fa dopo che venne distrutta e i suoi abitanti ebrei vennero esiliati. E dicono che nel 1967 gli ebrei sono ricomparsi e hanno catturato Gerusalemme dal popolo palestinese. Dunque, se è così, perché il presidente Donald Trump vuole spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme? Ma ecco la verità su Gerusalemme e il popolo ebraico.

Gerusalemme fu la capitale del regno ebraico fondato da re David tremila anni fa. Suo figlio, re Salomone, vi edificò il primo Tempio nel luogo dove, secondo la tradizione, mille anni prima aveva avuto luogo il “sacrificio di Isacco”. I Babilonesi distrussero il Tempio e esiliarono gli ebrei, ma gli ebrei ben preso vi fecero ritorno. Cinquecento anni dopo, i Romani distrussero il secondo Tempio.

Questo pose fine al legame ebraico con Gerusalemme? La risposta è un chiaro e netto no. Nei duemila anni che seguirono, vari imperi arrivarono e se ne andarono: conquistarono, colonizzarono e occuparono Gerusalemme senza mai farne la loro capitale, mentre gli ebrei, la popolazione autoctona di Gerusalemme, continuò a vivere e tornare a Gerusalemme nonostante i pericoli e le sofferenze che ciò comportava.

Più di mille anni fa lo scrittore arabo Muqadassi lamentava che gli ebrei costituivano la maggioranza della popolazione di Gerusalemme. Gli ebrei continuarono a essere la maggioranza anche in tempi moderni, come documentato dal British Council nel 1864. Inoltre, Gerusalemme è sempre stata il centro della vita ebraica anche per coloro che vivevano molto lontano, ai quattro angoli della Terra. Specifici rituali e giorni di digiuno esprimono il lutto per la distruzione della città, e le preghiere quotidiane esprimono la speranza di un completo ritorno.

Nell’islam, una religione istituita solo 1.400 anni fa, Gerusalemme non è mai stata santa come La Mecca e Medina. In effetti, Gerusalemme non è nemmeno menzionata nel Corano, contro le 669 volte in cui è citata nella Bibbia ebraica. Persino sul Monte del Tempio i musulmani, quando pregano, girano le spalle a Gerusalemme e si volgono verso La Mecca. Mentre la direzione della preghiera per gli ebrei, che siano in America, in Russia, in Iraq o in Iran, è sempre stata Gerusalemme: forza unificante, cuore e anima del popolo ebraico.

Dunque, cosa accadde veramente nel 1967? Innanzitutto non c’era nessuna entità palestinese. Nel 1948 la Giordania aveva conquistato la parte orientale di Gerusalemme dividendo la città, e aveva espulso gli ebrei, distrutto le loro case, sinagoghe e cimiteri. Gerusalemme ovest era stata ristabilita come capitale d’Israele, mentre la capitale della Giordania rimase Amman.

Poi, nel 1967, in una guerra d’autodifesa, lo stato ebraico liberò e riunificò la sua storica capitale. Cosa è accaduto da allora? Israele ha fatto di Gerusalemme una città vibrante e una casa per tutte le nazioni, istituendo la libertà di culto per tutte le persone e le religioni.

Dunque, come mai il presidente Donald Trump vuole spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme? La vera domanda è: perché ci è voluto cosi tanto tempo?



Al-Muqaddasi
https://it.wikipedia.org/wiki/Al-Muqaddasi
Scrisse la sua opera nel 985 all'età di quarant'anni dopo aver lungamente viaggiato in tanti paesi. È ignota la data precisa della sua morte, che dovette comunque avvenire dopo il 988, data in cui licenziò una nuova versione della sua opera.
L'interesse del testo di al-Muqaddasi risiede non solo nella descrizione accurata di Gerusalemme e delle località della Palestina nel X secolo, ma anche nella descrizione della Sicilia del suo tempo, che egli ebbe modo di visitare di persona.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:41 pm

L'Orrido presidente fiancheggiatore del nazismo maomettano e sostenitore e finanziatore del nazisti palestinesi sterminatori di ebrei.

Da Obama milioni ai palestinesi. E Trump vuole tornare indietro
Il Dipartimento di Stato promette modifiche allo stanziamento in extremis
Lucio Di Marzo - Mer, 25/01/2017

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/oba ... 55562.html

Una decisione dell'ultimo minuto, con cui l'amministrazione Obama ha stanziato 221 milioni di dollari, destinandoli ai palestinesi, dovrà ora passare lo scrutinio degli uomini di Trump, dopo che dal congresso sono arrivate critiche alla scelta.

Lo dice il Dipartimento di Stato, che ha promesso di dare un'occhiata al pagamento e aggiustamenti per assicurare che sia in linea con i punti cardine della visione del mondo del nuovo presidente e il suo approccio "America first".

La notifica del pagamento da parte degli Stati Uniti è arrivata venerdì, a poche ore dal giuramento di Trump, annunciata da John Kerry e subito seguita dalle critiche di Kay Granger, senatrice repubblicana del Texas, che si è detta "profondamente delusa", aggiungendo che i soldi non andranno direttamente all'Autorità palestinese, tuttavia finanzieranno "programmi nei Territori palestinesi che sono ancora sotto lo scrutinio del Congresso".

I finanziamenti, che arrivano dall'Agenzia per lo sviluppo internazionale, sono destinati a Cisgiordania e Gaza. Da tempo l'amministrazione Obama premeva perché fossero sbloccati.

La nuova amministrazione ha messo in chiaro più volte quale sia la sua posizione su Israele e Palestina, assicurando di voler valutare lo spostamento dell'ambasciata statunitense a Gerusalemme.


Questa mi pare più che ottima politica umana, altro che quella di Bergoglio

TRUMP, STOP AI FONDI CHE ALIMENTANO IL TERRORISMO
di Niram Ferretti

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 8662993826

Donald Trump sta procedendo com un caterpillar. E' di poche ore fa la notizia che il presidente degli Stati Uniti sta preparando due disposizioni esecutive indirizzate all'ONU.

