Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Iran, ebrei, persecuzione, guerra a Israele

Messaggioda Berto » mar giu 09, 2020 7:17 pm

Con il nuovo governo la guerra tra Iran e Israele entra in un momento cruciale
Paola P. Goldberger


https://www.rightsreporter.org/con-il-n ... -cruciale/

Con la formazione del nuovo governo israeliano la guerra tra Iran e Israele entra in un momento cruciale.

Già dalle incursioni aeree israeliane su obiettivi iraniani in Siria del mese di aprile si è notato una certa differenza rispetto a quelli dei mesi prima. Gli ultimi raid aerei sembrano molto più coordinati rispetto a quelli “casuali” effettuati in precedenza.

Nei giorni scorsi Teheran ha fatto trapelare la notizia dell’inizio del ritiro dei suoi effettivi dalla Siria. Ma per i servizi israeliani è solo uno specchietto per le allodole.

Prima di tutto l’Iran ha pochi effettivi in Siria. Teheran preferisce affidarsi ai suoi proxy per preparare l’attacco a Israele.

Mentre tutto il mondo era alle prese con la lotta al Coronavirus la Guardia Rivoluzionaria iraniana faceva volare aerei cargo da Teheran a Damasco e faceva attraccare navi nei porti di Latakia e Banias con le stive piene di armi, anche se ufficialmente trasportavano attrezzature mediche.

Quando, proprio a causa della pandemia, i caccia israeliani a marzo avevano interrotto i loro raid sulla Siria, i miliziani legati a Teheran ne hanno approfittato per trincerarsi sulle Alture del Golan siriane, tanto che l’intelligence israeliana ha individuato decine di obiettivi sul Golan.

La macchina da guerra iraniana non si è mai fermata, anche quando affermava di portare aiuti medici e umanitari alla Siria in balia del Coronavirus. In Siria la gente fa la fila per il pane, non per i tamponi ed è impossibile oggi quantificare l’impatto del COVID-19 sulla popolazione siriana. Ma tanto è bastato affinché i caccia israeliani facessero passare aerei cargo e navi.

Il tacito consenso russo

Checché se ne dica, Israele non può effettuare raid aerei in Siria senza il consenso russo. E così, mentre la corte israeliana si doveva pronunciare sul nuovo governo Netanyahu-Gantz, i negoziatori israeliani anticipavano i tempi e facevano la spola tra Gerusalemme e Mosca per elencare gli obiettivi iraniani in Siria e mostrare a Putin cosa stessero facendo gli Ayatollah.

Russia e Iran sono ufficialmente alleati in Siria, ma per Mosca la presenza iraniana e dei proxy di Teheran in territorio siriano comincia a essere un ostacolo non da poco per raggiungere quella “normalità” a cui punta per “passare all’incasso”. Difficile quindi per gli israeliani ottenere un consenso aperto da Mosca, ma per ora basta il “silenzio russo” sui raid israeliani in Siria.

Programmazione

Ora che il nuovo governo è formato scatta quindi l’ora della programmazione in luogo della improvvisazione. Ora scatta l’ora dei piani e della lista degli obiettivi da colpire, si entra cioè in una fase in cui Israele non si fermerà alla sola “prevenzione” ma agirà con estrema concretezza per espellere gli iraniani e i suoi proxy dalla Siria. Ora un piano è possibile.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar giu 09, 2020 7:17 pm

Tre indizi fanno una prova: Usa e Iran si parlano, la strategia di Trump sta funzionando
Dorian Gray
8 giugno 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... nzionando/

Diversi indizi fanno una prova, ma nelle relazioni internazionali bisogna essere bravi a coglierli, perché molto spesso sono nascosti dalla fog of war, dai toni e dagli scambi verbali anche violenti. Parliamo in questo caso dello scontro tra Stati Uniti e Iran, che si sta lentamente raffreddando nonostante le parole offensive che le due parti si rivolgono praticamente ogni giorno.

E se lo scontro si raffredda, è grazie al fatto che, in poche parole, Trump sta vincendo e l’Iran sta perdendo. Tra i motivi, le sanzioni, la crisi economica iraniana, le difficoltà e i rapporti tesi con Mosca in Siria, il nuovo governo in Iraq e ovviamente le drammatiche conseguenze del coronavirus.

