Pirati e schiavismo ebraici

Pirati e schiavismo ebraici

Messaggioda Berto » dom lug 03, 2016 7:15 pm

Pirati e schiavismo ebraici
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Re: Pirati ebrei

Messaggioda Berto » dom lug 03, 2016 7:16 pm

La Pirateria ebrea nel mediterraneo
March 01, 2007

http://eretzblog.blogspot.it/2006/08/la ... raneo.html
Nel VI secolo le cronache raccontano di navi pirata con equipaggi di ebrei che si aggiravano lungo le coste settentrionali dell’Africa, attaccando, insieme ai musulmani, navi cristiane. Questi pirati, però, erano scrupolosi osservanti del Sabato e usavano modi gentili con i prigionieri. Il vescovo Sinesio, catturato da pirati ebrei, raccontava che al tramonto del venerdì qualunque attività cessava; perfino con l’imperversare delle tempeste, i marinai si rifiutavano di accorrere in coperta rischiando di far affondare la nave (pericolo che veniva sventato, sembra, con l’aiuto divino). Dunque pirati, anzi pirati ebrei, un argomento poco conosciuto. Ne parlò lo scrittore e storico israeliano Rafael Patai nel 1938 con un libro su tutte le avventure dei pirati ebrei, intitolato La Vida Marittima Hebrea, e se ne accennò anche nella storia del pirata inglese Henry Morgan, storia molto conosciuta in Giamaica e divenuta parte della storia di quest’isola.Non era comunque un argomento completamente nuovo. Già in epoca romana Giuseppe Flavio aveva dedicato un capitolo de La Guerra Giudaica alla pirateria ebraica; vi descriveva le incursioni dei pirati ebrei contro le navi romane e metteva in risalto l’ammirazione diffusa nell’ambiente ebraico per questi pirati, considerati non tanto criminali quanto marinai che attaccavano e combattevano contro l’oppressione del nemico romano. Erano quindi degli eroi. Lo stesso generale romano Tito, nipote e genero dell’imperatore Vespasiano, attribuiva grande importanza alla battaglia navale contro questi ebrei sui generis. Durante l’Impero romano, dunque, la pirateria ebraica, se poteva contribuire alla libertà del popolo ebraico, veniva giustificata ed esaltata.Non mancarono pirati ebrei nel Medioevo. Il fratello di Maimonide, David Ben Maimon, viaggiava spesso verso l’India, mari in cui la pirateria era ben conosciuta. Maimonide infatti scrisse al fratello una lettera, avvertendolo della presenza di navi pirata con ebrei e musulmani, uniti per combattere contro i cristiani. Le cronache raccontano che la maggior parte dei pirati ebrei erano perfetti cavalieri: rispettavano l’onore delle donne, non uccidevano i civili, non derubavano i poveri (ma solo i ricchi!) e seguivano il cosiddetto codice d’onore del pirata. Come direbbe il cantante catalano Joan Manuel Serrat, erano sì un poco bestias, però buena gente.Erano pirati e ovviamente rubavano. Sarebbe interessante conoscere il parere rabbinico sull’argomento, perché si tratta pur sempre della violazione dell’ottavo comandamento. Ma come parlare di “furto” nel caso in cui un grande impero s’impadronisce di tutti i beni di un popolo? Come si giudica la battaglia per riappropriarsene? Infatti vi erano pirati e pirati: alcuni combattevano per la conquista della libertà e per recuperare i propri beni, altri “criminali” utilizzavano invece il saccheggio per sola brama di ricchezza.Un salto temporale sposta al XVI secolo, nel quale visse un noto pirata ebreo, Simon Fernandez, scappato dall’Inquisizione e comandante dell’inglese sir Walter Ralley. Gli spagnoli descrissero Fernandez come uno dei pirati più sanguinari e feroci, un traditore che attaccava le navi spagnole nel mare delle Antille senza alcuna pietà; al contrario gli inglesi ne parlavano come di un eroe, un grande esploratore e soprattutto come la persona più adatta per combattere contro gli spagnoli, per la sua profonda conoscenza della Spagna e per la rabbia e il dolore di esserne stato espulso. La fine del XVII secolo fu l’epoca d’oro della pirateria intorno all’isola di Giamaica. L’impero spagnolo si avviava alla definitiva decadenza, gli inglesi attaccavano i marinai spagnoli da tutte le direzioni ed erano sempre più numerosi i marrani che scappavano nel Nuovo Mondo. Molti ebrei erano obbligati a scegliere le rotte della pirateria per scappare perché non potevano farsi riconoscere come ebrei in paesi dominati da Spagna o da Portogallo. L’ebreo, dunque, assumeva lo stesso status del pirata.Numerosi ebrei raggiunsero Giamaica quando questa passò sotto gli inglesi. Il pirata inglese Henry Morgan si dimostrò grande amico degli ebrei. Ne accolse infatti al suo seguito molti che fuggivano dal Portogallo oltre a molti neri. Trasformò l’isola in zona franca, promosse la costruzione di sinagoghe, scuole ebraiche oltre a dimore per gli schiavi tratti in salvo; infine, anche dopo la sua scomparsa, la fortezza Morgan diede rifugio a ebrei in occasione di un terremoto che, nel 1692, devastò l’isola. Da allora, ininterrottamente, esiste un gruppo ebraico a Giamaica: che siano proprio i discendenti di quei pirati?Il pirata inglese Henry Morgan accolse nella sua ciurma ebrei in fuga dalla penisola iberica dopo la grande espulsione .
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Re: Pirati ebrei

Messaggioda Berto » dom lug 03, 2016 7:16 pm

Il Corsaro Nero portava la kippà
Storie di pirati ebrei tra il Mar dei Caraibi e il Mare del Nord
di Anna Foa

https://sottoosservazione.wordpress.com ... a-la-kippa


È appena uscito il primo numero di “Pagine ebraiche”, mensile dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. Pubblichiamo uno degli articoli dedicato al volume Jewish Pirates of Caribbean (New York, Doubleday, 2008, pagine 352) del giornalista e storico americano Edward Kritzler.

È strano come gli ebrei, pur appartenendo a una religione piuttosto restia ad accettare proseliti, siano affascinati dalla prospettiva di scoprire dappertutto ebrei, o mezzi ebrei, o remoti discendenti di ebrei. A sollecitare l’entusiasmo nostalgico del mondo ebraico sono soprattutto le vicende dei marrani, cioè degli ebrei convertiti perseguitati dall’Inquisizione nella penisola iberica e nelle Americhe. Questa vera e propria epopea romanzesca, di vite duplici, di identità celate e disvelate e di persecuzioni non smette di affascinarci, e leggiamo con entusiasmo i libri che sostengono la presunta appartenenza marrana di questo o di quello. Qualche anno fa, ad esempio, andava molto di moda sostenere che Cristoforo Colombo era di origine ebraica, anche in seguito all’uscita di un libro, storicamente assai debole ma emotivamente convincente, nientemeno che di Simon Wiesenthal.

