Pur dovendo sottostare alle esigenze di stringatezza del web, la serie su Israele Attraverso le Pagine dell’Unità (abbiamo trattato il 1946 e il 1947) ha ricevuto ampi consensi e feroci critiche, queste ultime piovute da chi non riesce ad accettare che l’Unità e tutti i comunisti italiani fossero schierati in modo compatto al fianco di Israele, almeno fino all’arrivo del diktat sovietico dovuto all’avvicinamento degli USA a Israele: Israele è amico dei capitalisti/imperialisti ed è esso stesso una potenza coloniale.
gran musfti
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... musfti.png “L’ex fedelissimo di Hitler, il Gran Mufti, programma l’invasione della Palestina e il massacro degli Ebrei”, il tutto con il supporto dell’Intelligence britannica.Nei precedenti articoli, penso di aver dimostrato come gli israeliani fossero tutt’altro che colonialisti. La loro battaglia, prima contro l’imperialismo inglese, che aveva tradito le promesse fatte, e poi contro le orde arabe provenienti dagli stati limitrofi, fu infatti supportata appieno (e soprattuto) dall’Unione Sovietica e da tutti gli stati liberi del mondo.
Il 1948, l’anno della Guerra d’Indipendenza, è molto complesso e la sua trattazione attraverso le pagine de l’Unità potrebbe essere difficoltosa, ma è un tentativo che va fatto nel nome di una verità storica troppo spesso taciuta.
grande promessa 2 gennaio
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ennaio.png Sostegno all’emigrazione in Israele da parte dell’Unità (2 gennaio 1948)Visto che ho scritto diversi documenti sulla questione, vogliate perdonarmi se troverete “ritagli” provenienti da altri articoli.
Proprio nelle prime, frenetiche settimane del 1948, il nascituro Israele si trovava nell’imminenza di dover affrontare le forze militari congiunte di quasi tutti i paesi confinanti. Si potrebbe parlare a lungo degli eventi prodromici alla Guerra del 1948 e delle varie fasi che l’hanno caratterizzata, quindi spero vorrete perdonarmi per il veloce inquadramento storico che propongo qui di seguito.
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... t_2_14.png Il giorno di San Valentino del 1948, l’Unità scrive questo.Siamo alla fine del Periodo Mandatario; il Regno Unito si prepara a lasciare la Palestina ben sapendo che gli Arabi autoctoni, supportati da quelli degli stati confinanti, attaccheranno immediatamente gli Ebrei con l’obiettivo dichiarato di sterminarli. In realtà, gli Inglesi non solo sanno, ma appoggiano fattivamente gli Arabi in diversi modi, non ultimo quello di permettere loro di tenere le armi mentre le confiscavano agli Ebrei.
Ovviamente, questi ultimi non hanno alcuna intenzione di recitare la parte della vittima sacrificale. Molti di loro sono scampati ai campi di concentramento, altri sono in Palestina da secoli, altri ancora hanno contribuito a renderla un territorio florido a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Gli Ebrei si difenderanno, combatteranno e attaccheranno come hanno sempre fatto, con alterne fortune, quasi tutti i popoli del mondo.
Dal Dicembre 1947 al Gennaio 1948 la campagna Araba si svolse sotto la forma di attività sporadiche di guerriglia analoghe a quelle degli scontri del 1936-1939. Ci furono attacchi lampo nei confronti di colonie e quartieri Ebraici isolati, e anche verso convogli Ebraici. Ci furono anche saccheggi ed incendi di proprietà Ebraiche, negozi e magazzini situati nei quartieri Arabi. Questa fase fu portata avanti esclusivamente dagli Arabi Palestinesi, sebbene parte delle risorse economiche e degli equipaggiamenti militari provenissero dai vicini paesi Arabi. Anche la popolazione Araba diede rifugio, armi e cibo ai combattenti. Gradualmente, lo scontro crebbe in termini di obbiettivi ed intensità.
Divenne pericoloso per qualsiasi Ebreo allontanarsi dalle aree Ebraiche. In tutto il paese gli attacchi ai trasporti Ebraici, ai villaggi e ai quartieri cittadini divennero all’ordine del giorno. La strada Gerusalemme-Tel Aviv, la zona di confine fra Jaffa e Tel Aviv, i settori Ebraici di Haifa e le colonie agricole nel Negev divennero gli obbiettivi principali. Il trasporto su strada Ebraico subì imboscate che provocarono gravi perdite in termini di vite umane.