Ma parliamo degli indizi che fanno una prova: in primis le petroliere iraniane giunte in Venezuela in queste settimane, arrivate con enorme clamore mediatico e accolte a Caracas con giubilo. Ora, al di là delle diverse posizioni sulle sanzioni all’Iran, qualcuno davvero pensa che se Trump avesse voluto sbarrare la strada alla Repubblica Islamica, in casa propria, ovvero nelle proprie acque geopolitiche, non ci sarebbe riuscito? Veramente qualcuno pensa che l’Iran avrebbe potuto reagire con misure che sarebbero andate oltre le proteste e qualche provocazione a bassa intensità nello Stretto di Hormuz (dove Trump ha già dato ordine di sparare alla prima provocazione)? È evidente quindi che gli Stati Uniti hanno lasciato fare, per permettere a Teheran di continuare ad esportare il suo greggio – visto che neanche la Cina ormai lo compra quasi più – e per salvare la faccia mediaticamente, sventolando la bandiera rivoluzionaria ormai quasi destinata alla pensione.

Secondo indizio: qualche mese addietro il regime iraniano aveva dato la sua piena disponibilità a trattare il rilascio dei detenuti americani (in cambio di detenuti iraniani) senza precondizioni. Il 2 giugno gli Stati Uniti hanno rilasciato lo scienziato Cyrus Asgari, arrestato nel 2016 con l’accusa di spionaggio. Il 4 giugno quindi, l’Iran ha rilasciato l’ex marine americano Michael White, detenuto anche lui con le stesse accuse.

In ultimo il terzo indizio: Teheran ha firmato un accordo per esportare elettricità in Iraq, valevole per due anni. Ora, in Iraq è appena arrivato al potere l’ex capo dei servizi segreti, Mustafa al-Khadimi, che nel suo programma di governo non ha inserito la richiesta di ritiro delle forze americane e che – come ha informato il nostro vice ministro degli esteri, Marina Sereni, in audizione al Senato – ha già previsto un dialogo strategico tra Baghdad e Washington (la cosa ovviamente interessa anche l’Italia per il ruolo che le forze armate italiane hanno nell’addestrare quelle irachene). È chiaro, quindi, anche in questo caso, che gli Stati Uniti stanno lasciando fare, per permettere all’Iran di non capitolare economicamente definitivamente.

Insomma, si conferma quella che è la vera strategia di Donald Trump, quella che il presidente americano ha delineato dall’inizio: un nuovo accordo con Teheran, che inserisca tutti i punti che il Jcpoa non toccava. Ovvero il programma missilistico, la postura regionale dell’Iran e le stesse linee rosse da rispettare per garantire la sicurezza di Israele. Nel programma di Trump, quindi, non c’è alcun regime change, non volontariamente almeno (se poi fosse il frutto delle proteste interne in Iran, allora sarebbe ovviamente cosa diversa).

Perché il nuovo accordo abbia qualche chance, però, è ovviamente necessario aspettare novembre e vedere se The Donald verrà rieletto. Sarà allora che molti attori che, in questi mesi, giocano al tiro alla fune con la Casa Bianca, saranno costretti a scoprire le loro carte. E non è detto che, tra questi attori, non ci sia qualcuno che – senza poterlo ammettere in pubblico – non faccia proprio il tifo per l’attuale presidente americano…
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » lun giu 22, 2020 9:10 pm

La dhimmitudine degli ebrei iraniani


RAV GERAMI E IL SUO PATRONO
Niram Ferretti
22 giugno 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La piccola comunità ebraica iraniana (oggi 9.826 anime, prima della rivoluzone khomeinista, circa 100.000), è sostanzialmente una comunità di dhimmi, per necessità principalmente e forse anche per scelta.

Yehuda Gerami, rabbino capo della comunità, ha fatto, recentemente, un distinguo rilevante. Quello tra "ebraismo" e "sionismo". In questo modo ha voluto tendere la mano a Khamenei, il quale, più volte, ha dichiarato che lui con gli ebrei non ha alcun problema, ci mancherebbe, lui ce l'ha con i "sionisti", una specie diversa.

Quando venne ucciso Soleimani, Garami si affrettò a condannarne la morte. Si può forse biasimarlo?

Gli ebrei iraniani sono, di fatto, ostaggi virtuali del regime. Sanno benissimo che se la situazione tra Israele e l'Iran degenerasse sarebbero i primi a pagarne le conseguenze, così Yehuda Garami deve, di tanto in tanto, prendere le distanze da Israele affermando che al governo israeliano dell'ebraismo non importa nulla.

Così, ha dovuto ricordare che l'ebraismo è una "Religione vecchia di 3.300 anni, mentre il sionismo è un movimento nazionale e politico che ha solo 100 anni. Come paese, lo Stato di Israele non ha nulla a che fare con la religione in generale e con l'ebraismo in particolare".

