Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:42 am

Il peso dell’incognita
Niram Ferretti
13 Settembre 2020

http://www.linformale.eu/il-peso-dellincognita/

Il Bahrein, stato sostanzialmente satellite dell’Arabia Saudita a maggioranza sciita, segue gli Emirati Uniti e si avvia a siglare accordi con Israele. Il benestare giunge direttamente da Riad, senza il quale nulla si sarebbe mosso. Non ci sono dubbi che ci troviamo di fronte a una novità positiva, ma certamente non a quella svolta epocale che con comprensibile enfasi pre-elettorale, l’amministrazione Trump, con il concorso del gabinetto Netanyahu desiderano fare apparire. Dopotutto gli Emirati e il Bahrein se pure certo non in amicizia con lo Stato ebraico, non sono mai stati in guerra contro di esso, nè hanno finanziato o appoggiato il terrorismo palestinese. Di ben altra portata fu l’accordo di Camp David del 1978, che sarebbe costato la vita a Saddat, e che seguiva l’aggressione egiziana del 1967. Non c’è serio paragone, per impatto e rilevanza storico-politica. Nonostante ciò è evidente che l’avvicinamento a Israele degli Emirati e del Bahrein segna una tappa positiva sotto due aspetti fondamentali. Primo, aggira il ruolo dell’Autorità Palestinese come interlocutore privilegiato nella gestione dei negoziati con Israele, secondo, circoscrive in modo netto il campo dei suoi irriducibili nemici: Iran, Turchia, Hamas, Hezbollah e Jihad islamica.

Da anni ormai la “causa palestinese” ha perso mordente presso i potentati arabi regionali, e lo schieramenento egemone sunnita mediorientale, con Egitto, Arabia Saudita e oggi gli Emirati e il Bahrein, si è reso ancora più compatto in funzione anti-iraniana. La saldatura con gli Stati Uniti e Israele è, al momento, molto solida, ma, su di essa pesa una forte incognita. Se Trump non verrà rieletto a novembre è improbabile che la politica di Joe Biden nei riguardi dell’Iran segua la linea dura impressa da Trump, determinante nell’avere agito come collante per le aperture che vediamo in atto. La saldatura attuale, in altre parole, potrebbe allentarsi in fretta se la politica di una eventuale presidenza Biden alleggerisse le sanzioni contro l’Iran e cercasse di riportare in vita il moribondo accordo sul nucleare voluto da Barack Obama.

Il garante dell’intesa attuale non è Israele, ma sono gli Stati Uniti, o meglio è l’amministrazione Trump, Netanyahu ha solo un ruolo da gregario. A evidenziarlo ulteriormente è il fatto che durante i negoziati con Israele gli Emirati hanno chiesto agli Stati Uniti l’impegno che l’annunciata estensione di sovranità sulla Cisgiordania venisse congelata, perlomeno fino al 2024. Una sua eventuale implementazione verrebbe spostata all’ultimo anno di un secondo mandato Trump se l’attuale presidente dovesse vincere. Nel caso in cui vincesse Biden la questione non si porrebbe.

Israele, dunque, rinuncia a un suo diritto, concessogli per la prima volta da una amministrazione americana dal 1967 a oggi, in nome di una distensione con degli stati arabi, i cui vantaggi eventuali saranno tutti da verificare.

Nel frattempo, la situazione sul terreno della Cisgiordania rimane inalterata. La scommessa, perchè di questo si tratta, è che nei prossimi quattro anni, vi sia un avvicendamento all’interno dell’Autorità Paestinese, e che Abu Mazen, il cui logoramento e la cui irrilevanza politica sono sempre più palesi, sia sostituito con un leader più propenso a dei negoziati con Israele che vengano visti favorevolmente da Riad, dagli Emirati, e dall’Egitto. Ma tutto questo è subordinato a un unico fattore, chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:43 am

Sanzioni ed embargo sulle armi all'Iran: l'Ue si allinea a Russia e Cina contro le richieste di Washington
Dorian Gray
22 settembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ashington/

Sabato scorso, il Dipartimento di Stato Usa ha annunciato l’avvio del meccanismo di snapback, ovvero il ritorno alle sanzioni contro il regime iraniano sospese dopo l’approvazione della Risoluzione Onu 2231 del 2015. Con questa decisione, per l’amministrazione Usa, ritornano in vigore le disposizioni prese con le risoluzioni Onu 1696, 1737, 1747, 1803, 1835 e 1929.

Ma per Russia, Cina e altri governi, Ue in testa, quello che sostiene Washington non sarebbe corretto. Per Mr. Pesc Josep Borrell, infatti, essendo gli Stati Uniti usciti dall’accordo sul programma nucleare iraniano del 2015 (Jcpoa), non è in alcun modo possibile per loro decidere di ristabilire le sanzioni contro Teheran.

Si scontrano qui due tesi diplomatiche opposte, solo apparentemente difficili da comprendere, ma in realtà molto semplici da spiegare: per Washington, legalmente parlando, l’accordo nucleare di Vienna – noto come Jcpoa – deve essere considerato separatamente dalla risoluzione Onu 2231. La seconda ha sì dato un riconoscimento internazionale al Jcpoa, ma ha un valore legale diverso rispetto a quest’ultimo. Dunque, per gli americani, uscire dal Jcpoa non significa uscire dalla risoluzione 2231. Di contro, per gli altri, questa tesi non vale e abbandonare l’accordo nucleare di Vienna, significa de facto e de jure non avere più diritto di mettere bocca su ogni argomento che concerne l’accordo nucleare con Teheran.

Ovviamente, neanche a dirlo, il regime iraniano oggi sostiene la seconda tesi ed è per questa ragione che Zarif sarebbe dovuto arrivare in Europa qualche giorno fa, con il preciso scopo di rafforzare la posizione di chi vedeva nel Jcpoa e nella risoluzione Onu 2231 la stessa cosa.

Eppure, quando Teheran firmò l’accordo, la posizione diplomatica iraniana era assai differente. Nel 2015, infatti, i diplomatici iraniani furono molto chiari: il loro impegno era solamente verso il rispetto dell’accordo di Vienna, il Jcpoa, e non della risoluzione Onu 2231.

E ciò per una serie di motivi: al contrario della 2231, infatti, il Jcpoa non conteneva alcun allegato che vietava i test missilistici con vettori intrinsecamente capaci di trasportare una bomba nucleare (Annex B, paragrafo 3) e alcun riferimento al bando sull’export e import di armi verso e dall’Iran. Insomma, nel 2015, a Teheran conveniva assolutamente considerare il Jcpoa e la 2231 come due mondi separati, per poter agire liberamente.

A riprova di ciò, si prendano le parole di Abbas Araghchi, vice ministro degli esteri iraniano e uno dei diplomatici più importanti che ha negoziato il Jcpoa. Il 20 luglio del 2015, intervistato dal secondo canale tv iraniano, Araghchi affermò testualmente:

“Il Ministero degli esteri iraniano ha dichiarato esplicitamente che l’Iran non ritiene legettima nessuna restrizione e minaccia. Se la risoluzione Onu 2231 sarà violata dall’Iran, questa sarà una violazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza e non del Jcpoa, similmente a quanto successo dieci anni fa, quando l’Iran ha violato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e niente è accaduto. Il testo del Jcpoa sottolinea il fatto che il contenuto del Jcpoa e quello della Risoluzione Onu sono due cose separate”.

Dunque, furono gli stessi iraniani a confermare la lettura americana del rapporto tra Jcpoa e 2231. Si può uscire dal primo, un accordo tra Paesi che non ha alcun valore de jure, pur restando nella seconda – la risoluzione 2231 – che ha invece valore legale e permette quindi anche agli Stati Uniti di poter invocare l’articolo 11, quello che permette di riattivare le sanzioni. È abbastanza discutibile quindi sostenere che gli Stati Uniti non possano richiedere lo snapback perché non fanno più parte del Jcpoa.

Il testo dell’articolo 11 attribuisce questo diritto agli Stati “partecipanti” al Jcpoa. Per il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, quindi, il diritto americano esiste perché nel 2015 – quando il Jcpoa fu firmato – gli Stati Uniti erano tra i partecipanti. Ovviamente, per chi non la vede come Washington, quel “Jcpoa partecipant State” va interpretato non al passato, ma al presente (gli Usa sono usciti e non godono più di quel diritto).

Come spesso accade nel diritto internazionale, un diritto estremamente difficile da attuare e spesso volutamente vago, stabilire inequivocabilmente chi ha ragione e chi torto è difficile. Resta il fatto, che nel 2015 furono gli stessi iraniani a sostenere implicitamente la tesi che gli americani stanno sostenendo oggi. Se il Jcpoa e la 2231 sono due documenti completamente separati, non c’è alcuna ragione per non considerare ancora gli Stati Uniti come sostenitori della risoluzione Onu.

Infine, la prossima scadenza (a metà ottobre) dell’embargo Onu sulla compravendita di armi con la Repubblica Islamica. È sconcertante che su questo tema l’Unione europea si sia di fatto allineata alle posizioni di Russia e Cina, che hanno tutto l’interesse a vendere armamenti a Teheran. E poco vale, a questo proposito, che come ha ricordato al Senato il sottosegretario per gli affari esteri Merlo, nella Ue fino al 2023 resteranno comunque in vigore dei limiti all’export di armi e software considerati dual use verso Teheran.

A Fox News il segretario Pompeo ha dichiarato che “armi, carri armati, sistemi di difesa aerea, tutto questo, in un paio di settimane, verrebbe permesso di essere venduto all’Iran. E gli europei non si sono uniti a noi su questo. Ci dicono in privato ‘non vogliamo che tornino le vendite di armi’, ma non hanno alzato un dito”.

Una più stringente morsa legale affinché il primo Paese al mondo per sostegno al terrorismo internazionale non abbia libero accesso ad armamenti dall’elevato potenziale distruttivo, anche se di provenienza non Ue, dovrebbe essere un imperativo morale dell’Unione europea. Soprattutto se questo stato, il regime iraniano, sta già violando i limiti sull’arricchimento dell’uranio, possiede già missili balistici capaci di arrivare anche in Europa e dichiara pubblicamente di voler distruggere Israele, un Paese Onu alleato dell’Europa. Considerare la prossima scadenza dell’embargo Onu sulle armi all’Iran come una mera questione burocratica, o peggio un’occasione per fare un dispetto all’amministrazione Trump, è un insulto ai valori su cui l’Ue pretende di fondarsi. Soprattutto se questa scadenza arriva poche settimane dopo le esplosioni di Beirut e nello stesso periodo in cui è stato reso noto che, anche in Italia, Hezbollah aveva nascosto pericolosi depositi di nitrato di ammonio per compiere degli attentati.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:43 am

Perché i paesi arabi hanno cambiato idea su Israele?
Franco Londei·
Settembre 26, 2020·

https://www.rightsreporter.org/perche-i ... u-israele/


Perché i paesi arabi hanno cambiato idea su Israele? Sono in tanti a chiederselo dopo che gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein hanno regolarizzato i loro rapporti con lo Stato Ebraico e altri paesi arabi si accingono a farlo.

In parte ci illumina il Ministro degli affari esteri degli Emirati Arabi Uniti, Anwar Gargash, che in una intervista alla Associated Press spiega che il comportamento dell’Iran negli ultimi anni ha spaventato i paesi arabi tanto da far loro rivedere le posizioni su Israele e spingerli a guardare lo Stato Ebraico con altri occhi.

“Le politiche aggressive dell’Iran nel corso di tre decenni hanno allarmato molti paesi arabi e li hanno fatti guardare al loro rapporto con Israele con occhi nuovi”

Ma non è solo questo. Per decenni la questione palestinese ha paralizzato l’apertura di normali relazioni tra Israele e il mondo arabo mentre altri, che dicevano di essere filo-palestinesi, avevano normali relazioni con lo Stato Ebraico e facevano affari miliardari.

Un caso per tutti, la Turchia. È proprio il ministro degli esteri emiratino a ricordarci l’ipocrisia di Ankara che critica l’accordo tra Gerusalemme e Dubai quando Israele e Turchia hanno normali relazioni da decenni, hanno ambasciate nei rispettivi paesi, lo scorso anno 550.000 israeliani hanno visitato la Turchia e hanno scambi commerciali per oltre tre miliardi di dollari.

«Quella turca è pura ipocrisia» ha detto Anwar Gargash alla Associated Press. «Ankara cerca di trarre vantaggio dalla difficile situazione palestinese per limitate considerazioni regionali» ha detto ancora il Ministro degli esteri emiratino.

I paesi arabi sono stanchissimi della questione palestinese. Hanno capito che non ha uno sbocco e non certo per colpa di Israele. Si sono stancati di versare miliardi di dollari nella casse palestinesi per poi vederli sparire nel nulla. Hanno ormai compreso che i cosiddetti palestinesi non hanno alcun interesse a creare un loro Stato e che preferiscono rimanere in questo limbo dove ottengono praticamente di tutto senza alcun controllo e senza pagare o restituire un centesimo.

Ormai sono anni che Israele e Paesi arabi hanno relazioni sottobanco, anche molto delicate riguardanti la difesa. Mancava solo il coraggio da parte araba di ufficializzare questa cooperazione e di mandare a quel paese il problema palestinese.

Finalmente questo processo si cambiamento sembra essere iniziato e non c’è niente da chiedersi sul perché i paesi arabi hanno cambiato idea su Israele. Era semplicemente inevitabile.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:44 am

Biden non potrà riattivare l’accordo sul nucleare iraniano nemmeno se volesse
Franco Londei
10 Novembre 2020·

https://www.francolondei.it/biden-non-p ... e-volesse/

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, non potrà riattivare l’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) nemmeno se volesse. A dirlo è il rappresentante speciale del Presidente Trump per Iran e Venezuela, Elliott Abrams.