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... t_2_17.png L’Unità accusa l’Inghilterra di aver creato il regno fantoccio di Giordania e di sfavorire gli Ebrei (meno controllabili) per meri interessi economici.L’accesso al Quartiere Ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme, all’Università e all’Ospedale Hadassah sul Monte Scopus non erano più sicuri. Le sparatorie ai confini degli insediamenti Ebraici divennero continue e provocarono perdite pesanti. Ben presto lo scontro iniziò ad interessare anche la Valle di Jesreel ed i settori Ebraici di Galilea e nella Valle del Giordano. Nel giro di poche settimane tutto il paese di trovò in stato di guerra.
Le forze della guerriglia Araba mostrarono sin dall’inizio una crudeltà barbara e un completo disprezzo per le regole di guerra. Non prendevano prigionieri. Se un contingente Ebraico veniva circondato, la massacravano fino all’ultimo uomo. I feriti venivano fatti a pezzi e lasciati a morire sul campo di battaglia. I morti erano mutilati nei modi più ributtanti. Le fotografie dei corpi mutilati venivano stampate in appositi album e vendute per le strade di Gerusalemme.
In una intervista di Fawzi al-Qawuqji (comandante militare avversario del Gran Muftì ed ex-ufficiale dell’esercito nazista) al rappresentante del giornale parigino Le Monde, egli ammise chiaramente che gli Arabi non avevano nessuna considerazione per le regole di guerra:
Gli Ebrei non possono essere considerati una nazione come Americani o Cinesi; loro sono solo predoni cui non si applicano le regole di guerra.
(citato in “as-Sarih”, 16 Febbraio 1948).
Oltre ai due trafiletti de L’Unità riportati qui sopra, è importante leggere quanto scritto dallo stesso giornale dieci giorni dopo, il 24 febbraio (in prima pagina):
Il Governo Britannico… ha combattuto una guerra non dichiarata ma effettiva contro gli ebrei, col confiscare le loro armi mentre essi erano esposti agli attacchi arabi. Esso ha permesso che le truppe arabe, comandate dall’ex Mufti di Gerusalemme dal suo “esilio” in Egitto, assediassero la Città Vecchia di Gerusalemme, che istituissero blocchi sulle strade della Palestina e che assalissero i convogli di rifornimenti degli ebrei.
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... t_2_24.png “La ricchezza potenziale di una terra presentata dagli ebrei con il loro lavoro quotidiano”La seconda fase dell’attacco Arabo agli Ebrei iniziò nel Febbraio 1948, quando “l’Esercito Arabo di Liberazione” invase la Palestina da nord. Questa forza constava in buona parte di Arabi Palestinesi immigrati in Siria e Libano per ricevere l’addestramento militare. Inoltre, questo “Esercito di Liberazione” non avrebbe potuto operare nella vasta area fra il confine Libanese e Nablus, ove esercitava il controllo, senza la cooperazione attiva e il supporto della popolazione Araba. La guerriglia locale, comandata da ufficiali Siriani, attaccò costantemente gli insediamenti Ebraici in Galilea e nelle aree di Sharon e Gerusalemme, alcuni di questi attacchi assunsero la forma di vere e proprie operazioni militari in cui, per la prima volta, l’artiglieria venne usata contro gli Ebrei.
Dalla fine di Marzo all’inizio del Maggio 1948 – il 15 di questo mese fu proclamato lo Stato di Israele – si ebbe il momento più violento del combattimento su larga scala fra Arabi di Palestina ed Ebrei.
In questo sono inclusi lo scontro per l’autostrada di Gerusalemme (vedi anche “Battle for the Roads“), culminato nella conquista, da parte degli Ebrei, di Castel Hill (9 Aprile), le battaglie di Mishmar Haemek (7 Aprile) e Ramat Yohanan (12 Aprile), l’occupazione da parte delle forze Ebraiche di Tiberias (18 Aprile) e Haifa (22 Aprile).
Fu questa fase a segnare la fine dello sforzo bellico Arabo Palestinese ed a creare la situazione trovata dagli eserciti Arabi invasori. Entrando nel paese, queste forze non trovarono una cittadinanza Araba combattente, ma – con l’eccezione dei superstiti dell’“Esercito di Liberazione” – i resti sparpagliati di un gregge abbandonato. Il fatto che i leader civili e militari fossero stati i primi ad abbandonare la popolazione al suo destino giocò un ruolo fondamentale nella sconfitta Araba.