Certo è singolare considerare che un movimento che nacque sulla spinta del ritorno a Sion, proprio là, nelle terre in cui l'ebraismo come religione ebbe inizio, non abbia nulla a che fare con essa (nonostante il fatto che i padri fondatori del sionismo non fossero ebrei osservanti). È la stessa vulgata che fu dell'OLP ed è dell'Autorità Palestinese.

Peccato che, come dichiarava Gershom Sholem, "Non si è riusciti a cassare Gerusalemme e Sion dalle preghiere ebraiche di 2000 anni”.

Gerusalemme, non Nuoro.

Ma Yehuda Garami tiene famiglia e deve salvaguardare se stesso e gli altri. Per farlo si è spinto anche ad ossequiare la figura fulgida di Qassem Soleimani.

Ha anche spiegato che la libertà religiosa di cui godono gli ebrei iraniani non ha paragoni con quella di cui godono gli ebrei diasporici in Europa. Infatti, in Iran non ci sono militari o guardie fuori dalle sinagoghe...

È vero. Non c'è bisogno che ci siano e per un semplice motivo, in Europa non c'è più un regime islamico dall'epoca della Reconquista mentre in Iran gli ebrei sono protetti dal regime da cui sono essenzialmente considerati come dhimmi, soggetti alle loro regole. È sempre stato così in tutti i paesi islamici dove gli ebrei erano minoranza tutelata. Dovevano comportarsi in rigida osservanza alle prescrizioni imposte se no erano dolori.

Naturalmente c'è stata anche la tirata contro Netanyahu e la sua aggressività. Sarebbe a capo di un movimento (il regime sionista) in contrasto con i valori dell'ebraismo e della Torah.

Impari Netanyahu e imparino gli israeliani tutti dall'Iran, dove l'ebraismo prospera al suo meglio grazie a Khamenei. Chissà perchè, nonostante questo esempio, dai 100.000 ebrei di quarantuno anni fa si è passati ai circa 10.000 attuali.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio giu 25, 2020 8:50 am

Scena muta dei senatori della maggioranza con l'ambasciatore di Teheran sulle violazioni del regime iraniano
Atlantico Quotidiano
Dorian Gray
24 giugno 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... -iraniano/

Si è svolta martedì l’audizione dell’ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Italia, Hamid Bayat, davanti alla Commissione Affari esteri del Senato, appuntamento che avevamo ricordato su Atlantico Quotidiano, parlando dei fake tweet dell’ambasciata iraniana a Roma.

L’audizione rientra in una indagine della Commissione sulla politica italiana in Medio Oriente e arriva dopo quelle del vice ministro Marina Sereni e dell’ambasciatore di Israele Dror Eydar.

Com’era logico aspettarsi, l’ambasciatore iraniano ha rappresentato un mondo immaginario in cui l’Iran è perfetto e il resto del mondo – Stati Uniti e Israele in testa – sono il vero male assoluto. In particolare, ha descritto la politica estera iraniana come improntata al multilateralismo, alla pace, al dialogo e alla lotta al terrorismo. Affermazioni, tranne le rare eccezioni dei senatori Vescovi (Lega), Malan e Aimi (Forza Italia), passate senza alcuna obiezione. Niente di simile alla carica di ostilità rivolta in una delle precedenti audizioni da cui alcuni senatori – tra cui il presidente Petrocelli (M5S) – all’ambasciatore israeliano Eydar, dal quale si pretendevano informazioni sul programma nucleare israeliano.

Ma tornando all’audizione di Bayat, Teheran non può certo rivendicare pace, dialogo e lotta al terrorismo come linee guida della sua politica estera. Piuttosto, lo sono i loro opposti. Dal 1984 l’Iran è il primo finanziatore al mondo del terrorismo internazionale. I suoi proxy riconosciuti, come Hezbollah in Libano, sono primatisti non solo di attentati, ma anche di narcotraffico tra America Latina e Europa.

Quanto a pace e dialogo, il regime iraniano ha fatto dell’odio verso tutto ciò che è “Occidente” il suo principio cardine. Soprattutto verso Israele, contro il quale invoca una “soluzione finale” che richiama l’Olocausto, definisce lo Stato ebraico come un “cancro” e si contano – su ordine di Khamenei – i giorni che mancano alla sua distruzione.

