L'orrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

L'orrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » sab giu 20, 2020 1:47 am

I padri della Chiesa e le basi ideologiche dell'antigiudaismo cristiano
Fabiana Cilotti
7 novembre 2015

http://www.linformale.eu/ciao-mondo

Nei primi cinque secoli il rifiuto da parte degli ebrei nei confronti della sempre più pressante dottrina cristiana veniva considerato il principale ostacolo all’apostolato cristiano. È in questo periodo che molti apologeti e teologi cristiani si dedicarono accanitamente a delegittimare e screditare l’avversario ebreo sviluppando un vero e proprio genere letterario adversus Iudaeos, teso a rendere gli ebrei disprezzabili, detestabili e odiosi. Ogni mezzo fu lecito allo scopo: le stesse parole degli antichi profeti delle Scritture vennero adoperate contro gli ebrei, colpevoli di non aver riconosciuto l’avvento di Cristo; i detrattori non esitarono nemmeno ad impossessarsi dei vecchi stereotipi pagani, spesso addirittura enfatizzandoli e caricandoli di nuovi significati.
I cristiani capovolsero addirittura contro gli ebrei le accuse che si diceva che gli ebrei avessero mosso loro: Origene (185-254) sostiene che i giudei, per discreditare i cristiani, avessero fatto circolare una storia in cui si sosteneva che questi ultimi usassero sacrificare un neonato per poi mangiarne la carne; l’argomentazione, rovesciata, dei sacrifici rituali compiuti dagli ebrei (che poi assumeranno il fine di profanare le ostie) perdurerà per tutto il Medioevo ed entrerà a pieno titolo nell’iconografia medievale antigiudaica.

I due punti focali della strategia antigiudaica dei teologi cristiani dei primi secoli furono il discredito e l’accaparramento delle Sacre Scritture. L’accusa di deicidio li delegittimava da ogni diritto sulle Sacre Scritture, di cui gli apologeti cristiani si impossessarono per rileggerle nella prospettiva della venuta del Cristo e rivendicando di esserne i veri destinatari. Gli ebrei, per le loro colpe, non erano più degni delle Scritture, di cui i cristiani puntavano ad essere i soli e veri portatori. In altre parole, gli ebrei non erano più degni di Dio e quindi nemmeno della sua Parola.

Nel IV secolo, mano a mano che la Chiesa rafforza il suo potere politico, il processo di accaparramento si completa mentre parallelamente si realizza la totale delegittimazione degli ebrei:

Per Ilario di Poitiers (315-367) gli ebrei prima della Torah erano posseduti da un diavolo immondo; dimostratisi indegni della Scrittura dopo il rifiuto del Cristo, il diavolo era tornato in loro;
secondo Girolamo (347-420) le preghiere degli ebrei erano simili al grugnito dei maiali e “Se fosse lecito odiare degli uomini e detestare un popolo, il popolo ebreo sarebbe per me l’oggetto di un odio speciale, perché fino ad oggi nelle loro sinagoghe di Satana perseguitano il Signore nostro Gesù Cristo”;

Gregorio di Nissa (335-395) li definì “assassini del Signore”, “ribelli pieni di odio verso Dio”, “strumenti del diavolo”, “razza di vipere”, delatori, calunniatori, avari e duri di comprendonio;

Giovanni Crisostomo (354-407) paragonò gli ebrei ad animali privi di ragione, esseri immondi simili a cani, spregevoli e capaci di ogni nefandezza. Per lui gli ebrei “non vivono che per il ventre” e i loro costumi sono “paragonabili solo a quelli dei porci e dei caproni”: “con le loro mani uccidono la prole per adorare i demoni”. Convinto che Dio odiasse gli ebrei, esortò tutti i cristiani a fare altrettanto con loro: “E’ dovere di tutti i cristiani odiare gli ebrei.”

Crisostomo equipara la Sinagoga a un bordello. La più antica comunità ebraica d’ Occidente viene molestata durante la preghiera del Sabato. Molte sinagoghe vengono trasformate in chiese cristiane. “La sinagoga non solo è un bordello ed un teatro; è anche un covo di ladri e una tana di bestie selvatiche; quando Dio rigetta un popolo, che speranza di salvezza gli rimane? Quando Dio rigetta un luogo, quel luogo diventa una dimora di demoni. I Giudei vivono per il loro ventre. Concupiscono le cose di questo mondo. La loro condizione non è migliore di quella dei maiali o delle capre a causa dei loro costumi sfrenati e della loro eccessiva ghiottoneria. Sanno fare una cosa sola: riempirsi il ventre ed ubriacarsi”.

Crisostomo scrive otto omelie per dimostrare di quali nefandezze fossero capaci i giudei, con il tipico metodo della diffamazione. Sostiene che le “sinagoghe sono postriboli, caverne di ladri e tane di animali rapaci e sanguinari, i giudei sono infatti animali che non servono per lavorare ma solo per il macello, anzi sono animali feroci”: “mentre infatti le bestie danno la vita per salvare i loro piccoli, i giudei li massacrano con le proprie mani per onorare i demoni, nostri nemici, e ogni loro gesto traduce la loro bestialità” e i cristiani non devono avere “niente a che fare con quegli abominevoli giudei, gente rapace, bugiarda, ladra e omicida”.

Per Ambrogio (339-397) vescovo di Milano, il popolo giudaico è “perduto, spirito immondo, preda del diavolo anche all’interno del suo tempio sacro, la sinagoga: anzi la stessa sinagoga è ormai sede e ricettacolo del demonio che stringe entro spire serpentine tutto il popolo giudaico.” – “la sinagoga dannata del diavolo, la più abominevole bagascia intellettuale che sia apparsa sotto il sole.”

Agostino (354-430) si rivolse agli ebrei chiamandoli “figli di Satana” e affermò che essi erano stati condannati alla dispersione in tutto il mondo per volontà di Dio, puniti per l’eternità a testimoniare la propria cecità:

“Figlio primogenito, il popolo maledetto; figlio minore, il popolo amato. Il primogenito sarà schiavo del minore, così gli ebrei in rapporto a noi cristiani”

La sprezzante dottrina di Agostino sugli “ebrei schiavi dei cristiani” testimoniava l’ormai avvenuto consolidamento di una Chiesa vittoriosa e dominante: da questo momento in poi l’antigiudaismo canonico non conobbe più sosta: i suoi obiettivi furono la lotta al giudaismo e il relegare gli ebrei ad una condizione reietta di subordinazione sociale. Gli ebrei divennero progressivamente sempre più isolati e fortemente distinti dal resto della popolazione.

Il popolo eletto era divenuto, a causa dei deicidio, il popolo di Satana, abominio dell’umanità, condannato a vivere come un servo ed escluso dalla redenzione a meno della conversione alla “nuova e vera fede”.

Questo processo si sarebbe definitivamente compiuto quando il governo imperiale avesse tradotto le concezioni teologiche in misure giuridiche, fase cui Costantino diede inizio. Sul finire del IV secolo la Chiesa aveva aumentato la propria forza al punto da influenzare il potere imperiale, tanto che gli ebrei diventarono cittadini di seconda categoria privi di dignità legale e sociale.

Alla vecchia dicotomia cittadino/schiavo si era sostituita quella tra fedele ed infedele.



Dall'antigiudaismo cristiano delle origini alle crociate
26 Febbraio 2013
https://www.osservatorioantisemitismo.i ... e-crociate


Primo secolo
Un grammatico alessandrino del I secolo, Apione, muove accuse infamanti nei confronti degli ebrei, tra cui quella di essere misantropi, di adorare una testa d’asino, di non rispettare le divinità locali, e di praticare omicidi rituali.

165
L’apologista cristiano Giustino nel Dialogo col giudeo Trifone polemizza con il giudaismo e afferma che le Scritture ebraiche hanno valore solo transitorio e sono al servizio di una storia della salvezza che si realizza con Gesù Cristo.

165
Melitone, vescovo di Sardi, nella sua Omelia sulla Pasqua sostiene che il giudaismo è stato definitivamente superato dal cristianesimo e che gli ebrei sono gli unici responsabile della morte di Gesù e quindi di Dio. “Ascoltate, o voi stirpi delle genti e vedete. Il Sovrano è oltraggiato, Dio è assassinato… dalla mano di Israele”. Si tratta della prima accusa di deicidio di cui resti traccia.

205
Tertulliano, apologista e teologo cristiano, scrive il trattato di polemica antigiudaica Adversus Iudaeos; il trattato inaugura un genere di letteratura cristiana destinato ad avere grande fortuna anche in epoca medioevale.

306
Il sinodo di Elvira stabilisce il divieto di matrimoni misti e di rapporti sessuali tra cristiani ed ebrei e vieta ai cristiani di prendere cibo alla stessa tavola degli ebrei

313 – 337
L’età di Costantino segna la nascita dell’Impero cristiano. Ad un’iniziale neutralità formale nei confronti delle religioni dell’Impero, fa seguito una legislazione sempre più filocristiana e sempre più antipagana e antigiudaica. Libertà di propaganda per il cristianesimo, protezione ufficiale agli ebrei convertiti e divieto assoluto di proselitismo per la religione giudaica.

386 – 387
Giovanni Crisostomo, vescovo e Padre della Chiesa, pronuncia otto violente Omelie contro i giudei provocate dalla constatazione dell’influsso profondo che la religione giudaica ancora esercita su molti cristiani

388
Ambrogio, vescovo di Milano e Dottore della Chiesa, approva l’incendio della sinagoga di Callinico da parte della comunità cristiana. Minacciato di scomunica, l’imperatore Teodosio rinuncia a difendere i diritti degli ebrei.

413 – 426
Agostino, padre della Chiesa, formula la teoria del “popolo testimone”: il popolo ebraico deve essere un popolo separato e disprezzato per avere rifiutato e ucciso Gesù ed è destinato a svolgere un ruolo di vivente testimonianza “dell’iniquità propria e della verità della fede cristiana”

438
Teodosio II, imperatore d’Oriente, legalizza l’inferiorità civile degli ebrei ai quali è vietato accedere a ogni carica pubblica, fare proselitismo, costruire nuove sinagoghe o abbellire quelle esistenti.

535 – 553
L’imperatore Giustiniano I adotta una legislazione intollerante verso gli ebrei che resterà in vigore nell’impero bizantino, praticamente immutata, per i successivi sette secoli. Un suo decreto tende ad accreditare il giudaismo come eresia cristiana e, in quanto tale, da estirpare.

