Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Re: Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:31 pm

18)
Il nuovo governo d'Israele oggi 29 dicembre 2022 si è insediato ufficialmente.





Ecco il programma preannunciato:

Le linee-guida del 37esimo governo d’Israele
Israele.net
Marco Paganoni
28 dicembre 2022

https://www.israele.net/le-linee-guida- ... o-disraele

Riforma del sistema giudiziario, rafforzamento dell'identità ebraica nel rispetto delle altre tradizioni, mantenimento dello status quo fra stato e religione anche nei Luoghi Santi, attività di popolamento in tutte le regioni del paese

Il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu

Alla vigilia del giuramento del nuovo governo israeliano, il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu ha presentato le linee guida e l’agenda generale della sua nuova coalizione, impegnandosi fra l’altro a promuovere attività di insediamento abitativo in tutto il paese, Cisgiordania compresa, nonché passi volti a “ristabilire l’equilibrio” di potere tra parlamento, governo e magistratura (un riferimento alla proposta di legge per la “prevalenza” della Knesset sulla Corte Suprema). Fra gli altri impegni enunciati, quello di rafforzare l’identità e il patrimonio ebraico in Israele nel rispetto delle altre tradizioni religiose, di preservare lo status quo fra stato e religione, di combattere la criminalità comune che imperversa soprattutto nella comunità araba del paese, di abbassare i prezzi e migliorare i trasporti pubblici.

Il documento delle linee-guida non è legalmente vincolante e non enuncia molti degli impegni programmatici che figurano invece nei vari accordi di coalizione siglati da Netanyahu con i singoli partiti. Peraltro anche quegli accordi non sono legalmente vincolanti. Tuttavia, le linee guida illustrate mercoledì vengono allegate ai vari accordi di coalizione e considerate parte integrante di essi. Ed è nei singoli accordi di coalizione che figurano alcune delle più controverse proposte di riforma che stanno suscitando vivaci contestazioni in molti ambienti sionisti, sia in Israele che all’estero. Tra queste, si possono ricordare in particolare: la modifica della legge che vieta agli esercizi privati di rifiutare servizi ai clienti in base alle proprie “convinzioni religiose”; la legalizzazione di insediamenti non autorizzati e l’estensione della giurisdizione israeliane su parti della Cisgiordania (pur demandandone la tempistica alla valutazione del premier in base a “interessi nazionali e internazionali dello stato di Israele”); modifiche alla Legge del Ritorno, che regola l’attribuzione automatica della cittadinanza agli immigrati ebrei, col proposito di escluderne le persone che non sono ebree secondo la Halakhà (legge religiosa); l’aumento dei finanziamenti a favore degli ultra-ortodossi che studiano la Torà a tempo pieno. Negli accordi fra il Likud e i partner di coalizione non figura invece la ventilata revoca del divieto delle candidature per “razzismo”, che era fra le richieste del partito di estrema destra Otzma Yehudit.

I principali esponenti della nuova maggioranza. Da sinistra: Itamar Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, Benjamin Netanyahu, Aryeh Deri, Yitzhak Goldknopf

A fronte delle numerose voci che nelle scorse settimane hanno messo in guardia il governo entrante dall’adottare politiche che potrebbero erodere la democrazia israeliana, Netanyahu ha ribadito il suo personale impegno a difendere i valori democratici, benché il suo partito Likud persegua una radicale riforma del sistema giudiziario con lo scopo di ribaltare l’equilibrio dei poteri fra parlamento e magistratura.

Le linee guida, che per legge devono essere presentate alla Knesset 24 ore prima che il nuovo governo presti giuramento, costituiscono da prima comunicazione pubblica ufficiale del governo entrante circa le sue intenzioni e priorità. “È importante – spiega Amir Fuchs, esperto di istituzioni democratiche presso l’Israel Democracy Institute – perché sentiamo cosa sta per fare il governo, quali sono le sue priorità, quali problemi vuole risolvere e quali riforme intende attuare”. Ma è anche “un atto formale” previsto dalla Legge fondamentale sul governo, aggiunge Fuchs, e “non è affatto vincolante”, il che significa che il governo non può essere legalmente vincolato a questi impegni.

Qui di seguito, l’agenda del 37° governo israeliano (come riportate da Times of Israel)

Il governo agirà secondo le seguenti linee guida:

– Il popolo ebraico ha diritto esclusivo e inalienabile su tutte le parti della Terra d’Israele. Il governo promuoverà e svilupperà l’insediamento di tutte le parti della Terra d’Israele: Galilea, Negev, Golan, Giudea e Samaria.

– Il governo si adopererà attivamente per rafforzare la sicurezza nazionale e fornire sicurezza personale ai cittadini, combattendo con risolutezza e determinazione la violenza e il terrorismo.

– Il governo agirà per continuare la lotta contro il programma nucleare iraniano.

– Il governo si adopererà per rafforzare lo status di Gerusalemme.

– Il governo si adopererà per promuovere la pace con tutti i vicini, preservando la sicurezza e gli interessi storici e nazionali di Israele.

– Il governo mirerà alla giustizia sociale, sviluppando le regioni periferiche del paese, riducendo i divari sociali e combattendo senza compromessi la povertà attraverso l’istruzione, l’occupazione e una maggiore assistenza alle fasce più deboli della popolazione.

– Il governo agirà per incentivare l’uso dei trasporti pubblici e risolvere i problemi di congestione del traffico sulle strade.

– Il governo avanzerà un piano per far fronte all’aumento del costo della vita e si adopererà per creare condizioni economiche che consentano una crescita sostenibile.

– Il governo considererà la riduzione dei prezzi delle case e l’aumento dell’offerta di appartamenti come un obiettivo nazionale e agirà per abbassare il costo delle abitazioni.

– Il governo adotterà misure per garantire la governance e ripristinare il giusto equilibrio tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario.

– Il governo agirà per incrementare l’immigrazione ebraica da tutti i paesi del mondo.

– Il governo considererà l’istruzione come una massima priorità nazionale e si adopererà per promuovere riforme nel sistema educativo, garantendo al contempo l’uguaglianza tra tutte le popolazioni nei vari sistemi educativi e rafforzando l’identità ebraica.

– Il governo preserverà il carattere ebraico dello stato e il retaggio d’Israele e rispetterà le pratiche e le tradizioni dei membri di tutte le religioni nel paese, in conformità con i valori della Dichiarazione di Indipendenza.

– Lo status quo sulle questioni fra religione e stato sarà preservato come lo è stato per decenni in Israele, anche per quanto riguarda i Luoghi Santi.

– Il governo agirà per affrontare il problema della sicurezza personale nella società araba e per combattere la criminalità nella società araba, nel contempo incoraggiando l’istruzione, offrendo soluzioni adeguate e appropriate per i giovani e investendo ove necessario in infrastrutture nelle località arabe.

– Il governo agirà per promuovere la formazione professionale e l’istruzione nelle professioni tecnologiche al fine di soddisfare adeguatamente le attuali esigenze dell’industria in Israele come importante fattore di crescita economica.

