La zia paterna e i nonni paterni
Aya Biran-Nirko (la zia di Eitan Biran sorella del padre)
https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q ... IITPz3EIA2https://www.asst-pavia.it/sites/default ... %20Aya.pdf Chi è la zia del piccolo Eitan, la sorella del padre da 15 anni in Italia con la doppia cittadinanza israeliana e italiana.
https://www.donnaglamour.it/chi-e-aya-biran/curiosita/Aya Biran è la sorella di Amit e cognata di Tal, i genitori di Eitan che hanno perso la vita sulla funivia del Mattarone. Su di lei sappiamo che ha origini israeliani e che da più di 15 anni abita con la sua famiglia nella città di Pavia. È sposata, ha due bambini e lavora come medico del Sert. Come apprendiamo dal suo profilo su Linkedin, la donna ha studiato presso l’Università di Pavia e conseguito un master presso la Cattolica del sacro cuore a Milano e parla perfettamente 3 lingue: italiano, inglese ed ebraico. La donna, in occasione del funerale del fratello minore di Eitan, attraverso una lettera, ha voluto fare una solenne promessa ai genitori del piccolo.
La lettera della zia del piccolo Eitan
Proprio la donna, che come fanno sapere dall’ospedale “Resta sempre vicino al piccolo Eitan” ha voluto affidare le sue preghiere in una lunga lettera : “Faremo di tutto perché i desideri di mio fratello e sua moglie per Eitan si realizzino. Mio Amit, mio piccolo fratellino, mia amata Tal-Tal e nostro Tomi-Tom. Non ho parole per descrivere quanto ci mancherete. Quando ci avete raggiunto a Pavia, Eitan aveva solo un mese, le mie bimbe due e 18 mesi. Per la prima volta da anni abbiamo avuto una famiglia in Italia…Abbiamo condiviso la crescita dei bambini, li abbiamo allattati insieme, visti sviluppare l’armonia che c’è tra due fratelli. Sapevamo che ci saremmo sempre stati gli uni per gli altri”.
Or Nirko - il marito di Aya Biran
Il giornale ci racconta che la famiglia di Amit Biran era scappata da Israele in guerra per rifugiarsi in Italia
Scappati dalla guerra in Israele, muoiono sulla funivia. La tragedia di Amit e Tal
Valentina Dardari
24 Maggio 2021
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 49119.htmlNella tragedia del Mottarone sono morti anche Amit e Tal, appena tornati in Italia dopo essere stati in Israele, loro paese d’origine. Erano scappati dalla guerra, dalla morte, dai razzi per cercare di dimenticare e ieri, domenica 23 maggio avevano deciso di fare una gita in montagna. Ma si è trasformata nell’ultima gita.
A Repubblica, Milo Hasbani, presidente della comunità ebraica di Milano, ha raccontato che quella giornata avrebbe dovuto ridare a tutti un po’ di spensieratezza. E invece tutta la famiglia ha trovato la morte: Amit Biran, 30 anni, trasferitosi a Pavia nel 2018 per studiare Medicina, sua moglie, la 27enne Tal Peleg, e il loro piccolo di soli 2 anni, Tom, nato in Italia, dove la giovane coppia aveva deciso di vivere. Insieme a loro anche due familiari che erano venuti a trovarli da Israele. Solo il bambino di 5 anni è sopravvissuto, traportato in elisoccorso in ospedale. Il bimbo sta lottando tra la vita e la morte. Appena arrivato all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino, le sue condizioni erano subito apparse molto gravi. Il piccolo piangeva e, secondo quanto raccontato del personale sanitario, ripeteva solo: “Lasciatemi stare, lasciatemi stare”. Mamma Tal e papà Amit non erano lì con lui, a proteggerlo e rassicurarlo.
