Rasixmo contro łi ebreihttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =25&t=1413 http://www.ilfoglio.it/gli-inserti-del- ... e_c372.htmFrancia, cresce l’allarme antisemitismo: ucciso un consigliere comunale ebreo12 gennaio 2016
http://www.linformale.eu/francia-cresce ... nale-ebreoAlain Ghozland, 73 anni, consigliere comunale di Créteil, città francese di circa 90.000 abitanti, è stato trovato morto nel suo appartamento completamente devastato e saccheggiato. Numerose le coltellate sul suo corpo. Anche la sua auto sarebbe scomparsa.
In attesa dei risultati dell’autopsia, le indagini si concentrano sulla pista dell’omicidio di carattere antisemita.
Ghozland, di origini algerine, lunedì scorso non si era presentato in sinagoga facendo allarmare il fratello, che l’ha cercato e poi ne ha denunciato la scomparsa.
Secondo il CRIF, Consiglio dei Rappresentanti Istituzionali Ebrei di Francia, Alain Ghozland era un leader di spicco della comunità ebraica locale.
“La gente è sconvolta. Non sanno cosa pensare e fanno un sacco di domande”, ha dichiarato un suo parente ai giornali francesi. Ghozland aveva condiviso una foto su Facebook in segno di solidarietà contro gli attacchi di Parigi il 14 novembre 2015. Un amico aveva commentato: “Grazie a Dio tu stai bene”.
Il suo omicidio è solo l’ultimo episodio di violenza che vede come vittime gli ebrei francesi, che continuano a lasciare il Paese in massa.
Un esodo senza precedenti. Si stima che circa 8.000 ebrei francesi siano emigrati in Israele nel solo 2015, 1.000 in più rispetto ai 7.000 che hanno lasciato il paese per emigrare nello Stato ebraico nel 2014.
L’antisemitismo è prevalentemente citato come ragione principale che spinge gli ebrei a lasciare la Francia.
Anche prima dei quattro omicidi di Coulibaly nel gennaio 2015 all’Hyperkosher, immediatamente dopo la strage del Charlie Hebdo, le violenze contro gli ebrei francesi hanno destato allarme nelle Comunità.
Nel 2014, una donna ebrea proprio a Créteil è stata violentata e derubata dopo che uomini armati hanno fatto irruzione nel suo appartamento, dicendole di averlo fatto “perché sei ebrea”.
Nel 2012 tre bambini ebrei e un rabbino sono risultati tra le sette vittime di Mohammed Merah, giovane musulmano francese che ha sparato con due pistole diverse in una scuola ebraica di Tolosa.
Francia, paura tra gli ebrei: "Non indossate più la kippah"
Ivan Francese - Mer, 13/01/2016
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/fra ... 12944.html Dopo l'aggressione a colpi di machete di cui è stato vittima un professore ebreo, il capo della comunità religiosa cittadina invita i correligionari ad uscire di casa a capo scoperto per ragioni di sicurezza
È davvero un brutto segnale, quello che arriva da Marsiglia.
Due giorni dopo il ferimento di un professore ebreo da parte di un sedicenne che lo ha attaccato al grido di "Allah e Isis", il capo degli ebrei della città ha sconsigliato i propri correligionari dal farsi vedere in giro con in testa il tradizionale copricaco ebraico, la kippah.
Il presidente del Concistoro israeliano della città francese, Zvi Ammar, ha motivato la sua scelta con la necessità di garantire la sicurezza di tutti gli ebrei marsigliesi.
"Oggi, di fronte alla gravità degli eventi, bisogna prendere decisioni straordinarie e, per quanto mi riguarda, la vita è più sacra di qualsiasi altro criterio", ha spiegato Ammar.
LA VITA DEGLI EBREI IN FRANCIA E' IN PERICOLO E NOI NON CI STIAMO
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfusIl presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, Zvi Ammar, ha invitato i suoi correligionari "a non indossare la kippah in strada per non essere riconosciuti come ebrei".
"Lancio questo appello con dolore", ha detto Ammar al quotidiano la Provence, all'indomani dell'aggressione a colpi di machete contro un insegnante ebreo di questa città francese. Il professore è stato ferito a coltellate da un sedicenne, poi arrestato, che ha detto di aver agito a nome dello stato Islamico.
Non mettere la kippah, il copricapo religioso indossato dagli uomini
ebrei, "può salvare delle vite umane e niente è più importante di
questo", ha detto Ammar, spiegando di essersi consultato ieri sera con il gran rabbino Ohana. "E' triste arrivare a questo nel 2016 in un paese democratico come la Francia - ha proseguito Ammar - ma di fronte ad una situazione eccezionale bisogna prendere misure eccezionali. Non voglio che si muoia a Marsiglia perchè si porta una kippah in testa... Io stesso questo sabato, per la prima volta nella mia vita, non porterò la kippah per andare in sinagoga".
