Canan, Pałestina, Judea, Ixrael

Re: Canan, Pałestina, Judea, Ixrael

Messaggioda Berto » gio mag 24, 2018 7:35 am

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Re: Canan, Pałestina, Judea, Ixrael

Messaggioda Berto » gio mag 24, 2018 7:36 am

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Re: Canan, Pałestina, Judea, Ixrael

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 9:02 am

Il Governo Ebraico di Gerusalemme (614-619)
2014/01/15

http://zweilawyer.com/2014/01/15/govern ... me-614-619

Pochi sanno che, fra 614 e 619, Gerusalemme fu retta da un governo ebraico (costituito e protetto dal re persiano Cosroe II). Per ricostruire le vicende relative a quel periodo, ho utilizzato molto una delle riviste più interessanti disponibili online, ovvero Porphyra: International academic journal in Byzantine Studies e, in particolare, un articolo apparso sull’ultimo numero: M. Rizzotto, L’ultima guerra giudaica contro l’Impero Romano. Beniamino di Tiberiade e lo scontro/incontro con Eraclio.

Voglio inoltre ricordare che questo articolo riguarda solo una piccola parte dell’ultimo segmento (602-628) della secolare guerra fra Romani e Sasanidi.

Fatta questa premessa, passiamo alla trattazione di una storia dimenticata, quella della strana alleanza fra Sasanidi ed Ebrei per strappare Gerusalemme ai Romani.

In Giudea e Samaria (poi Palestina), la convivenza fra Ebrei e popolazione greco-romana (e fra Samaritani e romani) non fu mai particolarmente felice (vedi box sotto). Fu però con Costantino che i rapporti si deteriorano in maniera irreversibile e si formò in maniera netta la contrapposizione fra Cristiani ed Ebrei. In questo senso, l’Imperatore non fu di grande aiuto, visto che dopo il Concilio di Nicea (325) definì gli Ebrei “assassini del profeta” e “assassini di Dio”. Le cose non andarono meglio negli anni successivi (eccezion fatta per il barlume di speranza acceso da Giuliano l’Apostata) e anzi, dopo la rivolta repressa nel sangue dal Cesare d’Oriente Costanzo Gallo, le cose peggiorarono ulteriormente (agli Ebrei fu tolto il diritto di avere schiavi cristiani, sposarsi con cristiani, ecc.).

Il potere cristiano continuava a crescere e negli Ebrei si genererò un’attesa messianica piuttosto forte. Dopo una grande rivolta attorno al 578, repressa nel sangue da Costantinopoli, gli Ebrei iniziarono a vedere i Sasanidi come possibili liberatori dal giogo romano-cristiano.

Le Guerre Giudaiche
Con il termine “Guerre giudaiche” si intendono i tre interventi militari portati avanti dai Romani nei confronti della popolazione di Giudea, Galilea e Samaria in rivolta. Il riassunto fatto dalla pagina wikipedia mi sembra esaustivo:

la prima, nel 66–70, interessò parte del territorio ora conosciuto come Palestina. Iniziò sotto il regno di Nerone e terminanò sotto il regno di Vespasiano, culminando nella distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme ad opera di Tito, figlio di Vespasiano ed imperatore di Roma dal 79 all’81;
la seconda, nel 115–117, chiamata anche “guerra di Kitos”, interessò le città della Diaspora, iniziando e concludendosi sotto il regno di Traiano;
la terza, nel 132–135, interessò parte del territorio ora conosciuto come Palestina, iniziando e concludendosi sotto il regno di Adriano. Fu sostenuta da Simone Bar Kokhba, che si credeva il Messia. Dopo questa, i Romani eliminarono la denominazione di Iudaea, Giudea, e adottarono quella di Syria Palaestina, in modo da tagliare il legame fra la regione ed i suoi abitanti storici, gli ebrei, e crearne uno con i Filistei, popolazione dell’Egeo stabilitasi sulla costa di Canaan e storica nemica degli Ebrei

La comunanza di intenti fra Sasanidi ed Ebrei giunse ad una vera e propria alleanza sotto Cosroe II, che aveva pianificato l’invasione dei territori romani mediorientali governati dall’Imperatore Foca. Vista la nutrita presenza di comunità ebraiche in Persia, Cosroe ebbe l’intuizione di coinvolgere nell’impresa l’Esilarca Nehemiah ben Hushiel. Stando alle fonti, quest’ultimo riuscì a radunare un esercito giudaico di 20.000 uomini con cui affiancò quello Sasanide guidato da Sharbaraz. Cosroe era convinto, non a torto, che, alla vista di un proprio esercito, gli Ebrei di Giudea, Samaria e Galilea si sarebbero sollevati immediatamente contro i Romani.