Un mese fa i suoi genitori avevano deciso di traslocare dalla casa di Pavia dove erano arrivati nel 2018.“Avevano traslocato un mese fa, in un appartamento più grande e più vicino al centro perché l'alloggio era diventato troppo piccolo da quando la famiglia si era allargata”, ha raccontato un vicino. Amit studiava medicina e intanto stava facendo il tirocinio. Ma con il capoluogo lombardo aveva un certo legame. Lo si capisce dalla foto scelta per il suo profilo su Facebook dove ha il figlio sulle spalle e come sfondo il Duomo. Collaborava anche con la comunità ebraica per arrotondare, anche se, “negli ultimi tempi, lo vedevamo meno spesso perché doveva concentrarsi per terminare l'università. I suoi figli frequentavano la nostra scuola e, proprio per questo, si occupava della sicurezza della scuola e di un servizio che noi chiamiamo protezione civile. Un ragazzo stupendo, sempre sorridente. Siamo increduli. Ci mancava solo questa dopo la terribile situazione di Israele” ha raccontato il presidente sempre a Repubblica.
La zia è corsa dal nipotino a Torino
La moglie di Amit, Tal, era originaria di Tel Aviv, e nel loro paese tornavano spesso per andare a trovare i parenti. L'ultima volta erano stati i familiari a raggiungerli. E quale occasione migliore per andare a fare una gita sul lago e sul Mottarone? Tutti insieme, sperando di dimenticare almeno per un momento la guerra, i razzi e tutti i morti. Su quella funivia hanno perso la vita anche Barbara Cohen Koninsky, di anni 71 e Itshak Cohen, 82enne, ma ancora non si conosce il legame con la coppia. Dal nipotino, in ospedale a Torino, è accorsa la zia, sorella di Amit. Per stare accanto all’unico sopravvissuto della tragedia. Erano due i bambini che sono stati trasportati in elisoccorso nella struttura ospedaliera, ma ieri pomeriggio Mattia Zorloni, sei anni, non ce l’ha fatta e il suo cuoricino ha smesso di battere.
Il figlio maggiore di Amit e Tal sta ancora combattendo la sua battaglia per vivere. Dopo la paura, il pianto a dirotto davanti a tanti sconosciuti e l’angoscia per essere solo. I medici hanno deciso di sedarlo appena arrivato e, verso le 18, il bimbo è stato sottoposto a un intervento chirurgico durato in tutto 5 lunghe ore. Fabrizio Gennari, direttore della chirurgia pediatrica dell'ospedale torinese, ha spiegato: “Abbiamo lavorato per stabilizzare le fratture che ha riportato a gambe e braccia. C'è anche un grave politrauma”. Per il momento la prognosi è riservata e saranno decisive le prossime ore per capire come il piccolo paziente risponderà alla cure.
I bisnonni
Vittime tragedia funivia Stresa-Mottarone: ecco chi sono
https://www.ilgiorno.it/cronaca/precipi ... -1.6398773 Le persone che hanno perso la vita nella tragedia del Verbano sono famiglie italiane e straniere. Tra loro due minori e due coppie di fidanzati
Verbania, 23 maggio 2021 - Domenica tragica sul lago Maggiore, nel versante piemontese: è precipitata una cabina dalla funivia Stresa-Mottarone con a bordo 15 persone. Tredici le persone morte sul colpo. Nel tardo pomeriggio, il bilancio si è aggravato salendo a 14 perché è morto uno dei bambini ricoverati al Regina Margherita di Torino per le gravissime lesioni riportate: il piccolo, 6 anni, era stato intubato in Rianimazione. Lotta per la vita l'altro bambino di 5 anni. Non si conoscono ancora le cause ma la cabina, arrivata in prossimità dell'ultimo pilone, quindi in uno dei punti più alti del tragitto verso la montagna nei pressi del Lago Maggiore, è caduta, forse per il cedimento di una fune.
Quattro famiglie
Le vittime trovate senza vita all'arrivo dei soccorsi sono morte tutte sul colpo. Si tratta di famiglie, due residenti in Lombardia, una in Emilia Romagna e una in Calabria. In particolare, una famiglia residente a Pavia era di origini israeliane e aveva un bambino di due anni.