Secondo Abrams al massimo potrebbe negoziare un nuovo accordo migliore del pessimo JCPOA sfruttando la drammatica situazione economica in cui versa l’Iran grazie alle sanzioni introdotte dalla Amministrazione Trump.

In realtà i veri motivi per i quali Biden non sarebbe in grado né di riattivare il JCPOA né di negoziare un accordo migliore sono altri, a partire dalla indisponibilità iraniana a fermare la corsa al nucleare ormai arrivata al tratto finale, passando per la fine dell’embargo internazionale sulle armi (che faceva parte del JCPOA) revocato all’inizio di quest’anno ma reso veramente operativo solo di recente con il perfezionamento di un accordo del 2016 per l’acquisto da parte di Teheran di caccia Sukhoi Su-30 e nuove batterie di missili S-400 dalla Russia.

È vero che l’Iran è alla canna del gas, ma gli Ayatollah non intendono né recedere sul nucleare né lasciare spazio al malcontento interno che pure è assai forte anche a causa della cattiva gestione dell’epidemia del virus cinese COVID-19.

Quindi sarebbe utile che i catastrofisti orfani di Trump la smettano di annunciare improbabili nuovi accordi tra USA e Iran. Si concentrino piuttosto sulla seria possibilità che, arrivati a questo punto, Israele lanci un attacco preventivo per impedire all’Iran di arrivare ad avere una bomba nucleare. Questa si una possibilità sempre più concreta.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:44 am

La strategia del Mossad. Demolire il nemico colpendolo a casa sua
Gian Micalessin
15 novembre 2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 03340.html


Attacchi informatici, furti di dossier, assalti mirati. Per Israele i blitz in Iran sono routine
Colpire il nemico al cuore, portargli la guerra dentro casa, instillargli un'insicurezza permanente.

Così ragionava Meir Dagan, l'ex direttore del Mossad che nel 2010 da il via libera alle eliminazioni degli scienziati coinvolti nei progetti nucleari iraniani. Da allora colpire al cuore Teheran è per Israele una routine. L'azzardo iniziato con quegli assassini mirati continua con la distruzione delle centrifughe atomiche affidata al virus Stuxnet, prosegue nel gennaio 2018 con la clamorosa sottrazione degli archivi nucleari iraniani e culmina lo scorso luglio con le misteriose esplosioni nel sito nucleare di Natanz e in una base missilistica alla periferia di Teheran. Esplosioni che precedono di un mese l'eliminazione a Teheran del numero due di Al Qaida Abu Muhammad Al Masri.

Ma l'inizio di tutto risale al 10 gennaio 2010. Alle 7,58 di quella mattina Masoud Alimhammadi, un fisico al servizio della Repubblica Islamica viene dilaniato dall'esplosione di una moto-bomba parcheggiata accanto alla sua auto. É solo la prime delle quattro operazioni che da lì al gennaio 2012 costano la vita ad altri tre scienziati (Majid Shahriari, Darioush Rezaeinejad e Mostafa Ahmadi Roshan) responsabili dei progetti sull'atomica iraniana. Con quelle eliminazioni il servizio segreto israeliano istituzionalizza un'attività in territorio iraniano considerata fino ad allora troppo azzardata. A colpire non sono agenti israeliani, ma infiltrati iraniani reclutati tra la vecchia rete clandestina gestita dai Mujaheddin del Popolo, l'organizzazione anti-khomeinista appoggiata a suo tempo da Saddam Hussein. Ma ancor prima di mandare i suoi sicari a Teheran Israele ha già iniziato a colpire in maniera ben più subdola. Nel novembre 2009 i computer di Natanz, cuore delle ricerche nucleari degli ayatollah, impazziscono causando la distruzione di oltre mille centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. E' l'inizio di «Giochi Olimpici» nome in codice della prima vera operazione di guerra cibernetica della storia. Un'operazione realizzata grazie a Stuxnet, un virus cibernetico uscito dai laboratori di Unit 8200, l'unità di guerra cibernetica israeliana, sviluppato in quelli della Cia e transitato nella rete di Natanz dopo il suo inserimento nella chiavetta di uno scienziato iraniano.

Ma l'operazione più clamorosa, studiata per oltre un anno e realizzata in poco più di sei ore la notte del 31 gennaio 2018, è la sottrazione, nel cuore di Teheran, di mezza tonnellata di documenti che illustrano i progetti per la realizzazione di una testata nucleare lanciabile grazie ai missili iraniani Shahab 3. Documenti che il premier israeliano utilizzerà per smentire gli accordi sul nucleare stretti dal presidente Obama e dalla Repubblica Islamica.

Ma ancor più micidiale per quanto riguarda la capacità d'Israele di colpire a distanza risultano due «incidenti» della scorsa estate. Il due luglio una devastante esplosione distrugge centinaia di centrifughe nucleari di Natanz bloccando la produzione di uranio arricchito. Un'esplosione provocata inserendosi nei computer della base e facendo esplodere una conduttura di gas all'interno dei laboratori. Un'operazione seguita pochi giorni dopo da un'altra deflagrazione dentro una centrale missilistica alla periferia di Teheran. Niente di sorprendente per un'intelligence israeliana che a gennaio fornì alla Cia le coordinate per l'eliminazione a Baghdad di quel generale Qasem Soleimani, considerato, il vero grande stratega del regime iraniano.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2020 11:40 pm

L'Iran nazi maomettano (gli sciiti iraniani sono seguaci dell'idolatra, antisemita e anticristiano Maometto) è in guerra di aggressione con Israele, quindi di che stupirsi e scandalizzarsi se muore ucciso qualche responsabile iraniano che progetta e produce armi contro Israele. specialmente quelle nucleari, per annientare completamente gli ebrei e Israele che è il loro paese, la loro patria, la loro terra millenaria.

L'orologio di Theran

Iran, il countdown per la distruzione di Israele: “Mancano 8411 giorni”
GIORDANO STABILE, inviato a beirut
5 luglio 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2017/07/ ... 1.34447244

Un orologio in piazza della Palestina, nel centro di Teheran, per segnare il tempo che manca alla “distruzione di Israele”. Esattamente 8411 giorni. È l’ultima provocazione dei manifestanti che hanno partecipato alla Giornata di Al-Quds, cioè Gerusalemme.

Un milione in piazza

Al canto di “morte a Israele” gli oltranzisti della rivoluzione khomeinista hanno ricordato la “profezia” dell’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema della Repubblica islamica: “niente” rimarrà dello Stato ebraico “entro il 2040”. Alla manifestazione hanno partecipato anche il presidente Hassan Rohani, su posizioni più moderate, e il presidente del Parlamento Ali Larijani che ha attaccato Israele frontalmente, come “madre del terrorismo” e “peggior terrorista di tutti i tempi”.

Missili dei Pasdaran

I dimostranti hanno anche lanciato slogan contro l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, mentre la Guardia rivoluzionaria, i Pasdaran, hanno portato in piazza gli ultimi modelli di missili balistici, compresi quelli usati dieci giorni fa per colpire le postazioni dell’Isis in Siria, nella provincia di Deir ez-Zour. Secondo i media di regime, in piazza c’era un milione di persone.

Accuse incrociate di terrorismo

La giornata di Gerusalemme si tiene ogni anno ed è l’occasione in cui il regime esprime le sue posizioni più ostili nel confronti di Israele. Lo stesso presidente Rohani ha detto in una intervista all’agenzia Irna che “Israele aiuta i terroristi”. Le dichiarazioni si inseriscono nello scontro con il rivale sunnita dell’Iran, l’Arabia Sunnita, che ha accusato Teheran di essere “la punta di lancia del terrorismo globale”.




Fakhrizadeh, un messaggio con due destinatari
La Voce Repubblicana
Niram Ferretti
28 novembre 2020

https://www.vocerepubblicana.it/2020/11 ... stinatari/


L’uccisione, ieri di Mohsen Fakhrizadeh, il mastermind del nucleare iraniano a Absard, un villaggio a est di Teheran, da parte di un commando di cinque persone è un messaggio molto chiaro. Come da protocollo, Israele non si è assunto la responsabilità dell’uccisione ma è chiaro a tutti che quella che l’Iran definisce “l’entità sionista” è responsabile della sua morte.

“Moshen Fakhrizadeh, ricordatevi questo nome” aveva detto Benjamin Netanyahu durante la conferenza stampa tenutasi nel 2018 dopo il trafugamento israeliano di file segreti iraniani sul programma nucleare.

Il messaggio ha due destinatari. Il primo è, ovviamente, l’Iran, il secondo è Washington. Aleggia nell’aria con l’insediamento futuro dell’amministrazione Biden, il sentore di un nuovo appeasement con il regime di Teheran. L’ex vicepresidente di Obama e attualmente presidente eletto, non poteva non appoggiare l’accordo sul nucleare iraniano, il JCPOA siglato nel 2015. La scelta attuale da parte di Biden di Antony Blinken, come Segretario di Stato, a sua volta sostenitore dell’accordo, va nella stessa direzione.

L’uccisione di Fakhrizadeh, evidentemente avallata dall’amministrazione Trump, comunica a Biden che Israele metterà sempre in prima linea la propria sicurezza subordinandola al buon rapporto con gli Stati Uniti, e che la strada verso un eventuale rientro americano in un negoziato con l’Iran rischia, prima ancora di partire, di essere seriamente compromessa.

L’incontro a tre in Arabia Saudita tra Benjamin Netanyahu, Mohammed Bin Salman e Mike Pompeo, avvenuto qualche giorno prima dell’uccisione di Fakhrizadeh, al di là di sterili dietrologie, ci fa supporre che l’Iran potrebbe subire altri contraccolpi, prima che Biden venga ufficialmente proclamato presidente.

L’amministrazione Trump ha ancora due mesi davanti a sé. Se l’Iran deve essere ulteriormente messo alla prova, questo è l’arco di tempo di cui disporre.




Il servizio segreto israeliano, il Mossad, ha assassinato il leader della componente militare del programma nucleare iraniano, Mohsen Fakhrizadeh.
L'Osservatore Repubblicano
28 novembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... 2202586865

L'analisi dell'uccisione porta alle seguenti osservazioni:
1) Biden non sarà in grado di riportare l'America nell'accordo nucleare JCPOA senza complicazioni significative.
L'amministrazione Biden ha dato la priorità al ritorno dell'America all'accordo nucleare JCPOA del 2015. Quello che è successo venerdì mostra quanto sarà impegnativo.
Assassinando il simbolico e letterale padrino delle ambizioni nucleari iraniane, Israele sta inviando un segno al presidente degli Stati Uniti entrante. Fakhrizadeh era coinvolto nella ricerca sulle armi nucleari, qualcosa che gli israeliani sanno e che il team di Biden sa. Questo attacco funge da messaggio del primo ministro Benjamin Netanyahu al presidente eletto Joe Biden che intende intensificare la sua azione segreta su Teheran indipendentemente dalla politica di Washington.
L'amministrazione Biden non potrà ignorare questa pressione e perseguire la politica statunitense separatamente da essa. Dopo tutto, le fazioni più intransigenti dell'Iran percepiscono e politicizzano l'attività dell'intelligence israeliana come un'estensione simbiotica della politica estera statunitense. Considereranno gli Stati Uniti parzialmente responsabili di ciò che è accaduto. Inoltre, considerando la sanguinosa faida iraniana con gli Stati Uniti per l'assassinio di gennaio del Gen. Qassem Soleimani del Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane, questo attacco rende ancora più probabile che l'Iran si vendichi in qualche forma contro gli interessi degli Stati Uniti nel primo anno di presidenza di Biden. L'Iran teme come il presidente Trump possa reagire a qualsiasi attacco, ma crede che l'amministrazione Biden risponderebbe timidamente. Quest'ultima comprensione non è priva di una buona ragione, considerando che l'amministrazione Obama non ha fatto quasi nulla quando l'IRGC ha tentato di far saltare in aria un ristorante di Washington, DC, nel 2011.
2) C'era probabilmente un supporto dell'intelligence statunitense per questa operazione.Il
ritwittamento di rapporti e analisi di Trump sull'attacco indica che gli Stati Uniti hanno fornito un certo supporto per esso. Come minimo, indica che Trump è stato informato sulla responsabilità di Israele. Ma come avrebbero potuto gli Stati Uniti supportare l'imboscata?
La comunità dell'intelligence statunitense dispone di una tecnologia satellitare unica e di altri strumenti di monitoraggio persistenti che avrebbero potuto utilizzare per dare agli israeliani le informazioni sul convoglio di Fakhrizadeh mentre si spostava tra i punti di partenza e di arrivo previsti. Ciò sarebbe stato particolarmente utile agli israeliani nel luogo dell'attacco, che era a circa 90 minuti fuori Teheran. L'Agenzia per la sicurezza nazionale ha anche un mezzo unico per l'interruzione su larga scala delle comunicazioni delle forze di sicurezza iraniane.
3) La presenza segreta dell'intelligence israeliana sul suolo iraniano sta crescendo
È davvero straordinario che Israele sia riuscito a prendere di mira Fakhrizadeh con successo mentre viaggiava in un convoglio con una squadra di protezione dell'IRGC ben addestrata. Per avere successo qui, il Mossad israeliano probabilmente si è infiltrato in Iran con la sua unità d'azione speciale "Kidon". Indipendentemente da ciò, il Mossad avrebbe dovuto fare affidamento su una rete di case sicure, ufficiali operativi e agenti altamente fidati già all'interno dell'Iran. Sappiamo da precedenti attacchi del Mossad "shoot-and-scoot" che Israele ha una presenza di intelligence sul suolo iraniano. Ma questo agguato è qualcosa di completamente diverso. Considera solo l'ovvia complessità del monitoraggio di un convoglio, l'uso di esplosivi per fermarlo, sparando a Fakhrizadeh a morte e poi evacuare gli operatori senza che questi vengano catturati.
4) L'attacco alimenterà la paranoia dell'Iran e provocherà ritorsioni L'ayatollah Ali Khamenei e l'élite intransigente ai vertici dell'establishment della sicurezza vedranno questo attacco con la stessa, se non maggiore, importanza dell'operazione statunitense che ha ucciso Soleimani.
Non è che che questo assassinio si è interrotto lo sviluppo nucleare segreto dell'Iran. È che Israele lo ha fatto in modo molto pubblico. Questo lo rende una sfida alla credibilità del regime. Già paranoico, Khamenei vedrà l'accaduto come una prova che l'Iran non è temuto dai suoi nemici. L'IRGC, sempre più lacerato da lotte intestine tra fazioni, condividerà questa percezione. Evidentemente, il consigliere per la sicurezza nazionale di Khamenei ha già avvertito che l'Iran "atterrerà sugli assassini di questo innocente martire come un fulmine e farà rimpiangere ciò che hanno fatto". Per ragioni politiche interne, tanto quanto quelle di sicurezza estera, l'Iran si muoverà per ritorsioni contro un obiettivo israeliano e / o statunitense significativo. Il servizio di sicurezza d'Israele, lo Shin Bet rafforzerà sicuramente la sua già significativa protezione degli ambasciatori israeliani. Mi aspetto che gli israeliani richiedano anche ulteriore sicurezza dalla nazione ospitante per i suoi diplomatici.
5) Questo attacco non fa presagire un'azione militare statunitense o israeliana contro gli impianti nucleari
iraniani
Se l'Iran si sposta verso livelli di arricchimento dell'uranio che gli consentirebbero di costruire un'arma nucleare, Israele intraprenderà un'azione militare contro il suo programma nucleare e missilistico balistico. In quel momento, le preoccupazioni israeliane per le ritorsioni e l'indignazione globale svaniranno tra i timori di un secondo Olocausto.
Ma non siamo ancora arrivati a questo punto e le complicazioni di riuscire in una simile operazione militare lo portano a renderlo molto improbabile. A meno che, cioè, Israele non creda di aver esaurito le opzioni. A sua volta, il dispiegamento di questa settimana di un gruppo d'attacco di una portaerei della Marina statunitense nel Mar Arabico e nel Golfo Persico non dovrebbe essere visto come preparazione per un attacco. Gli Stati Uniti schiererebbero almeno due, e più probabilmente tre, portaerei in previsione di qualsiasi attacco israeliano.
Questa è stata un'operazione di intelligence israeliana molto rischiosa e altamente significativa. Alcune persone verranno promosse.