Che illustri personaggi della storia e della cultura passata fossero discendenti di conversos, lo si sapeva bene del resto. Non contenti di avere Spinoza, Heine, Marx, Freud, Einstein e, Schonberg, per non nominare che i nomi più grandi, gli ebrei sono ancora alla caccia affannosa nella storia di ebrei “nascosti”, dei discendenti degli anussim.
Meglio se pii e osservanti come Shlomo Molho, il compagno dell’avventura messianica di David Reubeni nel primo Cinquecento, ma in mancanza di questi si accettano anche gli eretici e i mercanti di schiavi, i laici e le spie.
Ed ecco un libro, non tradotto in italiano e disponibile solo nell’originale inglese, che ci mette addirittura sulla pista dei pirati della Tortuga. Tutti o quasi marrani, o almeno filogiudaizzanti, naturalmente, compresi il Corsaro Nero e sua figlia Iolanda, che tanto hanno fatto sognare la mia generazione (oggi sono quasi dimenticati, ma non sarebbe male recuperare anche Salgari in questa infornata di filogiudaizzanti).
Scherzi a parte, il libro del giornalista e storico americano Edward Kritzler, Jewish Pirates of the Caribbean, tratta non solo dei corsari della Tortuga, come il titolo ci potrebbe far supporre, ma in genere della diaspora marrana, o più specificamente, anche se non solo, di quei conversos spagnoli e portoghesi che emigrarono nelle Americhe, dal Messico al Perú, furono perseguiti anche là dall’Inquisizione e diedero un notevole apporto allo sviluppo economico e commerciale del Nuovo Mondo.
Il libro intreccia questa storia, assai poco conosciuta dal vasto pubblico, con quella della comunità di Amsterdam, e con le vicende del ritorno degli ebrei in Inghilterra nel Seicento. Insomma, con la storia dei Paesi che attuarono un’attiva politica coloniale in funzione anti-spagnola. L’idea che è alla base del libro è che la colonizzazione americana, fin dai suoi esordi, abbia obbedito al proposito di cercare per i discendenti degli ebrei sefarditi costretti alla conversione o all’esilio nella penisola iberica una terra nuova, che offrisse loro la libertà negata in patria. Che è poi l’interpretazione di Wiesenthal.
Di qui l’afflusso, proibito sovente e altrettanto sovente contrastato con processi e roghi, dei conversos spagnoli e portoghesi nel Nuovo mondo, la loro presenza numerosa nelle nuove terre americane, Messico, Perù, sempre sotto la copertura formale del cattolicesimo. Di qui, nel corso del Seicento, la guerra contro la Spagna e i suoi traffici commerciali nell’Atlantico, portata avanti dai mercanti ebrei di Amsterdam insieme con gli inglesi, attraverso la pirateria.
È una storia romanzesca, in cui spesso la realtà supera la finzione, come nella storia di Sinan, il famoso pirata ebreo che conquistò Tunisi, un rifugiato spagnolo in Turchia divenuto negli anni Trenta del Cinquecento il luogotenente del Barbarossa, o come Samuel Palache, il rabbino pirata, originario di Fez, sempre intento a tessere strane alleanze tra l’Olanda, l’Inghilterra, la Spagna e il Marocco, in un gioco che più che duplice potremmo chiamare molteplice. Le sue esequie, nella Amsterdam del 1616, videro il carro funebre trainato da sei cavalli bardati di nero seguito dall’intera comunità ebraica di Amsterdam, e dal principe Maurizio di Nassau, con tutte le autorità cittadine. O come nella storia dei pirati ebrei della Giamaica che parteciparono attivamente alle imprese di Henry Morgan.
Tutti a leggere questo libro, dunque, chissà che non salti fuori qualche altra meraviglia! Non me la sentirei di raccomandarlo in un convegno accademico, ma per una lettura piacevole davanti al caminetto è proprio l’ideale.
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Re: Pirati ebrei

Messaggioda Berto » dom lug 03, 2016 7:17 pm

Le incredibili avventure dei pirati ebrei dei Caraibi
Una storia poco nota: i mari delle Antille erano solcati da corsari ebrei. Le loro navi avevano nomi eloquenti come “Lo scudo di Abramo”
7 Giugno 2015 - 09:30

http://www.linkiesta.it/it/article/2015 ... aibi/26174

Chi visitando le isole dei Caraibi, potrebbe trovarsi di fronte a un fenomeno curioso: vecchie tombe di pirati con incide, sulle lapidi, stelle di David e scritte ebraiche. Come si spiega? Nel modo più semplice possibile: erano ebrei.

Non è molto noto (e, del resto, la questione è ancora dibattuta), ma la pirateria era praticata anche da diversi ebrei. Alcuni, poi, erano riusciti a distinguersi per le imprese compiute e i successi ottenuti. Erano spinti da desiderio di guadagno e avventura, ma anche dalle crescenti difficoltà che incontravano in Europa. Per capirsi, proprio mentre Cristoforo Colombo sbarcava in America (e ancora non sapeva dove fosse finito), re Ferdinando di Spagna aveva ordinato l’espulsione di tutti gli ebrei dal regno. Molti fuggirono a est, verso l’impero ottomano (che era molto più tollerante), altri tentarono la sorte nel nuovo mondo.

Qui, in poco tempo si inventano ogni tipo di lavoro. Diventano coltivatori di zucchero, mercanti, politici – nel 1800, per capirsi, il Parlamento della Giamaica, unico al mondo, non teneva sedute il sabato per rispettare il shabbat. Divennero anche pirati.

La storia, almeno per come la racconta nel suo libro Ed Kritzler, studioso ebreo americano che vive in Giamaica, comincia intorno al 1720. Le navi guidate da ebrei hanno nomi eloquenti, ad esempio “La regina Ester”, “il profeta Samuele”, “Magen Avraham” (cioè “lo scudo di Abramo”). Gli obiettivi principali sono velieri spagnoli e portoghesi. Kritzler ci vede una vendetta per la secolare persecuzione.

Molti ebrei, invece, preferivano tenere nascosta la loro appartenenza religiosa. Per questo, continua Kritzler, non è nota la loro presenza nella pirateria caraibica. Eppure c’è un caso, molto importante, che non ha avuto di questi scrupoli: è il capitano Moshe Cohen Hanarkis, (o Enriques, a seconda). Insieme alla Compagnia olandese delle Indie occidentali realizzò, nel 1628, uno dei colpi più grandi della storia della pirateria, derubando un’intera flotta di navi spagnole al largo di Cuba. Poi, forte di tutti i soldi arraffati, costituì la sua comunità di pirati su un’isoletta brasiliana.
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Re: Pirati e schiavismo ebraici

Messaggioda Berto » sab feb 09, 2019 7:40 am

Ebraismo e schiavitù
https://it.wikipedia.org/wiki/Ebraismo_e_schiavit%C3%B9

Le opinioni ebraiche nei riguardi della schiavitù sono variate sia religiosamente che storicamente. I testi religiosi dell'ebraismo contengono numerose leggi che regolano la proprietà e il trattamento da concedere agli schiavi; le argomentazioni che contengono tali regolamenti includono la Tanakh (Bibbia ebraica), il Talmud, la Mishneh Torah di Mosè Maimonide (XII secolo) e il Shulchan Aruch di Joseph ben Ephraim Karo (XVI secolo). Le leggi originarie sulla schiavitù israelitiche trovate nella Bibbia ebraica assomigliano a quella fatte promulgare nel XVIII secolo a.C. da Hammurabi[1].

