Falsità antisemite sul Talmud e sugli ebrei

Falsità antisemite sul Talmud e sugli ebrei

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 8:16 am

Falsità antisemite sul Talmud e sugli ebrei
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2065
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 8:17 am

Talmud

https://it.wikipedia.org/wiki/Talmud
« Il Talmud babilonese, con il suo nucleo della Mishnah, è il testo classico dell'ebraismo, secondo solo alla Bibbia. Se la Sacra Scrittura è il sole, il Talmud è la sua luna che ne riflette la luce. »
(Rabbi Norman Solomon, The Talmud, 2009, p. xv)

Il Talmud (in ebraico: תלמוד‎?, che significa insegnamento, studio, discussione dalla radice ebraica ל-מ-ד, LMD) è uno dei testi sacri dell'ebraismo.

Nel 586 a.C. vi fu la distruzione del Tempio di Gerusalemme di Salomone (secondo il Talmud nel 416 a.e.v.) ed il popolo ebraico deportato in Babilonia. Allora divenne necessario precisare in che modo mantenere una vita ebraica in terra d'esilio e in mancanza del santuario di Gerusalemme. Questa fu l'opera degli scribi (Soferim), fondatori della Grande Sinagoga, interpreti della Torah scritta e maestri della Torah orale. Dopo il ritorno da Babilonia i tre ultimi profeti (Aggeo, Zaccaria e Malachia), lo scriba Esdra e poi gli uomini della Grande Sinagoga assicurarono la trasmissione della tradizione orale che passò successivamente attraverso i farisei e le loro grandi scuole (Yeshivot).
...
Presto, di fronte a situazioni nuove e a divergenze di scuola, fu necessario ricavare dalla Torah, scritta e orale, le decisioni pratiche. Questa fu opera dei rabbini e specialmente dei 71 membri del Sinedrio.
Più tardi le persecuzioni e la necessità di tener conto della distruzione del Secondo Tempio (70 d.C.) e della diaspora ebraica, indussero Rabbi Akiva e poi Rabbi Meir a raccogliere e a classificare gli appunti dei loro allievi. All'inizio del III secolo, Rabbi Judah haNasi, soprannominato il Santo, li ordinò in 60 trattati, raggruppati in sei ordini, il cui insieme costituisce la Mishnah (Insegnamento da ripetere), compendio della Torah orale e destinato a essere imparato a memoria. La Mishnah è scritta in ebraico, benché l'aramaico già a quell'epoca fosse la lingua corrente anche in Terra d'Israele.
Col passare degli anni e con l'aggravarsi della situazione del popolo ebraico, divenne evidente che il testo della Mishnah era troppo conciso per poter essere usato correntemente come guida di Halakhah, giungendo quindi alla redazione del Talmud.
...

Halakhah
L'Halakhah (ebr. הלכה) è la tradizione "normativa" dell'ebraismo. Non è un testo singolo ma piuttosto un nome per definire il complesso delle norme codificate della legge ebraica e deriva dalla codificazione delle regole del Talmud. Le decisioni halakhiche determinano la pratica normativa e nel Talmud, se c'era una disputa, queste decisioni seguivano l'opinione della maggioranza dei rabbini le cui differenti opinioni, spesso contrastanti ma anche con opinioni successive che sapessero integrarle in un'unica prospettiva analitica, comprendono tutti i piani dell'esistenza divina o dell'uomo e della Creazione.
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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 8:18 am

IL TALMUD e i cristiani
http://www.cristianicattolici.net/ebrei ... almud.html

PROLOGO

Molte persone interessate nella questione ebraica sono solite chiedere se ci sia o no qualcosa nel Talmud che non sia bello e sublime e completamente estraneo a qualsiasi espressione che possa sembrare odio verso i cristiani. La confusione di opinioni a questo riguardo è talmente grande che, a sentire coloro che trattano l'argomento con tanta apparente saggezza, si penserebbe che stessero parlando di una razza antica e lontana dai nostri tempi, e non del popolo di Israele che vive in mezzo a noi secondo un codice morale immutabile che continua anche oggi a regolare la loro vita religiosa e sociale.
Stando così le cose, ho intrapreso il compito di dimostrare ciò che veramente insegna il Talmud a proposito dei cristiani, per potere in tal modo soddisfare i desideri di coloro che vogliono conoscere questa dottrina da fonti originali.
A questo scopo, ho tradotto i più noti libri talmudici che fanno riferimento ai cristiani e ho disposto queste fonti in ordine tale da dare una chiara idea dell'immagine del cristiano che il Talmud presenta agli ebrei.
Al fine di non essere accusato di avere usato un testo alterato del Talmud o di non averlo interpretato correttamente, come in genere accade a coloro che hanno tentato di rivelare gli insegnamenti giudaici segreti, ho disposto il testo ebraico a fianco di quello latino.
Ho diviso il testo in due sezioni: la prima tratta degli insegnamenti del Talmud sui cristiani, la seconda, delle regole che gli ebrei hanno l'obbligo di seguire quando vivono fra i cristiani.
Faccio precedere queste due parti da una breve capitolo di discussione sul Talmud stesso.


IL TALMUD

IL TALMUD deriva il suo nome dalla parola LAMUD - insegnato, e significa L'Insegnamento. Per metonimia, si vuol significare il libro che contiene l'Insegnamento, il quale insegnamento si chiama Talmud, cioè il libro dottrinale che da solo espone e spiega completamente tutta la conoscenza e l'insegnamento del popolo ebreo.
Per quanto riguarda l'origine del Talmud, i rabbini ritengono che il suo primo autore sia Mosè. Essi sostengono che, oltre alla legge scritta - trasmessa da Dio a Mosè sul Monte Sinai sulle tavole di sasso e denominata Torah Scheibiktab - Mosè abbia anche ricevuto la sua interpretazione, o legge orale, chiamata Torah Shebeal Peh. Secondo loro, questo è il motivo per cui Mosè rimase per tanto tempo sul monte. Infatti, essi sostengono, un giorno solo sarebbe stato sufficiente per ricevere da Dio la legge scritta.
Si dice che Mosè abbia trasmesso questa legge orale a Giosuè; Giosuè a sua volta ai settanta Anziani; questi Anziani ai Profeti, e i Profeti alla Grande Sinagoga. Si sostiene che essa fu più tardi trasmessa a certi rabbini, uno dopo l'altro, finchè non divenne impossibile ritenerla oralmente.
Qualunque cosa possa dirsi sulla storia dei rabbini, è cosa sufficientemente nota fra noi che, prima della nascita di Cristo, in Palestina esistevano scuole nelle quali si insegnavano i sacri testi. Per poterli ricordare, i commentari dei Dottori della legge venivano scritti su carte ed elenchi che, riuniti insieme, formarono gli inizi del Talmud giudaico.
Nel secondo secolo dopo Cristo, il rabbino Jehuda - che, a causa della sua santità di vita, era chiamato Il Santo e Il Principe - si rese conto che la cultura degli ebrei andava scemando, che la loro legge orale si stava perdendo, e che il popolo ebreo si stava disperdendo, e fu il primo a prendere in considerazione i possibili modi di ridar vita e preservare la legge orale. Egli raccolse tutti gli elenchi e le carte (che la contenevano) ricavandone un libro che fu chiamato Sepher Mischnaioth, oppure Mischnah - un Deuterosis o legge secondaria. Lo divise in sei parti, ciascuna delle quali venne divisa in molti capitoli che vedremo più avanti.

La Mischnah è il fondamento e la parte principale di tutto il Talmud.
Questo libro fu accettato da tutti gli ebrei e fu riconosciuto come codice autentico della loro legge. Veniva spiegato nelle loro Accademie di Babilonia - a Sura, Pumbaditha e Nehardea - e nelle loro Accademie di Palestina - a Tiberiade, Iamnia e Lydda.
Con l'andar del tempo le interpretazioni aumentarono e le dispute e le decisioni dei dottori della legge riguardanti la Mischnah furono scritte. e questi scritti costituirono un'altra parte del Talmud chiamata Gemarah.
Nel Talmud queste due parti sono disposte in maniera tale per cui la Mischnah serve per prima come una specie di testo della legge e la Gemarah serve poi da analisi delle varie opinioni per giungere alle decisioni definitive.
Non tutti i precetti della Mischnah, comunque, venivano discussi nelle scuole ebree. Non si commentavano quelli che non potevano essere applicati a causa della distruzione del Tempio, e quelli che potevano essere osservati solo nella Terra Santa. La loro spiegazione veniva rimandata alla venuta di Elia e del Messia. Per questo motivo, nel Gemarah, alcune parti del Mischnah mancano.
Per quanto riguarda l'interpretazione della Mischnah del rabbino Jehuda, ciascuna delle scuole di Palestina e di Bab ilonia seguì il suo metodo particolare, e in questo modo si venne a creare una duplice Gemarah - la versione di Gerusalemme e quella di Babilonia. L'autore della versione di Gerusalemme fu il rabbino Jochanan, che fu capo della sinagoga di Gerusalemme per ottant'anni. Nell'anno 230 A.D., egli portò a termine trentanove capitoli di commenari sulla Mischnah.
La Gemarah babilonese, comunque, non fu compilata da una sola persona e nemmeno in una volta sola. Il rabbino Aschi la cominciò nel 327 A.D. e vi lavorò per sessant'anni. Continuò il rabbino Maremar nell'anno 427 A.D., e l'opera fu portata a termine dal rabbino Abina nell'anno 500 A.D. circa.
La Gemarah babilonese è composta da trentacinque capitoli di interpretazioni.
Questa duplice Gemarah, assieme con la Mischnah, dà vita ad un duplice Talmud: la versione di Gerusalemme che a causa della sua brevità e difficoltà di comprensione non è molto usata; e la versione babilonese che è sempre stata tenuta in altissima considerazione dagli ebrei di tutti i tempi.
La Gemarah è seguita da aggiunte chiamate Tosephoth. Fu così che il rabbino Chaia inizialmente chiamò le sue opinioni sulla Mischnaioth. Egli e il rabbino Uschaia furono i primi a spiegare questo libro pubblicamente nelle scuole. I commentari sulla furono redatti dai dottori fuori dell'ambito delle scuole, erano chiamati Baraietoth, o opinioni estranee.
A questi Commentari si aggiunsero poi altre decisioni chiamate Piske Tosephoth, brevi tesi e semplici principi.
Per quasi cinquecento anni dopo il completamento del Talmud babilonese, lo studio della letteratura fu gravemente ostacolato, in parte a causa di calamità pubbliche e in parte a causa di dissensi fra gli studiosi. Ma nell'undicesimo secolo, altri scrissero ulteriori aggiunte al Talmud. Fra queste, le principali sono quelle del Tosephoth del rabbino Ascher.
Oltre a queste, comparvero il Perusch del rabbino Moische ben Maimon, per brevità chiamato Rambam dagli ebrei, dai cristiani Maimonide, e dal rabbino Schelomo, Iarchi o Raschi.
Così che la Mischnah, la Gemarah, il Tosephoth, le note marginali di rabbino Ascher, il Piske Tosephoth e il Perusch Hamischnaioth di Maimonide, tutti insieme, costituiscono un ampio lavoro chiamato Il Talmud.

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Le principali parti del Talmud, che abbiamo menzionato sopra, sono sei:
...

I. ZERAIM. Contiene undici libri o Masechtoth.
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II. MOED. Contiene dodici Libri o Masechtoth.
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III. NASCHIM. Contiene sette Libri o Masechtoth.
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IV. NEZIKIN. Contiene dieci Libri o Masechtoth.
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V. KODASCHIM. Contiene undici Libri o Masechtoth.
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VI. THOHOROTH. Contiene dodici Libri o Masechtoth.
...


Il Talmud completo si compone di 63 libri divisi in 524 capitoli.

Oltre a questi ci sono altri quattro brevi fascicoli che non sono stati inclusi nel Talmud regolare. Essi sono stati aggiunti da scrittori ed autori successivi.

Questi quattro fascicoli sono:

MASSEKHETH SOPHERIM - il Trattatello degli Scribi. Tratta del modo di scrivere i libri della legge. Contiene 21 capitoli.
EBHEL RABBETI - Un grosso trattato sul Lutto. Contiene 14 capitoli.
KALLAH - la Sposa. Sull'acquisizione della sposa, sui suoi ornamenti e altre cose che la riguardano. Ha un solo capitolo.
MASSEKHETH DEREKH ERETS - la Condotta di Vita.

Diviso in RABBAH - parti principali, e ZUTA - parti secondarie. Contiene 16 capitoli. Alla fine è aggiunto un capitolo speciale - PEREK SCHALOM - sulla Pace.
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Essendo il Talmud un lavoro tanto disordinato e voluminoso, si presentò la necessità di un compendio che ne facilitasse lo studio. A questo scopo, nel 1032, il rabbino Isaac ben Jacob Alphassi pubblicò un Talmud Abbreviato, che egli chiamò Halakhoth - Costituzioni. Tutte le discussioni protratte vi furono omesse e invece quelle parti che concernevano le cose pratiche della vita vi furono conservate. Dato però che questo lavoro non aveva un ordine, non fu considerato di gran valore.
Il primo a produrre un lavoro ben ordinato sulla Legge Ebraica fu Maimonide, chiamato l'"Aquila della Sinagoga." Nel 1180, egli produsse il suo celebre Mischnah Torah - Ripetizione della Legge, chamato anche Iad Chazakah - la Mano Forte. Esso contiene quattro parti o volumi e 14 libri che comprendono tutto il Talmud. In questo lavoro, Maimonide incluse anche molte discussioni filosofiche e tentò di stabilire molte leggi sue proprie. A causa di questo fatto, egli fu scomunicato dalla sua gente e condannato a morte. Fuggì in Egitto dove morì nel 1205.
Nonostante ciò, il valore del suo lavoro crebbe col tempo, e per un certo periodo, una versione espurgata fu tenuta in altissima considerazione dagli ebrei. Un difetto di questo lavoro è che continene molte leggi che hanno perso qualsiasi valore dopo la distruzione del Tempio.
Nel 1340, in stretto accordo con le idee dei rabbini, Jacob ben Ascher pubblicò un'edizione del lavoro di Maimonide, espurgata da tutte le sue innovazioni filosofiche e delle vecchie, inutili leggi.
Essa fu chiamata Arbaa Turim - I Quattro Ordini, che sono:
...

