I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » mar gen 18, 2022 8:05 pm

Emozionante Bibi: c'è amore in me e vincerà"Bibi non lasciarci soli a non avere a che fare con un clone... 3.000.000 milioni di NIS sono stati donati in segno di solidarietà con Netanyahu per finanziare la continuazione del processo a Netanyahau, il leader della destra, l'obiettivo è 5 milioni di NIS che è vicino al raggiungimento... Buon Tu nella tribù a tutti i lettori della rivista Likud!! . . Di seguito il link per donare con divertimento e amore.
17 gennaio 2022
https://www.facebook.com/RAMIRAM30/vide ... 8574732069


Noam, 6 anni, ha fatto una donazione a Netanyahu e ha chiesto: "Per il bene del mio futuro - non firmare"
Noam Amsalem, 6 anni, ha chiesto ai suoi genitori di prendere parte dei suoi soldi in tasca e donare a una campagna di raccolta della folla per l'ex primo ministro Benjamin Netanyahu.
Noam ha registrato un video e via 0404 news si è rivolto a Netanyahu: "Caro signor NetanyahU, volevo solo che sapesse che la sostengo davvero e questa mattina ho dato ai miei genitori un po' dei miei soldi in tasca, in modo che potessero donare alla sua campagna dal tribunale T. L'ho fatto anche se so che vuoi davvero che smettano di sedersi sulla tua vena in quel modo.
Ci ho pensato davvero tanto, ma ho anche pensato che se te ne vai, allora il mio futuro e quello dei miei amici e familiari è in pericolo. Vi chiedo di non firmare. Con amore noam".

https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 4101348199


È iniziata la rivoluzione per rovesciare il pericoloso governo per il paese. Da: Rami Ram
La destra si è svegliata!!
Rami Ram
18 gennaio 2022

https://www.facebook.com/groups/5780011 ... 9238248411

La rivoluzione del governo è iniziata, molte migliaia di attivisti di destra sono venuti ieri (giovedì) davanti all'ufficio del premier a Gerusalemme, hanno urlato il loro profondo dolore e chiamato a rovesciare il governo e questo è solo l'inizio ng.
Salvare il paese e la democrazia!!
Dopo il rovesciamento del governo di destra da parte della procura di sinistra e dopo il sig. Bennet il bugiardo e lo spreco politico insieme a Shaked hanno formato un governo israeliano palestinese pericoloso per il paese, la destra pubblica m il culo da tutte le sue parti si è svegliato sulla strada di un controgoverno Colpo di stato
Il capo del Consiglio Shomron Yossi Dagan si è rivolto al Primo Ministro e ha detto
Non dare un premio al terrore "e non abbandonare le terre della nazione nello Yosh e nel Negev" non dare una ricompensa e non abbandonare le terreno nello Yoshis e nel Negeb? Grido ai manifestanti di Gesù.. E il capo del Consiglio Shomron Yossi Dagan si rivolse a Levent "la guarigione è diventata il governo di evacuazione". Con Israele non lascerà che questa cosa continui, con Israele sostituirà il governo con un governo nazionale..
Il proseguimento delle manifestazioni oltraggiose per rovesciare il governo si terrà martedì prossimo 18-1-22 con la partecipazione di centinaia di migliaia agli incroci e un appello per salvare il paese e la democrazia dal governo pericoloso,
E questa volta tutte le destre stanno marciando verso manifestazioni agli incroci di tutto il paese, così come ci sarà un raduno di preghiera di massa nel muro occidentale guidato dall'organizzazione della trattativa per la lotta contro il governo, salvando il paese dal governo e democrazia.
Oltre alle continue manifestazioni d'ira che si svolgono a Ra'anana e davanti alle case di Bennett Shaked Orbach e questa è organizzata, e guidata dagli attivisti di destra Orli Lev Rami Ben Yehuda, Itzik Zarka, Ran Carmi Buzaglo Zio n Talbi e tanti altri e altri buoni quelli come ogni sabato sera e giorni della settimana. Fino al rovesciamento del governo.
Giornata nazionale dell'ira sponsorizzata da: Organizzazioni del Likud, Sionismo religioso, residenti per il Negev, quartier generale della lotta nazionale, protesta della linea rossa, Horizon Israele, elettori per la vita e il Consiglio di Yesha.
Come detto questo martedì 18.01.2022 alle 18.30 la protesta dei 100 incroci centrali in tutto il paese con Israele in diretta! Vogliamo uno stato ebraico.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » lun gen 24, 2022 8:08 pm