I nomi delle vittime
Ecco i nomi delle vittime: Amit Biran (nato in Israele il 2 febbraio 1991 e residente a Pavia), Tal Peleg (nata in Israele il 13 agosto 1994 e residente a Pavia), Tom Biran (nato a Pavia il 16 marzo 2019 e residente a Pavia), Itshak Cohen, (82 anni), Barbara Cohen Konisky (nata in Israele l’ 11 febbraio del 1950), Mohammadreza Shahaisavandi (nato in Iran il 25 agosto 1998, residente a Diamante -Cosenza), Serena Cosentino, nata a Belvedere Marittimo - Cosenza - il 4 maggio del 1994 e residente a Diamante -Cosenza), Silvia Malnati (nata a Varese il 7 luglio del 1994, residente a Varese), Alessandro Merlo (nato a Varese il 13 aprile del 1992, residente a Varese), Vittorio Zorloni (nato a Seregno, Milano, l’8 settembre del 1966, residente a Vedano Olona -Varese), Elisabetta Persanini, (nata nel 1983), Angelo Vito Gasparro (nato a Bari il 24 aprile 1976, residente a Castel San Giovanni -Piacenza), Roberta Pistolato (nata a Bari il 23 maggio del 1981, residente a Castel San Giovanni -Piacenza)
Itshak Cohen, (82 anni), Barbara Cohen Konisky (nata in Israele l’ 11 febbraio del 1950) sono i bisnonni paterni,
Il “rapimento” di Eitan sarebbe avvenuto per l’eredità – Ticinolive
3-4 minuti
https://www.ticinolive.ch/2021/09/16/il ... -leredita/Eitan, l’unico sopravvissuto dalla strage della funivia di Mottarone, è stato rapito.
Rapito dal nonno Schmuel Peleg, che lo avrebbe sottratto alla custodia della zia del bambino Aya, sostenuta, invece, dai legali italiani.
Eitan sopravvisse alla strage della funivia Stresa-Mottarone, nella quale morirono invece i giovani genitori (il padre Amit Biran e la madre Tal Peleg), il fratellino Tom e i bisnonni Itshak (detto Izzy) e Barbara Cohen.
Secondo gli investigatori, proprio il fatto che Eitan potrebbe essere destinatario di un risarcimento di qualche milione di euro, renderebbe il bambino una “preda succulenta” per i tutori.
I legali italiani della zia Aya fanno leva sull’istanza di avvio della procedura della Convenzione dell’Aja sulla sottrazione internazionale di minori, la quale dovrà passare per il ministero della Giustizia prima di arrivare alle autorità israeliane.
Dietro al “rapimento” del bambino, le famiglie Peleg e Biran si accusano a vicenda: le questioni sono spinose e denarose, si tratta infatti dell’eredità di nonno Izzy, dei soldi della beneficenza, del risarcimento statale.
Proprio lo zio di Eitan, il marito di Aya, Or Nirko, ha parlato dell’eredità del bisnonno: “Non sappiamo per certo se dietro al sequestro ci siano interessi economici Io presumo che loro (la famiglia Peleg, ndr) non abbiano ancora fatto l’atto per l’eredità del bisnonno, una persona molto ricca, anche lui vittima della tragedia del Mottarone. Può essere che l’erede principale fosse la mamma di Eitan e, di conseguenza, anche Eitan fosse il prossimo in linea di successione di un grande patrimonio” ha dichiarato a Repubblica, come riporta Open.
Ora, il “rapimento” di Eitan non è stato effettuato ai limiti dell’illegalità: Eitan, infatti, non è sparito, e continua a mantenere i contatti con la zia italiana.
L’udienza dopo la richiesta della tutrice di immediata restituzione di Eitan in Italia, è fissata per il 29 settembre. Prima di allora, la zia Aya dovrebbe recarsi in Israele per avere la possibilità di incontrare di nuovo il bimbo, dopo brevi colloqui telefonici, che ha comunque avuto in queste ore.
Lì, senz’altro con tempi lenti, i giudici decideranno se raggiungere un’intesa tra i due rami familiari, in merito alla decisione o meno sul ritorno del bimbo in Italia.
Anche qui hanno confuso i nonni materni con quelli paterni:
I preconcetti rimangono ed abbiamo bisogno di essere tutelati. ... dove riposano le salme dei suoi famigliari e vivono i nonni paterni.
https://www.facebook.com/wwwitaliaisraele.ventimiglia/ 1 set 2021 — Il piccolo Eitan è stato sottratto dal nonno paterno agli zii materni. ... della polizia di frontiera che ha sparato al “terrorista”, ...
