Falsità antisemite sul Talmud e sugli ebrei

Falsità antisemite sul Talmud

Messaggioda Berto » ven dic 08, 2017 7:43 am

Vita e sogni, poesia e regole: l’etica della riconoscenza nel Talmud
di Fiona Diwan
6 Dic 2017

http://www.mosaico-cem.it/cultura-e-soc ... nza-talmud

Dalla salute alla medicina, dall’economia ai sogni, dalla sessualità all’ecologia… Esce in traduzione italiana Berakhòt, il più celebre e studiato trattato del Talmud Bavlì. Un viaggio straordinario alle fonti della sapienza ebraica oggi finalmente a disposizione dei lettori. Un progetto monumentale

Siamo in un’Accademia di studio a Babilonia, II secolo ev. Uno studente, Kahana, si nasconde sotto il letto del Maestro, detto Rav o Abba, e lo spia mentre sta avendo rapporti coniugali con la moglie: «… sente il suo maestro conversare e divertire sua moglie» e poi unirsi a lei. Kahana allora si palesa, alza la voce da sotto il nascondiglio e dice «La bocca di Abba sembra avere molta fame!». Scoprendo lo sfacciato intruso, il maestro gli dice: «Kahana, sei lì? Esci di qui, non ci si comporta così»; e l’allievo allora gli risponde: «Ma è la Torà e io devo studiarla!».

Questa scena di voyeurismo è oggetto di uno stupefacente racconto del Talmud, nel trattato di Berakhot 62a. Chi ha ragione tra i due? Il Maestro che richiama l’allievo alle più elementari regole della buona educazione o l’allievo che, in modo paradossale, rivendica che una camera da letto è anche una casa di studio, così come lo è una biblioteca, e nella sessualità ci sarebbe un insegnamento sacro che spetta al maestro trasmettere allo stesso titolo di ogni altro sapere? I maestri del Talmud, da sempre, suggeriscono che l’insegnamento della Torà non si trova solo nei libri e che esiste una saggezza esistenziale che risiede in un modo di essere nel mondo, in un’arte di nutrirsi, lavarsi, pettinarsi e addirittura di allacciarsi i sandali. L’ebraismo rabbinico, opponendosi al dualismo del mondo greco-romano, non separa corpo e spirito, il corpo non solo non imprigiona l’anima né il pensiero, ma addirittura partecipa alla santificazione, alla relazione col divino, ed è un supporto di elevazione. Sempre nel Talmud, ci si chiede che cosa accadrebbe se si togliesse dal mondo la concupiscenza, lo Yetzer haRa. Risposta: “neanche un uovo verrebbe più deposto sulla terra” (Yomà 69b). Ovvero, se eliminiano il desiderio, l’ordine del mondo e la sua continuità verrebbero compromessi.

Del resto, come dice il rav e pensatore Itzchak Kutner, l’ebraismo non è forse un binyan shel chashvut, una costruzione di importanza, un edificio di significato? Tutto è importante per l’ebraismo, si spacca il capello in quattro e su ogni cosa di recita una berachà, anche bere un banale bicchier d’acqua diventa un gesto sacro per il quale dire grazie. Gli antichi romani, – professionisti in sacrifici umani con prigionieri dati in pasto ad animali e folla -, erano disgustati dalle regole della Kasherut, e dicevano che gli ebrei portano Dio in cucina. La realtà è che la sfida della vita ebraica è quella di portare l’Altissimo in ogni luogo, anche nei posti più oscuri, e di aumentare la Sua presenza con il più piccolo gesto.

«Il Trattato di Berakhot esemplifica in tanti modi il fatto che il Talmud non censura niente, che ogni momento della vita dell’uomo è sacro e parte della creazione e dunque se ne parla. Che il corpo è importante quanto l’anima, il corpo non “sporca” il pensiero né lo spirito come in altre culture, ma è fondamentale per l’elevazione dell’essere umano, e quindi anche il sesso e il desiderio», dichiara l’editore Shulim Vogelmann che manda alle stampe per Giuntina i due volumi indivisibili del Trattato di Berakhot (pagine 994, euro 90,00), all’interno del Progetto Traduzione del Talmud, curato da rav Gianfranco Di Segni e diretto da Clelia Piperno, una seconda tranche questa dopo quella del Trattato di Rosh haShanà uscita nel 2016. Un’opera imponente, più di 50 studiosi e traduttori al lavoro e un software di linguistica e filologia computazionali, Traduco, assolutamente rivoluzionario e innovativo, il Progetto di Traduzione del Talmud aggiunge così un altro, imponente tassello alla costruzione dell’intero edificio. «Il sistema informatico Traduco, progettato e realizzato per la traduzione del Talmud Babilonese, si è consolidato nelle procedure raggiungendo ormai una forma stabile che garantisce continuità di lavoro nonché una relativa semplicità d’uso, ottenuta anche grazie alla stretta e continua collaborazione fra informatici e addetti alle fasi di interpretazione/traduzione e redazione», spiega Andrea Bozzi, coordinatore del comitato scientifico del PTTB.

«Il lavoro di traduzione e di commento non ha preso più di un anno circa. Ogni capitolo è stato affidato a un traduttore diverso, quindi abbiamo nove traduttori (fra cui anche una traduttrice, diplomatasi al corso di Bagrut del Collegio rabbinico italiano)», spiega rav Gianfranco Di Segni, a cui è stata affidata la curatela dell’intero Progetto. «Tutto il testo è stato successivamente rivisto da quattro revisori di contenuto (due o tre capitoli ciascuno) e dalla redazione linguistica, per poi essere rivisto un’altra volta dal curatore con il compito di uniformare il tutto e integrarlo con tabelle, illustrazioni, rubriche varie, approntate da diversi collaboratori. Infine il trattato è stato impaginato e nuovamente sottoposto a revisione finale. Tutto questo lavoro di revisione dopo la traduzione ha preso tempo, circa altri tre anni. Per un trattato che nella nostra edizione sviluppa circa 1000 pagine è normale. C’è da considerare che il trattato Berakhòt è il più lungo di tutto il Talmud, non in termini di dappim (“fogli”, che sono 64, non un numero altissimo), bensì di caratteri: il motivo è che ci sono molti dappim con molto testo, a differenza di altri trattati in cui spesso i dappim hanno poco testo (ma molto commento).