Nel trattatello Babha Metsia, fol 33a, leggiamo:
"Coloro che si dedicano alla lettura della Bibbia esercitano una certa virtù, ma non moltissima; coloro che studiano la Mischnah esercitano una virtù per cui riceveranno un premio; coloro, comunque, che si impegnano nello studio dalla Gemarah esercitano la più alta virtù."
Similmente, nel trattatello Sopherim XV,7, fol.13b:
"La Sacra Scrittura è come l'acqua, la Mischnah il vino, e la Gemarah vino aromatico."
La seguente è un'opinione nota e se ne trovano alte lodi negli scritti dei rabbini:
"Figlio mio, ascolta le parole degli scribi piuttosto che le parole della legge."
Il motivo di ciò si trova nel trattatello Sanhedrin X,3, f.88b:
"Colui che trasgredisce le parole degli scribi pecca più gravemente che chi trasgredisce le parole della legge."
Anche in presenza di divergenze di opinioni fra la Legge e i dottori, entrambi devono essere presi come parole del Dio Signore.
Nel trattatello Erubhin f.13b, dove si riferisce di una divergenza di opinioni fra le due scuole di Hillel e Schamai, si concude che:
"Le parole di entrambi sono parole del Dio vivente."
Nel libro Mizbeach, cap. V, troviamo la seguente opinione:
"Non c'è niente che sia superiore al Santo Talmud."
I sostenitori contemporanei del Talmud ne parlano quasi nella stessa maniera.

Ciò che i cristiani pensavano del Talmud è ampiamente dimostrato dai molti editti e decreti emessi a questo proposito, con i quali i supremi governanti della Chiesa e dello Stato lo hanno proscritto molte volte e hanno condannato alle fiamme questo sacro Codice Legale Secondario degli ebrei.
Nel 553, l'Imperatore Giustiniano proibì la diffusione dei libri del Talmud su tutto il territorio dell'Impero Romano. Nel XIII secolo "i Papi Gregorio IX e Innocente IV condannarono i libri del Talmud in quanto contenenti ogni tipo di abiezioni e bestemmie contro la verità cristiana, e ordinarono che fossero bruciati perchè diffondevano molte orribili eresie."
Più tardi, essi furono condannati da molti altri Pontefici Romani - Giulio III, Paolo IV, Pio IV, Pio V, Gregorio XIII, Clemente VIII, Alessandro VII, Benedetto XIV e altri che pubblicarono nuove edizioni dell'Indice dei Libri Proibiti secondo gli ordini dei Padri del Concilio di Trento, e anche nei nostri stessi giorni.
((Per quanto riguarda l'atteggiamento della Chiesa Cattolica verso gli ebrei, si veda l'Appendice alla fine di questo libro: "Come i Papi Hanno Trattato gli Ebrei."))
All'inizio del XVI secolo, quando la pace della Chiesa era disturbata da nuove religioni, gli ebrei cominciarono a distribuire il Talmud apertamente, assistiti dall'arte della stampa allora appena inventata. La prima edizione stampata di tutto il Talmud, contenente tutte le sue bestemmie contro la religione cristiana, fu pubblicata a Venezia nell'anno 1520. E quasi tutti i libri ebrei pubblicati in quel secolo che era loro favorevole sono completi e genuini.
Verso la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII, quando molti uomini famosi si impegnarono in un diligente studio del Talmud, gli ebrei, temendo per se stessi, cominciarono ad omettere parti del Talmud che erano apertamente ostili ai cristiani. Fu in tal modo che il Talmud pubblicato a Basilea nel 1578 fu mutilato in molti punti.
Ad un sinodo in Polonia, nell'anno 1631, i rabbini della Germania ed altri paesi dichiararono che non si doveva stampare niente che potesse infastidire i cristiani e causare la persecuzione di Israele. Per questo motivo, nei libri ebraici pubblicati dal secolo seguente in poi, ci sono indizi di molte cose mancanti cui i rabbini suppliscono con spiegazioni ritenute a memoria, in quanto essi possiedono i libri integrali che i cristiani vedono raramente.
Comunque, i libri ebraici furono pubblicati più tardi con pochissime mutilazioni in Olanda - dove gli ebrei espulsi dalla Spagna venivano cordialmente ricevuti. Il Talmud pubblicato in questo paese nel 1644-1648 è quasi uguale all'edizione veneziana.
L'ultimo strattagemma inventato per ingannare i censori è stato di inserire la parola haiah (era) nel testo genuino, come per indicare che la questione di cui si tratta si riferisce ad un tempo passato. Ma così facendo essi "puliscono solo l'esterno della tazza". Infatti, in molti punti lasciano trapelare ciò che intendono, per es. con le parole gam attah, "perfino ora," vale a dire "questa legge deve essere obbedita"; e aphilu bazzeman hazzeh, "fino ad oggi," vale a dire "questa legge è ancora valida," e simili.

*****

Dobbiamo aggiungere alcune considerazioni sull'altro notissimo libro degli ebrei, che si chiama ZOHAR.

Secondo alcuni rabbini, Mosè, dopo essere stato istruito sull'interpretazione della legge sul Monte Sinai, non trasmise quest'informazione a Giosuè nè questi agli anziani, ma ad Aronne, Aronne ad Eleazzaro, e così via fino a che l'insegnamento orale non fu messo in forma di libro con il nome di ZOHAR, dal nome ZEHAR, che significa emanare splendore. Esso è infatti un'illustrazione dei libri di Mosè, un commentario del Pentateuco.
Si dice che l'autore sia stato R. Schimeon ben Jochai, un discepolo di R. Akibha che, cinquant'anni dopo la distruzione del Tempio, morì da martire nell'anno 120 A.D. circa nella guerra che Adriano condusse contro gli ebrei. Dato che, comunque, in questo libro appaiono nomi di uomini vissuti diversi secoli dopo l'anno indicato, e dato che nè Rambam (R. Mosche ben Nachman, nè R. Ascher, che morì nell'anno 1248 A.D. circa, ne hanno fatto menzione, è più probabile che siano più vicini alla verità coloro che dicono che il libro di Zohar vide la luce per la prima volta intorno al XIII secolo. Ciò è considerato probabile specialmetne a causa del fatto che circa in questo periodo fu prodotto un libro simile per stile e argomento al modo di scrivere caldeo.
Si compone di tre volumi formato in ottavo grande.

*****
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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 8:18 am

"Il Talmud smascherato", del reverendo Pranaitis, è un falso antisemita del 1892

https://www.mori.bz.it/Pranaitis_Il%20_ ... herato.pdf


L'antisemitismo dilaga in ambienti dove non dovrebbe verificarsi: la Chiesa. Commentiamo insieme un libro che ha lasciato parlare molto di sé. Il Talmud Smascherato del Rev. Iustinus Bonaventura Pranaitis.
Daniele Salamone

https://www.youtube.com/watch?v=0h4aofDoMQ8


Pranaitis, il prete millantatore
da sandro.storri
novembre 2011

https://pontilex.org/2012/11/il-prete-millantatore/


Questo è un post stimolato dal delirante articolo pubblicato su pontifex.roma. L’ articolo riportava le bislacche teorie del reverendo Pranaitis, prete lituano vissuto negli anni a cavallo tra il XIX ed il XX secolo.

Pranaitis pubblicò un libro nel 1892, in lingua latina e avente il titolo Christianus in Talmude iudaeorum sive rabbinicae doctrinae de christianis secreta. Pranaitis compare sul frontespizio dell’edizione originale, sottoscritta dall’Arcivescovo Metropolita Kozlowski nell’aprile 1892, come “Maestro in Santa Teologia, precettore di lingua ebraica presso l’Accademia Cesarea Romana Cattolica Ecclesiastica di Pietroburgo. Arciprete della Diocesi Seinense”.

Questa prima edizione infatti, a cura dell’Accademia Cesarea delle Scienze, come del resto le successive disponibili, sembrano davvero peccare in supponenza, almeno nel riscontro concreto. Dei titoli attribuiti al Pranaitis non si trovano tracce documentali. Insomma una specie di Trota con lauree e titoli presi in chissa’ quale oscura universita’ albanese.

Faccio la constatazione che nessun prelato ebraista, o studioso di orientalistica, o filologia semitica si sia mai vantato di essere stato allievo di questo ignoto personaggio (noto solo ai cattolici antisemiti che usano le sue scemenze come base dottrinale). Aggiungo che di Pranaitis a tutt’oggi si dubita persino il magistero, visto che il suo nome non compare negli annali dei precettori dell’Accademia Cesarea di Pietroburgo (all’Accadema forse ci sarà entrato una volta per andare al bagno).

Ciò che però ci da una lettura chiara del “peso” dottrinale del Pranaitis è un fatto pubblico, fatto che depone circa l’oggettiva preparazione del “padre talmudista”. Pranaitis infatti, e certamente suo malgrado, fu tra i maggiori artefici dell’assoluzione di Mendel Beiliss dall’accusa di omicidio rituale.

Il caso Beiliss, l’unico celebre processo per “accusa del sangue” dell’era moderna ai danni di un ebreo di Kiev, fu istituito nella città russa nell’anno 1913. Si riproponeva ai danni di un ebreo l’accusa cattolica che riteneva gli ebrei degli assassini di bambini cristiani, col cui sangue poi, sempre secondo la mitologia clericale, i perfidi giudei impastavano il pane azzimo in occasione della Pasqua ebraica.

A riprova del carattere satanico ebraico venne rintracciato e fatto testimoniare il luminare Pranaitis il quale, con la compostezza e il rigore degno della sua scienza, lesse con ardore passi dell’opera che l’aveva reso un insigne luminare.

Poi, dinanzi all’avvocato della difesa, fu chiesto al reverendo padre di rispondere a delle semplici domande concernenti l’ebraismo, una bazzecola per un erudito del suo calibro:

Difesa: Qual è il significato della parola Chullin?
Pranaitis: (lunga pausa) Non ne ho idea.
Risposta esatta: Cose profane. Ogni sostanza che non è consacrata.

Difesa: Qual è il significato della parola Eruvin?
Pranaitis: Non lo so.
Risposta esatta: Mescolanze. Secondo la Torah è proibito trasportare di Shabbat un qualsiasi oggetto fuori di casa, cioè dalla proprietà privata alla strada che rappresenta la proprietà pubblica. Però in alcuni casi è possibile riunire ambedue le proprietà in una sola e quindi è permesso trasportare dalla casa alla strada e viceversa. Questa disposizione è stata stabilita dai nostri Maestri ed è chiamata, appunto, Eruv.

Difesa: Qual è il significato della parola Yevamot?
Pranaitis: (pausa) Non lo so.
Risposta esatta: Vedove [soggette al diritto di levirato]. Il levirato era un’antica istituzione biblica che prevedeva, in caso di morte di un uomo, che uno dei suoi fratelli ne sposasse la vedova (leyabbem). Questo matrimonio veniva chiamato Yibbum e il fratello superstite su cui cadeva l’obbligo di assolvere a questo precetto veniva detto yavam.

Difesa: In che periodo operò e quale attività ricopriva Baba Bathra?
Pranaitis: Non lo so.
Risposta esatta: Baba Bathra non è mai stata una persona ma un… Trattato del Talmud.
(Per quest’ultima risposta aggiungo sorpresa a sorpresa. Il Pranaitis aveva trattato il Baba Bathra nel suo libro ma non sapeva cosa fosse. Un antesignano caso di copia-incolla indiscriminato? Sembra che tra gli eruditi cattolici, specialmente tra i webmaster non secolarizzati come Carlo di Pietro, la pratica del copia-incolla, gia’ nota al Pranaitis, sia molto diffusa.)

Le risposte date dal Pranaitis in fase dibattimentale evidenziarono che il sacerdote non aveva alcuna conoscenza del Talmud e oltretutto non conosceva l’ebraico visto che le parole che gli erano state chieste erano parole elementari che anche uno studente del primo anno conosce.

Nonostante le figuracce ed un arresto per estorsione, Pranaitis rimane un punto di riferimento per tutti gli antisemiti europei. Il suo libro gli sopravvive ed arriva nel nostro secolo.

Il volume è stampato per la prima volta in Italia nel 1939 a sostegno della politica razziale fascista per le edizioni Tumminelli a cura di Telesio Interlandi, direttore della famigerata rivista La Difesa della Razza, con il titolo italico di Il cristiano nel Talmud ovvero i segreti della dottrina rabbinica sui cristiani. Il libro è tuttora disponibile on-line sull’ignobile sito holywar e cartaceo in versione anastatica per le edizioni Effedieffe di Fabio de Fina, animatore culturale di Forza Nuova.

Il libercolo di Pranaitis è anche nella disponibilità del caritatevole catalogo della Fraternità Sacerdotale San Pio X. (su questo non avevamo dubbi visto l’orientamento antisemita e negazionista del tradizionalismo cattolico lefebvriano). Oltre agli estremisti della Fraternità Sacerdotale San Pio X, altre organizzazioni e siti minori offrono in download il concentrato di scemenze antisemite. Spiccano tra loro i neofascisti di militiachristi e la Milizia di San Michele Arcangelo.

Insomma, il libello di Pranaitis è stato ed è un catalizzatore di fanatismo religioso cattolico che spesso, purtroppo, è sfociato in persecuzioni e violenze contro delle persone che avevano l’unica colpa di essere della religione sbagliata. È altresi’ interessante rilevare che il testo in questione inizia a riscuotere un certo successo anche nella comunita’ degli estremisti islamici che lo usano come base culturale per i loro attacchi contro gli ebrei.

Nelle prossime puntate procederemo ad una attenta analisi del testo di Pranaitis dimostrando quanto questi fosse un analfabeta ignorante, per di piu’ in malafede.