???

Iran, “dietro all’omicidio dello scienziato c’è Israele”. Khamenei: “Ucciso da criminali spietati. Siano puniti”
28 novembre 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/1 ... 1606563817


L’omicidio di Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, ucciso a colpi di pistola ad Absard, a nord-est della capitale Teheran, scuote gli equilibri del Medio Oriente e potrebbe complicare il lavoro di Biden per un rilancio dell’accordo internazionale sul nucleare iraniano, sottoscritto nel 2015 all’epoca dell’amministrazione Obama, da cui gli Usa di Donald Trump si sono ritirati nel 2018 ripristinando le sanzioni contro l’Iran, che a sua volta ha fatto marcia indietro rispetto ad alcuni impegni. Per l’omicidio finisce nel mirino Israele, fin dall’inizio considerato la mente e il braccio dietro alla morte dello scienziato a capo del programma nucleare iraniano.

Ipotesi avanzate dal governo di Teheran che trovano conferma nelle fonti del New York Times. Secondo quanto rivelato al giornale “da un funzionario americano e altri due dirigenti dell’intelligence”, dietro all’omicidio c’è Tel Aviv. Resta da chiarire “quanto gli Usa sapessero in anticipo dell’operazione. Ma i due paesi sono strettamente alleati e da molto tempo condividono informazioni di intelligence sull’Iran”. Intanto John Brennan, capo della Cia dal 2013 al 2017, bolla l’omicidio come “un atto criminale e altamente incosciente. Rischia di provocare una rappresaglia mortale e una nuova ondata di conflitto nella regione. I leader iraniani farebbero bene ad attendere il ritorno di una leadership responsabile degli Usa a livello globale e resistere la tentazione di rispondere ai presunti colpevoli”, ha scritto su Twitter.

La tensione è altissima: la guida suprema di Teheran, l’ayatollah Ali Khamenei, esprimendo la sua vicinanza alla famiglia dello scienziato e alla comunità scientifica, ha dichiarato che coloro che hanno ordinato l’assassinio dovrebbero essere “puniti”. “L’eccezionale scienziato nel campo della tecnologia nucleare e di difesa è stato assassinato da mercenari criminali spietati e i suoi sforzi nella tecnologia e nella scienza dovrebbero proseguire”.

Intanto il presidente iraniano Hassan Rohani ribadisce la tenacia del Paese nel proseguire il suo programma nucleare e in un messaggio sottolinea che “i nemici dovrebbero essere consapevoli che tali atti terroristici non solo non riusciranno a ostacolare gli sforzi degli scienziati iraniani, ma li renderanno più determinati a continuare la via di Fakhrizadeh“. “Indubbiamente – ha detto Rohani – questo incidente terroristico e disperato è il risultato dell’incapacità dei nemici di fronte ai progressi scientifici, agli onori e alle capacità degli iraniani, e di fronte alle loro sconfitte nella regione e in altre arene politiche. Rivela anche la profondità della loro malignità e odio“. Annuncia vendetta Hezbollah, movimento sciita libanese tradizionalmente sostenuto dall’Iran, che “condanna con forza l’attacco terroristico” e aggiunge che la Repubblica Islamica “darà la caccia ai criminali e – riporta il sito al-Ahed – taglierà le mani di chi colpisce i suoi scienziati e funzionari, senza guardare a chi appartengano”. Naim Qassem, numero due del Partito di Dio, parlando ad al-Manar, la tv degli Hezbollah, ha condannato “questa aggressione odiosa” e aggiunto: “L’uccisione di Fakhrizadeh da parte di mercenari degli Stati Uniti e di Israele fa parte della guerra contro l’Iran, la Palestina e la nostra regione libera”.

Da Soleimani alla pandemia: il 2020 ‘annus horribilis’ per l’Iran – L’anno si è aperto il 3 gennaio con la morte del generale Qasem Soleimani, potente capo delle brigate al Quds delle Guardie della Rivoluzione iraniana, ucciso mentre era in visita in Iraq con un bombardamento mirato ordinato dal presidente americano Donald Trump. Soleimani era considerato l’architetto delle azioni terroristiche iraniane all’estero, anche tramite gruppi sciiti alleati come gli hezbollah libanesi. Per vendicarne la morte, gli iraniani hanno lanciato missili contro basi americane in Iraq. L’8 gennaio, la contraerea iraniana, temendo reazioni americane, ha abbattuto per errore un aereo civile ucraino appena decollato dall’aeroporto di Teheran, provocando la morte delle 176 persone a bordo. Molti erano iraniani con cittadinanza canadese che stavano tornando in Canada via Kiev. Oggi è stato ucciso in un attentato vicino Teheran lo scienziato Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, considerato in occidente come il capo del programma nucleare bellico iraniano.


La verità sul fisico ucciso a Teheran
Michael Sfaradi
28 novembre 2020

https://www.nicolaporro.it/la-verita-su ... a-teheran/


Si chiamava dottor Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, era un fisico di grandi capacità ed esperienza e, oltre ad essere a capo dei progetti del governo iraniano per i missili a lunga gittata, faceva parte, e forse ne era a capo, del ristretto gruppo di esperti che da anni sta sviluppando il programma nucleare iraniano. Nello specifico la parte militare del programma nucleare iraniano.

Nel mirino del Mossad

Non per caso il Premier israeliano Benjamin Netanyahu fece proprio il suo nome nella conferenza stampa del 30 aprile 2018,durante la quale annunciò che il Mossad, il servizio segreto israeliano, si era impossessato di 500 chilogrammi di documentazione, cartacea e non, sottratta da un archivio nel quale era conservata la storia del programma nucleare targato Teheran che risale, addirittura, ai tempi dello Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi.

Documentazione che provava la malafede dell’Iran e che il programma nucleare era proseguito anche dopo la firma degli accordi di Ginevra. Il dottore, soprattutto dopo essere stato nominato da Netanyahu, sapeva di essere entrato nella lista degli obbiettivi del Mossad, lista che viene in maniera macabra chiamata ‘dei morti che camminano’.

A confermare che lo scienziato era diventato un obiettivo a rischio, c’era la presenza di una nutrita scorta fornita probabilmente dal Vevak, il controspionaggio di Teheran, che lo seguiva in ogni suo spostamento.

L’attentato mortale

Nonostante le precauzioni che erano state prese per garantirne la sicurezza, Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi è caduto oggi, insieme alla sua nutrita scorta, in un attentato che si è consumato nei pressi di Absard (Damavand), a nord-est della capitale Teheran.

La Fars, agenzia vicina ai pasdaran, i Guardiani della rivoluzione islamica, è stata la prima a dare la notizia dell’avvenuto attacco e, in un suo lancio, ha dichiarato: “Alcuni colleghi dell’esperto scienziato del programma nucleare e missilistico e almeno tre dei terroristi sono rimasti uccisi o feriti nel corso dell’attacco di questo pomeriggio. Non risultano al momento altre vittime”.

La dinamica dell’operazione non è molto chiara e, come al solito, i testimoni presenti sul luogo dell’agguato hanno rilasciato dichiarazioni che non aiutano a fare luce sui tre minuti di fuoco sotto i quali sono caduti sia lo scienziato che la sua scorta.

L’unica cosa certa è che tutto è cominciato con un’esplosione,probabilmente indirizzata verso l’automobile su cui viaggiava Mohsen Fakhrizadeh-Mahabadi, esplosione poi seguita da una serie di spari provenienti da armi automatiche e semiautomatiche.

Secondo i media iraniani lo scienziato, reputato il più esperto tra i tecnici nucleari del ministro della Difesa di Teheran, era già scampato a diversi agguati da parte dei servizi segreti occidentali,israeliani, americani e, probabilmente, britannici. Nonostante ciò era rimasto al suo posto alla guida del Centro di ricerca di fisica della Repubblica islamica.


Scenari

L’attentato di oggi potrebbe aprire una nuova stagione simile a quella che tra il 2010 e il 2012 vide l’eliminazione di quattro scienziati nucleari iraniani: Masoud Alimohammadi, Majid Shahriari, Darioush Rezaeinejad e Mostafa Ahmadi Roshan, e il ferimento di Fereydoon Abbasi, anche lui legato al programma nucleare iraniano che ha come scopo, inutile illudersi del contrario, la creazione di bombe atomiche che, per stessa ammissione dei vertici iraniani, sono destinate sia alla distruzione di Israele che a minacciare il mondo sunnita, in un contesto che porterebbe a conseguenze apocalittiche.

Le tecniche usate per l’eliminazione di questi personaggi sono state le più disparate, Darioush Rezaeinejad fu ucciso a colpi di arma da fuoco, mentre Masoud Alimohammadi dall’esplosione di una motocicletta. Majid Shahriari e Mostafa Ahmadi Roshan, invece, saltarono in aria a causa di mine magnetiche che furono applicate alle loro automobili.

In tutti questi casi il governo iraniano accusò Israele di complicità nelle uccisioni. L’operazione di oggi però, al contrario di quelle del passato, è stata eseguita da un gruppo di fuoco, in pieno giorno e su una strada a scorrimento veloce nella periferia della capitale. Per chi segue le vicende legate alla guerra silenziosa che da anni caratterizza il programma nucleare iraniano è chiaro il messaggio,neanche troppo nascosto, che c’è dietro l’operazione odierna… e cioè che il programma nucleare può essere colpito in ogni modo e situazione. Con virus informatici, con singole bombe, con motociclisti che colpiscono e spariscono o, se serve e quando serve, con vere e proprie azioni da commando.









La morte di Moshen Fahtizade e la fine della rivoluzione iraniana
28 novembre 2020

http://www.geopoliticalcenter.com/attua ... -iraniana/

La morte di Moshen Fahtizade non determinerà certo la fine del programma atomico militare iraniano, meglio noto come Programma Amad, ma sta segnando la fine della rivoluzione iraniana. Il regime teocratico degli ayatollah sembra infatti aver perso la forza che gli aveva conferito la Guida Suprema Khomeini ed aver smarrito lo slancio che i giovani Pasdaran avevano messo in campo per resistere durante la guerra contro l’Irak di Saddam Hussein. Oggi la rivoluzione è sopita, anzi è morta, e come un cadavere non è capace di reagire alle uccisioni di elementi chiave della struttura principale del regime. Prima l’uccisione per mano americana di K. Soleimani, ora l’esecuzione del padre dei progetti atomici iraniani incentrati sulla raffinazione dell’uranio e sulla missilistica offensiva M. Fahtizade.
Una rivoluzione viva e ancora presente avrebbe reagito immediatamente all’uccisione del Generale Soleimani, accolta al contrario da una parte del regime quasi come una liberazione. Al contrario Teheran non ha messo in pratica nessuna vera rappresaglia militare ad un atto ostile così grave come l’assassino di Soleimani. Non può essere certo considerato una rappresaglia il lancio di una decina di vettori balistici, dopo adeguata informativa, contro una base aerea americana che ha visto nessuna vittima tra le truppe americane e danni materiali nei fatti marginali. Dopo questa sceneggiata nulla più è accaduto e il grande generale riposa non vendicato nel cimitero degli eroi e nel paradiso dei martiri. Il medesimo paradiso ha accolto ieri uno dei padri del programma atomico di Teheran, un programma che in teoria non esiste, ma che oggi il moderato presidente Rohani ha affermato che proseguirà più velocemente di prima (quindi il progetto Amad esiste e si sviluppa di giorno in giorno).
Così gli Stati Uniti prima e qualcun altro dopo hanno potuto impunemente uccidere due persone ai vertici delle rispettive organizzazioni al servizio della rivoluzione.