I vari regolamenti sono mutati anche sensibilmente nel corso del tempo. La Bibbia ebraica contiene due serie di leggi, una per gli schiavi di Canaan ed una più legittimista per gli schiavi ebrei; dall'epoca del Pentateuco le legislazioni designate per i cananei furono applicate a tutti gli schiavi non ebrei.

Le leggi talmudiche sulla schiavitù, stabilite tra il II e il V secolo[2], contengono un insieme di regole valide per tutti gli schiavi, anche se vi sono alcune eccezioni in cui gli schiavi ebrei vengono trattati in modo diverso dagli altri. Tali leggi includono anche una pena da assegnare a quei padroni che maltrattano i propri schiavi. Nell'epoca della storia contemporanea, quando il movimento sorto a favore dell'abolizionismo cercò di mettere fuorilegge la schiavitù, i sostenitori dello schiavismo non hanno mancato di utilizzare i passi biblici inerenti per fornire una giustificazione religiosa per il mantenimento della pratica.

Storicamente gli ebrei possedevano e commerciavano schiavi[3]. Sono state pubblicate numerose opere di ricerca storica[4] per controbattere ad uno dei temi propagandistici dell'antisemitismo, quello che vuole un dominazione ebraica nel commercio degli schiavi durante il Medioevo nel continente europeo, in quello africano e nelle americhe[5][6][7][8], in quanto gli ebrei non ebbero un impatto né significativo né continuo sulla storia della schiavitù nel Nuovo Mondo (vedi Schiavismo nelle colonie spagnole del Nuovo Mondo)[7][8][9][10]. Possedettero in termini generali molti meno schiavi dei non ebrei in tutti i territori del Vicereame della Nuova Spagna ed in nessun periodo svolsero un ruolo di primo piano come finanziatori, armatori o agenti negli scambi durante la tratta atlantica degli schiavi africani[11].

Gli ebrei coloniali continentali americani importarono schiavi africani ad un tasso del tutto proporzionale a quello della popolazione generale. Come venditori il loro ruolo risultò ancora più marginale, anche se il coinvolgimento nel commercio brasiliano (vedi schiavitù in Brasile) e nei Caraibi sembra essere stato notevolmente più significativo[12]. Jason H. Silverman, storico della schiavitù, descrive la parte svolta dagli ebrei nel commercio degli schiavi negli Stati Uniti meridionali come "minuscolo" facendo notare che l'aumento storico prima e la caduta della pratica schiavista poi nel profondo Sud non avrebbe mai influenzato gli ebrei in quanto essi non vivevano allora nel Sud americano se non in numeri minimali[13].

Gli ebrei rappresentarono l'1,25% di tutti i proprietari di schiavi meridionali e non furono significativamente differenti dagli altri proprietari di ceppo cristiano nel trattamento dei loro servitori forzati[13].




https://it.wikipedia.org/wiki/Tratta_at ... i_africani
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Re: Pirati e schiavismo ebraici

Messaggioda Berto » sab feb 09, 2019 7:43 am

Ecco cosa scrivono gli antisemiti fascio nazisti


Gli ebrei e la schiavitù dei neri: Atto 1 di Africamaat

La “Vera” verità sullo schiavismo: L’implicazione degli Ebrei.

https://risveglionazionale.wordpress.co ... africamaat

La vostra ignoranza, ed è certamente questo il caso, vi spinge a formulare delle contro-verità su alcuni fatti relativi al commercio negriero. Voi non ignorate di certo, che la Tratta e lo schiavismo costituiscono un crimine contro l’umanità, cf. legge Taubira del 21 Maggio 2001, ed è per questo motivo che conviene di non continuare a mantenere alcune distorsioni come quelle che noi abbiamo rilevato nelle vostre trasmissioni di Europe 1 e Rendez vous médicis su publicsénat.


Vendita di schiavi

Noi vi invitiamo dunque a contribuire al completamento anche della conoscenza circa questo argomento, dello Storico O.P.G., il quale non ha compreso che il suo ruolo, non era quello di sdoganare tale parte immettendone un’altra, bensì quello di testimoniare la verità storica circa i fatti. Noi speriamo anche di incontrarvi prima possibile allo scopo di condurre insieme un’impresa di demistificazione della figura caricaturale del Re Negro che avrebbe venduto i suoi sudditi.

Cordialmente Vostri

Alert2neg alert2neg@hotmail.com

Questa settimana, in un incartamento intitolato: “La verità sullo schiavismo“, il Nouvel Observateur ci presenta una deformazione della Storia ed un rimodellamento nel senso della sua ricostruzione sul concetto che le “Lobbies non esistono”, questo probabilmente per ingraziarsi pubblicitariamente i suoi sponsor… Questo incartamento recita: “Hanno partecipato i mercanti di schiavi ebrei alla tratta atlantica? Rispondendosi: Falso”.

Ma la prova più plausibile che questa affermazione sia un’elucubrazione senza alcuna verità storica si trova nel Codice Nero, promulgato nel 1685 da Luigi XIV. Il primo articolo di questo testo che regolamenta lo schiavismo nelle Antille, in Guyana ed in Louisiana esclude formalmente gli ebrei dai territori interessati: “Ingiungiamo a tutti i nostri funzionari di scacciare fuori delle nostre isole tutti gli ebrei che ivi hanno trasferito la loro residenza, ai quali, come nemici dichiarati del termine stesso Cristiano, noi imponiamo di lasciarle entro tre mesi, a partire dal giorno della pubblicazione della presente, pena la confisca dei corpi e dei beni.” Sia a La Rochelle, che a Nantes ed a Bordeaux, famiglie importanti di protestanti hanno in compenso prosperato economicamente grazie al commercio triangolare.

DAL QUINDICESIMO AL DICIANNOVESIMO SECOLO


Nave di Negrieri

Chi sono dunque i negrieri che trasportano gli schiavi neri in America dal XV° al XIX° secolo?