Altri contributi e saggi al riguardo (anche dell’affaire Beiliss) possono trovarsi nei più e meno recenti:

S. M. Dubnow “History of the Jews in Russia and Poland”, 3 vols. Philadelphia; Jewish Publication Society of America; 1914-16.
Alexander B. Tager “The Decay of Czarism: The Beilis Trial. A contribution to the history of the political reaction during the last years of Russian Czarism. Based on unpublished materials in the Russian archives.” Translated from the Russian original. Philadelphia, 1935 .
Maurice Samuel, “Blood Accusation: The Strange History of the Beiliss Case”. Quote supplied by Joseph Hertzlinger, Knopf New York 1966
Salo W. Baron “The Russian Jew under the Tsars and Soviets”, New York, 1987.
Ezekiel Leikin “The Beilis Transcripts: The Anti-Semitic Trial that Shook the World”, Aronson, New Jersey, 1993, ISBN 0-87668-179-8





Alcuni passi tratti dal Talmud del demenziale libro antisemita dello schifoso pretaccio cristiano lituano Pranatis


https://gloria.tv/post/dfbWtxrx6wym2BxLWH1Nuxz4G

(Baba Mezia) Gli ebrei sono esseri umani, la altre persone del mondo non sono esseri umani, ma bestie Goi o Goim specialmente i non ebrei sono come animali o anche considerati inferiori agli animali.
Sanhedrin (74b) Intercorso Sessuale con un cristiano è come farlo con una bestia.
Kethuboth (3b) Il seme [bambini] dei cristiani e valutato come quello di una bestia.
(Zohar II 64b) Fanno nascere allattando come i cani"
(Sanhedrin 59a) "Uccidere un Goim è come uccidere un animale selvaggio"
(Choshen Ha'mishpat 348) " É permesso all’ebreo di violentare, imbrogliare e giurare il falso,ma deve fare attenzione a non essere scoperto in modo che Israele non possa soffrire"
(Sanhedrin 59a) "Uccidere un Goim è come uccidere un animale selvaggio"
(Abodah Zara 26b, Tosefoth). "Anche il migliore dei Greci dovrebbe essere ucciso"
(Zohar, Shemoth) "Sterminio di un cristiano è un sacrificio necessario "
(Abodah Zarah 26b) "Idolatri e pastori non ebrei di un piccolo gregge non devono essere portati su (dall’abisso) ma non devono essere gettati , invece cristiani, informatori e apostati devono essere gettati e non portati su."
(Zohar, Shemoth, Vaikra Rabba 14b) "La tradizione ci dice che il migliore dei Goim merita la morte"
(Hilkoth Akum, 10:1) "Quindi se vedete un Akum [Cristiano] in difficoltà o che sta annegando non aiutatelo.
Se è in pericolo di morte non salvatelo"
(Ialkut Simoni 245c. n. 772) "Chiunque versa il sangue di un empio è accettabile a Dio in quanto offre un sacrificio a Dio"
(Sepheror Israel 177b) "Uccidi i non ebrei e farai contento Dio allo stesso modo di uno che gli offre incenso"
(Sanhedrin 57a) "L’omicidio di un Cuthean ( Greco) da parte di un Cuthean, ( Greco) o di un ebreo da parte di un Cuthean, ( Greco) viene punito, ma per l’omicidio di un Cuthean ( Greco) da parte di un ebreo, non c’è pena di morte"
Babha Kama (113b) É permesso ingannare i cristiani. Gli ebrei possono mentire e giurare il falso per condannare un critiano; Il nome di Dio non viene profanato quando si mente ai cristiani.
Kallah (1b p. 18) L’ebreo può giurare il falso con coscienza chiara.
Schabbouth Hag. (d) L’ebreo può giurare il falso con parole sotterfugie.
Zohar (1 160a) Gli ebrei devono sempre ingannare i cristiani.
Schulchan Aruch Edit, I, 136 "Tutti i voti, promesse, giuramenti incominciano dal giorno della riconciliazione fino al giorno seguente della riconciliazione. Intendiamo i voti, promesse, giuramenti di cui ci pentiamo; siano illegalizzati, assolti, annientati, aboliti, senza valore, senza importanza. I nostri voti non saranno voti e i nostri giuramenti non saranno per niente giuramenti."
(Yebhamoth 55b) " É permesso l’intercorso con un parente morto a dispetto che fosse sposato o singola."
Kethuboth 11b) "Quando un adulto ha intercorso con una bambina non è niente perchè la bambina non ha ancora tre anni; è come mettere un dito in un occhio – le lacrime tornano ancora e ancora; cosi pure la verginità ritorna alla bambina inferiore a tre anni "
(Kethuboth 11a) " Quando un adulto ha intercorso sessuale con una bambina di meno di tre anni o quando un bambino ha intercorso con una donna adulta o quando una ragazza si ferisce accidentalmente con un pezzo di legno [durante masturbazione] ... per quanto riguarda loro nessuna accusa di non verginità"
Sanhedrin 55b) Veramente il Talmud dichiara che una bambina dell’età di 3 anni può essere acquisita in matrimonio per coizione [intercorso sessuale]"
(Sanhedrin 55b, 69a) "Punizione a quelli che hanno intercorso sessuale con ragazze che hanno le mestruazioni. "Commento: Significa che le bambine possono essere abusate perchè non hanno le mestruazioni.
(Yebhamoth 73a) "Adamo ebbe intercorso con tutte le bestie e gli animali, ma trovò soddisfazione quando incontrò Eva
Sanhedrin 54b) "Un ebreo può sodomizzare un bambino/a sempre che il bambino/a sia inferiore a nove anni "
(Aboda Shara 37a) "Una bambina non ebrea di tre anni può essere violentata"
(Choschen Ha'mischpat) "Inasmuch essendo una bambina non ebrea di 3 anni e un giorno é idonea per l’accoppiamento. Il suo violentatore é immondo solo fino alla sera dopo avere fatto un bagno."
(Gad. Shas. 2, 2) "Un ebreo può violentare ma non sposare una non ebrea"
(Yebhamoth 55b) " É permesso l’intercorso con un parente morto a dispetto che fosse sposato o singola."
(Yebamoth 59ba) Una donna cha ha avuto sesso con una bestia é idonea a sposare un prete ebreo"
(Mo'ed Katan 17a) "Quando una persona ha degli appetiti malvagi, vada in qualche posto dove non è conosciuto, si vesta di nero e si lasci andare agli impulsi del cuore"
(Sanhedrin 69b) Se una ebrea ha sesso con il proprio figlio non è idonea a diventare prete se il ragazzo abbia più di 9 anni.
(Abodah Zarah 17a) "Una donna era andata dal Rabbi Hisda confessando che aveva commesso un peccato leggero, il figlio più giovane era stato violentato dal figlio maggiore. Siccome si trattava di un leggero peccato era stata assolta."
(Sanhedrin 52b) "Rab ha detto: La pederastia con un bambino che non ha 9 anni non è la stessa come quella con uno di più di 9 anni.
(Kallah, 1b (18b) Gesù Cristo è un bastardo.
(Sanhedrin, 67a) Maria, madre di Gesù Cristo era una puttana. Ha concepito Gesù Cristo durante le mestraurazioni Toldoth Jeschu Quando Gesù Cristo salì in cielo anche Giuda salì e tutti e due lottarono e quando Giuda non potè vincere sulle opere di Gesù Cristo, allora urinò su Gesù Cristo e tutti e due caddero sulla terra perchè immondi.
Sanhedrin 107b Gesù Cristo ha sedotto, corrotto e distrutto Israele
Zohar III:282 Gesù Cristo è sepolto in quel "sporco mucchio... dove gettano i corpi morti dei cani e asini e dove i figli di Esau [i cristiani] e di Ismaele [i turchi], Anche Gesù Cristo e Mohammed immondi e non circoncisi sono sepolti come cani morti."
Sanhedrin 105a-b " Gesù Cristo è all’inferno bollito in caldo speme. I cristiani sono bolliti nella calda merda."
Gittin 57a " Gesù Cristo ha fornificato con il suo asino." (ben charsch etaim) Molte volte Gesù Cristo è riferito come "il figlio del falegname "
(Yebamoth 59b) "Una donna che ha intercorso con una bestia è idonea a sposare un prete ebreo. Una donna che ha avuto sesso con un demonio è anche idonea a sposare un prete ebreo"
(Schabbath 116a Tosephoth) I Vangeli sono chiamati "volumi d’iniquità" e "libri eretici".
(Schabbath 116a) Questi libri devono essere bruciati.
(Yore Deah 157:2). "Gli ebrei possono ingannare i non ebrei"
(Libbre David 37) "Comunicare qualsiasi cosa a un Goi sulle nostre relazioni religiose significa uccidere tutti gli ebrei, perchè se il Goim sapesse quello che noi insegniamo su di loro ci ucciderebbero apertamente"
(Abhodah Zarah Perusch 78c) "Che si sappia che tutti i cristiani che seguono Gesù Cristo sono adoratori di idoli"
(Abhodah Zarah 15b) Quindi i cristiani non devono insegnare ai bambini: "... e nemmeno devono essere dati in custodia per imparare a leggere"
(Zohar, Shemoth, Toldoth Noah and Lekh-Lekha) Alla fine del mondo il Goim, sarà consegnato all’angelo Duma e mandato all’inferno"
(Iore Dea 148 12 Hagah) L’ebreo può pretendere di provare diletto con loro in modo di nascondere il suo odio"
Chullin (91b) Gli ebrei possiedono una dignità che nemmeno un angelo può condividerla.
Sanhedrin (74b) Tos Intercorso Sessuale con un cristiano è come farlo con una bestia.
Kethuboth (3b) Il seme [bambini] dei cristiani è valutato come quello di una bestia..
Sanhedrin (58b) Colpire un ebreo è come dare uno schiaffo sul viso a Dio.



La verità sul Talmud

Tra tutti i libri odiati e criticati nella storia dell’Europa, quello che è stato più volte censurato e bruciato è sicuramente il Talmud.

https://ebreieisraele.forumfree.it/?t=74821330


Ancora oggi questo testo ampissimo e fondamentale per l’Ebraismo non cessa di essere oggetto di profondo disprezzo da parte di molti. Basta infatti effettuare una rapida ricerca su Internet digitando la parola Talmud su Google per trovarsi davanti ad un gran numero di siti che si propongono di rivelare la terribile verità sul libro sacro degli assassini di Cristo.

Ai vecchi miti sulle abitudini sanguinarie degli Ebrei e sui complotti giudaici per il dominio del mondo si accompagnano accuse più moderne: Il Talmud viene descritto dal alcuni come l’arma segreta degli Israeliani, che lo utilizzerebbero per imparare l’arte dello sterminio.La principale fonte da cui molti fondamentalisti cattolici (e non solo) traggono le loro menzogne antisemite è un testo intitolato“Il Talmud smascherato”, di Justinas Pranaitis (1861 – 1917), un prete lituano che odiava l’Ebraismo e se ne proclamava esperto.
Nel 1912, in Russia, Pranatis fu chiamato a prendere parte al processo contro Menachem Mendel Beilis, un ebreo accusato di aver ucciso un bambino cristiano per scopi rituali. Al prete venne richiesto di testimoniare parlando dell’odio giudaico e delle pratiche brutali insegnate nel Talmud.
Durante il processo, tuttavia, Pranatis dimostrò di essere in realtà molto ignorante in materia poichè non seppe spiegare il significato di alcuni termini elementari della letteratura ebraica, provocando addirittura le risate dei presenti.
Egli non conosceva affatto il Talmud, come non lo conoscono coloro che lo criticano su Internet riportando citazioni errate, tradotte male, estrapolate dal contesto e a volte persino inventate totalmente.Ci appresteremo ora ad esaminare le menzogne più comuni sul Talmud e a chiarire il significato di alcune espressioni rabbiniche che generalmente non vengono comprese.

E’ bene precisare che questo articolo non è rivolto agli antisemiti, perchè è molto difficile che una persona dominata dall’odio e dal razzismo possa abbandonare i suoi pregiudizi. L’obiettivo è invece quello di fornire a chi vuole davvero conoscere l’Ebraismo (studiandolo senza chiusure mentali) delle informazioni serie ed affidabili sulla vera natura del Talmud. In breve, poiché i miti e le falsità abbondano sul web, è necessario che sia reperibile anche un pò di verità per coloro che vogliono apprenderla.


Le basi del discorso: Cos’è il Talmud?

Molti sanno parlare male del Talmud e diffondere calunnie, ma pochi riescono a darne una definizione corretta o almeno accettabile.

Il Talmud non è simile alla Bibbia, al Corano o ad ogni altro libro sacro. Si tratta infatti di un testo basato principalmente sul dibattito, sull’interpretazione, sul discorso volto ad analizzare le controversie; dunque non esprime un punto di vista unico, ma raccoglie pareri diversi e li accosta continuamente.

Il Talmud si fonda sulla Mishnah, cioè l’esposizione della Legge Orale messa per iscritto da Rabbi Yehudah HaNassi dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Si ritiene che questa Legge sia indispensabile per chiarire il significato dei precetti biblici che altrimenti non sarebbe possibile comprendere e osservare.
Accanto alla Mishnah, il Talmud riporta la Gemarah, ovvero l’insieme dei commenti sulla Legge Orale e delle discussioni dei rabbini.
Esistono due redazioni diverse del Talmud. La prima è detta “Talmud di Gerusalemme” e fu composta nella Terra d’Israele nel III secolo, mentre la seconda, chiamata “Talmud di Babilonia”, è molto più ampia e venne completata circa duecento anni dopo per poi diventare la versione maggiormente autorevole e canonica.

Il Talmud appare quindi essenzialmente come una raccolta di opinioni e interpretazioni differenti espresse dai singoli rabbini.
Nella codificazione della norma da seguire (Halakhah) solo alcune di queste interpretazioni diventano vincolanti, altre inevitabilmente devono essere scartate. Ad esempio, nelle discussioni tra la scuola rabbinica di Shammai e quella di Hillel, la Legge viene decretata secondo il parere di Hillel.
Per stabilire la norma si segue generalmente la maggioranza dei pareri, e in alcuni casi si è tentata una conciliazione tra opinioni apparentemente opposte.
E’ fondamentale sottolineare questo aspetto poiché non tutto ciò che è scritto nel Talmud viene osservato e accettato, eppure gli antisemiti che diffamano l’Ebraismo non tengono conto di ciò.

L’idea che un testo sacro contenga pareri contrastanti e soggettivi è inconcepibile per molti, ma nella mentalità ebraica si tratta di un concetto del tutto normale. La Torah può avere tantissimi significati e molti livelli di interpretazione, per cui è giusto che ogni studioso la comprenda in modo diverso. Nell’Ebraismo la divergenza di opinioni è considerata una ricchezza, non una problematica da eliminare, anche se nell’ambito strettamente legale è comunque necessario che venga stabilita una norma precisa e univoca.

Oltre alle parti giuridiche, nel Talmud troviamo anche racconti, cronache di avvenimenti storici, aforismi di natura morale, parabole e speculazioni scientifiche.
Si tratta perciò di una vera e propria enciclopedia dell’Ebraismo e del sapere dell’epoca di inestimabile valore.

Il Talmud è più sacro della Bibbia?

Su internet, come in molte pubblicazioni dedicate a questo argomento, si trova spesso l’affermazione secondo cui nella religione ebraica le Scritture non abbiano un ruolo centrale, mentre il Talmud sarebbe ritenuto più importante e sacro della Bibbia.
Ogni Ebreo osservante sa perfettamente che tutto ciò non corrisponde al vero.
La Torah (ovvero i primi cinque libri della Bibbia) è da sempre considerata il testo sacro con il livello di ispirazione Divina più elevato, in quanto si crede che sia stata trasmessa direttamente da Dio a Mosè. Seguono poi, con un livello di ispirazione inferiore, i libri biblici dei Profeti e i Ketuvim (scritti sapienzali), a cui è comunque riconosciuto un valore altissimo.

Un passo del Kitzur Shulchan Aruch mostra il sommo rispetto che nell’Ebraismo è riservato esclusivamente alla Torah:

“Una persona è obbligata a trattare un rotolo della Torah con grande rispetto ed è lodevole porlo in un luogo speciale, rispettare quel luogo e abbellirlo.
Chi vede qualcuno che trasporta un rotolo della Torah dovrebbe alzarsi in piedi fino a quando il rotolo della Torah viene riposto o finchè non lo si può più vedere” (Kitzur Shulchan Aruch 28:3).

Sarebbe assurdo credere che un libro dettato dal Creatore dell’universo sia meno sacro di un altro che invece riporta le discussioni dei rabbini e la loro esposizione della Legge Orale.