586
Nella Spagna visigota re Recaredo si converte dal cristianesimo ariano al cattolicesimo. Nel III concilio di Toledo (589) la religione cattolica è dichiarata religione di stato.

612
Il re visigoto Sisebut ordina agli ebrei del regno di convertirsi al cristianesimo, pena la cacciata dal paese.

628
Dagoberto re dei Franchi ordina l’espulsione degli ebrei dalle sue terre.

632
L’imperatore bizantino Eraclio decide il battesimo forzato degli ebrei e vieta loro di risiedere a Gerusalemme.

633
Il IV concilio di Toledo vieta la conversione forzata degli ebrei ma stabilisce che gli ebrei forzatamente convertiti al cristianesimo non possano tornare al giudaismo

638
Il VI concilio di Toledo ordina l’espulsione dalla Spagna di tutti gli ebrei che rifiutano il battesimo; gli ebrei convertiti sono obbligati, dopo una sorta di pubblica confessione, a sottoscrivere un giuramento di fedeltà alla chiesa cattolica.

681
Il XII concilio di Toledo decide la conversione forzata entro un anno di tutti gli ebrei: il rifiuto di abiurare comporta la confisca dei beni, punizioni corporali e l’esilio.

694
Il re visigoto Egica accusa gli ebrei di cospirare contro la Spagna d’intesa con i mussulmani d’Africa. Su sua richiesta, il XVII concilio di Toledo adotta misure draconiane: tutti gli ebrei, convertiti o meno, sono ridotti in schiavitù, il loro culto viene proibito, i fanciulli di età superiore ai 7 anni vengono sottratti ai genitori e affidati a famiglie cristiane.

1010
Il califfo Al-Hãkim distrugge la Chiesa del S. Sepolcro a Gerusalemme. Lo storico cristiano Raoul Glaber attribuisce la responsabilità agli ebrei (da lui definiti “gli abituali alleati del diavolo”). Gli ebrei vengono espulsi da Limoges e da altre città francesi.

1012
L’imperatore Enrico II di Germania espelle gli ebrei da Magonza, probabilmente come reazione a un libello anticristiano scritto da Wecelin, un neoconvertito al giudaismo. Agli ebrei viene concesso di tornare l’anno successivo.

1096
Papa Urbano II indice la prima crociata. come pellegrinaggio armato per la liberazione del Santo Sepolcro. Ma i crociati si domandano – come scrive l’abate Guglielmo di Nogent – perché andare a combattere i nemici di Dio in Oriente quando si hanno sotto mano gli ebrei “una razza più ostile a Dio di tutte le altre”. Dopo il massacro degli ebrei di Rouen, la furia di masse fanatizzate si abbatte sulle comunità ebraiche della valle del Reno causando migliaia di vittime. Questo nonostante il tentativo di vescovi e feudatari di proteggere gli ebrei.

1144
A Norwich (Inghilterra) gli ebrei vengono per la prima volta falsamente accusati di omicidio rituale. Creatore di questo mito è il monaco Tommaso di Monmouth che costruisce intorno all’accusa il progetto di un nuovo santo, William di Norwich.

1146
Il monaco Radulfo, subito dopo l’inizio della seconda crociata, percorre Francia e Germania predicando contro gli ebrei “che hanno crocefisso Gesù” ed esorta i crociati a sterminarli prima di combattere i mussulmani. Gli ebrei vengono massacrati nelle città renane, in Baviera e in Carinzia. A Radulfo si oppone Bernardo di Chiaravalle, guida spirituale della crociata, che proibisce ogni eccesso a danno degli ebrei che non devono essere né uccisi né espulsi. L’intervento di Bernardo rende così meno drammatiche per gli ebrei le conseguenze della crociata.

1147
La conquista dell’Andalusia da parte degli Almohadi dà inizio a una politica persecutoria nei confronti dei non mussulmani e pone agli ebrei l’alternativa tra conversione o morte. Inizia un’emigrazione verso le terre cristiane. A causa della persecuzione Mosè Maimonide fugge con la famiglia in Marocco

1182
Filippo Augusto di Francia espelle gli ebrei dal regno e confisca i loro beni immobili. Li riammetterà 15 anni più tardi contro pagamento di una rilevante somma di denaro.

1190
Massacro di York. Gli ebrei per sfuggire ad una folla aizzata contro di loro si rifugiano nella Clifford’s Tower che viene circondata: molti si suicidano, altri muoiono nell’incendio della torre, i superstiti vengono massacrati.

1215
Il IV Concilio Lateranense approva una serie di misure di segregazione e di discriminazione e introduce per gli ebrei l’obbligo di portare sul vestito un segno distintivo

1222
L’Arcivescovo di Canterbury proibisce agli ebrei di costruire nuove sinagoghe, di possedere schiavi e di mescolarsi con i cristiani

1235
A Fulda, in Germania, accusa di omicidio rituale: 34 ebrei vengono bruciati. L’imperatore Federico II, dopo avere consultato numerosi ebrei convertiti, dichiara ufficialmente falsa l’accusa.

1236
Persecuzioni antiebraiche nella Francia occidentale

1240
La Chiesa inizia la guerra al Talmud. A Parigi, nel 1240, viene istruito un processo-farsa che si conclude nel 1242 con il rogo solenne di 24 carri di copie del Talmud, sequestrate agli ebrei.

1243

A Belitz in Germania per la prima volta gli ebrei vennero accusati di profanazione dell’ostia, a causa di ciò tutti i membri della comunità ebraica furono bruciati sul rogo.

1255
Accusa di omicidio rituale a Lincoln (Inghilterra) dove il re Enrico III interviene direttamente nell’azione giudiziaria contro gli ebrei avallando per la prima volta l’accusa con la sua autorità sovrana.

1263
Disputa di Barcellona. Per iniziativa dei domenicani, il rabbino catalano Moise ben Nahman (Nachmanide) è costretto a difendere il giudaismo, e in particolare il Talmud, dagli attacchi dell’ebreo convertito Pablo Christiani.

1267
Clemente IV con la bolla Turbato corde autorizza l’Inquisizione – affidata a inquisitori permanenti dell’ordine domenicano – a perseguitare come eretici i cristiani “giudaizzanti”, categoria entro la quale sono compresi i convertiti a forza che tentano di rientrare in seno al giudaismo o che continuano a praticare il giudaismo in segreto.

1278
Papa Nicola III con la bolla Vineam Sorec incoraggia gli ebrei a partecipare alle prediche per la loro conversione. Lo strumento della predica coatta era stato introdotto in Spagna fin dal 1242 dai domenicani aragonesi e approvato dal potere sovrano.

1290
Espulsione degli ebrei dall’Inghilterra. E’ la prima espulsione generalizzata in Europa

1293 o 1294

A Berna molti ebrei vengono condannati a morte in seguito ad un’accusa di omicidio rituale

1298 – 1299
Massacro di migliaia di ebrei in 146 località della Germania guidato dal cavaliere tedesco Rindfleisch che dichiara di essere stato chiamato dal cielo a vendicare la profanazione delle ostie

1300
A partire dal Trecento, nei territori tedeschi si sviluppa un modo disumanizzante di rappresentare gli ebrei (Judensau). Questi vengono rappresentati con fattezze demoniache o coinvolti in immondi rapporti con maiali e altri animali. Le scene sono dipinte sulla volta delle cattedrali e delle chiese, sulle colonne, ecc.. Questa modalità descrittiva continuerà ad essere utilizzata per oltre sei secoli.

1306
Per riempire le casse del regno, Filippo il Bello decide l’espulsione degli ebrei dalla Francia e confisca i loro beni.

1320
Un esercito di ragazzi francesi (la “crociata dei pastorelli”), dopo avere devastato il sud della Francia, avervi massacrato e convertito a forza gli ebrei, si volge contro l’Aragona e la Navarra, massacrando gli ebrei a Monclus.

1321
Persecuzione degli ebrei nella Francia centrale con l’accusa di collusione con i lebbrosi e di avvelenamento dei pozzi. A Chinon in due giorni vengono bruciati vivi 160 ebrei: a Vitry 40 Ebrei si fanno uccidere piuttosto che accettare il battesimo

1321 – 1322
Espulsione dal regno di Francia.

1336 – 1339
Capeggiate da Giovanni Zimberlin,cavaliere tedesco autoproclamatosi profeta, bande di contadini (Armleder) massacrano le comunità ebraiche in Franconia e Alsazia. Altre comunità vengono distrutte in Boemia, Moravia e lungo il Reno
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: L'oror de i cristiani antiebrei e proxlameghi

Messaggioda Berto » sab giu 20, 2020 1:48 am

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Re: Lorrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » sab giu 20, 2020 2:31 am

Il delirio di un prete brasiliano “Dio ti prego massacra gli ebrei regalaci un secondo Olocausto”
20 Giugno 2020
Il pastore Tupirani da Hora Lores
Nick Ginbel

https://www.italiaisraeletoday.it/il-de ... olocausto/

Un pastore brasiliano durante un sermone a Rio de Janeiro ha pregato Dio di “distruggere gli ebrei come parassiti” e di realizzare un secondo olocausto. “Massacra gli ebrei, Dio, colpiscili con la tua spada, perché hanno lasciato Dio, hanno lasciato le nazioni”, il pastore Tupirani da Hora Lores ha arringato a decine di congregati nella sua chiesa di Geracao Jesus

“Hanno inventato, sono andati con le prostitute e quando è stato detto loro di pentirsi hanno detto che lo avrebbero fatto ma hanno mentito”, ha detto sempre il pastore, probabilmente in riferimento alle conversioni forzate al cristianesimo durante l’Inquisizione. Ed ancora. “Dio, quello che hai fatto nella seconda guerra mondiale, devi farlo di nuovo, regalaci un secondo Olocausto: questo è ciò che chiediamo nelle nostre preghiere per te: giustizia, giustizia, giustizia!”

La Sinagoga Sem Fronteiras, una rete di comunità ebraiche in Brasile, ha presentato un reclamo per incitamento e odio contro da Hora Lores. “Denunceremo e intraprenderemo ogni possibile azione legale – Rabbi Gilberto Ventura, fondatore di Sinagoga Sem – in ogni luogo, miriamo a pubblicizzare i reati e le azioni intraprese contro l’antisemitismo in modo che le persone inizieranno a pensarci due volte prima di intraprendere tali azioni”.
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Re: Lorrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » sab giu 20, 2020 2:33 am

AVVISO AI NAVIGANTI
Niram Ferretti
10 dicembre 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Su Facebook gli antisemiti abbondando, lo sappiamo. C'è un tale che si chiama Paolo Sensini, un pennivendolo che su internet viene presentato così.

