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I sinistri di Israele, nazi comunisti israelianiLa seconda Repubblica La vittoria di Netanyahu Il veleno degli sconfitti12 aprile 2019
Gideon Levy
http://www.italiaisraeletoday.it/la-sec ... Boyq2WItFAMartedì 9 aprile 2019 è nata la seconda repubblica di Israele. Sarà diversa dalla precedente. La prima repubblica ha ottenuto risultati impressionanti accompagnati da bugie e inganni. La seconda farà a meno di qualsiasi messinscena. Il nuovo Israele non avrà più bisogno di travestimenti. Con la vittoria in pugno e una popolarità crescente, Benjamin Netanyahu sarà in grado di annunciare la nascita della seconda repubblica, creata a sua immagine. Sia dato a Cesare quel che è di Cesare. Nessuno potrà più dire che quest’uomo non ha lasciato il segno sul paese e sulla regione.
La nuova repubblica non nasconderà più quanto succede a casa sua né cercherà di costruirsi un’immagine più accettabile. La prima repubblica era caratterizzata da una miscela di realtà e inganno: unica democrazia del Medio Oriente ma dotata all’inizio di un governo militare nei territori arabi e poi di una dittatura militare nei territori occupati; beniamina del mondo libero ma anche ultimo regime coloniale del mondo; è una stimata esponente della famiglia delle nazioni, ma al contempo viola quasi ogni legge internazionale e non annette i territori occupati in modo da creare un falso senso di provvisorietà; si vanta dello stato di diritto e della corte suprema che operano nel paese, ma possiede due diversi ordinamenti fondati sulla nazionalità: è ebraica e democratica ma ha in sé un’intrinseca contraddizione, impossibile da risolvere.
Tutto questo è finito. Il prossimo governo sarà in continuità con il precedente, ma più forte, più ultranazionalista e razzista, meno legittimo e democratico. E sarà, va ammesso, più coerente riflesso della realtà.
Il 9 aprile gli elettori hanno proclamato a gran voce il loro sostegno a questo Israele. La scelta non era così difficile come può essere sembrato ad alcuni: era la scelta tra un governo di generali, che avrebbero dato seguito alla mascherata, con il plauso del mondo e degli israeliani illuminati, e un altro governo Netanyahu che modellerà Israele a sua immagine e somiglianza, senza scuse o messinscene.
Le cose appariranno in maniera diversa. L’incendio che ha cominciato ad ardere col precedente governo si diffonderà. Tribunali, stampa, gruppi di difesa dei diritti umani e la comunità araba lo sentiranno presto sulla propria pelle.
Alcuni editoriali in questo giornale non saranno più pubblicati, per legge. Sarà proibito, per esempio, criticare i soldati israeliani. Qualcuno è contrario? Sarà vietato sostenere un boicottaggio di Israele. L’aeroporto Ben-Gurion sarà ancora più inaccessibile per i detrattori del regime. Le ong saranno vietate. Gli arabi saranno ancora più emarginati di oggi, mentre ci avviamo verso la creazione di uno stato ebraico con legislatori unicamente ebraici. La rappresentanza degli arabi alla Knesset potrebbe presto riflettere sparire. E naturalmente c’è l’annessione di una parte della Cisgiordania in arrivo dietro l’angolo.
Questo succede quando si ha a che fare con il Likud. Questo succede quando le elezioni riguardano solo Netanyhau, l’essere con lui o contro di lui. Questo succede quando i due principali partiti fanno a gara nelle loro affermazioni razziste contro gli arabi.
Se c’è un luogo nel quale Benny Gantz, il candidato della coalizione centrista, dovrebbe immediatamente andare è una città vicino a casa sua, Kafr Qasem, per chinare la testa e chiedere scusa ai cittadini arabi di cui ha insultato i rappresentanti. Gantz ha perso anche perché ha preso le distanze da questa comunità, umiliandola come se fossero dei lebbrosi, proprio come ha fatto Netanyahu. La vendetta degli elettori arabi è la punizione toccata in sorte a noi tutti.
