Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Re: Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Messaggioda Berto » lun mag 27, 2019 6:36 am

CHE COS'È L'ANTISEMITISMO?
Progetto Dreyfus

https://www.facebook.com/groups/Fightin ... 7300661521

L'antisemitismo è una malattia dello spirito la cui cura non è nota. Consiste nella convinzione coatta che la colpa per tutti i problemi di questo e dell'altro mondo possa venire data a un gruppo di persone che dunque viene fatto soffrire (quasi in ogni Paese e quasi in ogni secolo) in forza di questa convinzione irrazionale.
La malattia assume molte forme: vi sono casi in cui gli ebrei sono biasimati per il fatto che esistono, altri casi in cui sono biasimati perché non esistono più. Sono incolpati contemporaneamente di essere pigri e perché comandano il mercato del lavoro.
Un antisemita è qualcuno che tranquillamente incolpa tutti gli ebrei per la loro ricchezza e si lamenta per i mendicanti ebrei; biasima gli ebrei in quanto capitalisti e in quanto comunisti; crede che gli ebrei abbiano un piano segreto per "impossessarsi del mondo", che comandino la stampa, i media, le banche ... tutto. C'è gente che considera gli ebrei come una vera e propria sottospecie, strettamente imparentata più coi roditori che con l'homo sapiens.
Per molto tempo gli ebrei credettero che sarebbero stati completamente accettati e che l'antisemitismo sarebbe arretrato e poi scomparso se essi avessero assunto completamente la "civilizzazione del Paese ospitante", identificandosi con essa. Questa istanza di soluzione è nota come assimilazione. Sfortunatamente divenne poi evidente che alcuni non riuscivano a distinguere la differenza tra un uomo e i suoi nonni, e dunque erano pronti a tormentarlo e a ucciderlo a causa della presunta identità che ebbe un suo antenato. Alcuni ebrei credettero che si sarebbero risparmiati altri problemi se avessero rinunciato alla loro religione per abbracciare il cristianesimo, ma la storia degli "ebrei battezzati" è stata altrettanto sanguinaria e deludente. Altri credevano di poter eliminare la malattia integrandosi e spendendo generosamente per cause non-ebraiche, o diventando più patriottici degli altri cittadini del Paese in cui vivevano, ancorché questi cittadini sovente derivassero da un insieme di popoli a loro volta invasori ... Altri ebrei credettero poi di poterla eliminare andandosene dal Paese ospite per creare un Paese loro, però scoprirono che proprio quelli che dicevano agli ebrei "tornate da dove siete venuti", si lamentavano amaramente se quelli lo facevano.
Sfortunatamente conosciamo altre "malattie" la cui cura consiste, per il primo passo, nel riconoscimento, da parte del malato, della propria malattia. Finora vi sono pochi segnali che gli antisemiti abbiano mai riconosciuto quanto sono malati. Persino nei casi di grave "epidemia" non è garantito che una data civilizzazione sappia produrre degli anticorpi capaci di resistenza. La prognosi è brutta e deprimente.

Tratto dal libro "99 domande sull'Ebraismo", di Walter L. Rothschild
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Messaggioda Berto » mer ago 14, 2019 9:06 pm

Antisemitismo cristiano mascherato da antisionismo



Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 14/08/2019, a pag.20, con il titolo "La Nakba dal punto di vista palestinese" il commento di Riccardo Michelucci
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... k.facebook

Non ne discutiamo il contenuto, è una invenzione dalla prima riga all'ultima, una interpretazione che anche chi non è un esperto di storia mediorientale riconosce come una falsificazione.
Seguendo il criterio che ha spinto la direzione di Avvenire di pubblicare questa manipolazione della storia, ci permettiamo di suggerire una operazione simile, dal titolo: " La Shoah dal punto di vista nazista " affidandone la stesura allo stesso Michelucci, lui sì che se ne intende.

Ecco il pezzo 100% fake news:

Negli ultimi dieci anni il ministero della Difesa di Tel Aviv ha fatto sparire centinaia di documenti relativi ai crimini commessi dalle milizie paramilitari sioniste e dallo Stato di Israele durante la "Nakba" (la catastrofe) del popolo palestinese. Dagli archivi, secondo quanto rivelato poche settimane fa dal quotidiano israeliano "Haaretz", sono state cancellate le prove dell'espulsione di massa di quasi un milione di persone dal 1948 in poi. Con l'obiettivo di minare la credibilità degli studi sulla questione dei rifugiati palestinesi. Il tema della rimozione del trauma collettivo causato dalla "Nakba" è al centro del saggio di Cecilia Dalla Negra, Si chiamava Palestina. Storia di un popolo dalla Nakba a oggi (Aut, pagine 328, euro 16), che offre una lettura dei fatti dalla parte dei palestinesi. Andare alla ricerca delle tracce di quella rimozione è, secondo Dalla Negra, «un continuo tornare tra le pieghe della storia, della memoria, di tutto quanto è stato omesso e nascosto, sradicato e riscritto. Ma significa al tempo stesso riconnettersi con il dolore individuale, intimo e lacerante custodito nel cuore di ogni palestinese nel mondo. E anche con il dolore collettivo, che con il passare degli anni è cresciuto diventando elemento fondante dell'identità individuale di quel popolo». Tutto ebbe inizio alla fine del XIX secolo con la nascita del sionismo politico, e trovò poi compimento nella famosa Dichiarazione Balfour con la quale i12 novembre 1917 l'impero britannico promise al popolo ebraico la creazione di un «focolare nazionale» in Palestina. Gli assetti geostrategici dell'area ridisegnati dalle potenze vincitrici della Grande Guerra dopo la caduta dell'impero ottomano sfociarono poi, al termine del secondo conflitto mondiale, nella nascita di Israele sancita dall'Onu. Ma a segnare uno spartiacque definitivo nella storia recente è stata la guerra dei Sei giorni del 1967, quando Israele superò il confine stabilito vent'anni prima e occupò militarmente la porzione di territorio che si estende dalla "Linea verde" fino al confine con la Giordania. Da allora i palestinesi lamentano di essere stato costretti in aree sempre più ristrette. Giornalista esperta di questioni mediorientali, Dalla Negra non lesina critiche neanche alla dirigenza palestinese, ritenendola non esente da cruciali responsabilità storiche nei confronti del suo stesso popolo, innanzitutto per aver represso ogni forma di dissenso popolare che rischiasse di mettere in discussione la sua egemonia. Anche in anni recenti, spiega, l'Anp e le strutture partitiche tradizionali hanno dimostrato di essere più interessate al mantenimento dello status quo che ad ascoltare le istanze di rinnovamento avanzate dal popolo. Ma Dalla Negra ci tiene a ribadire che la "catastrofe" iniziata 71 anni fa non è mai finita, con la politica degli insediamenti che prosegue ancora ai giorni nostri. Per contribuire a colmare questo processo di rimozione storica, il suo libro racconta anche piccoli ma significativi frammenti di umanità e di vita vissuta. Come alcune storie di palestinesi di oggi riportate in appendice. Per ribadire che la "Nakba" non è un semplice evento ma rappresenta un processo in corso, un elemento ormai strutturale della storia di quella terra
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Re: Le ensemense só e contro łi ebrei e Ixrael

Messaggioda Berto » dom ott 20, 2019 8:10 pm

Le due facce dell’antisemitismo
Bisogna rendersi conto che l’invocazione a distruggere Israele da parte dei neonazisti negatori della Shoà non è diversa da quella dei capi del movimento BDS
Ben-Dror Yemini
(Da: YnetNews, 11.10.19)

https://www.israele.net/le-due-facce-de ... WpsgYIJHkQ


L’Europa di oggi ha due facce. Da un lato c’è la Corte Europea dei diritti dell’uomo che lo scorso 3 ottobre ha deciso, senza quasi menzionare Israele, che la negazione della Shoà non rientra nella libertà di espressione e non è un diritto umano. La petizione era stata presentata da Udo Pastörs, un membro del partito di estrema destra tedesco NPD già condannato da un tribunale locale per le sue prese di posizioni di incitamento all’odio. Dall’altro c’è l’antisemitismo, che continua ad aumentare fino al sanguinoso attentato dello scorso Yom Kippur contro una sinagoga tedesca.

Come definire l’antisemitismo è uno dei temi più discussi in questi giorni in Germania. Poco più di una settimana fa dei neonazisti hanno marciato per le strade di Dortmund incitando i palestinesi a distruggere Israele. Nel frattempo è in corso un dibattito sul fatto se sia definibile antisemita la campagna BDS (per il boicottaggio e le sanzioni contro Israele). Già alcuni mesi fa il Bundestag tedesco ha stabilito che la risposta è sì. Lo stesso hanno fatto diversi altri paesi europei che hanno adottato questa interpretazione (che si riallaccia alla definizione operativa dell’antisemitismo proposta dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto ndr). I circoli di estrema sinistra fanno campagna contro la decisione e contro la definizione.

Il dibattito si è intensificato a seguito di una serie di decisioni che riguardano il rapporto fra posizioni politiche razziste e la libertà di espressione e di creatività artistica. Cosa sarebbe successo se una città in Germania avesse assegnato un premio a Pastörs per la sua opera letteraria, scoprendo solo successivamente che è un attivista di un movimento antisemita? Sarebbe giusto togliergli il premio a causa delle sue opinioni razziste e negazioniste, nonostante il valore culturale riconosciuto alla sua opera?