Paolo Sensini, storico ed esperto di geopolitica, è autore di numerosi libri tra cui Il «dissenso» nella sinistra extraparlamentare italiana dal 1968 al 1977 (Rubbettino, Soveria Mannelli 2010), Libia 2011 (Jaca Book, Milano 2011), Divide et Impera, Strategie del caos per il XXI secolo nel Vicino e Medio Oriente (Mimesis, Milano 2013) e Sowing Chaos. Libya in the Wake of Humanitarian Intervention (Clarity Press, Atlanta 2016). Suoi scritti sono apparsi su varie riviste italiane ed estere.

Il Sensini, che ci ha rivelato tutto sull'ISIS nel suo libro fondamentale, "Mandanti, registi e attori del Terrorismo internazionale", Arianna Editrice, raffinatissima casa editrice che pubblica testi pro Assad e sul potere onnipervadente dei Rothschild, è una risciaquatura di Blondet e Cardini. Di Blondet condivide l'antisemitismo al calor bianco e la convinzione paranoide che gli ebrei dominino il mondo, di Cardini, l'idea che gli USA, siano la manus longa di potentati e arconti ebraici e il principale agente di dissesto globale. Fusaro! Fusaro!

Non desidero fare pubblicità a questo triste figuro che si fa fotografare in pose vagamente ducesche con un orrendo basco bianco, ma lo segnalo ai molti amici che condividono l'amicizia con lui. Andate a leggere cosa ha scritto su Piero Terracina e i commenti di alcuni dei suoi accoliti, poi decidete voi se restare tra i suoi amici.


Coomenti
Rosario Del Vecchio
caro Niram Ferretti, ... Sono molto amareggiato per questa situazione (cosiddetti cattolici tradizionalisti o conservatori o identitari come progressisti o innovatori - che vivono perennemente di ossessioni complottiste - sempre e solo contro Israele ... anche se dovessero ogni tanto azzeccare qualche previsione o pettegolezzo) ... tu sai che io sono cattolico, fedele alla tradizione dei Padri - nell'asse Agostino-Tommaso -Maritain anti-modernista anti-laicista e anti-relativista, ma, allo stesso tempo, anti-totalitario, considerando il Totalitarismo in tutte le sue forme diaboliche, più violente e più subdole.
Nazismo Comunismo Islamismo sono le forme più universali di Totalitarismo diabolico moderno.
Ora: trovarmi - dei cosiddetti cattolici tradizionalisti - strutturalmente anti-semiti anti-sionisti anti-ebraici, e, allo stesso tempo, cattolici cosiddetti liberali e democratici - altrettanto anti-semiti anti-sionisti e anti-ebraici - non può che creare in me sconcerto, tristezza e indignazione morale. Mi sento veramente molto solo in questo panorama squinternato di ideologie folli e maligne. L'ossessione contro Israele è un riferimento fisso nella realtà storica di Rivoluzionari e Reazionari, ma non di Riformatori, Tradizionalisti e Conservatori (e io mi ritengo tale). Credo che la Liberal-democrazia abbia anche lei perso la sua battaglia, impotente verso i totalitarismi Rivoluzionari, e ancora più impotente verso l'anarchismo secolarizzato interno e verso l'Islamismo teocratico esterno. La libertà e la Radice biblica o camminano assieme o muoiono assieme. Cristiani che odiano Israele non sono cristiani ma ideologi. E vale il reciproco. Dico questo: la fede biblica ha al suo interno un fuoco divorante - una lotta tremenda e una sfida mortale - tra quelli che hanno creduto in Cristo e quelli che non hanno (ancora?) creduto in Cristo. Ma un fatto è certo in questi 2000 anni, ma ancor più dopo Auschwitz e Gerusalemme capitale. che il destino di Ebrei e Cristiani è inseparabile e che i nemici di Ebrei e Cristiani sono gli stessi. Chi odia Israele odia Cristo. E chi odia Cristo odia Israele. Solo un cieco non vede questo dopo il XX secolo. Mi trafigge l'anima, quindi, che dei cosiddetti cattolici tradizionalisti - traendo la logica, la pietà, e il mistero biblico-divino - aizzino ancora il linciaggio contro Israele dopo tutto quello che è successo. Ma si vede che l'accecamento è ancora troppo forte per molti. probabilmente sarà così fino alla fine dei tempi. Per conto mio rimango sotto l'ombra della verità. A costo d'essere seppellito dal manto della solitudine e dalla pioggia del disprezzo. - rdv


Gino Quarelo
È il dramma millenario del giudaismo e del cristianismo, irrisolvibile se non superando in qualche modo (?) sia l'ebraismo che il cristianismo che si negano a vicenda e che sono portati ad odiarsi, in particolare i cristiani che odiano maggiormente i fratelli maggiori ebrei (concorrenti nella fede religiosa e nella elezione divina).
Io quando ero cristiano sentivo avversione per gli ebrei, da quando ho dismesso la fede cristiana mi sento meglio, complessivamente meglio (più coerente e in armonia con l'universo, la vita, la ragionevolezza, la realtà e il buon senso) apprezzo di più gli ebrei (anzi provo per loro affetto fraterno e amore umano, civile e culturale) e non sento più alcuna avversione, diprezzo e odio per loro e per la loro Patria d'Israele.


Amare e rispettare gli ebrei e Israele è una gioia, una necessità, un dovere, fondamento di umanità, di civiltà e di libertà
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 131&t=2785
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 1981597548
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Re: Lorrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » sab giu 20, 2020 2:38 am

Anche in Israele i cristiani sono contro gli ebrei, alleati dei nazi maomettani, sostenitori dei palestinesi e antisraeliani e quindi è possibile che anche gli ebrei qualche volta si arrabbino, specialmente le minoranze settarie ed esaltate come questi Hilltop Youth che hanno profanato il cimitero cristiano.


Israele, cristiani nel mirino: "Cimiteri profanati e croci distrutte"
Gerry Freda - Ven, 19/10/2018

https://www.facebook.com/ilGiornale/pos ... 5310632459

Le autorità israeliane hanno condannato gli atti di intolleranza e hanno ribadito il loro impegno nel contrasto a ogni forma di violenza ai danni delle minoranze religiose

La Chiesa cattolica in Terrasanta ha lanciato l’allarme circa la condizione dei cristiani d’Israele.

Le autorità ecclesiastiche hanno manifestato la loro preoccupazione all’indomani dell’ultima provocazione anticristiana avvenuta nel territorio dello Stato ebraico. La sortita ha avuto luogo nella città di Beit Shemesh, a Ovest di Gerusalemme. In tale località, il cimitero annesso alla chiesa cattolica di Santo Stefano è stato oggetto di un raid vandalico. I responsabili di quest’ultimo hanno profanato circa 26 tombe, scoperchiandole e spezzando le croci poste in cima alle lapidi. Il cimitero era già finito nel mirino dei vandali nel 1981, nel 2016 e nel 2017.

Padre Antonio Scodo, custode del camposanto, ha affermato che la profanazione delle tombe non sarebbe affatto un gesto attribuibile a dei semplici teppisti, bensì un esplicito attacco alla millenaria presenza cristiana in Terrasanta. Egli ha quindi denunciato alla stampa il “crescente clima di odio” nei confronti dei seguaci di Gesù residenti in Israele: “Siamo oggetto di un odio che aumenta di giorno in giorno. Eppure, in questo territorio i rapporti tra cristiani ed Ebrei sono sempre stati sereni. Non abbiamo mai dato fastidio a nessuno". Pochi giorni prima, nella stessa località, nel mirino dei vandali era finito il monastero cattolico di Beit Jamal.

La polizia israeliana ha avviato delle indagini sui recenti raid anticristiani avvenuti a Ovest di Gerusalemme. Tuttavia, Mickey Rosenfeld, portavoce delle forze dell’ordine, ha precisato che, per il momento, non vi sarebbe alcun sospettato. Secondo i media, l’attenzione degli inquirenti si starebbe concentrando sulle comunità di ebrei ortodossi stanziate a Beit Shemesh, già in passato indiziate di violenze ai danni delle minoranze religiose.

Il governo Netanyahu ha condannato la crescente ondata di intolleranza che si sta abbattendo sulla popolazione cristiana. Il ministero degli Esteri di Gerusalemme, in una nota, ha definito “esecrabili” gli attacchi condotti contro tale minoranza e ha ribadito l’impegno dell’esecutivo a difesa della libertà di culto. Tuttavia, dubbi sull’effettiva volontà israeliana di individuare e punire i responsabili delle profanazioni sono stati manifestati da Wadie Abunassar, portavoce dell’Assemblea dei vescovi cattolici di Terrasanta: “Le autorità di Israele non sono mai riuscite a consegnare alla giustizia gli autori delle intimidazioni e delle violenze contro i cristiani. Di conseguenza, non resteremmo affatto meravigliati se anche questa volta i colpevoli dovessero restare impuniti.”

Negli ultimi anni, le sortite blasfeme non hanno risparmiato neanche i luoghi di culto cristiani ubicati a Gerusalemme. Ad esempio, la basilica della Dormizione di Maria, situata sul monte Sion, è stata, a partire dal 2012, ripetutamente assaltata e deturpata dai militanti dell’organizzazione Hilltop Youth.



La setta degli Hilltop Youth
https://en.wikipedia.org/wiki/Hilltop_Youth
Secondo l'esperto di terrorismo Ami Pedahzur, ideologicamente, i giovani sulle colline sposano una visione del mondo Kahanista, favorendo "la deportazione, la vendetta e l'annientamento dei Gentili che rappresentano una minaccia per il popolo di Israele".
Gli Hilltop Youth sono un "gruppo liberamente organizzato, con una mente anarchica", di alcune centinaia di giovani attorno a un nucleo duro di decine di attivisti violenti, spesso noti per stabilire avamposti illegali / contesi al di fuori degli insediamenti esistenti. I loro numeri (2009) sono stimati in circa 800, con circa 5.000 altri che condividono la loro visione ideologica. Si dissociano completamente dalle istituzioni israeliane e si identificano con la Terra di Israele.



Ecco un esempio di antiebraismo/antisraelismo ebraico dei cristiani.