– Il governo si adopererà per integrare nella vita sociale le persone con disabilità di qualsiasi tipo, assistendole nella loro istruzione e occupazione, si prenderà cura dei bisogni fondamentali di coloro che non sono in grado di sostenersi e agirà per migliorare la condizione di anziani, disabili e famiglie con molti figli.

– Il governo agirà per proteggere l’ambiente, per migliorare la qualità della vita degli abitanti del paese e per fare in modo che Israele contribuisca allo sforzo globale sulle questioni climatiche e ambientali.

– Il governo si adopererà per rafforzare le forze di sicurezza e garantire sostegno a soldati e agenti di polizia nel combattere e sconfiggere il terrorismo.

– Il governo agirà per il riconoscimento delle alture del Golan come regione strategica con un ampio potenziale di sviluppo e si farà promotore di uno slancio di insediamento, sviluppo e promozione di iniziative nel Golan preservando i suoi valori unici di natura, umanità e ambiente.




Netanyahu e il Caos
Niram Ferretti
30 Dicembre 2022

http://www.linformale.eu/netanyahu-e-il-caos/

Ciò che le anime belle hanno di bello è che sono belle, si potrebbe tautologicamente dire.

L’anima bella è sempre, per definizione, dalla parte della giustizia e del bene, è ontologicamente umanitaria e progressista, nel senso che crede nell’inevitabilità del progresso (inteso come bene collettivo, anche se bisognerebbe intendersi una buona volta sulla fisionomia di questo “bene”). L’anima bella è anche accoratamente allarmista, a volte fino all’isteria. David Grossman, ultimo membro di quella che fu la trimurti glamour “de-occuppazionista” israeliana (dove per “occupazione” si intende la legittima presenza di Israele in Cisgiordania) composta da lui, Amos Oz e Avraham Yehoshua, ha scritto un articolo per Haaretz, in cui ci informa che il Caos è arrivato. Non è più alle porte, non dobbiamo attenderlo. È arrivato.

Il Caos (urge la maiuscola) è qualcosa di imponente e atterrente. Nelle scritture ebraiche esso ha la forma del Leviatano, un gigantesco serpente marino, un mostro abominevole che minaccia, come sempre fa il caos, l’ordine e la convivenza civile. Grossman scrive che “Il caos è qui, con tutta la sua forza di risucchio”. No, non ha più la forma simbolica del mostro che emerge dalle acque, ma quella del nuovo governo Netanyahu. Si potrebbe dire che il caos è Netanyahu stesso, il più longevo primo ministro di Israele, dato per morto e risorto molte volte e di nuovo sulla scena nonostante si sia cercato costantemente di toglierlo di mezzo.

Nel suo articolo, Grossman afferma con esplicito riferimento a Isaia, che “coloro che chiamano bene il male e male il bene sono già qui”. Gli agenti del Caos hanno un nome, un corpo, una fisionomia tangibile. “L’anarchia mostra le zanne”. Insomma, siamo sull’orlo dell’abisso, o meglio, siamo già dentro l’abisso. “Il mio cervello brucia”, scrive Grossman, ed è, gli va dato atto, la frase più sensata di tutto il suo canovaccio caricaturale.

Il bruciare di un organo interno al corpo quando non brucia a causa di un fattore esterno, si chiama “infiammazione”, e in medicina l’infiammazione di un organo o di una parte del corpo è considerata una anomalia o una patologia da curare.

Il caso Grossman è soltanto l’ennesimo esempio di questa patologia in corso nei confronti di Netanyahu e del suo nuovo governo che da ieri è in carica, il suo nome è demonizzazione. Vecchia prassi naturalmente, longeva e inossidabile. Già Ben Gurion, padre nobile della patria, associava a Vladimir Jabotinsky il nome di Hitler, e, naturalmente, per i suoi avversari, Menachem Begin era un fascista, ma qui si è giunti a un parossismo che, come nel caso emblematico del “mite” Grossman (le anime belle sono sempre necessariamente miti), deve ricorrere alla Bibbia e ai suoi profeti (lo scrittore cita Isaia esplicitamente) per potere descrivere l’orrore puro del nuovo governo, la catastrofe senza ritorno che sta per abbattersi su Israele. Forse più di Grossman ci vorrebbe Lovecraft.

Il fatto che Netanyahu, il moderato Netanyahu, più simile al nostro Giulio Andreotti che a Viktor Orban, o a Donald Trump, abbia imbarcato nel suo governo due estremisti come Itmar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, è stato ed è il boccone più succulento per tutti coloro i quali vedono sempre, quando un politico di destra vince le elezioni, il pericolo imminente per la tenuta democratica del paese che lo ha eletto. Gli “impresentabili” al governo sono diventati immediatamenti i simboli della sua natura demoniaca, la prova provata che ora, con loro, Israele si trasformerà in una distopia totale, una teocrazia munita di polizia speciale, qualcosa di molto simile all’Iran, tanto per intenderci.

Il “mite” Grossman è soltanto l’ultimo megafonista, in ordine di tempo, di questa narrazione, la sempre preferita a sinistra, urbi et orbi (lo abbiamo visto qui in Italia recentemente il tentativo forsennato di presentare Giorgia Meloni come l’erede di Benito Mussolini). Appena Netanyahu il “reprobo” è risultato di nuovo vincitore, si è immediatamente provveduto a delegittimare la sua vittoria utilizzando la solita retorica, anche se, adesso si è giunti all’acme. Il già mostro Netanyahu, per anni presentato come un po’ peggio di Al Capone, e i nuovi mostri Ben-Gvir e Smotrich. Come rinunciare allo scannatoio preventivo?
“Sarà impossibile eliminare o anche solo addomesticare il caos che ha creato”, scrive Grossman a proposito di Netanyahu.
Al cospetto dell’Apocalisse, in effetti c’è poco da fare, bisogna viverla fino in fondo sperando che dopo di essa trionfi finalmente la Giustizia.




Il giudice demiurgo e il vulnus alla democrazia
Niram Ferretti
8 Gennaio 2023

http://www.linformale.eu/il-giuduce-dem ... emocrazia/

A seguito della annunciata e necessaria riforma della giustizia da parte del neo eletto governo Netanyahu e dei ripetuti interventi per presentarla come un attentato alla democraticità di Israele, da parte di colui che è stato per decenni, quando era in carica e poi successivamente, l’autoproclamato supplente della democrazia iraeliana, Aharon Barak, ripubblichiamo, per la sua stretta attualità, un articolo di Niram Ferretti del 2019.

Chi governa in Israele? La risposta a questa domanda è fondamentale per comprendere il funzionamento dello Stato e il peso reale degli attori politici. Ma chi sono gli attori politici? Gli attori politici dovrebbero essere, tautologicamente, i politici, cioè i membri del governo in carica che siedono in parlamento in virtù della volontà degli elettori. Alla Knesset, nello Stato ebraico. Dovrebbe essere cioè l’esecutivo il principale organo di decisione politica, di emanazione delle leggi, il luogo che indirizza il paese nelle decisioni fondamentali che riguardano lo Stato. Da Lo Spirito delle Leggi in poi. Teoricamente. Perché c’è un altro potere, quello giudiziario, che in Israele, più che in qualsiasi altro paese, e non da molto, non solo fa da supplente al potere dell’esecutivo, ma si sovrappone ad esso, lo soverchia, lo umilia.