In aggiunta alla forza militare interna al Regno Sasanide, iniziarono anche i contatti con il ricco ebreo Beniamino di Tiberiade, reputato capace di organizzare un piccolo esercito in loco per dare manforte al grosso delle milizie persiano-giudaiche.




Nell’Impero Romano d’Oriente la situazione era parecchio movimentata dalla guerra per il trono fra Eraclio e Foca, quindi i Sasanidi ebbero modo di approfittare della situazione facendosi strada nei territori greco-romani.

Sistemata (ovviamente nel sangue) la “faccenda Foca”, Eraclio tentò di intercettare l’esercito persiano ad Antiochia (613), subendo però una dura sconfitta. La caduta di Antiochia permise ai Sasanidi di penetrare in Siria e puntare dritto sulla Palestina Prima, la meta ultima del contingente giudaico.

Alla guida dell’esercito sasanide c’era il capace generale Sharbaraz, che iniziò l’Assedio di Gerusalemme (614) a metà aprile circa e prese la città in tre settimane (sull’argomento ho già scritto l’articolo linkato sopra di cui consiglio la lettura).

Una Ricostruzione Affascinante
Nella sua ricostruzione dell’assedio, Rizzotto suggerisce la sopravvivenza di parte della Legio X Fretensis nel VII secolo inoltrato:“… le trattative (fra Sharbaraz e Gerusalemme) furono interrotte dall’arrivo delle truppe romane provenienti da Gerico, accompagnate dall’abate Modesto. Si trattava di un contingente dagli effettivi piuttosto ridotti, composto, se la nostra ipotesi identificativa è corretta, da poche centinaia di fanti della X Legione Fretensis, indossanti lunghe cotte di maglia, scuta ovali, lance e lunghe spathae di derivazione germanica ed elmi del tipo “intercisa II”, di ispirazione sassanide. Probabilmente il distaccamento reggeva il vessillo della Fretensis, rappresentato da un verro dorato in campo rosso. Trovatosi davanti all’esercito persiano, il piccolo distaccamento batté in ritirata a Gerico.”

Dopo il consueto sacco della città, Sharbaraz permise agli ebrei di prendere il controllo della città tramite un vero e proprio governo ebraico retto da Beniamino e Nehemiah. In questa esperienza di governo, durata fino al 619, i due divisero in maniera abbastanza netta il potere civile, esercitato da Nehemiah, da quello militare, esercitato da Beniamino.

Nehemiah costituì un Concilio dei Giusti (12 membri) per coadiuvarlo nelle sue funzioni e si dimostrò subito molto interessato a ricostruire il Tempio (il numero tre, visto che il Secondo Tempio era stato distrutto da Tito nel 70).

La sua carica messianica si fece sempre più forte, tanto che ci furono numerosi casi di conversione spontanea all’ebraismo.

Sul lato militare, Beniamino non aveva alcuna intenzione di lasciare le sue truppe a battere la fiacca. Le guidò verso Tiro, accettando nuovi volontari ebrei lungo la strada. La comunità ebraica di Tiro era abbastanza numerosa, e Beniamino la convinse a sorprendere i cristiani nella notte di Pasqua e ad aprire le porte al suo esercito. Le cose non andarono come previsto: i cristiani scoprirono il piano e presero in ostaggio tutti gli ebrei.

Per far vedere che facevano sul serio, ne massacrarono la metà (circa 2.000) e minacciarono di fare altrettanto con i rimanenti se Beniamino non si fosse ritirato. Quest’ultimo cedette e ritornò in Galilea.

Le cose andarono bene per qualche tempo, ma poi le tensioni fra cristiano-romani ed ebrei divennero sempre più forti. Oltre a questo, Cosroe non aveva intenzione di supportare la creazione di uno stato ebraico indipendente, visto che pensava più a una sorta di protettorato e vedeva di cattivo occhio la crescente autonomia del governo ebraico.

Il fastidio procuratogli da Nehemiah crebbe tanto che, in Persia, fece imprigionare e vendere come schiavo il fratello di quest’ultimo, Salomone.