Vaticano, no alla legge fondamentale di Israele: «Discrimina cristiani e musulmani e va contro l'Onu»
agosto 2018

https://www.ilmessaggero.it/primopiano/ ... 88259.html

Città del Vaticano – Non piace al Vaticano la nuova legge varata da Israele che di fatto discrimina cristiani e musulmani. Non si placa l'onda di sdegno verso il governo di Tel Aviv dopo il definitivo passaggio in terza lettura alla Knesset, il parlamento israeliano, della prima legge fondamentale che definisce l’identità e lo scopo dello Stato di Israele. Sul sito Vatican News viene definita penalizzante visto che «discrimina il 20% della popolazione, costituita da arabi e diverse minoranze presenti in Israele». Per questo alcuni giorni fa il cardinale libanese Bechara Rai la aveva bollata come «ignobile, antidemocratica e antipluralista». Di fatto il testo contravviene direttamente alla Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’Onu e alla Dichiarazione di Indipendenza di Israele e stabilisce «che non ci sono uguali diritti tra ebrei e arabi e si rifiuta di riconoscere la loro esistenza».

Assai dura la condanna del Patriarcato latino di Gerusalemme perchè la nuova legge afferma «che solo gli ebrei hanno diritto all’autodeterminazione; apprezza gli insediamenti ebraici sui territori occupati come un valore nazionale; degrada la lingua araba da lingua nazionale a lingua a statuto speciale». Quella del Patriarcato latino è la prima presa di posizione ufficiale da parte della Chiesa in Terrasanta e si fa interprete della preoccupazione della popolazione cristiana insieme alle altre comunità non ebraiche. Anche diversi gruppi israeliani hanno espresso la loro contrarietà, definendo la nuova legge come parte di un «progetto autoritario ed etnocratico». Di fatto la Basic Law è esclusiva piuttosto che inclusiva, «contestata più che consensuale, politicizzata più che fondata sulle norme fondamentali comuni e accettabili per tutte le componenti della popolazione».


Quell’antisemitismo dei cristiani d’oriente
Calunnie e pregiudizi tuttora diffusi in Medio Oriente da Chiese pre-conciliari.
Di Aymenn Jawad
(Da: Jerusalewm Post, 1.8.11)

https://www.israele.net/quellantisemiti ... i-doriente

Mi diceva di recente mia zia, che sta a Baghdad, che fra gli iracheni è diffusa la convinzione che dietro alle proteste e alle rivolte che attraversano un po’ tutto il Medio Oriente vi siano delle forze esterne. Quale cospirazione esterna, mi chiedevo, potrebbe mai essere responsabile della “primavera araba”? Nessun problema: ci ha pensato George Saliba, vescovo in Libano della Chiesa Ortodossa Siriaca, a darci una risposta semplice semplice. Intervistato dalla tv Al-Dunya lo scorso 24 luglio, Saliba ha dichiarato che “la fonte … dietro a tutti questi movimenti, a tutte queste guerre civili, a tutti questi mali” nel mondo arabo non è altro che il sionismo, “profondamente radicato nel giudaismo”. Gli ebrei, spiega il vescovo, sono responsabili del finanziamento e dell’istigazione delle agitazioni, in conformità ai Protocolli dei Savi di Sion”.
Queste dichiarazioni non costituiscono un caso isolato fra i cristiani del Medio Oriente. La tendenza antisemita è diventata particolarmente evidente all’indomani dell’attacco iracheno lo scorso ottobre alla Chiesa siriaco-cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, che provocò 58 morti e 67 feriti in quella che è stata la peggiore aggressione alla comunità cristiana irachena dal 2003. Due mesi dopo quella barbarie, ad esempio, il patriarca greco-melchita Gregorio III Laham ha definito gli attacchi terroristici contro i cristiani iracheni come parte “di un complotto sionista contro l’islam”. E ha spiegato: “Tutto questo comportamento non ha nulla a che fare con l’islam … si tratta piuttosto di una cospirazione pianificata dal sionismo … che punta a minare l’islam e metterlo in cattiva luce”. Ha poi aggiunto che la strage “è anche una cospirazione contro gli arabi e il mondo arabo a maggioranza islamica che punta a dipingere arabi e musulmani dei paesi arabi come assassini terroristi e fondamentalisti allo scopo di negare i loro diritti, in particolare i diritti dei palestinesi”. Pur mettendo in guardia dal rischio di un esodo dei cristiani e del formarsi di “una società esclusivamente musulmana”, il patriarca attribuiva il rischio di “estinzione demografica” unicamente al conflitto israelo-palestinese.
Analogamente, in un’intervista alla NBN TV del 9 novembre 2010, padre Suheil Qasha, sacerdote iracheno, sosteneva che gli ebrei considerano tutti i non ebrei delle bestie, e affermava che “il vero pericolo” per i cristiani del Medio Oriente viene dal sionismo. Continuava poi affermando che coloro che avevano perpetrato l’attacco alla chiesa di Baghdad certamente non erano musulmani, bensì probabilmente gente addestrata e guidata “dal sionismo globale”.
L’antisemitismo si propaga anche alla Chiesa copta ortodossa che, interessando circa il 10% della popolazione egiziana, costituisce la maggiore denominazione cristiana in Medio Oriente e Nord Africa. Il blogger liberal egiziano Samuel Tadros ha segnalato un certo padre Marcos Aziz Khalil che ha scritto sul quotidiano Nahdet Masr: “Gli ebrei videro che la Chiesa era il loro nemico numero uno e che senza i sacerdoti la Chiesa perde la sua componente più importante. Così il movimento massonico è stato il braccio segreto sionista con cui creare rivoluzioni contro il clero”.
A questo punto molti senza dubbio tenderanno a spiegare questo antisemitismo con i sentimenti anti-ebraici che vanno per la maggiore fra le popolazioni musulmane della regione. Vivendo in un ambiente del genere, si dirà, è naturale che i cristiani stiano attenti a non denunciare convinzioni profondamente radicate tra i loro vicini musulmani nel timore di provocare persecuzioni. Purtroppo, invece, il cancro dell’odio verso gli ebrei fra i cristiani del Medio Oriente è qualcosa di assai più profondo. In effetti, è molto indicativo il fatto che altre minoranze non-islamiche che hanno patito discriminazioni e violenze per mano degli islamisti – come gli Yazidi, i Mandeani e i Bahai – non hanno mai incolpato gli ebrei o il sionismo delle persecuzioni subite: i loro credo religiosi non sono caratterizzati da dottrine antisemite.
Il caso della comunità Bahai è particolarmente significativo perché, avendo il suo centro mondiale a Haifa (in Israele), potrebbe essere facilmente esposta ad accuse di collaborazionismo con Israele. Eppure la Casa Universale della Giustizia (la suprema istituzione di governo della religione Bahai) non si è mai lamentata di una cospirazione ebraico/sionista contro le comunità Bahai in Iran e nel resto del Medio Oriente. Al contrario, ha sempre correttamente individuato il nodo del problema nell’applicazione della legge tradizionale islamica sul trattamento dei non musulmani e degli “apostati”, unita agli atteggiamenti suprematisti (razzisti oltranzisti) alimentati dalla promozione della shari’a (legge islamica).
In definitiva la malattia dell’antisemitismo fra i cristiani del Medio Oriente imperniato sull’accusa di “deicidio” (cioè di aver ucciso Gesù) addossata al popolo ebraico nel suo complesso. Per dirla con le parole del vescovo Saliba, i complotti ebraici “sono del tutto naturali” giacché gli ebrei ripagarono Cristo per i suoi miracoli crocifiggendolo. In particolare, in un’intervista mandata in onda l’8 aprile 2007 papa Shenouda III della Chiesa copta ortodossa biasimò le Chiese occidentali per aver scagionato gli ebrei dalla morte di Cristo. Shenouda III sosteneva che gli ebrei sono “assassini di Cristo” perché “lo dice il Nuovo Testamento”.
È chiaro che, in generale, le Chiese orientali non hanno ancora superato i funesti temi antisemiti ripudiati dal Vaticano con la Dichiarazione Nostra Aetate promulgata nel 1965, al termine del Concilio Vaticano Secondo. Se si vuole estirpare l’antisemitismo dal Medio Oriente e dal Nord Africa, con tutta evidenza l’onere della riforma teologica non sarà un’incombenza soltanto per i musulmani.
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Re: Lorrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » sab giu 20, 2020 2:39 am

Bergoglio l'antisemita occulto che nega agli ebrei la loro capitale Gerusalemme
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2848
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674


Nella sua visita ai pochi cristiani discriminati del Marocco e al sue Re maomettano, Bergoglio dichiara la sua "santa" alleanza con l'Islam contro gli ebrei e Israele, negando loro Gerusalemme come capitale.
La negazione non è esplicita ma indiretta contenuta nell'affermazione che Gerusalemme dovrebbe essere patrimonio comune dell’umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica, in cui si coltivano il rispetto reciproco e il dialogo; affermazione dove si omette appunto di sottolineare che la città oltre a ciò è anche luogo storico e capitale dell'etnia o popolo ebraico e del suo stato nazionale di Israele.
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Re: L'orrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » mer dic 16, 2020 7:31 am

???


Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 15/06/2019, a pag.15 con il titolo "Relazioni tra Santa Sede e Israele. Parolin: un cammino di cooperazione" la cronaca di Enrico Lenzi
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... sTZR6WTyJ8

Non siamo ingenui fino al punto da ignorare le basi sulle quali si forma il linguaggio della diplomazia, a prevalere sono l'ipocrisia, la cancellazione degli episodi che racconterebbero come sono andate veramente le cose, l'equiparazione tra vittime e assassini, accomunati in un offensivo abbraccio, e via di seguito, praticamente il 90% di quanto ha affermato il cardinale Pietro Parolin.

Invece di iniziare con l'inizio del riconoscimento di Israele da parte della Santa Sede, avrebbe dovuto spiegare perchè dal 1948 al 1994 quel riconoscimento sia stato sempre negato.
Per tutte le altre mistificazioni affidiamo l'elenco ai nostri lettori , è sufficiente leggere l'articolo.