Teheran ha inoltre alimentato le peggiori instabilità del Medio Oriente, dal conflitto israelo-palestinese alla guerra in Yemen, passando naturalmente per la Siria, appoggiando e finanziando gruppi terroristici come Hamas e al-Qaeda, condizionando fortemente almeno quattro capitali arabe (Beirut, Damasco, Baghdad e Sanaa).

Nemmeno il multilateralismo può rivendicare tra i suoi principi la diplomazia di Teheran, al contrario di quanto potrebbe far supporre l’accordo sul programma nucleare iraniano del 2015 (Jcpoa). Se, infatti, gli Stati Uniti hanno abbandonato il Jcpoa, è perché dal 2015 al 2019 si è dimostrato insufficiente allo scopo per il quale era stato concepito e, anzi, addirittura una copertura che ha consentito al regime iraniano di portare avanti la sua politica aggressiva e destabilizzante nella regione, con l’invio di milizie paramilitari sciite in mezzo Medio Oriente. È questa la vera ragione del ritiro dell’amministrazione Trump dall’accordo e i responsabili sono coloro che, in Occidente, per anni hanno chiuso gli occhi davanti alle violazioni iraniane al solo scopo di tornare al business as usual con la Repubblica Islamica.

Bayat è il rappresentante di un regime che invoca la distruzione di Israele, un Paese amico dell’Italia e riconosciuto dalle Nazioni Unite. Un tema su cui l’ambasciatore iraniano non è stato incalzato dai senatori dei gruppi di maggioranza (Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Leu). Un senatore dell’opposizione, Malan, ha chiesto a Bayat perché su Twitter la sua ambasciata continua a pubblicare tweet d’odio e spudorati falsi contro Israele, come quelli di cui abbiamo parlato su Atlantico, ma senza ricevere alcuna risposta. La maggioranza di governo ha invece ritenuto di tacere sulla condotta e sui crimini iraniani, così come ha taciuto su quelli commessi da Pechino e dal regime di Maduro in Venezuela.

La serie di audizioni che la Commissione Affari esteri del Senato sta portando avanti sembra essere stata concepita per sostenere le tesi di politica estera che predica Alessandro Di Battista, simpatetica con tutti i regimi nemici dell’Occidente, e di stati alleati da cui dipende anche la nostra sicurezza nazionale, e nemici dello stato di diritto e dei diritti umani.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » mar lug 07, 2020 8:10 am

Iran, il mistero delle tre esplosioni in una settimana
Teheran ha parlato di "incidenti", ma c'è il sospetto che possa trattarsi del "risultato di interventi esterni"
di SHARON NIZZA
03 luglio 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 260858763/

GERUSALEMME - La deflagrazione avvenuta nel complesso nucleare di Natanz nella notte tra mercoledì e giovedì sarebbe stata causata da un esplosivo impiantato all'interno della struttura, secondo quanto riporta il New York Times citando "fonti d'intelligence mediorientali".

Il portavoce dell'Organizzazione per l'Energia Atomica Iraniana, Behrouz Kamalvandi, aveva parlato ieri di un "incidente" che aveva provocato danni minori, senza comportare un'interruzione ai lavori in corso nel sito di arricchimento di uranio.

"È la terza misteriosa esplosione che ha colpito l'Iran nell'arco di una settimana", dice Edy Cohen, mediorientalista del Centro Begin-Sadat di Tel Aviv. "Non può essere una coincidenza". Venerdì scorso un'esplosione aveva colpito una base missilistica nei pressi di Teheran, in un altro sito monitorato dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, mentre nelle stesse ore un incendio nella centrale elettrica di Shiraz causava un blackout nella città. Martedì invece una fuga di gas aveva provocato un'esplosione in una clinica medica a Teheran, facendo 19 vittime. Tutti gli episodi sono stati derubricati a "incidente" da parte delle autorità iraniane.

Ieri Irna, l'agenzia stampa ufficiale iraniana, ipotizzava un sabotaggio straniero e commentava che, nel caso fosse confermato un coinvolgimento del "regime Sionista o degli Stati Uniti, si tratterebbe del superamento di una linea rossa che deve portare a un ripensamento della strategia iraniana".