Cari e amati cittadini d'Israele negli ultimi giorni avete dimostrato di nuovo che non cammino da solo, e che milioni di voi camminano insieme a me. Ragazzi mi avete toccato molto.
Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו
24 gennaio 2022

https://www.facebook.com/Netanyahu/vide ... 813782164/

Continuerò a guidare il Likud e il campo nazionale per guidare lo stato d'Israele - con la tua missione.
Tutto il pubblico vede cosa succede in tribunale e come sono andate le indagini contro di me. È bastato per chiudere già i procedimenti contro di me, ma non è ancora successo. Negli ultimi giorni sono state fatte false affermazioni sui media su cose che presumibilmente avrei accettato, come l'affermazione di aver accettato Klone. Questo non va proprio bene.
La vostra enorme partecipazione e sostegno hanno scaldato il mio cuore e il cuore della mia famiglia e mi dà più forza per continuare a guidarti e lottare per la nostra strada, per la verità e la giustizia.




Non c'è nessun affare di denuncia.
24 gennaio 2022

https://www.facebook.com/groups/5780011 ... 5974508404

Ora Netanyahu si è guadagnato che il terrorizzato procuratore generale ha ammesso a Brish Gali di essere disposto a rinunciare alla corruzione nel caso 4000 e nel caso 2000 in generale.
E in aggiunta, ha rivelato alcune falene del Likud che semplicemente non hanno resistito e ha già iniziato a "festeggiare il sangue della vittima ancora per salire al macello" e a combattere tra di loro sul trono.
E per dessert, ha smascherato i media di Kelona, all'inizio, e nelle sue bugie nel tentativo di premere attraverso il pubblico riportando falsi rapporti come se il patteggiamento fosse già stato firmato.
Che gioia. Ci sono dei.


https://www.facebook.com/watch/?ref=sav ... 2989535071

אזרחי ישראל היקרים והאהובים, בימים האחרונים הוכחתם שוב שאני לא צועד לבד, ושמיליונים מכם צועדים יחד איתי. ריגשתם אותי מאוד. אני אמשיך להוביל את הליכוד ואת המחנה הלאומי כדי להנהיג את מדינת ישראל - בשליחותכם.
הציבור כולו רואה מה קורה בבית המשפט ואיך התנהלה החקירה נגדי. די היה בכך כדי לסגור את התיקים נגדי כבר עכשיו, אבל זה עדיין לא קרה. בימים האחרונים פורסמו טענות שגויות בתקשורת על דברים שכביכול הסכמתי להם, כגון הטענה שהסכמתי לקלון. זה פשוט לא נכון.
ההתגייסות והתמיכה האדירה שלכם חיממו את ליבי ואת ליבם של בני משפחתי וזה נותן לי עוד כוח להמשיך להנהיג אתכם ולהילחם על דרכנו, על האמת ועל הצדק.



Bibi: insieme torneremo a guidare il paese!! Di Rami Ram


https://www.facebook.com/groups/5780011 ... 7371172931

Bibi è il re di Israele vivo e vegeto!!.. Alla fine del workshop ho sentito Binyamin Netanyahu annunciare un'ora fa che insieme torneremo al potere, e così ha posto fine al tremore e un inizio che ha causato il suo silenzio alla coalizione.
Bibi: Cari e amati cittadini di @TAG, nei giorni scorsi avete dimostrato di nuovo che non cammino da solo, e milioni di voi camminano insieme a me. Mi hai toccato molto. Continuerò a guidare il Likud e il campo nazionale per guidare lo stato d'Israele - nella tua missione!
Ora ci si aspetta da tutti i membri del Likud Knesset sostengano senza sosta il leader indiscusso dello stato d'Israele e senza frodi soggiogative e combustioni a basso costo e questo non provoca un attacco e ripulisce tutti i topi spregevoli che ha agito contro Bibi e dietro il suo Indietro.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » mer nov 02, 2022 8:51 pm