Un quarto di secolo di «un significativo cammino di cooperazione». Lo definisce così il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, il percorso compiuto nelle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele. Il 10 marzo di 25 anni fa (era il 1994) entrava, infatti, in vigore l'Accordo Fondamentale tra i due Stati, che il 15 giugno 1994 aprivano anche le rispettive missioni diplomatiche in Vaticano e a Tel Aviv. E alla vigilia di questo anniversario, nella serata di giovedì, si è svolto un concerto di musica sacra in commemorazione presso il Tempio Maggiore di Roma, alla presenza dell'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David, e il rabbino capo Riccardo Di Segni.
Nel suo discorso, durante l'evento, il cardinale Parolin ha voluto ricordareche proprio in quella sinagoga si compì uno dei gesti che diedero impulso al cammino diplomatico: la visita che Giovanni Paolo II fece il 13 aprile 1986, primo Pontefice a mettere piede nella sinagoga di Roma. Un gesto che compiranno anche i suoi successori: Benedetto XVI il 17 gennaio 2010 e Francesco il 17 gennaio 2016.
«Fu il segno visibile- ha detto il segretario di Stato vaticano ricordando la visita del 1986 - della trasformazione del rapporto tra cristiani e ebrei negli ultimi 50 anni». «In questo anniversario, vorrei dire una parola di apprezzamento per l'impegno assunto dallo Stato di Israele di assicurare alla Chiesa cattolica la libertà di svolgere la propria missione e portare il proprio contributo alla società israeliana -ha sottolineato il cardinale Parolin -.Tra le varie attività della Chiesa, va rilevata quella delle scuole cattoliche, che, attraverso i valori fondamentali, al dialogo e al rispetto reciproco, favoriscono la creazione di una società più giusta e pacifica».
Proprio per questo «ci auguriamo che non venga mai meno la coerenza con lo spirito dell Accordo Fondamentale per una rinnovata e proficua collaborazione con la Chiesa cattolica in Israele e che il Paese possa dimostrare con fierezza la viabilità della sua democrazia garantendo a tutti uguali diritti e pari opportunità per la costruzione di un futuro di pace e concordia».
La cerimonia per i 25 anni dello stabilimento di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele, è stata anche l'occasione per il cardinale Parolin di citare alcune importanti tappe del dialogo intrapreso, a iniziare dalle visite che i Pontefici hanno compiuto nella Terra Santa: Paolo VI nel 1964, Giovanni Paolo II nel 2000, Benedetto XVI nel 2009 e Francesco nel 2014. «Vorrei ricordare, in particolare - ha detto il porporato -, l'incontro di preghiera con i presidenti israeliano e palestinese, svoltosi l'8 giugno 2014 in Vaticano, del quale ricorre il quinto anniversario. Come è noto, al Papa e alla Santa Sede stanno a cuore il processo di pace e il futuro della regione», per la quale Francesco ha invitato a dedicare un minuto di preghiera per la pace in Terra Santa. Il cardinale Parolin è tornato ad auspicare che l'impegno diplomatico e religioso «favorisca la vocazione di Gerusalemme - come ai fedeli delle tre religioni monoteiste (ebrei. cristiani e musulmani) - a essere un luogo di riconciliazione e di incontro tra le religioni, nonché un simbolo di rispetto e di coabitazione pacifica».
Altro tema che sta a cuore al Papa e alla Chiesa la lotta all'antisemitismo. «Lungo questi anni, la Santa Sede e lo stato d'Israele - ha ricordato il segretario di Stato vaticano - hanno dimostrato una comune responsabilità in tale lotta, impegno ribadito dall'Accordo Fondamentale, che deve proseguire nel combattere ogni forma di intolleranza religiosa e nel promuovere la comprensione reciproca tra le Nazioni, tolleranza tra le comunità e rispetto per la dignità e la vita umana».
E ricorda come lo stesso papa Francesco, in occasione della conferenza internazionale sulla responsabilità degli Stati, Istituzioni e individui nella lotta all'antisemitismo e ai crimini connessi all'odio antisemitico, svoltosi in Vaticano il 29 gennaio dello scorso anno, ha detto che «la Chiesa desidera tendere la mano. Desidera ricordare e camminare insieme. In questo percorso, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette controgli ebrei in ogni tempo e da chiunque». Un impegno che proseguirà nel cammino comune nelle relazioni diplomatiche che «puntino a una promozione concreta di una rinnovata amicizia».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: L'orrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » mer dic 16, 2020 7:32 am

Le juif romain qui se sentait plus romain que juif, Paul de Tarse
L'ebreo romano che si sentiva più romano che ebreo, Paolo di Tarso

https://www.facebook.com/dragor.alphan. ... &ref=notif



L’antigiudaismo e la necessità di un’ecologia della mente cristiana
Vito Mancuso
15 dicembre 2018

https://www.ilfoglio.it/chiesa/2018/12/ ... na-229307/

Il nuovo antisemitismo e le “pietre d’inciampo” scritte nei testi sacri. Qualche domanda ancora da porsi

Nella Prefazione a I sommersi e i salvati Primo Levi scriveva che il suo libro intendeva rispondere a una “domanda più urgente”, che poi egli esplicitava così: “Quanto del mondo concentrazionario è morto e non ritornerà più, come la schiavitù e il codice dei duelli? quanto è tornato e sta tornando? che cosa può fare ognuno di noi, perché in questo mondo gravido di minacce, almeno questa minaccia venga vanificata?”. Era il 1986 e da allora a oggi la tripla domanda di Levi è diventata ancora più urgente. Il 10 dicembre a Roma nel quartiere Monti sono stati divelti e sottratti venti speciali sanpietrini denominati pietre d’inciampo in quanto dotati di una targhetta in ottone con il nome, la data di nascita e quella di morte di alcune vittime della Shoah, ultimo fatto di una serie crescente di ostilità antisemite in tutta Europa, tra cui da noi una maglietta con la scritta a caratteri disneyani Auschwitzland di un’allegra signorina durante una manifestazione a Predappio (28 ottobre) e una statuetta di Hitler in un presepe di Napoli (9 dicembre).

Qualche giorno fa hanno fatto scalpore le affermazioni di Cristiano Ceresani, capo di Gabinetto dell’attuale ministro della Famiglia e le Disabilità Lorenzo Fontana (e in precedenza collaboratore del ministro Maria Elena Boschi), sul collegamento tra riscaldamento climatico e azione di Satana, uno scalpore comprensibile per il collegamento, usuale nel medioevo inusuale ai nostri giorni, tra un fatto empirico e un personaggio metafisico, e soprattutto per il ruolo istituzionale di chi lo propone. Ben altra attenzione però si dovrebbe prestare a un’altra affermazione di Ceresani riguardante il popolo ebraico, secondo cui esso avrebbe sul capo un vero e proprio “peccato originale” causato dal “non aver creduto nella nuova ed eterna alleanza con Gesù Cristo”. Le conseguenze per l’autore sono le seguenti: “Potrà apparire irriverente nei confronti del popolo ebraico che noi amiamo profondamente, tuttavia alla luce della Parola Rivelata, non può destare scandalo il fatto che le intricate vicende storiche degli ebrei che hanno condotto alla Shoah, possono essere comprese solo avendo a mente il peccato del rinnegare il Kerygma, ossia non credere che Gesù Cristo è il redentore” (da Kerygma, il Vangelo degli ultimi giorni, Giubilei Regnani 2018, p. 80).

A queste affermazioni ognuno reagisca come vuole e come sa, quello che in ogni caso deve essere chiaro è che qui viene esplicitamente affermato che la Shoah con i suoi milioni di morti è occorsa agli ebrei per aver rifiutato il messaggio cristiano (l’autore in verità scrive “rinnegato”, ma questo era evidentemente impossibile). Hitler quindi fu uno strumento della pedagogia divina?

Se questa macabra teologia della storia avesse un minimo senso, occorrerebbe chiedersi quale potrebbe essere la ragione teologica del genocidio di quasi due milioni di armeni (di fede cristiana) o dello sterminio per fame di milioni di contadini ucraini (i kulaki, anch’essi di fede cristiana) avvenuti prima della Shoah, nonché di tutte le stragi che la storia conosce da Caino ai nostri giorni. In realtà occorre rendersi conto che in questo modo si trasforma Dio nel più mostruoso criminale di tutti i tempi, uno da cui prima ci si libera meglio è, il che peraltro è quanto sta progressivamente e sistematicamente avvenendo in Occidente.

Nel brano sopra citato Primo Levi si chiedeva cosa può fare ognuno di noi per impedire che ritorni ciò che egli definiva “mondo concentrazionario”. Il mio contributo consiste qui nel far comprendere che l’affermazione sopra riportata non è una trovata personale dell’autore, ma al contrario si radica in una lunga storia di antigiudaismo e di antisemitismo cristiani (laddove il primo termine dice l’ostilità nei riguardi della religione ebraica e il secondo l’ostilità verso il popolo ebraico in quanto tale; il primo cioè concerne la fede, il secondo il sangue). Quanto sostenuto da Ceresani non è farina del suo sacco; la farina con cui egli impasta il suo nerissimo pane viene da molto lontano, è stata macinata già dai primi cristiani, da non pochi Padri della Chiesa e persino da alcuni testi poi inclusi nel canone biblico e quindi dichiarati sacri, come ora documenterò. Occorre cioè prendere atto che esistono precise radici neotestamentarie ed ecclesiastiche dell’antisemitismo e non dimenticarlo mai, per impedire il ritorno di quel veleno mentale che solo qualche decina di anni fa ha provocato in Europa lo sterminio di milioni di noi.

Il testo più antico del Nuovo Testamento è la Prima Lettera ai Tessalonicesi di Paolo di Tarso, databile intorno all’anno 50. A proposito degli ebrei vi si legge: “Costoro hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini. Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati! Ma su di loro l’ira è giunta al colmo” (2,15-16).

Questo testo di san Paolo trasmette sugli ebrei le seguenti convinzioni: 1) sono colpevoli della morte di Gesù; 2) non piacciono più a Dio; 3) coltivano un senso di inimicizia verso tutti gli uomini; 4) il loro peccato ha suscitato l’ira divina, giunta oramai al colmo. È da notare anche l’equivalenza tra ebrei che impediscono la predicazione cristiana ed ebrei che uccisero Gesù perché, essendo evidente per ragioni cronologiche che non si tratta delle medesime persone, si ha qui l’inaugurazione del concetto di colpa collettiva.

C’è poi un altro aspetto inquietante. La traduzione latina della Bibbia detta Vulgata, cioè la Bibbia letta in occidente fin oltre la metà del ’900, traduce il finale del versetto 16 così: “Pervenit enim ira Dei super illos usque in finem”. Io non posso non chiedermi se quell’usque in finem non possa aver portato qualcuno alla supposizione di una sorta di “soluzione finale” prevista da Dio verso il popolo ebraico, prefigurando così una specie ante litteram di “Endlösung”.