Immaginate cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse ucciso il ministro della difesa russo, oppure se qualcun altro avesse assassinato il capo del programma atomico della Corea del Nord. I paesi consci della propria forza non esitano a rispondere a tali atti ostili, ancora di più se messi in atto sul loro territorio patrio. Invece l’Iran tace, resta immobile, promette una vendetta che diventa sempre meno utile ogni ora che passa. Un nuovo fisico nucleare presto prenderà le redini del progetto Amad e farà di tutto per produrre la prima bomba atomica degli ayatollah, ma questo non terrà in piedi una rivoluzione già defunta.
L’opposizione interna, i nemici esterni e gli alleati sparsi nel Medio Oriente hanno ben notato che ormai nulla può il regime per difendere i suoi uomini chiave e che tutte le minacce di ritorsione non si sono mai concretizzate in una azione decisiva. Ed anche questa volta l’Iran attende “il tempo giusto” per la rappresaglia, una formula che indica la debolezza intrinseca del regime ed allo stesso tempo la volontà di garantirsi la sopravvivenza mediante la creazione di un arsenale atomico.
Emerge forte la convinzione che la prossima amministrazione americana sarà un amico di Teheran e vorrà dare agli ayatollah la possibilità di essere la potenza dominante nel Medio Oriente. Quello che gli iraniani non sanno o che fingono di non sapere è che questa possibilità sarà vincolata strettamente ed indissolubilmente all’abbandono completo della partnership con la Russia, vero ed unico nemico strategico già ampiamente individuato dalla nuova e nascente amministrazione Biden come l’obiettivo diplomatico economico, e perché no militare, delle forze americane.
La ormai defunta rivoluzione iraniana spera quindi nell’aiuto del Grande Satana (come amava definire gli Usa la guida suprema Khomeini) per mantenere il potere ed espandere l’influenza degli sciiti nel mondo.
È quindi altamente probabile che nei prossimi giorni l’Iran possa subire un nuovo attacco, convenzionale o meno, contro personaggi o strutture chiave del regime. Ogni iraniano, ogni amico e ogni nemico nell’Iran ovunque nel mondo saprà che, attacco dopo attacco, azione dopo azione, il regime degli ayatollah non è più autosufficiente e dovrà sperare nell’aiuto di una potenza straniera per garantire la stabilità del potere teocratico che ora imprigiona la libertà dei persiani.





MARXISMO: LA RADICE DEL MALE -
Ale Tzu
28 novembre 2020

https://www.facebook.com/alessio.tramat ... 7537164688

I difensori dell'Iran di Khamenei sono gli stessi difensori della Gaza di Hamas, della West Bank di Abu Mzen, di Hezbollah. Sono gli stessi socialisti-marxisti che difendono e adorano tutti i dittatori comunisti, isl@mici e isl@mo-comunisti.
Non gliene frega niente dei popoli oppressi dai loro stessi leader abusivi, corrotti, mafiosi, sanguinari e senza scrupoli.
A loro interessa difendere questi paesi solo in funzione anti-occidentale, anti-capitalista, anti-americana e anti-israeliana.
Se non fosse così saprebbero che la maggior parte dei palestinesi, degli iraniani e dei venezuelani non ne possono più di essere governati da dittatori mafiosi e criminali che li opprimono, li impoveriscono e, i dissidenti, li incarcerano, li torturano e li ammazzano.
Foteca**o a loro. Son gli stessi pseudo-progressisti social-marxisti globalisti del no-border, dell'immigrazione incontrollata, dello spostamento delle popolazioni, delle élite mondialiste, della finanza internazionale, del Bildenberg, di Davos, del World Economic Forum ... del Great Reset!
Sono i Talebani Occidentali!

KARL MARX IL SATANISTA E DIO DEGLI STOLTI (Marx stesso, tramite i suoi scritti, senza vergogna, ce lo conferma).
Karl Marx non era ateo, credeva in D-o ma lo detestava per la sua supremazia, era un adoratore della magia nera e un satanista convinto oltre che essere razzista, antisemita e schiavista dichiarato.
Biografia e analisi della brillante ma contorta e malata mente di Marx, adoratore del satanismo e della magia nera, razzista, antisemita e filo schiavista, attraverso i suoi scritti, corrispondenze, poemi e il suo dramma (satanico) "Oulanem".
- Riporto solo la parte Su Marx antisemita, razzista e schiavista attraverso le sue stesse parole (nel link il lungo e interessante articolo integrale che, visti i tempi, vale la pena di leggere e che sonda le più folli teorie di Marx che i globalisti sposano).
Tratto da "Il vero volto di Karl Marx" di Richard Wurmbrand.

Benché fosse ebreo, quanto a stirpe (i nonni lo erano ma lui rinnegata le sue origini e odiava gli ebrei), Marx scrisse un libro anti-ebraico intitolato "La questione ebraica". Nel 1856, scrisse sulla New York Tribune un articolo intitolato «Il prestito russo» nel quale leggiamo:
«Sappiamo che dietro ogni tiranno c'è un ebreo, come c'è un gesuita dietro ogni papa. Come l'esercito dei gesuiti uccide ogni libero pensiero dal quale il desiderio degli oppressi potrebbe avere possibilità di successo, così l'utilità delle guerre promosse dai capitalisti cesserebbe, se non fosse per gli ebrei che rubano i tesori dell'umanità [...]. Il fatto che gli ebrei siano diventati tanto forti da mettere in pericolo la vita del mondo, ci induce a svelare la loro organizzazione, i loro scopi, affinché il loro lezzo possa risvegliare i lavoratori del mondo a combatterli e ad eliminare un simile cancro». [...]
Forse che Hitler diceva di peggio?
Marx odiava gli ebrei, ma anche i tedeschi. Egli parlava dello «stupido popolo tedesco [...], la disgustosa ristrettezza mentale nazionale dei tedeschi», e diceva che «tedeschi, cinesi ed ebrei debbono essere paragonati a venditori ambulanti e piccoli commercianti». I russi, li chiamava «mangiacavoli». I popoli slavi«rifiuti etnici». Nel suo riepilogo annuale del 1848, Marx scrive della «plebaglia slava», in cui sono compresi russi, cèchi e croati. Queste «razze retrograde» non potevano attendersi nulla dal destino, all'infuori «dell'immediato compito di perire nella tempesta rivoluzionaria del mondo. La futura guerra mondiale farà scomparire dalla faccia della Terra non solo le classi reazionarie e le dinastie, ma interi popoli reazionari. E questo sarà il progresso. Il loro stesso nome scomparirà». Engels scriveva seguendo lo stesso filone: «La prossima guerra mondiale sarà causa della scomparsa di molti popoli reazionari. Anche questo è progresso».
Marx identificava la gente nera con l'espressione «idioti» e nella corrispondenza privata faceva uso del termine nigger («neg*o»). Chiamava il suo rivale, Ferdinand Lassalle (1825-1864), «the jewish nigger», come chi dicesse «quel negr*ccio giudaico», e precisava chiaramente che non lo intendeva come epiteto di disprezzo per una sola persona. «Mi appare ora assolutamente chiaro che, come dimostrano tanto la forma della sua testa che la struttura dei suoi capelli, discende dai neg*i che presero parte alla fuga di Mosè dall'Egitto (a meno che sua madre o sua nonna dal lato paterno non abbiano avuto un'ibridazione con un neg*o) [...]. L'indiscrezione con la quale si fà avanti è anche tipicamente negr*sca».
Marx difendeva anche lo schiavismo nord-americano. Per questo litigò col suo amico Proudhon. Quest'ultimo aveva preconizzato l'emancipazione degli schiavi negli Stati Uniti. Marx aveva risposto: «Senza lo schiavismo, l'America del Nord, il Paese dove è maggiore il progresso, si trasformerebbe in un Paese patriarcale. Cancella l'America del Nord dalla carta del mondo, e avrai l'anarchia: il completo decadimento del commercio e della civiltà moderni. Abolisci la schiavitù ed avrai cancellato l'America dalla carta delle nazioni». [...]
Che dire, le élite globaliste hanno scelto di perseguire le folli le teorie proprio di un bel bel personaggio ...

http://www.centrosangiorgio.com/occulti ... l_marx.htm


Il demenziale sinistro Mentana anti israeliano
Per questo giornalista l’omicidio del capo della ricerca nucleare iraniana va condannato e aggiunge che lo stesso si farebbe se fosse stato ucciso il responsabile della ricerca nucleare israeliana (“sarebbe stato condannato a parte inversa in modo durissimo”).
Emanuel Segre Amar
29 novembre 2020

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 9651863456

E no, signor Mentana, i due stati non possono essere paragonati perché nessun politico israeliano, e nessun responsabile militare israeliano ha mai minacciato di annientare l’Iran, meglio noto un tempo come Persia. Anzi, Netanyahu ha ripetutamente detto che il popolo persiano è sempre stato nostro amico.
“Nessuno può ergersi a gendarme”, ha aggiunto, e allora taci, invece di essere gendarme, giudice e boia al tempo stesso.
Mentana ama andare a mangiare negli ottimi ristoranti del Ghetto di Roma, dove viene accolto da tutti con larghi sorrisi; l’accoglienza di tutti è un dovere per noi ebrei, ma c’è modo e modo, e vi assicuro che, la prossima volta che lo vedo, saprò come rivolgermi a lui, con parole corrette ma molto chiare. Vi invito a fare lo stesso, senza però fare scenate, minacce o quant’altro; non porgetegli l’occasione di diventare nostra vittima; sappiamo benissimo come spiegargli, con parole tranquille, che tipo di giornalista è.



Bruno Sion
Un sinistro: un idolatra. A idolatrare i falsi dei si finisce nel lato oscuro: menzogne, ribellione, dannosità fatta con il sorriso, astrazione dalla realtà, narcisismo patologico, egoismo.
Gente convinta nella pseudoreligione atea messianica del socialismo e del superuomo socialista, convinta di essere il Bene della Storia, ma che in realtà appartiene alla stessa fonte del fascismo e del nazismo.




Il mio amico Lucio Malan mi ha appena inviato questo suo comunicato stampa dal quale apprendo, udite udite, che il governo dei terroristi iraniani deve in ogni modo potenziare la corsa alla bomba atomica.
Ma Khamenei non aveva fatto credere che la bomba atomica fosse in contrasto con la loro religione (di pace)?
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 2945182460

COMUNICATO STAMPA
IRAN, MALAN (FI): TEHERAN CORRE VERSO L’ATOMICA, DI MAIO TACE
Il senatore Lucio Malan, vice presidente vicario dei Senatori di Forza Italia, ha dichiarato:
“Oggi viene resa nota anche dai grandi mezzi di informazione la notizia dell’approvazione da parte del parlamento iraniano di una legge che impone al governo di potenziare in ogni modo la corsa alla bomba atomica e di impedire i sopralluoghi agli ispettori dell’AIEA, l’agenzia internazionale per impedire l’uso militare dell’agenzia atomica. Si tratta di un passo gravissimo, anche considerato il fatto che da anni il regime di Teheran promette di distruggere lo stato d’Israele. Da anni chiedo al Governo, e in particolare al ministro degli esteri Luigi Di Maio, di dire una parola chiara sulle relazioni con l’Iran e sulla posizione che intende tenere sulla questione della bomba atomica, ma – in aperta violazione del regolamento del Senato – ho ottenuto una sola risposta del tutto evasiva, sul rinnovo dell’embargo sulla fornitura di armi. Fin da giugno 2019, nessuna risposta invece sulla violazione dei diritti umani, sulla corsa alla bomba atomica, sulla promessa di distruggere Israele, sul sostegno al terrorismo internazionale. Infine, il 12 novembre ho chiesto come si intende reagire alla legge approvata sulla bomba atomica, ma il muro di gomma continua.”
Roma, 29 novembre 2020
Senatore Lucio Malan
Vice Presidente Vicario
Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente
Palazzo Madama P.za Madama, 1 00186 Roma



Fermare la minaccia iraniana è possibile
29 novembre 2020

https://www.shalom.it/blog/editoriali-b ... e-b1037311

E‘ passata meno di una settimana da quando l’Iran, rompendo un lungo silenzio sulle sue perdite in Siria, ha minacciato Israele di fare sfracelli se i suoi “consiglieri militari” e i mercenari che essi guidano saranno ancora attaccati. Il 22 novembre il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Saeed Khatibzadeh ha dichiarato in una conferenza stampa che "il regime sionista è ben consapevole che l'era del mordi e fuggi è finita e quindi sono molto cauti" (https://www.timesofisrael.com/iran-warn ... -in-syria/). Peccato che nel frattempo ci siano state altre due nottate di attacchi israeliani sulla Siria, con molti militari iraniani e di Hezbollah neutralizzati, in rappresaglia al tentativo, fallito per fortuna, di attentati contro i soldati israeliani sul Golan per mezzo di mine piantate da terroristi filoiraniani sul loro percorso di guardia (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/292051). Ed è anche successo che uno dei capi del progetto di armamento nucleare iraniano sia stato “misteriosamente” eliminato a Teheran. Non si tratta semplicemente di episodi tattici della difesa di Israele dalla guerra che continuano a organizzare gli ayatollah. E’ probabile che una presidenza Biden porti di nuovo, come ai tempi di Obama, a un consenso americano alle ambizioni imperialiste dell’Iran che lascerebbe i paesi arabi sotto una grave minaccia. Israele sta mostrando loro (e all’Iran e a Biden) che il campo per gli ayatollah non è libero, che è possibile resistere e fermare le aggressioni iraniane. Il senso storico degli “Accordi di Abramo” è questo: i paesi arabi sunniti, riconoscendo Israele e con il suo aiuto, possono difendersi dall’imperialismo persiano (e da quello turco che si sta consolidando). Da nemico giurato, Israele diventa l’alleato più importante dell’autonomia degli arabi, il loro esempio: uno sviluppo storico di cui bisogna essere grati a Trump.