«L’importanza di Berakhòt sta anche nel fatto che è il primo trattato del Talmud – prosegue Di Segni -. In esso ci sono i fondamenti della fede ebraica, come le regole della lettura dello Shemà Israèl (Ascolta Israele…) e delle preghiere. Una domanda, molto attuale, è se lo Shemà possa essere recitato in una qualsiasi lingua o solo in ebraico. Si parla delle tante benedizioni che in diverse occasioni si recitano: molte quando si mangia, ma non solo. Anche quando si sente un tuono c’è un’apposita benedizione, che dice “Benedetto Tu o Signore la Cui potenza riempie il mondo”, e un’altra per quando si vede un fulmine o si assiste al passaggio di una cometa, e così via. C’è una benedizione per quando si vede un re o una bella creatura e in tanti altri casi. Ma non solo di preghiere e benedizioni si tratta, ci sono moltissimi altri argomenti. Si parla di sogni e dei modi di interpretarli. Ci si chiede se nell’aldilà si sia a conoscenza di ciò che succede sulla terra. Si parla dei motivi della sofferenza. Ci sono alcune pagine dedicate al problema se sia meglio una scuola a numero chiuso o aperta a chiunque, un altro problema attuale. Si parla della creazione dell’uomo e della donna, che secondo una opinione furono creati insieme e costituivano un essere androgino, che solo successivamente fu diviso in due: un’idea che può avere molte ripercussioni nel dibattito attuale sull’identità di genere. E tanto altro ancora. Insomma, buona lettura e buono studio (perché il Talmud va studiato e non solo letto; la parola “Talmud” vuole appunto dire “studio”)».

Ma come si struttura la lettura del Talmud Berakhot? «I procedimenti di spiegazione dei testi e di confronto tra le fonti impiegano una struttura caratteristica (con uno specifico dizionario di espressioni) di domande e risposte, obiezioni e confutazioni spesso concatenate e articolate, in modo da rendere lo studio del testo stimolante e complesso. Con diversi meccanismi di associazione di idee e di analogia, la discussione si allarga ad argomenti anche molto diversi da quello iniziale. Una parte considerevole di queste “estensioni” non ha implicazioni strettamente giuridiche e di Halachà, e viene definita Aggadà, un campo che riguarda l’esegesi biblica, le narrazioni, gli insegnamenti morali e di buon comportamento», spiega Rav Riccardo Di Segni, Presidente del Progetto Traduzione Talmud Babilonese.
Che cosa troviamo ancora in Berakhòt? Il trattato di “Benedizioni” ha nell’ebraismo significati rituali, religiosi e filosofici che conducono il lettore a riflettere sul rapporto stesso tra l’uomo e il divino. È il trattato che apre il Talmud, considerato tra i più profondi e interessanti, e che affronta norme agricole, regole relative alla più importante preghiera, lo Shemà, ma anche l’Amidà.
Efficacia di preghiere e benedizioni

E poi le regole che traggono origine dalla preghiera di Channà (la cui storia viene qui raccontata), la donna sterile che si recò al Bet Hamigdash per pregare il Signore di concederle un figlio. La preghiera fu efficace e da lì a un anno nacque un bambino, Samuele, il profeta. E poi le benedizioni sul cibo e sulla vita quotidiana o a quando si assiste a un miracolo, a un particolare fenomeno atmosferico o a uno spettacolo della natura, di quando ci si salva da un pericolo o si riceve una buona o una cattiva notizia.

Ma il trattato Berakhòt è famoso per le sue numerose parti di racconto, di Midrash. Si tratta di passaggi che aprono lo spazio a considerazioni filosofiche, alla conoscenza storica, archeologica e scientifica, con brani di notevole interesse anche economico e sociologico. E infine troviamo una incredibile e molto freudiana disamina dei sogni, della possibilità di interpretarli e del valore che può essere loro attribuito. Nei nove capitoli di Berakhòt, nella migliore tradizione talmudica, si entra in una sorta di “universo” nel quale nessun argomento è escluso dalla discussione dei maestri. Il capitolo 9 è dedicato appunto quasi tutto ai sogni. Dal foglio 55a: “Disse rav Chisdà: Tutti i sogni vanno bene eccetto un sogno in cui ci si vede mentre si digiuna”. Spiegano i Maestri: a un sogno fatto durante un digiuno non si deve dare valore. Per lo stesso motivo un sogno conseguente a una grande angoscia o sofferenza non deve essere preso in considerazione. “E disse ancora rav Chisdà: Un sogno che non è stato interpretato è come una lettera che non è stata letta”. Spiegano i Maestri: Il sogno è una lettera che Dio ci manda, con un messaggio cifrato che va compreso attraverso l’interpretazione. Secondo Rashì un sogno premonitore si realizza nel modo in cui è stato interpretato, quindi lo stesso sogno può essere buono o cattivo a seconda dell’interpretazione che gli viene data. Se non è stato interpretato, anche un buon sogno non si realizzerà.

Il fatto tuttavia che per motivi contingenti si sia venuti meno alla proibizione di mettere per iscritto la Torà Orale, non ci deve far credere che essa abbia perso la sua natura originaria, ossia la sostanziale oralità. La Torà Orale è stata paradossalmente messa per iscritto al fine di poter continuare a essere espressa oralmente dal popolo d’Israele. La vita dell’ebreo inizia quindi con la capacità di benedire. Ma cosa significa benedire e cos’è una benedizione? «È la capacità di dire grazie. Il Trattato di Berakhot è il più studiato e il meno difficile. Come mai la Legge Orale inizia con questo trattato? Perché ha come cardine il principio di riconoscenza: se non si è capaci di riconoscenza verso Dio non lo si sarà nemmeno verso gli altri», spiega Rav Roberto Della Rocca. «Chi non è riconoscente non dà valore a nulla, dice Maimonide, ed è questo il senso profondo di una berachà, ossia che ogni cosa non deve essere data per scontata, non ti viene data gratis. E che è nel saper dire grazie che sta la grandezza di ciascuno di noi. La berachà, la benedizione, cos’è in fondo se non la capacità di essere consapevoli che non si è autosufficenti, né onnipotenti?, per educarci al senso del limite o a non diventare troppo egoriferiti? Prima di metterti a seminare un campo devi capire da dove ti viene il raccolto».