Ma forse non è una punizione. Forse la realtà è comunque preferibile. Lasciamo che il mondo osservi e giudichi. Lasciamo che gli israeliani progressisti osservino e giudichino, decidendo se è possibile continuare a vivere con questa accondiscendenza, fingendo di non vedere.
Lasciamo che in Europa, nel Partito democratico americano e nei quartieri liberal di Tel Aviv continuino a osservare tutto questo. Forse l’annessione dell’area C in Cisgiordania senza la concessione della cittadinanza israeliana ai cittadini arabi, l’approvazione di altre leggi sullo stato-nazione, la chiusura delle organizzazioni non governative e la censura delle istituzioni culturali riusciranno a ottenere quello che, in tutti questi anni, l’incapacità di ammettere la realtà non è riuscita a ottenere.
Forse tutto questo risveglierà finalmente un’opposizione che per molti anni pochissimi hanno desiderato. Haaretz, di fatto, non ha pubblicato un necrologio dopo le elezioni. Ma il giorno precedente una dolce illusione era morta. Forse è meglio così.
Un altro ebreo sinistro
L’utopia della convivenza fra gli arabi e gli ebrei …12 aprile 2019
Benny Morris
Aldo Cazzullo
http://www.italiaisraeletoday.it/lutopi ... DMynqLQxbYBenny Morris ha l’età di Israele. Nato nel 1948 nel kibbutz di Ein HaHoresh, con il suo libro Righteous Victims — pubblicato in Italia da Rizzoli con il titolo Vittime : 941 pagine di sofferenza ma anche di piacere intellettuale — ha cambiato il nostro modo di pensare la storia del Medio Oriente.
Professor Morris, perché ha vinto Netanyahu? «A causa della demografia: ortodossi e sefarditi fanno più figli, e quasi tutti votano a destra. E per responsabilità degli arabi israeliani: molti odiano Israele e non votano, favorendo lo statu quo».
A Gerusalemme non cambierà nulla, quindi? «Al contrario. Cambierà tutto».
Perché? «La vittoria di Netanyahu è una vittoria di Pirro. Entro un anno gli scandali e i processi lo costringeranno a dimettersi».
Chi gli succederà? «Un altro uomo del Likud. Non so chi».
Come passerà alla storia Netanyahu? «Be’, la maggioranza degli storici sono di sinistra, quindi ne scriveranno male…».
Lei viene da sinistra ma ne è stato molto criticato, quindi il suo giudizio è obiettivo. «Lo considero un cattivo leader e un uomo corrotto. Anche se gli vanno riconosciuti alcuni meriti. È stato cauto: non ha fatto guerre inutili; e non ha corso rischi bombardando l’Iran».
Cosa accadrà dopo di lui? «Può accadere di tutto. Le cose possono migliorare ma pure peggiorare. Di sicuro, l’idea che il Medio Oriente sia immobile è un abbaglio clamoroso. Tenga conto che siamo alla vigilia di un cambiamento anche nel campo avverso».
Abu Mazen è finito? «Sì. Sarà presto sostituito. Non so dirle se il suo erede sarà più moderato o più radicale».
Israele non è mai stato così sicuro? O l’Iran può minacciarlo? «Israele è sempre in bilico. Sono certo che l’Iran stia proseguendo il suo programma nucleare. Va fermato».
Come? «Ci sono soltanto due strade. Sanzioni severe che ne blocchino l’export e mettano in ginocchio l’economia. O le bombe. Poi c’è l’altra grande minaccia».
Quale? «I palestinesi. Non hanno mai rinunciato a distruggere Israele. La pace è impossibile, perché per fare la pace ci vuole un partner. E come fai con uno che vorrebbe sgozzarti?».
Abraham Yehoshua pensa a uno Stato in cui ebrei e arabi possano convivere. «È un’utopia. Ci sono luoghi come Hebron in cui ebrei e arabi si ammazzano tra loro da centinaia di anni. Come possono stare insieme? Il Muro, la separazione sono una dolorosa necessità».