Il vaccino dei nazi maomettani iraniani

Covid. Vaccino prodotto in Iran avrà il nome
30 novembre 2020

https://www.shalom.it/blog/mondo/covid- ... h-b1037841

Il capo dell'unità del governo per la lotta al coronavirus, Alireza Zali, ha annunciato che il vaccino contro il coronavirus prodotto in Iran, "che è stato realizzato grazie agli sforzi dell'esperto e ricercatore nucleare Mohsen Fakhrizadeh - assassinato venerdì - e dei suoi colleghi ha raggiunto la fase di test sugli esseri umani". Il vaccino - ha aggiunto - prenderà il nome di "Martire Fakhrizadeh" in memoria dello scienziato. Intanto sono 389 i nuovi decessi legati al coronavirus in Iran, portando il bilancio totale a 47.875. Nelle ultime 24 ore, 12.950 persone sono risultate positive al virus, portando il numero dei contagi a 948.749. Lo ha annunciato la portavoce del ministero della Salute Sima Lari, aggiungendo: "Circa 5.859 degli infetti sono in terapia intensiva e altri 658.292 sono guariti. 6.081.952 test sono stati effettuati finora nel Paese".



UN FAKHRIZADEH DI MENO
Niram Ferretti
30 novembre 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

L'uccisione di Mohsen Fakhrizadeh lamentata oltre che dall'Iran da Enrico Mentana, ha assestato un duro colpo al regime. Non si può sottostimare l'importanza di Fakhrizadeh per la pianificazione del nucleare iraniano. Nel paese era considerato l'equivalente di Oppenheimer. Senza le sue competenze e conoscenze l'Iran avrà notevoli difficoltà a confezionare ordigni nucleari.
Come ha sottolineato Amos Yadlin, a capo dell'Istituto per gli studi sulla Sicurezza, "Non ci sono dubbi che fosse la fonte principale e più autorevole del programma atomico".
L'uccisione di Fakhrizadeh fa parte della serie di omicidi mirati, tutti attribuiti a Israele che, tra il 2010 e il 2012 hanno tolto di mezzo almeno altri quattro scienziati iraniani al servizio del regime.
A individui come Enrico Mentana non sta bene che Israele elimini gli scienziati che lavorano allo sviluppo di un programma nucleare che metterebbe nelle mani di un regime visceralmente antisionista e fanatico le bombe per potere attaccare lo Stato ebraico.
Probabilmente negli anni '40 si sarebbe lamentato se gli alleati avessero ucciso Erich Schumann o Kurt Diebner. Infondo perchè uccidere degli scienziati nazisti che lavoravano al programma della ricerca atomica del Terzo Reich?
Ma a parte i Mentana di questo mondo, utili idioti che in nome del "così non si fa, no, no, no!" si consegnerebbero armi e bagagli ai loro sgozzatori, l'uccisione di Fakhrizadeh è stata una azione tattica esemplare, la quale mostra al mondo che Israele, quando l'occasione è propizia, sa intervenire per togliere di mezzo chi vorrebbe toglierlo di mezzo.


Raid e omicidi mirati, la guerra segreta di Israele
15 novembre 2020

https://www.shalom.it/blog/mondo/raid-e ... e-b1021281

La linea politica di Israele è sempre stata quella di non confermare, né smentire i raid militari e gli omicidi mirati condotti dalle forze armate e dal Mossad per fermare i programmi nucleari dei suoi nemici e non solo. E così sarà - probabilmente - anche per l'uccisione lo scorso agosto a Teheran, per mano di due agenti israeliani, del numero due di Al Qaeda, Abu Muhammad al-Masri. L'omicidio è stato già smentito dall'Iran. Di seguito le principali operazioni segrete attribuite a Israele negli ultimi 40 anni.

OPERAZIONE BABILONIA Il 7 giugno 1981, i cacciabombardieri israeliani percorsero 1.600 chilometri per bombardare il reattore nucleare iracheno a Osirak, a ovest di Baghdad. Morirono dieci soldati iracheni e uno scienziato francese. L'attacco suscitò una diffusa condanna internazionale, anche da parte degli Usa e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. Nel 2007 la televisione israeliana ha trasmesso per la prima volta le immagini riprese dall'aviazione israeliana durante il raid. L'allora primo ministro, Menachem Begin, ha dichiarato che Osirak era sul punto di diventare operativo, il che avrebbe permesso all'Iraq di Saddam Hussein di produrre bombe atomiche.

LE UCCISIONI DEI FISICI IRANIANI Nel gennaio 2010, Massoud Ali Mohammadi, un professore di fisica delle particelle all'Universita' di Teheran, e' stato ucciso dall'esplosione di una motocicletta fuori dalla sua casa nella capitale. Il professore aveva anche lavorato per i Guardiani della rivoluzione, i pasdaran. I leader politici e i media ufficiali in Iran hanno subito accusato i servizi segreti israeliani e statunitensi, ritenuti anche responsabili del rapimento dello scienziato nucleare Shahram Amiri, scomparso nel maggio 2009. Nel novembre 2010, due scienziati con ruoli chiave nel programma nucleare iraniano sono stati presi di mira a Teheran da due attacchi dinamitardi di cui l'Iran ha incolpato Israele e Stati Uniti. Uno degli scienziati, Majid Shahriari, è stato ucciso. Un anno dopo, il 12 novembre, un'esplosione in un deposito di munizioni dei pasdaran nella periferia di Teheran ha ucciso almeno 36 persone tra cui il generale Hassan Moghadam, responsabile di programmi di armamento per l'Unita' d'e'lite, in un'operazione che si ritiene sia stata condotta dal Mossad insieme alla Cia.

In Siria, Israele ha cercato di evitare il coinvolgimento diretto nella guerra civile scoppiata nel 2011, ma riconosce di aver compiuto decine di attacchi aerei per fermare l'avanzata del gruppo sciita libanese Hezbollah.

BLITZ DI UN COMMANDO A DUBAI Nel gennaio 2010 un leader di Hamas, Mahmoud al-Mabhouh, viene assassinato in un hotel di Dubai. La sofisticata operazione è stata attribuita da un commando di 18 agenti del Mossad tra cui due donne, in gran parte con falsi passaporti di Paesi occidentali, che riuscirono a far perdere le loro tracce.

ATTACCO INFORMATICO Sempre nel 2010 un potente virus informatico chiamato Stuxnet ha attaccato gli impianti nucleari iraniani nel tentativo di fermare il programma atomico del Paese. Stuxnet ha influenzato il funzionamento dei siti nucleari iraniani, infettando migliaia di computer e bloccando le centrifughe utilizzate per l'arricchimento dell'uranio. Anche in questo caso, Teheran ha accusato Israele e gli Stati Uniti.

OPERAZIONE FRUTTETO All'alba del 6 settembre 2007 un raid delle forze aeree israeliane distrusse un reattore a grafite raffreddato a gas di Kibar, tra Raqqa e Deir Ezzor, che secondo gli 007 israeliani e la Cia era in grado di produrre il plutonio necessario per una bomba atomica. I caccia - quattro F-15 e quattro F-16 - entrarono nella notte nello spazio aereo siriano all'altezza di Tartus e si diressero in profondità nel deserto per colpire il sito con 17 tonnellate di bombe. Poi risalirono fino alla Turchia e con un lungo giro ritornarono alla base. L'ordine fu dato dall'allora premier israeliano, Ehud Olmert, dopo che gli Usa non avevano accettato di partecipare all'attacco. L'operazione è stata ufficialmente confermata dagli israeliani solo undici anni dopo, nel marzo 2018. (AGI)


IRAN, UN'ALTRA MORTE ECCELLENTE NEL GIORNO DEL FUNERALE DELLO SCIENZIATO NUCLEARE
1 dicembre 2020

https://www.facebook.com/antonello.busa ... 3589720038

Un comandante dei Guardiani della Rivoluzione dell'Iran (Pasdaran), Muslim Shahdan, è stato ucciso ieri in un attacco di un drone. L'alto ufficiale è stato colpito mentre attraversava il valico frontaliero tra Iraq e Siria nei pressi della cittadina di Qaim.
Lo ha riferito l'emittente al-Arabiya, citando fonti irachene, secondo le quali il drone ha preso di mira l'auto sulla quale viaggiava il comandante iraniano.
Se la notizia venisse confermata si tratterebbe del secondo attentato a una figura di spicco iraniana nell'arco di pochi giorni in un momento di forte tensioni dopo l'assassinio dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh venerdì scorso. Per Teheran il mandante, a cui promette vendetta, è Israele per conto degli Stati Uniti.



Altro che "civile", le pericolose relazioni di Fakhrizadeh con Siria e Hezbollah che l'Ue non vuol vedere
Dorian Gray
2 dicembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... ol-vedere/

Al grido di “non si uccide uno scienziato”, l’Unione europea ha condannato con forza l’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh, padre del programma nucleare segreto iraniano, avvenuta il 27 novembre scorso. Peccato che, come noto a tutti, Fakhrizadeh non fosse un normale scienziato, ma un uomo dei Pasdaran, che lavorava attivamente per produrre la bomba atomica con cui minacciare l’esistenza di Israele e i vicini rivali arabi, e per aumentare sempre di più la gittata dei missili balistici del regime islamista.

Ora, ad avvalorare il profilo militare e terroristico di Fakhrizadeh, arrivano due siti di informazione arabi, i quali riportano quanto scritto dall’agenzia di stampa iraniana Mehr News – vicina ai Pasdaran – domenica scorsa. Un articolo, guarda caso, poi rimosso dal sito d’informazione iraniano. Secondo Mehr News – citata da al’Masdar News e dal quotidiano libanese Annahr – Mohsen Fakhrizadeh aveva stretti rapporti con la Siria, con Hamas e con Hezbollah. Rapporti pericolosi, molto pericolosi: l’intelligence israeliana infatti aveva prove che la Siria e Hezbollah, grazie a Fakhrizadeh, inviavano informazioni sulla fabbricazione di missili, droni e bombe a grappolo alla Jihad Islamica palestinese e Hamas.

I due media arabi scrivono anche che in un report pubblicato dalla Fondazione Neeman due anni fa, veniva già denunciato che proprio sotto la supervisione di Fakhrizadeh erano state trasferite in Siria, Yemen, Libano e territori palestinesi, delle pericolose conoscenze tecniche relative a nuovi armamenti che avrebbero potuto mettere in pericolo la vita di centinaia di civili innocenti.

Solo l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, degno erede della Mogherini, poteva prendere una posizione così netta di condanna dell’uccisione di Fakhrizadeh, senza nemmeno darsi il tempo di riflettere su chi fosse questo scienziato, sul suo ruolo maligno per la sicurezza internazionale, e senza nemmeno considerare l’ipotesi che possa trattarsi addirittura di una azione interna al regime iraniano, figlia della costante guerra tra le diverse fazioni…








Smentite le voci su Khamenei, ma la lotta alla successione è aperta: ecco chi sono i contendenti
Dorian Gray
8 dicembre 2020

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... ntendenti/

Dall’Iran giungono voci, per l’ennesima volta, sulla salute precaria della Guida Suprema Ali Khamenei. Nelle scorse ore, avrebbe addirittura trasferito i suoi poteri al figlio Mojataba. Secondo alcuni, Khamenei sarebbe addirittura morto – ma non sarebbe la prima volta che la sua morte viene annunciata e poi smentita – e si attenderebbe il passaggio di potere per l’annuncio ufficiale. Solo voci, riportate anche da media autorevoli, ma tali restano fino a conferma ufficiale.

Questi rumors ci permettono però di dedicare due parole a Khamenei padre e Khamenei figlio. Per quanto riguarda il primo, prima che qualcuno provi a riscriverne la biografia, va ricordato che si tratta di un leader arrivato al potere in modo illegittimo, e di una leadership caratterizzata dalla repressione. Va ricordato infatti che Khamenei, dopo aver ricoperto dal 1981 al 1989 la carica di primo ministro, è stato nominato Rahbar (Guida Suprema iraniana) nel giugno del 1989, pur non avendone i requisiti religiosi. Egli infatti non era ancora un ayatollah e l’Assemblea degli Esperti lo nominò successore di Khomeini solo su forti pressioni di Ali Akbar Rafsanjani, divenuto poi presidente dell’Iran, che disse di aver personalmente sentito Khomeini chiedere che fosse Khamenei a prendere il suo posto. Ovviamente, dietro la sua nomina, non c’era nulla di religioso (anche se per essere nominato Rahbar, Khamenei venne elevato in un baleno al grado di ayatollah). Era un mero scambio di potere tra uomini forti del regime, che mise definitivamente da parte il Grande Ayatollah Hossein Ali Montazeri, i cui requisiti religiosi erano perfetti, ma caduto in disgrazia per essersi permesso di criticare Khomeini.