https://www.ilvangelo-israele.it «Il nostro Eitan tornerà in Israele. Il nonno sui social prima del blitz
Ma il giudice confermò la zia tutore del bimbo: «È bene che resti in Italia»
di Giuseppe Guastella
(Corriere della Sera, 17 settembre 2021)
Si può quasi pesare con mano il profondo dolore che dal giorno della tragedia della funivia del Mottarone devasta la famiglia allargata dei Biran, sfogliando le carte del procedimento che ha rigettato la richiesta dei nonni di Eitan di revocare la nomina della zia paterna a suo tutore. Quattro udienze sofferte da fine maggio a inizio agosto di fronte al giudice tutelare di Pavia Michela Finucci che alla fine inviterà il nonno materno Shmuel Peleg, 58 anni, a riconsegnare il passaporto del bambino dopo che l'ufficiale in pensione dell'esercito israeliano prima del 6 agosto aveva già annunciato sui social che Eitan «sarebbe tornato in Israele», cosa che ha organizzato lui stesso con il rapimento di sabato scorso per il quale ora è bloccato in casa a Tel Aviv dalla Polizia israeliana e indagato dalla Procura di Pavia con la ex moglie per sequestro di persona.
Affiorano sensibilità diverse: i nonni che vivono in Israele, i quali vogliono caparbiamente che il piccolo cresca e maturi nella religione e nella cultura del Paese d'origine; la zia per la quale un trasferimento sarebbe un ulteriore choc (idea condivisa dal giudice). Peleg si è trasferito in Italia il 24 maggio, giorno dopo l'incidente in cui sono deceduti la figlia, il genero, un altro nipotino e gli ex suoceri. Eitan è l'unico superstite tra 14 morti. L'uomo si trova in un Paese straniero di cui non comprende lingua e cultura, cova rancore perché si è «sentito ingannato» quando, dopo aver riconosciuto i corpi dei suoi cari morti, ha accettato senza opporsi, e senza comprenderla fino in fondo, la nomina a tutrice di Aya Biran, la sorella del genero. Come la ex moglie Esther Athen Cohen, accusa Aya di limitare i rapporti con il nipote. E anche questo che lo spingerà a rapirlo. «Questa tragedia accomuna due famiglie. In una volta sola abbiamo perduto tre generazioni», dichiara a verbale. Sottolinea quanto (lo farà ripetutamente anche l'ex moglie) ha sempre aiutato economicamente sua figlia e il marito Amit Bìran quando sei anni fa si trasferirono in Italia per studiare ed afferma che dal 2020 la coppia progettava, anzi, «sognava» di tornare in Israele dove «crescere i figli». Volere da rispettare.
Esther Athen Cohen, 57 anni, ingegnere alla guida una società di consulenza, nell'incidente ha anche perso il padre: «Il mio mondo è andato in pezzi. Quando ti succede, non sai neanche come ricominciare a riprenderti», dice in uno dei lunghi interventi che con comprensione le concede il giudice. Anche per lei è fuori discussione che il bimbo resti in Italia. «Mìa figlia lo ha cresciuto come io ho cresciuto lei» in un «mondo ebraico ed israeliano». Deve tornare in Israele anche perché, sostiene, i genitori avevano scarsissimi rapporti con la cognata la quale, addirittura, «si vergognerebbe di essere ebrea».Aya, invece, dovrebbe vergognarsi per il padre che lei, Esther, ha visto «travestito da Babbo Natale». Ripete che il bimbo deve crescere avvolto dal loro «calore e affetto» nel «suo popolo tra israeliani e tra ebrei e non, come sta crescendo adesso, come cattolico».
I toni di Aya Biran, psicologa al carcere di Pavia, appaiono più pacati mentre descrive come la famiglia del fratello fosse perfettamente inserita nella comunità pavese tra italiani e israeliani, così come il bambino che parla italiano, ha frequentato le materne e lunedì avrebbe affrontato il suo primo giorno alle elementari. Rivendica di seguire con il marito i precetti più importanti della religione ebraica e di aver tentato di affrontare il dopo-tragedia includendo i nonni, nell'interesse del nipotino. Il 9 agosto il giudice Fenucci rigetta le richieste dei nonni che, però, vuole siano sempre presenti nella vita di Eitan, il quale deve continuare a stare a Travacò Siccomario (Pavia) con Aya, lo zio e le due cuginette, anche perché non ci sono elementi per dire che i Biran volessero tornare in Israele. I nonni non possono fare i tutori perché non parlano italiano, non risiedono in Italia, ed Eitan deve essere curato qui, e non vivono insieme. Per lui è più adeguata una famiglia, quella degli zii. La nonna, per di più, focalizza la sua attenzione «sulla necessità di trasmettere la cultura, la religione ebraica e israeliana» che è solo «uno degli interessi» del minore. «Ciò che sorprende in senso negativo è come questa esigenza sia valutata in modo assoluto, senza considerare il complesso dei bisogni e interessi del piccolo». Invece, tutti insieme dovrebbero essere, o meglio, avrebbero dovuto essere per Eitan, afferma il giudice, «dei salvagenti, delle boe, ognuna con le sue peculiarità e caratteristiche che lo aiutino a stare a galla».