Lo scopo delle disposizioni è quello di ridurre il ruolo degli Stati Uniti all'interno di quelle agenzie a cui sono iscritte l'Autorità Palestinese e l'OLP.

La legge federale impone già agli Stati Uniti di ritirare i propri fondi da quelle agenzie dell'ONU che accordano all'OLP il medesimo statuto degli stati membri.

La disposizione dell'amministrazione Trump ha lo scopo di far sì che i soldi dei contribuenti americani non finiscano nelle tasse di una organizzazione la quale, secondo quanto riportato dal New York Times, "è controllata o sostanzialmente influenzata da stati che sponsorizzano il terrorismo".

La mossa di Trump è in linea con la mozione presentata al Senato dai senatori Lindsay Graham eTed Cruz, intitolata "Safeguard Israel Act" (Atto a protezione di Israele) la cui esplicita finalità è di congelare i contributi americani alle Nazioni Unite fintanto che la Risoluzione 2334 non sia stata revocata.

Il senatore Lindsay Graham, ha dichiarato “Non ritengo che sia un buon investimento per il contribuente americano dare soldi a una organizzazione che condanna l'unica democrazia del Medioriente e considera che gli insediamenti sono l'unica è più importante questione a detrimento della pace".

Ted Cruz a sua volta ha sottolineato come la risoluzione 2334 sia del tutto ingiustificabile, “Afferma che buona parte di israele è illegale e illegittimo, afferma che una buona parte di Gerusalemme non è una legittima parte di Israele, afferma che il quartiere ebraico non è parte di Israele, afferma che il Monte del Tempio, il sito più sacro per il popolo ebraico non è parte di Israele, afferma che il Muro del Pianto non è parte di Israele"

Con un tweet del 23 dicembre 2016, il giorno stesso in cui la risoluzione 2334 venne approvata all'ONU, Donald Trump, comunicò che le cose sarebbero cambiate a partire dal 20 di gennaio, il giorno del suo insediamento.



Basta finanziare il terrorismo arabo islamico palestinese antiebreaico e gli assassini di Allah
viewtopic.php?f=196&t=2193
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:44 pm

Questo è un'altro fiancheggiatore del nazismo maomettano che ha santificato il terrorista assassino Maometto e l'Islam dell'orrore e del terrore come religione di pace, amore e fraternità.

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... -Trump.jpg


Il Papa della vergogna cristiana che alzando il pugno giustificò la strage parigina dei liberi pensatori ebrei e atei di Charlie Hebdo, paragonando il nazista, terrorista assassino Maometto e il suo Allah idolo dell'orrore e del terrore e oggetto della loro sacrosanta satira dissacrante ad una santa mamma offesa dalle ingiurie di qualcuno malevolo e senza creanza.

Donald Trump o Francesco Bergoglio ? - Io preferisco mille volte Donald Trump
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2462
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8457388171

All'eunuco per scelta religiosa e idolatra dei miracoli e della provvidenza divina, ma che con la sua chiesa romana vive dell'imposizione fiscale coercitiva dello stato, totalitario e santificatore dell'Islam e perciò del nazismo maomettano, Francesco di Roma, preferisco mille volte il donnaiolo ma buon padre di famiglia Donald Trump, santo uomo di buona volontà che vive del suo onesto lavoro, senza attendersi alcunché dalla provvidenza divina o dallo stato, che invece combatterà il nazismo maomettano a difesa di tutti i cristiani e di ogni altro diversamente religioso e pensante della terra.


Il Papa bugiardo e l'infernale alleanza con l'Islam
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2378
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:45 pm

Federico Santin
Gerusalemme sarebbe metà in Giordania ......la parte est

Alberto Pento
Gerusalemme è Gerusalemme ed è ebrea e Israeliana tutta a prescindere dai confini tracciati dalla diplomazia politica nel secolo scorso. In ogni caso l'ambasciata USA starebbe nella parte ovest.


Non esiste nessuna Gerusalemme est
In tutta la sua storia, la parte est della città è stata divisa da quella ovest solo nei 19 anni di occupazione giordana, ma tanto basta per etichettare come “coloni” gli ebrei che vi abitano
Editoriale del Jerusalem Post

http://www.israele.net/non-esiste-nessu ... alemme-est

Alla fine di ottobre il Dipartimento di stato dell’amministrazione americana (uscente) ha condannato la decisione di Gerusalemme di approvare la costruzione di nuove unità abitative per i residenti del quartiere di Gilo. Nel mezzo delle crescenti campagne internazionali per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni che puntano a delegittimare Israele, il continuo rifiuto da parte del Dipartimento di stato di riconoscere i fatti puri e semplici della storia non può non essere visto nel contesto degli sforzi volti a negare la legittimità dello stato ebraico.

La municipalità di Gerusalemme ha effettivamente approvato l’aggiunta di 181 unità abitative nel quartiere Gilo, che ospita circa 40.000 abitanti di Gerusalemme, per lo più ebrei. Già a luglio Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite avevano criticato Israele per questi piani edilizi, definendoli un ostacolo al processo negoziale, peraltro inesistente, per la creazione di un futuro stato palestinese. La decisione della municipalità è stata prontamente condannata dal portavoce dell’uscente Dipartimento di stato, John Kirby, il quale ha detto che essa “solleva seri interrogativi circa l’impegno effettivo di Israele per una soluzione pacifica e negoziata con i palestinesi”, aggiungendo che gli Stati uniti “si oppongono con forza alle attività di insediamento”.

Mappa di Gerusalemme. In blu, i confini della municipalità dopo la riunificazione nel ’67. In marrone, la linea armistiziale del periodo 1949-’67. Sono inoltre indicati la Knesset (parlamento) e il quartiere Gilo (clicca per ingrandire)

Se le parole hanno un senso, le attività edilizie nel vecchio quartiere di Gilo, fondato nel 1973 nella parte sud-ovest di Gerusalemme, non possono essere definite “attività di insediamento”. Eppure, anche l’Unione Europea ha dichiarato che la decisione di costruire “nell’insediamento di Gilo, costruito su terra palestinese occupata nella zona est di Gerusalemme, mina la fattibilità di una soluzione a due stati”.