L’Informazione qui sotto esposta si trova documentata nei quattro volumi di Elizabeth Donnan che possono essere trovati nella Libreria Nazionale di Washington (1) ed alla Libreria dell’Istituto Tecnologico di Carnegie a Pittsburg (2)


Nomi della nave – Proprietari - 15 navi su centinaia o migliaia che parteciparono alla tratta degli schiavi

Abigail – Aaron Lopez, Moses Levy e Jacob Franks

Crown – Isaac Levy e Natham Simpson

Nassau – Moses Levy

Four Sisters – Moses Levy

Anne and Eliza – Justus Bosch e John Adams

Prudent Betty – Henry Cruger e Jacob Phoenix

Hester – Mordecai e Davdi Gomez

Elizabeth – Mordecai e Davdi Gomez

Antigua – Natham Marston et Abram Lyell

Betsy – William De Woolf

Polly – James De Woolf

White Horse – Jan de Sweevts

Expedition – John e Jacob Roosevelt

Charlotte – Moses e Sam Levy ; Jacob Franks

Caracoa – Moses e Sam Levy




I Mercanti di Schiavi e l’Olocausto « negriero »

1- I dimenticati dalla Storia

I Neri sono da sempre i dimenticati della Storia, perché nessuno si interessa di loro. E’ normale perché, ironicamente parlando, loro non possiedono ancora delle “Lobbies che non esistono”… E delle Lobbies sufficientemente potenti da arrivare a negoziare direttamente delle compensazioni legittime dagli Stati interessati.

Allorquando invece, “l’Industria della Memoria”, ci rammenta rimpinguando i nostri ricordi quasi ogni giorno dell’ importanza dell’anno 2005, giorno del sessantesimo anniversario della caduta del regime nazista, che coincide perfettamente con le sei punte della stella di David e di nuovo il numero sei ritorna nella cifra di “6.000.000″ di “vittime”, (dell’Olocausto), nessuno si ricorda invece dei Neri che sono vittime molto più numerose, dopo la sparizione della pratica dello schiavismo, che invece dura non solo anni, ma più secoli.

Due pesi e due misure, a seconda che voi siate una categoria potente che controlla sia i media che le istituzioni finanziarie, o che invece voi siate un “Negro” miserabile al quale si rifiuta – Questo è successo all’umorista Dieudonné -, di fare un film sul Codice Nero, ( impiego in particolare più volentieri questo termine perché sono nato in Senegal-paese ove ancora conto tanti amici d’infanzia e dove una parte del mio cuore è restato-, perché questa parola mi permette di risvegliare le coscienze addormentate e di insistere portando l’attenzione su questo vocabolo insultante che impiegano sia i Nazisti che certi colonizzatori).

Circa questo argomento, l’associazione “Euro-Minoranze” che io presiedo, sta studiando attualmente gli aspetti giuridici attraverso l’opera di più avvocati per vedere come sia possibile ottenere una compensazione sia simbolica che morale circa a questo termine – perché è fuori questione di abbassarsi al livello degli altri, che si fanno ripagare in denaro contante e sonante il numero dei cadaveri-, per questo infame episodio della nostra Storia.

Torture ed esecuzioni

2 – I “Negrieri”

I “Negrieri” sono strettamente legati ad uno dei più grandi genocidi dell’umanità che concerne lo schiavismo: il genocidio dei Neri.

Siccome è assolutamente inutile fare un conteggio morboso dei morti della Seconda Guerra Mondiale, è altrettanto inutile di farne uno che concerna il numero delle vittime di questo tragico episodio storico, insomma lasciamo i morti a riposare in pace e non uccidiamoli una seconda volta.

Un certo numero di mercanti parteciparono direttamente a tutte le tappe di questo genocidio: occupandosi della scelta dei “prodotti”, (gli schiavi), del loro trasporto nelle loro “galee” designate per il traffico specifico e che non hanno niente da invidiare ai campi di concentramento nazista, (…), e della gestione delle “Vendite all’Asta” , sempre dei loro “prodotti”, così come del loro acquisto per l’utilizzo a fini personali.

Alcune ricerche intraprese da un certo numero di storici di confessione ebrea provano oggi chequesti “negozianti” sono implicati nella tratta in maniera totalmente sproporzionata – avendo tenuto conto della comparazione in senso di importanza in termini di quantità, del loro gruppo etnico-, in rapporto agli altri gruppi che ne hanno fatto nella stessa maniera commercio. L’immensa fortuna di questi mercanti, così come quella di coloro che hanno fatto dello schiavismo il loro genere di commercio, deriva dalla “tratta dei Neri”, e cioè a tutti gli effetti, deriva dal loro colore di pelle, cosa che oggi è considerata come un atto violentemente razzista.

A questo punto ci si può porre la domanda: “Ma perché proprio i Neri”?

La ragione è semplicissima. Al principio dell’invasione dell’America del Sud, gli “indiani”, (i nativi), sono stati inizialmente presi e sottomessi come schiavi. Ma questi si ribellavano, cosa evidentemente pessima per gli affari, e non solo questo, essi morivano durante la detenzione, lontani dal loro ambiente natale.

Ed è allora in quel momento storico, che i commercianti, mai a corto di ispirazione in senso di senso degli affari, cominciano a vedere nei Neri d’Africa un eccellente “prodotto”, docile e di costituzione robusta, da sostituire al precedente,( le teorie di Darwin si applicano durante il trasporto e non restano vivi che i migliori all’arrivo a destinazione…).



2.1 Ricorso Storico

Ma si ritrovano tracce dello schiavismo dei “Negrieri” ebrei, che ne sono i precursori, già alla fine del VI° secolo d.c.

Lady Magnus scrive: “All’epoca di Papa Gregorio il Grande (590-604), gli ebrei diventano i più importanti mercanti in questo genere di traffico” (3)

L’autore ebreo, (e sionista) Julius Brutzkus riporta “Già nel X° secolo d.c., gli Ebrei possiedono delle miniere di sale a Norimberga. Compiono traffico d’armi e spoliano di tesori le Chiese. Ma la loro grande specialità è…lo schiavismo”.

L’enciclopedia ebrea riporta: “I primi ebrei che incontrano i Polacchi sono certamente dei mercanti, probabilmente mercanti di schiavi, chiamati nel XII°d.c. secolo gli “Holekhei Rusya” e cioè i Viaggiatori verso la Russia”.

Infine, Israël Abrahams annota che nel XII° secolo d.c.: “Gli Ebrei spagnoli, (Marranes) devono la loro fortuna al traffico di schiavi”.

Ed Henry L. Feingold prende nota del fatto che nel 1460, allorché gli Ebrei diventano I Maestri delle scienze nautiche in Portogallo, lo Stato Iberico importa un numero tra i 700 e gli 800 schiavi all’anno (4).

Il successo di questi mercanti medioevali è incrementato dalle loro conoscenze linguistiche. Parlano l’arabo, il persiano, il roman, (lingua romanza,evoluzione linguistica del latino del medioevo), il francese, lo spagnolo e lo slavo. Altrimenti, possiedono una mappatura delle vie degli affari sempre all’avanguardia rispetto ai tempi che bisogna riconoscergli…

Marcus Arkin, che è autore di “Aspetti della Storia Economica Ebrea” – Aspects of Jewish Economic History (5), ci rivela che i trafficanti ebrei, in certi paesi europei “hanno un monopolio del commercio internazionale”, tanto che i due termini: “Ebreo” e “Mercante” appaiono essere due sinonimi dello stesso concetto, e questo nei documenti carolingi, cosa che conferma anche Lady Magnus nel suo libro a pagina 152.

