MEDIO ORIENTE: SCHIAFFO DELLA LEGA ARABA AI PALESTINESI Sarah G. Frankl
20/05/2018
https://www.facebook.com/noicheamiamois ... 6787489710La Lega Araba, riunita ieri al Cairo per discutere degli scontri tra Israele e Hamas dei giorni scorsi, non ha nessuna intenzione di compromettere le relazioni con gli Stati Uniti e le nascenti relazioni con Israele a causa delle richieste palestinesi.
Pur condannando duramente la “reazione sproporzionata” di Israele nei confronti dei miliziani di Hamas, pur chiedendo una indagine indipendente “credibile” su quelli che il Segretario generale della Lega Araba, Ahmed Abul Gheit, ha definito i “crimini israeliani”, non ha accettato la richiesta del Ministro degli esteri palestinese, Riyad al-Maliki, di richiamare i proprio ambasciatori a Washington come segno di protesta per il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme.
La richiesta palestinese era arrivata all’apertura della sessione speciale della Lega Araba presieduta in questa occasione dall’Arabia Saudita e organizzata, con molta calma, per dare una risposta del mondo arabo agli scontri lungo il confine tra Israele e Gaza ma soprattutto per dare una risposta al trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme.
Alla fine ne è uscito un “documento standard” nel quale si condanna la risposta di Israele all’attacco di Hamas ai propri confini, si condanna il trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, si ribadisce che Gerusalemme Est deve essere araba, ma non si va oltre. Insomma, solita e scontata manfrina ma senza affondare troppo.
Letteralmente derisa la richiesta palestinese di richiamare gli ambasciatori arabi da Washington. Nessun Paese arabo vuole compromettere le relazioni con gli Stati Uniti e le nascenti relazioni con Israele a causa dei palestinesi.
Secondo fonti arabe sia il documento finale che il rifiuto arabo alla richiesta palestinese avrebbe fatto letteralmente infuriare il Ministro degli esteri di Ramallah che lo ha classificato come “uno schiaffo alla causa palestinese”.
Nel mirino della collera palestinese è finito il Ministro degli esteri saudita, Adel al-Jubeir, ritenuto l’artefice del blando documento finale e del netto rifiuto di richiamare gli ambasciatori arabi da Washington. In realtà nessuno dei Paesi Arabi ha interesse a rompere le relazioni con gli Stati Uniti né a interrompere il lungo percorso di avvicinamento a Israele.
Il vero nemico degli arabi è l’Iran non Israele, su questo tutti i Paesi arabi sono concordi. I palestinesi ormai sono solo un ostacolo, ancora più evidente nel momento in cui Hamas è passato chiaramente sotto tutela di Teheran.
La “nakba” mediatica antisionista che ha sconvolto l’Europa 18 maggio 2018
Niram Ferretti
http://www.italiaisraeletoday.it/la-nak ... hia-europaNon c’è assolutamente nulla di cui sorprendersi relativamente allo scatenamento anti-israeliano a cui abbiamo assistito in questi giorni sui media europei riguardo ai fatti che sono accaduti al confine tra Israele e Gaza. Si era già cominciato in aprile, quando Israele aveva iniziato a sparare contro i jihadisti di Hamas che cercavano di sabotare la barriera che separa l’enclave costiera e lo Stato ebraico per introdursi al suo interno.Dei 60 morti ufficiali, cifra fornita dal Ministero della Sanità di Hamas, 52 erano affiliati di Hamas, come dichiarato esplicitamente da uno de portavoce dell’organizzazione terroristica che governa la Striscia con pugno di ferro dal 2007.
Tuttavia, per gran parte della stampa e della televisione si trattava di “pacifici manifestanti”, di “inermi”, mentre, ovviamente, i soldati israeliani erano e sono dei carnefici che sparano sulla folla uccidendo chi capita loro a tiro.
Perché non c’è niente di cui sorprendersi? Semplice. Perché da cinquanta anni a questa parte, dopo la clamorosa vittoria di Israele nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, l’Europa ha cominciato progressivamente e inesorabilmente a sposare la propaganda antisionista confezionata dall’Unione Sovietica e dai suoi clienti arabi. Il palestinismo è stato inoculato piano piano all’interno dell’opinione pubblica, ma è soprattutto diventato il dogma laico delle elites governative, con, come mosca cocchiera, la Francia vocativamente e risolutamente filo araba.