La leadership di Khamenei si è caratterizzata, come suddetto, per la repressione. Khamenei è stato colui che, con il contributo proprio di Rafsanjani e quello successivo di Ahmadinejad, ha appaltato buona parte dell’economia iraniana ai Guardiani della Rivoluzione, i noti Pasdaran. La mano dei Pasdaran, soprattutto per mezzo della holding Khatam al-Anbiya, è oggi ovunque, a cominciare dal settore delle costruzioni e finendo a quello della farmaceutica. In cambio, i Pasdaran hanno assicurato a Khamenei il potere, pur in mancanza di titoli religiosi. Lo hanno fatto attraverso la repressione violenta di ogni forma di protesta, a cominciare da quella degli studenti dell’Università di Teheran nel 1999, finendo a quelle contro la corruzione e l’aumento del prezzo della benzina nel 2019, passando per la violenta repressione dell’Onda Verde tra il 2009 e il 2011, con i leader di quel movimento, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, ancora oggi agli arresti domiciliari senza alcun processo.

In politica interna, quindi, Khamenei ha promosso – sempre sotto il controllo dei Pasdaran – l’avvio del programma nucleare clandestino e di quello missilistico, che oggi minaccia addirittura il sud dell’Europa. Senza dimenticare il potere concesso all’unità speciale dei Pasdaran nota come Forza Quds, per anni comandata da Qassem Soleimani, il cui compito è quello di esportare la rivoluzione khomeinista nel mondo, ovviamente attraverso il terrorismo e il finanziamento dei peggiori gruppi jihadisti sia sunniti che sciiti. D’altronde, proprio Khamenei è considerato il principale traduttore in farsi di Sayyd Qutb, ideologo per eccellenza della Fratellanza musulmana.

In politica estera, ciò che ha caratterizzato l’era Khamenei è il suo odio contro Israele – condiviso dal suo predecessore Khomeini – che ha portato la Guida Suprema iraniana non solo a definire Israele un cancro, ma anche a stabilire una data entro cui lo Stato ebraico sarebbe sparito. Con tanto di orologio, piazzato a Teheran, che calcola i giorni e le ore che mancano alla cancellazione di Israele. Ovviamente, il tutto condito con un profondo antisemitismo e negazionismo, che ha portato Khamenei a negare l’Olocausto e a promuovere conferenze in cui i peggiori negazionisti presenti al mondo si sono riuniti per esprimere il loro odio verso gli ebrei. Il vero unico successo di Khamenei in politica estera è stato l’accordo nucleare con gli europei prima (nel 2003, con Rouhani negoziatore) e con gli americani poi (nel 2015, con Obama presidente Usa, il famoso Jcpoa). Per gli iraniani un vero e proprio successo considerato che, proprio mentre il regime rischiava di implodere per il peso della crisi economica e delle sanzioni, grazie all’appeasement occidentale, i clerici e i Pasdaran non solo riuscirono a restare al potere, ma anche a espandere il programma nucleare, quello missilistico e le milizie paramilitari al loro servizio.

Chi è Mojataba Khamenei?
Questo, in grandissima sintesi, il non eccellente curriculum di Khamenei. Cosa sappiamo, invece, del figlio Mojataba? Sappiamo prima di tutto che è nato nel 1969 presso Mashad (come suo padre), nell’Azerbaijan iraniano. Secondogenito, ha studiato teologia a Qom, allievo tra gli altri dell’ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, che è stato anche a capo della magistratura iraniana e in quanto tale si è fatto notare per le sue violazioni dei diritti umani. Mojataba condivide con suo padre il fatto di essere un clerico di medio livello, di preferire la politica alla teologia e di avere una passione per la repressione: nel 1999, ad esempio, Mojataba era a capo della milizia Basij quando fu preso d’assalto il dormitorio dell’Università di Teheran per reprimere la protesta dei coraggiosi studenti.

Nel 2005, Mehdi Karroubi – prima Speaker del Parlamento, poi divenuto leader dell’Onda Verde e ancora oggi agli arresti domiciliari, scrisse una lettera a Khamenei denunciando che proprio suo figlio Mojataba si era attivato dietro le quinte per falsare il risultato delle elezioni presidenziali del 2005, per portare al potere Mahmoud Ahmadinejad. Così come, nel 2009, proprio Mojataba ha giocato un ruolo centrale nell’organizzazione dei brogli che hanno portato alla rielezione di Ahmadinejad e alla conseguente repressione del movimento di protesta noto come Onda Verde.

Di Mojataba si sanno poche altre cose, ma assai interessanti. La prima è che è sposato alla figlia di Gholam Ali-Haddad-Adel, ex Speaker del Parlamento iraniano, noto per le sue posizioni ultraconservatrici. La coppia ha almeno tre figli (questo al 2017). La seconda cosa, ancora più importante, è che Mojataba gestisce l’enorme impero finanziario che Khamenei ha all’estero. Una holding nota come Setad, di cui si sa pochissimo, ma che secondo una inchiesta della Reuters gestisce un patrimonio dal valore di 95 mliardi di dollari.

I competitors
Basterà tutto questo a Mojataba Khamenei per farsi nominare nuova Guida Suprema? Sebbene l’Assemblea degli Esperti sia oggi un organo facilmente corruttibile e molto legato a Khamenei, non è detto che il figlio della Guida Suprema possa farcela. Ci sono altri candidati di livello, tra cui l’attuale capo della magistratura iraniana, Ebrahim Raisi, l’ex capo del Consiglio per i Diritti Umani Sadiq Larijani (ultimamente finito non a caso sotto accusa per corruzione, l’attuale presidente Hassan Rouhani (inviso però ai Pasdaran) e Hassan Khomeini, nipote di Rohuollah Khomeini, che gestisce il Mausoleo dedicato al fondatore della Repubblica Islamica.

I competitors quindi non mancano, anche se probabilmente Mojataba proverà ad usare le informazioni personali che ha in mano sui vari avversari per costringere l’Assemblea degli Esperti a nominarlo in un baleno ayatollah ed elevarlo poi al gradino più alto del potere. Oppure, potrebbe provare a portare su quel gradino qualche suo fedelissimo, per continuare a muovere i fili da dietro.

Ieri, sono arrivate da Teheran le prime smentite: Khamenei sta bene e lavora regolarmente. Se così fosse anche questa volta, avremo comunque colto l’occasione per ribadire chi è veramente Khamenei, capire qualcosa in più su suo figlio, principale candidato alla successione, su chi muove i fili del potere politico, militare e finanziario nella Repubblica Islamica.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar dic 08, 2020 11:40 pm

L'atomica iraniana sarebbe devastante (senza nemmeno che Teheran la usi davvero)
Israele.net
Sotto l’ombrello nucleare il regime islamista degli ayatollah potrebbe estendere la sua tradizionale aggressività imperialista e terrorista e innescare una pericolosissima corsa agli armamenti
Andrew Lowy
(Da: Jerusalem Post, 30.11.20)
2 dicembre 2020

https://www.israele.net/una-bomba-atomi ... si-davvero


Un Iran dotato di armi nucleari comporterebbe conseguenze catastrofiche per la sicurezza della comunità internazionale.

Lo scorso novembre l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha riferito che l’Iran è in grave violazione del Joint Comprehensive Plan of Action (l’accordo del 2015), spiegando che Teheran ha già 12 volte la quantità di uranio arricchito che sarebbe autorizzato ad possedere in base a quell’accordo. Sono state segnalate anche altre violazioni, ma ciò nonostante vi sono coloro in Occidente che snobbano la minaccia che l’Iran possa dotarsi di armi nucleari sostenendo che, se anche le possedesse, non le userebbe mai davvero. Tuttavia, quand’anche l’Iran non usasse le armi nucleari eventualmente acquisite, la cosa avrebbe comunque conseguenze disastrose per la sicurezza della regione e della comunità internazionale.

Una delle principali conseguenze è che il possesso di armi nucleari da parte dell’Iran spronerebbe le ambizioni imperiali del paese in tutta la regione. Dal 1979, l’Iran ha sempre cercato di diffondere la sua rivoluzione islamista in tutto il Medio Oriente perseguendo l’egemonia regionale. Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha commentato con queste parole la natura imperialista del regime della Guida Suprema iraniana ayatollah Ali Khamenei: “Vuole espandersi. Vuole realizzare il suo progetto in Medio Oriente analogamente a come, all’epoca, voleva espandersi Hitler”. Le nazioni della penisola arabica sono particolarmente minacciate dalle ambizioni dell’Iran.

Ad esempio il Bahrein è governato dalla famiglia sunnita Al Khalifa, ma la sua popolazione è per tre quarti sciita. L’Iran, che è prevalentemente sciita, considera il Bahrain la sua 14esima provincia. Un Iran dotato di armi nucleari potrebbe tentare di conquistare militarmente e annettersi il Bahrein. L’Iran potrebbe provare anche a replicare questa manovra militare in altre parti della regione, come nelle province orientali dell’Arabia Saudita dove le città di Qatif, Dammam e al-Hasa sono a maggioranza sciita e comprendono alcuni dei più grandi giacimenti petroliferi e impianti di raffinazione del paese. Se l’Iran possedesse armi nucleari, gli altri paesi esiterebbero a intraprendere una risposta militare per paura di provocare una conflagrazione atomica.

Allo stesso modo, l’intensificarsi del terrorismo in tutto il mondo non farebbe che aumentare se l’Iran acquisisse armi nucleari. Nel settembre 2019 l’Iran ha lanciato droni e missili da crociera contro giacimenti petroliferi sauditi, immobilizzando il 5% della normale produzione mondiale di petrolio. A gennaio l’Iran si è anche reso responsabile dell’attacco a truppe statunitensi di stanza in Iraq. Non basta. In quanto principale sponsor mondiale del terrorismo, l’Iran ha fornito armi a nemici di Israele come Hezbollah nel Libano meridionale e Hamas e Jihad Islamica palestinese nella striscia di Gaza: tutte organizzazioni votate, come lo stesso regime iraniano, alla distruzione dello stato ebraico. Teheran fornisce armi anche ad altre organizzazioni terroristiche nella regione, come le milizie sciite in Iraq e i ribelli sciiti houthi nello Yemen. Il terrorismo dell’Iran e dei suoi gregari contro Israele, contro altri paesi della regione e contro il personale militare americano non farebbe che aumentare se l’Iran acquisisse armi nucleari, poiché queste fungerebbero da deterrente contro qualsiasi potenziale contrattacco. Il che sarebbe ancora più vero se l’Iran riuscisse a trasferire tecnologia nucleare ai suoi gregari terroristici.

Il missile balistico iraniano Dezful da più di 1.000 km di gittata

Un’ulteriore conseguenza è che l’Iran potrebbe utilizzare la minaccia delle armi nucleari per imporre un controllo sulle vie di navigazione internazionali. Lo stretto di Bab-el-Mandeb è un’importante via d’acqua per la navigazione mondiale che si trova all’estremità sud-occidentale dello Yemen e costituisce l’ingresso meridionale al Mar Rosso. Dal Mar Rosso, le navi provenienti dall’Oceano Indiano possono attraversare il Canale di Suez e il Mediterraneo per giungere fino all’Oceano Atlantico. Come ebbe a dire il maggiore delle Forze di Difesa israeliane Eliot Chodoff, chiunque controlli lo stretto di Bab-el-Mandeb controlla di fatto il Canale di Suez senza dover essere fisicamente sul posto. Se le navi non possono entrare nel Mar Rosso, il Canale di Suez diventa inutile. Se l’Iran decidesse di chiudere lo stretto di Bab-el-Mandeb, direttamente o tramite i suoi gregari Houthi nello Yemen, la cosa avrebbe effetti devastanti sul commercio globale.

L’altra grande via d’acqua internazionale che l’Iran potrebbe minacciare è lo Stretto di Hormuz, nel Golfo Persico. Lo stretto di Hormuz è probabilmente il collo di bottiglia più importante del mondo attraverso cui transita il petrolio. Secondo la US Energy Information Administration, nel 2018 i flussi di petrolio attraverso lo Stretto di Hormuz hanno rappresentato un terzo di tutto il traffico di petrolio via mare e circa un quarto del traffico globale di gas naturale liquido. Nell’aprile del 2019 il capo della marina della Guardia Rivoluzionaria iraniana, generale Ali Reza Tangsiri, ha minacciato di chiudere lo Stretto di Hormuz. Se l’Iran decidesse di farlo, la cosa avrebbe una ricaduta molto negativa sul prezzo del petrolio e sull’economia mondiale nel suo complesso. Agendo sotto l’ombrello nucleare, l’Iran potrebbe decidere di bloccare uno di questi cruciali corsi d’acqua internazionali contando di dissuadere altri paesi dall’intraprendere contromisure militari.

Considerando tutte queste minacce, molti paesi del Medio Oriente cercherebbero di contrastare il pericolo di un Iran nucleare cercando a loro volta di acquisire armi nucleari. Mohammed bin Salman ha ribadito che, sebbene l’Arabia Saudita non desideri dotarsi di armi nucleari, “qualora l’Iran sviluppasse una bomba nucleare, ne seguiremo l’esempio prima possibile”. Una corsa agli armamenti nucleari in una delle regioni più instabili del mondo comporterebbe pericoli potenzialmente incommensurabili per la sicurezza globale.



Cosa c'è dietro l'agguato del capo progetto nucleare iraniano
Michael Sfaradi
8 dicembre 2020

https://www.nicolaporro.it/cosa-ce-diet ... -iraniano/


Il 27 novembre scorso Mohsen Fakhrizadeh Mahabadi, capo del progetto nucleare iraniano, in particolare della parte militare del progetto nucleare, è stato ucciso, insieme alla sua scorta, in un attacco mirato e studiato nei minimi particolari.

Anche se il governo di Gerusalemme, come sempre in questi casi, non ha confermato né smentito la partecipazione del Mossad, praticamente tutti, e senza la minima prova concreta, hanno alzato il dito e i toni accusando lo Stato Ebraico della vicenda. Cioè dell’uccisione di colui che da tanti anni era a capo del programma che aveva come unico fine la distruzione ‘dell’entità sionista’: l’orologio di Piazza Palestina a Teheran che fa il conteggio a ritroso fino al momento X in cui Israele sarà completamente distrutta, ne è la prova tangibile.