Ben Gurion disse nel 1938: «Noi stiamo difendendo le nostre vite. Ma sul piano politico, siamo noi che attacchiamo, e loro che si difendono». «Ben Gurion aveva ragione. Ma ora quel ragionamento non vale più. Israele ha creduto davvero alla pace. I palestinesi no».
Per questo la sinistra israeliana non esiste più? «Sì. Rabin e Barak si fidarono di Arafat. La disillusione è stata terribile».
Rabin assassinato. Sharon che cade in coma dopo il ritiro da Gaza. Sembra che il diavolo in questa terra meravigliosa e tragica ogni tanto infili la coda. «Non serve il diavolo, fanno già tutto gli uomini. Anche se la malattia di Sharon è stata davvero una disgrazia, anche politica. Credo che, dopo Gaza, si sarebbe ritirato anche da parte della Cisgiordania».
Con Sharon in «Vittime» lei non è tenero. «Ma lo considero uno dei più grandi comandanti militari che Israele abbia mai avuto. Passare il Canale di Suez sulle zattere, sotto il fuoco dell’artiglieria egiziana, la pioggia di missili sovietici e i Mig 21 che mitragliano a bassa quota, richiede una certa personalità».
E Dayan? «Quando i siriani sembravano vicini a sfondare sul Golan, e già vedevano il Lago di Tiberiade e la Valle del Giordano, Golda Meir perse la testa. È possibile che abbia ordinato di armare missili a lunga gittata con testate nucleari. A quel punto l’Urss avrebbe reagito e chissà come sarebbe finita. Dayan allora rivolse un messaggio ai carristi: “Voglio che teniate duro fino all’ultima cartuccia. Vi state battendo come i Maccabei. Se non vi farete piegare, rimarremo padroni del Golan”».
Era il 9 ottobre 1973. Non si fecero piegare. «Contrattaccarono e giunsero a trenta chilometri da Damasco, fermati dal corpo di spedizione iracheno. Metà dei nostri 2.300 caduti nella guerra del Kippur erano carristi».
Lei scrive che il 4 ottobre un agente segreto al Cairo aveva avvertito Israele che la guerra sarebbe cominciata «dopodomani alle 18». «Invece gli egiziani attaccarono alle 14, l’aviazione non si mosse — e lì Dayan sbagliò —, fummo colti di sorpresa. La notizia era giusta. L’ora era sbagliata».
Il Mossad si convinse che l’errore fosse deliberato, e l’agente facesse il doppio gioco. «Io invece credo che fosse leale. Infatti i capi dell’intelligence furono rimossi. E alla fine saltarono pure Dayan e Golda Meir».
Ancora una cosa. Trump può dare una mano, o combinerà solo guai? «Trump è del tutto imprevedibile. Questa è la sua forza, e la nostra condanna. Prepariamoci a ogni eventualità».
Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste viewtopic.php?f=197&t=2802Come fanno a guardarsi allo specchio? Netanyahu ha vinto con una mano legata dietro la schiena14 aprile 2019
Dror Eydar *
http://www.italiaisraeletoday.it/come-f ... -zfLCFT95ULa vittoria di Benjamin Netanyahu questa volta è maggiore delle sue precedenti quattro. È una vittoria di proporzioni epiche, quasi bibliche. L’ho detto all’inizio della campagna: Netanyahu affronterà tutte le istituzioni della vecchia élite: il sistema legale, la maggior parte dei media, il mondo accademico, l’establishment della difesa e persino i vecchi socialisti sono risorti dalla morte formando il quartetto blu e bianco per sconfiggerlo. E nessuno poteva. “Jacob fu lasciato tutto solo, e là un uomo lottò con lui fino allo spuntare del giorno. … Non poteva sopraffare Giacobbe “(Genesi 32: 25-26). Solo che questa volta, Benjamin non era solo; era circondato da masse che erano grate per il suo lavoro a nome della gente e del paese e lo difendevano con i loro voti.