Nessuno ha saputo evidenziare in modo più lucido e inflessibile di Bat Ye’or questa capitolazione europea:“Il terrorismo palestinese e l’embargo sul petrolio costrinsero l’Europa a sottomettersi alle condizioni arabe. Nel 1973 il sostegno nei confronti dell’OLP divenne un elemento strutturale indispensabile della politica mediterranea euro-araba. L’antisemitismo, la diffamazione, l’incitamento all’odio e la delegittimazione di Israele divennero una fonte di profitti per l’Europa e andarono a costituire una base inamovibile che condizionò i suoi scambi economici, industriali, commerciali e culturali con il mondo arabo.
La decisione europea di sostenere l’OLP in modo da costruire una strategia di unione con il mondo arabo-musulmano del Mediterraneo-Eurabia-ha determinato il condizionamento da parte delle università, dei media e della cultura del pubblico europeo in nome di una politica che ha giustificato moralmente l’eradicazione dello Stato ebraico. Il mondo arabo reclama dall’Europa la creazione della Palestina con Gerusalemme come sua capitale. La resistenza di Israele dal suo suicidio richiesto dall’Unione Europea, esacerba le tensioni.
L’Europa paga miliardi ai palestinesi, all’UNRWA e alle ONG che diffondono l’odio per Israele su scala globale, dunque ha contribuito grandemente all’antisemitismo. I motivi di questa campagna sono solo il petrolio, i profitti economici e un virulento antisemitismo di matrice europea travestito da politica umanitaria”.
Questo è lo scenario nel quale ci troviamo a vivere oggi. Va aggiunto che la sinistra è stata, in Europa, il megafono maggiore della vulgata antisionista e anti-israeliana, in virtù della trasformazione del jihadismo musulmano in “resistenza” e dei palestinesi in “vittime” e “oppressi”.
A questo punto il ritratto in nero di Israele era compiuto. Dunque, ogni volta che Israele agisce per difendersi da aggressioni, dalla violenza, da chi cerca di violarne i confini per portarvi morte e distruzione, scatta subito come una tagliola, la condanna unanime, si attua il dispositivo criminalizzante.
Eppure, in tutto questo quadro fosco c’è una buona novella. Israele è in sella, prospero e solido come non mai. In questi ultimi decenni la sua economia ha fatto grandi passi avanti, gli investitori e gli investimenti nei suoi settori principali, tecnologia, start ups, innovazioni mediche, informatiche, di sicurezza, sono aumentati. Così come è in incremento il turismo, il settore edile. Sul piano delle alleanze politiche ha saputo costruire nuove convergenze, dall’Asia, all’Africa, al Sud America, e mai come in questo momento il suo legame con gli Stati Uniti, il suo principale alleato storico, è stato più solido.
L’odio fomentato dalla propaganda non ha impedito e non impedisce a Israele di rinvigorirsi e continuare, come fa ogni giorno, a proiettarsi nel futuro, soprattutto demograficamente, con una media di 3,11 figli per famiglia a confronto di una Europa stanca, velleitaria, senza una identità precisa, dove si fanno sempre meno figli. Un’Europa abitata da fantasmi, da odi vecchi, di cui il più antico e terribile è l’antisemitismo che oggi, con sempre più frequenza, mostra il proprio ripugnante volto butterato.
UN PALESTINESE SPIEGA COME HAMAS HA ORGANIZZATO LE MANIFESTAZIONI DI QUESTI GIORNIhttps://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 6580195363Un agitatore palestinese fermato dalle forze di sicurezza israeliane, spiega come Hamas costringe i civili a partecipare alle manifestazioni di violenza al confine tra Gaza e Israele. “Hamas ci manda dei messaggi su Facebook dicendoci di andare e in moschea ci danno dei volantini per esortarci ad andare al confine. Hamas controlla la Striscia di Gaza e non c’è niente che passi sotto il suo naso. Hamas decide chi deve partecipare alle rivolte e chi no. Hamas crede che per non avere della gente che si ribella contro di loro, preferisce mandarli al confine per fare quello che vogliono. Hamas prepara gli autobus che portano le persone al confine prelevandoli da Shujayya o dalle moschee. Hamas dice alle donne di mettersi davanti sapendo che l’esercito israeliano non spara mai alle donne indifese. Lo dicono anche ai bambini. La gente è stufa, non ne può più e io sono uno di loro.”