Reazioni dal mondo

Le reazioni all’attacco non si sono fatte attendere, l’Unione europea è stata fra i primi a condannare l’uccisione dello scienziato nucleare definendola ‘atto criminale’ che ha esortato, in un comunicato di Peter Sano portavoce della divisione affari esteri dell’Ue, alla calma e alla moderazione.

Gli ha fatto eco, con un comunicato decisamente più duro, Josep Borrell, alto rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri e la sicurezza, che nell’esprimere le sue condoglianze ai familiari delle persone uccise e augurando una pronta guarigione a qualsiasi altra persona che possa essere rimasta ferita, ha aggiunto: “Si tratta di un atto criminale che è contrario al principio del rispetto dei diritti umani che l’Ue sostiene. Si tratta di un assassinio, un crimine, dobbiamo chiamare le cose con i loro nomi. Non si possono risolvere i problemi in questo modo. Uccidendo esperti non si può costringere l’Iran a contenere il suo potenziale nucleare”. Affermazioni rese in una videoconferenza del Servizio europeo per l’azione esterna a Bruxelles.

Anche se il capo della diplomazia dell’Ue e il coordinatore della commissione del Piano d’azione congiunto globale (Jcpoa) sul programma nucleare iraniano, hanno espresso la speranza di riportare al tavolo negoziale i rappresentanti degli Stati Uniti e dell’Iran e hanno cercato di mantenere l’accordo nonostante il ritiro degli Stati Uniti, l’eliminazione di Mohsen Fakhrizadeh Mahabadi oltre ad aver momentaneamente decapitato la catena di comando del programma nucleare militare iraniano, è una doccia scozzese sulle intenzioni europee e contiene due messaggi importanti. Il primo è verso l’Iran ed è molto chiaro: “Israele non permetterà alla Repubblica Islamica di dotarsi di un’arma nucleare visto l’uso che ne vuole fare”. Il secondo è verso Washington, in particolare verso l’eventuale amministrazione Biden che, come già dichiarato, ha tutta l’intenzione di rientrare nel trattato di Ginevra voluto da Obama di cui lui era vicepresidente.

L’uccisione di Fakhrizadeh, probabilmente avallata dal Presidente Trump, ribadisce che per Israele la propria sicurezza non può essere subordinandola al buon rapporto con gli Stati Uniti. Anche diversi importanti giornalisti, sia in Italia che all’estero, hanno colto al volo l’occasione per paragonare l’azione di autodifesa, in una guerra sotterranea e viva da troppi anni, con un’azione terroristica, accusando, in maniera subliminale ma non troppo, Israele di essere alla stessa stregua dei vari gruppi terroristici di matrice islamica che hanno insanguinato il mondo intero.


Segnali da non sottovalutare

Inutile spiegare a chi non vuole capire che un’uccisione mirata di un preciso nemico senza coinvolgere persone estranee, non è paragonabile a chi spara o lancia bombe nel mucchio come è per esempio accaduto al Bataclan di Parigi o sulla Promenade des Anglais di Nizza.

Ma fra le dichiarazioni dei politici e le affermazioni dei giornalisti, alle volte ci sono i segnali del popolo, quelli che con poche parole esprimono in maniera chiarissima cosa la gente comune vuole e prova. Segnali che lasciano un’impronta indimenticabile, impronta che in molti casi passa direttamente dalla cronaca ai libri di storia.

Uno di questi segnali è apparso per pochi minuti, ma molto ben visibile, su uno dei ponti pedonali che sovrastano il raccordo principale di Teheran, una delle arterie più trafficate di tutta l’Iran. Il segnale, come potete vedere dalla fotografia e dal filmato allegato a quest’articolo, era composto da due elementi: la bandiera di Israele e un cartello con la scritta ‘Grazie Mossad’.
Come dicevo poche parole, in questo caso solamente due, che, al di là delle dichiarazioni europee e dei trattati internazionali, fanno perfettamente capire che esiste in Iran un’opposizione al regime che, nonostante la repressione costante da parte della dittatura, è più viva che mai.

Non è un caso che diverse fonti hanno dichiarato che gli esecutori materiali dell’eliminazione di Mohsen Fakhrizadeh Mahabadi è stata opera di elementi locali e non di agenti infiltrati.

Il ‘Grazie Mossad’ apparso su quel ponte, dovrebbe far riflettere quelli che comandano, quelli che, proprio in forza di quel trattato sul nucleare, che fin dalla sua firma è suonato in Israele come un De Profundis, hanno pensato agli affari e non al bisogno di libertà del popolo persiano, si sono preoccupati del ritorno economico nonostante le impiccagioni di omosessuali e oppositori al regime sulla pubblica piazza.



È allarme: l’Iran costruisce impianto di assemblaggio dentro Fordo
Franco Londei
18 Dicembre 2020

https://www.francolondei.it/allarme-ira ... tro-fordo/

Ormai non ci sono più dubbi. Quello che fino a qualche mese fa era solo un sospetto ora è una certezza. L’Iran ha iniziato la costruzione di un nuovo impianto all’interno della centrale nucleare di Fordo.

A confermarlo sono recenti immagini satellitari ottenute dalla Associated Press attraverso agenzie di intelligence e attendibili fornitori di immagini da satellite quali per esempio Maxar.
Immagine satellitare di Fordo. Immagine fornita da Maxar

L’impianto di Fordo (o Fordow) è una struttura sotterranea dove viene arricchito l’uranio ed è costruito per resistere agli attacchi aerei. Per questo motivo è sempre sotto l’occhio vigile dei satelliti e ogni nuova struttura genera allarme.

In questo caso, sebbene la natura della costruzione non sia ben chiara agli esperti, si tratta di uno scavo importante che a giudicare dai pilastri dovrebbe essere fortemente corazzato. Sembra un edificio adatto all’assemblaggio, secondo alcuni esperti americani.

Nonostante le immagini siano molto chiare l’Iran nega di costruire nuove strutture all’interno della centrale di Fordo ma nega anche i permessi per qualsiasi controllo alla struttura stessa.

Anche la missione iraniana alle Nazioni Unite, interpellata in merito, non ha dato alcuna spiegazione.

Già l’Iran è stata sorpresa a costruire nuovi importanti impianti di arricchimento dell’uranio nella centrale di Natanz, un fatto questo che dimostra una forte accelerazione del programma nucleare iraniano.

Ora questa costruzione che secondo diverse intelligence ha tutta l’aria di un centro di assemblaggio, cioè dell’ultima fase di qualsiasi programma nucleare a scopo militare.
Si può ancora aspettare?

La domanda da porsi ora è: si può ancora aspettare ad attaccare le centrali nucleari iraniane? La centrale di Natanz fortemente potenziata con nuove cascate di centrifughe di nuovissima generazione. Quella di Fordo, ancora più importante, dove si costruisce quello che sembra un centro di assemblaggio. Ormai è chiaro che gli Ayatollah hanno accelerato sulla costruzione della bomba e che sono totalmente al di fuori di qualsiasi controllo. Cosa si deve aspettare? Il punto di non ritorno è ormai vicinissimo.

Politicamente non schierato. Voto chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom gen 31, 2021 5:58 pm

Chi sono le spie iraniane in Europa, tra ambasciate e convertiti
Davide Racca
27/01/2021

https://ofcs.report/internazionale/chi- ... #gsc.tab=0

Chi sono le spie iraniane in Europa?

L’Iran si conferma come una minaccia incombente anche sull’Europa e non solo per Israele e il “Grande satana”, rappresentato dagli Usa. L’avvento di Joe Biden alla Casa Bianca, con il suo atteggiamento platealmente “pacifico”, palesato nei confronti della minaccia iraniana, altro non ha fatto che creare una situazione di grave rischio per la sicurezza internazionale. Mike Pompeo, segretario di Stato dell’amministrazione Trump, in una conferenza stampa tenutasi all’inizio di gennaio, in parallelo a indiscrezioni di fonti di intelligence Usa, aveva rimarcato l’inquietudine circa un’ammorbidimento delle posizioni contro il riarmo di Teheran, e in tale “warning” aveva incluso l’accresciuta consapevolezza delle attività clandestine svolte dagli agenti iraniani sia a livello globale che in numerosi Paesi europei, Italia compresa.

Le considerazioni di Mike Pompeo si sono spinte sino a segnalare come il regime degli ayatollah sia diventato una base per il network di al Qaeda, dichiarazione che ha suscitato non poche polemiche negli ambienti dell’intelligence.

Ma a conferma di quanto dichiarato da Pompeo, l’opposizione iraniana all’estero, rappresentata a Parigi da Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, ha posto in evidenza come all’epoca dell’eliminazione di Oussama bin Laden nel 2011 ad Abbottabad, in Pakistan, una miniera di documenti fu recuperata dal complesso che lo ospitava e, l’analisi dettagliata delle informazioni contenute in file informatici, pc portatili e materiale cartaceo rinvenuti rivelò, tra le altre cose, i dettagli della cooperazione occasionale tra l’organizzazione terroristica al Qaeda e il regime iraniano.

Tale forma di collaborazione era stata da sempre sottovalutata dagli analisti, nell’errata convinzione che le due fazioni scismatiche dell’Islam non potessero in alcun modo avviare un dialogo sebbene di fronte al nemico comune: l’Occidente.

Nonostante le evidenze risultanti dallo studio del materiale “segreto” rinvenuto, Al Qaeda ha continuato ad operare indisturbata anche per dare continuità “all’opera” del defunto leader, consolidando i rapporti con il regime di Teheran sia per l’ottenimento di finanziamenti che per l’utilizzo del territorio iraniano per la creazioni di basi alternative a quelle ormai note in Pakistan e Afghanistan.

Nel lungo periodo abbiamo quindi assistito a una rivalutazione del network di al Qaeda con il rifiorire di filiali, operanti soprattutto in Africa e Medio Oriente, sotto denominazioni neanche troppo difformi da quella della “Base”.

Al Qaeda nel Maghreb islamico e nella Penisola arabica ne costituiscono un chiaro esempio, mentre in Siria venne creato il fronte “Jabhat al Nusra” per contenere l’espansionismo dell’Isis e recuperare adepti che non si riconoscessero nelle politiche del Califfato.

È quindi plausibile che le rivelazioni fornite da Mike Pompeo, durante la conferenza stampa tenutasi la scorsa settimana, siano state oggetto di un’errata sottovalutazione da parte delle intelligence impegnate a fronteggiare il pericolo terrorismo.

Spie iraniane: Europa fulcro delle attività

Ma per meglio comprendere la pericolosa continuità delle attività clandestine degli iraniani, occorre spostare l’attenzione sul Continente europeo, reo di avere colpevolmente adottato posizioni troppo morbide nei confronti del regime di Teheran.

Nel 2018, una coppia di iraniani con passaporto belga, Amir Saadouni alias Said, e la moglie Nassimeh Naami, residenti ad Anversa, furono bloccati a Bruxelles e trovati in possesso di un’ingente quantità di materiale esplosivo. L’arresto dei due avvenne in concomitanza con il fermo di un terzo agente, Mehrdad Arefani, fermato a Parigi, e di un diplomatico iraniano, Assadollah Asani segretario della rappresentanza diplomatica iraniana di Vienna, bloccato in Germania. I quattro, secondo le risultanze delle investigazioni dell’intelligence belga, avevano progettato un piano per colpire una manifestazione del Consiglio nazionale della resistenza iraniana che si stava tenendo a Villepinte, nei pressi di Parigi.

Il quartetto di aspiranti terroristi è stato processato lo scorso novembre e il verdetto verrà emesso dal tribunale federale di Anversa il 4 febbraio 2021.

Il fermo del diplomatico iraniano dell’ambasciata di Vienna, Asadollah Asadi alias Daniel, coinvolto nel piano terroristico, ha consentito di avviare un ampio spettro di attività investigative relative al ruolo dell’intelligence iraniana in Europa e sulle connesse attività clandestine.

La documentazione rinvenuta nell’auto a bordo della quale venne fermato Asadi in Baviera, una Ford S max, venne sequestrata dagli agenti tedeschi e sottoposta ad approfondita analisi. Sulla base dei contenuti, la Germania iniziò a tracciare le attività di spionaggio di Teheran in collaborazione con le autorità di sicurezza belghe competenti per le attività processuali in corso di svolgimento ad Anversa.

Tra gli altri documenti di ampia rilevanza, anche un quaderno nero contenente istruzioni per l’assemblaggio di ordigni artigianali che il “diplomatico” doveva consegnare alla coppia di complici fermata a Bruxelles, e un libro mastro di 200 pagine con indicazioni di pagamenti effettuati a complici europei dell’organizzazione spionistica (e alla coppia stessa) e documentazione di varia natura concernente le attività della cellula e la corrispondenza con la base di Teheran.

Tra le indicazioni fornite dall’esame della documentazione, anche un notes, redatto in caratteri latini e persiani, con 289 indicazioni, orari-date-località, relative ad appuntamenti in 11 Paesi europei, tra cui l’Italia, ai quali Asadi avrebbe preso parte. Il centro di riunione principale era comunque la Germania, citata in ben 144 annotazioni.

Il centro islamico sciita di Amburgo era tra le località “visitate” dall’iraniano e, secondo l’intelligence tedesca, proprio questa associazione islamica della città portuale tedesca sarebbe utilizzata come base, a livello europeo, per “l’esportazione della rivoluzione islamica” e per la raccolta di donazioni, sotto forma di zakat (elemosina) successivamente trasferite in favore delle milizie sciite libanesi.

Asadi, inoltre, risultava avere con sé diverse ricevute relative a pagamenti in contanti ritenuti sospetti dagli investigatori e i cui destinatari, firmatari delle ricevute, hanno tutti nomi iraniani molto comuni e la loro reale identità è tuttora sconosciuta.