Quasi mezzo secolo dopo che Israele ha riunificato la sua capitale amaramente e sanguinosamente divisa dalla guerra – come lo fu Berlino – i mass-media continuano a ripetere a pappagallo la narrazione palestinese secondo cui “Gerusalemme est” sarebbe la loro (futura) capitale: come se la parte della città caratterizzata dal fatto di essere stata conquistata e occupata per diciannove anni dagli invasori della Legione Araba di Giordania costituisse in quanto tale un’entità storica. Guidati da questa distorta percezione, i mass-media stranieri continuano a definire “coloni” gli ebrei che vivono nel cuore della loro capitale storica. E fanno uso martellante del termine “Gerusalemme est” come se si trattasse di un’entità storica da ripristinare: come se si pretendesse di ripristinare l’entità “Berlino est”. La semplice verità, invece, è che si tratta di un termine dettato dall’ideologia, e tuttavia geograficamente, urbanisticamente e storicamente infondato. Anche per quanto riguarda Gilo: un quartiere meridionale della città, collocato per pura combinazione sull’altro lato di quella linea di cessate il fuoco che demarcò, nel 1948, la zona che ci si ostina a definire impropriamente Gerusalemme “est”. I terreni su cui sorge Gilo, acquistati negli anni ‘30 da Dov Joseph per conto del Fondo Nazionale Ebraico, è vero che un tempo sono stati “territorio occupato”: sono stati territorio israeliano occupato dalla Giordania negli anni 1949-’67; dopo di che – all’indomani di un’altra guerra di aggressione contro Israele – la sovranità israeliana è stata ripristinata.

Chi vuol guadare alla realtà dei fatti, non può non capirlo. Lo ha fatto, per esempio, il procuratore generale australiano George Brandis che a fine ottobre ha dichiarato in senato che l’Australia non farà riferimento a “Gerusalemme est” come territorio “occupato”: “La locuzione Gerusalemme est occupata – ha spiegato – è pregna di implicazioni negative e non è né appropriata né utile”.
Giugno 1948. Occupazione giordana della Città vecchia di Gerusalemme. Il sindaco del quartiere ebraico, "mukhtar" Weingarten, viene scortato al quartier generale della Legione Araba

Giugno 1948. Occupazione giordana della Città vecchia di Gerusalemme. Il sindaco del quartiere ebraico, “mukhtar” Mordechai Weingarten, viene scortato al quartier generale della Legione Araba

Nell’arco di tre millenni, Gerusalemme è stata la capitale di tre sole entità statali autoctone: tutte e tre ebraiche. Gli ebrei costituiscono la maggioranza degli abitanti di Gerusalemme sin dal XIX secolo, prima che iniziasse l’impresa sionista. Al contrario, gli arabi palestinesi non hanno governato Gerusalemme un solo giorno. Diverse dinastie arabe l’hanno temporaneamente governata: tra il 638 e il 1099, sotto l’impero ottomano e sotto l’occupazione giordana dal 1949 al 1967. Senza mai farne la loro capitale.

L’influenza dell’ideologia politica sul linguaggio si riscontra anche nell’uso del termine West Bank (letteralmente “riva occidentale”). Nella migliore delle stagioni delle piogge, il fiume Giordano è largo pochi metri. Indicare come sua “riva occidentale” una regione che si estende per circa 65 chilometri fino a comprendere tutta la Giudea e la Samaria rasenta il ridicolo, e dimostra come la terminologia politicizzata serva a perpetuare percezioni errate che a loro volta alimentano il conflitto. (Lo stesso vale per l’equivalente termine di Cisgiordania, che tradisce la sua evidente prospettiva euro-centrica.) In realtà, questi termini impropri e artificiali entrarono nell’uso soltanto dopo che il governo trans-giordano (poi giordano) occupò le regioni ad ovest del fiume, e servivano per cercare di legittimare tale occupazione. Ovviamente, prima dell’occupazione giordana nessuno parlava di Riva Occidentale né di Cisgiordania, ma semplicemente di Giudea e Samaria.

Le attività edilizie nei quartieri di Gerusalemme, necessarie per rispondere alle necessità della crescente popolazione di un città dinamica e in pieno sviluppo, competono unicamente alla municipalità. Non è affare di terzi, che siano il Dipartimento di stato o l’Unione Europea, i quali farebbero un favore a tutti se si attenessero semplicemente ai fatti.

(Da: Jerusalem Post, 5.1.16)


Sì è santa come tutta la terra e come ogni contrà, paese e città dove vivono gli uomini e le loro comunità.
È la città degli ebrei e di Cristo l'ebreo; gli arabo-islamici sono invasori come lo sono stati a loro tempo i romani.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:46 pm

Né est né ovest: Gerusalemme è sempre stata una sola
Solo per 19 dei suoi 4.000 anni di storia la città è rimasta divisa a causa dell'occupazione giordana illegale e immorale
(Da: Jerusalem Post, 25.1.17)

Di Dovid Ben-Meir
http://www.israele.net/ne-est-ne-ovest- ... a-una-sola

Ho spesso il privilegio di guidare visite a piedi nelle zone adiacenti il Muro Occidentale (“del Pianto”) di Gerusalemme. Si tratta di un muro che faceva parte del complesso del Secondo Tempio ebraico costruito originariamente nel VI secolo a.e.v., ristrutturato e ampliato dal re dei Giudei, Erode, nel I secolo a.e.v..