In un suo scritto contro gli Ebrei pubblicato nel 1543, Martin Lutero dichiara:
“La dottrina degli Ebrei non è altro che glosse di rabbini e idolatria della disobbedienza, cosicché Mosè è diventato del tutto sconosciuto presso di loro”

Questa convinzione, secondo cui gli Ebrei osservino le direttive dei rabbini più che le leggi bibliche, è ancora molto diffusa.
In realtà, i precetti rabbinici furono istituiti fin dai tempi antichi per salvaguardare la Torah, rendendo più difficile la violazione dei Comandamenti Divini attraverso restrizioni più ampie. Di conseguenza non è concepibile che uno di questi precetti contraddica la Torah, soprattutto se si considera che, secondo l’Ebraismo, le leggi bibliche hanno comunque sempre la precedenza su quelle rabbiniche.

Razzismo nei confronti degli altri popoli

L’accusa più comune che viene rivolta contro l’Ebraismo è quella di essere una religione esclusivista che predica il disprezzo per tutti coloro che non sono Ebrei. Le basi di questo presunto razzismo sarebbero da individuare proprio nel Talmud.

Molti sostengono che la parola ebraica Goyim (al singolare Goy), usata per indicare i non Ebrei, sia un dispregiativo o un termine denigratorio. Alcuni asseriscono addirittura che esso significhi “bestie” o “cani”, e che sia utilizzato per sottolineare l’inferiorità degli altri popoli.
Goyim significa in realtà “nazioni“, e viene tradotto spesso con “genti” o “Gentili” (dal latino gentes, cioè stirpi).
Il fatto che non sia un dispregiativo è dimostrato, tra l’altro, dal verso biblico di Esodo 19:6, in cui questo termine viene applicato ad Israele che viene definito “Goy kadosh” ovvero “nazione santa”.

Uno dei brandi talmudici citati in relazione al presunto razzismo ebraico è quello di Bava Metzia 114b:
“Gli Israeliti sono chiamati Uomo (Adam), e i Goyim non sono chiamati Uomo (Adam)”.

Qual è il significato di questo passo? I Goyim sono davvero considerati non umani?
Analizzando il contesto del brano appena citato, si scopre che si tratta di un commento al verso di Ezechiele 34:31: “Voi siete le mie pecore, le pecore del mio pascolo; siete Adam (Uomo) e io sono il vostro Dio”.

In riferimento a questa verso biblico, il Talmud afferma che gli Ebrei sono chiamati Adam, una parola al singolare che di solito non viene applicata a una collettività. Tutto ciò però non implica assolutamente che i Goyim non siano esseri umani. Infatti altrove è scritto:

“Un non-Ebreo ha il diritto di comprare territori in Israele perchè è scritto: «I cieli sono i cieli di Hashem, ma la terra Egli l’ha data agli esseri umani»” (Ghittin 47a).
Qui il termine usato non è Adam, ma Bnei Adam (esseri umani, letteralmente “figli dell’uomo”).
In Avodah Zarah 3a il Talmud applica ai Goyim anche la parola HaAdam (L’umanità).
Risulta dunque chiaro che, nonostante la sottile questione terminologica, l’appartenenza dei non-Ebrei alla razza umana non è mai messa in dubbio.

Al contrario, nel Talmud troviamo affermazioni autorevoli che tolgono ogni legittimità alla discriminazione razziale:
“Perchè fu creato un solo uomo? Per propagare la pace tra le nazioni, cioè affinchénessuno potesse dire agli altri: i miei antenati erano più grandi dei tuoi!” (trattato Sanhedrin).

“Non disprezzare alcun uomo e non svalutare nessun oggetto” (Pirkè Avot 4:3).

“Dio non rifiuta di premiare i Goyim che osservano i Suoi precetti” (Yerushalmi, Petah 1:1).

“I giusti tra tutte le nazioni avranno una parte nel Mondo Avvenire” (Sanhedrin 105a).

Infine, facendosi portavoce dell’insegnamento dei Saggi del Talmud, Maimonide scrive: “I nostri Saggi ci hanno comandato di visitare i Goyim quando sono ammalati, di seppellire i loro morti oltre ai morti degli Ebrei, e di aiutare i loro poveri assieme ai poveri degli Ebrei, per amore di pace. Nei Salmi infatti è scritto: «Dio è buono verso tutti e la Sua misericordia è per tutte le sue opere», e nei Proverbi è scritto: «Le vie della Torah sono dilettevoli e tutti i suoi sentieri sono di pace” (Hilchot Melachim 10, 12).

Lo sterminio dei non-Ebrei

“Uccidi [anche] i buoni fra i Goyim” (Sofrim 15:10). Questa frase molto conosciuta tra gli odiatori del Talmud può apparire come un’incitazione al genocidio di tutti i non-Ebrei. Prima di ragionare sulla sua corretta interpretazione è bene prendere in esame le frasi che la precedono:

“Dunque comprendiamo che il bestiame degli Egiziani timorati di Dio che sfuggirono alle piaghe causò grandi problemi gli Ebrei [poiché fu utilizzato per trainare i carri del Faraone]. Perciò Rabbi Shimon ha detto: uccidi [anche] i buoni tra i Goyim” .

Secondo questa riflessione rabbinica basata su Esodo 14:5-7, gli animali di cui il Faraone si servì per trainare i suoi carri durante l’inseguimento degli Ebrei appartenevano agli Egiziani timorati di Dio. Costoro infatti erano gli unici a conservare ancora il proprio bestiame in quanto non erano stati colpiti dalle dieci piaghe. Da qui si deduce che persino i buoni possono diventare la causa di grandi sofferenze.
Ai fini del nostro discorso è importante notare che nella letteratura giuridica post-talmudica la frase di Rabbi Shimon non è stata interpretata come un inno allo sterminio, ma come un’affermazione volta a insegnare che durante una battaglia non è possibile fare distinzione tra i nemici “giusti” e quelli malvagi (vedi Tosfot, Avodah Zarah 26b; Maimonide, Mishneh Torah, Hilchot Avodah Zarah 10:1).
Non bisogna inoltre ignorare che l’autore della sentenza è Shimon Bar Yochai, un celebre rabbino vissuto nel II secolo, discepolo del grande Rabbi Akiva. Il suo amato maestro venne arrestato dai Romani durante una persecuzione e fu poi torturato e ucciso davanti ai suoi occhi.
Per sfuggire ai persecutori, Rabbi Shimon fu costretto a nascondersi con suo figlio in una grotta dove rimase per tredici anni.
Se davvero Shimon Bar Yochai intendeva inneggiare alla morte dei Goyim, un tale sfogo sarebbe da ricondurre alle sue dolorose esperienze personali, e di certo non andrebbe citato come esempio della morale di tutti i rabbini. Ciò che importa è che le sue parole non furono utilizzate dagli studiosi successivi e dalle autorità rabbiniche per legittimare l’uccisione dei non-Ebrei.

La Torah condanna l’assassinio di qualsiasi essere umano:
“Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo dell’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” (Genesi 9:6).

Quando un Ebreo commette un crimine nei confronti dei Goyim, tale atto diffama il popolo eletto agli occhi delle nazioni e di conseguenza produce una profanazione del Nome di Dio. A questo principio si riferisce il seguente detto:
“Per la profanazione del Nome è più grave danneggiare un non-Ebreo che un fratello israelita”(Tosifta Bava Kamma 10:15).

Invece di immaginare presunti progetti di sterminio da parte dei rabbini, i detrattori del Talmud farebbero meglio a riflettere sugli innumerevoli massacri che gli Ebrei hanno subito nel corso della storia a causa dei sovrani cristiani e degli Stati europei.

Comportamenti disonesti

Oltre alla proibizione di assassinare un non-Ebreo, esiste anche quella di mentire, imbrogliare e rubare a qualsiasi persona:
“È proibito ingannare chiunque, anche un pagano idolatra” (Chullin 94a).

Il furto ai danni dei Goyim è esplicitamente condannato nel Talmud in Bava Kamma 113a-b, e lo Shulchan Aruch (Choshen Mishpat 359:1) dichiara:
“È proibito truffare o rubare anche una piccola somma da un Ebreo o da un Goy”.

Il Talmud di Gerusalemme riporta anche un racconto che esalta il valore dell’onestà:
“Rabbi Chaninah raccontò questa storia: Alcuni studenti comprarono un mucchio di grano da alcuni soldati goyim. Gli studenti trovarono in esso un pacchetto di monete e lo restituirono. I soldati dissero: «Benedetto il Dio degli Ebrei»” (Bava Metzia 7a).

Eppure tutti questi brani vengono totalmente ignorati dai calunniatori dell’Ebraismo, che preferiscono invece diffondere il mito dei Giudei ingannatori e desiderosi di sottrarre denaro ai Cristiani.

Un passo che viene spesso estrapolato per dimostrare la disonestà degli Ebrei nei confronti dei Goyim è il seguente:
“Rav Yehuda disse a nome di Shmuel: La proprietà di uno straniero è nella stessa condizione di una terra deserta; chiunque la occupa per primo ne acquisisce il possesso” (Bava Batra 54b).
Tuttavia, leggendo il contesto, si comprende in modo estremamente chiaro che la proprietà di cui si parla è un terreno regolarmente acquistato da un Ebreo, il quale però non ha ancora ricevuto il contratto di vendita da parte del non-Ebreo:

“Rav Yehuda disse a nome di Shmuel: La proprietà di uno straniero è nella stessa condizione di una terra deserta; chiunque la occupa per primo ne acquisisce il possesso. Il motivo è che appena lo straniero riceve il denaro egli cessa di esserne il proprietario, mentre l’Ebreo non ne acquisisce il possesso fino a quando non ottiene l’atto della vendita. Quindi [in questo intervallo di tempo] il terreno è come un deserto e chi lo occupa per primo diventa il proprietario. Abaye disse a R. Yosef: Shmuel ha davvero detto questo? Shmuel non ha forse stabilito che la legge del Governo è valida, e che il re ha ordinato che la terra non si acquista tranne che attraverso l’atto di vendita?”

Il furto ai danni del non Ebreo non ha nulla a che fare con questo dibattito. Nella situazione delineata dal brano talmudico, a correre dei rischi può essere semmai l’Ebreo, nel caso in cui non gli venga concesso immediatamente il contratto di vendita, poiché altre persone potrebbero insediarsi sul terreno mentre questo rimane senza un proprietario legalmente definito.

Il Talmud e la pedofilia

Una delle menzogne più infamanti sul Talmud è quella secondo cui gli antichi rabbini permettessero o addirittura incoraggiassero la violenza sessuale sui bambini.
Prima di addentrarci nell’analisi dettagliata dei brani controversi, è bene chiarire innanzitutto che i Maestri dell’Ebraismo non approvavano affatto queste pratiche perverse e immorali. Al contrario, il Talmud afferma espressamente che la pederastia è un crimine per il quale è prevista la pena di morte (vedi Niddah 13b e le spiegazioni di Rabbi Akiva e R. Abbahu in Sanhedrin 54b).

Il principale passo incriminato si trova in Ketubot 11b:

“Rav Yehuda ha detto nel nome di Rav: un bambino maschio che ha un rapporto con una femmina adulta la rende come una che è stata ferita con un pezzo di legno. […] Rava ha detto: ciò significa che quando un maschio adulto ha un rapporto con una bambina non c’è nulla, poichè quando ella ha meno di tre anni è come ficcarle un dito in un occhio”.

Come sempre, per giungere alla corretta comprensione la prima domanda che bisogna porsi è: Qual è esattamente l’argomento del dibattito?
Il trattato del Talmud da cui è stata estrapolata la citazione si occupa del tema della Ketubah.
Nell’Ebraismo la Ketubah è il contratto di matrimonio per mezzo del quale il marito si impegna a provvedere ai bisogni materiali della moglie e a versarle una somma di denaro ben definita in caso di divorzio. Lo scopo di questo contratto è di obbligare l’uomo a tutelare e a rispettare i diritti della donna.
Nel dibattito si parla in particolare del valore della dote della vergine (vedi Esodo 22:16-17), che biblicamente è diverso da quello di una donna che ha già avuto rapporti sessuali, come ad esempio una vedova o una divorziata.

La Mishnah spiega: “La Ketubah della vergine ha un valore di duecento zuz” (Ketubot 10b).
Più avanti nel testo vengono considerati i casi controversi in cui l’imene della donna viene rotto prima nel matrimonio attraverso un rapporto di pedofila o a causa di una ferita. Secondo la Mishnah, in questi casi il prezzo della dote nuziale non è soggetto a variazioni:

“Quando un uomo adulto ha una rapporto sessuale con una bambina, o quando un bambino ha un rapporto con una donna adulta [vergine], o quando una ragazza [vergine] si ferisce con un pezzo di legno, la Ketubah ha un valore di duecento zuz” (Ketubot 11a).

Primo caso: “Quando un uomo adulto ha un rapporto sessuale con una bambina”. In questa situazione la bambina non ha ancora raggiunto la maturità fisica e mentale e quindi non viene ritenuta come se avesse avuto un vero e proprio rapporto sessuale. Di conseguenza, anche se l’imene viene rotto, la bambina è considerata legalmente ancora vergine, e il valore del suo futuro contratto di matrimonio resta invariato.

E’ questo il motivo per cui nel passo “incriminato” si afferma: “quando un maschio adulto che ha un rapporto con una bambina non c’è nulla [in relazione al contratto nuziale], poichè quando ella ha meno di tre anni è come ficcarle un dito in un occhio”. Non si sta parlando della violenza sessuale sui bambini, ma solo del valore della Ketubah!

Secondo caso: “Quando un bambino ha un rapporto con una donna adulta [vergine]”. In questa seconda circostanza è invece il maschio a non aver raggiunto la maturità sessuale. Perciò, indipendentemente dall’atto immorale compiuto, dal punto di vista legale la donna non ha perso la verginità.

Terzo caso: “Quando una ragazza [vergine] si ferisce con un pezzo di legno”. Come abbiamo visto, l’ultimo caso preso in analisi è paragonato da Rav Yehuda a quello di un bambino che ha un rapporto con una femmina adulta. Infatti, come il pezzo di legno è un oggetto non predisposto naturalmente ad essere utilizzato in un atto sessuale, allo stesso modo il bambino non può essere ritenuto un partner attivo nel rapporto.

Un uomo della società moderna, privo di una mentalità ebraica e della conoscenza del Talmud, troverà probabilmente strana e bizzarra questa discussione rabbinica, ma una volta chiarito adeguatamente il suo significato non potrà certo affermare che si tratti di una legittimazione della pedofilia!
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Il Talmud e il Cristianesimo

Gli scritti cristiani, a cominciare da alcune interpretazioni dei Vangeli e dai testi dei Padri della Chiesa, contengono gravi offese e denigrazioni nei confronti degli Ebrei che hanno portato allo sviluppo dei miti negativi dell’antisemitismo europeo.
Nonostante questo, molti accusano i rabbini di parlare male del Cristianesimo nei loro libri, quasi come se fosse stato un loro dovere quello di lodare le azioni e le credenze di coloro che odiavano gli Ebrei in nome della propria fede.
Indubbiamente, i Maestri di epoca medievale e quelli successivi espressero i loro commenti (spesso negativi, ma non sempre) sulla religione cristiana, come nel caso di Maimonide, che la definisce un’idolatria non dissimile dal paganesimo antico, o come Rabbenu Tam, che la considera una forma di “monoteismo imperfetto” che può essere concessa ai Goyim, fino ad arrivare alle considerazioni più recenti di Rabbi Jonathan Eybeschutz (1690 – 1764), secondo cui i cristiani sono degli adoratori del Vero Dio che meritano benedizione, e di Rabbi Kook (1865 – 1935), che invece critica il Cristianesimo in modo molto aspro.