Saadouni e sua moglie Nasimeh Naami, per lungo tempo hanno finto di essere sostenitori del principale movimento di opposizione iraniano, la People’s Mojahedin Organization of Iran (PMOI/MEK) e per oltre 10 anni hanno regolarmente consegnato ad Assadi informazioni sulle riunioni interne del MEK, sulle manifestazioni, sui raduni, sui membri e sui simpatizzanti in cambio di una congrua contropartita in denaro contante.

Le cellule in sonno del terrorismo iraniano

Javad Dabiran, portavoce del consiglio nazionale della resistenza iraniana, durante un’intervista rilasciata ad Asharq al-Awsat, ha riferito che “il ministero iraniano dell’intelligence ha una rete di agenti in Europa che sono gestiti con l’aiuto delle ambasciate iraniane e l’uso improprio delle immunità diplomatiche” e “Asadi è il capo dell’intelligence iraniana in Europa e gestiva una rete di spie”. Inoltre, sempre secondo Dabiran, “ci sarebbero varie cellule dormienti terroristiche iraniane e anelli di spionaggio in tutta Europa gestiti dalle rappresentanze diplomatiche iraniane”.

Quest’ultima dichiarazione non fa che confermare quanto sia sottovalutata la percezione del pericolo derivante dalle attività poste in essere sia a livello europeo che in Italia dai “delegati” del regime di Teheran.

Sull’argomento ci eravamo espressi in tempi non sospetti, facendo rilevare come “Era già ben nota la capacità di infiltrazione studiata e coordinata dal Vevak, il Vezarat-e Ettela’at va Amniat-e Keshvar, il ministero delle Informazioni e della Sicurezza nazionale, principale organizzazione d’intelligence iraniana, di Hezbollah e della Forza Quds in tutti gli ambienti della società occidentale, da quello economico a quello militare a quello commerciale, ma si è andati oltre. Teheran ha organizzato una sottile rete di cellule dormienti, del tutto autonome ma con la possibilità di interagire in sicurezza, allo scopo di compiere operazioni di vero e proprio terrorismo nelle principali città europee”.

Le operazioni dei servizi iraniani proseguono a tutt’oggi, in modo pressoché indisturbato, in tutta la Penisola, così come l’opera di reclutamento di nuovi “operativi” mimetizzati con attività di copertura: dal commercio alla ristorazione, con alcune presenze mascherate nel mondo del giornalismo accreditato presso la stampa estera.

Avevamo anche evidenziato l’arruolamento nel Vevak di italiani convertiti all’Islam sciita e transfughi, per lo più di movimenti extraparlamentari di destra e sinistra, molti dei quali in diretto contatto con la legazione iraniana a Roma. Ma non solo. Frequentemente, grazie al passaporto italiano “insospettabile”, si muovono verso il Medio Oriente allo scopo di ricevere istruzioni o finanziamenti per le loro attività con visite a esponenti di Hezbollah in Libano o direttamente nella Capitale del paese persiano. Durante un soggiorno a Teheran di alcuni convertiti italiani, i vertici di Hezbollah avrebbero loro consegnato le mappe dei tunnel scavati nel sud del Libano e nella zona della Striscia di Gaza dalle milizie filo sciite, in collaborazione con quelle di Hamas, allo scopo di farli recapitare, senza incorrere in alcun controllo doganale, ad esponenti del gruppo operanti nel nostro Paese e da utilizzare per gli spostamenti di militanti operanti nelle zone “calde”.

Se l’Occidente avesse pensato che fosse remota la probabilità di una relazione di cooperazione tra il terrorismo sunnita di Al Qaeda e i mullah sciiti dell’Iran, allora dovrebbe ricredersi. Questo anche a fronte dell’astuzia dimostrata dall’Iran che utilizzerà quasi certamente qualsiasi sgravio di sanzioni nell’ambito di un accordo nucleare per espandere l’impronta delle sue milizie in Medio Oriente.

Durante la sua conferenza stampa, più volte citata, Mike Pompeo ha affermato che la relazione tra Al Qaeda e i mullah potrebbe rappresentare una seria minaccia anche per gli Stati Uniti avendo l’Iran già iniziato a coltivare suoi “delegati” all’estero, in Europa come in Medio Oriente con Hezbollah, Hamas e i ribelli Houthi nello Yemen.

Questi gruppi sono attivi, per procura iraniana, in Libano, Siria, Iraq e Yemen e hanno stretto un patto di forte collaborazione con la leadership di Khamenei. Al Qaeda non ha condiviso pienamente questa linea, a causa del suo marchio sunnita, ma questo non implica che i suoi obiettivi anti-occidentali non le consentano di allinearsi con le strategie del regime iraniano con i rischi che ne derivano, per tutti.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom gen 31, 2021 5:58 pm

Non solo nucleare. Tra terrorismo Siria Iraq e Hezbollah, i tentacoli dell’Iran non si limitano alla bomba atomica
L'Iran ha spesso utilizzato il programma nucleare per distogliere l’attenzione dal suo vero proposito: conseguire il predominio regionale
Di Seth J. Frantzman
(Da: Jerusalem Post, 24.1.21)

https://www.israele.net/terrorismo-nnn- ... ba-atomica

Stando a varie notizie di stampa, Israele sta preparando uno sforzo a tutto campo per discutere con la nuova amministrazione americana le minacce provenienti dall’Iran. Il consigliere per la sicurezza nazionale Meir Ben-Shabbat ha parlato sabato scorso con Jake Sullivan, la sua controparte nell’amministrazione Biden, mentre il capo del Mossad Yossi Cohen dovrebbe recarsi presto a Washington per illustrare le preoccupazioni d’Israele ai suoi colleghi americani. Le discussioni saranno verosimilmente ad ampio raggio. Secondo quanto è dato sapere, probabilmente comprenderanno la richiesta che Iran cessi l’arricchimento dell’uranio, la produzione di centrifughe avanzate e il sostegno a varie milizie terroristiche che gli fanno da gregari, come Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen, e che ponga fine al suo comportamento aggressivo in Siria e Iraq. E la lista non si esaurisce qui. Accade a volte, durante le trattative, che una parte presenti all’inizio il suo elenco ideale di richieste puntando a soddisfarne alla fine solo alcune. È così che appare questa “lista della spesa”: butta sul tavolo una quantità di problemi contando sul fatto che gli Stati Uniti e Israele possano venire a capo di alcuni.

D’altra parte, ciò che Israele sembra delineare con questa lista è molto più simile a un “elefante iraniano nella stanza” che al “semplice” problema del nucleare di Teheran. In effetti, l’Iran ha spesso utilizzato il programma nucleare per distogliere l’attenzione dal suo vero proposito: conseguire il predominio regionale.

Propaganda di regime in Iran: “Israele deve essere cancellato dalla faccia del mondo”

Il programma nucleare è solo parte di un più vasto complesso militare-industriale iraniano che riguarda missili balistici avanzati a guida di precisione, droni sofisticati, nuove risorse navali e tutta una congrega di milizie sparse nella regione. L’Iran finanzia e arma Hezbollah, comprese le sue strutture segrete per la produzione di armamenti. L’Iran ha piazzato droni in Siria e ha persino cercato di schierarvi il suo sistema di difesa anti-aerea Khordad. Ha spostato armi nelle basi T4 e Imam Ali e in altri centri siriani. Sta cercando di spostare in Libano e in Siria la produzione di munizioni a guida di precisione, ha trasferito agli Houthi nello Yemen la tecnologia per droni e missili e, nel 2018, ha schierato missili balistici nell’Iraq occidentale.

Mai nella storia un paese ha messo in atto così rapidamente un tale approccio a più livelli con lo scopo di piantare la propria impronta in tutta la regione. A differenza delle vendite di armi occidentali ai paesi del Medio Oriente, l’Iran si è mosso molto speditamente schierando i suoi sistemi un po’ dappertutto nella regione. Ha agito violando le leggi internazionali, minando navi nel Golfo di Oman, attaccando con droni l’Arabia Saudita e spostando illegalmente armi attraverso paesi sovrani a vantaggio di milizie illegali. Questo è il metodo del regime iraniano.

Il programma nucleare iraniano, quindi, non è a se stante ed è stato sbagliato affrontarlo come un’entità separata anziché come parte di un più ampio piano d’azione iraniano. L’Iran si è spesso divertito a lasciare che il mondo discutesse del suo programma nucleare, del numero di centrifughe e del tasso di arricchimento dell’uranio, mentre Teheran si concentrava sul mettere in orbita il suo primo satellite militare, migliorare la sua gamma di missili a combustibile solido e liquido, incrementare il suo trinceramento armato in Siria. L’Iran accende e spegne il suo programma nucleare a seconda di quanto vuole scaldare i negoziati. Il programma nucleare è allo stesso tempo una sorta di spauracchio e uno strumento di ricatto.

Le discussioni attuali e future tra Israele e amministrazione Biden si concentreranno sulla più ampia piovra iraniana che allunga i suoi tentacoli in tutta la regione. Come fronteggiare quella piovra e tutte le sue minacce costituisce il vero nodo da dirimere. Il programma nucleare di Teheran è l’abito con cui la piovra si copre per distrarre l’attenzione dalla minaccia più generale che incombe.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom gen 31, 2021 5:59 pm

Manovra d'emergenza Usa: nuove basi in Arabia per blindare il Mar Rosso
Lorenzo Vita
27 Gennaio 2021

https://it.insideover.com/guerra/manovr ... rosso.html

Gli Stati Uniti blindano la rotte del Mar Rosso. Sembrano essere queste le nuove linee guida del Pentagono per affrontare l’Iran e per rafforzare la propria presenza militare nel quadrante mediorientale. A ribadirlo sono stati Frank McKenzie, generale che guida il Comando Centrale Usa, e uno dei portavoce di Centcom, il capitano della Marina Bill Urban. I contatti sarebbero in corso già dal 2019, da quando gli impianti petroliferi sauditi di Aramco furono colpiti da un devastante attacco da parte di droni e missili provenienti dallo Yemen. I siti individuati sono quelli del porto di Yanbu e degli aeroporti di Tabuk e Taif, che formerebbero quindi una linea di comunicazione strategica in Arabia Saudita lungo tutta la dorsale del Mar Rosso. Una scelta dettata da diverse esigenze strategiche.

Da una parte Washington vuole tutelarsi in vista di una possibile escalation nel Golfo Persico rafforzando quindi il collegamento con il fronte iraniano nella parte occidentale della Penisola arabica. Per questo motivo, McKenzie ha spiegato a DefenseOne che questa scelta non si fonda su un cambiamento di postura rispetto agli alleati mediorientali, ma ha voluto definire la decisione parlando di “robustness”. “Aumenti il numero di basi da cui operare in modo che se sei colpito, puoi ricevere quel colpo, spostarti in un’altra posizione ed essere ancora in grado di operare”, ha spiegato il comandante di Centcom. L’idea dunque è quella di dare modo alle basi americane nell’area mediorientale di operare in caso di guerra senza essere proiettati in modo preponderante sulle coste del Golfo Persico, a tiro dei missili iraniani o rischiando di non ricevere rifornimenti via mare in caso di escalation nello Stretto di Hormuz. Motivo per il quale è stato autorizzato il dispiegamento del sistema israeliano Iron Dome.

Una scelta che per gli Stati Uniti risulta fondamentale nell’ottica di un confronto con l’Iran che Joe Biden vorrebbe evitare ma che non sembra rimuovibile dall’agenda della nuova Casa Bianca. Le trattative con Teheran proseguono, ma l’impressione è che per il momento la Repubblica islamica sia molto sicura: nessun cedimento sul nucleare finché gli Usa non rientrano completamente nell’accordo con tutte le clausole del 2015. Ipotesi vista con orrore da Israele, che non a caso ha già paventato l’ipotesi di un attacco preventivo. A ribadire la posizione israeliana è stato il capo di Stato maggiore delle Idf, il generale Aviv Kohavi, che in videoconferenza ha detto: “L’Iran può decidere di dirigersi verso la bomba. Alla luce di questa analisi, ho dato istruzione alle Idf di preparare vari piani operativi, ci stiamo lavorando e li svilupperemo durante l’anno”. E ha avvertito la Casa Bianca che il ritorno nell’accordo del 2015 “è una brutta cosa e non è la cosa giusta da fare”.

La mossa americana nasce però anche da altre esigenze, che riguardano la possibilità di controllare la rotta del Mar Rosso, quella che collega il Mediterraneo (e quindi l’Atlantico) all’Oceano Indiano. Washington controlla in modo pressoché totale le rotte che passano da Gibilterra a Suez. Anche con l’inserimento di nuovi attori la posizione del Pentagono non sembra essere ancora lesa, e lo dimostra il rafforzamento delle basi in Grecia, l’aver blindato le basi spagnole e avere ancora pienamente operativo il comando di Napoli. Il problema è oltre le porte di Suez, dove la corsa delle varie potenze esterne alla Nato (o interne ma recalcitranti come la Turchia) rischia di sfuggire di mano agli strateghi del Pentagono. Egitto, Emirati Arabi Uniti, Russia, Turchia e Cina sono ormai forze presenti e ben radicate in tutto il fronte del Mar Rosso, e dai confini del Sudan alle coste del Corno d’Africa, il controllo marittimo Usa appare meno forte rispetto a quello degli scorsi anni. E avere la possibilità di sfruttare il porto di Yanbu così come le basi aeree più interne aiuta il comando centrale americano a perdere il controllo di una rotta che è diventata fondamentale anche per Israele. La dimostrazione è arrivata con l’ultimo passaggio di un sottomarino israeliano avvistato a largo di Hormuz e l’avvertimento era arrivato anche dall’esplosione di una petroliera saudita a dicembre provocata da una nave-bomba.
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