Prima di iniziare le mie spiegazioni, mi piace sapere da dove provengono le varie persone che partecipano al tour. La Città Santa attrae da tutto il mondo persone di ogni tipo, lingua, religione e provenienza. A tutti chiedo: “Da dove viene?”. Alcuni indicano solo il paese e a quel punto chiedo di specificare da quale città o regione. Ogni volta che qualcuno dice di venire da Berlino, immediatamente chiedo: “Berlino est o Berlino ovest?”. La risposta che ricevo immancabilmente, spesso accompagnata da un sorriso ironico, è del tipo: che domande! Oggi esiste una sola Berlino.

Giusto, una sola e unica Berlino. Berlino ricevette la sua prima Carta Comunale nel XIII secolo, il che ne fa una città vecchia di circa 800 anni. In tutta la sua storia, Berlino è rimasta divisa i due parti solo per 44 anni come conseguenza di un’occupazione militare: alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, con un settore che sarebbe diventato Berlino ovest e l’altro Berlino est. Dopo 44 anni, nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, la città di Berlino è tornata nuovamente a essere un’unica città, Berlino tout-court. Così, quando si chiede a una persona se provenga da Berlino est o Berlino ovest, la risposta giustamente è che c’è una sola e unica Berlino. Sono passati 27 anni da quando il muro di Berlino è caduto, e ad ogni anno che passa la divisione fra le due parti di Berlino passa sempre più dalla realtà di fatto alla storia passata.

Ora, prendiamo l’antica città di Yerushalayim (Gerusalemme). E’ una città con circa 4.000 anni di storia. Tremila anni fa, ai tempi di re David, venne strappata dall’anonimato e trasformata, da allora in poi, nella capitale politica e religiosa della nazione ebraica. Non è mai stata la capitale di nessun altra entità statale, con l’unica possibile eccezione del Regno Crociato per circa 88 anni (dal 1099 al 1187). Non è mai stata capitale di nessun impero, stato, dinastia e neanche provincia musulmana. E’ stata quasi ininterrottamente abitata da ebrei, che da almeno 150 anni costituiscono la maggioranza della sua popolazione.

Gerusalemme è un’unica città. Per migliaia di anni non c’è stata nessuna Gerusalemme est o ovest. Invece, nel secolo scorso, Gerusalemme è rimasta divisa fra una parte est e una parte ovest, ma solo per 19 (diciannove) dei suoi 4.000 anni di storia. Quella divisione fu la conseguenza di un’occupazione militare illegittima da parte della Giordania, che aveva illegalmente e aggressivamente attraversato il fiume Giordano per invadere il paese originariamente destinato dalla comunità internazionale agli ebrei come loro sede nazionale. Durante quei 19 anni di occupazione illegale, agli ebrei di qualunque parte del mondo non venne permesso di visitare i loro luoghi santi nella parte occupata della città, in spregio del diritto internazionale e in violazione degli accordi armistiziali firmati dalla Giordania stessa. Il plurisecolare cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi venne sistematicamente profanato; le antiche sinagoghe e la maggior parte degli edifici dell’antico quartiere ebraico della Città Vecchia vennero sistematicamente distrutti dagli occupanti illegali.

Per fortuna, dopo 19 anni Gerusalemme venne di nuovo riunita. Accadde quando la Giordania si aggregò alla coalizione di paesi arabi che si apprestavano a distruggere lo stato ebraico. Nonostante i ripetuti appelli israeliani a non entrare in guerra contro Israele (che doveva già vedersela con l’aggressione di egiziani a sud e siriani a nord), i giordani aprirono le ostilità attaccando e bombardando gli ebrei a Gerusalemme. Ma le cose andarono diversamente dai loro piani e con la clamorosa vittoria israeliana della guerra dei sei giorni (giugno ‘67), Gerusalemme venne riunificata e restituita alla sovranità ebraica dopo tanti secoli di dominazioni straniere. Fu anche la prima volta dopo secoli che venne ripristinata la possibilità per le persone di qualunque origine e fede di venire a Gerusalemme e godere di piena libertà di culto.

Sono passati cinquant’anni da quando Gerusalemme è tornata unica. È ora di smetterla di dire “Gerusalemme est” e “Gerusalemme ovest” come se la illegale e immorale occupazione e divisione durata 19 anni avesse una qualunque legittimità. Non c’è mai stata una città chiamata Gerusalemme est o una chiamata Gerusalemme ovest: di Gerusalemme se esiste una sola.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:46 pm

BENVENUTI NELLA FANTASTORIA RISCRITTA DAI PALESTINESI

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 8336175560

I palestinesi esigono che il Segretario generale dell’Onu chieda scusa per aver detto che a Gerusalemme c’era un Tempio ebraico. Alti rappresentanti palestinesi hanno energicamente attaccato domenica il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per aver affermato che effettivamente esisteva un tempio ebraico in cima al Monte del Tempio.

“Guterres ha ignorato la risoluzione dell’Unesco che considera puro patrimonio islamico la moschea di Al-Aqsa (che sorge sulla spianata in cima al Monte del Tempio)”, ha dichiarato al-Husseini, ministro dell’Autorità Palestinese per gli affari di Gerusalemme. Adnan al-Husseini ha aggiunto che il Segretario generale dell’Onu “ha violato tutte le consuetudini legali, diplomatiche e umanitarie, oltrepassando i limiti del suo mandato di Segretario generale, e pertanto deve presentare le sue scuse al popolo palestinese”.

Parlando venerdì a Israel Radio, Guterres aveva detto: “È del tutto evidente che il tempio che i Romani distrussero a Gerusalemme era un tempio ebraico”, e aveva aggiunto: “Nessuno può negare il fatto che oggi Gerusalemme è santa per tre religioni“, compreso l’ebraismo.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:47 pm

“No all’ambasciata europea a Gerusalemme”
La politica della Mogherini sul MO
3 febbraio 2017
http://www.italiaisraeletoday.it/non-sp ... io-oriente

È il momento delle grandi sfide per l’Europa e la sua politica nel mondo. Vedi le svolte di Donald Trump che mettono in dubbio i tanti decenni di alleanza Ue-Usa, l’espansionismo muscolare di Vladimir Putin, la Brexit, i migranti, Isis, l’incertezza economica, l’antieuropeismo montante tra gli europei: che cosa la preoccupa di più?