Netanyahu ha visto definitivamente respinta la richiesta della procura circa l’accusa più grave, la 4000 (vedasi mio post precedente di alcuni giorni) secondo la quale avrebbe favorito il gigante delle telecomunicazioni Bezeq in cambio di una copertura più favorevole sui media.
I giudici, dopo aver ascoltato la difesa e letto le contromosse dell’accusa, hanno dichiarato che non si cambiano le regole del gioco.

In Italia avverrebbe la stessa cosa? (Notasi comunque, e lo ripeto, che non sono un fan di Netanyahu)
31 maggio 2022

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 6399893110

The Jerusalem District Court Tuesday morning rejected a request by the prosecution to amend the Case 4000indictment against Netanyahu – charges stemming from claims that the then-prime minister sped up regulatory changes to benefit the owner of the telecommunications giant Bezeq, in exchange for favorable coverage by Walla – a media outlet owned by Bezeq.
In their indictment, prosecutors charged that Netanyahu had instructed his advisor Shlomo Filber, who also served as director-general of the Communications Ministry, to advance the regulatory changes on behalf of Bezeq.
The original draft of the indictment claimed that Netanyahu met with Filber to instruct him regarding the regulatory changes “a very short time after Filber’s confirmation” – a point prosecutors relied upon to strengthen the claim that Netanyahu sought Filber’s appointment in large part to speed up the changes sought by Bezeq.
Following testimony in court by Filber, however, prosecutors sought to amend the indictment, dropping their assertion that Netanyahu instructed Filber shortly after his confirmation as director-general. The new draft proposed by prosecutors read “at an unknown time, after the accused, Netanyahu, decided to appoint Filber as director-general of the Communications Ministry”.
Judges rejected the proposed change Tuesday, noting that the defense has already revealed its arguments, and arguing that the circumstances did not justify the alteration.
“The amendment constitutes a significant harm to the rights and abilities of the accused to carry out their defense,” the judges wrote, adding that prosecutors cannot “change the rules of the game”.

Netanyahu ha visto definitivamente respinta la richiesta della procura circa l’accusa più grave, la 4000 (vedasi mio post precedente di alcuni giorni) secondo la quale avrebbe favorito il gigante delle telecomunicazioni Bezeq in cambio di una copertura più favorevole sui media.
I giudici, dopo aver ascoltato la difesa e letto le contromosse dell’accusa, hanno dichiarato che non si cambiano le regole del gioco.
In Italia avverrebbe la stessa cosa? (Notasi comunque, e lo ripeto, che non sono un fan di Netanyahu)
Il tribunale distrettuale di Gerusalemme martedì mattina ha respinto la richiesta dell'accusa di modificare il caso 4000 contro Netanyahu – accuse derivanti da affermazioni secondo cui l'allora primo ministro ha accelerato le modifiche normative a favore del proprietario della T il gigante delle elecomunicazioni Bezeq, in cambio di una copertura favorevole di Walla – un media di proprietà di Bezeq.
Nella loro accusa, i procuratori hanno accusato che Netanyahu aveva incaricato il suo consigliere Shlomo Filber, che era anche direttore generale del ministero delle Comunicazioni, di far avanzare le modifiche normative per conto di Bezeq.
La bozza originale dell'accusa sosteneva che Netanyahu si fosse incontrato con Filber per istruirlo sulle modifiche normative "poco tempo dopo la conferma di Filber" - un punto su cui i procuratori si sono affidati per rafforzare l'affermazione che Netanyahu soug ht Appuntamento in gran parte Filber per velocizzare i cambiamenti ricercati di Bezeq.
A seguito della testimonianza in tribunale di Filber, tuttavia, i procuratori hanno cercato di modificare l'accusa, lasciando cadere la loro affermazione secondo cui Netanyahu aveva istruito Filber poco dopo la sua conferma come direttore generale. La nuova bozza proposta dai procuratori recitava "in un momento sconosciuto, dopo che l'imputato, Netanyahu, ha deciso di nominare Filber direttore generale del Ministero delle Comunicazioni".
I giudici hanno respinto la modifica proposta martedì, osservando che la difesa ha già rivelato le sue argomentazioni e sostenendo che le circostanze non giustificavano l'alterazione.
"L'emendamento costituisce un danno significativo ai diritti e alle capacità degli imputati di esercitare la propria difesa", hanno scritto i giudici, aggiungendo che i procuratori non possono "cambiare le regole del gioco".