2.2 – Cristoforo Colombo da il via al traffico.

il 2 agosto del 1492, più di 300.000 Ebrei sono espulsi dalla Spagna, cosa che mette fine ai loro cinque secoli di implicazione nello schiavismo in questa regione d’Europa. In effetti i documenti storici provano che alcuni tra loro avevano già ammassato nei forzieri delle considerevoli fortune con il traffico di schiavi cristiani e che occupavano all’epoca dei posti di primo piano nella gerarchia spagnola.

Le circostanze economiche li riportano all’interno di una coalizione di rapitori di schiavi. Poco tempo dopo l’espulsione degli Ebrei dalla Spagna, Cristoforo Colombo, il cui nome in realtà è Cristoforo Colono, fa imbarcare con lui nella sua spedizione verso il nuovo mondo un gruppo di rifugiati ebrei (6). Nel suo diario di bordo, lo stesso Colombo fa notare la coincidenza temporale di questo suo primo viaggio, verso le Americhe, con l’episodio dell’espulsione degli Ebrei dalla Spagna nel seguente passaggio: “Dopo avere espulso gli Ebrei dal suo Impero, sua Altezza, lo stesso mese di gennaio mi ordina di vogare verso i cosiddetti territori delle Indie”.

La regina Isabella firma il decreto esattamente lo stesso giorno che Colombo intraprende il suo viaggio. George Cohen, tra i tanti storici ebrei, precisa che numerosi Ebrei pieni di fortune finanziano la spedizione di Colombo. La storia dei gioielli di Isabella è leggenda e non è fondata su alcun fatto accertato, ma rivela semplicemente il suo aspetto mitologico destinato a glorificare la regina.



Tre Marranes partecipano finanziariamente a questa avventura:

❖ Luis de Santagel, ( o meglio detto Santangelo), ( a questo titolo menzioniamo: Il primo decreto reale per concedere l’esportazione di grano e cavalli in America è accordato a Luis Santangel che è riconosciuto come il fondatore delle più importanti industrie americane (7). Lo storico Kohler, nel suo libro: “Colombo”, a pagina 159, ci cita un aneddoto gustoso: ” Rappresenta un dato di fatto storico, che un giorno Ferdinando V, che aveva bisogno di danaro, si fermò a casa di Santangelo a Calatayud, per ottenere da lui una somma considerevole”. “In quell’epoca dunque, ne Ferdinando ne Isabella, hanno a loro disposizione abbastanza denaro per armare una flotta”, ( pag. 75).

❖ Gabriel Sanchez, anche lui citato da Kohler nel suo libro come indico qui di sotto, a pagina 160, ci riporta che “si tratta di un “agiato mercante”.

❖ Il tesoriere reale ed il suo assistente Juan Cabrero influenzano la regina Isabella perché li aiuti a finanziare il viaggio di Colombo. Cabrero e Santangelo investono 17.000 Ducati, (cifra rapportabile a circa 150.000 Euro dei nostri giorni). Allo stesso modo Alfonso della Caballeria e Diego de Deza forniscono anche loro dei fondi. Abraham Ben Samuel Zacuto fornisce quanto a lui, gli equipaggiamenti di astronomia e navigazione necessari e Isaac Abravanel lo assiste in questo . Sei Ebrei molto in vista accompagnano dunque Colombo nel suo percorso verso le Americhe, tra i quali ritroviamo: Mastro Bernal, uno scienziato; Marco, un chirurgo; Roderigo Sanchez, un ispettore; Luis de Torres, un interprete; ed Alfonso de la Calle come marinaio. Torres si installa a Cuba e diviene colui che introduce l’uso del tabacco in Europa, esportato dalle sue vaste piantagioni.

timthumb (4)La relazione tra gli Ebrei e la scoperta dell’America non è una coincidenza fortuita. La spedizione del 1492 non è che il risultato di un’impresa essenzialmente ebrea o meglio marrana.

2.3 – Colombo è un mercante di schiavi?

Sir Arthur Helps scrive nelle sue lettere, Colombo parla “delle sue abitudini di praticare la tratta degli schiavi”. Nel 1498, le sue cinque navi conducono 600 Indiani in Spagna come schiavi. 200 sono dati come compenso ai capitani delle navi e 400 sono venduti. Colombo impiega però manodopera di schiavi, anche prima di imbarcarsi per il nuovo mondo.

Partecipa infatti alla creazione di una colonia a San Jorge El Mina, località situata in Ghana, in Africa occidentale. Nel nuovo mondo, Colombo costringe gli Indiani alla schiavitù per trovare oro, che è il suo obiettivo.

1Riporta in Spagna l’equivalente di 6.000.000 di Euro in vent’anni di tratte, a prezzo della vita di un milione e mezzo di Indiani d’America, il che corrisponde esattamente a 4 Euro per vita umana! Che Cristoforo Colombo sia ebreo o meno, come proclamano mumerosi storici ebrei, non so, ma resta il fatto che le sue spedizioni sono finanziate da investitori ebrei. I gioielli della regina Isabella sono si un mito, ma i marrani invece sono reali!

3- Lo schiavismo delle colonie dell’America del Sud e dei Caraibi

I trafficanti di schiavi ebrei fornisco Neri a decine di migliaia alle piantagioni dell’America del Sud e dei Caraibi. Non si trova oggi alcuna traccia scritta di proteste contro questo tipo di comportamento. Si tratta dunque di un affare puramente commerciale nel quale la religione non interviene affatto a fare proseliti.

Daniel M. Swetschinski stima che la parte dei trafficanti ebrei implicata negli affari internazionali sia a quel tempo non proporzionale. In quanto rappresenta il 75% delle imprese coinvolte negli affari mercantili in generale, in un periodo in cui gli ebrei non rappresentano che il 10% della popolazione. Questa dominanza del mercato degli schiavi li mette in posizione di equilibrio con le altre comunità. I proprietari di piantagioni di zucchero in Brasile, utilizzano in abbondanza questa manodopera costituita da Indiani, (Nativi) e Neri, a loro fornita dai mercanti di schiavi ebrei. Nel 1600, le piantagioni costituiscono la parte più importante del serbatoio di schiavi, delle Americhe, con esattamente 10.000 Neri Africani e l’esportazione dello zucchero, guarda caso, è nelle mani di mercanti ebrei.


La compagnia olandese delle Indie Occidentali è creata nel 1621 al solo scopo di guadagnare denari.Gli ebrei dunque investono massicciamente, nell’impresa suddetta, destinata a qualsiasi forma di commercio, compreso lo schiavismo. I dirigenti olandesi, promuovendo lo sviluppo economico conseguente, incoraggiano così gli ebrei ad emigrare, (mossa molto astuta…) e conseguentemente, l’Olanda diventa molto rapidamente il centro del potere e delle fortune economiche ebree.

Marcus Arkin scrive: “Circa lo sviluppo delle industrie nelle quali gli Ebrei investono: taglio di diamanti, zucchero, seta, tessili, miscele di tabacco, derrate alimentari…), ma essi sono dipendenti dalle Colonie, quindi non è affatto sorprendente di ritrovare degli Ebrei di Amsterdam coinvolti nel commercio verso l’Asia ed il nuovo mondo.”