"Guardando con l'occhio professionale, l'attacco alla clinica non sembra legato. Mentre gli altri non è da escludere che siano il risultato di interventi esterni, considerate le continue violazioni da parte dell'Iran dell'accordo sul nucleare", ci dice Amos Yadlin, già a capo dell'intelligence militare israeliana, oggi direttore dell'Istituto per gli Studi di Sicurezza Nazionale (Inss) . "Ora l'Iran deve decidere se continuare a parlare di incidenti o puntare il dito contro qualcuno. La prima opzione gli consente di non dover reagire ed è probabile che continuino su questa strada. Nel caso di una reazione, potrebbe avvenire sul fronte cyber, oppure attraverso le proxy iraniane Hezbollah o Hamas". L'Iran attraversa un momento di grande difficoltà, devastato dalla crisi economica, per cui è difficile credere che si avventurerà in nuovi campi minati. "Israele ha attaccato l'Iran in Siria innumerevoli volte eppure non si è mai vista nessuna reazione" dice Cohen.

L'edificio colpito nel complesso per l'arricchimento di uranio di Natanz ospita una fabbrica di centrifughe di nuova generazione, non ancora operative. Si trova adiacente a un impianto sotterraneo per la produzione di combustibile nucleare che, a partire dal 2006, è stato oggetto di una serie di cyberattacchi nell'ambito dell'"Operazione Giochi Olimpici" condotta da Stati Uniti e Israele, tra cui il più noto è quello causato dal virus Stuxnet, che aveva neutralizzato mille delle 5,000 centrifughe all'epoca operative nell'impianto di Natanz.

Anche il quotidiano del Kuwait Al Jarida identifica oggi un possibile marchio israeliano negli attacchi alle due strutture legate al programma nucleare iraniano, specificando che entrambe ospitano importanti rifornimenti di gas UF6 (esafluoruro di uranio), componente chiave del processo di arricchimento dell'uranio.

Ma vi è anche una rivendicazione interna: ieri il canale della Bbc in persiano ha riportato un comunicato inviato poche ore prima dell'esplosione da un gruppo di dissidenti iraniani finora sconosciuto "Cheetahs of the Homeland" (i Ghepardi della Patria) che annunciava l'attacco a Natanz: "Stiamo per inferire un colpo fatale e senza precedenti al cuore del regime corrotto e oppressivo della Repubblica islamica".

Sullo sfondo di queste notizie, ci si interroga sul tempismo della visita a Gerusalemme dell'inviato speciale Usa per l'Iran, Brian Hook, questa settimana. Martedì, prima di rientrare a Washington, in un'intervista a Channel 13 aveva dichiarato "l'Amministrazione è sempre stata molto chiara in merito: l'Iran non otterrà mai un'arma nucleare". E aggiungendo, sollecitato dall'intervistatore: "l'opzione militare contro l'Iran è sempre sul tavolo".
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom lug 19, 2020 8:51 pm

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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » dom lug 19, 2020 8:51 pm

Hezbollah, postazioni missilistiche contro Israele in mezzo alla popolazione
Daniel Clark
17 luglio 2020

https://www.progettodreyfus.com/hezboll ... i-israele/

Hezbollah ha installato almeno 28 nuove postazioni missilistiche contro Israele, posizionandole in mezzo alla popolazione civile. A rivelarlo è stato il rapporto dell’Alma Reseach and Education Center, centro dedicato alla sicurezza dello Stato ebraico, secondo cui le rampe di lancio si concentrano a Beirut e a sud del paese, territorio più vicino a Israele.

L’ignobile stratagemma ricalca quello targato Hamas, che nel 2014 utilizzò la popolazione civile per attaccare Israele.

Per essere chiari – semmai ce ne fosse bisogno – Hezbollah si serve dei cittadini libanesi, usandoli come scudi umani.

Immaginiamo (?) il seguente scenario.

Hezbollah lancia dei missili contro Israele. Israele si difende, cercando di eliminare fisicamente le rampe di lancio che, per l’appunto, sono collocate in mezzo a case, bar, ristoranti, uffici e ospedali.

Vista la vicinanza tra le rampe di lancio e i cittadini inermi, la difesa di Israele potrebbe coincidere con la morte dei civili libanesi.

Tutto questo ha lo scopo di attaccare Israele in due modi. Il primo con lancio di razzi, il secondo con la demonizzazione mediatica dello Stato ebraico che ha ucciso i civili libanesi.

I media di tutto il mondo riporterebbero le immagini di civili libanesi morti, facendo circolare la foto di poveri bambini rimasti vittime delle bombe.

Si farebbero manifestazioni nei comuni di tutto il mondo e in Italia, sulla sproporzionalità dell’attacco israeliano rispetto all’offesa ricevuta. Si farebbero delle interrogazioni parlamentari per puntare il dito contro Israele e contro il governo di Gerusalemme, sostenendo di non essere antisemiti ma antisionisti.

Il risultato sarebbe un arricchimento per i terroristi di Hezbollah, la morte di civili libanesi volute da chi dice di difenderli e la demonizzazione di Israele.