Ma qual è il punto di vista del Talmud sul Cristianesimo?
Di solito gli antisemiti interpretano ogni generico riferimento a “stranieri”, “popoli”, “eretici” e “idolatri” come precise allusioni ai cristiani. In realtà ci sono validi motivi per credere che in tutto il Talmud il tema specifico del Cristianesimo non sia affatto trattato.
Il termine minim, che è traducibile con “eretici” o “settari”, è piuttosto vago e nel Talmud può riferirsi a qualsiasi gruppo religioso in contrapposizione all’ortodossia dei rabbini. Potrebbe quindi comprendere gli Esseni, gli apostati, gli Ebrei ellenizzati in genere e anche i Giudeo-Cristiani del I secolo.
Soltanto in epoca più tarda i Maestri dell’Ebraismo avvertirono la necessità di esprimere riflessioni elaborate sulla dottrina cristiana che ormai si era largamente diffusa e che rappresentava sempre più una minaccia per il popolo ebraico poiché proclamava una concezione trinitaria di Dio, l’elezione di un nuovo popolo eletto e l’abolizione della Torah.

Le maggiori controversie riguardano la figura di Gesù il Nazareno. Tra i principali motivi della censura del Talmud ci furono infatti le presunte allusioni negative al Messia dei cristiani che la Chiesa ritenne di aver individuato all’interno del testo.
Ancora oggi alcuni studiosi affermano che il nome Yeshu menzionato nel Talmud sia un riferimento alla persona di Gesù.
Non si tratta in realtà di un nome proprio, ma dell’acronimo della frase “Sia cancellato il suo nome e il suo ricordo” :
Y (ymach = sia cancellato) Sh (shemò = il suo nome) U (U’Zichrò = e il suo ricordo).

Nel Talmud troviamo diversi individui chiamati Yeshu:

Manasse, figlio del re Ezechia, citato in Sanhedrin 103a e Berachot 17b come un esempio negativo.
Yeshu Ben Pandira, vissuto nel I secolo a.E.V. (molto prima del Gesù dei Vangeli), allievo di R. Yehoshua Ben Perachiah, poi decaduto nell’idolatria. Aveva un rapporto stretto con il governo romano e fu giustiziato alla vigilia di Pesach. E’ citato anche come anonimo nel Talmud di Gerusalemme.
Yeshu Ben Stada, a volte chiamato anche lui Ben Pandira, vissuto nel II secolo E.V., dopo la distruzione del Tempio. Era figlio di una parrucchiera chiamata Miriam e conosciuta come Stada, e il suo patrigno era Pappos Ben Yehuda. Imparò la stregoneria in Egitto e fu giustiziato anch’egli alla vigilia di Pesach.

Anche se gli ultimi due personaggi risultano abbastanza simili per alcuni aspetti, secondo i racconti talmudici vissero in epoche molto diverse.
Le somiglianze con Gesù il Nazareno non sono comunque tanto rilevanti da poter dissolvere i dubbi sull’identificazione del personaggio.

In Sanhedrin 43a è riportato: “Si insegna che Yeshu [Ben Pandira] aveva cinque discepoli: Mattai, Nekai, Netzer, Buni e Todah”.
Secondo i Vangeli Gesù aveva invece notoriamente dodici discepoli, e i loro nomi non coincidono con quelli riportati nel Talmud, ad eccezione di Mattai che corrisponderebbe all’apostolo Matteo.
Il testo continua: “Si insegna che alla vigilia di Pesach Yeshu fu appeso e il banditore andò in giro per 40 giorni prima dichiarando: [Yeshu] verrà lapidato per aver praticato la stregoneria, per aver sedotto e condotto fuori strada Israele. Chiunque sappia qualcosa in suo favore, venga e lo dichiari. Ma non trovarono alcuno in suo favore e lo appesero alla vigilia di Pesach” (Sanhedrin 43a).
Dunque quest’uomo fu lapidato, non crocifisso, e il suo cadavere fu appeso dopo l’esecuzione della condanna per essere mostrato come monito al popolo secondo l’uso dell’epoca.

Nell’ambito dell’Ebraismo, l’identificazione di Ben Pandira o di Ben Stada con Gesù viene da molti rifiutata. L’unico commentatore classico che la accoglie è Abraham Ibn Daud (1110 – 1180), il quale sostiene che la figura del Gesù cristiano sarebbe stata costruita sulla base di Yeshu Ben Pandira, e che gli autori dei Vangeli avrebbero quindi scritto i loro racconti ispirandosi a questo personaggio storico. Simili teorie sono state riprese anche da alcuni studiosi contemporanei, mentre altri ritengono che i nomi Ben Pandira e Ben Stada siano stati inseriti nel testo per eludere la censura della Chiesa. Queste rimangono tuttavia solo ipotesi e dovrebbero essere considerate appunto come tali.

Conclusione

Nel terminare questa breve trattazione, ci auguriamo che la verità sulla natura del Talmud e sull’etica ebraica si diffonda sempre di più, fino a sovrastare i vecchi luoghi comuni e le le innumerevoli falsità che trovano ancora molto credito.
Ci sarebbero altre questioni complesse da esporre e altre espressioni da chiarire, ma gli argomenti affrontati sono già sufficienti a far comprendere quale metodo sia necessario utilizzare se si vuole davvero apprendere qualcosa nell’universo della letteratura ebraica. Il significato di ogni termine deve essere approfondito, il contesto di un brano non va mai trascurato, e quando nasce una controversia o una difficoltà di interpretazione diventa necessario valutare diverse ipotesi seriamente e con onestà, proprio come insegnano gli sconfinati dibattiti del Talmud, condotti da quei grandi Maestri che sapevano perfettamente arricchire lo studio dei testi sacri grazie al confronto con le opinioni altrui.
“Le parole dei saggi pronunciate con calma si ascoltano meglio
delle grida di chi domina fra gli stolti.
La sapienza vale più delle armi da guerra, ma un solo peccatore distrugge un gran bene”
(Ecclesiaste 9:17).
https://sguardoasion.wordpress.com/2013 ... ul-talmud/
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 8:18 am

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Talmud, ke łe sipia vere ste robe? No!

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 8:19 am

Falsità sul Talmud



Citazioni dal Talmud ebraico

https://www.radioislam.org/islam/italia ... talmud.htm

Frasi tratte dal Talmud ebraico, uno dei testi sacri dell’Ebraismo che molti israeliani studiano nelle yeshivot (scuole talmudiche), con cui i sionisti giustificano i loro crimini contro i Palestinesi. Questa è l’ideologia criminale-talmudica che guida l’unica Etnocrazia del Medio Oriente. Queste frasi che ogni estremista israeliano fa proprie, vanno affrontate pubblicamente e senza timore di venir accusati di “antisemitismo”. I non-ebrei vengono chiamati “goym” (“goy” al singolare), cioè i “gentili”, definiti nel Talmud anche come “bestiame” e “animali parlanti”.
Mai si è parlato del razzismo che metodicamente gli ebrei adoperano nella loro vita. Questo razzismo di origine ancestrale è evidenziabile in uno dei loro testi sacri, il “Talmud”.


- Il più santo così parlò agli Israeliti: "Voi mi avete riconosciuto come l'unico padrone del mondo, e per questa ragione, vi riconoscerò come unici padroni del mondo".
Chaniga, 3a, 3b.

- Dovunque gli Ebrei vadano, devono farsi capi dei loro Signori.
Sanhedrin, 19.

- Dio ha dato ai Giudei potere sui possedimenti e il sangue di tutte le nazioni.
Seph. Jp., 92, 1.

- Riguardo le pretese dei Gentili sui diritti di proprietà, i loro possedimenti sono ~ come terra non riscossa nel deserto ~
Baba Bathra, 54b.

- Per quanto riguarda i furti - se uno rubasse, rapinasse, rapisse una bella donna, o commettesse torti simili, se questi fossero perpetrati da un Gentile ad un altro, il torto in questione deve essere punito, allo stesso modo se fosse perpetrato ai danni di un Israelita, invece il furto da parte di un Israelita ai danni di un Gentile, può essere perdonato.
Sanhedrin, 57a.

- E' sempre un gesto meritevole impossessarsi di un bene appartenente a un Gentile.
Schulchan Aruch.

- Quando un Giudeo ha un Gentile tra le sue grinfie, un altro Giudeo può andare dallo stesso Gentile, prestargli dei soldi e a sua volta raggirarlo, così che il Gentile finisca rovinato. La proprietà di un Gentile, secondo la nostra legge, non appartiene a nessuno, e "il primo Giudeo che passa", ha pieno diritto di impossessarsene.
Schulchan Aruch, Chochen Hamischpath, Sanhedrin, 57a.

- Non è permesso derubare un fratello, ma è permesso derubare un "non-Ebreo", poichè è scritto (Levitico XIX, 13) "Tu non dovrai derubare il tuo fratello (lett.il tuo vicino)". Ma queste parole, dette da Jeovah, non valgono per un Goim, che non è tuo fratello.
Baba Mezia, 61a.

- Un Giudeo può mentire e spergiurare per condannare un Cristiano. Il nome di Dio non è profanato quando si mente ai Cristiani.
Baba Kama, 113a, 113b.

"Il nome di Dio non è profanato quando, per esempio, un ebreo mente ad un goi dicendo:
Io ho dato qualcosa a tuo padre, ma egli è morto; tu me lo devi restituire, purchè il goi non sappia che tu stai mentendo."
(Talmud, Babha Kama, 113b)

- E' un grande peccato fare un regalo ad un Gentile. Ma è permissibile fare l'elemosina ai Gentili poveri, visitare i loro malati, dare gli ultimi onori ai loro morti e consolare i loro parenti, per mantenere la pace, e per far credere ai Gentili che i Giudei sono loro buoni amici, poichè danno loro conforto.
Aboda Zarah, page 20

- Una cosa persa da un Goim, non solo dev'essere tenuta dall'uomo che la trova, ma è anche proibito restituirgliela.
Schulchan Aruch, Choschen, Hamischpath, 266, 1.

"Una cosa perduta da un Goy può non solo essere tenuta dall'uomo che l'ha trovata, ma è anche proibito ridargliela indietro."
(Schulcan Aruch, Choschen Hamischpath, 266, I)

- I giudei devono sempre provare a raggirare i Cristiani.
Zohar 1 160a.

- Coloro che fanno bene ai Cristiani non risorgeranno mai dalla morte.
Zohar 1 25b.

"Al tempo del Chol Hamoed il disbrigo di ogni tipo di affare è proibito.
Ma è permesso praticare l'usura sui Gentili,
perchè la pratica dell'usura su un Gentile in ogni momento piace al Signore."
(Schulcan Aruch, Orach Chaim 539)"

- Nel caso di una malattia mortale un Giudeo è autorizzato a consumare qualcosa di immondo (cioè qualcosa che egli è obbligato per legge a considerare come immonda, e che toccare [usare, mangiare] in altre circostanze è severamente vietato) nel caso in cui egli ritiene che essa può assistere il suo recupero. Ma anche in questo caso non è consentito fare uso di qualcosa che appartiene alla cosa più sporca di tutte, vale a dire, la Chiesa cristiana.
Schulchan Aruch, Johre Deah, 155.

- E' una buona azione per ogni Giudeo distruggere e bruciare le chiese non-Giudee e qualsiasi cosa appartenga loro o è fatto da loro ~, e gettare le ceneri ai quattro venti o nell'acqua. Inoltre, è dovere di ogni Giudeo cercare di sradicare ogni chiesa non-Giudea e maledirne il nome (lett. darle un nome maledetto)
Schulchan Aruch, Johre Deah, 143.

- I Giudei sono esseri umani; le altre persone del mondo non sono esseri umani, ma bestie.
Baba Mezia.
- Nonostante le persone del mondo somiglino esteriormente ai Giudei, loro sono in effetti solo come scimmie paragonate agli uomini.
Schene Lucohoth Ha'berith.

- Le anime delle persone non-Giudee vengono dal Diavolo e sono anime come quelle che hanno gli animali e il bestiame. Il seme dello straniero (si riferisce ai figli) è anch'esso seme di bestia (figlio di bestia).
Schefla Tal. 4.2, Memachem, page 53, F. 221.

- Le case di Goym sono le case degli animali.
Leb. Tob., 46. 1.

- I matrimoni tra Gentili non sono dei veri legami: la loro coabitazione è come tenere cavalli in coppia, pertanto i loro figli non sono umanamente legati ai loro genitori.
Schulchan Aruch

- Il seme (figlio) del Cristiano non vale più di quello di una bestia.
Kethuboth 3b.

- Tutte le donne non-ebree sono prostitute.
Eben Haezar.

- Un uomo può fare con la sua moglie ciò che più lo appaga, come se lei fosse un pezzo di carne che viene dal macellaio, che lui può mangiare secondo il suo capriccio, salata, arrostita, bollita o come un pesce comprato al mercato.
Nedarim 20b.

- Quando uno scopre che appetiti malvagi stanno impossessandosi dei suoi sensi, bisogna lasciarlo sfogare in un posto dove non è conosciuto, dove si vestirà di nero e potrà seguire gli impulsi del suo cuore.
Mo'ed Katan 17a.

- Ad un giudeo è permesso stuprare, truffare, e spergiurare; ma deve curarsi di non farsi scoprire, così che Israele possa non soffrire.
Schulchan Aruch, Johre Deah.

- Un Giudeo può violentare, ma non sposare una non-Ebrea
Gad. Shas. 2, 2.

- Una ragazza Gentile dall'età di tre anni può essere violentata.
Aboda Shara 37a.

- Se un Giudeo violenta una ragazza non-Giudea, e un altro Giudeo che lo vede è chiamato a testimoniare, quel Giudeo deve, senza esitazione, mentire.
Johre Deah.

- Mosè disse: "Tu non dovrai bramare la moglie del tuo vicino e colui che commette adulterio incapperà nella pena di morte." Questo vale solo per gli adulteri commessi da, o tra, Giudei. La moglie di un Gentile è esclusa.
Sanhedrin.

- Non salvare un Cristiano in pericolo di morte.
Hikkoth Akum X 1.

- Lo sterminio dei Cristiani, è un sacrificio necessario.
Zohar II 43a.

- Le nascite tra i Cristiani devono essere materialmente diminuite.
Zohar II 64b.