Il verso biblico che mi girava per la testa durante la notte, mentre i risultati finali venivano raccontati, era “Così il popolo riscattò Jonathan in modo che non morisse” (I Samuele 14:45). Nella guerra di Israele contro i Filistei, il re Saul fece giurare ai suoi soldati di non mangiare finché non fossero alla ricerca del nemico. Suo figlio Jonathan, che in una audace missione fece fuggire i filistei e provocò l’inizio della loro sconfitta, non sapeva del giuramento e assaggiò un po ‘di miele che trovò nelle foreste.
Per farla breve, Saul aveva bisogno che suo figlio morisse, ma il popolo non avrebbe accettato quell’approccio purista – Jonathan aveva fatto così tanto per riscattare la gente, e anche se qualche studioso legale o un altro avesse deciso di aver infranto la lettera della legge, lui non poteva essere danneggiato a causa di quel purismo: “Allora il popolo disse a Saul ‘, morirà Jonathan, chi ha operato questa grande salvezza in Israele? Lontano da esso! Come il Signore vive, non ci sarà un capello della sua testa cadere a terra, perché oggi ha lavorato con Dio “. Così la gente riscattò Jonathan in modo che non morisse “.
Suggerisco di non dare speranza all’introspezione da parte dei media e della sinistra in Israele per il risultato di queste elezioni. Scrivo da circa 25 anni e ho imparato che nessuno sta veramente ascoltando i nostri argomenti più profondi. Siamo solo delle statistiche che li infastidiscono nella loro immaginaria battaglia per sistemare le cose e riorganizzare la gloria dei governi socialisti nel corso degli anni.
Per loro, gli ultimi decenni sono solo un blip, un contrattempo, storico e molto presto ora, in alcune elezioni o in quella successiva o anche in quella attuale, il pubblico si sveglierà e si sottometterà alla propaganda quotidiana di un piccolo gruppo, importante ai suoi occhi, che crede veramente che detenga il monopolio della saggezza e della moralità e giudichi la realtà.
Ho visto un post di Avri Gilad ai suoi colleghi dei media, esortandoli a smettere di insultare il pubblico e lasciar perdere la loro persecuzione senza fine di Benjamin Netanyahu. Era una chiamata per onorare la decisione delle persone e la loro visione del mondo. Ha provato invano. Non succederà.
Perché ciò accada, avrebbero bisogno di auto-riflessione, di guardarsi allo specchio e ammettere il loro errore. Ciò non può accadere con persone che si vedono come lo specchio in cui noi, i non intelligenti, dobbiamo guardare per scoprire la radice del nostro errore.Non c’è alcuna possibilità di introspezione per le persone che sono convinte con ogni fibra del loro essere che sono semplicemente un canale per la segnalazione rigorosa della realtà così com’è: ma la realtà è che sono attivisti politici come tutti gli altri.Non vi è alcuna situazione in cui i giornalisti convinti di essere liberali e democratici, mentre in realtà il loro liberalismo è unilaterale e non si applica a chiunque non sia d’accordo con loro, guarderà dentro di sé.
Non vi è alcuna possibilità che le persone si guardino dentro quando sposano ancora la dottrina di Oslo quando, di quando in quando, la realtà contraddice le loro assunzioni di base e ancora non riescono ad essere modesti quando si parla di storia. Non c’è situazione di introspezione per coloro che parlano solo politici di destra e quasi mai di intellettuali di destra, al punto da diventare un boicottaggio sommerso, sui loro programmi. La risposta non è quella di integrarsi in entità esistenti, ma solo di stabilire alternative.
Il giorno in cui Ehud Barak vinse le elezioni del 1999, il giornalista Amnon Abramovich disse: “Benjamin Netanyahu è fuori dal palcoscenico della storia senza lasciare alcun segno, senza alcun risultato reale; sarà una nota a piè di pagina, se mai, nella storia dei primi ministri israeliani. ”
Abramovich non ha mai imparato la lezione. Questa settimana, dopo che il risultato è stato ufficializzato, ha detto: “Non credo che Benjamin, il figlio di Benzion Netanyahu, trasformerà la residenza del Primo Ministro in una città di santuari.” Non credo neanche io a quello che Abramovich va dicendo. Non credo che il suo fare giornalistico sia basato su considerazioni morali.