Un nome per tutti. Aharon Barak, presidente della Suprema Corte di Israele dal 1995 al 2006 e precedentemente Procuratore Generale di Israele dal 1975 al 1978, nonché decano della facoltà di Legge dell’Università di Gerusalemme dal 1974 al 1975. Insomma un mandarino della legge, o come lo ha definito recentemente Ben Dror Yamini, il “rabbino imperiale della legge”.

Barak, più di ogni altro giurista israeliano ha impresso all’Alta Corte una svolta che ne ha mutato profondamente la funzione trasformandola in quella che un altro giurista, Amnon Rubinstein ha definito, “un governo parallelo”. Difficile dare torto a Rubinstein, poiché sotto la lunga presidenza di Barak la Corte, da organo di interpretazione della legge, si è trasformata in organo interventista sulla stessa formazione delle leggi.

Nella visione decisionista di Aharon Barak la Suprema Corte è attore attivo a tutti gli effetti sulla carne dello stesso corpo sociale e dunque legislativo, andando ben oltre la funzione che un simile organo ha in qualsiasi altro paese democratico. Una sorta di Soviet supremo, in cui il giudice è demiurgo plasmatore e non solo arbitro ultimo della legalità. Tutto ciò, ovviamente in nome della “democrazia” e della sua salvaguardia. Aharon Barak, come tutti i virtuosi assolutamente convinti di avere una missione è uomo di pochi dubbi ma determinazione ferrea.

Nell’aprile del 2007 il giurista americano Richard Posner, certamente non un simpatizzante di Israele, scrive su The New Republic un articolo dedicato a Barak, dal titolo emblematico, Despota illuminato, in cui sottolinea l’eccezionalità delle norme di legge partorite dalla mente di questo politico travestito da giudice, di questo fondamentalista della legge che anche oggi che è in pensione, continua ad esercitare la sua influenza sulla scena giuridica e politica israeliana . Vediamone qualcuna.

“Tra le norme di legge, le opinioni giuridiche di Barak sono state strumentali nel creare leggi che non hanno alcuna controparte nel diritto americano: i giudici non possono essere rimossi dalla legislatura, ma solo da altri giudici; ogni cittadino può chiedere a un tribunale di bloccare l’azione illegale da parte di un funzionario governativo, anche se il cittadino non ne è personalmente colpito; qualsiasi azione governativa che sia “irragionevole” è illegale (“in parole povere, l’esecutivo deve agire ragionevolmente, perché un atto irragionevole è un atto illecito”); un tribunale può proibire al governo di nominare un funzionario che ha commesso un reato (anche se è stato graziato) o che è messo sotto esame etico in un altro modo, e può ordinare il licenziamento di un ministro se deve affrontare un procedimento penale. In nome della “dignità umana” un tribunale può costringere il governo ad alleviare i senzatetto e la povertà e un tribunale può revocare gli ordini militari e decidere “se impedire il rilascio di un terrorista nel quadro di un ‘accordo politico’, e indirizzare il governo nello spostare il muro di sicurezza che impedisce ai kamikaze di entrare in Israele dalla Cisgiordania”.

La volontà del popolo di Rousseau è qui trasformata nella volontà della Legge che si incarna nel suo grande sacerdote, di cui Aharon Barak ha assunto le vesti, o nel caso del monarca, si è conferito da se medesimo, l’unzione. Non a caso, sempre Posner, nell’articolo citato, sottolinea come Barak dia “per scontato che i giudici abbiano l’autorità intrinseca di scavalcare gli statuti. Un tale approccio può essere descritto con precisione come usurpativo”.

Se per Montesquieu “Non c’è piú libertà se il potere di giudicare non è separato dal potere legislativo e dall’esecutivo. Infatti se fosse unito al potere legislativo, ci sarebbe una potestà arbitraria sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe legislatore” (Lo Spirito delle Leggi, XI, 6), per Barak vale esattamente il contrario. Il giudice deve essere legislatore. Ma attenzione, in una parodia dell’incunabolo che sta alla base della separazione dei poteri nelle democrazie moderne, anche Barak afferma la separazione dei poteri, solo che, come sottolinea sempre Posner:

“Barak invoca la ‘separazione dei poteri’ come ulteriore supporto alla sua concezione aggressiva del ruolo giudiziario. Ciò che intende per separazione dei poteri è che i rami dell’esecutivo e del’legislativo non abbiano alcun grado di controllo sul ramo giudiziario…nella concezione della separazione dei poteri di Barak, il potere giudiziario è illimitato e la legislatura non può rimuovere i giudici“.

Veniamo ora al caso scottante dei nostri giorni, o forse è meglio dire all’inverno di scontento di Benjamin Netanyahu, accusato di abuso di ufficio, frode e corruzione. Ben Dror Yamini, come già accennato, acuto analista di centro sinistra, in un articolo pubblicato su Ynet il 3 di marzo, non risparmia bordate severe al sistema giudiziario israeliano e a quello che è, a tutti gli effetti, il suo potere parallelo e assoluto. Così scrive:

“I membri del Karmim Forum, ex alti avvocati dello Stato e giudici della Corte Suprema che si sono incontrati al Kramim Hotel, hanno fatto pressione sul Procuratore Generale per indirizzarlo in un senso molto specifico. Non che conoscessero i dettagli. Non avevano letto le migliaia di pagine che dovrebbero essere lette prima di prendere una decisione. Ma sapevano in anticipo quale sarebbe stato l’esito. A tal fine, anche questa settimana si sono arruolati in una campagna che crea un clima di intimidazione. ‘Lo Stato di diritto è nei guai, i guardiani devono essere sorvegliati, il Procuratore Generale è uno di loro’, ha detto il rabbino imperiale legale, Aharon Barak, questa settimana”.

Sì, bisogna sorvegliare i guardiani e soprattutto “indirizzarli”. In attesa che Benjamin Netanyahu sia ascoltato in audizione dal Procuratore Generale Mandelblit, prima della quale, non sarà possibile sapere se verrà effettivamente processato oppure se Mandelblit accoglierà la sua versione dei fatti, c’è un’altra urgenza ben maggiore, ed è quella di riformare l’impianto assolutista impresso da Aharon Barak alla Corte Suprema di Israele, un vulnus insopportabile per la democrazia.

Prima del tentativo di rimuovere a forza Netanyahu dal suo ruolo di primo Ministro attraverso una virulenta campagna di demonizzazione interamente basata su prove indiziarie, è necessario che ai giudici e al potere giudiziario sia restituito il ruolo che essi dovrebbero avere, non secondo Aharon Barak ma secondo Montesquieu.

Occore fare presto.


Ho visto le immagini strazianti ieri sera alla manifestazione della sinistra che ha paragonato il ministro della giustizia ai leader dei nazisti
Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו
8 gennaio 2023

https://www.facebook.com/Netanyahu/post ... 32DHMSpqUl

Le bandiere di Esf alla manifestazione.
I cartelli che dicono "Libera la Palestina dal dominio coloniale sionista".
Si tratta di un incitamento selvaggio passato senza condanna da parte dell'opposizione o dei canali media mainstream.
Chiedo a tutti di fermarlo immediatamente e di condannare questa selvaggia istigazione.