- Se un Goym uccide un Goym o un giudeo, è responsabile; ma se un giudeo uccide un Goym, non lo è.
Tosefta, Aboda Zara 8:5.

- Ogni straniero (Non-ebreo) che onora la Domenica, dev'essere ucciso senza esitazione.
Sanhedrin.

- Il migliore tra i Cristiani dev'essere strangolato.
Rasoni, Exodus 14.

- E' permesso uccidere un denunciatario degli Ebrei dappertutto, E' permesso farlo anche prima che abbia denunciato.
Schulchan Aruch, Choschen Hamischpath, 338.

- Chi versa il sangue dei Goym (chi uccide i Goym), offre un sacrificio a Dio.
Talmud, Jalqut Simeoni.

- Se un pagano colpisce un Giudeo, merita di morire.
Sanhedrin. 58b.

"Il rabbino Jochanan dice: Un goi che ficca il naso nella Legge colpevole di morte."
(Talmud, Sanhedrin, 59a)

- E' vietato introdurre un non-ebreo ai segreti della legge. L'ebreo che fa questo è colpevole, come se avesse devastato il mondo e negato il sacro nome di Dio.
Jalkut Chadash.

- I proseliti sono pericolosi per il Giudaismo, come le ulcere lo sono per un corpo sano.
Talmud.

???
...Talmud, ke łe sipia vere ste robe? No!

Citazioni dal Talmud ebraico
https://www.radioislam.org/islam/italia ... talmud.htm

- Non è permesso derubare un fratello, ma è permesso derubare un "non-Ebreo", poichè è scritto (Levitico XIX, 13) "Tu non dovrai derubare il tuo fratello (lett.il tuo vicino)". Ma queste parole, dette da Jeovah, non valgono per un Goim, che non è tuo fratello.
Baba Mezia, 61a.

- I Giudei sono esseri umani; le altre persone del mondo non sono esseri umani, ma bestie.
Baba Mezia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Bava_Metzia
Bava Metzia (aramaico: בבא מציעא, "La Porta Media") è il secondo dei primi tre trattati della Mishnah e del Talmud, nell'Ordine di Nezikin ("Danni"), con gli altri due il Bava Kamma ed il Bava Batra. In origine tutti e tre insieme formavano un trattato singolo intitolato Nezikin (torti o lesioni), e ogni Bava stava a significare "parte" o "suddivisione". Bava Metzia discute delle materie civili come il diritto di proprietà e l'usura. Esamina anche l'obbligo di sorvegliare oggetti smarriti che sono stati rinvenuti o proprietà esplicitamente affidata ad altri (Shomer).

https://it.wikipedia.org/wiki/Mishnah
La Mishnah, o mishnà (ebraico: משנה) è uno dei testi fondamentali del Giudaismo.
La parola mishnah proviene dalla radice ebraica š-n-h (in ebraico: שנה ‎?), collegata con il campo semantico del "ripetere" (quindi anche "studiare", "insegnare"), suggerisce ciò che è imparato a memoria, per ripetizione, e designa l'insieme della Torah orale e il suo studio, in opposizione a Miqrà, che si riferisce alla Bibbia ebraica e al suo studio. Può anche designare l'insieme della halakhah (parte legislativa) o ancora una forma d'insegnamento di quella, che non parta dal testo biblico, ma dalle sentenze dei Maestri della tradizione, riguardo a problemi concreti.


http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=69204106
http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=49638603

Soncino Babylonian Talmud
http://www.come-and-hear.com/tcontents.html
http://www.jewishencyclopedia.com

http://www.dialoghi.cnr.it/news/traduzi ... protocollo




La verità sul Talmud

Immagine

https://sguardoasion.wordpress.com/2013 ... sul-talmud
http://storiaepolitica.forumfree.it/?t=70419896

Tra tutti i libri odiati e criticati nella storia dell’Europa, quello che è stato più volte censurato e bruciato è sicuramente il Talmud.
Ancora oggi questo testo ampissimo e fondamentale per l’Ebraismo non cessa di essere oggetto di profondo disprezzo da parte di molti. Basta infatti effettuare una rapida ricerca su Internet digitando la parola Talmud su Google per trovarsi davanti ad un gran numero di siti che si propongono di rivelare la terribile verità sul libro sacro degli assassini di Cristo.
Ai vecchi miti sulle abitudini sanguinare degli Ebrei e sui complotti giudaici per il dominio del mondo si accompagnano accuse più moderne: Il Talmud viene descritto dal alcuni come l’arma segreta degli Israeliani, che lo utilizzerebbero per imparare l’arte dello sterminio.La principale fonte da cui molti fondamentalisti cattolici (e non solo) traggono le loro menzogne antisemite è un testo intitolato“Il Talmud smascherato”, di Justinas Pranaitis (1861 – 1917), un prete lituano che odiava l’Ebraismo e se ne proclamava esperto.
Nel 1912, in Russia, Pranatis fu chiamato a prendere parte al processo contro Menachem Mendel Beilis, un ebreo accusato di aver ucciso un bambino cristiano per scopi rituali. Al prete venne richiesto di testimoniare parlando dell’odio giudaico e delle pratiche brutali insegnate nel Talmud.
Durante il processo, tuttavia, Pranatis dimostrò di essere in realtà molto ignorante in materia poichè non seppe spiegare il significato di alcuni termini elementari della letteratura ebraica, provocando addirittura le risate dei presenti (vedi Wikipedia).
Egli non conosceva affatto il Talmud, come non lo conoscono coloro che lo criticano su Internet riportando citazioni errate, tradotte male, estrapolate dal contesto e a volte persino inventate totalmente.Ci appresteremo ora ad esaminare le menzogne più comuni sul Talmud e a chiarire il significato di alcune espressioni rabbiniche che generalmente non vengono comprese.
E’ bene precisare che questo articolo non è rivolto agli antisemiti, perchè è molto difficile che una persona dominata dall’odio e dal razzismo possa abbandonare i suoi pregiudizi. L’obiettivo è invece quello di fornire a chi vuole davvero conoscere l’Ebraismo (studiandolo senza chiusure mentali) delle informazioni serie ed affidabili sulla vera natura del Talmud. In breve, poiché i miti e le falsità abbondano sul web, è necessario che sia reperibile anche un pò di verità per coloro che vogliono apprenderla.


Le basi del discorso: Cos’è il Talmud?

Molti sanno parlare male del Talmud e diffondere calunnie, ma pochi riescono a darne una definizione corretta o almeno accettabile.
Il Talmud non è simile alla Bibbia, al Corano o ad ogni altro libro sacro. Si tratta infatti di un testo basato principalmente sul dibattito, sull’interpretazione, sul discorso volto ad analizzare le controversie; dunque non esprime un punto di vista unico, ma raccoglie pareri diversi e li accosta continuamente.

Il Talmud si fonda sulla Mishnah, cioè l’esposizione della Legge Orale messa per iscritto da Rabbi Yehudah HaNassi dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Si ritiene che questa Legge sia indispensabile per chiarire il significato dei precetti biblici che altrimenti non sarebbe possibile comprendere e osservare.
Accanto alla Mishnah, il Talmud riporta la Gemarah, ovvero l’insieme dei commenti sulla Legge Orale e delle discussioni dei rabbini.
Esistono due redazioni diverse del Talmud. La prima è detta “Talmud di Gerusalemme” e fu composta nella Terra d’Israele nel III secolo, mentre la seconda, chiamata “Talmud di Babilonia”, è molto più ampia e venne completata circa duecento anni dopo per poi diventare la versione maggiormente autorevole e canonica.

Il Talmud appare quindi essenzialmente come una raccolta di opinioni e interpretazioni differenti espresse dai singoli rabbini.
Nella codificazione della norma da seguire (Halachah) solo alcune di queste interpretazioni diventano vincolanti, altre inevitabilmente devono essere scartate. Ad esempio, nelle discussioni tra la scuola rabbinica di Shammai e quella di Hillel, la Legge viene decretata secondo il parere di Hillel.
Per stabilire la norma si segue generalmente la maggioranza dei pareri, e in alcuni casi si è tentata una conciliazione tra opinioni apparentemente opposte.
E’ fondamentale sottolineare questo aspetto poiché non tutto ciò che è scritto nel Talmud viene osservato e accettato, eppure gli antisemiti che diffamano l’Ebraismo non tengono conto di ciò.

L’idea che un testo sacro contenga pareri contrastanti e soggettivi è inconcepibile per molti, ma nella mentalità ebraica si tratta di un concetto del tutto normale. La Torah può avere tantissimi significati e molti livelli di interpretazione, per cui è giusto che ogni studioso la comprenda in modo diverso. Nell’Ebraismo la divergenza di opinioni è considerata una ricchezza, non una problematica da eliminare, anche se nell’ambito strettamente legale è comunque necessario che venga stabilita una norma precisa e univoca.

Oltre alle parti giuridiche, nel Talmud troviamo anche racconti, cronache di avvenimenti storici, aforismi di natura morale, parabole e speculazioni scientifiche.
Si tratta perciò di una vera e propria enciclopedia dell’Ebraismo e del sapere dell’epoca di inestimabile valore.
Il Talmud è più sacro della Bibbia?

Su internet, come in molte pubblicazioni dedicate a questo argomento, si trova spesso l’affermazione secondo cui nella religione ebraica le Scritture non abbiano un ruolo centrale, mentre il Talmud sarebbe ritenuto più importante e sacro della Bibbia.
Ogni Ebreo osservante sa perfettamente che tutto ciò non corrisponde al vero.
La Torah (ovvero i primi cinque libri della Bibbia) è da sempre considerata il testo sacro con il livello di ispirazione Divina più elevato, in quanto si crede che sia stata trasmessa direttamente da Dio a Mosè. Seguono poi, con un livello di ispirazione inferiore, i libri biblici dei Profeti e i Ketuvim (scritti sapienzali), a cui è comunque riconosciuto un valore altissimo.


Un passo del Kitzur Shulchan Aruch mostra il sommo rispetto che nell’Ebraismo è riservato esclusivamente alla Torah:

“Una persona è obbligata a trattare un rotolo della Torah con grande rispetto ed è lodevole porlo in un luogo speciale, rispettare quel luogo e abbellirlo.
Chi vede qualcuno che trasporta un rotolo della Torah dovrebbe alzarsi in piedi fino a quando il rotolo della Torah viene riposto o finchè non lo si può più vedere” (Kitzur Shulchan Aruch 28:3).

Sarebbe assurdo credere che un libro dettato dal Creatore dell’universo sia meno sacro di un altro che invece riporta le discussioni dei rabbini e la loro esposizione della Legge Orale.

In un suo scritto contro gli Ebrei pubblicato nel 1543, Martin Lutero dichiara:
“La dottrina degli Ebrei non è altro che glosse di rabbini e idolatria della disobbedienza, cosicché Mosè è diventato del tutto sconosciuto presso di loro”

Questa convinzione, secondo cui gli Ebrei osservino le direttive dei rabbini più che le leggi bibliche, è ancora molto diffusa.
In realtà, i precetti rabbinici furono istituiti fin dai tempi antichi per salvaguardare la Torah, rendendo più difficile la violazione dei Comandamenti Divini attraverso restrizioni più ampie. Di conseguenza non è concepibile che uno di questi precetti contraddica la Torah, soprattutto se si considera che, secondo l’Ebraismo, le leggi bibliche hanno comunque sempre la precedenza su quelle rabbiniche.


Razzismo nei confronti degli altri popoli ???

L’accusa più comune che viene rivolta contro l’Ebraismo è quella di essere una religione esclusivista che predica il disprezzo per tutti coloro che non sono Ebrei. Le basi di questo presunto razzismo sarebbero da individuare proprio nel Talmud.

Molti sostengono che la parola ebraica Goyim (al singolare Goy), usata per indicare i non-Ebrei, sia un dispregiativo o un termine denigratorio. Alcuni asseriscono addirittura che esso significhi “bestie” o “cani”, e che sia utilizzato per sottolineare l’inferiorità degli altri popoli.
Goyim significa in realtà “nazioni“, e viene tradotto spesso con “genti” o “Gentili” (dal latino gentes, cioè stirpi).
Il fatto che non sia un dispregiativo è dimostrato, tra l’altro, dal verso biblico di Esodo 19:6, in cui questo termine viene applicato ad Israele che viene definito “Goy kadosh” ovvero “nazione santa”.

Uno dei brandi talmudici citati in relazione al presunto razzismo ebraico è quello di Bava Metzia 114b:
Gli Israeliti sono chiamati Uomo (Adam), e i Goyim non sono chiamati Uomo (Adam)”.

Qual è il significato di questo passo? I Goyim sono davvero considerati non umani?
Analizzando il contesto del brano appena citato, si scopre che si tratta di un commento al verso di Ezechiele 34:31: “Voi siete le mie pecore, le pecore del mio pascolo; siete Adam (Uomo) e io sono il vostro Dio”.
In riferimento a questa verso biblico, il Talmud afferma che gli Ebrei sono chiamati Adam, una parola al singolare che di solito non viene applicata a una collettività. Tutto ciò però non implica assolutamente che i Goyim non siano esseri umani. Infatti altrove è scritto:

“Un non-Ebreo ha il diritto di comprare territori in Israele perchè è scritto: «I cieli sono i cieli di Hashem, ma la terra Egli l’ha data agli esseri umani»” (Ghittin 47a).
Qui il termine usato non è Adam, ma Bnei Adam (esseri umani, letteralmente “figli dell’uomo”).
In Avodah Zarah 3a il Talmud applica ai Goyim anche la parola HaAdam (L’umanità).
Risulta dunque chiaro che, nonostante la sottile questione terminologica, l’appartenenza dei non-Ebrei alla razza umana non è mai messa in dubbio.

Al contrario, nel Talmud troviamo affermazioni autorevoli che tolgono ogni legittimità alla discriminazione razziale:
“Perchè fu creato un solo uomo? Per propagare la pace tra le nazioni, cioè affinchénessuno potesse dire agli altri: i miei antenati erano più grandi dei tuoi!” (trattato Sanhedrin).

“Non disprezzare alcun uomo e non svalutare nessun oggetto” (Pirkè Avot 4:3).

“Dio non rifiuta di premiare i Goyim che osservano i Suoi precetti” (Yerushalmi, Petah 1:1).

“I giusti tra tutte le nazioni avranno una parte nel Mondo Avvenire” (Sanhedrin 105a).

Infine, facendosi portavoce dell’insegnamento dei Saggi del Talmud, Maimonide scrive: “I nostri Saggi ci hanno comandato di visitare i Goyim quando sono ammalati, di seppellire i loro morti oltre ai morti degli Ebrei, e di aiutare i loro poveri assieme ai poveri degli Ebrei, per amore di pace. Nei Salmi infatti è scritto: «Dio è buono verso tutti e la Sua misericordia è per tutte le sue opere», e nei Proverbi è scritto: «Le vie della Torah sono dilettevoli e tutti i suoi sentieri sono di pace” (Hilchot Melachim 10, 12).