A Gerusalemme, attorno al 617, la situazione si fece complicata (quando non lo è stata in Medio Oriente!): (i) gli Ebrei avevano il governo civile della città e un discreto potere militare tramite l’esercito di Beniamino (l’unico contingente non controllato da Cosroe); (ii) i Sasanidi erano pronti a strappare agli ebrei il governo della città; (iii) i Cristiani, ancora la maggioranza, avrebbero fatto di tutto per vendicare i massacri avvenuti con la conquista del 614; (iv) i Romani d’oriente sull’orlo del collasso completo.

In questa situazione, ad agire per primi furono i Cristiani. Una folla inferocita riuscì a raggiungere Nehemiah ed il suo Concilio dei Giusti. Come immaginerete, li massacrarono e gettarono i cadaveri oltre le mura. I Cristiani tennero la città per poco più di due settimane, poi Cosroe riuscì a riprenderla. Incredibile dictu, a governare Gerusalemme fu chiamato Modesto, l’abate fuggito a Gerico dopo che i suoi militari l’avevano abbandonato davanti all’esercito persiano nel 614.

Con il governo di Modesto finì il governo ebraico di Gerusalemme, ma non il contrasto fra Ebrei e Cristiani. Nel frattempo, attorno al 620, Eraclio aveva iniziato una enorme controffensiva verso i possedimenti sasanidi. Da una situazione che sembrava irrecuperabile, i Romani iniziarono a riprendersi uno dopo l’altro i territori perduti.

Nel 622, Palestina e Siria erano di nuovo nelle mani dell’Impero. Cosroe smise di supportare gli Ebrei, e Eraclio ne approfittò per attaccare l’esercito ebraico, che stazionava fuori da Gerusalemme, lasciando sul campo 20.000 morti.

Dopo un iniziale rifiuto, i gerosolimitani (gli abitanti dei Gerusalemme) aprirono le porte a Eraclio, che agì da diplomatico. Come scrive M. Rizzotto:

Eraclio fu mite nei loro confronti, ma pretese che l’intera comunità ebraica abbandonasse la piazzaforte, dirigendosi, attraverso le vie carovaniere del deserto, verso Yathrib e l’Arabia, dove esistevano insediamenti ebraici disposti ad accoglierli.

E Beniamino? Da uomo politico capace, il ricco possidente di Tiberiade riuscì a uscire da una situazione scomoda grazie all’aiuto dell’amico cristiano Eustazio Neapolitano. Quest’ultimo ospitò Eraclio e l’intera corte imperiale nella sua dimora di Tiberiade (625), riuscendo a combinare un incontro fra l’Imperatore ed il comandante del contingente ebraico.

Beniamino, in cambio dell’amnistia, non fece problemi a convertirsi, solo formalmente, al cristianesimo. I rapporti con l’Imperatore divennero talmente buoni che Beniamino cavalcò accanto ad Eraclio in occasione dell’ingresso trionfale a Gerusalemme nel 628 (dopo la decisiva Battaglia di Ninive del 627).

La battaglia di Ninive dipinta da Piero della Francesca



Dopo un iniziale comportamento mite, Eraclio divenne sempre più severo nei confronti degli Ebrei. Ebbero luogo migliaia di conversioni forzate al cristianesimo, il Monte del Tempio venne adibito a latrina della città e furono tollerate le uccisioni sommarie di Ebrei da parte dei Cristiani.

Insomma, gli Ebrei si ritrovarono nuovamente in una condizione molto dura. Il vecchio nemico romano era tornato, mentre l’amico e poi nemico persiano era ormai in ginocchio… a chi si sarebbe rivolto il Popolo Eletto per liberarsi dal giogo imperiale?

Per uno strano gioco della storia, alcuni Ebrei iniziarono addirittura vedere come possibilità di salvezza la forza militare della nuova religione messianica che, nei successivi dieci anni, avrebbe tagliato di netto i ponti fra Evo Antico e Medioevo. Poi, probabilmente, giunse anche a Gerusalemme la notizia di ciò che Maometto aveva fatto agli Ebrei Banu Qurayza dopo aver trasformato l’oasi di Yuthrub nell’odierna Medina…

Di lì a poco, i due grandi Imperi che facevano da ponte fra Europa ed Oriente furono ridotti a un cumulo di macerie fumanti dall’inarrestabile veemenza islamica.
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