Israele: Netanyahu attacca manifestazione opposizione
Agenzia ANSA
8 gennaio 2023

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... a13a3.html

Il premier Benyamin Netanyahu ha attaccato la manifestazione dell'opposizione al suo governo di ieri sera a Tel Aviv per aver comparato il ministro della giustizia Yariv Levin, e la sua riforma del settore, ai leader nazisti.
Netanyahu - che ha parlato oggi alla riunione di governo a Gerusalemme - ha denunciato anche la presenza di bandiere palestinesi durante la protesta e di cartelli con la scritta 'Libera Palestina dal giogo coloniale sionista".
"Questo - ha sottolineato è istigazione selvaggia che non è stata condannata dall'opposizione né dal mainstream mediatico".
"Chiedo che tutti - ha concluso - mettano fine immediatamente a questo".


I sinistrati isareliani anti Netanyahu

Nasce un nuovo partito ebreo e arabo: «Per un Israele di tutti i suoi cittadini»
Michele Giorgio
8 gennaio 2023

https://ilmanifesto.it/nasce-un-nuovo-p ... -cittadini

Israele. Non si definisce sionista o antisionista e secondo i suoi leader sarà «una federazione di tendenze che concordano su una cosa: tutti gli israeliani, ebrei e arabi, devono essere uguali». Ieri sera in migliaia a Tel Aviv contro il governo Netanyahu
Sami Abu Shahadeh ci accoglie al Cafè Paul, una storica caffetteria di Giaffa dove il leader del partito arabo Balad/Tajammo rilascia interviste e spesso discute di politica con amici e conoscenti. Abu Shahadeh non è più un deputato. La sua formazione politica, nazionalista di sinistra, parte fino alla scorsa estate della Lista unita araba, alle elezioni del primo novembre, ha ottenuto 140mila voti, un buon risultato ma non sufficiente per superare la soglia di sbarramento ed entrare nella Knesset. Una sorte toccata anche al Meretz, storico partito della sinistra sionista. «Non mi pento della scelta di correre da soli», esordisce Abu Shahadeh. Ora la Knesset è dominata dalla destra in tutte le sue espressioni laiche e religiose e da essa a fine dicembre è nato il governo estremista guidato da Benyamin Netanyahu. «In questo clima – aggiunge il leader di Balad – in cui forze fanatiche minacciano la democrazia e i diritti delle minoranze a cominciare da quella araba, il dialogo tra gruppi, organizzazioni e formazioni politiche di sinistra è utile e va favorito il più possibile».

Con questo spirito Abu Shahadeh ha accolto l’invito a partecipare, in qualità quasi di ospite principale, al primo incontro pubblico del partito ebraico-arabo «Di tutti i suoi cittadini», nato da poche settimane, che nei giorni scorsi ha riunito nell’Abraham Hostel di Tel Aviv circa 250 persone di varie ramificazioni della sinistra sionista e antisionista, incluso il Meretz. A presiedere il nuovo partito sono l’ebreo Avraham Burg, ex speaker laburista della Knesset che anni fa ha annunciato di non essere più sionista, e l’arabo (palestinese) Faisal Azaiza, preside della facoltà di previdenza sociale dell’università di Haifa. L’attore protagonista comunque è Burg che da tempo cercava senza successo di fondare una formazione politica. L’ascesa al potere del governo più a destra della storia di Israele, con evidenti venature razziste e antidemocratiche, la scomparsa quasi totale della sinistra in Parlamento e l’appetito per nuove idee unito al desiderio di colmare le divisioni, hanno finito per creare interesse intorno al suo progetto. Ispirati dal nome del partito di Burg e Azaiza, sul palco allestito all’Abraham Hostel esponenti della società civile, attivisti locali, intellettuali, accademici e personalità politiche hanno discusso dell’idea di un Israele non più Stato ebraico e democratico ma Stato di tutti i suoi cittadini, ebrei e arabi in completa uguaglianza.

Ad eccezione di quelli arabi, i leader dei partiti israeliani sionisti di qualsiasi orientamento difendono la definizione di Israele come Stato ebraico e democratico. Che nel 2018 è stata scritta in una legge fondamentale: Israele è lo Stato della nazione ebraica e in cui (anche nei territori occupati nel 1967) il popolo ebraico ha diritti esclusivi. «Israele – aggiunge Abu Shahadeh – è fondato sulla separazione, con la supremazia assegnata agli ebrei. Tutto ruota intorno a questo principio. Faccio un esempio. Come può essere democratico uno Stato che mentre sviluppa la rete ferroviaria non pianifica la costruzione di una stazione in un centro abitato arabo? Lo stesso vale per gli ospedali pubblici. Eppure gli arabi compongono più del 20% della popolazione».

La formula Israele Stato di tutti i suoi cittadini è considerata da molti israeliani l’incarnazione dell’antisionismo che respingono. «Per questo è difficile dire quanta strada potrà fare il partito di Burg e Azaiza» dice al manifesto il giornalista Meron Rapoport intervenuto al dibattito all’Abraham Hostel. Secondo Rapoport «‘Di tutti i suoi cittadini’ più che un partito dovrebbe essere un cantiere di idee per far maturare le coscienze». Il giornalista vede l’aspetto più positivo dell’incontro a Tel Aviv nel numero e nella varietà delle presenze politiche. «Un segnale interessante», afferma.

Avraham Burg ha spiegato che il nuovo partito non si definisce sionista o antisionista e sarà «una federazione di tendenze che concordano su una cosa: tutti gli israeliani devono essere uguali». Ma le differenze ideologiche tra le varie forze potenzialmente interessate restano ampie. Appare assai difficile che possa concretizzarsi una collaborazione tra «Di tutti i suoi cittadini» e il Meretz che resta ancorato ai principi del Sionismo. L’attrice ebrea Einat Weizman, compagna di partito di Sami Abu Shahadeh, ha alzato il tiro spiegando che non è possibile un partenariato tra ebrei e arabi in una realtà asimmetrica come quella israeliana e, pertanto, è necessaria una lotta guidata dai palestinesi per la decolonizzazione. All’Abraham Hostel inoltre non è sfuggita l’assenza di Ayman Odeh, leader di Hadash l’unico partito israeliano che si definisce di sinistra con un carattere arabo-ebraico. Nel vago sono rimaste questioni centrali. Israele Stato di tutti i suoi cittadini dovrà includere o escludere i cinque milioni di palestinesi che da 55 anni vivono sotto occupazione in Cisgiordania e Gaza? Quale sarà il destino degli altri cinque milioni di palestinesi profughi nel mondo arabo?