Con questo post segnaliamo il nostro profondo sconforto e senso di angoscia nell'apprendere il reale stato dell'antisemitismo in Francia - e nel resto d'Europa - e siamo qui per non abbassare la nostra testa davanti a tutto questo.
Condividi sulla tua bacheca questo post ed esprimi la tua solidarietà a quanti, oggi, non possono professare liberamente e pacificamente il proprio credo religioso.
Al sabo, nando fora de caxa, atei aidołi e cristiani, metemose tuti el kippah.
Di sabato, uscendo di casa , atei, aidoli e cristani, mettiamoci tutti il kippah.Una kippah contro la resa dell’occidenteIn Francia si consiglia agli ebrei di non usare simboli religiosi, per non provocare. Più che il velo, ora serve la testa. Appello per una giornata della kippah. Chi ci sta?
di Claudio Cerasa | 14 Gennaio 2016
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/01/1 ... e_c393.htmLa colpa è nostra, naturalmente, e se c’è un islamista che si fa esplodere a Mosul, un terrorista che uccide vignettisti, un fondamentalista che accoltella israeliani, una coppia di integralisti che fa una strage in un centro disabili, un uomo che a nome dell’Isis spara tredici colpi di pistola a un poliziotto di Philadelphia, la responsabilità è sempre dell’occidente mascalzone che, con il linguaggio, con le parole, con le guerre, con le bombe, non fa altro che provocare, in ogni angolo del mondo, la reazione del jihadismo e dell’integralismo di matrice islamista. Siamo noi che provochiamo, ovvio, non sono loro che agiscono, e forse, chissà, il modo migliore per non provocare questa reazione è quella di ritirarsi, di farsi da parte, di nascondersi, di fare di tutto per non innescare una possibile contro azione. E dunque meglio non parlare di islam, dice il progressista collettivo, meglio non fare sciocchezze, meglio non chiamare le cose con il loro nome. Meglio, molto meglio, preoccuparsi di far calare un velo ipocrita sulle radici del male e della violenza. Meglio, molto meglio, formulare appelli accorati contro la dilagante emergenza mondiale dell’islamofobia. Meglio, dunque, non parlare dei problemi veri, del rapporto che esiste tra uso della violenza e interpretazione dell’islam. E meglio, in definitiva, farsi da parte per evitare problemi. La ritirata culturale dell’occidente è un tema purtroppo presente con una certa costanza nella quotidianità delle cronache mondiali ma quando la ritirata si trasforma in una resa occorre smetterla di fischiettare, occorre smetterla di far finta di nulla e occorre semplicemente guardare la realtà con occhi diversi.
Mettiamoci la kippah, no? E’ successo questo. Tre giorni fa a Marsiglia, nell’indifferenza dei grandi giornali, un insegnante che indossava la kippah è stato aggredito mentre si avvicinava alla Sinagoga. Il giorno dopo il concistoro israelitico di Marsiglia – nella stessa Francia che nel 2015 ha registrato l’84 per cento di attacchi antisemiti in più rispetto all’anno precedente e nella stessa Europa dove i veli islamici proliferano, dove le donne sono pronte a coprirsi il volto per protestare contro l’islamofobia, dove i simboli cristiani vengono nascosti in nome del politicamente corretto, dove i presidi di alcune scuole, ad Amsterdam, hanno dato la propria disponibilità a eliminare dal calendario scolastico un giorno di festività cristiana per sostituirlo con uno caro ai fedeli di religione islamica – ha invitato i fedeli della comunità ebraica a rassegnarsi, a non provocare e a non indossare più la kippah “in attesa di giorni migliori”. Haïm Korsia, Gran Rabbino di Francia, si è dissociato dal concistoro di Marsiglia, affermando che “Noi continueremo a portare la kippah”, ma il dato resta, il trend è drammatico e la potenza dei simboli ha un valore universale. Secondo un sondaggio di qualche tempo fa della European Union’s Fundamental Rights Agency, un terzo degli ebrei in Europa ha già rinunciato a indossare simboli religiosi per paura di farsi riconoscere. Lo scorso anno, a febbraio, un appello simile a quello arrivato dal Concistoro di Marsiglia fu formulato dal presidente del consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, che invitò gli ebrei a “evitare la kippah dove ci sono molti musulmani”.