Il Talmud quindi non solo come Opus magnum dell’ebraismo, ma anche come Opera aperta, un al di là del versetto che produce un’esplosione del testo, un big bang di significato, capace di creare ulteriori mondi di senso. Ma anche che nutre, sostanzia e disciplina la materia incandescente della vita nei suoi più intimi e riposti recessi. Specie nella modalità della Machloket, la discussione talmudica, una polemica incessante dove non si persegue la conciliazione, nessuna sintesi conciliatoria che viene a sopprimere la contraddizione. La Machloket, scrive Marc-Alain Ouaknin ne Il libro bruciato (ECIG), è un modo di pensare il rifiuto della sintesi e del sistema: è antidogmatismo allo stato puro, è parola plurale, un pensiero che non può essere posseduto, è un dire e disdire, scrivere e cancellare, pensiero atletico e destabilizzazione incessante; e la Chavrutà, l’amicizia di studio, non è un incontro tra due persone che condividono lo stesso pensiero, ma lo scontro tra duellanti mai stanchi di capire ciò che il testo (e la vita) ci vogliono dire.
«Forse il miglior modo per farsi un’idea di quest’opera consiste nel considerare che non esiste nessun altro libro come il Talmud, in nessuna letteratura – scrive Rav Adin Steinsaltz -. Si può affermare che la maggior parte del Talmud è composta da discussioni sulla legge ebraica. E, dal momento che la legge ebraica abbraccia pressoché ogni aspetto della vita, queste discussioni sono altrettanto sfaccettate: filosofiche, teologiche, legali e filologiche. Il Talmud non pretende di essere un’enciclopedia, tuttavia si occupa di tutto, dall’astrologia alla zoologia, dalla medicina all’economia, così come tratta di demoni e di angeli. Il suo stile è conciso, fino a risultare criptico; si ripropone di fornire prove sicure, come in matematica, ma la sua struttura è costruita sulle libere associazioni, come nella poesia».
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Re: Talmud, ke łe sipia vere ste robe?

Messaggioda Sixara » sab dic 23, 2017 6:40 pm

El Talmùd formato Vilna:

Il Talmud “formato Vilna” è l'impaginazione tradizionale del Talmud, un'opera imponente suddivisa in venti volumi. Si presenta in una curata veste editoriale, pubblicata da
parte della leggendaria stamperia "Della Vedova e Fratelli Romm” nel 1886. In questa edizione le 5422 pagine (2711 dappìm) della prima edizione veneziana furono
accompagnate da un complesso apparato di commenti e da ausili allo studio del testo. Questa veste offre al lettore un affascinante mosaico di testi: la Mishnà seguita dalla
Ghemarà sono al centro; il testo di Rashì, il principe dei commentatori, fiancheggia il nucleo centrale circondandolo sempre sul lato interno della pagina; il primo cerchio si
chiude con i commenti aggiuntivi detti Tosafòt; a questi si aggiungono altri commenti, come quelli di rav Nissìm Gaòn, rabbènu Chananèl, rabbì Yeshayà di Trani o altri, o
anche i rimandi ai codici legali del Maimonide e dello Shulchàn 'Arùkh, nello 'En Mishpàt e Ner Mitzwà, e altri apparati di note, glosse e riferimenti ai passi biblici e ad altri
passi paralleli del Talmud e del Midràsh.

Cuà i spiega tuto sol Projèto de traduzion e cuà Ada Rothenberg la spiega la sièlta de la grafica de copertina.
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Re: Falsità antisemite sul Talmud

Messaggioda Berto » dom feb 21, 2021 9:34 pm

Idiozie e odio contro Israele e gli ebrei
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2662

Demenzialità su e contro gli ebrei e Israele
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2178

Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e nazi cristiano)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2804

L'orrore dei cristiani antiebrei e pronazismo islamico
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2172

Rothschild banchieri ebrei d'Europa - realtà e menzogne
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2761
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Re: Falsità antisemite sul Talmud

Messaggioda Berto » gio feb 25, 2021 7:50 am

I cristiani antisemiti, antisraeliani e filo nazi maomettani impropriamente detti palestinesi, non si fanno certamente amare dagli ebrei, specialmente in Israele.



Insulti anticristiani a Gerusalemme
Insulti oltraggiosi in lingua ebraica: "Gesù figlio di.." e " Il prezzo da pagare". A Gerusalemme divampa il sentimento anticristiano. Il portavoce della polizia: "Apriremo un'inchiesta"
Luisa De Montis - Mar, 02/10/2012

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/in ... 42648.html

Le tensioni a Gerusalemme tra ebrei e cristiani non si placano. Questa mattina alcune scritte oltraggiose nei confronti di Gesù, come "Gesù figlio di.." sono state trovate sul portone d'ingresso del Convento di San Francesco sul Monte Sion. La paternità dell’atto di dissacrazione è stata attribuita ai sostenitori del movimento dei coloni, si tratta di gruppi dell'estrema destra religiosa ebraica. L'accaduto ha destato non poco clamore e Micky Rosenfeld il portavoce della polizia israeliana ha comunicato che presto verrà aperta un'inchiesta. Non tarda ad arrivare la reazione del Capo dello Stato, Shimon Peres, che ha definito il gesto "un fenomeno a cui è impossibile abituarsi".
Non è il primo caso. Già nel febbraio scorso la scritta " Morte ai cristiani" era apparsa fuori dal monastero della Croce a Gerusalemme, da allora il forte sentimento anticristiano è cresciuto rapidamente. Il 20 agosto scorso un gruppo di giovani coloni ha infatti devastato un complesso residenziale cristiano a Betfage, mentre circa un mese fa, precisamente il 4 settembre, un altro insulto oltraggioso ("Gesù è una scimmia") è stato trovato sulle mura dell’Abbazia di Latrun, alle porte della capitale israeliana.
All'epoca dei fatti il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, in una intervista al quotidiano Haaretz aveva accusato i dirigenti israeliani di aver avuto reazioni troppo deboli di fronte al ripetersi di atti di ostilità verso la comunità cristiana locale.