Intanto ieri sera migliaia di persone si sono riunite in piazza Habima a Tel Aviv, con lo slogan Standing Together, per protestare contro le minacce al potere dei giudici e ai diritti delle minoranze che contengono i disegni di legge presentati da alcuni ministri del governo di estrema destra guidato da Netanyahu.
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Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:31 pm

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Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:32 pm

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Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:32 pm

19)
Cristianismo eresia dell'ebraismo



Il bene e il male
Ebrei (e cristiani) e mussulmani chi ha fatto del bene e chi ha fatto del male.
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Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:33 pm

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Re: Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:34 pm

20)
L'ONU in mano ai paesi sinistrati e nazi maomettani è antisemita e antisraeliano




L'ONU internazi comunista e nazi maomettano antisemita e antisionista
viewtopic.php?f=197&t=2950


Continua il comportamento vergognoso all’ONU contro Israele.
Emanuel Segre Amar
31 dicembre 2022
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 4207084994
Se osservate con attenzione, anche i paesi musulmani “amici” di Israele, come gli Emirati o il Marocco, o come l’Azerbaigian che ha appena deciso di aprire la sua ambasciata a Tel Aviv, hanno votato a favore; la Francia si è “astenuta” che è, in questo caso, come votare contro Israele.
Siamo almeno felici che l’Italia continua a votare in favore dello Stato di Israele (da quando c’è la nuova maggioranza a guida Meloni)


ISRAELE, NETANYAHU TUONA CONTRO ASSEMBLEA ONU: "DECISIONE VERGOGNOSA"
Progetto Dreyfus
2 gennaio 2022

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 8203082827

Una decisione "vergognosa" che "non impegna Israele".
Così il premier Benyamin Netanyahu ha bollato la risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu di deferire alla Corte internazionale di giustizia "l'occupazione" del "territorio palestinese" da parte di Israele.
"Il popolo ebraico - ha detto - non sta occupando la sua terra e non sta occupando la sua eterna capitale Gerusalemme. Nessuna risoluzione dell'Onu può distorcere questa verità storica".
"Negli ultimi giorni - ha aggiunto - ho parlato con i leader mondiali che di conseguenza hanno cambiato i loro voti". Tra questi anche una coversazione con il presidente dell'Ucraina Volodomyr Zelensky.
Nella notte tra venerdì e sabato scorsi l'Assemblea ha votato, con 87 voti a favore e 26 contrari, una risoluzione che chiede alla Corte dell'Aja di "rendere urgentemente un parere consultivo" sulla "prolungata occupazione, insediamento e annessione del territorio palestinese" da parte di Israele.



"L'ONU LEGITTIMA LE MENZOGNE PALESTINESI"
Progetto Dreyfus
6 gennaio 2022

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... ppTQgSk4nl

L’Onu sta dando “legittimità” alle “menzogne” palestinesi sul Monte del Tempio di Gerusalemme. Lo ha affermato l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, in vista di una sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza riguardante la visita al luogo sacro del ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir.
“Non c’è assolutamente nessun motivo per tenere questa sessione d’emergenza. Nessuno – ha detto Erdan – Tenere una sessione del Consiglio di Sicurezza su un non-evento è assurdo. La visita del ministro israeliano al Monte del Tempio è durata 13 minuti in modo pacifico e ordinato, senza causare alcun danno. Non è stata un’incursione nella moschea Al Aqsa o nessuna delle altre invenzioni che i palestinesi hanno attribuito alla visita. La visita del ministro Ben Gvir è stata in linea con lo status quo e chi sostiene il contrario non fa che infiammare la situazione. Gli ebrei sono autorizzati a visitare il Monte del Tempio. Ormai da anni i palestinesi orchestrano una campagna velenosa volta a cancellare ogni traccia o connessione tra il popolo ebraico e il Monte del Tempio” ha aggiunto l’ambasciatore, ricordando la risoluzione dell’Assemblea Generale della scorsa settimana che fa riferimento al luogo sacro con il solo nome arabo-islamico.
E ha concluso: “Il Consiglio di Sicurezza sta promuovendo questa stessa narrativa di menzogne dandole legittimità”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:34 pm

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Re: Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:35 pm

21)
La destra di Netanyahu e l'omosessualità di destra non politicamente corretta



Eletto a presidente della Knesset un omosessuale di destra non politicamente corretto
30 dicembre 2022
https://www.facebook.com/watch?v=1226471767906972

Questa Knesset, guidata da questa testa calca non farà del male a nessun bambino o a nessuna famiglia - N-K-O-D-E-D-E. E se c'è un ragazzo o una ragazza che sta guardando il giuramento qui oggi, sappiate che non importa chi siete o da dove venite, avete il potere di arrivare ovunque volete.