Tassilo Del Franco
Non sono nemmeno io un fan di Netanyahu a tutti i costi: gli rimprovero soprattutto di aver perso tempo con l’Iran e di non essersi preoccupato della sua successione. Ma come negare i grandissimi meriti di Bibi? Ha trasformato Israele in una potenza tecnologica, migliorando straordinariamente la sua economia e rendendolo più capace di difendersi; la sua politica estera è stata cauta nell’era Obama e di grande successo in quella Trump. Negare i suoi meriti sarebbe ingiusto, e lo si vede bene, come l’attuale governo gestisce Israele, dopo essersi fondato unicamente sul rifiuto di Netanyahu.
L’elettorato di Israele ha commesso un grave errore, affidandosi a Bennett & Co!


Martine Azen
Tassilo Del Franco l'elettorato di Israele non ha affidato nulla a Bennett. Alle ultime elezioni il Likud (Netanyau) era in testa ma non é riuscito a costruire una coalizione con i suoi alleati naturali (sionisti, religiosi....)
Invece Bennett ha costruito una alleanza innaturale pur avendo solo 6 deputati ma con la sinistra, l'estrema sinistra e gli arabi di Ram. Questa coalizione fu formata con il solo motivo "tutto meno BIBI"
Bennett ha tradito il suo elettorato sionista e di destra.
Ma questa coalizione illegitima sta vacillando con dimissioni di ministri e deputati.


Tassilo Del Franco
Martine Azen
Diciamo allora che l’odio per Netanyahu ha prevalso sulla ragione: la coalizione guidata (per il momento) dal traditore Bennett ha preferito formare un governo con i mortali nemici dello stato, piuttosto che continuare ad affidarsi a chi aveva, fino a quel momento, governato bene, e fra mille minacce alla sicurezza del paese.
Prima c’erano i religiosi (che a molti non piacevano), ma ora ci sono gli arabi di Ram, quelli per i quali Israele dovrebbe scomparire.
Uno scambio irresponsabile. E dire che per anni vedevo Bennett con favore.


Cecilia Nizza
Non è stato prosciolto, ma il tribunale ha respinto la richiesta della procura di modificare l’atto di accusa.


Ancora sul processo contro Netanyahu che non esito a definire vergognoso.
Ringrazio l’amico David Nizza che ha tradotto questo articolo del Prof. Limor Samimian Darash pubblicato oggi su Israel HaYom.
Prof. Limor Samimian Darash, Israel HaYom, 1.6.2022, p. 22.
Capi d’accusa “Mille” contro Netanyahu: c'è chi non si lascia confondere dai fatti
1 giugno 2022