E solo in pochi farebbero caso che Hezbollah hanno utilizzato i loro fratelli per attaccare Israele, con missili che hanno una gittata che arriva fino a 700 km.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:41 am

Nuovo raid contro Damasco: la Siria accusa Israele
Futura D'Aprile
22 luglio 2020

https://it.insideover.com/guerra/nuovo- ... raele.html


Nella notte del 20 luglio si è registrato un nuovo raid contro il sud di Damasco. Come riportato dalla stampa locale e internazionale, il sistema di difesa siriano si è attivato in risposta al lancio di alcuni razzi provenienti dalle Alture del Golan, parte del territorio siriano ma occupate fin dal 1967 da Israele. Secondo le informazioni diffuse dall’agenzia stampa siriana Sana, il raid avrebbe interessato l’area di Majdal Shams, a sud della capitale.

L’attacco contro l’asse Iran-Siria

Ancora una volta il presidente siriano Bashar al-Assad ha puntato il dito contro Israele, accusando Tel Aviv di aver compiuto l’ennesimo attacco contro la Siria. L’accusa non ha trovato alcuna risposta dalla controparte israeliana, che solo in rarissime occasioni ha ammesso la propria responsabilità preferendo solitamente lasciare un alone di mistero sugli attacchi contro la Siria. Il raid di lunedì, come quelli precedenti, pare abbia danneggiato alcune strutture appartenenti ai miliziani iraniani, presenti in territorio siriano come sostegno al presidente Assad. Nell’attacco avrebbero anche perso la vita sette iraniani, mentre altri sette soldati siriani sarebbero rimasti feriti. Damasco non ha mai dato informazioni certe circa l’entità dei danni subiti, ma secondo quanto riportato da al Jazeera i missili avrebbero colpito un importante deposito di munizioni iraniano nei pressi della città di Kiswa, un’area nota per la presenza delle Guardi rivoluzionarie. Come detto, dietro all’attacco del 20 luglio sembra esserci nuovamente Israele ed è facile immaginare che l’accusa di Damasco sia corretta. Non è la prima volta che Tel Aviv lancia un raid contro la Siria e lo stesso premier israeliano ha più volte avvertito Damasco e Teheran che la presenza iraniana nella regione non sarebbe stata tollerata. In un’intervista rilasciata a inizio mese, Benjamin Netanyahu aveva lanciato un chiaro avvertimento ai due alleati: “Siamo assolutamente decisi a impedire all’Iran di radicarsi militarmente nelle nostre immediate vicinanze (…) Dico questo agli ayatollah di Teheran: Israele continuerà a prendere le misure necessarie per impedirvi di creare un altro fronte terroristico e militare contro Israele”. Il premier si era poi rivolto direttamente ad Assad, consigliandogli di mettere da parte l’alleanza con l’Iran.

Una riposta all’accordo con Teheran

Le parole di Netanyahu sono rimaste però inascoltate: poco dopo il discorso del premier israeliano, Siria e Iran hanno firmato un nuovo accordo per il rafforzamento del sistema di difesa siriano. L’obiettivo era proprio quello di fornire a Damasco – e alle milizie iraniane presenti sul territorio – una maggiore protezione dagli attacchi israeliani. La firma dell’accordo era stata accompagnata da un messaggio diretto inequivocabilmente a Israele: in quell’occasione, il ministro della Difesa siriano aveva infatti affermato che chiunque pensasse di poter danneggiare l’asse Teheran-Damasco era destinato a restare deluso. “Il costo della resistenza è inferiore rispetto a quello della resa”, aveva affermato Ali Abdullah Ayyoub. Le parole del ministro erano però dirette anche agli Stati Uniti, che hanno di recente approvato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Siria che rischiano di danneggiare seriamente la già provata economia siriana. Ultimo dettaglio: l’attacco è avvenuto il giorno dopo le elezioni legislative tenutesi nelle zone del Paese tornate in mano al presidente siriano e che con molta probabilità andranno a rafforzare il potere della famiglia Assad.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:41 am

L'alleanza tra Israele e Arabia Saudita contro l'Iran (rapporto esclusivo)
staff RR·Middle East·Agosto 31, 2015
Scritto da Maurizia De Groot Vos

https://www.rightsreporter.org/alleanza ... esclusivo/

Se c’è una cosa che l’accordo sul nucleare iraniano è riuscito a fare e che nessuno mai poteva minimamente immaginare è l’avvicinamento strategico tra Israele e Arabia Saudita, non un avvicinamento segreto come spesso è avvenuto in passato, ma palese, quasi ufficiale con tanto di stampa araba pronta a parlarne liberamente e senza tabù.