Cittadini di Israele,
Sette anni fa e un giorno esattamente, emozionato, entrai per la prima volta nella sala plenaria della Knesset per tenere il mio primo discorso da membro della Knesset qui sopra lo stand accanto a me.
Anche allora Shmuel, il presidente della Knesset mi ha accompagnato. Grazie Samuele.
Sono stato scelto allora contro ogni avversità, del resto non sono diventato un percorso politico di vita.
Sono nato e cresciuto a Beer Sheva da genitori che lasciavano il Marocco, mi sono arruolato e servito per dodici anni nell'IDF e nell'ISA, durante la seconda Intifada.
Ho completato i miei studi di legge, mi sono laureato in avvocato e ho agito come avvocato. Nel frattempo ho incontrato il mio partner, Alon - tutto ciò che è mio - è nostro.
E in questo momento, avete scelto me - eletto ed eletto Israele - per la carica alta e obbligatoria di presidente della Knesset, capo dell'autorità legislativa - l'autorità che rappresenta tutti i cittadini israeliani - ebrei, arabi, drusi, circassi , laici, religiosi, ortodossi, orientali, aschenazisti, LGBT e insomma, tutti i cittadini di hf 11e, vi ringrazio per questo. Di cuore.
Giuro di fare del mio meglio per essere degno della fiducia che hai riposto in me.
In questi sette anni abbiamo trascorso, insieme alla politica israeliana e allo stato di Israele nel suo complesso, un viaggio rockeggiante pieno di sconvolgimenti.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da instabilità politica, cosa che purtroppo ha colpito molto l'atmosfera - qui in questa casa e non solo.
Si può dire che ci siamo innamorati così tanto della democrazia che abbiamo tenuto non meno di cinque sistemi elettorali in tre anni.
Ma grazie a Dio, è così che appare, per la prima volta dopo anni, gli elettori israeliani hanno deciso e detto la loro parola.
La linea di stabilità è una grande notizia per tutti i cittadini israeliani e tutti i membri di questa casa. La stabilità è la droga vitale per la gestione di un paese - e che i cittadini israeliani benedicano tutto, anche coloro che non hanno votato per la coalizione formata oggi.
La Knesset Israele, per quanto sia importante, non è il sovrano. Neanche il governo. Sicuramente non il sistema giudiziario. Il sovrano è il popolo. Il popolo è sovrano.
E il popolo - dalle sue parti - ha concesso la sua sovranità ai membri di questa casa. Questa è la mossa democratica.
E noi, membri della Knesset - verremo al pubblico per un periodo e chiederemo - e accettiamo o non accettiamo la sua fede. Questo è il succo della democrazia.
Possa il nome illuminare il nostro cammino e potremo restituire la corona al suo vecchio, rafforzare lo status di questa casa e portare ai suoi giorni di gloria, coalizione e opposizione.
La missione non sarà facile, qui lo conosciamo negli ultimi anni e la saturazione di azioni che non saranno ricordate nelle parole dei giorni come la gloria della democrazia israeliana.
Continueranno ad accompagnare questo parlamento argomenti turbolenti - vorrei che sapessimo gestirli alla terra e lasciarci l'odio alle spalle.
Questa Knesset è la casa dei cittadini di Israele tutti loro. Lei è la vera fortezza dei diritti umani e della libertà individuale.
Oltre alle cose su cui siamo d'accordo qui sentiamo cose molto controverse. Scandaloso come l'inferno. Ma questo è il posto per sbiancare le questioni più dolorose e sensibili e prendere decisioni. Questo - e nessun altro.
A titolo personale, voglio ringraziare il premier designato per la grande fiducia che mi ha dato quando ha offerto la mia candidatura alla carica e a voi membri della Knesset per avermi scelto.
Così, sette anni fa e un giorno, ho avuto il privilegio di essere il primo membro della Knesset nella storia del paese - per quanto sono riuscito a verificare - che colui che lo ha benedetto dopo il primo discorso non fosse un deputato veterano o un ministro, perché se il primo ministro in persona.
Da allora abbiamo percorso tanta strada insieme - e con l'aiuto di Dio ne faremo di più.
Grazie primo ministro.
I miei genitori Esther e Shimon Ohana di cui ho già parlato sono qui con me. Abbiamo visitato da poco il Marocco insieme dove siete nati voi i miei genitori
Ho visto la cattiveria e la povertà in cui sei cresciuto. Le case di argilla che si sbriciolano nei villaggi remoti. La casetta mite e piccola in cui dormivi bene mamma.
Papà mi dicevi come avresti preso con vergogna i resti delle matite che altri bambini che stavano meglio avrebbero buttato nella spazzatura, così anche tu avresti avuto le matite. Hai raccontato come facevi i sandali con gomme e fili usati. Hai detto quanta fame avevi.
Sei rimasto orfano di tuo padre, Salomone, la pace sia con lui, quando avevi due anni. Sei andato in Israele, e hai servito il paese sia nell'IDF che in Kirya per la ricerca nucleare, sei stato uno dei suoi primi impiegati.
E dal posto dove sei cresciuto - sei cresciuto, genitori, famiglia. Hai portato Galit, Dror e me al mondo. Da tutti noi hai dei nipoti, e con l'aiuto di Dio avrai anche dei pronipoti.
E quanto sono felice papà, che oggi, che tra poco compi 88 anni, sei qui con noi, potrai festeggiare questo momento sublime insieme a mamma.
Grazie per tutto quello che mi hai donato in tutta la vita, una carica preziosa e morale che mi accompagnerà per sempre. Grazie per avermi cresciuto e permesso di arrivare dove sono ed essere chi sono. È così semplice.
Vorrei imparare da te ad essere un buon genitore per i miei figli come tu lo sei stato per me.
E siamo con me Alon, l'altra metà della mia vita in poco più di vent'anni - la mia ancora, quella brava e brava, e i nostri figli Ella e il nostro amato David.
Questa Knesset, guidata da questa testa seduta, non farà del male a loro e a nessun bambino o a nessuna famiglia - N-K-O-D-E.
E se c'è un ragazzo o una ragazza che sta guardando il giuramento qui oggi, sappiate che non importa chi siete o da dove venite, avete il potere di arrivare ovunque volete.
Concluderò con una preghiera:
"Metti pace, pentimento, benedizione, grazia e misericordia, su di noi e su tutto il tuo popolo Israele. "E abbiamo benedetto il Padre, siamo tutti uno. "



Ripubblichiamo dal Giornale del 30/12/2022, e dalla pagina su IC, l'analisi di Fiamma Nirenstein, indispensabile per capire come sia stata possibile la cancellazione dal discorso di Netanyahu la parte sulla nomina di Amir Ohana a presidente della Knesset.
Dimenticanza? Ignoranza? Omofobia?

A chi legge Informazione Corretta l'invito a riflettere.
Fiamma Nirenstein

https://www.informazionecorretta.com/ma ... 0&id=88574

Israele non dimenticherà in particolare due momenti della drammatica, contestata giornata dell’insediamento del sesto governo Netanyahu, il più stabile con 64 seggi su 120 da anni, ma il più ingiuriato con una fantasmagorica collezione di aggettivi su tutta la stampa mondiale da un’opposizione che era fino a ieri al governo avendo come unico slogan unificante “chiunque fuorché Bibi”. Ed ecco invece Bibi di nuovo con la solita cravatta e col 37esimo governo della storia d’Israele, con un discorso profetico, pieno di storico orgoglio sul successo del suo piccolo Paese che descrive i prossimi 25 anni: dopo i 75 che si festeggiano nel 2023 porteranno lo Stato degli Ebrei nel suo secondo secolo con un bagaglio di democrazia, di benessere, di tecnologia, in pace con la maggior parte del Mondo Arabo, ha detto. Netanyahu ha disegnato il suo programma (Iran, infrastrutture popolari,sicurezza) e ha ricordato con passione tutto il suo lavoro e il suo impegno fendendo un concerto di urla furiose di offese di ogni genere, bugiardo, corrotto, delinquente, distruttore della democrazia. Al momento della saturazione il Primo Ministro ha cambiato faccia e ha detto: “Non essere eletti non è la fine della democrazia, ma la sua essenza. Noi siamo e saremo democratici: non ci arrampichiamo sul muro del Capitol, né della Knesset… Imparate, allo stadio i tifosi dell’Argentina sanno accettare la sconfitta”. È vero: la questione della democrazia viene posta ogni volta che la sinistra non vince le elezioni, dei diritti e delle istituzioni ogni volta che sono quelli che fanno comodo. La sua reazione alle accuse sono le scelte nel campo dei ministri del Likud, tutte state fatte nel campo più liberal democratico del partito per controbilanciare le intenzioni della parte più conservatrice, e per altro eletta e legittima, del suo governo.

Ohana e la presidenza della Knesset
Amir Ohana, il nuovo presidente della Knesset

Ed ecco il secondo momento memorabile: il nuovo Presidente della Camera, Amir Ohana, un egregio giurista, leader omosessuale, ha segnato la giornata con un discorso storico, rivolgendosi ai i suoi genitori proletari marocchini (seduti nella sala) con cui ha sofferto la fame da bambino per costruire il Paese, e al suo compagno Alon Haddad, che con i loro due bambini in braccio, è stato salutato anche da Netanyahu quando all’inizio ha salutato le famiglie presenti. Ohana ha cambiato faccia anche lui, severo come Bibi, quando ha detto che dal suo ruolo mai e poi mai permetterà che nessuno venga discriminato in Israele secondo il colore, la religione, l’etnia, le preferenze, le scelte… Soprattutto i bambini. I suoi bambini. Una promessa più credibile della urla che promettono che in Israele si prepara una oscura era di fascismo.
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Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:35 pm

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Re: Dalla parte degli ebrei e di Israele che è la loro terra

Messaggioda Berto » ven feb 17, 2023 10:36 pm

22)
Il Monte del Tempio è terra santa ebraica prima ancora che cristiana ed è diventata abusivamente islamica per effetto dell'invasione arabo nazi maomettana