Gli ebrei ultra-ortodossi contro il Papa
Hanno manifestato davanti alla tomba di Davide a Gerusalemme: per i cristiani è la sede dell'Ultima cena e il Papa vi terrà una messa durante il suo viaggio in Israele, a maggio
13 maggio 2014

http://www.ilpost.it/2014/05/13/ebrei-tomba-david-papa

Lunedì 12 maggio centinaia di ebrei ultra-ortodossi hanno manifestato vicino alla tomba di Davide, a Gerusalemme, chiedendo che resti di proprietà dello stato ebraico e che non sia ceduto ai cristiani. L’edificio è considerato sacro sia dagli ebrei sia dai cristiani, che lo reputano la sede del Cenacolo, la sala in cui si svolse l’Ultima cena di Gesù, in cui venne istituita l’Eucarestia, ci furono alcune apparizioni dopo la Resurrezione, e la Pentecoste. Da anni il Vaticano sta trattando con Israele per ottenere la sovranità del primo piano dell’edificio, quello che ospita il Cenacolo, mentre il piano terra, sede della tomba di Davide, resterebbe a Israele. Durante la sua prossima visita nel paese, dal 24 al 26 maggio, Papa Francesco terrà una messa nel Cenacolo, e molti ebrei temono che l’evento possa affrettare la decisione del governo israeliano di cedere al Vaticano la proprietà.
Durante la manifestazione molti fedeli reggevano cartelli che invitavano il Papa a restarsene a Roma, o che ricordavano al presidente israeliano Shimon Peres che “la tomba di Davide non è in vendita”; molti pregavano in segno di protesta. Il rabbino Avraham Goldstein ha detto all’agenzia di stampa Agence France Presse che «Se toccano lo status quo di questo luogo succederanno brutte cose». I manifestanti hanno programmato un’altra protesta, che si terrà il 22 maggio, a tre giorni dall’arrivo del Papa in Israele. Nelle ultime settimane sono aumentate la tensione e le ostilità nei confronti dei cristiani, e alcune chiese sono state danneggiate con graffiti anti-cristiani.



«Gesù è spazzatura», esplode il razzismo ebraico a pochi giorni dell’arrivo del papa