Per evidenti limiti di spazio non è possibile proseguire l’analisi degli altri testi antigiudaici del NT, di cui posso solo elencare i principali: 2Corinzi 3,7-15 (dove Paolo parla della Torah come “ministero di morte” e degli ebrei come “menti indurite”), l’intera Lettera ai Galati (in cui la Torah viene definita maledizione e schiavitù e dichiarata abolita); Ebrei 8,13 (dove si definisce la religione ebraica “prossima a scomparire”); Matteo 27,25 (con le famose parole: “E tutto il popolo rispose: “Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli””, dove è da notare l’aggettivo “tutto” a proposito del popolo); Giovanni 8,44 (“Voi avete per padre il Diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro”). Né vanno dimenticate le dure parole rivolte contro i farisei nel Vangelo di Matteo, in particolare nel capitolo 23, tanto più pesanti in quanto i farisei erano gli esponenti migliori della religione ebraica.

Non stupisce quindi ritrovare una serie di testi antigiudaici e spesso violenti in non pochi esponenti del primo cristianesimo tra cui Giustino, Tertulliano, Girolamo, Crisostomo, Gregorio di Nissa, Ambrogio, Agostino. Non stupisce la preghiera liturgica del Venerdì Santo pro perfidis Judaeis, abolita solo nel 1962, né le prediche forzate, i pogrom durante le crociate, le accuse di omicidio rituale, il livoroso antisemitismo di Lutero, la creazione dei ghetti da parte dei pontefici romani, fino al silenzio di Pio XII durante la Seconda guerra mondiale, incomprensibile a mio avviso senza questo retroterra teologico.

Naturalmente occorre mantenere il senso dell’equilibrio evitando, come scrive sempre Primo Levi, quella “tendenza manichea che rifugge dalle mezze tinte e dalle complessità”. Intendo dire che quanto ricordato sopra non autorizza a trarre la conclusione che il cristianesimo in quanto tale sia intrinsecamente antigiudaico, intollerante e violento. Che non sia così, è la sua stessa storia a dimostrarlo, perché non si spiegherebbero personaggi come Francesco d’Assisi, padre Kolbe, Carlo Maria Martini e molti altri, nonché la protezione dai nazisti che non pochi cristiani prestarono a non pochi ebrei a rischio della vita. Ma se non è il cristianesimo in quanto tale ad aver prodotto l’antisemitismo, non va mai dimenticato che in esso vi furono (e vi sono) esponenti il cui antigiudaismo teologico contribuì (e contribuisce) alla diffusione dell’antisemitismo etnico e della sua violenza.

Ma io penso che si debba essere ancora più radicali. I cristiani che diffusero (e che diffondono) l’antigiudaismo teologico non lo fecero (e non lo fanno) per odio preconcetto verso gli ebrei, bensì perché ritrovano nel loro testo sacro alcuni brani caratterizzati da antigiudaismo teologico. Tali brani sono paragonabili a cellule cancerogene. Il cancro che insieme ad altri fattori hanno contribuito a produrre si chiama antisemitismo. Le sue applicazioni sono Auschwitz-Birkenau, Treblinka, Buchenwald, Mauthausen, Bergen-Belsen, Dachau.

Al cospetto dei milioni di morti che queste idee cancerogene hanno prodotto e possono ancora produrre il compito della ragione teologica è di riconoscere, individuare, classificare, studiare, isolare e infine distruggere le cellule impazzite. Sto dicendo che affinché il male che è venuto e che ancora viene dal cristianesimo possa, non dico scomparire per sempre, ma almeno non rinascere nei modi dei secoli passati, è necessario praticare un’ecologia della mente cristiana, e prima ancora un’ecologia della Bibbia cristiana. Sarà mai possibile? Non lo so, ma ritengo giusto lavorare in questa direzione.



Il Cristianesimo è un'invenzione di Paolo senza continuità con la tradizione apostolica
Gesù non è il vero fondatore del Cristianesimo

https://unoeditori.com/il-cristianesimo ... stolica-2/

Nel corso di quest’ultimo anno ho avuto modo di confrontarmi con tante persone: fra esegeti, docenti universitari, semplici curiosi, teologi e laici sull’ipotesi che ho avanzato, e di certo non nuova nell’ambito di storia del cristianesimo, secondo cui sarebbe stato Paolo il fondatore del movimento cristiano, e non la tradizione apostolica derivante dagli insegnamenti del Gesù storico.

Una tale presa di posizione, così raramente messa in luce (si veda per esempio il lavoro di Riccardo Calimani, Paolo, l’ebreo che fondò il Cristianesimo), è sempre stata malvista dai molti esegeti cattolici, teologi e docenti universitari, in quanto l’idea di un Paolo come fondatore del Cristianesimo è considerata una teoria ottocentesca, relegata ad alcune scuole luterane di inizio ‘900, e che non trova ragion d’essere.

Ovviamente non è possibile raccogliere in questo articolo tutte le contestazioni fatte nel corso di quest’anno e le mie relative risposte. Tuttavia, senza nessun intento polemico, è necessario mettere un punto fermo su alcuni aspetti: riconoscere che non vi è una sola teoria ufficiale in questo campo e che è una pura convenzione accademica l’idea di un Paolo estraneo alla creazione del Cristianesimo.

La posizione ufficiale…

Quella che è la posizione ufficiale della tradizione, secondo cui non fu in realtà Paolo il vero inventore del cristianesimo, è ben sintetizzata in questo sito, che raccoglie e riassume le posizioni ufficiali di molti autorevoli studiosi:

L’articolo cita il celebre autore Romano Penna, presbitero e biblista italiano:

«Il tema di Paolo come “secondo fondatore del cristianesimo” è piuttosto trito, anche se ha avuto una certa presa nel Novecento in ambito luterano. Si tratta di una concezione che però bypassa un elemento importante, cioè che tra Gesù e Paolo non c’è una continuità “gomito a gomito”. Paolo è “gomito a gomito” con la Chiesa di Gerusalemme e con le Chiese, al plurale, della Giudea. Lui stesso dice: “Io vi ho trasmesso quel che anche io ho ricevuto”. Quello che voglio dire è che c’è una fede delle origini che è assolutamente pre-paolina, la sua originalità ermeneutica elabora il dato della fede, che è anteriore a lui. Per questo quella contrapposizione non ha, alla fine, nessun senso. Si tratta di un giudizio affrettato, semplificatorio, superficiale».

Nessuna continuità dottrinale tra Paolo e gli Apostoli

Secondo l’autore, Paolo fu “gomito a gomito” con la chiesa di Gerusalemme, come se vi fosse stata una chiara continuità dottrinale fra gli Apostoli e Paolo stesso. Opinione di chi scrive è che tale rapporto “gomito a gomito” vi fu davvero, ma per motivi di certo estranei da una mutua collaborazione: gli insegnamenti di Paolo non derivavano affatto dalla scuola apostolica, così come il suo essere Apostolo non fu certo riconosciuto e voluto dai suoi “colleghi” a Gerusalemme.

Ma lasciamo che sia la Lettera ai Galati di Paolo a parlare:

«Paolo, apostolo non da uomini e né in virtù di un uomo, ma in virtù di Gesù Cristo e di Dio padre che lo risuscitò da morte» (Gal 1, 1)

“Mi sorprende che così presto vi siate distaccati da Cristo, che vi aveva chiamati per la sua grazia, aderendo ad un altro vangelo: non ne esiste un altro!” (Gal 1, 6-7)

“Come ho detto prima, anche in questo momento ripeto: se qualcuno annuncia un vangelo diverso da quello che voi riceveste, sia votato alla maledizione divina” (Gal 1, 9).


Paolo non ha trasmesso gli insegnamenti degli Apostoli

Sorge fin da subito spontanea una domanda: assodato che, come la stessa lettera suggerisce, Paolo non è stato formato Apostolo da nessun uomo, almeno ciò che stava trasmettendo lo ha ricevuto dagli Apostoli suoi predecessori?

Il vangelo era uno solo, così come lo stesso Paolo sottolinea. Perciò se il dato della tradizione cattolica è esatto, l’unicità del vangelo derivava solo dalla tradizione apostolica.

Tuttavia in Gal 1,11-12 vi è scritto: “Vi rendo noto infatti, fratelli, che il vangelo annunziato da me non è a misura di uomo: infatti né io l’ho ricevuto da un uomo né da un uomo sono stato ammaestrato, ma da parte di Gesù Cristo, attraverso una rivelazione».
La rivelazione “a tu per tu” di Gesù a Paolo…

La trasmissione del suo insegnamento non derivava perciò da uomini ma dal solo Gesù della Resurrezione attraverso una rivelazione (a meno che non vogliamo definire gli Apostoli “esseri diversi dagli uomini”, ma non potremmo più parlare di monoteismo).

È il testo che lo palesa in maniera incredibilmente chiara, con Paolo che addirittura vuole ripetere il concetto per non essere frainteso (Gal 1, 9).

È assolutamente possibile, quindi, parlare di “contrapposizione” in quanto Paolo non stava professando un isegnamento derivante dagli apostoli. E come si può definire tale giudizio affrettato, semplificatorio e superficiale?

Ma c’è dell’altro.
Versioni contrastanti…

Nell’articolo viene citato Luigi Walt, docente di Nuovo Testamento presso l’Università di Ratisbona:

«La contrapposizione netta tra Gesù e Paolo, innanzitutto, risulta essere uno dei tanti miti dell’esegesi storica otto-novecentesca […], l’idea servì a slegare Paolo, inteso come simbolo di una Chiesa istituzionale, visibile, gerarchica, dall’eredità di un Gesù percepito come maestro inoffensivo (e frainteso) di morale. In breve, essa fu il risultato di una priori ideologico, non di un’indagine storica rigorosa. Paolo non agì come un outsider, non piombò dal nulla in mezzo ai primi seguaci di Gesù, né le sue posizioni possono essere valutate come del tutto originali e solitarie. […] Ebbene, un’indagine in tal senso toglie immediatamente la terra sotto i piedi a chiunque voglia attribuire all’apostolo il ruolo di “autentico fondatore” del cristianesimo».

Non solo secondo Walt la contrapposizione messa prima in evidenza è solo “uno dei tanti miti” di un certo tipo di esegesi storica, ma addirittura Paolo non inventò nulla, e non fu in nessun modo originale nel panorama della tradizione apostolica-gerosolimitana. Vedremo come la sua posizione verrà contestata dai suoi stessi colleghi. Ma andiamo avanti.