GERUSALEMME: MINISTRO BEN GVIR IN VISITA AL MONTE DEL TEMPIO, IRA E MINACCE DEI PALESTINESI
Progetto Dreyfus
3 gennaio 2022

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 1476039833

Il ministro israeliano per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir si è recato a sorpresa martedì mattina alla spianta sul Monte del Tempio di Gerusalemme, un giorno dopo aver annunciato d’aver deciso di rinviare di settimane la prevista visita. Il nuovo governo israeliano “non cederà alle minacce di Hamas” ha spiegato Itamar Ben-Gvir al suo arrivo nel luogo santo per ebraismo e islam.
“Il Monte del Tempio è il luogo più importante per il popolo ebraico – ha aggiunto Ben-Gvir – e noi manteniamo la libertà di accesso per musulmani e cristiani, ma anche gli ebrei devono poter salire sul Monte”.
Domenica, Ben-Gvir aveva espresso l’intenzione di effettuare le visita quanto prima, ma dopo un colloquio lunedì con il primo ministro Benjamin Netanyahu (che non si è opposto in linea di principio al pellegrinaggio), aveva annunciato il rinvio dell’iniziativa. Ma lunedì Hamas ha minacciato un’esplosione di violenze se Ben-Gvir avesse osato mettere piede sulla spianata del Monte del Tempio, cosa che ha spinto il ministro a cambiare programma.
Ben-Gvir è già stato altre volte nel luogo santo, ma questa è la prima volta che vi si reca dopo le elezioni del primo novembre e la sua nomina a ministro. La visita è stata tenuta segreta fino all’ultimo, in coordinamento con polizia e servizi di sicurezza. Al termine della visita di 15 minuti, Ben-Gvir ha dichiarato che “il Monte del Tempio è aperto a tutti”.
Dal canto suo, il Ministero degli esteri dell’Autorità Palestinese ha condannato “l’assalto [sic] alla moschea di Al-Aqsa da parte del ministro estremista Ben-Gvir” dicendo di consideralo “una provocazione senza precedenti e una pericolosa escalation del conflitto”. Il portavoce presidenziale dell’Autorità Palestinese Nabil Abu Rudaineh ha denunciato “le minacce israeliane di cambiare lo status quo storico” dicendo che farlo equivale a “una dichiarazione di guerra” e ribadendo l’opposizione dei palestinesi a consentire agli ebrei di pregare nel sito.
In realtà, lo status quo cui fa riferimento l’Autorità Palestinese non impedisce le visite di non-musulmani alla spianata del Monte del Tempio. In fine mattinata, il primo ministro dell’Autorità Palestinese Mohammad Shtayyeh ha denunciato la visita di Ben-Gvir come un tentativo di “trasformare la moschea di Al Aqsa in un tempio ebraico” e ha spronato i palestinesi a “combattere i raid nella moschea di Al Aqsa”. Secondo la Reuters, durante la visita Ben-Gvir non si è nemmeno avvicinato alla moschea.




Il rifiuto islamico di Israele e la passeggiata del ministro

Niram Ferretti
7 Gennaio 2023

http://www.linformale.eu/il-rifiuto-isl ... -ministro/

La passeggiata di tredici minuti, ben tredici “inesauribili” minuti, del neo ministro della Pubblica Sicurezza israeliano, Itmar Ben Gvir, sul Monte del Tempio/Spianata delle Moschee, diventa una minaccia per la stabilità mediorientale.

Alla riprovazione internazionale si aggiunge la convocazione di una sessione del Consiglio di Sicurezza Onu il 5 gennaio. Chi ne chiede la convocazione? Chi non ne fa parte. La delegazione palestinese e quella giordana, ma questo non importa, per la bisogna vengono mandati avanti i rappresentanti della Cina e degli Emirati arabi, sì, gli Emirati arabi, quelli degli “storici” Accordi di Abramo, gli “amici”.

Suona l’allarme rosso perché un ministro israeliano certamente noto per la sua scarsa moderazione, “provoca”. Non è moderato come Abu Mazen, che nel 2015 dichiarò che non sarebbe stato permesso agli ebrei “dai piedi sporchi” di insozzare il suolo sacro islamico del sito dando così vita a una lunga serie di accoltellamenti di cittadini e militari israeliani nominata “l’Intifada dei coltelli”. Lui, Ben Gvir, osa appunto camminare con i suoi piedi sporchi in un luogo sacro per l’ebraismo da millenni.

Ma i millenni di primogenitura ebraica sul sito e nei luoghi circostanti viene corrosa dalla riscrittura della storia operata dalla propaganda islamica con rappresentanza cospicua all’ONU e all’UNESCO, sua appendice culturale, dove, nel 2015 e nel 2016, vengono forgiate due risoluzioni su dettato, incaricate di rinominare il sito del Monte del Tempio, Al Haram Al Sharif e il Muro Occidentale, Muro di Al Buraq.

Nessuno si scandalizzò ovviamente, salvo Israele, e nessuno ascoltò la dichiarazione fatta il 14 ottobre del 2016 subito dopo la Risoluzione UNESCO da parte di Mohhamed Al Habbash, consigliere di Abu Mazen per le questioni religiose, il quale disse:

“Gerusalemme è terra occupata palestinese. Gerusalemme è proprietà dei palestinesi. La risoluzione dell’Unesco di ieri. [Ottobre. 13, 2016] è una vittoria per la verità. È una vittoria per la giustizia, è una vittoria per la vera storia di questa terra e per tutta l’umanità. La risoluzione dell’Unesco conferma ciò che pensiamo e in cui crediamo, che Gerusalemme e in particolare la Moschea di Al-Aqsa e il Muro di Al-Buraq (il Kotel) e la piazza di Al-Buraq, sono luoghi puramente islamici e palestinesi e nessun altro può avere il diritto di esservi associato. Nessuno ha il diritto. Noi siamo i padroni e noi ne abbiamo il diritto. Solo i musulmani hanno il diritto ad Al-Aqsa, al Al-Buraq e alla piazza di Al-Buraq che sono puramente proprietà waqf islamica…”.

Il problema effettivamente è Ben Gvir, sono i suoi piedi che si associano al suolo definitivamente islamico del sito. Come si permette il gaglioffo? Così come è un problema ogni ebreo che osi aprire bocca là dove una volta sorgeva il Tempio di Salomone, per dire una preghiera. Ma siccome così va il mondo, e così va perché nel 1967 Israele confermò per quieto vivere, alla Giordania, (che nel 1950 si era annessa illegalmente Gerusalemme Est dove aveva provveduto senza esitazione a distruggere le sinagoghe che vi si trovavano collocando al loro posto delle latrine), la tutela del luogo, se ne traggano le debite conseguenze. È normale dunque che concedendo a chi ti vede come un usurpatore, come un ladro, che non ti riconosce alcun legame storico e culturale con la tua terra, si riceva in cambio l’accusa di volere fomentare la tensione, di volere modificare lo status quo vigente.

Il problema è Ben Gvir, l’incendiario Ben Gvir, che cammina per tredici minuti là dove non dovrebbe camminare nessun ebreo, come non dovrebbe camminare, per chi ha convocato la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nessun ebreo sul suolo di Israele.