http://rivoluzioneromantica.com/2014/05 ... o-del-papa

«Re David appartiene agli ebrei, Gesù è spazzatura»: questa, apparsa sulle mura della chiesa di Hahoma Hashlishit a Gerusalemme, è soltanto una delle tante scritte anticristiane, ad opera di “estremisti” ebrei, che in queste settimane hanno vandalizzato edifici e chiese in Israele, a pochi giorni dalla visita di Papa Francesco in Terra santa.
Il sentimento fortemente anticristiano in Israele, del resto, non è un fenomeno che nasce da un giorno all’altro, anzi: gli atti di vandalismo – che a parti inverse sarebbero chiamati atti di razzismo – da parte degli estremisti ebrei contro i cristiani in Israele non hanno mai accennato a placarsi pur senza fare notizia.
E se gli accenti fortemente anti-arabi sono cosa abbastanza nota a chi non si nutre solo di telegiornali, passa invece più facilmente sotto silenzio il razzismo che colpisce i cristiani, molto più politicamente scorretto e sconveniente visto che il conservatorismo europeo e statunitense considera Israele parte di un unico “fronte” insieme all’occidente. Tutti contro l’estremismo islamico, nemico della democrazia e della civiltà.
Ma a rompere per una volta il velo d’ipocrisia è il patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, che ha denunciato proprio in questi giorni il clima pesante che si respira. Un tentativo che i media italiani hanno accolto a dir la verità freddamente, riportando lo stretto indispensabile, senza mettere troppo in evidenza la questione relativa all’estremismo ebraico.
Basti leggere il lancio dell’Ansa: «Atti anticristiani Israele, sos di Twal – Patriarca Gerusalemme, ‘Avvelenano atmosfera visita Papà». Ma chi sarebbero gli autori di questi atti vandalici? Un mistero che si disvelerà nel corpo dell’articolo? Non esattamente: «I recenti anti di vandalismo anticristiani – scrive l’Ansa – ‘avvelenano l’atmosfera di coesistenza e cooperazione, in particolare a due settimane dalla visita di papa Francesco’. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, la più alta autorità cattolica in Terra Santa. ‘Non abbiamo paura, il pontefice non ha paura e gli apparati di sicurezza dei tre paesi che si appresta a visitare funzionano. E poi – ha aggiunto Twal riferendosi alla prossima visita del papa – c’è anche la protezione divina’»[1].
Di ebrei colpevoli neanche l’ombra; cosa sia successo e per colpa di chi rimane un interrogativo. Siamo all’11 maggio.
Il giorno seguente, in un approfondimento di Massimo Lomonaco, il quadro sembra un po’ più chiaro ed in partenza si parla di razzismo ed estremisti ebrei, anche se ancora il titolo rimane vago al riguardo («Israele: stretta contro razzismo anticristiano e arabo») e nel sottotitolo si fa addirittura riferimento ai «neonazisti locali». La logica è chiara, non conta l’ideologia, è il male in sé in qualsiasi forma che rappresenta il campo avverso, quello sconfitto nella seconda guerra mondiale. E così lo stereotipo si autoalimenta.
Per evidenziarne anche i contenuti più interessanti: «Il governo, in sostanza, sembra aver imboccato la strada che il movimento dietro i ‘price tag’ – !il prezzo da pagare” – sia definito organizzazione terroristica: una mossa definita da molti ”decisiva” per contrastare il fenomeno». E ancora: «un ufficiale di polizia avrebbe chiesto alle autorità cattoliche di rimuovere un poster gigante di benvenuto a papa Francesco apposto su un palazzo dell’Ordine Francescano vicino alla Porta di Giaffa di Gerusalemme. La motivazione dell’ufficiale di polizia sarebbe stata il pericolo che il poster potesse infiammare le passioni e condurre a nuove proteste di ebrei contrari alla visita del papa»[2].
Ancor più ermetica la notizia data sempre dall’Ansa in un altro lancio, da Gerusalemme: «I recenti atti di vandalismo anticristiani ‘avvelenano l’atmosfera di coesistenza e cooperazione, in particolare a due settimane dalla visita di papa Francesco’. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Fuad Twal, la più alta autorità cattolica in Terra Santa in una conferenza stampa a Haifa». Ma immediatamente, nella frase successiva, si cambia registro e si rimane disorientati: di che si parla?! «’Provo dolore – ha detto il Papa a braccio ordinando 13 nuovi preti – quando trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata, sgridata: hanno sentito che le porte delle chiese si chiudevano in faccia, per favore – ha esortato – non fate questo, misericordia, misericordia’»[3].
Storia simile a quella illustrata poc’anzi anche per Rai News, che titola: «Israele, l’allarme del patriarca: ‘Stop a vandalismo contro cristiani’». E poi, nel sottotitolo, “spiega”: «Monsignor Fouad Twal denuncia un”atmosfera avvelenata’ a due settimane dalla visita di Papa Francesco e chiede al governo israeliano di agire contro i responsabili di atti d’odio contro i cristiani. Il ministro della Giustizia Livni: ‘Terrorismo’».
Anche qui la regola base del giornalismo, quella delle 5 W, viene bypassata: il ‘chi?’ (‘who?’) viene del tutto ignorato.
Anche nell’incipit del pezzo Rai News è molto cauta: «’Un’ondata di atti estremisti‘ che ‘avvelenano l’atmosfera di coesistenza e cooperazione’, ‘in particolare a due settimane dalla visita di Papa Francesco’. Lo denuncia il patriarca latino di Gerusalemme, Fuad Twal, la più alta autorità cattolica in Terra Santa. Nel mirino, i cosiddetti ‘price tag’ (prezzo da pagare), cioè gli atti di violenza commessi da estremisti e coloni contro arabi e cristiani».
‘Coloni’ anziché ‘ebrei’ o ‘estremisti ebrei’: suona meglio, più leggero.
E’ solo alla fine del secondo paragrafo che arriva finalmente il punto: «sospettati alcuni ebrei ultraortodossi». Ah ecco!
«Quello della Chiesa – aggiunge Rai News – è solo uno dei tanti atti contro i cristiani. È di pochi giorni fa una lettera di minacce spedita a Nazareth negli uffici del vescovo Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Israele». Il responsabile, che si è anche firmato, chiedeva ai cristiani di lasciare Israele.
«Spesso gli obiettivi dei radicali sono chiese, moschee, gruppi pacifici israeliani e persino basi dell’esercito israeliano. Il vandalismo è stato ampiamente condannato dalle autorità dello Stato ebraico e dall’opinione pubblica, mentre la polizia indaga sui fatti»[4].
Vandalismo, non razzismo. L’antisemitismo a parti inverse non è più “il più odioso dei crimini contro l’umanità” ma un fenomeno paragonabile al comune danneggiamento.
Anche Repubblica sceglie di non fare riferimento diretto ai responsabili nel titolo: «Veleni anticristiani sulla visita del Papa a Gerusalemme». Dopo un po’ è finalmente spiegato il punto: «Polizia e Shin Bet, il servizio di sicurezza interna, temono che il movimento radicale ebraico che è in parte sotterraneo, potranno beneficiare del pellegrinaggio del Papa in Terra Santa dal 24 al 26 maggio per intensificare la loro campagna di intimidazioni».
«Lunedì a Gerusalemme – segnala Repubblica – è stata imbrattato il muro davanti l’ufficio dell’Assemblea degli Ordinari cattolici, edificio del Vaticano che sorge proprio di fronte alla Città Vecchia. Con lo spray è stato scritto ‘Morte agli arabi e ai cristiani’».
A chiarire il contesto e far capire che non si tratta di episodi e realtà isolate è lo scrittore israeliano Amos Oz, che racconta «dell’appoggio di certi nazionalisti, deputati razzisti e di certi rabbini che forniscono loro giustificazioni pseudo- religiose»[5].
Del resto, su circa otto milioni di israeliani, gli ultraortodossi (haredim) si aggirano tra i quattrocentomila e gli ottocentomila abitanti, con un tasso di crescita del 6% annuo, a dispetto dell’1,5% del tasso complessivo.

[1] http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... b9f1e.html
[2] http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 74105.html
[3] http://www.ansa.it/sito/notizie/politic ... c7dd0.html
[4] http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... refresh_ce
[5] http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... mme14.html


«Ma è solo un cristiano!»
Israele anticristiano
26 Ottobre 2008: di Ultimo Crociato su primopiano, 548 letture

http://www.valianti.it/cgi-bin/bp.pl?pa ... icolo=4506

sono un cittadino italiano (cattolico) residente in Israele da 25 anni. Ho avuto la fortuna di studiare la lingua ebraica all'Università di Gerusalemme e ora insegno ebraico biblico sempre a Gerusalemme, cercando di trasmettere ai miei discepoli, oltre all'amore per la grammatica, anche l'amore per il testo sacro scritto in ebraico e per il popolo che fu il primo destinatario del messaggio divino.

Nel mese di gennaio 2008, forse anche sotto l'impulso delle celebrazioni legate alla Giornata della memoria, ho avuto modo di vedere che in Italia molte proposte di studio/ricerca/dialogo fra cristiani ed ebrei. Mi fa piacere e dispiacere allo stesso tempo vedere tutte queste iniziative. Mi fa piacere vedere che nel nostro Paese ci sia una buona sensibilità verso la questione. Mi dispiace che si parli sempre a senso unico. Mi spiego.