Gli zii: "Biglietto già fatto per Tel Aviv". E il nonno domani può tornare libero
Nino Materi
17 Settembre 2021 - 06:00
La sorte di Eitan sarà decisa in Israele nell'udienza fissata il 29
Gli zii: "Biglietto già fatto per Tel Aviv". E il nonno domani può tornare libero
È cominciato il conto alla rovescia verso il 29 settembre, quando ci sarà l'udienza al tribunale di Tel Aviv per decidere l'affidamento di Eitan. Da oggi a quella data (che però, probabilmente, si rivelerà solo interlocutoria) mancano 12 giorni.
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1631858009L'«ora X» per l'ipotetico rientro in Italia dell'«orfano del Mottarone» è ancora lontana; vicinissima, invece, resta la faida tra i due «rami familiari» - quello «italiano» di parte paterna, e quello «israeliano» di parte materna - dell'unico sopravvissuto il 23 maggio scorso alla strage della funivia (morirono 14 persone: tra esse i genitori, il fratellino e i bisnonni di Eitan). Una tragedia cui ha fatto seguito, sabato scorso, il rapimento del piccolo da parte del nonno paterno, Shmuel Peleg, che ha prelevato il piccolo dalla casa nel Pavese dove, da dopo l'incidente, viveva con la zia tutrice legale. Un blitz per trasferirlo (al termine di un viaggio dai contorni misteriosi) nel suo elegante appartamento non lontano da Tel Aviv. E proprio in questa casa nonno Shmuel, 58 anni, ex militare dell'esercito con la Stella di David, sta scontando da tre giorni gli arresti domiciliari disposti dall'autorità israeliana a seguito del «sequestro di minore» che lo ha messo nei guai. Tra 48 ore, però, l'uomo potrebbe tornare libero dietro il pagamento di una cauzione. Imbarazzante la situazione che potrebbe venirsi a creare la settimana prossima nel sobborgo di Petha Tikva: da una parte Shmuel Peleg sotto il cui tetto continua a vivere anche il conteso Eitan; dall'altra gli zii materni cui il bimbo è stato sottratto e che ieri hanno annunciato di «aver in mano già il biglietto aereo per Tel Aviv per andarsi a riprendere il nipote». Entrambe le componenti ebraiche delle famiglia (pur con diversi approcci alla medesima dottrina religiosa) si sono costituite parte civile considerandosi «parte lesa» nel contenzioso sull'affidamento; ma - dopo lo sconsiderato blitz realizzato da Shmuel - le chances dei Peleg di ottenere la custodia del nipote si sono ridotte a zero. I Biran sembrano invece decisamente più «favoriti» (si parla ormai di questo dramma umano come se si trattasse di una gara sportiva ndr), anche in forza del profilo rispettoso di leggi e provvedimenti che li ha finora caratterizzati. La Convenzione dell'Aia prevede che «il minore venga sentito e si debba tenere conto della sua opinione, se è abbastanza grande». Eitan rientra o no in questa tipologia? Intanto anche il «gradimento» della comunità ebraica (tanto quella italiana quanto quella israeliana) nei confronti dei Peleg sembra essersi dissolta, soprattutto alla luce di sospetti e illazioni sugli interessi economici legati all'intera operazione. Eitan, infatti, sarà in futuro beneficiario di un ricco patrimonio frutto di più voci: il risarcimento per il danno subito nella sciagura del Mottarone, la ricca eredità dei suoi bisnonni e i soldi delle donazioni. Ovviamente tutti dicono di essere totalmente «disinteressati ai beni di Eitan», dichiarandosi «interessati solo al suo bene». Ma tra «bene» e «beni», spesso, capita di fare confusione.