Il falso scandalo della visita di Ben Gvir al Monte del Tempio
Ugo Volli
06-01-2023

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... 2748084039
https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/ ... o-b1125691

Una strana riunione

Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il massimo organismo esecutivo della comunità internazionale, dovrebbe riunirsi oggi venerdì per una sessione di emergenza. Si tratta della guerra in Ucraiuna? Delle minacce cinesi a Taiwan? Della inumana repressione cui il regime iraniano sottopone la sua stessa popolazione, in particolare le donne? O del fatto che lo stesso regime iraniano sta allestendo un’arma atomica e un dispositivo missilistico per trasportarla che minacciano non solo il Medio Oriente, ma anche l’Europa? No, l’oggetto della riunione di emergenza è invece il fatto che l’avvocato Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nel nuovo governo israeliano, abbia fatto un giro qualche mattina fa sul Monte del Tempio, badando bene a non entrare nella moschea di Al Aqsa, senza che vi fosse alcuna reazione dei musulmani presenti né delle “piazze arabe”, salvo un razzo sparato da Hamas a Gaza verso Israele ma ricaduto sullo stesso territorio controllato dai terroristi, come spesso accade.

Perché i potenti del mondo si riuniscono per una questione così marginale?

La risposta formale è semplice: perché l’hanno chiesto Giordania e Autorità Palestinese. Quella sostanziale deve tener conto del fatto che anche la diplomazia americana e quella europea si sono disturbate a condannare la visita e che perfino i paesi arabi la cui sicurezza è legata alla potenza israeliana, come gli Emirati e il Bahrein, hanno prestato alla faccenda il tributo di una condanna tanto effimera quanto sdegnata nei toni. Un punto da tener presente è che Ben Gvir aveva visitato il Monte del Tempio parecchie volte, negli ultimi anni, prima di diventare ministro; e anche la sua carica non cambia le cose, dato che parecchi deputati e ministri hanno fatto lo stesso in passato.

Gli ebrei sul Monte del Tempio

È chiaro che per i palestinesi gli ebrei non dovrebbero assolutamente “sporcare” quella che loro chiamano “spianata delle Moschee” con i loro “luridi piedi” (l’espressione ovviamente è loro), ma del resto secondo loro non avrebbero neanche il diritto di pregare al Kotel (il “muro occidentale” o “del Pianto” che essi chiama muro di “Al Buraq”, cioè del cavallo magico con cui Maometto sarebbe arrivato in una notte dalla Mecca a Gerusalemme e che il profeta avrebbe parcheggiato lì prima di usare il Monte come base di una veloce ascensione al cielo). Ma che il luogo di questa impresa miracolosa fosse proprio Gerusalemme è dubbio, non risulta chiaramente neppure dal testo del Corano; non solo gli storici e gli archeologi tutti gli studiosi islamici del passato hanno del resto riconosciuto che in quel luogo sorgeva il Tempio di Gerusalemme, come dimostra il bel libro appena uscito da Guerini: “Il monte del tempio” di Yitzhak Reiter e Dvir Diamant.

Perché lo scandalo

Bisogna dire che anche un’opinione rabbinica largamente maggioritaria proibisce agli ebrei la salita al Monte. Ma vi sono anche opinioni diverse e comunque di questo agli estremisti musulmani non interessa nulla. Quel che conta per loro è contestare il legame del popolo ebraico con Israele, Gerusalemme e il Tempio. Che per farlo debbano invocare una posizione francamente razzista (gli ebrei in quanto tali, al di là della loro posizione religiosa non hanno per loro diritto di accedere al Monte) che non ha paragoni in altre parti del mondo: come se chi non è cattolico non potesse entrare in Piazza San Pietro. La sola eccezione è La Mecca, città dove i non musulmani non sono ammessi; ma si tratta di nuovo dell’Islam ed anche questo è certamente un fatto che dovrebbe far riflettere.

Lo status quo

Il Monte del Tempio è comunque da tremila anni il luogo più sacro per gli ebrei e non si vede perché non dovrebbero accedervi. Quando nel ‘67 Israele liberò Gerusalemme, prese anche il Monte, con grande commozione di tutto il popolo ebraico. Con un gesto di pace che qualcuno oggi gli rimprovera, Moshé Dayan decise di continuare a farlo gestire a un ente religioso musulmano controllato dalla monarchia giordana, un Waqf o fondazione; ma questo non significava affatto una rinuncia alla sovranità israeliana, solo una delega dell’amministrazione. E in effetti da allora gli ebrei hanno sempre potuto salire al Monte, in orari piuttosto limitati, ma non pregarvi. Vi salì anche Ariel Sharon ventidue anni fa, e oggi abbiamo le prove che la sua presenza non fu la causa dell’ondata terroristica della “seconda intifada” ma solo il pretesto cavalcato da Arafat per farla partire, come aveva già deciso. A questo status quo si è riferito Netanyahu, in seguito alle reazioni di sdegno, confermando alla comunità internazionale di non voler cambiare sostanzialmente la situazione, anche se è prevedibile che per ragioni di uguaglianza democratica sarà consentita in un prossimo futuro un accesso più agevole e magari anche la preghiera ebraica (e cristiana, visto che il Monte è un luogo importante anche per loro). In conclusione, anche la visita di Ben Gvir è un pretesto, ma probabilmente non della rivolta contro Israele, come accadde vent’anni fa, bensì solo di un tentativo di delegittimare il nuovo governo di Israele, sgradito ai palestinesi come alla sinistra interna e internazionale.



Gerusalemme è la città santa degli ebrei e la capitale del loro paese e stato nazionale che è Israele da circa 3000 anni.
Gerusalemme è la città santa e storico politica anche degli ebrei cristiani in quanto ebrei, ed è la città santa anche dei cristiani non ebrei ma non è la loro capitale storico politica in quanto non ebrei.
I cristiani non ebrei hanno il dovere di rispettare Gerusalemme come capitale storico politica degli ebrei e gli ebrei cristiani hanno il dovere di rispettare Gerusalemme come la città santa e la capitale storico politica degli ebrei non cristiani che sono gli ebrei tradizionali. la stragrande maggioranza degli ebrei e per il fatto fondamentale che Gesù Cristo era un ebreo a tutti gli effetti, vissuto da ebreo e morto da ebreo ucciso dagli invasori romani in quanto ebreo che si opponeva a suo modo al dominio imperiale romano.
Per quanto riguarda i moamettani o gli islamici arabi e non, essi vanno considerati storicamente come invasori violenti e senza alcun rispetto per gli ebrei e per i cristiani (ebrei e non), e in quanto tali e per la loro totale mancanza di rispetto verso gli ebrei (Israele e Gerusalemme) non hanno alcun titolo e alcun diritto per rivendicare Gerusalemme come terra e città santa islamica, primo perché non rispettando si perde il diritto al rispetto altrui, poi perché l'Islam non ha nulla di santo per la buona umanità e la civiltà del bene ed è un male e un pericolo per l'umanità intera da sempre, specialmente per gli ebrei di Israele e di Gerusalemme che i nazimaoemettani impropriamente detti palestinesi vorrebbero sterminare e distruggere.
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