Più di altri giornalisti, è un giocatore politico identificato con il campo avversario. La politicizzazione del suo lavoro ha spianato la strada a molti che sono venuti dopo di lui per comportarsi allo stesso modo. In contrasto con ciò che dice, l’istituzione dell’immunità politica non è una “città santuario”, ma è progettata per onorare la decisione degli elettori e consentire al leader eletto di lavorare per il bene del popolo e della nazione, senza un gruppo di funzionari che fanno della sua vita una miseria e dei raggi attaccati alle ruote.
Anche prima che tutti i voti venissero contati, l’ufficio del procuratore di stato si è affrettato a scoprire che il procuratore generale avrebbe informato il primo ministro che potevano esserci delle difficoltà nel portare il leader di Shas Arye Deri nella coalizione. Nelle prossime settimane assisteremo a nuovi attacchi a Netanyahu da parte dell’accusa e del sistema giudiziario.
Di conseguenza ci saranno fughe di notizie sui media; non c’è nulla di “innocente” in questo, e la purezza del governo non viene esaminata, ma piuttosto la scelta del popolo. Potremmo aver partecipato a elezioni democratiche questa settimana, ma l’ultima parola non riguarda le persone, ma piuttosto i funzionari che si sono autoproclamati guardiani del piccolo gruppo che sta perseguitando Netanyahu. Tutte le sue grandi conquiste sono state fatte con una mano legata dietro la schiena.
I media riflettono le posizioni di un élite specifica a cui appartiene il sistema giudiziario, e non possiamo nemmeno aspettarci alcuna insolita introspezione da loro.
La Corte Suprema continuerà a controllare la scelta dei cittadini e continuerà a violare l’equilibrio tra il ramo legislativo ed esecutivo e giudiziario del governo, a meno che il prossimo governo non prenda provvedimenti per cambiare la situazione e ripristinare parte del potere che è stato tolto la gente. Tuttavia, possiamo sicuramente aspettarci l’introspezione dell’avvocato generale Avichai Mendelblit. “Vox populi, vox Dei”: quello che dice la gente, va.
I casi in cui Netanyahu sarebbe stato accusato dipendono da norme poco chiare e accordi governativi che per anni sono rimasti intatti dal sistema legale, che li ha lasciati al pubblico per giudicare. E il popolo ha detto la sua: dopo una lunga campagna di accuse, fughe e incriminazioni, ha deciso di votare per Netanyahu, per “riscattarlo”. Sarebbe sbagliato annullarlo e dipendere da un’interpretazione giuridica controversa che danneggerebbe il voto popolare e la sua chiara scelta. Dobbiamo ripristinare la fiducia del pubblico nel sistema legale. La legge è molto chiara quando si tratta del primo ministro: non deve dimettersi se incriminato. Tuttavia, Mendelblit potrebbe salvarci quella battaglia.
Al comando di “consulenti strategici”, il discorso mediatico si concentrava sul lamentarsi della “superficialità della campagna politica”, su come stesse andando in discesa, su come non c’erano dibattiti approfonditi sull’ideologia, solo calunnia.
Quando abbiamo incontrato per la prima volta un articolo dalla sinistra che rispettava la visione del mondo conservatore-destra e onestamente valutato i risultati degli ultimi governi Likud? Quando abbiamo visto per l’ultima volta un articolo di giornale, un editoriale televisivo o anche un post online sui social media che ha parlato di Benjamin Netanyahu come un ideologo, un leader che stava attuando una visione ben ponderata in conformità con il mandato degli elettori che lo elessero ? Ho provato a ricordare ma non sono riuscito a trovare alcun esempio.