Rainer Riesner, professore emerito di Nuovo Testamento presso l’Università di Dortmund, scrive che gli insegnamenti di Paolo «non erano frutto del suo pensiero, bensì della tradizione», della «comunità originaria che si era raccolta intorno all’apostolo Pietro a Gerusalemme».

In questo caso leggiamo che è tutto frutto della tradizione derivante dalla comunità gerosolimitana. Di nuovo: Paolo non inventò nulla, e tutti i suoi insegnamenti derivavano direttamente dalla comunità di Gerusalemme in perfetta continuità.
I biblisti e teologi che confermano: Paolo ha “riscritto” le scritture

Antonio Pitta, docente di Nuovo Testamento presso la Pontificia Università Lateranense, membro del consiglio di presidenza dell’Associazione Biblica Italiana, scrive:

«A sua volta l’importanza della tradizione orale, insieme alla Legge scritta, risalta per l’esegesi di Paolo e della sua libera modalità di citare l’Antico Testamento, secondo alcune finalità argomentative proprie. […] Dal vaglio delle citazioni dirette dell’Antico Testamento risulta la notevole decontestualizzazione […] di fatto non sembra che Paolo conferisca molta attenzione ai contesti originari dei passi citati, ma che si appropri, senza molte reticenze, delle citazioni per inserirle in contesti nuovi e propri» (A. Pitta, Paolo, la scrittura e la legge, pp. 38, 103-104)

Della stessa linea Giuseppe Barbaglio, biblista, teologo e presbitero italiano:

«Nelle quattro lettere maggiori, soprattutto in Galati e Romani, (Paolo n.d.s.) si appellato spesso all’autorictas riconosciuta delle Sacre Scritture, interpretate in chiave cristologica a conferma delle sue tesi. Si tratta, in realtà, di una “rilettura”, per non dire di una “riscrittura” delle Scritture, intese come promessa profetica dell’annuncio evangelico.» (G. Barbaglio, Gesù di Nazaret e Paolo di Tarso. Un confronto storico, p.52)

Sulla presunta continuità fra Paolo e la comunità apostolica si è espresso uno dei più importanti teologi tedeschi del precedente secolo, Wilhelm Heitmuller, che scrive nel suo Zum Problem Paulus und Jesus:

«Io invece ritengo che il cristianesimo a cui si riallaccia Paolo, e a partire dal quale lo si deve comprendere, non è propriamente quello della comunità primitiva in senso stretto, cioè il cristianesimo della più antica comunità di Gesù nata su suolo giudaico a Gerusalemme e in Giudea, a cui appartenevano anche i diretti discepoli e amici di Gesù; è piuttosto una forma già più sviluppata, per dirla con una formula da capire bene: un cristianesimo ellenistico» (p. 326)
Il Cristianesimo è un’invenzione di “San” Paolo?

Abbandonando, per ora, l’argomento riguardante la contrapposizione fra Paolo e la comunità apostolica (verrà trattata nel prossimo articolo), leggiamo dalle poche (ma chiare) citazioni fatte di una delle sette lettere di Paolo quella che era la sua posizione netta da un punto di vista puramente dottrinale: non solo non fu investito Apostolo da nessun uomo, ma addirittura il Vangelo da lui professato non gli era stato trasmesso dagli Apostoli, o da qualcuno vicino a loro.

Il Gesù della Resurrezione “attraverso una rivelazione” fu l’unico “mandante” di quel personaggio che mai aveva conosciuto il Gesù storico, entrando nella storia della comunità gesuana come suo persecutore, e che all’improvviso aveva dato il via ad una predicazione la cui natura si avvicinava alla tradizione ellenistica, e non a quella giudica, lontana dalla “comunità di Gesù nata sul suolo giudaico a Gerusalemme e in Giudea, a cui appartenevano i diretti discepoli e amici di Gesù”.

A voi che leggete lascio, come sempre, le considerazioni finali.

____________________________________

di Francesco Esposito, si laurea in Scienze Filosofiche con una tesi magistrale sul De Cultu Feminarum di Tertulliano e la figura femminile nel cristianesimo patristico e nella società romana. Studioso di cristianesimo primitivo e pre-conciliare, dal 2013 cura una rubrica di approfondimento sui testi biblici assieme all’autore Mauro Biglino intitolata “Racconti dall’Antico Testamento”. Per Uno editori è autore di “Cristianesimo, un’invenzione di San Paolo” e “Il cristo illegittimo“

Esposito Francesco
Autore: Francesco Esposito

Esposito Francesco, Lamezia Terme (cz) classe 1986, si laurea in Scienze Filosofiche con una tesi magistrale sul De Cultu Feminarum di Tertulliano e la figura femminile nel cristianesimo patristico e nella società romana. Studioso di cristianesimo primitivo e pre-conciliare, dal 2013 cura una rubrica di approfondimento sui testi biblici assieme all’autore Mauro Biglino intitolata “Racconti dall’Antico Testamento”.
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Re: L'orrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » mer dic 16, 2020 7:44 am

Il paradosso dell’antirazzismo antisemita, perché tanto odio verso Israele?
Valentino Baldacci
13 Dicembre 2020

https://www.ilriformista.it/il-paradoss ... refresh_ce

Israele ha, in Italia e nel mondo, molti buoni amici le cui ragioni sono basate sulla conoscenza della realtà, in particolare della realtà del conflitto arabo-israeliano. Ma non ci si può nascondere che è diffuso, in Italia e nel mondo, un atteggiamento di ostilità verso lo Stato ebraico, che assume spesso la forma di un vero e proprio odio. È un odio difficile da contrastare perché basato in larga parte su elementi irrazionali che non hanno a che fare con la causa apparente di questo atteggiamento, di solito individuata con la posizione dello Stato ebraico nel conflitto con i palestinesi. Ma anche le posizioni apparentemente irrazionali hanno le loro radici. Individuare queste radici significa fare un grosso passo avanti per combattere l’ostilità contro Israele.

Per quanto riguarda l’Italia, è relativamente agevole individuare queste radici sia a sinistra come a destra. A sinistra, con la svolta politica del 1992-94, le forze politiche e culturali di indirizzo laico e democratico sono state spazzate e via e oggi ne restano solo il ricordo e la presenza in gruppi relativamente ristretti. Lo spazio politico-culturale a sinistra è stato occupato pressoché interamente dagli eredi della cultura del PCI e della sinistra cattolica che avevano costantemente mantenuto, a partire dagli anni ’50, una posizione di ostilità verso lo Stato ebraico. Tali posizioni non si identificano meccanicamente con quelle di un partito, in particolare il Pd. Si tratta in realtà di un’area molto più vasta, che si può definire di sinistra diffusa, che trova, per esempio, nell’Arci e nell’Anpi le sue punte di diamante, e la cui presenza è significativa nella stampa, nelle televisioni, nelle Università, nella scuola, in altre forme di aggregazione anche informali, in particolare giovanili, nelle quali l’ostilità verso Israele è un dato di fatto non suscettibile di essere messo in discussione.

È quindi di un’ostilità di tipo ideologico e l’ideologia è difficile da sradicare, se si riflette sul fatto che per decenni decine di milioni di persone hanno creduto, in buona fede, che l’Unione Sovietica e gli altri Paesi socialisti fossero il regno del benessere e della giustizia e solo vicende traumatiche come quelle che si sono verificate tra il 1989 e il 1991 hanno potuto, e forse solo in parte, scardinare certezze consolidate. Ma anche a destra ci sono certezze ideologiche difficili da superare. Qui continuano a giocare un forte ruolo – nonostante i mutamenti intervenuti nelle posizioni ufficiali dei partiti rappresentativi di questa area – i tradizionali pregiudizi antisemiti che, se apparentemente sono esibiti solo da gruppuscoli di estrema destra, continuano in realtà ad agire in profondità in una parte cospicua dell’opinione pubblica di destra e non solo, sotto forma di sotterranea accettazione di complottismi e di negazionismi di varia natura.

Accanto a questi pregiudizi antisemiti, questa parte dell’opinione pubblica continua a essere influenzata dalle tradizionali posizioni della Chiesa cattolica. Il Concilio Vaticano II con la dichiarazione “Nostra Aetate” ha avuto un’influenza sul piano religioso ma non su quello politico-culturale. La Chiesa ha assunto una posizione simile a quella che si ritrova nell’art. 20 della Carta dell’Olp: gli ebrei costituiscono una religione, non un popolo, e quindi non hanno diritto ad avere uno Stato. Non a caso la Santa Sede ha riconosciuto diplomaticamente lo Stato d’Israele solo nel 1993, dopo che con gli accordi di Oslo sembrava aprirsi una nuova fase e una posizione intransigente appariva insostenibile. Ma da allora e fino ad oggi sull’Osservatore Romano e sull’Avvenire, organo dei vescovi italiani, non viene quasi mai usata l’espressione “Stato d’Israele” e si parla invece di “Terrasanta”, per esprimere una perdurante riserva sulla liceità stessa dell’esistenza dello Stato ebraico.

Se in Italia le radici politico-culturali dell’ostilità contro Israele sono abbastanza chiare, esse possono essere individuate anche a livello europeo. Alcune delle cause presenti in Italia sono le stesse che agiscono negli altri Paesi dell’Europa occidentale. Anche se la sinistra come rappresentanza politica si è indebolita, tuttavia il suo sistema ideologico continua ad avere una forte presa per lo meno in alcuni Paesi, come la Spagna e la Francia. I pregiudizi antisemiti che sono presenti nella cultura di destra continuano ad agire in tutta Europa e anche l’influenza delle Chiese non può essere trascurata. Ma a livello europeo – anzi mondiale – va soprattutto tenuto conto dell’affermarsi della cultura del “politicamente corretto” che ha in larga misura sostituito quella che era la vecchia egemonia culturale del marxismo. Il “politicamente corretto” agisce quasi spontaneamente in senso antiisraeliano dando vita a forma di antirazzismo antisemita, che sembrerebbe una contraddizione in termini e che è invece una realtà ampiamente diffusa.

Se queste sono le radici dell’ostilità contro Israele, appare difficile combattere con efficacia convinzioni così capillarmente diffuse. E tuttavia, come è stato in passato nei casi del nazismo e del comunismo, non si deve mai disperare nelle risorse della ragione e della conoscenza. È una battaglia dura ma che non può essere abbandonata. Non ci si deve mai stancare di far conoscere la realtà del conflitto arabo-israeliano, il costante rifiuto palestinese di giungere a una pace di compromesso, che consenta la realizzazione dell’obiettivo due popoli – due Stati.
I recenti Accordi di Abramo hanno aperto prospettive che modificano profondamente un quadro che sembrava immutabile.