Lo sterminio dei non-Ebrei ???

“Uccidi [anche] i buoni fra i Goyim” (Sofrim 15:10). Questa frase molto conosciuta tra gli odiatori del Talmud può apparire come un’incitazione al genocidio di tutti i non-Ebrei. Prima di ragionare sulla sua corretta interpretazione è bene prendere in esame le frasi che la precedono:

“Dunque comprendiamo che il bestiame degli Egiziani timorati di Dio che sfuggirono alle piaghe causò grandi problemi gli Ebrei [poiché fu utilizzato per trainare i carri del Faraone]. Perciò Rabbi Shimon ha detto: uccidi [anche] i buoni tra i Goyim” .

Secondo questa riflessione rabbinica basata su Esodo 14:5-7, gli animali di cui il Faraone si servì per trainare i suoi carri durante l’inseguimento degli Ebrei appartenevano agli Egiziani timorati di Dio. Costoro infatti erano gli unici a conservare ancora il proprio bestiame in quanto non erano stati colpiti dalle dieci piaghe. Da qui si deduce che persino i buoni possono diventare la causa di grandi sofferenze.
Ai fini del nostro discorso è importante notare che nella letteratura giuridica post-talmudca la frase di Rabbi Shimon non è stata interpretata come un inno allo sterminio, ma come un’affermazione volta a insegnare che durante una battaglia non è possibile fare distinzione tra i nemici “giusti” e quelli malvagi (vedi Tosfot, Avodah Zarah 26b; Maimonide, Mishneh Torah, Hilchot Avodah Zarah 10:1).
Non bisogna inoltre ignorare che l’autore della sentenza è Shimon Bar Yochai, un celebre rabbino vissuto nel II secolo, discepolo del grande Rabbi Akiva. Il suo amato maestro venne arrestato dai Romani durante una persecuzione e fu poi torturato e ucciso davanti ai suoi occhi.
Per sfuggire ai persecutori, Rabbi Shimon fu costretto a nascondersi con suo figlio in una grotta dove rimase per tredici anni.
Se davvero Shimon Bar Yochai intendeva inneggiare alla morte dei Goyim, un tale sfogo sarebbe da ricondurre alle sue dolorose esperienze personali, e di certo non andrebbe citato come esempio della morale di tutti i rabbini. Ciò che importa è che le sue parole non furono utilizzate dagli studiosi successivi e dalle autorità rabbiniche per legittimare l’uccisione dei non-Ebrei.

La Torah condanna l’assassinio di qualsiasi essere umano:
“Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo dell’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” (Genesi 9:6).

Quando un Ebreo commette un crimine nei confronti dei Goyim, tale atto diffama il popolo eletto agli occhi delle nazioni e di conseguenza produce una profanazione del Nome di Dio. A questo principio si riferisce il seguente detto:
“Per la profanazione del Nome è più grave danneggiare un non-Ebreo che un fratello israelita”(Tosifta Bava Kamma 10:15).

Invece di immaginare presunti progetti di sterminio da parte dei rabbini, i detrattori del Talmud farebbero meglio a riflettere sugli innumerevoli massacri che gli Ebrei hanno subito nel corso della storia a causa dei sovrani cristiani e degli Stati europei.


Comportamenti disonesti ???

Oltre alla proibizione di assassinare un non-Ebreo, esiste anche quella di mentire, imbrogliare e rubare a qualsiasi persona:
“E’ proibito ingannare chiunque, anche un pagano idolatra” (Chullin 94a).

Il furto ai danni dei Goyim è esplicitamente condannato nel Talmud in Bava Kamma 113a-b, e lo Shulchan Aruch (Choshen Mishpat 359:1) dichiara:
“E’ proibito truffare o rubare anche una piccola somma da un Ebreo o da un Goy”.

Il Talmud di Gerusalemme riporta anche un racconto che esalta il valore dell’onestà:
“Rabbi Chaninah raccontò questa storia: Alcuni studenti comprarono un mucchio di grano da alcuni soldati goyim. Gli studenti trovarono in esso un pacchetto di monete e lo restituirono. I soldati dissero: «Benedetto il Dio degli Ebrei»” (Bava Metzia 7a).

Eppure tutti questi brani vengono totalmente ignorati dai calunniatori dell’Ebraismo, che preferiscono invece diffondere il mito dei Giudei ingannatori e desiderosi di sottrarre denaro ai Cristiani.

Un passo che viene spesso estrapolato per dimostrare la disonestà degli Ebrei nei confronti dei Goyim è il seguente:
“Rav Yehuda disse a nome di Shmuel: La proprietà di uno straniero è nella stessa condizione di una terra deserta; chiunque la occupa per primo ne acquisisce il possesso” (Bava Batra 54b).
Tuttavia, leggendo il contesto, si comprende in modo estremamente chiaro che la proprietà di cui si parla è un terreno regolarmente acquistato da un Ebreo, il quale però non ha ancora ricevuto il contratto di vendita da parte del non-Ebreo:

“Rav Yehuda disse a nome di Shmuel: La proprietà di uno straniero è nella stessa condizione di una terra deserta; chiunque la occupa per primo ne acquisisce il possesso. Il motivo è che appena lo straniero riceve il denaro egli cessa di esserne il proprietario, mentre l’Ebreo non ne acquisisce il possesso fino a quando non ottiene l’atto della vendita. Quindi [in questo intervallo di tempo] il terreno è come un deserto e chi lo occupa per primo diventa il proprietario. Abaye disse a R. Yosef: Shmuel ha davvero detto questo? Shmuel non ha forse stabilito che la legge del Governo è valida, e che il re ha ordinato che la terra non si acquista tranne che attraverso l’atto di vendita?”

Il furto ai danni del non-Ebreo non ha nulla a che fare con questo dibattito. Nella situazione delineata dal brano talmudico, a correre dei rischi può essere semmai l’Ebreo, nel caso in cui non gli venga concesso immediatamente il contratto di vendita, poiché altre persone potrebbero insediarsi sul terreno mentre questo rimane senza un proprietario legalmente definito.


Il Talmud e la pedofilia ???

Una delle menzogne più infamanti sul Talmud è quella secondo cui gli antichi rabbini permettessero o addirittura incoraggiassero la violenza sessuale sui bambini.
Prima di addentrarci nell’analisi dettagliata dei brani controversi, è bene chiarire innanzitutto che i Maestri dell’Ebraismo non approvavano affatto queste pratiche perverse e immorali. Al contrario, il Talmud afferma espressamente che la pederastia è un crimine per il quale è prevista la pena di morte (vedi Niddah 13b e le spiegazioni di Rabbi Akiva e R. Abbahu in Sanhedrin 54b).

Il principale passo incriminato si trova in Ketubot 11b:

“Rav Yehuda ha detto nel nome di Rav: un bambino maschio che ha un rapporto con una femmina adulta la rende come una che è stata ferita con un pezzo di legno. […] Rava ha detto: ciò significa che quando un maschio adulto ha un rapporto con una bambina non c’è nulla, poichè quando ella ha meno di tre anni è come ficcarle un dito in un occhio”.

Come sempre, per giungere alla corretta comprensione la prima domanda che bisogna porsi è: Qual è esattamente l’argomento del dibattito?
Il trattato del Talmud da cui è stata estrapolata la citazione si occupa del tema della Ketubah.
Nell’Ebraismo la Ketubah è il contratto di matrimonio per mezzo del quale il marito si impegna a provvedere ai bisogni materiali della moglie e a versarle una somma di denaro ben definita in caso di divorzio. Lo scopo di questo contratto è di obbligare l’uomo a tutelare e a rispettare i diritti della donna.
Nel dibattito si parla in particolare del valore della dote della vergine (vedi Esodo 22:16-17), che biblicamente è diverso da quello di una donna che ha già avuto rapporti sessuali, come ad esempio una vedova o una divorziata.

La Mishnah spiega: “La Ketubah della vergine ha un valore di duecento zuz” (Ketubot 10b).
Più avanti nel testo vengono considerati i casi controversi in cui l’imene della donna viene rotto prima nel matrimonio attraverso un rapporto di pedofila o a causa di una ferita. Secondo la Mishnah, in questi casi il prezzo della dote nuziale non è soggetto a variazioni:

“Quando un uomo adulto ha una rapporto sessuale con una bambina, o quando un bambino ha un rapporto con una donna adulta [vergine], o quando una ragazza [vergine] si ferisce con un pezzo di legno, la Ketubah ha un valore di duecento zuz” (Ketubot 11a).

Primo caso: “Quando un uomo adulto ha un rapporto sessuale con una bambina”. In questa situazione la bambina non ha ancora raggiunto la maturità fisica e mentale e quindi non viene ritenuta come se avesse avuto un vero e proprio rapporto sessuale. Di conseguenza, anche se l’imene viene rotto, la bambina è considerata legalmente ancora vergine, e il valore del suo futuro contratto di matrimonio resta invariato.
E’ questo il motivo per cui nel passo “incriminato” si afferma: “quando un maschio adulto che ha un rapporto con una bambina non c’è nulla [in relazione al contratto nuziale], poichè quando ella ha meno di tre anni è come ficcarle un dito in un occhio”. Non si sta parlando della violenza sessuale sui bambini, ma solo del valore della Ketubah!

Secondo caso: “Quando un bambino ha un rapporto con una donna adulta [vergine]”. In questa seconda circostanza è invece il maschio a non aver raggiunto la maturità sessuale. Perciò, indipendentemente dall’atto immorale compiuto, dal punto di vista legale la donna non ha perso la verginità.

Terzo caso: “Quando una ragazza [vergine] si ferisce con un pezzo di legno”. Come abbiamo visto, l’ultimo caso preso in analisi è paragonato da Rav Yehuda a quello di un bambino che ha un rapporto con una femmina adulta. Infatti, come il pezzo di legno è un oggetto non predisposto naturalmente ad essere utilizzato in un atto sessuale, allo stesso modo il bambino non può essere ritenuto un partner attivo nel rapporto.
Un uomo della società moderna, privo di una mentalità ebraica e della conoscenza del Talmud, troverà probabilmente strana e bizzarra questa discussione rabbinica, ma una volta chiarito adeguatamente il suo significato non potrà certo affermare che si tratti di una legittimazione della pedofilia!


Il Talmud e il Cristianesimo ???

Gli scritti cristiani, a cominciare da alcune interpretazioni dei Vangeli e dai testi dei Padri della Chiesa, contengono gravi offese e denigrazioni nei confronti degli Ebrei che hanno portato allo sviluppo dei miti negativi dell’antisemitismo europeo.
Nonostante questo, molti accusano i rabbini di parlare male del Cristianesimo nei loro libri, quasi come se fosse stato un loro dovere quello di lodare le azioni e le credenze di coloro che odiavano gli Ebrei in nome della propria fede.
Indubbiamente, i Maestri di epoca medievale e quelli successivi espressero i loro commenti (spesso negativi, ma non sempre) sulla religione cristiana, come nel caso di Maimonide, che la definisce un’idolatria non dissimile dal paganesimo antico, o come Rabbenu Tam, che la considera una forma di “monoteismo imperfetto” che può essere concessa ai Goyim, fino ad arrivare alle considerazioni più recenti di Rabbi Jonathan Eybeschutz (1690 – 1764), secondo cui i cristiani sono degli adoratori del Vero Dio che meritano benedizione, e di Rabbi Kook (1865 – 1935), che invece critica il Cristianesimo in modo molto aspro.

Ma qual è il punto di vista del Talmud sul Cristianesimo?
Di solito gli antisemiti interpretano ogni generico riferimento a “stranieri”, “popoli”, “eretici” e “idolatri” come precise allusioni ai cristiani. In realtà ci sono validi motivi per credere che in tutto il Talmud il tema specifico del Cristianesimo non sia affatto trattato.
Il termine minim, che è traducibile con “eretici” o “settari”, è piuttosto vago e nel Talmud può riferirsi a qualsiasi gruppo religioso in contrapposizione all’ortodossia dei rabbini. Potrebbe quindi comprendere gli Esseni, gli apostati, gli Ebrei ellenizzati in genere e anche i Giudeo-Cristiani del I secolo.
Soltanto in epoca più tarda i Maestri dell’Ebraismo avvertirono la necessità di esprimere riflessioni elaborate sulla dottrina cristiana che ormai si era largamente diffusa e che rappresentava sempre più una minaccia per il popolo ebraico poiché proclamava una concezione trinitaria di Dio, l’elezione di un nuovo popolo eletto e l’abolizione della Torah.

Le maggiori controversie riguardano la figura di Gesù il Nazareno. Tra i principali motivi della censura del Talmud ci furono infatti le presunte allusioni negative al Messia dei cristiani che la Chiesa ritenne di aver individuato all’interno del testo.
Ancora oggi alcuni studiosi affermano che il nome Yeshu menzionato nel Talmud sia un riferimento alla persona di Gesù.
Non si tratta in realtà di un nome proprio, ma dell’acronimo della frase “Sia cancellato il suo nome e il suo ricordo” :
Y (ymach = sia cancellato) Sh (shemò = il suo nome) U (U’Zichrò = e il suo ricordo).


Nel Talmud troviamo diversi individui chiamati Yeshu:

Manasse, figlio del re Ezechia, citato in Sanhedrin 103a e Berachot 17b come un esempio negativo.
Yeshu Ben Pandira, vissuto nel I secolo a.E.V. (molto prima del Gesù dei Vangeli), allievo di R. Yehoshua Ben Perachiah, poi decaduto nell’idolatria. Aveva un rapporto stretto con il governo romano e fu giustiziato alla vigilia di Pesach. E’ citato anche come anonimo nel Talmud di Gerusalemme.
Yeshu Ben Stada, a volte chiamato anche lui Ben Pandira, vissuto nel II secolo E.V., dopo la distruzione del Tempio. Era figlio di una parrucchiera chiamata Miriam e conosciuta come Stada, e il suo patrigno era Pappos Ben Yehuda. Imparò la stregoneria in Egitto e fu giustiziato anch’egli alla vigilia di Pesach.

Anche se gli ultimi due personaggi risultano abbastanza simili per alcuni aspetti, secondo i racconti talmudici vissero in epoche molto diverse.
Le somiglianze con Gesù il Nazareno non sono comunque tanto rilevanti da poter dissolvere i dubbi sull’identificazione del personaggio.

In Sanhedrin 43a è riportato: “Si insegna che Yeshu [Ben Pandira] aveva cinque discepoli: Mattai, Nekai, Netzer, Buni e Todah”.
Secondo i Vangeli Gesù aveva invece notoriamente dodici discepoli, e i loro nomi non coincidono con quelli riportati nel Talmud, ad eccezione di Mattai che corrisponderebbe all’apostolo Matteo.
Il testo continua: “Si insegna che alla vigilia di Pesach Yeshu fu appeso e il banditore andò in giro per 40 giorni prima dichiarando: [Yeshu] verrà lapidato per aver praticato la stregoneria, per aver sedotto e condotto fuori strada Israele. Chiunque sappia qualcosa in suo favore, venga e lo dichiari. Ma non trovarono alcuno in suo favore e lo appesero alla vigilia di Pesach” (Sanhedrin 43a).
Dunque quest’uomo fu lapidato, non crocifisso, e il suo cadavere fu appeso dopo l’esecuzione della condanna per essere mostrato come monito al popolo secondo l’uso dell’epoca.