Qui in Israele la situazione dei cristiani è ben diversa da quella italiana ed europea. Non c'è nessuna sensibilità da parte ebraica circa il dialogo con i cristiani in terra d'Israele; non esiste un punto di riferimento civile e/o religioso con cui si possa dialogare. A Gerusalemme succede non di rado che ebrei religiosi sputino addosso a cristiani. A me è successo più di una volta. Uno di questi sedicenti ebrei religiosi, colto in flagrante e fermato dalla polizia, si difendeva dicendo: «Ma è solo un cristiano!».

In Europa e in Occidente si continuano a organizzare conferenze sull'antisemitismo dei cristiani, mentre qui gli ebrei, quando ne hanno la possibilità, osteggiano i cristiani... Che intanto continuano a fuggire da Israele senza che nessuno se ne voglia assumere la responsabilità.
Nessuna condanna, per esempio, da parte dei rabbini. Certo, i cristiani sono in gran parte arabi, «gli altri». Ma si tratta comunque di un silenzio colpevole!
Non sarebbe il caso di reimpostare la questione del dialogo e delle sue difficoltà chiamandola in altro modo? Ad esempio l'intolleranza o in sensibilità di una mag­gioranza (cristiani in Europa ed ebrei in Israele) verso una minoranza (ebrei in Europa e cristiani in Israele) che tende ad emergere?
Un'altra cosa a mio avviso è grave: l'appartenenza a Israele (religione e Stato) è segnalata sul passaporto! Chi non è ebreo non è cittadino a pieno diritto quando si tratta di cercare un lavoro o una posizione nella società civile... I cristiani sono confinati nei loro quartieri e gli israeliani (di religione ebraica e passaporto israeliano) non si mescolano ad essi. Immaginiamo se, per essere italiani, si dovesse essere cristiani, o peggio cattolici. I non cattolici cosa direbbero? Non urlerebbero (giustamente) tutti i difensori dei diritti umani? Io sono qui da 25 anni, ho fatto i miei studi all'Università ebraica (dove mi sono trovato benissimo), ma non sono cittadino israeliano solo perché sono cristiano.
Per questa ragione trovo a dir poco «aggressive» le affermazioni di «dialoganti ebrei italiani» (anche rabbini) che continuano a sostenere che l'Occidente è antisemita. L'Occidente non è più antisemita oggi di quanto l'attuale Israele non sia anticristiano.
Massimo Pazzini, Gerusalemme


Bruciata la chiesa della «Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci», in Galilea
Attacco a un simbolo della cristianità in Cisgiordania. Israele arresta 16 estremisti ebrei
19/06/2015
maurizio molinari

http://www.lastampa.it/2015/06/19/ester ... agina.html

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -crese.jpg



Un incendio doloso ha devastato la chiesa «dei Pani e dei Pesci» sul lago di Tiberiade, la polizia israeliana indaga sui gruppi di estremisti ebraici e il premier Benjamin Netanyahu chiede di punirli «con tutta la forza della legge» perché «chi aggredisce una chiesa, attacca tutti noi».

Il blitz durante la notte
L’attacco è avvenuta nella notte fra mercoledì e giovedì, quando un gruppo ben organizzato prima ha coperto le insegne stradali che portano alla chiesa del V secolo e poi ha dato fuoco al portone in legno dei monaci, provocando un incendio che ha gravemente danneggiato due sale di uno dei luoghi di preghiera più frequentati dai pellegrini cristiani. La chiesa della «Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci» è infatti stata edificata a Tabgha nel posto dove si ritiene che Gesù fu protagonista del miracolo omonimo, narrato nel Vangelo.

Due dei monaci della chiesa sono rimasti leggermente intossicati dal fumo e i religiosi hanno redatto un rapporto sull’incendio, inviandolo al Vaticano. Fonti della Chiesa cattolica locale hanno affermato che «rientra in una serie di attacchi recenti a cui il governo non ha saputo rispondere». Gli autori dell’attacco hanno lasciato sulle mura della chiesa scritte in ebraico sulla «distruzione dei falsi idoli». Proprio l’esame delle tracce lasciate dagli aggressori ha portato la polizia israeliana, nelle ore seguenti, ad arrestare 16 giovani ebrei residenti negli insediamenti in Cisgiordania, che sono stati interrogati e rimessi in libertà.

Le informazioni ottenute sono il primo tassello delle indagini che vedono polizia e Shin Beth - il servizio di sicurezza interna - cooperare per «punire un atto codardo e ignobile che contrasta con i valori basilari dello Stato di Israele», come afferma il ministro della Sicurezza Interna, Gilad Erdan. Per il premier Benjamin Netanyahu «dare fuoco a una chiesa è un attacco a tutti noi perché la libertà di culto è una delle pietre su cui Israele è costruita». Da qui l’impegno ad adoperare «tutta la forza della legge per punire i responsabili di questo atto odioso e intollerante».

I gruppi ultranazionalisti
Nel mirino c’è una galassia di gruppi ultranazionalisti ebraici che include «Lehava» (Fiamma), guidato da Ben Zion Gopstein dell’insediamento di Kiryat Arba, già colpito da arresti per simili atti contro chiese e moschee al punto da spingere il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, a valutare la possibilità di dichiararlo «gruppo terroristico». Per l’associazione «Rabbini per i diritti umani» sono almeno 43 i luoghi di culto cristiani e musulmani che dal 2009 sono stati attaccati da questi gruppi estremisti, in Israele e in Cisgiordania. Tali attentati sono stati inseriti lo scorso anno nel rapporto del Dipartimento di Stato Usa sul terrorismo.