Un attimo dopo che i risultati delle elezioni sono stati annunciati, sono aumentati i post pieni di rabbia nei confronti degli abitanti del sud, che nonostante la difficile situazione a Gaza e le abituali molestie dei razzi Qassam e palloncini dolosi hanno votato per lo più il Likud. “Ora non lamentatevi più…” Questa frase riassume la rabbia di sinistra contro di loro. L’assunto di fondo è che queste persone sono stupide e poco sagge, che non hanno una visione del mondo ampia. E’ l’arroganza di un certo gruppo che non ha mai visto la visione del mondo della destra come legittima.
Gli insulti e le comparazioni del governo di destra israeliano con i governi fascisti di destra in Europa e persino la destra neonazista sono diventati comuni. Anche sui social media, di solito troviamo un’immagine distorta di argomenti e dibattiti. A destra, viene pubblicato un articolo o commento di sinistra e la gente ne discute; a sinistra invece si parla principalmente delle personalità dei funzionari eletti a destra e ne fanno l’obiettivo degli abusi.
Per loro, Benjamin Netanyahu è il leader del demonio, il cavaliere oscuro, l’uomo di cui non si deve discutere le opinioni, ma che deve ricevere ogni tipo di insulto mai lanciato a qualsiasi leader del nostro popolo. Quanta vergogna, disprezzo e scherno verso qualcuno che ha dedicato la sua vita a rendere Israele forte, a rafforzare la sua economia, a glorificare il suo nome nel mondo, un primo ministro a cui molti cittadini israeliani sono grati per il suo lavoro a loro nome. Insultandolo costantemente e sistematicamente, anche i suoi elettori e sostenitori vengono insultati.
Esiste una connessione diretta tra gli elettori e il loro leader eletto. Il popolo non è cieco; capisce che il disprezzo per il loro leader è effettivamente un disprezzo per loro per aver continuato a votare per lui. E i risultati lo riflettono.
C’è stato poi il fallimento della politica dell’identità. Il pensiero che si voti per i rappresentanti di vari settori della società – ebrei di Mizrahi, moshavniks, omosessuali, donne, arabi, etiopi o russi – non ha dimostrato di essere vero. Il voto per la destra era per un percorso e una visione del mondo. A sinistra, la campagna si basava principalmente sull’identità del candidato principale della destra, in altre parole sugli attacchi a Netanyahu e sulla differenziazione da lui (“Chiunque tranne Bibi”).
Ma uno sguardo approfondito, dopo che tutto il rumore è calato, mostra che anche qui il voto era per un percorso e una visione del mondo. Il pubblico affronta le idee che i leader portano con sé e meno alla loro collocazione sociale. A parte il fallimento della politica dell’identità, dobbiamo ammettere che anche la demografia ha avuto un ruolo. Signore e signori di sinistra, hanno più figli.
Dopo la campagna, dopo le grandi dispute, dobbiamo pulire la scrivania e ascoltare. Ho parlato della scelta di rifiutare la destra. D’altra parte, non dobbiamo ignorare l’impressionante fenomeno dei voti per la lista blu e bianca. Tre partiti hanno unito le forze e hanno ottenuto il sostegno di oltre un milione di cittadini. Anche qui, quello che dice la gente vale.
Il governo di destra dovrebbe considerare i modi di cooperare con quel gruppo importante. Discorso a parte per Yair Lapid: il ruolo di un’opposizione responsabile non è “rendere miserabile la vita del governo”. È lecito criticarlo duramente, obiettare, suggerire alternative. È anche possibile unirsi a esso e lavorare insieme per il bene dei cittadini e della nazione. Siamo ormai quasi Pasqua, il nostro compleanno nazionale, quando siamo nati come popolo. Ricordiamolo.
Infine, nella notte successiva alle elezioni, un versetto della poesia di Nathan Alterman “Night of Parking” mi ha risuonato nella testa: “Tempo di guerra. L’immagine di queste cose / era l’immagine della meraviglia cantata nelle poesie / Come strappare un filo dalla cera di una candela / tirerà l’anima di una generazione, e nel campo seminare / Ricordare, non solo per la cattiveria, giorni orribili.