«La mancanza di fiducia in noi stessi. I nostri partner internazionali, dall’Argentina al Giappone, continuano a dirmi che noi europei non ci rendiamo conto della nostra potenza. Mi preoccupa: siamo noi a non capire la nostra forza. In un periodo di totale stravolgimento degli equilibri geopolitici, il mondo guarda all’Europa come al partner affidabile su questioni centrali come quelle del commercio libero ed equo, diritti umani, multilateralismo, sostegno all’Onu, diplomazia che previene i conflitti, cambiamenti climatici, siamo il primo mercato mondiale, abbiamo 16 missioni militari all’estero e l’elenco è ancora lunghissimo. Insomma, siamo come una meravigliosa sedicenne che si guarda allo specchio e si vede brutta. La nostra salute fisica è perfetta, ma siamo labili di nervi, una vera crisi d’identità, di mancanza di consapevolezza. Se non conosci la tua forza, rischi di non usarla e ciò potrebbe alla lunga minare le basi della nostra potenza».

Trump glorifica la Brexit, è una minaccia? No, l’America non è una minaccia per l’Europa. I nostri legami sono antichi e più profondi di qualsiasi amministrazione Usa. Ma la politica americana deve ancora definirsi, dovremo vedere cosa farà il Congresso, che criticava Obama per essere troppo dolce con Mosca. Questa è una crisi interna americana, non nostra .

Anche noi sposteremo la nostra ambasciata a Gerusalemme? Assolutamente no. Spero però che il processo di pace in Medio Oriente possa presto essere affrontato con un coordinamento stabile tra Bruxelles, Mosca, le Nazioni Unite e Washington. A proposito di coordinamento, stiamo mettendo a punto la proposta di una conferenza di pace internazionale in primavera mirata ad avviare il processo di pacificazione in Siria. I costi della ricostruzione sono enormi, ma nessuno metterà un soldo senza la prospettiva solida del dialogo interno tra le componenti del Paese .
Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell'Unione europea, e Mohammad Javad Zarif, ministro degli esteri iraniano

Servirebbe un esercito europeo, visto che Trump mette in dubbio la Nato? La forza militare in parte l’abbiamo già mettendo insieme le forze armate dei nostri Stati membri. A volte la usiamo con un ottimo impatto, vedi l’operazione Sophia nel Mediterraneo o la campagna contro la pirateria nel Corno d’Africa. L’addestramento della guardia costiera libica lo fa l’Unione Europea e non la Nato. Così come le missioni di addestramento delle forze armate in Africa. Ci sono luoghi dove noi possiamo essere considerati meno problematici della Nato grazie alla dimensione umanitaria e diplomatica dell’Europa. Noi siamo prima di tutto un’alleanza politica e lavoriamo in partenariato con la Nato, che è fondamentale per la sicurezza non solo degli europei. Ma stiamo rafforzando la difesa europea, presenterò dei primi risultati concreti in occasione delle celebrazioni per il Trattato di Roma a marzo. Gli europei spendono il 50 per cento del budget Usa sulla difesa, ma il risultato è solo il 15 per cento di quello americano, per il fatto che è diviso in 28 amministrazioni nazionali. Occorre creare un meccanismo di cooperazione e integrazione della difesa.

Capita però che l’Italia in Libia stia con Fayez al Serraj a Tripoli e la Francia con Khalifa Haftar a Bengasi. Oltretutto Serraj appare debolissimo, i suoi guardiacoste sono divisi tra diverse milizie in lotta tra loro: è l’uomo giusto cui affidare la nostra politica per il controllo dei migranti? Non sta a noi scegliere il leader libico. Il nostro compito non è interferire ma sostenere un processo in cui i libici riescano a unirsi e governare il Paese. La Libia è profondamente divisa. Né Tripoli né Tobruk possono governare da soli. Ma è un Paese strategico, che può e deve restare unito. Noi sosteniamo le scelte sancite dall’Onu e la legalità internazionale.



Ammonimenti a Trump
7 gennaio 2017 Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/ammonimenti-a-trump

L’annuncio di Donald Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme fatto all’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) l’anno scorso durante la campagna elettorale e poi ribadito dal neoeletto ambasciatore americano in Israele David Friedman è stato un ballon d’essai oppure no? Si tratterà di misurare in parte la consistenza del nuovo presidente americano su un annuncio così impegnativo e foriero di reazioni sicuramente non amichevoli nel mondo arabo. Tenute sottotraccia fino ad ora, con l’approssimarsi dell’insediamento del suo insediamento, iniziano a manifestarsi.

Da Ramallah, Abu Mazen ha già lanciato i suoi avvertimenti: “La invitiamo a non dare seguito alla sua dichiarazione perché la consideriamo una dichiarazione aggressiva”. In stile puramente para mafioso Abu Mazen ha poi aggiunto che un eventuale trasferimento dell’ambasciata sancirebbe il superamento di una “linea rossa” e che le conseguenze di una simile decisione sarebbero “irreversibili”. L’Autorità Palestinese non starebbe a guardare e prenderebbe delle iniziative. E’ forse la minaccia di una nuova intifada?

Saeb Erekat, il negoziatore dell’Autorità Palestinese nonché diffamatore professionale di Israele, il mese scorso ha dichiarato che se l’ambasciata verrà trasferita si dimetterà, che il processo di pace terminerà per sempre, che l’OLP disconoscerà il suo riconoscimento di Israele e che nel mondo arabo tutte le ambasciate americane e israeliane saranno costrette a chiudere i battenti. L’apocalittico Erekat, non ha considerato che le sue dimissioni provocherebbero un battito di ciglia, così come si dimentica di dire che il processo di pace non è mai realmente cominciato, che l’OLP non ha mai riconosciuto in nessun documento ufficiale Israele (è riconosciuta di fatto la sua sola esistenza, ma non la sua effettività come Stato ebraico), e che buona parte del mondo arabo, Arabia Saudita in testa, è da tempo stanco della “causa palestinese” e molto più interessato a mantenere legami proficui, economici e strategici con gli Stati Uniti.