E il tema ci sembra dunque evidente: si può accettare di passare da una ritirata tragica a una resa drammatica senza smuovere un dito, senza fare nulla, senza combattere, senza protestare, senza far suonare un campanello d’allarme che ci porti a capire che non si può continuare a ignorare che il rispetto di alcune identità religiose (avete capito quali) ci sta portando a coprire con un velo, letteralmente a nascondere, altre identità religiose (avete capito quali)? No che non si può. Un ebreo che si nasconde per paura di essere riconosciuto come ebreo è l’emblema perfetto di un mondo che costringe l’occidente a nascondersi per paura di provocare la reazione di chi vuole accoltellare l’occidente. Il primo febbraio verrà celebrato il World Hijab Day, la Giornata mondiale del velo islamico. Bene. Noi, nel nostro piccolo, quest’anno trasformeremo il 27 gennaio, la Giornata della memoria, nella nostra e nella vostra Giornata della kippah. Gli ebrei non devono nascondersi. L’occidente non deve nascondersi. Noi ci mettiamo la faccia. Se volete metterla anche voi inviate al Foglio la vostra foto a
kippah@ilfoglio.it: la kippah ve la regaliamo noi.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfusIl rabbino di Venezia: «Noi non toglieremo la kippah»Scialom Bahbout detta la linea dopo le aggressioni in Francia ad ebrei con il tradizionale copricapo religioso.
Episodio di intolleranza denunciato nei pressi di Santa Lucia: «Sono stato minacciato in lingua araba» di Nadia De Lazzari
15 gennaio 2016
http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/ ... refresh_ceVENEZIA. «Mi trovavo nei pressi della stazione ferroviaria Santa Lucia quando mi si è avvicinato un uomo, un arabo, che con tono minaccioso mi ha insultato indicando la mia kippah (il copricapo simbolo della cultura e della religione ebraica). A quelle parole non ho risposto e ho tirato dritto. È la prima volta che mi succede. Ne parlerò al rabbino capo della Comunità ebraica Scialom Bahbout». L’episodio è successo giovedì 14 a S.C., veterinario originario di Cagliari e domiciliato in città. A S.C. è subito venuto in mente quello che è successo a Marsiglia, dove il presidente del concistoro ebraico, dopo la terza aggressione a un ebreo, ha chiesto ai correligionari di togliersi la kippah per ragioni di sicurezza. «Anche qui forse sta cambiando qualcosa» commenta il veterinario «Anni fa non conoscevo Venezia e giravo con una mappa. Il clima era di grande cordialità, tutte le persone erano cordiali, non vorrei cambiasse qualcosa».
S.C. spiega che finora ha sempre indossato la kippah. «Finché si può ancora fare preferisco metterla, certo se ad ogni passo devo rischiare coltellate la toglierò. La sicurezza della vita è più importante. Nel pensiero ebraico c’è una corrente diversa: dice di distribuirla in giro per farla indossare a tutti».
Sulla questione interviene senza esitazioni il Rabbino capo della Comunità ebraica Scialom Bahbout. Le sue parole sono ferme, cita il Papa: «Non solo gli ebrei devono andare con la kippah, ma tutti devono indossarla seguendo anche l’esempio di Papa Francesco. Questa è la soluzione: tutti con la kippah come il re della Danimarca e l’intero popolo che a suo tempo con coraggio si misero ben visibile sui cappotti la stella gialla rifiutandosi così di introdurre l’obbligo per i soli ebrei di portarla perché non ci deve essere discriminazione. Se si arriva a questo punto hanno vinto gli altri. So che è una provocazione, ma alle provocazioni si risponde con un tono altrettanto provocatorio».
Nicola Giunta, calabrese, ingegnere, da pochi mesi abita in laguna, non sottovaluta la questione. «È inutile dire che la kippah non è un problema. Sta diventando un problema di sicurezza perché non si sa mai chi si incrocia per strada. Io la porto, non nei luoghi di lavoro. Personalmente per ragioni di sicurezza la sostituirei con un cappello. Quando c’è il dubbio o non si mette o si copre».
Di differente opinione è Yehudah Nuson Leib Cristofoli. Il cinquantenne veneziano non solo ha la kippah, anche altri segni ebraici, quali i tzitziot (frange) e i peyot (lunghi riccioli ai lati del viso). «Sono un Chassid, il primo e unico in città e la kippah la tengo» afferma deciso «Nascondendosi non aumenta la sicurezza, si si indebolisce davanti a se stessi e di fronte agli altri. Una persona deve essere quella che è. Se questi malvagi vogliono colpire è sufficiente sfogliare l’elenco telefonico. Piuttosto la Francia ha un problema che deriva dall’Illuminismo: non accetta Ebraismo e Islam».
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