Sia Israele che Arabia Saudita considerano infatti l’Iran molto più pericoloso dello Stato Islamico, lo ha ribadito nei giorni scorsi anche Netanyahu durante la sua visita in Italia. L’espansionismo iraniano, rafforzato incredibilmente dalla folle politica di Obama, viene considerato da Gerusalemme e Riad una vera e propria minaccia esistenziale da combattere con ogni mezzo anche a costo di mettersi alle spalle decenni di odio reciproco e di fare qualche accordo “scomodo” con gruppi giudicati terroristi.


Colloqui segreti in Giordania

Da diverse settimane emissari di Israele e Arabia Saudita si stanno incontrando in Giordania, che insieme all’Egitto intrattiene con Gerusalemme regolari rapporti diplomatici ed è senza dubbio il luogo più adatto per avvicinare i due ex nemici giurati. Le trattative sono complesse e riguardano un ventaglio molto ampio di “capitoli” da trattare, a partire dalla controversa situazione di Gaza che Arabia Saudita e Israele considerano più importante della cosiddetta “questione palestinese”, anche se per ragioni diverse. Israele è consapevole che non è facile combattere su due fronti quindi, considerando che che il fronte nord è quello che desta maggiori preoccupazioni, deve risolvere in maniera pacifica il problema del fronte con Gaza. L’Arabia Saudita invece ha bisogno di dare alla sua opinione pubblica qualcosa che gli consenta di digerire una alleanza strategica con l’odiato nemico sionista e quel qualcosa non può essere la “Palestina” che ormai ha stancato anche gli arabi, ma Gaza che dopo un anno dalla fine della guerra è ancora in condizioni disastrose e colpisce in modo particolare i sentimenti del popolo arabo. Ma il quadro all’interno della Striscia di Gaza non è affatto eterogeneo. Ci sono diversi gruppi terroristici a partire dalla Jihad Islamica legata all’Iran. E poi ci sono le divisioni interne ad Hamas dove da un lato vi è l’ala dura rappresentata dalle Brigate Izz al-Din al-Qassam che non vuole nessuna trattativa con Israele e vorrebbe continuare il conflitto mentre dall’altro vi è l’ala politica che invece è più propensa alla trattativa in cambio di specifici benefici. Per questo Re Salman dell’Arabia Saudita ha invitato i vertici di Hamas a Riad, per convincerli ad accettare un piano di pace a lungo termine con Israele in cambio di importanti concessioni, a partire da un porto commerciale e da una enorme infusione di denaro da parte della stessa Arabia Saudita. In cambio Hamas non dovrebbe solo impegnarsi a non attaccare Israele ma dovrebbe “bonificare” la Striscia dalla presenza degli altri gruppi terroristici, a partire proprio dalla Jihad Islamica che è una emanazione del regime iraniano. Se il piano riuscisse Israele potrebbe concentrarsi sul fronte nord dove i pasdaran iraniani ed Hezbollah rappresentano un pericolo ben maggiore di quello rappresentato da Hamas.


Il piano israelo-saudita

Sfumata la possibilità di bloccare il programma nucleare iraniano con un bombardamento delle centrali atomiche iraniane, la priorità diventa quella di bloccare il posizionamento iraniano nel cuore del Medio Oriente e per farlo non c’è alternativa a una intromissione nel conflitto in Siria. Nei giorni scorsi abbiamo reso conto di un piano israeliano per un intervento preventivo nel Golan, ma quello sarebbe solo una parte della strategia israelo-saudita per contrastare l’espansionismo iraniano. L’Arabia Saudita avrebbe il compito di individuare, finanziare ed armare i ribelli siriani non legati allo Stato Islamico. Ma anche in questo caso la faccenda si fa complessa perché il primo gruppo che viene in mente è quello di Al-Nusra, non propriamente degli stinchi di santo, ma al momento l’unica alternativa all’ISIS visto che il Free Syrian Army è decisamente in rotta. Il piano originario di Re Salman prevedeva un massiccio appoggio al Free Syrian Army in accordo con gli Stati Uniti che avrebbero dovuto addestrare gli insorti siriani. Ma l’addestramento americano si è rivelato un fallimento e dopo le prime sconfitte molti ribelli siriani sono confluiti, con tanto di equipaggiamento americano, in parte in Al-Nusra e in parte nell’ISIS. Ora si tratta di “moderare” i ribelli di Al-Nusra e di rinforzarli, un piano molto rischioso e che non piace molto all’occidente, ma volto prettamente a contrastare Hezbollah e i pasdaran iraniani. Nel mese di maggio il leader di Al-Nusra, Abu Muhammad al-Jawlani, ha rilasciato una rara intervista nella quale spiegava i suoi piani ed elencava le differenze tra il suo gruppo e lo Stato Islamico, prima fra tutti la volontà di rispettare le minoranze religiose in Siria (sebbene con precise regole). Re Salman d’Arabia Saudita si sarebbe impegnato (insieme al Qatar?) a regolare ulteriormente Al-Nusra che in questo momento sta duramente combattendo contro Hezbollah e pasdaran iraniani in Siria. E’ una soluzione “scomoda” ma pragmatica in configurazione anti-iraniana.