Può sembrare un eccesso di enfasi retorica e tuttavia credo che si possa dire che gli Accordi di Abramo possono rappresentare per il Medio Oriente quello che per l’Europa rappresentò il collo del muro di Berlino. Ci vorrà tempo, naturalmente, perché tutte le conseguenze degli Accordi si facciano sentire e soprattutto sta agli amici di Israele farne comprendere appieno il significato. Ma la strada è stata aperta è appare possibile percorrerla fino a risultati che fino a ieri sembravano impossibili.

Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e nazi cristiano)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2804
Da aggiungersi l'orrendo antisemitismo, antisionismo-antisraelismo dell'ONU
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Re: L'orrore dei cristiani antisemiti e filo nazi maomettani

Messaggioda Berto » dom apr 18, 2021 8:15 am

PAOLO VESCOVO, SERVO DEI SERVI DI DIO, UNITAMENTE AI PADRI DEL SACRO CONCILIO, A PERPETUA MEMORIA, DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA, CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE, NOSTRA AETATE

http://www.vatican.va/archive/hist_coun ... te_it.html

Introduzione

1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino.

I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l'intero genere umano su tutta la faccia della terra (1) hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti (2) finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce (3).

Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.

Le diverse religioni

2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.

Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato.
Così,
nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza.
Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto.
Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri.

La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.
Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.

Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (4).

Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.


La religione musulmana

3. La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l'unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra (5), che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno.

Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.


La religione ebraica

4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo.

La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti.

Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede (6), sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell'esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell'Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l'Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell'ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell'ulivo selvatico che sono i gentili (7). La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso (8). Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell'apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: « ai quali appartiene l'adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria vergine.

Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo.

Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata (9); gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione (10). Tuttavia secondo l'Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento (11). Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » (Sof 3,9) (12).

Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo.

E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo (13), tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo.

E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura.
Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo (cogna contar ke a copar Cristo xe stasti li romani).

La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come segno dell'amore universale di Dio e come fonte di ogni grazia.


Fraternità universale

5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L'atteggiamento dell'uomo verso Dio Padre e quello dell'uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8).

Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.

In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini (14), affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli (15).

Tutte e singole le cose stabilite in questo Decreto, sono piaciute ai Padri del Sacro Concilio. E Noi, in virtù della potestà Apostolica conferitaci da Cristo, unitamente ai Venerabili Padri, nello Spirito Santo le approviamo, le decretiamo e le stabiliamo; e quanto stato così sinodalmente deciso, comandiamo che sia promulgato a gloria di Dio.

Roma, presso San Pietro, 28 ottobre 1965.

Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica.

Seguono le firme dei Padri.

SOSPENSIONE DELLA LEGGE PER I DECRETI PROMULGATI NELLA SESSIONE VII

Il Beatissimo Padre ha stabilito la dilazione della legge, quanto alle nuove leggi che sono contenute nei decreti ora promulgati, fino al 29 giugno 1966, cio fino alla festa dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo dell’anno prossimo.

Nel frattempo il Sommo Pontefice emaner le norme per l’applicazione di dette leggi.

† PERICLES FELICI

Arcivescovo tit. di Samosata
Segretario Generale del SS. Concilio

Firme dei Padri

Io PAOLO Vescovo della Chiesa Cattolica

† Ego ANTONIUS titulo S. Laurentii in Panisperna Presbyter Cardinalis GAGGIANO, Archiepiscopus Bonaërensis.

Ego PETRUS titulo S. Laurentii in Lucina Presbyter Cardinalis CIRIACI.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Mariae de Victoria Presbyter Cardinalis SIRI, Archiepiscopus Ianuensis.

† Ego IACOBUS titulo S. Mariae in Transpontina Presbyter Cardinalis LERCARO, Archiepiscopus Bononiensis.

† Ego STEPHANUS titulo S. Mariae Trans Tiberim Presbyter Cardinalis WYSZYNSKI, Archiepiscopus Gnesnensis et Varsaviensis, Primas Poloniae.

† Ego BENIAMINUS titulo S. Vitalis Presbyter Cardinalis DE ARRIBA Y CASTRO, Archiepiscopus Tarraconensis.

† Ego FERDINANDUS titulo S. Augustini Presbyter Cardinalis QUIROGA Y PALACIOS, Archiepiscopus Compostellanus.

† Ego PAULUS AEMILIUS titulo S. Mariae Angelorum in Thermis Presbyter Cardinalis LEGER, Archiepiscopus Marianopolitanus.

† Ego VALERIANUS titulo S. Mariae in Via Lata Presbyter Cardinalis GRACIAS, Archiepiscopus Bombayensis.

† Ego IOANNES titulo S. Marci Presbyter Cardinalis URBANI, Patriarcha Venetiarum.

Ego PAULUS titulo S. Mariae in Vallicella Presbyter Cardinalis GIOBBE, S. R. E. Datarius.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Honuphrii in Ianiculo Presbyter Cardinalis GARIBI Y RIVERA, Archiepiscopus Guadalajarensis.

† Ego ANTONIUS MARIA titulo S Chrysogoni Presbyter Cardinalis BARBIERI, Archiepiscopus Montisvidei.

Ego CAROLUS titulo S. Agnetis extra moenia Presbyter Cardinalis CONFALONIERI.

† Ego PAULUS titulo Ss. Quirici et Iulittae Presbyter Cardinalis RICHAUD, Archiepiscopus Burdigalensis.

† Ego IOSEPHUS M. titulo Ss. Viti, Modesti et Crescentiae Presbyter Cardinalis BUENO Y MONREAL, Archiepiscopus Hispalensis.

† Ego FRANCISCUS titulo S. Eusebii Presbyter Cardinalis KÖNIG, Archiepiscopus Vindobonensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Athanasii Presbyter Cardinalis SLIPYI, Archiepiscopus Maior Ucrainorum.

† Ego LAURENTIUS titulo S. Leonis I Presbyter Cardinalis JAEGER, Archiepiscopus Paderbornensis.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Crucis in via Flaminia Presbyter Cardinalis BERAN, Archiepiscopus Pragensis.

† Ego MAURITIUS titulo D.nae N.ae de SS. Sacramento et Martyrum Canadensium Presbyter Cardinalis ROY, Archiepiscopus Quebecensis, Primas Canadiae.

† Ego IOSEPHUS titulo S. Teresiae Presbyter Cardinalis MARTIN, Archiepiscopus Rothomagensis.

† Ego AUDOËNUS titulo S. Praxedis Presbyter Cardinalis MCCANN, Archiepiscopus Civitatis Capitis.

† Ego LEO STEPHANUS titulo S. Balbinae Presbyter Cardinalis DUVAL, Archiepiscopus Algeriensis.

† Ego ERMENEGILDUS titulo Reginae Apostolorum Presbyter Cardinalis FLORIT, Archiepiscopus Florentinus.

† Ego FRANCISCUS titulo Ss. Petri et Pauli in Via Ostiensi Presbyter Cardinalis ŠEPER, Archiepiscopus Zagrabiensis.

† Ego IOANNES titulo S. Silvestri in Capite Presbyter Cardinalis HEENAN, Archiepiscopus Vestmonasteriensis, Primas Angliae.

† Ego IOANNES titulo Ssmae Trinitatis in Monte Pincio Presbyter Cardinalis VILLOT, Archiepiscopus Lugdunensis et Viennensis, Primas Galliae.

† Ego PAULUS titulo S. Camilli de Lellis ad Hortos Sallustianos Presbyter Cardinalis ZOUNGRANA, Archiepiscopus Uagaduguensis.

† Ego LAURENTIUS I. titulo S. Clementis Presbyter Cardinalis SHEHAN, Archiepiscopus Baltimorensis.

† Ego HENRICUS titulo S. Agathae in Urbe Presbyter Cardinalis DANTE.

Ego CAESAR titulo D.nae N.ae a Sacro Corde in Circo Agonali Presbyter Cardinalis ZERBA.

† Ego AGNELLUS titulo Praecelsae Dei Matris Presbyter Cardinalis ROSSI, Archiepiscopus S. Pauli in Brasilia.

† Ego IOANNES titulo S. Martini in Montibus Presbyter Cardinalis COLOMBO, Archiepiscopus Mediolanensis.

† Ego GUILLELMUS titulo S. Patricii ad Villam Ludovisi Presbyter Cardinalis CONWAY, Archiepiscopus Armachanus, totius Hiberniae Primas.

† Ego MICHAEL DARIUS MIRANDA, Archiepiscopus Mexicanus, Primas Mexici.

† Ego FRANCISCUS MARIA DA SILVA, Archiepiscopus Bracharensis, Primas Hispaniarum.

† Ego PAULUS GOUYON, Archiepiscopus Rhedonensis, Primas Britanniae.

† Ego HUMBERTUS MALCHIODI, Archiepiscopus Episcopus Placentinus.

Sequuntur ceterae subsignationes.

Ita est.

† Ego PERICLES FELICI
Archiepiscopus tit. Samosatensis
Ss. Concilii Secretarius Generalis
† Ego IOSEPHUS ROSSI
Episcopus tit. Palmyrenus
Ss. Concilii Notarius
† Ego FRANCISCUS HANNIBAL FERRETTI
Ss. Concilii Notarius

NOTE

(1) Cf. At 17,26.

(2) Cf. Sap 8,1; At 14,17; Rm 2,6-7; 1 Tm 2,4.

(3) Cf. Ap 21,23-24.

(4) Cf. 2 Cor 5,18-19.

(5) Cf. S. GREGORIO VII, Epist., III, 21, ad Anazir (Al-Nãþir), regem Mauritaniae, ed. E. CASPAR in MGH, Ep. sel. II, 1920, I, p. 288, 11-15; PL 148, 451A.

(6) Cf. Gal 3,7.

(7) Cf. Rm 11,17-24.

(8) Cf. Ef 2,14-16.

(9) Cf. Lc 19,44.

(10) Cf. Rm 11,28.

(11) Cf. Rm 11,28-29; CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium: AAS 57 (1965), p. 20 [pag. 151ss].

(12) Cf. Is 66,23; Sal 64,4; Rm 11,11-32.

(13) Cf. Gv 19,6.

(14) Cf. Rm 12,18.

(15) Cf. Mt 5,45.
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