“Nel XVIII° secolo, circa un quarto delle partecipazioni delle compagnie internazionali di commercio olandesi sono detenute da Ebrei ed il loro declino economico, porta in seguito alla rovina della più parte delle famiglie agiate.”

Il Ricercatore ebreo Arnold Wiznitzer è molto più esplicito riguardo l’implicazione nei commerci di Ebrei in Brasile: “A parte la loro posizione preminente nell’industria dello zucchero, essi dominano il mercato degli schiavi. Dal 1636 al 1645, un totale di 23.163 Negri, (citato questo termine nel testo), arrivano dall’Africa e sono venduti per l’ammontare di 6.714.423 Fiorini, (circa dunque 290 Fiorini ad individuo, questo è il prezzo della vita umana di un Nero all’epoca).

Gli acquirenti durante le vendite all’asta erano tutti Ebrei e questo mostra inoltre, una mancanza di qualsivoglia concorrenza nel mercato di schiavi, che erano dunque comperati a prezzi irrisori. D’altra parte. non c’era alcuna competizione allo stesso modo, per l’acquisto disschiavi di cui era saldato il credito, alla conclusione della successiva stagione di vendita dello zucchero. Se le aste avvenivano i giorni di festa ebrei, queste venivano automaticamente rinviate.”

Moshe Kahan dichiara senza mezzi termini che tra il 1653 ed il 1658, “I mercanti ebrei Marranes detenevano il controllo totale del commercio spagnolo e portoghese, per cui avevano anche il controllo del commercio levantino… e che avevano importanti somme di denaro a loro disposizione.”

Seymour B. Liebman nel NEW WORLD JEWRY ( Nuovo Mondo Ebreo), indica chiaramente che ” Le navi non appartengono solo agli Ebrei, ma che sono comandate da capitani ebrei e che hanno un equipaggio composto da Ebrei”

4- Lo schiavismo negli Stati Uniti

Lo schiavismo negli Stati Uniti inizia come pratica con la conquista del nuovo mondo.

Le navi effettuano a quei tempi un percorso a triangolo tra l’Europa, l’Africa e le Americhe. Vendono dei prodotti lavorati in Africa, prendono degli schiavi con destinazione Brasile o Caraibi o anche Stati Uniti e tornano in Europa con zucchero a bordo ed altre materie prime.

È l’arte dell’ottimizzazione degli investimenti della quale si può rendere omaggio creativo nell’ambito degli affari agli Ebrei. Durante esattamente 4 secoli, milioni di Africani sono “esportati” verso le Americhe. Durante il XVIII° secolo, gli Ebrei partecipano attivamente nella negoziazione e nel commercio di schiavi. Alcuni Ebrei controllano anche completamente i mercati, in cui sono stabiliti i prezzi, di quella che è una merce!

Ma si assiste anche ad alcune storie commoventi di romanticismo. E’ così che Aaron Levy, il fondatore di Aaronsburg in Pensilvania, compra Rachel, una schiava nera, nel 1780 e la porta a Filadelfia. La libera l’educa e la sposa. Lei riposa ormai nel cimitero Mikve ad Israele, in prossimità della tomba di Haym Salomon, il finanziatore della Rivoluzione Americana ( cf 1776).

Nel 1793, Eli Whitney inventa il filato di cotone ed avviene così, il decollo economico delle piantagioni di questa nuova materia prima, grande consumatrice di manodopera, in particolare di schiavi a buon mercato. Uno dei numerosi studi effettuati da Ira Rosewaike, pubblicato dall’American Jewish Historical Society, ( Società di Storia Ebrea Americana), mostra che il 75% degli Ebrei del Sud degli Stati Uniti possiedono degli schiavi neri, ( questo prima dell’elezione di Lincoln ), quando invece soltanto il 36% dei Bianchi ne possiedono.

Il Rabbino Isaac Meyer Wise, uno dei campioni della riforma liberale ebrea ed il più attivo dei rabbini degli Stati Uniti nel XIX° secolo, che sostiene attivamente la pratica dello schiavismo dei Neri, chiama Abramo Lincoln un “imbecille” ed argomenta le sue dichiarazioni scrivendo che i Neri sono “delle bestie deprimenti”, (Ricordiamo che Lincoln è uno dei rari presidenti americani che non è stato eletto con voti ebrei, perché si opponeva allo schiavismo e che quando viene elletto nel 1860, abolisce immediatamente la schiavitù, ed è questa ragione che scatena la guerra di secessione).

Nel 1896, un editoriale nel Jewsh South di Richmond in Virginia, spiega che i ” Negri, (citato nel testo), sono intellettualmente e moralmente e fisicamente di una razza inferiore – un fatto che nessuno può negare”, ed in occasione della morte del senatore (ebreo) del Maryland, Isador Rayner, un giornalista nero scrive che Rayner ” evoca indirizzandosi ai suoi vicini di colore i terrori dei pogrom”. Quando il B’nai B’rith e l’ADL, ( Lega anti-diffamazione)- organismo controllato sempre dalle “Lobbies che non esistono”, l’equivalente della LICRA ( Lega Internazionale Contro Il razzismo E L’Antisemitismo) in Francia, – pubblicano il loro scritto satirico, nel 1976, intitolato: ” Gli Ebrei Americani: la loro Storia”, su 13 pionieri ebrei americani, 10 di loro sono legati alla tratta di schiavi… ( come dire che, più voi siete schiavisti, razzisti ed antisemiti e più vi conviene aderire a questo genere di organizzazione per darvi una ripulita alla coscienza…)

Del resto, i seguenti quotidiani e cioè The San Francisco Chronicle, The San Francisco Examiner, The Los Angeles Times ed altri ancora, rivelano che da numerosi anni negli Stati Uniti, L’ADL pratica spionaggio e istituisce dei dossiers, su 950 organizzazioni e 10.000 individui di cui la maggior parte sono gruppi di Neri, tra cui è compreso il famoso NAACP, ( National Association for the Advancement of Coloured People o Associazione Nazionale per lo Sviluppo della Gente di Colore), fondato nel 1909 da dei gruppi militanti multirazziali.

Il generale israeliano Moshé Dayan ne parla, dicendo, ecco che tra qualche anno, le forze militari americane si degraderanno perché sono composte di Neri ” con poca intelligenza e nessuna educazione”.

Egli insiste inoltre nel momento in cui gli Stati Uniti compiono reclutamenti ” Vi ci vogliono del sangue nuovo e dei cervelli migliori”. E questi è considerato un eroe ne suo paese!!! Quando gli si fa presente questi fatti, alcuni ebrei che ti contraddicono argomentano le loro spiegazioni su dei punti che si prestano volentieri a generare l’ilarità.

Eccone due:

❖ Il primo è che i mercanti ebrei di schiavi sono stati costretti dai Cristiani a diventare mercanti di schiavi ed a compiere questo “sporco lavoro” per conto loro.