Manifestazione neonazista in Germania. Sul cartello, lo slogan “Israel ist unser Unglück (“Israele è la nostra disgrazia”) che riprende lo slogan “Die Juden sind unser Unglück” (“Gli ebrei sono la nostra disgrazia”), originariamente coniato dall’antisemita Heinrich von Treitschke nel XIX secolo, poi adottato dal giornale nazista Der Stürmer. Sul cartello si legge inoltre: “Stop al sionismo” e “Porre fine (a Israele)” (clicca per ingrandire)

Non è una domanda teorica. Il Comune di Dortmund ha annullato un premio assegnato a un’autrice britannica di origine pakistana, Kamila Shamsie, perché si è scoperto che sostiene il movimento BDS. La decisione ha suscitato vivaci proteste, in particolare in Gran Bretagna. Passano diversi giorni e il Comune di Aquisgrana annulla un prestigioso premio assegnato all’artista Walid Raad dopo che si è scoperto che anche lui sostiene la campagna BDS. La cantante israelo-tedesca Nirit Sommerfeld è stata avvertita che la sua performance sarebbe stata annullata o sospesa se avesse espresso le sue analoghe posizioni politiche. Sommerfeld ha firmato una petizione che chiede la cancellazione della decisione del Bundestag e sostiene il boicottaggio contro Israele. Quest’estate, il festival musicale Open Source ha annullato il concerto del rapper americano Talib Kweli quando questi si è rifiutato di prendere le distanze dal movimento BDS.

Il dibattito tende a farsi sempre più acceso attorno a questi eventi. Ma tutte queste azioni contro alcuni artisti restano un esercizio inutile dal momento che Shamsie, Raad, Sommerfeld e Kweli sono fermamente convinti di essere persone illuminate che si adoperano a favore dei diritti umani. La maggior parte dei loro amici e sostenitori nei circoli culturali, letterari e artistici li appoggia e non riesce a capire perché a una persona venga negato un premio per aver agito “a favore della giustizia per i palestinesi”. Sono sicurissimi di non avere nulla a che fare con il negazionismo della Shoà alla Pastör. Loro sono civili e illuminati, lui no.

Manifestazione BDS. Sul cartello bianco: “La Palestina sarà libera dal fiume al mare” (cioè, Israele verrà cancellato dalla carta geografica)

Bisognerebbe invece mettere in chiaro che non vi è alcuna differenza tra i neonazisti che invocano la distruzione dello stato ebraico e i capi del movimento BDS: la loro posizione è esattamente la stessa. La definizione di antisemitismo è importante, così come lo è la decisione del Bundestag. Ma è molto più importante informare la gente che l’idea che la campagna BDS si batta per la giustizia è una delle più grandi truffe dell’epoca attuale. I capi del BDS – Omar Barghouti, Ali Abunimah e As’ad Abu Khalil – ammettono esplicitamente che il loro obiettivo è lo distruzione dello stato d’Israele. Ciò che i capi iraniani e di Hamas e i neonazisti proclamano in modo brutale, i leader del BDS lo dicono in un modo assai più sofisticato. “Non ha senso porre fine all’occupazione israeliana – afferma il commentatore politico palestinese-americano Ahmed Moor – L’obiettivo è la distruzione dello stato ebraico”. Si tratta di una campagna che mira a distruggere una precisa nazione fra tutti i paesi del mondo, e cioè lo stato ebraico, e se questo non è antisemitismo allora non si capisce cosa sia l’antisemitismo.

Alcuni sostenitori del BDS sono sinceramente a favore dell’autodeterminazione sia per gli ebrei israeliani che per gli arabi palestinesi, ma sono solo gli utili idioti della campagna BDS, i cui capi sono invece contrari a questa posizione. E anzi non sostengono nemmeno un dialogo corretto e la libertà di espressione. Al contrario, cercano di mettere a tacere le opinioni diverse dalla loro. Fanno di tutto per ostacolare e impedire le conferenze di qualunque israeliano, anche di quelli che militano attivamente per la pace a due stati.

Ovviamente non c’è niente di male a criticare le politiche di Israele, ma il movimento BDS non è una critica alle politiche, è una battaglia contro l’esistenza di uno stato. E il fatto che tante persone in buona fede lo sostengano dovrebbe suonare come un campanello d’allarme per qualsiasi società democratica su quanto le menzogne tendano a prevalere sulla verità. La maggior parte dei sostenitori del BDS sa che la negazione della Shoà e l’invocazione della distruzione di Israele da parte dei neonazisti sono manifestazioni di puro antisemitismo. È ora che si rendano conto che le analoghe posizioni dei leader del BDS sono anch’esse espressione di antisemitismo.
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