L'estremista ebreo: bruciare le chiese. Protestano i cattolici
Non solo Isis, in Israele i cristiani sono nel mirino dei fanatici ebrei: si è oltrepassato il limite.
lunedì 10 agosto 2015
http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 78&typeb=2
Clima teso e pericoloso in Israele, dove gli estremisti ebrei "hanno oltrepassato le linee rosse" degli attacchi contro obiettivi cristiani. E' arrivato il momento che il governo intervenga con misure dure per fermare le violenze. La richiesta è arrivata da Wadiya Abu Nasser, consigliere della Chiesa cattolica in Israele, intervistato dalla radio dell'esercito. "Gli attacchi - ha denunciato - non sono solo contro le proprietà, ma adesso anche contro le persone, contro i religiosi cristiani".
Ma contro tutto questo, continua nella sua accusa, il governo israeliano non sta prendendo "alcuna misura vera: spero che le autorità competenti affrontino questo fenomeno in modo significativo". Le parole di Nasser arrivano dopo che la Custodia di Terrasanta ha chiesto al procuratore generale d'Israele di incriminare per incitamento al razzismo l'estremista ebreo Bentzi Gopstein, dopo che questi ha sostenuto che bruciare chiese significa rispettare la legge ebraica.
L'Assemblea degli ordinari cattolici, dello scorso 7 agosto, hanno diffuso una lettera in cui si afferma che "la comunità cattolica in Terra Santa ha paura e si sente in pericolo". La lettera ricorda che tali affermazioni avvengono "dopo una serie di atti di vandalismo contro i Luoghi santi in Israele". L'ultimo in ordine di tempo è l'incendio alla chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha. In precedenza vi sono stati tentativi di incendio e vandalismi verso il "Cenacolino", la basilica dell'Annunciazione a Nazareth e altri.


Le chiese bruciano, i vandali ridono
19 giugno 2015
http://www.famigliacristiana.it/blogpos ... idono.aspx

Dell'incendio doloso che ha devastato la chiesa della Moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha, sulle rive del lago di Tiberiade, si sta parlando troppo poco. Un po' perché alcuni grandi giornali italiani hanno semplicemente ignorato la notizia. Un po' perché questo atto, sotto le vesti dell'intolleranza religiosa, ha un cuore profondamente politico di cui non è comodo parlare.
Tabgha è un luogo di rara suggestione, come sanno migliaia e migliaia di pellegrini che ci sono passati e hanno sostato per una preghiera. Ed è un luogo centrale per la predicazione di Gesù che, come tutti sanno, si svolse in gran parte lungo le sponde di questo lago, che i primi israeliani chiamavano "mare" per mantenere le proporzioni con le dimensioni ridotte del loro Stato.
Però Israele, oggi, non è più quello. E' assai più popoloso e un po' meno piccolo, perché ha insediato parte della propria popolazione (circa 700 mila persone, ovvero poco meno di un israeliano su dieci) nei "territori occupati". Sono quelli che i palestinesi chiamano "coloni", gli israeliani che vivono negli insediamenti. E proprio dagli insediamenti escono i vandali che dal 2009, come testimonia l'organizzazione israeliana "Rabbini per i diritti umani", hanno attaccato e devastato 43 luoghi di culto cristiani o musulmani. Anche la chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci è entrata nel mirino delle stesse bande: su uno dei muri è stata tracciata in ebraico la scritta "i falsi idoli saranno distrutti", frase tratta dall'Alenou Le Shabeah, preghiera che gli ebrei osservanti recitano tre volte al giorno.
Il primo ministro Netanyahu ha usato espressioni forti nei confronti degli sconosciuti vandali di Tabgha: ha chiesto di punirli "con tutta la forza della legge", perché "chi aggredisce una chiesa attacca tutti noi". Non sarebbe quindi giusto dubitare della determinazione delle autorità di Israele nel perseguire i colpevoli. Allo stesso modo, però, sarebbe da sciocchi non notare che quasi mai i responsabili sono stati identificati, catturati e processati. Il che è comunque un po' strano, in un Paese che ha un imponente ed efficiente apparato di sicurezza e di polizia. Nel 2014, appena prima che arrivasse in visita papa Francesco, a Gerusalemme erano state coperte di scritte offensive la Chiesa ortodossa rumena e il Centro Notre Dame, il grande complesso cristiano subito fuori dalla Città Vecchia. Prima ancora era stato colpita la chiesa dei francescani nei pressi del Cenacolo, l’abbazia della Dormizione e un vicino cimitero cristiano. Nel 2012, con modalità simili a quelle usate a Tabghah, era stato attaccato il monastero dei trappisti a Latrun, tra Gerusalemme e Tel Aviv. Persone processate e condannate? Zero.
Con tutta la buona volontà, riesce un po' difficile vedere Netanyahu nei panni di colui che persegue con accanimento i vandali religioso-politici che compiono le loro incursioni a partire dagli insediamenti. Perché Netanyahu è, da sempre, il loro (non dei vandali, ma degli insediamenti) sostenitore numero uno. Quando Ariel Sharon decise di abbandonare Gaza, nel 2004, Netanyahu lasciò il suo Governo in segno di protesta. Negli ultimi vent'anni la superficie occupata dagli insediamenti israeliani nei "territori occupati" è cresciuta di oltre il 180%, e per almeno metà di questo periodo Netanyahu è stato primo ministro. E l'ultimo atto del precedente Governo Netanyahu, quello che ha portato al disfacimento del governo e alle elezioni anticipate, è stata proprio l'approvazione della legge che definisce Israele "Stato della nazione ebraica", con una potenziale discriminazione ai danni delle minoranze etniche e religiose.
Tutta l'azione politica di Netanyahu, insomma, è stata a favore della strategia degli insediamenti. Lui ne ha tratto un consenso politico sempre crescente, anche ai danni degli alleati. Ma la realtà è che oggi sono i cosiddetti "coloni" a dettare il passo politico di Israele. Sono le loro esigenze a influenzare l'agenda dei Governi. E' l'intransigenza di chi tiene la prima linea, anche rischiando la vita, quella da rispettare. Il resto, incendi compresi, non è che conseguenza.