❖ Il secondo è che senza questi mercanti, il numero delle vittime in particolare per fame, sarebbe ancora più elevato e catastrofico.

Esecuzione durante il trasporto in viaggio

Esecuzione durante il trasporto in viaggio

Ma dimentico l’ultimo, che corrisponde a quello che usano come ultima spiaggia, quando non trovano più argomenti validi: e cioè che dai prova di anti-semitismo, anche solo per il fatto di riportare e relazionare questi fatti, in quanto essi non sono rappresentativi della religione ebraica, ( siamo assolutamente d’accordo su questo punto, non bisogna mai generalizzare), e che non sono i soli ad aver fatto questo genere di commercio, ( anche su questo punto siamo assolutamente d’accordo, perché questo non esonera gli altri dalle loro responsabilità!).

Non resta altro quindi che la parola magica “antisemitismo” venga lanciata nella discussione, quella stessa parola magica che fa tacere tutti i giornalisti e che porta nei ranghi del “pensiero unico” tutti i presidenti ed i membri dei governi.

Può essere quindi un atto diffamatorio il denunciare questo genocidio con lo scopo che non si ripeta più? NO! E’ semplicemente la definizione di un termine.

INFOS RELAYEES PAR ETILE René-Louis

Bibliografia

[1] National Library Washington, D.C.

[2] Carnegie Institute of Technology Library, Pittsburgh, PA.

[3] fonte : Lady Magnus, Esquisses d’histoire juive, Outlines of Jewish History, revues par M. Friedlander Philadelphie : Jewish Publication Society of Amenca, 1890, p. 107 ; Jewish Encyclopaedia, New York & London : Funk and Wagnalls Company, 1905 -1916), vol. 11, p. 402

[4] fonte : Henry L. Feingold, Le Sionisme en Amérique : L’expérience juive du temps des colonies jusqu’à ce jour – Zion in America : The Jewish Experience from Colonial Times to the Present (New York : Twayne Publishing, Inc., 1974), pp. 42-3

[5] Jewish Publication Society of America, 1975, pp. 44-5

[6] fonte : Max J. Kohler, Luis De Santangel and Columbus, PAJHS, vol. 10 (1902), p. 162

[7] fonte : Cecil Roth, L’histoire des Marranes – History of the Marranos, Jewish Publication Society of America, 1932, pp. 272-73)– Traduzione di Norats per Informare per Resistere

pubblicazione del 2006 di AfricaMaat

tradotto da Norats per Informare per Resistere (fonte)
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Pirati e schiavismo ebraici

Messaggioda Berto » sab feb 09, 2019 7:49 am

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Re: Pirati e schiavismo ebraici

Messaggioda Berto » sab feb 09, 2019 7:52 am

Post Facebook che accusa gli ebrei di essere i principali responsabili della tratta degli schiavi
9 Giugno 2016
https://www.osservatorioantisemitismo.i ... li-schiavi
Fonte:
Testimonianza
«La madre di ogni schiavismo è giudea»
Diego S., attivo polemista antisionista su Internet e curatore di libri antisionisti-antisemiti, ha condiviso sulla sua bacheca Fecebook un post corredato da una vignetta antisemita e che accusa gli ebrei di avere svolto un ruolo centrale nella tratta degli schiavi dall’Africa alle Americhe. Al post seguono commenti, alcuni dei quali intrisi di stereotipi antisemiti. Un commentatore, per avvalorare la tesi degli “ebrei schiavisti”, cita Gianantonio Valli, uno dei principali ideologi del neonazismo italiano degli ultimi decenni.
9giugno2016





https://evolaguenonebooks.wordpress.com ... onio-valli


Lo schiavismo degli ebrei La panzana antisemita della seconda Women’s March
29 dicembre 2018
Christian Rocca

http://www.italiaisraeletoday.it/lo-sch ... mens-march

Il 19 gennaio prossimo, due anni dopo la grande marcia delle donne contro Donald Trump del 21 gennaio 2017, si terrà una seconda Women’s March che si annuncia ancora più rilevante grazie alla sollevazione popolare di questi anni contro il presidente repubblicano, sfociata in un numero record di candidature femminili alle elezioni di metà mandato del novembre scorso.

Ma questa volta il fronte delle donne non marcia unito e in alcuni casi, come a New York, ci saranno due manifestazioni concorrenti a causa delle accuse di antisemitismo nei confronti delle organizzatrici della marcia principale. Un’inchiesta di prima pagina del New York Times, successiva a una dettagliata denuncia del magazine di cultura ebraica Tablet, ha svelato che le due leader della Women’s March, una afroamericana e una ispanica, hanno escluso l’ideatrice originaria della mobilitazione perché in quanto ebrea sarebbe portatrice di una responsabilità collettiva del popolo ebraico nello sfruttamento delle persone di colore e, in particolare, nella tratta degli schiavi.


Louis Farrakhan

La panzana sul coinvolgimento degli ebrei nello schiavismo è uno dei pilastri della dottrina politica di Louis Farrakhan, il leader della Nation of Islam, un gruppo suprematista afroamericano che ha fornito indirettamente il servizio d’ordine della marcia delle donne del 2017. Farrakhan è considerato uno dei più grandi pensatori contemporanei da Tamika Mallory, una delle due leader della Women’s March, nonostante i suoi scritti siano universalmente riconosciuti come «la Bibbia dell’antisemitismo».

NEW YORK, NY - APRIL 22: Women's March National Co-Chair Tamika Mallory speaks on a panel during a VIP screening of the Original Series "The Handmaid's Tale" presented by Hulu at The Wing on April 22, 2017 in New York City. (Photo by Robin Marchant/Getty Images for Hulu)

Tamika Mallory

In questi stessi giorni, ha fatto scalpore un’altra accusa di antisemitismo, questa volta nei confronti della scrittrice Alice Walker, premio Pulitzer e autrice del best-seller Il Colore Viola, la quale ha detto al New York Times che tiene sul comodino il libro di uno screditato saggista britannico, David Icke, noto perché sostiene la veridicità dei Protocolli dei Savi di Sion, accusa gli ebrei di tutti i mali del mondo, svela che dietro l’Olocausto ci sarebbero proprio gli ebrei e anzi nega che ci sia mai stata la Shoah al punto che le teorie negazioniste, secondo lui, dovrebbero essere insegnate a scuola.


Alice Walker

I lettori del Times hanno tempestato il giornale di mail e di telefonate, ma Walker ha ribadito che per lei l’autore del volume antisemita è «coraggioso». Nel frattempo sono riemerse altre posizioni imbarazzanti della Walker: poesie contro gli ebrei, Israele paragonato alla Germania nazista, il no alla traduzione in ebraico de Il Colore viola e applausi vari al pensiero di Farrakhan.