I nonni paterni di Eitan
https://www.facebook.com/amit.biran.9 Alberto Pento
I nonni paterni di Eitan, i genitori di Amit, sono per caso morti che non si sente mai parlare di loro?
Alberto Pento
Non si sente mai parlare dei genitori di Amit, i nonni paterni di Eitan, sono per caso morti? Chi ha notizie di loro?
Minchia che sequela di stronzate, la prima pure da denuncia.
Manu Bolo
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9673916233Chiaramente non ho mai messo il like su post in cui sia scritto "italiani assassini", del resto come scrive Ricchetti darei dell'assassino a me stesso, si riferisce a un commento di Fulvio (tra l'altro italiano pure lui) sulla tragedia del Mottarone che ha distrutto anche la famiglia Biran, e non s'è trattato di un mero incidente, come scritto dal Mastromarco, ma la conseguenza di un comportamento doloso (il ripetuto uso del "forchettone" sul sistema di sicurezza) e un evidente lassismo da parte degli organi preposti nei controlli, e il riferimento a una certa colpevolezza da parte dell'Italia (e non certo degli italiani intesi come popolo) è dovuta a questo. Una arrampicata sugli specchi pur di darmi contro. In compenso ha messo il like al commento della sua amica Gallo in cui fa considerazioni sul "popolo eletto" (mentre tra l'altro come ho già scritto nel Deuteronomio si parla di "scelto") e in altri commenti che come giustamente sostenuto da JJJ sono antisemitismo puro. Persona che afferma di essere stata in passato un mio contatto fb e di avermi bannato perchè farei parte di una "cricca di irriducibili" ma sinceramente non mi pare, tra l'altro sparla di Olivia dicendo che parla malissimo degli ebrei, cosa ridicola, evidentemente non sapendo che è ebrea essa stessa. Su Paolo la situazione è stata più semplice, senza disturbare le microtrombosi dei canali semicircolari, era il periodo in cui si certificava come deceduto per Covid anche chi annegava nel mare mosso. Una persona, evidentemente asintomatica, in Friuli stava facendo dei lavori in casa su di una scala, perde l'equilibrio, cade battendo la testa e muore, all'autopsia risulta positivo, e la Regione registra il suo decesso come dovuto al Covid. Faccio un post scrivendo che mi sembra una cazzata, Paolo interviene dicendo che è invece corretto perchè la caduta può essere stata provocata da conseguenze dovute al Covid, sostengo che si tratti di una cosa piuttosto improbabile (comunque anche se medico la cartella clinica non l'ha certo vista e l'autopsia non l'ha fatta lui, quindi si rimane nell'ambito delle supposizione) ed è iniziata una discussione che lui dice che si sia conclusa con un mio "non capisci niente", è passato del tempo, ma non credo proprio, con Paolo avevo un buon rapporto, ci incontravamo spesso in varie bacheche a difendere ebrei e Israele, non penso che me lo sarei permesso. Comunque definire i miei contatti come ha fatto lui mi pare offensivo. A Stefano voglio bene, lo considero una bella persona, ma non l'ho tolto certo dai contatti perchè "favorevole al vaccino", tantissimi di voi lo sono e siete ancora qui, rispetto tutte le opinioni, ma con l'andar del tempo sull'argomento s'era rivelato alquanto polemico, esprimeva certezze, per esempio sul fatto che i vaccini avessero sicuramente già passato la fase della sperimentazione, che sinceramente mi ero stancato di controbattere. Come ciliegina sulla torta mi sono tenuto questa siora Dolce che sulla bacheca di Mastromarco riferendosi agli ebrei italiani scrive "mantenuti dall'Italia osano criticare", qujndi Alain, Pacifico, Delia, Emile, Ada, Alessandra, Veni, Conchita, David, Davide, Debotah Donatella .... sappiatelo eh che siete "mantenuti dall'Italia".
Inutile dire che chi ha messo il like sul primo post, in cui tra l'altro mi si definisce un lecca lecca, se è tra i miei contatti si può gentilmente accomodare all'uscita. (Tanto ho la possibilità di saperlo ugualmente, se non lo fate voi lo farò io).