GIUSTIFICATO BRUCIARE LE CHIESE
Benzi Gopstein - 14-08-2015
http://www.stampalibera.com/?a=30139

The Telegraph: giustificato bruciare chiese cristiane, dice leader estrema destra in Israele

‘il leader del gruppo israeliano di estrema destra ha rischiato l'arresto perchè pare abbia dato voce ad un sostegno ad attacchi con incendio doloso in chiese cristiane in Israele, questo nel mezzo di un inasprimento di estremismo ebraico.
Benzi Gopstein, il capo di Lehava – che è diventato famoso per i suoi violenti assalti sul tema assimilazione tra Arabi ed Ebrei - ha fatto queste osservazioni durante una discussion di un programma per studenti ebrei yeshiva, quando gli è stato chiesto da un presente ai lavori, se credesse che fosse giustificato bruciare chiese in Israele.
Successivamente ha cercato di eludere le accuse, relative ad incitamento dei suoi seguaci ad appiccare fuoco, dicendo che era responsabilità del governo portare avanti cio' che egli presentava come un insegnamento religioso, del 12 sec a mezzo del filosofo Maimonide".



ISRAELE - VATICANO
Leader cattolici denunciano rabbino estremista che spinge a bruciare chiese e moschee
di Joshua Lapide
10/08/2015

http://www.asianews.it/notizie-it/Leade ... 34997.html

L’Assemblea degli ordinari di Terra Santa si appella alle autorità israeliane perché fermino “l’odio” e “la reale minaccia sugli edifici religiosi”. Per il rabbino Benzi Gopstein bruciare luoghi di culto “idolatri” è secondo la legge di Israele. Il gruppo Lehava, di cui Gopstein è il capo, è un’organizzazione razzista anti-araba.
Gerusalemme (AsiaNews) – Gli ordinari cattolici della Terra Santa hanno denunciato un rabbino estremista che nei giorni scorsi ha approvato in pubblico il bruciare chiese e moschee, dicendo che esso era “secondo la legge” ebraica.
L’Assemblea degli ordinari cattolici, radunati lo scorso 7 agosto, hanno diffuso una lettera in cui si afferma che “la comunità cattolica in Terra Santa ha paura e si sente in pericolo”. Per questo, oltre a denunciare le dichiarazioni del rabbino, i leader cattolici domandano “alle autorità israeliane… che garantiscano una vera protezione ai cittadini cristiani di questo Paese, come pure ai loro luoghi di culto”.
L’appello degli ordinari cattolici si riferisce a una dichiarazione di Benzi Gopstein, leader del gruppo estremista Lehava. Durante una conferenza, in risposta a uno studente ebreo di una yeshiva di Gerusalemme, che gli domandava “se lui era favorevole a bruciare chiese nella Terra di Israele”, Giopstein ha risposto: “Rambam [Maimonide] ha stabilito o no di distruggere [l’adorazione degli idoli]? L’adorazione idolatrica deve essere distrutta. [Perciò] è un semplice sì. Dov’è il problema?”.
Quando il moderatore della conferenza cui stava partecipando, ha avvertito Gopstein che la discussione veniva filmata e che la polizia avrebbe potuto arrestarlo, il rabbino ha risposto: “Questa è l’ultima cosa che mi preoccupa. Se è la verità, sono pronto ad andare in prigione per 50 anni”.
La lettera degli ordinari cattolici ricorda che tali affermazioni avvengono “dopo una serie di atti di vandalismo contro i Luoghi santi in Israele”.
L’ultimo in ordine di tempo è l’incendio alla chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha. In precedenza vi sono stati tentativi di incendio e vandalismi verso il “Cenacolino”, la basilica dell’Annunciazione a Nazareth e altri.
Le affermazioni di Gopstein – sottolineano i leader cattolici – “spingono all’odio e fanno pesare una reale minaccia sugli edifici religiosi cristiani di questo Paese”.
L’assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa raduna circa 20 fra patriarchi, arcivescovi e vescovi in Israele, compreso il Custode francescano di Terra Santa.
Alla loro lettera, Gopstein ha risposto su Facebook. Attribuendo il messaggio al Vaticano, egli ha criticato l’intervento della Santa Sede in una discussione “halakhica” (halakhah è la tradizione legale rabbinica). “E’ tempo – egli ha detto – di ricordare al Vaticano che è finito il tempo della censura, quando essi censuravano i libri ebraici. Già le mani dalla Torat Yisrael (le legge di Israele)”.
Il gruppo Lehava, di cui Gopstein è il capo, è un’organizzazione che dice di lottare contro la perdita di identità ebraica, opponendosi soprattutto ai matrimoni misti fra ebrei e arabi. Esso si ispira all’ideologia del rabbino Meir Kahana, fondatore del movimento razzista anti-arabo Kach. Il nipote di Meir Kahana, Meir Ettinger è uno dei tre ebrei estremisti in detenzione amministrativa dopo l’incedio di una casa palestinese – in cui è morto un bambino di un anno e mezzo e il padre – e quello della chiesa di Tabgha.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Falsità antisemite sul Talmud e sugli ebrei

Messaggioda Berto » ven gen 05, 2024 6:21 pm

Ecco altre demenzialità sugli ebrei e sul loro presunto razzismo,
che circolano sul web citate anche dall'insulso antisemita Rubio e altri dementi come lui, sia di destra che di sinistra


“La nostra è la razza suprema. Siamo le divinità in questo pianeta. Siamo così diversi dalle razze inferiori come loro lo sono dagli insetti. Il nostro destino è governare sulle razze inferiori. Le masse ci serviranno come schiavi.”?Menachen Begin, ministro israeliano, 25-06-1982
https://twitter.com/rubio_chef/status/1 ... 8451158016

Questa è una variante del 2011
La nostra razza è la razza padrona. Noi siamo gli unici semi-dei con qualità divine di questo pianeta. Noi siamo tanto diversi da tutte le altre razze inferiori quanto loro lo sono dagli insetti.
[Menachem Begin primo ministro di Israele dal 1977 al 1983]
https://www.facebook.com/99posseofficia ... cale=it_IT

Ecco un elenco delle manipolazioni verbali della propaganda antisemita:
http://freeanimals-freeanimals.blogspot ... mondo.html
https://paolodarpini.blogspot.com/2015/ ... in-ed.html
https://www.ossin.org/rubriche/19-inchi ... i-il-mondo
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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