David Icke

Ovviamente Walker e le organizzatrici della marcia negano di essere antisemite, ma è abbastanza evidente che nella sinistra americana sta emergendo una nuova tendenza, a cominciare dall’elezione al Congresso di due donne, Ilhan Omar e Rashida Tlaib, note tra le altre cose per chiedere a gran voce il boicottaggio di Israele. Tutto questo in un contesto che a ottobre ha assistito a una strage di ebrei in una sinagoga di Pittsburgh, a una maggiore presenza della destra antisemita nel dibattito politico, all’ambigua retorica contro il finanziere ebreo George Soros e, in generale, all’aumento del 60 per cento, secondo l’Anti Defamation League, di incidenti contro gli ebrei.


Ilhan Omar e Rashida Tlaib

Ci sono, insomma, molti elementi per temere che la sinistra radicale americana possa fagocitare quella liberal fino a farle seguire l’esempio di una parte della sinistra europea, quella inglese di Jeremyn Corbyn e quella francese di Jean-Luc Mélenchon, in preda a un preoccupante tic antisemita, soprattutto tra gli odiatori di Israele. Molto dipenderà dalla tenuta del leader Bernie Sanders, al momento lontano da queste posizioni scabrose. Quanto a noi, per una volta, possiamo vantarci della sinistra italiana, finora immune al virus razzista.



I mercanti di schiavi, gli schiavisti della Confederazione e il coinvolgimento degli ebrei. Giorgio Lunardi - http://www.altreinfo.org
Giorgio Lunardi

https://www.altreinfo.org/una-storia-di ... io-lunardi

Nel 1861 il Rabbino Morris Jacob Raphall, che all’epoca era il più autorevole e influente Rabbino degli Stati Uniti, autore di innumerevoli saggi e trattati religiosi, pronunciò un sermone davanti alla congregazione ebraica nel quale affermava che il commercio degli schiavi e la schiavitù africana erano perfettamente morali e addirittura ordinati da Dio.

Fu il sermone più pubblicizzato mai pronunciato da un ebreo americano fino a quel momento. Il “negro”, ha insegnato il Rabbino, ha capacità intellettuali inferiori:
“nessun uomo della sua razza ha mai iscritto il suo nome sul Partenone dell’eccellenza umana, né mentale né morale”.
I confederati del Sud che utilizzavano gli schiavi nelle piantagioni non avrebbero potuto essere più felici. Scrissero, stamparono e ristamparono questa sentenza divina del leader del “popolo eletto” di New York che li legittimava e li invitava a proseguire nello schiavismo.

Anche i mercanti di schiavi furono felici…

All’epoca gli ebrei erano molto impegnati nel redditizio commercio degli schiavi, anzi erano l’anima di questo commercio, veri e propri promotori incontrastati. Avevano organizzato nei minimi dettagli l’intera “filiera”, giusto per massimizzare i profitti, vale a dire:

l’acquisto degli schiavi in Africa,
il pagamento degli schiavi con bigiotteria acquistata dai mercanti ebrei olandesi;
il trasporto nelle isole dei Caraibi, con battelli battenti bandiera “ebraica”;
l’addestramento al lavoro nelle piantagioni;
il trasferimento degli schiavi sopravvissuti nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti;
la vendita nei mercati degli schiavi, sempre battenti bandiera “ebraica”;
il finanziamento dei proprietari delle piantagioni, visto che non tutti si potevano permettere l’acquisto dei costosi africani;
il “noleggio” degli schiavi;
la vendita degli schiavi nel “mercato secondario”.

Un vero e proprio affare che aveva ora la legittimazione di un autorevole rabbino.

Dieci milioni di schiavi africani strappati alla loro terra e novanta milioni morti in viaggio, per fame, percosse e stenti.

Ma tutto questo non era importante per il Rabbino Morris Jacob Raphall. I neri erano inferiori. E i giornaloni dell’epoca cosa dicevano? Condannavano i mercanti senza scrupoli? No, i giornaloni dell’epoca, anch’essi battenti bandiera “ebraica”, appoggiavano lo schiavismo, senza se e senza ma, sostenendo e confermando la superiorità dei bianchi. Quindi da una parte gli ebrei rassicuravano le coscienze degli schiavisti e dall’altra continuavano a fare grandi affari sulla pelle degli africani. Stavano imparando a utilizzare uno strumento ancora embrionale, ma efficace e pieno di futuro: la propaganda.

Ma ora gli ebrei sono cambiati…

Oggi le cose sono molto cambiate. Se qualcuno insinua che i neri africani sono meno intelligenti degli altri scatta il disprezzo di tutti i media globalisti controllati dagli ebrei, e non solo. Tutti i politici si allarmano. I think tank si sollevano. Chiunque metta in dubbio le capacità degli africani di adattarsi ad una società ipercompetitiva viene disprezzato, tacciato di razzismo, accusato di populismo, fascismo, nazismo, coperto di lerciume. Dagli attici di New York arrivano video di condanna. E inoltre, se qualcuno osa porre dei dubbi sull’accoglienza a oltranza vien dapprima coperto di fango e poi giustiziato dai media.

In favore della migrazione senza limiti si muove una vera e propria Corazzata Potëmkin a guida ebraica. Nulla da dire, la posizione degli ebrei con riguardo ai neri africani è radicalmente cambiata. Beh, è passato molto tempo dai tempi del Rabbino Morris Jacob Raphall. E’ logico che gli ebrei si siano ricreduti.

Però mi viene un dubbio:

Gli ebrei sono davvero “cambiati”, hanno “capito” che i neri africani sono esseri umani come gli altri?

Il dubbio si rafforza quando leggo che il Rabbino capo d’Israele Yizhak Yoserf in un suo recente sermone ha paragonato le persone di colore alle scimmie. Leggo inoltre che le donne appartenenti alla comunità etiope, ebree nere residenti in Israele, sono state sterilizzate coi farmaci, per evitare che facciano figli. Vedo poi che gli immigrati africani che cercano di entrare in Israele non sono affatto graditi. E per loro si aprono i cancelli dei campi di concentramento costruiti nel deserto del Negev.

Noto anche una certa riluttanza da parte degli ebrei al mescolamento “razziale” con gli africani. Si, perché l’amore è cieco, ma l’amore degli ebrei distingue molto bene il colore della pelle. E infatti, i matrimoni misti tra ebrei e neri africani o afroamericani sono inesistenti (ma loro non sono razzisti).

E allora mi chiedo: gli ebrei, che non hanno mai chiesto scusa agli afroamericani per aver guidato il traffico di schiavi, si sono davvero ricreduti?

Oppure sono semplicemente cambiati i loro obiettivi e i neri africani sono ancora una volta lo strumento per raggiungerli?

Mi attanaglia questo dubbio.

di Giorgio Lunardi

Fonte: http://www.altreinfo.org

Lettura consigliata: “THistorical Research Department Nation of Islam. Una marea di documenti storici che non lascia adito a dubbi sulle responsabilità degli ebrei nel commercio degli schiavi e nella gestione della cosiddetta Tratta Atlantica.
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Re: Pirati e schiavismo ebraici

Messaggioda Berto » sab feb 09, 2019 7:58 am

La reatà storica è che i maggiori schiavisti al mondo, in epoca moderna, furono i maomettani e i critiani; ancora oggi i maomettani praticano la schiavitù.
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