Anche da Amman arrivano ammonimenti sulle conseguenze “catastrofiche” della mossa. Per la Giordania si tratterebbe di un regalo agli estremisti e di una provocazione che incendierebbe la regione.

Due cose vanno dette. Un eventuale spostamento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, (proposta insediata al Congresso americano da decenni ma mai fatta passare) significherebbe una plateale sconfessione della Risoluzione 2334 votata il mese scorso dal Consiglio di Sicurezza ONU con il placet astensionista degli USA. Per la risoluzione, ricordiamolo, il quartiere ebraico e il Kotel (Muro del Pianto) riconquistati da Israele alla Giordania nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, sono “territori palestinesi occupati”. Ricollocare l’ambasciata americana in quella che il popolo ebraico considera da sempre la propria capitale eterna romperebbe il costante neutralismo statunitense sulla questione e sancirebbe de facto il riconoscimento americano nei confronti della rivendicazione israeliana.

Si tratterebbe dunque di una mossa dal dirompente valore simbolico la quale avrebbe un senso solo se la nuova amministrazione americana sarà pronta a impegnarsi contestualmente in una politica di risoluto sostegno politico nei confronti di Israele e della sua guerra perdurante contro il terrorismo palestinese-islamico che lo logora da sempre.



Abu Mazen scrive a Trump, non spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme
10 gennaio 2017
http://www.progettodreyfus.com/abu-maze ... erusalemme

In una lettera al nuovo presidente Usa Donald Trump, Abu Mazen gli ha chiesto di non spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, come preannunciato nel corso della sua campagna elettorale.

A riferirlo è l’agenzia Wafa, secondo cui per il presidente dell’Anp il provvedimento avrebbe “un impatto disastroso sul processo di pace, sulla soluzione dei due stati e sulla stabilità e sicurezza dell’intera regione”.

La missiva a Trump non è stata l’unica inviata da Abu Mazen. Il leader palestinese, infatti, ne ha fatte pervenire altre ad alcune potenze mondiali, fra cui a Unione Europea, Russia e Cina, chiedendo di “non risparmiare alcuno sforzo” per impedire lo spostamento delle sede diplomatica da Tel Aviv a Gerusalemme.

A dicembre la portavoce di Trump, Kellyanne Conway, ha sottolineato che il cambio è “una grande priorità” del nuovo presidente che inizierà ufficialmente il suo mandato il prossimo 20 gennaio, che come futuro ambasciatore in Israele ha nominato David Friedman, dettosi impaziente di svolgere il suo lavoro “nella capitale eterna d’Israele, Gerusalemme”.

La settimana scorsa, in un discorso a Beit Sahour, vicino Betlemme, Abu Mazen aveva ammonito che “ogni dichiarazione o presa di posizione che rimette in causa o modifica lo statuto di Gerusalemme è una linea rossa e non l’accetteremo mai”.

Le domande da porre sarebbero: cosa avete accettato delle proposte che vi sono state fatte? Oppure: cosa accettereste oggi?

Domande che cadrebbero nel silenzio.

La questione semmai è un’altra. Che Gerusalemme sia la capitale d’Israele non è solo una certezza politica, ma anche storica.

Gerusalemme fu la capitale giudaica tra il X e il VI secolo a.C.

Gerusalemme è la capitale d’Israele oggi e lo sarà domani. E lo sarà anche dopodomani. Gerusalemme sarà la capitale d’Israele, sempre.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2017 1:47 pm

Abbas contro Trump: minacce e nuovi propositi
Giuseppe Esperto di Medio Oriente
3 febbraio 2017
http://www.progettodreyfus.com/abbas-contro-trump

Finita l’era Obama, l’Autorità Nazionale Palestinese è nel panico per quanto potrà fare Donald Trump nello scacchiere mediorientale. Il nuovo inquilino della Casa Bianca in effetti si è già mosso bloccando i fondi – 221 milioni di dollari – che Barack Obama solo quattro ore prima di lasciare il suo mandato di presidente aveva stanziato a favore dei palestinesi. Un colpo di coda che aveva gettato ulteriori ombre sull’operato di Obama in chiave anti-israeliana. Ma ora si cambia. Donald Trump ha fatto sapere che taglierà tutti gli aiuti all’Anp se questa si rivolgerà alla Corte Penale Internazionale dell’Aja contro Israele, e taglierà altresì i fondi alle organizzazioni delle Nazioni Unite che sostengono finanziariamente i palestinesi. E il nuovo presidente non scherza. Ciò che dice, lo fa. E le sue parole, dunque, sono molto più di una minaccia.

Ma la mossa tanto attesa, annunciata e ribadita più volte da Trump, in campagna elettorale, è il trasferimento dell’ambasciata americana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Già nel 1995 peraltro il Congresso americano aveva votato una legge che prevedeva lo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme (nella parte Ovest, e dunque non in territorio conteso) «per rispettare la scelta di Israele di avere quella città come capitale». Ma i vari presidenti che si sono succeduti – Clinton, Bush e Obama – non hanno mai dato seguito a quel voto per non infiammare una situazione già incandescente.
Trump sembra invece deciso a portare avanti la sua scelta. Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, ha riferito nei giorni scorsi che i primi passi per lo spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme «sono stati avviati». Il premier israeliano Netanyahu e Trump ne hanno parlato nel corso di una telefonata definita molto cordiale, e nel parleranno in un incontro previsto a breve a Washington, ma i tempi del trasferimento si annunciano lunghi.