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 2126477204

Sembra che Kafka non sarebbe stato in grado di scrivere un dramma così inverosimile come nel processo Netanyahu.
Non si tratta solo del fatto che la famosa "riunione dirigenziale" di indicazioni di favoreggiamento, che doveva essere la principale prova dell'intenzione di Netanyahu di restituire un vantaggio, non si è svolta nella data specificata (o in qualsiasi altra data possibile). E non solo il fatto che l'accusa lo sapesse dopo aver esaminato i posizionamenti cellulari, eppure abbia formulato l'atto d'accusa così com'è senza correggerlo. E non solo il fatto che, dopo che tutto questo è stato rivelato, è stata avanzata una richiesta di modifica dell'atto d'accusa, secondo la quale l'incontro sarebbe avvenuto in data sconosciuta.
Non si tratta solo del fatto che il tribunale ha respinto la richiesta e ha spiegato che non è possibile "permettere all’accusa di modificare le regole del gioco" durante la partita. E non solo il fatto che questa sia la quarta richiesta di modifica dell'atto d'accusa. E non solo il fatto che, invece di provare l'accusa e presentare prove che sosterranno l'accusa, l'accusa riformula l'accusa in conformità della linea di difesa.
Non è solo il fatto che questa settimana è stato chiarito che non c'è stata interruzione di elettricità esattamente nel momento in cui l’accusa ha fatto diventare Shlomo Filber collaboratore di giustizia
e di conseguenza tutte le informazioni di quelle ore di interrogatorio sono state nascoste. E non solo il fatto che a Filber sia stato offerto di diventare collaboratore di giustizia ancor prima, quando era sotto indagine presso l'Autorità Titoli e Finanze, prima che la procura concedesse il permesso di aprire un'indagine contro Netanyahu, cioè contrariamente alla Legge fondamentale.
Non è solo il fatto che l'argomento della dazione, che è iniziato come "copertura (mediatica) favorevole" e non è stato dimostrato, è diventato "risposta anormale (deviante)" e in seguito si è scoperto che si trattava (al contrario) principalmente di copertura ostile. E non solo il fatto che i testimoni dell'accusa, il cui compito era quello di provare la dazione, hanno rivelato l'ostilità nei confronti di Netanyahu e il fatto che lui stesso non ha mai parlato con loro. E non solo il fatto che alla difesa non sia stato fornito materiale investigativo (dovuto) che possa aiutare la difesa, come promesse esplicite di copertura favorevole fatte a altri politici, a differenza di Netanyahu.
Non è solo il fatto che anche prima dell'inizio del processo, qui si teneva una sorta di giudizio sul campo. Che per tre anni ci sono state fughe illegali di informazioni che erano solo nelle mani della polizia e dell'accusa. E non solo il fatto che per la prima volta nella storia sia stata depositata una "lettera di sospetto" ancor prima della presentazione della richiesta di incriminazione, in un chiaro momento politico (il momento di andare alle urne). E non solo il fatto che all'epoca della storica decisione (alla Casa Bianca) sugli accordi di Avraham fosse stata depositata l'accusa, qui.
Non è solo il fatto che più e più volte sentiamo parlare di torture dei testimoni e del loro ricatto in modi invalidi. E non solo il fatto che testimoni collaboratori di giustizia affermano che era loro chiaro che dovevano fornire "la testa di Netanyahu" per essere lasciati andare. E non solo il fatto che contro almeno un testimone collaboratore siano stati attivati programmi di spionaggio spyware illegali, e finora non è stato preso alcun provvedimento contro di ciò.
L’insieme di tutti questi fatti, precedenti e successivi di volta in volta, nonostante il loro accumularsi, il processo non si ferma, l'accusa non viene annullata e non sorge una commissione d'inchiesta produce un senso di kafkiano, violento, continuo, frustrante e insopportabile realtà.
E se ciò non bastasse, nonostante tutto ciò che è stato rivelato e svelato, nonostante l'intensità del danno personale, politico e democratico, ci sono personaggi pubblici e media che vedono l’allontanamento o la defenestrazione di Netanyahu come la soluzione dell'evento. Non perché non riconoscano l'entità degli errori "veniali" o intenzionali, ma perché "si prendono cura del crash del sistema". Per la salvezza del sistema.
Non sono questi fatti che li privano del sonno, non è il "terrorismo istituzionale" che lede la fiducia del pubblico nel sistema, secondo la loro percezione, bensì la esposizione e l’evidenza dei fatti. Non le azioni dell'aggressore, ma l'insistenza della vittima ad affrontarle. In altre parole, cercano di fermare la vertigine kafkiana, offrendo se stessi volontari, invece degli investigatori, a pugnalare la vittima. Metaforicamente, ovviamente. Sembra che Kafka non sarebbe stato in grado di scrivere un'opera così inverosimile in termini di sviluppi legali, per non parlare di inventare una tale risposta di fronte alle manifestazioni dell'ingiustizia.