Nell’ambito dell’Ebraismo, l’identificazione di Ben Pandira o di Ben Stada con Gesù viene da molti rifiutata. L’unico commentatore classico che la accoglie è Abraham Ibn Daud (1110 – 1180), il quale sostiene che la figura del Gesù cristiano sarebbe stata costruita sulla base di Yeshu Ben Pandira, e che gli autori dei Vangeli avrebbero quindi scritto i loro racconti ispirandosi a questo personaggio storico. Simili teorie sono state riprese anche da alcuni studiosi contemporanei, mentre altri ritengono che i nomi Ben Pandira e Ben Stada siano stati inseriti nel testo per eludere la censura della Chiesa. Queste rimangono tuttavia solo ipotesi e dovrebbero essere considerate appunto come tali.


Conclusione

Nel terminare questa breve trattazione, ci auguriamo che la verità sulla natura del Talmud e sull’etica ebraica si diffonda sempre di più, fino a sovrastare i vecchi luoghi comuni e le le innumerevoli falsità che trovano ancora molto credito.
Ci sarebbero altre questioni complesse da esporre e altre espressioni da chiarire, ma gli argomenti affrontati sono già sufficienti a far comprendere quale metodo sia necessario utilizzare se si vuole davvero apprendere qualcosa nell’universo della letteratura ebraica. Il significato di ogni termine deve essere approfondito, il contesto di un brano non va mai trascurato, e quando nasce una controversia o una difficoltà di interpretazione diventa necessario valutare diverse ipotesi seriamente e con onestà, proprio come insegnano gli sconfinati dibattiti del Talmud, condotti da quei grandi Maestri che sapevano perfettamente arricchire lo studio dei testi sacri grazie al confronto con le opinioni altrui.
“Le parole dei saggi pronunciate con calma si ascoltano meglio delle grida di chi domina fra gli stolti.
La sapienza vale più delle armi da guerra, ma un solo peccatore distrugge un gran bene”
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Talmud, ke łe sipia vere ste robe? No!

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 9:39 am

L'ebraego Goy

Molti sostengono che la parola ebraica Goyim (al singolare Goy), usata per indicare i non-Ebrei, sia un dispregiativo o un termine denigratorio. Alcuni asseriscono addirittura che esso significhi “bestie” o “cani”, e che sia utilizzato per sottolineare l’inferiorità degli altri popoli.
Goyim significa in realtà “nazioni“, e viene tradotto spesso con “genti” o “Gentili” (dal latino gentes, cioè stirpi).
Il fatto che non sia un dispregiativo è dimostrato, tra l’altro, dal verso biblico di Esodo 19:6, in cui questo termine viene applicato ad Israele che viene definito “Goy kadosh” ovvero “nazione santa”.


Cfr. col xerman Gau

https://it.wikipedia.org/wiki/Gau_%28su ... toriale%29
Un Gau (plurale: Gaue) è un termine tedesco che identifica una regione all'interno di una nazione o di una provincia. Era utilizzato in epoca medievale, quando corrispondeva all'incirca alle attuali contee inglesi, e il termine rientrò in uso come suddivisione amministrativa nel periodo del dominio nazista in Germania.

In origine un Gau era un termine francese che indicava una divisione politico-geografica di una nazione. La parola è la radice germanica del latino pagus, il villaggio. Da qui, il Gau è analogo al pays della Francia feudale. Nel medio alto tedesco si diceva gou e in lingua gotica gawi. Altre parole equivalenti in altre lingue sono Gouw in olandese (come Hetware / 'Hettergouw'), Go in frisone, in antico sassone e probabilmente *Ge in antico inglese, che sopravvive in nomi come Vange, Essex ('fenn-*ge', distretto di fen), o come Surrey (Sutherge = "terra del sud"). Il termine Gau o Gäu è collegato ad un altro termine geologico tedesco e nome di luogo, Au e Aue, che in antico alto tedesco era ouwe.

Nelle terre di lingua tedesca ad est del Reno, il Gau formava l'unità amministrativa dell'impero carolingio, durante il IX e X secolo. Molti territori come questi evolsero in seguito in quello che divenne conosciuto come Grafschaft, il territorio di un Graf, o conte; il conte era in origine un governatore nominato dall'alto, ma la posizione divenne poi ereditaria, come quella dei vassalli.


Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... au-648.jpg
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Talmud, ke łe sipia vere ste robe? No!

Messaggioda Berto » mer dic 30, 2015 9:56 am

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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Berto » lun mar 28, 2016 1:15 pm

TALMUD IN ITALIANO, CINQUANTA STUDIOSI AL LAVORO: IN LIBRERIA IL PRIMO VOLUME | di Ariela Piattelli
27/03/2016

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9886873706

Per la prima volta il Talmud Babilonese, opera fondamentale della tradizione ebraica, viene tradotto in italiano. Il 5 aprile all’Accademia dei Lincei a Roma, il primo volume sarà consegnato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presenza del Ministro Giannini e del Rabbino israeliano Adin Steinsaltz, che ha tradotto il Talmud in ebraico moderno.

Dal 2011
Nel 2011 con la firma del protocollo d’intesa da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il MIUR, il CNR, e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, prendeva il via il «Progetto di Traduzione del Talmud Babilonese», di cui il Rabbino Shmuel Riccardo Di Segni e Clelia Piperno (Direttore del Progetto) sono stati gli ideatori e i motori. Ci sono voluti cinque anni per dare alla luce il primo trattato in italiano, perché si tratta di un lavoro molto complesso: attualmente il team di 50 studiosi sta traducendo 13 trattati in contemporanea, e la road map prevede la traduzione di 2 o 3 volumi all’anno.

Il Talmud consiste in 5422 pagine di insegnamenti dei Maestri, a partire da oltre 2000 anni fa. Il testo, suddiviso in ordini e trattati, è diventato la fonte del diritto ebraico, ma anche di scienza, esegesi e storia. Il primo volume in italiano (pubblicato da La Giuntina) contiene il trattato di Rosh HaShanà (Capodanno ebraico), ed è diviso in quattro capitoli. Ogni capitolo inizia con una Mishnà (Torà orale) alla quale segue la Ghemarà (commento). I temi centrali sono il calendario e il capodanno.

I capodanni
Nella tradizione ebraica ci sono quattro capodanni, e ognuno ha la sua funzione. Il trattato inizia con la descrizione e la discussione rabbinica sui capodanni, dedicando una parte significativa al più importante, quello di fine estate-autunnale, Rosh HaShanà. Il calendario ebraico si basa principalmente sul ciclo lunare: l’anno solare è più lungo di quello lunare, e per evitare lo sfasamento di alcune festività, come Pesach (la Pasqua ebraica, legata alla primavera) dopo alcuni anni si aggiunge un mese, Adar Rishon (Primo Adar). Anticamente il Sinedrio, l’autorità centrale di Gerusalemme, raccoglieva e verificava le testimonianze di coloro che avvistavano la luna, per determinare l’inizio del mese.

Dio sovrano
Il Capodanno cade nel calendario il primo del mese di Tishrì, giorno al quale la tradizione attribuisce la creazione dell’uomo. La ricorrenza celebra la sovranità di Dio sul creato, e l’unità del genere umano. Rosh HaShana è anche il Giorno del Giudizio, perché lo si celebra dedicandosi all’esame e alla riflessione sui comportamenti tenuti durante l’anno, pentendosi, invocando il perdono di Dio, e la Teshuvà (ritorno o risposta), atto di coscienza, di consapevolezza, volto a migliorare il futuro...

[Leggi tutto l'articolo su La Stampa >> http://www.lastampa.it/2016/03/20/cultu ... agina.html]
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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Berto » ven apr 08, 2016 9:58 pm

Il Talmud rinasce dai roghi

http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/ ... fresh_ce=1

È il libro più vilipeso, cancellato e bruciato della storia occidentale. Portato al rogo a carrettate, imbrattato d’inchiostro per renderne illeggibili le carte, letteralmente strappato di mano ai suoi lettori. Che il Talmud approdi ora a una traduzione integrale in italiano, con i fondi e l’interessamento dello stato, è una giusta, seppur tardiva riparazione a tanti torti. C’è qualcosa, nell’opera smisurata, imbastita da generazioni di maestri ebrei, che l’ha resa capace di tener testa all’incomprensione e al malanimo. Credo che l’energia che circonda queste migliaia e migliaia di parole, e che le conserva ancor oggi ben vitali, sia il loro carattere corale.

Il Talmud è innanzitutto una raccolta di norme giuridiche, d’interpretazioni e di opinioni sulla legge ebraica. Ma è ancor di più una grande narrazione a infinite voci. Nasce in un’età, quella dei primi secoli dell’era volgare, in cui il popolo d’Israele ha perso la propria autonomia politica. Il Tempio è distrutto, Gerusalemme in mano agli stranieri, l’esilio è destino obbligato e quotidiano. Dalle rovine del passato, e dalla dispersione, non sgorgano opere di singoli, voci intimistiche di sconforto. Non è più il tempo dei profeti biblici, che, coraggiosi e solitari, s’ergevano ad ammonire sovrani o a inveire contro gli errori e le sconsideratezze dei loro correligionari. A una sciagura collettiva, la società ebraica risponde con un progetto intellettuale altrettanto collettivo. Sono i rabbini, ovvero i maestri della tradizione, a farsi carico dell’impresa. Non sono sacerdoti (il Santuario non funziona più, e il sacrificio è stato sospeso). Non sono dignitari altolocati, spesso appartengono a una classe modesta: fabbri, calzolai, piccoli commercianti. Ma sono assieme, sanno fare gruppo. Si trovano per studiare, per pregare, per discutere, per vedere chi conosca meglio la Bibbia, chi ne capisca di più, chi l’ami d’un amore più devoto. Dimenticatevi la cultura dei grandi poeti, o degli scrittori altezzosi. Sfogliando le pagine del Talmud entrerete spesso in case dimesse, verrete a sapere di fatti quotidiani, leggerete qualche volta di comari e di pescatori, di sgualdrine e di ladri. Non è forse vero che la legge s’applica a tutti, e che i precetti del Signore valgono per l’intero Israele, senza eccezioni? Per i ricchi e per i poveri, per i pii e per chi è tentato di trasgredirli, i comandamenti, spesso e volentieri. I maestri studiano e studiano, voltano e rivoltano ogni versetto della Scrittura. Se fosse un giardino fiorito, diresti che questi giardinieri troppo zelanti l’hanno messo sotto sopra. Ma la Bibbia, per i rabbini, è come un campo da rendere fertile col lavoro. Più viene dissodato, più le interpretazioni si accumulano l’una sull’altra, migliore sarà il raccolto. E non pensiate che vadano sempre d’amore e d’accordo. Il Talmud è pieno di discussioni, di dispute, e di qualche sonoro diverbio. Perché non si può amare se non ci si appassiona, e la passione scalda. In una celebre pagina del trattato Bava Mezia, Rabbi Eliezer è talmente convinto di aver ragione, che chiama a proprio testimone una voce celeste. Ed ecco, puntualmente, che la voce dall’alto si mette dalla sua parte. Credete che i colleghi se ne stiano zitti? Nemmeno per sogno. Un altro rabbi, senza scomporsi, ha da ridire persino sul cielo. Da quando la Torah è stata data agli uomini, sostiene, è affar loro capirla e metterla in pratica. Persino Dio deve rimanersene buono: sulla terra, è la maggioranza dei saggi che decide, liberamente, e guai a intromettersi.

Una simile democrazia basata sullo studio, e siffatto orgoglio intellettuale, mansueto sì ma indomito, non potevano passare inosservati. Il Talmud, che è il documento più importante della cultura rabbinica, esprime una consapevole scelta di autonomia. Fonda l’indipendenza giuridica di Israele, poiché unisce la legge biblica alla vita quotidiana dell’esilio. E stabilisce allo stesso tempo il prestigio e la legittimazione dei maestri, che danno voce all’identità del gruppo ebraico. Per lunghi secoli, la Chiesa ha mal sopportato l’opera, perché l’ha considerata il baluardo della “cocciutaggine” ebraica. In altre parole, se gli ebrei non vogliono convertirsi, se rimangono fedeli alle loro tradizioni, la colpa sarà di questo loro manuale di resistenza. Distrutto il libro, tolto di mezzo l’ostacolo. Ed ecco che fioccano i divieti e le persecuzioni. Dalle bolle del Medioevo e dell’età della Controriforma, è tutto un accanirsi contro il Talmud, considerato blasfemo (conterrebbe passi contro Gesù) o falso o sciocco.

Nella sua bolla Etsi doctoris gentium, pubblicata nel 1415, l’antipapa Benedetto XIII dà voce in maniera inequivocabile alla corrispondenza tra Talmud e autodeterminazione ebraica: «Poiché è manifesto... che la causa prima della cecità giudaica... è una certa dottrina perversa... che fu formulata dopo Gesù e che gli ebrei chiamano Talmud... abbiamo stabilito che nessuno possa presumere di ascoltare, leggere o insegnare tale dottrina».

Confische, censure, roghi, a intervalli regolari il libro ha rischiato l’estinzione. E ogni volta, gli sforzi degli inquisitori sono stati vani. È vero che i manoscritti antichi sono rarissimi, a causa delle persecuzioni, ma è altrettanto certo che il Talmud è come un fiume contro cui si sono costruiti argini e si sono ammassate dighe, senza metterlo mai in secca. Un autore solo lo si poteva cacciare in prigione, e bruciare. Ma cento, mille? Nel 1553, per volere di Giulio III, si fece un gran falò di copie del Talmud a Campo de’ Fiori, a Roma. Ad andare in cenere furono carte e pergamene, l’opera continuò a circolare. La diaspora era vasta, molto più capiente di una piazza o di una città. D’altronde, anche tra gli intellettuali cristiani del Cinquecento cominciava ad affacciarsi il dubbio che tali metodi non risolvessero poi granché. «Prima di bruciare un libro», aveva scritto l’umanista tedesco Johannes Reuchlin a difesa del Talmud, «sarebbe meglio leggerlo». Verità indiscutibile, e che metteva a nudo il problema. Invece di distruggerlo per partito preso, perché non provare a capirlo, questo mondo rabbinico? Nonostante i buoni propositi di alcuni, nessuno aveva tentato finora di portare in italiano tutto il Talmud babilonese, quello approntato nelle antiche terre di Mesopotamia. Il manipolo di esperti guidato da Rav Riccardo Di Segni s’è messo all’opera di buona lena, coadiuvato dal Cnr. Ci vorranno anni, e ci sarà lavoro per molte mani e per molte teste, che è poi il modo migliore di dire, e di fare, Talmud.
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