In questo contesto, l’Autorità Nazionale Palestinese, riuniti d’urgenza i suoi vertici, ha varato un documento in 25 punti nel quale rivela i suoi piani per cercare di fermare l’azione di Trump. Tra le varie mosse, si sollecita l’intervento dell’Onu, dei Paesi arabi, della lega Araba, della Russia, della Cina, della Gran Bretagna, della Germania, dell’Unione Europea e dell’Unione Africana affinché prendano posizione contro questa decisione di Trump e lo mettano in guardia sulle conseguenze che ne potrebbero derivare. Dunque un’azione ad ampio raggio. Poi la richiesta di convocazione di un Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la minaccia di cancellare gli accordi di Oslo che prevedono il riconoscimento dello Stato di Israele da parte dell’Anp.

Ma la cosa ironica è che il documento “minaccia” di indire nuove elezioni nei Territori palestinesi, eliminare i motivi di divisione tra Hamas e l’Anp, formare un governo di unità nazionale. Abu Mazen, ricordiamo, è stato eletto nel 2005, con un mandato quadriennale (e quindi doveva decadere nel 2009). Nel 2006 si sono tenute nuove elezioni che hanno visto Hamas imporsi con il 44% contro il 41% di Al-Fatah, un risultato che ha diviso i palestinesi in due fazioni: Hamas che governa a Gaza e Abu Mazen in Cisgiordania. Tutti i tentativi di riconciliazione, per creare un governo di unità nazionale, sono falliti nel tempo. E dal 2006, ossia da 11 anni, nei Territori palestinesi non si tengono elezioni. A questo punto, se Trump riuscirà a far riunificare le due fazioni in lotta fra loro, sarà certamente un buon risultato. E Israele avrà finalmente un interlocutore valido con cui avviare ogni sorta di trattativa.

Nel documento si legge poi che l’Anp impedirà che la responsabilità sulla Striscia di Gaza passi da Israele all’Egitto. Già perché se ciò accadesse, come si potrebbe poi protestare contro Israele per il blocco della Striscia o per altre cose. E ricordiamo, a questo proposito, che Gaza ha due confini: a Nord con Israele, a Sud con l’Egitto. E chi accusa Israele per il blocco di Gaza, dovrebbe in realtà protestare anche nei confronti dell’Egitto…

In altri punti del documento si annunciano altre riforme (il Consiglio nazionale palestinese si riunirà «per stabilire un programma politico per la prossima fase, eleggere un Consiglio centrale e un nuovo Comitato esecutivo che sancisca l’unità nazionale, riformare le commissioni del Consiglio nazionale e rilanciare le istituzioni dell’Olp»). E a questo punto sorge spontanea una domanda: c’era bisogno dell’annuncio di Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme per vedere un po’ di democrazia nei Territori palestinesi?
Annunci e minacce si susseguono nel documento dell’Anp, che cerca in tutti i modi di coinvolgere altri Paesi, soprattutto europei, per ottenere nuovi riconoscimenti dello Stato di Palestina secondo i confini del 1967 e con capitale Gerusalemme Est. «Il 2017 sarà dichiarato l’anno della fine dell’occupazione israeliana, per poi iniziare a stabilire le relazioni di sicurezza, economiche e politiche con Israele in ottemperanza alle decisioni del Consiglio centrale palestinese del 2015». E per coinvolgere e cercare i favori dei cristiani, viene annunciato che «il venerdì e la domenica saranno dichiarati giorni della preghiera per Gerusalemme.

Tra le minacce, quella di una «mobilitazione popolare, l’adozione, il sostegno e il rafforzamento della resistenza popolare globale, per la quale sarà stabilita una strategia integrata». Dunque atti di terrorismo pianificati dall’Anp? Infine, si propone «la formazione di un gruppo di lavoro con membri dell’Olp, di Fatah, del Consiglio consultivo e della società. Tanti propositi, che al momento si scontrano con la profonda divisione fra Anp e Hamas. Trump riuscirà a riunificarli?


La Russia riconosce Gerusalemme Ovest come capitale di Israele
L’accordo dopo la telefonata Putin-Netanyahu, sorpassati gli Stati Uniti
giordano stabile
2017/04/06

http://www.lastampa.it/2017/04/06/ester ... agina.html

La Russia ha deciso di riconoscere Gerusalemme Ovest come capitale di Israele. E’ la prima grande potenza a farlo e la seconda nazione in assoluto dopo il Costa Rica. Israele considera Gerusalemme come sua capitale “unica e indivisibile” ma finora tutte le ambasciate, compresa quella degli Stati Uniti, sono rimaste a Tel Aviv, senza riconoscere formalmente le rivendicazioni israeliane.

Il presidente americano Donald Trump aveva promesso di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme Ovest in campagna elettorale ma ha finora rimandato la decisione per la forte opposizione degli alleati arabi e il timore che la mossa possa scatenare una rivolta palestinese. Gerusalemme Ovest è riconosciuta come territorio di Israele dalle Nazioni Unite mentre la parte orientale, anche se annessa nel 1967, è rivendicata anche dai palestinesi come propria capitale.

La decisione di Vladimir Putin avvicina in ogni caso moltissimo la Russia a Israele, scavalcando gli Stati Uniti. Presto la Russia sposterà la propria ambasciata a Gerusalemme Ovest.



Niram Ferretti

https://www.facebook.com/profile.php?id=100004575318063

Vorrei chiedere agli esultanti di queste ore relativamente al documento del Ministero degli esteri russo nel quale è fatta affermazione che la Russia riconosce che Gerusalemme Ovest è la capitale di Israele e Gerusalemme Est è la capitale del futuro stato palestinese cosa ci sia da esultare.

Dunque dobbiamo rallegrarci perchè il Kotel e il quartiere ebraico in un futuro e fantomatico assetto finirebbero in mano arabe? Soprattutto adesso, a ridosso del cinquantenario della Guerra dei Sei Giorni, quando Israele liberò Gerusalemme Est dall'occupazione illlegale giordana?