Il punto

Fino ad ora abbiamo riportato quello di cui siamo venuti a conoscenza, ma qual’è il punto della questione? Il punto è che sia Israele che Arabia Saudita considerano la minaccia iraniana ben più pericolosa di quella rappresentata da Hamas, ISIS e Al-Nusra e quindi ragionano in maniera pragmatica scegliendo la strada del “male minore”. Israele non può iniziare un conflitto a nord con Hezbollah, giudicato da quasi tutti come inevitabile, senza prima essersi tutelato al sud. Per farlo ha bisogno dell’Arabia Saudita e di fare qualche concessione scomoda ad Hamas. Dal canto suo l’Arabia Saudita, che in guerra con l’Iran c’è già (in Yemen, anche se non è una guerra dichiarata), non può contrastare l’espansionismo iraniano in Medio Oriente senza l’aiuto di Israele. Partendo da questo principio possiamo leggere in maniera migliore il posizionamento dei vari tasselli nella complicatissima politica mediorientale, tasselli che non riguardano solo la Siria ma anche la Giordania, l’Egitto e l’Iraq (ne parleremo in altra occasione). Certo, c’è da mettere in conto il grosso problema rappresentato dal radicalismo islamico dei vari gruppi che compongono la galassia jihadista, ma andando per priorità ora il problema e l’Iran enormemente rafforzato dall’accordo sul nucleare iraniano e siccome i problemi vanno affrontati uno alla volta la scelta israeliana e saudita sembra quella (al momento) più ragionevole. C’è una cosa in tutta questa delicata questione che però non ci è sfuggita, l’esclusione da tutti i giochi della “Palestina” e della ANP di Abu Mazen che non ha caso cerca un avvicinamento all’Iran. Gli arabi si sono resi conto del peso rappresentato dalla “questione palestinese” e ne prendono atto facendosi finalmente pragmatici proprio mentre l’Iran torna a far sentire la propria voce sulla “Palestina” ben sapendo che così facendo otterrà l’appoggio di ogni odiatore sulla Terra.
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Re: Iran, ebrei en Iran, persecusion, goera a Ixrael

Messaggioda Berto » gio nov 19, 2020 7:42 am

Attacco israeliano in Siria. Colpita ancora la base T4
Sarah G. Frankl·Middle East·Settembre 3, 2020·

https://www.rightsreporter.org/attacco- ... a-base-t4/


Un nuovo attacco israeliano in Siria è avvenuto durante la notte appena trascorsa. Ad essere colpita è stata ancora una volta la base aerea T4 nei pressi di Al-Tanf, vicino al confine con l’Iraq.

Secondo l’agenzia di stampa siriana SANA un aereo israeliano avrebbe lanciato diversi missili contro la base T4 ma le difese siriane li avrebbero intercettati e abbattuti quasi tutti.

Un po’ diverso il racconto di alcuni testimoni locali i quali affermano che alla base T4 ci sarebbero state diverse esplosioni e che alcuni depositi di armi sarebbero saltati in aria.

Non è chiaro se ci siano vittime. Si parla di alcuni miliziani iraniani che sarebbero deceduti o si troverebbero in gravi condizioni. Ma non ci sono conferme.

Nessuna conferma dell’attacco nemmeno da Gerusalemme che comunque, come al solito, non smentisce.

La base T4 in Siria si trova molto vicino al confine con l’Iraq e per questo viene usata dai pasdaran iraniani per far giungere armi a Hezbollah e alle altre milizie oltre chr per trasferire uomini.

Non è la prima volta che Israele colpisce la base T4 ma fino ad oggi nessuno ha elevato formale protesta presso gli organismi internazionali. Un motivo ci sarà.
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