È bene soffermarci per qualche istante sulla questione di Haifa, occupata dagli Ebrei il 22 Aprile. La retorica araba e pro-palestinese ha costruito intorno a questo evento una leggenda smentita dagli effettivi eventi storici e dalle fonti, quella degli Arabi cacciati dalla città per opera dell’Haganà. La menzogna è presto smontata utilizzando altri estratti de L’Unità.
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... t_4_23.png Dopo la conquista ebraica, “Haifa è calma”. Agli abitanti arabi sono garantiti i diritti di ogni altro cittadino, mentre a quelli entrati in città solo per combattere viene intimato di consegnare le armi e allontanarsi. Gli unici cui viene richiesto di consegnarsi all’Haganà sono i nazisti (penso alle SS bosniache) finiti a combattere nelle file degli arabi.
Un articolo del giorno successivo rende ancora più chiara la vicenda:
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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... _haifa.png Oltre a parlare chiaramente di sgombero volontario, l’articolo riporta la foto del comandante delle forze del Gran Muftì in divisa inglese.Sia l’Haganà che gli abitanti arabi di Haifa, raggiunta la tregua, non avevano alcun interesse a continuare le ostilità. Tuttavia, per il Supremo Comitato Arabo era fondamentale che gli arabi di palestina abbandonassero le zone controllate dagli ebrei. Le ragioni erano di carattere etico e, soprattutto, militare. Da un lato, il comando arabo non voleva che gli arabi comprendessero il potenziale della pacifica convivenza e della ricchezza portata dagli ebrei, dall’altro volevano campo libero nelle imminenze dell’attacco generale da parte delle forze dei paesi confinanti.
Il 25 aprile, l’Unità, pur impegnata nel terzo anniversario della Liberazione, dedica ancora ampio spazio alla vicenda di Haifa in quello che reputo l’articolo più importante ed esplicativo della vicenda:unità_4_25
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... t_4_25.png Le autorità militari ebraiche tentarono quindi in tutti i modi di evitare l’esodo, trovando anche l’appoggio della popolazione. Leggiamo infatti che “molti hanno fatto ritorno alle loro abitazioni” e “si sono visti oggi elementi dei due popoli conversare insieme tranquillamente“, ma lo sgombero della città “è una battaglia politica” portata avanti direttamente dai comandanti arabi per le ragioni indicate in precedenza.
Le motivazioni dell’esodo di Haifa sono riportate, in piena concordanza con quanto scritto sulle pagine de L’Unità, anche da l’Economist di Londra, il 2 ottobre 1948. In questo caso, le parole sono quelle di un testimone oculare inglese rimasto ad Haifa durante il periodo della conquista ebraica:
Durante i giorni successivi le autorità Ebraiche, che erano ormai in completo controllo di Haifa (salvo limitati distretti ancora amministrati dalle truppe britanniche), hanno esortato tutti gli Arabi a rimanere presso Haifa e hanno garantito la loro protezione e sicurezza. Per quanto ne so, la maggior parte dei i civili britannici lì residenti, interpellati da amici amici arabi per un consiglio, avevano risposto a questi ultimi che sarebbe saggio rimanere. Tuttavia, dei 62.000 arabi che già vivevano in Haifa, non ne rimasero più di 5.000 o 6.000. Diversi fattori hanno influenzato la loro decisione di cercare la sicurezza nella fuga. C’è poco dubbio che il più potente di questi fattori furono gli annunci radiofonici del Supremo Comitato Arabo con i quali si esortavano tutti gli Arabi di Haifa ad abbandonare la città. La motivazione data per questa richiesta era che, dopo il ritiro definitivo degli inglesi, gli eserciti congiunti degli stati Arabi avrebbero invaso la Palestina e “gettato gli Ebrei in mare”, ed era stato detto in modo chiaro che gli Arabi rimasti ad Haifa sotto la protezione Ebraica sarebbero stati considerati come rinnegati.
Una testimonianza particolarmente rilevante perché proveniente da una parte, quella inglese, certamente più vicina alla parte araba che non a quella ebraica.
A tre settimane dalla presa di Haifa, Israele dichiara la sua indipendenza. E inizia una nuova fase della guerra.