Capisco che il filoputinismo dia alla testa ma bisognerebbe cercare di sforzarsi di vedere le cose senza essere inebriati troppo dai fumi della vodka.

L'arroganza russa non è una novità. Quando erano ancora Unione Sovietica, fino all'1989, hanno fatto di tutto per demonizzare Israele, adesso che sono tornati russi ritengono di stabilire come dovrà essere divisa l'unica ed eterna capitale ebraica, regalando ai vecchi clienti palestinesi il sito più sacro dell'ebraismo.

Sono straordinari. Peccato che abbiano fatto i conti senza l'oste, cioè Israele e soprattutto senza il nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che molti pensavano, a causa di alcune sue intemerate pre e post elettorali, fosse filoputiniano.

Beh, è ora di ricredervi. La fantapolitica non ha domicilio nella realtà.
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Re: Gerusalemme capitale di Israele

Messaggioda Berto » gio mag 04, 2017 9:18 pm

GERUSALEMME E' GIA' LA CAPITALE D'ISRAELE. BASTEREBBE PRENDERNE ATTO

https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 20279459:0

La nuova amministrazione americana manterrà la promessa elettorale di Donald Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme? Se sì, non farà altro che applicare una legge già in vigore negli Stati Uniti. Nel 1995, infatti, il Congresso americano approvò il Jerusalem Embassy Act che prevede di promuovere e finanziare il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. Il termine per il passaggio era fissato entro e non oltre il 31 maggio 1999. La legge chiedeva anche che Gerusalemme restasse una città indivisa e fosse riconosciuta come la capitale dello stato di Israele. Ma questa legge, nonostante sia stata approvata a grande maggioranza sia dal Senato (93 voti contro 5) che dalla Camera (374 voti contro 37), non è stata mai attuata per via dell’opposizione di tutti i presidenti che si sono succeduti – Bill Clinton, George Bush e Barack Obama – ognuno dei quali ha giustificato il rifiuto sostenendo, sotto l’influenza del Dipartimento di stato, che tale cambiamento nella politica degli Stati Uniti potrebbe provocare grande clamore in tutto il mondo arabo e musulmano e danneggiare seriamente le relazioni degli Stati Uniti. L’equilibrio dei poteri garantito dalla Costituzione americana conferisce all’esecutivo l’autorità sulla politica estera, unica titolata a riconoscere la sovranità degli stati esteri. Qualsiasi tentativo da parte del potere legislativo di dare disposizioni al presidente su questioni di politica estera viene visto come una violazione della sua autonomia.

In pratica, tutti i presidenti che si sono succeduti dopo l’approvazione del Jerusalem Embassy Act hanno insistito nell’utilizzare il loro potere esecutivo per sostenere una lettura anacronistica della storia. In base al piano di spartizione approvato dalle Nazioni Unite nel 1947, Gerusalemme doveva essere posta sotto controllo o custodia internazionale per un periodo di dieci anni (dopodiché la sua sorte sarebbe stata definita con un referendum fra i suoi abitanti che, per inciso, sono in maggioranza ebrei sin dalla metà del XIX secolo). Israele accettò il piano di spartizione dell’Onu, mentre palestinesi e paesi arabi confinanti lo respinsero proclamando apertamente che si sarebbero opposti con la forza alla sua attuazione. Scatenarono infatti una guerra d’aggressione per annientare sul nascere lo stato ebraico. Ma fallirono. Israele difese Gerusalemme e la parti della città rimaste sotto controllo israeliano dopo la guerra di indipendenza vennero delineate dalla linea di armistizio del 1949, detta Linea Verde. Tali aree comprendevano grande parte della città, che Israele elesse a propria capitale (mentre nella parte vecchia, a est, occupata dalla Legione Araba e mai eletta capitale né dai giordani né dai palestinesi, venivano conculcati i più elementari diritti degli ebrei).

Ma gli Stati Uniti e quasi tutti gli altri paesi del mondo non vollero riconoscere la sovranità di Israele su una qualunque parte di Gerusalemme e di conseguenza la politica ufficiale di questi paesi, Stati Uniti in testa, rimase quella di considerare tutte le parti di Gerusalemme come “illegalmente occupate” da Israele.
Le amministrazioni americane si sono puntigliosamente attenute a questa politica anacronistica, anche nei casi più estremi. Proprio il mese scorso, aderendo in modo maniacale e persino imbarazzante alle minuzie del protocollo diplomatico, la trascrizione ufficiale dell’elogio funebre di Shimon Peres pronunciata dal presidente Obama è stata modificata in modo da riflettere la posizione secondo cui Gerusalemme dovrebbe essere teoricamente sotto custodia internazionale, e non parte della stato ebraico. La trascrizione inizialmente diffusa della cerimonia funebre indicava che si era tenuta a “Gerusalemme, Israele”, ma sei ore più tardi la Casa Bianca diffondeva una versione corretta dalla quale la parola “Israele” era stata bruscamente cancellata. Il Dipartimento di stato americano si spinge fino a questi estremi nell’illusione di non provocare il mondo arabo e musulmano. Ma il passato insegna che cedere agli estremisti che rifiutano di riconoscere la sovranità di Israele in qualunque parte di Gerusalemme non fa che incoraggiare comportamenti ancora più estremisti, perché dimostra loro che intimidazioni e minacce funzionano.

In realtà basta passeggiare per Gerusalemme – una città che solo dopo la sua riunificazione sotto governo israeliano si è sviluppata ed è rifiorita oltre ogni possibile aspettativa a vantaggio di tutti i suoi abitanti sia ebrei che arabi – per rendersi immediatamente conto della pura assurdità della posizione occidentale e americana. Mediate negoziati diretti, prima o poi israeliani e palestinesi riusciranno a definire i confini definitivi fra di loro. Ma indipendentemente da quale sarà l’esito di quella trattativa, certamente Gerusalemme resterà la capitale di Israele. La politica americana e occidentale dovrebbe riflettere questo semplice dato di fatto e di diritto.
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