Israele, testimone al processo contro Netanyahu muore in misterioso incidente aereo
Kulturjam
Redazione
15 Settembre 2021

https://www.kulturjam.it/news/muore-tes ... netanyahu/

Haim Garon, ex vicedirettore del Ministero delle comunicazioni, tra i testimoni chiave nel processo dove è incriminato l’ex primo ministro Benjamin Netanyahu, è morto in seguito allo schianto del suo aereo mentre volava al largo dell’isola di Samos in Grecia, al largo della costa della Turchia.

L’indagine riguarda il cosiddetto “caso 4000“, che indaga su Netanyahu per abuso dei suoi poteri quando è stato capo del governo e ministro delle comunicazioni tra il 2014 e il 2017.

Netanyahu è accusato di aver utilizzato la sua posizione per avvantaggiare in modo illecito gli interessi commerciali di Shaul Elovitch, azionista di maggioranza della società di telecomunicazioni Bezeq.

In cambio l’ex premier avrebbe ricevuto Netanyahu una copertura positiva sul portale di notizie Walla di proprietà di Elovitch, con assoluta libertà di dettare contenuti editoriali e politici.


La morte di Garon, testimone al processo contro Netanyahu

Nel maggio 2020 l’ex vicedirettore del Ministero delle comunicazioni, Haim Garon, aveva parlato pubblicamente della testimonianza resa nel processo a Netanyahu, spiegando che era collegata allo sviluppo dell’infrastruttura in fibra ottica del paese, all’industria delle comunicazioni e ai servizi telefonici, rimanendo sibillino sull’eventuale attività criminale dell’ex premier: “il tribunale è l’unico che può determinare se qualcosa è criminale o meno”.

Secondo la ricostruzione dei media israeliani, l’aereo, un Cessna 172 partito da un aeroporto di Haifa, è scomparso dallo schermo dei controllori del traffico aereo alle 20:00, ora locale. La causa dell’incidente rimane sconosciuta, ma potrebbe essere avvenuto a causa di presunte “difficoltà tecniche” prima dell’atterraggio.

Haim Garon,e x vicedirettore del Ministero delle comunicazioni, testimone nel processo contro Netanyahu per corruzione e frode, è morto in un incidente aereo.






L’accusa 4000 contro Netanyahu, la più pericolosa per l’ex premier, fondata su una riunione che gli avvocati della difesa hanno dimostrato che non ha mai avuto luogo, è caduta oggi.
Emanuel Segre Amar
22 maggio 2022
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... EKSC2ihxPl



E così, dopo l’accusa 4000, cade anche la 1000?
Emanuel Segre Amar
30 ottobre 2022
https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... aKTpqSyYol

Mi comunicano adesso da Israele che una delle accuse mosse a Netanyahu, la 1000, sarebbe caduta perché l’autista, interrogato dal giudice, ha ripetutamente negato di aver mai portato in casa Netanyahu i ben noti sigari che sarebbero stati il corpo del reato (di corruzione).
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » mer nov 02, 2022 8:53 pm

In Israele ritorna la destra con il suo campione Netanyahu che difende Israele come stato nazionale ebraico e i suoi ebrei, contro il politicamente corretto sinistrato alleato dei nazi maomettani impropriamente detti palestinesi che vogliono la distruzione di Israele e la cacciata o lo sterminio degli ebrei.
2 novembre 2022



Politicamente Corretto? No grazie!

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8160620371

11)
In Israele ritorna la destra con il suo campione Netanyahu che difende Israele come stato nazionale ebraico e i suoi ebrei, contro il politicamente corretto sinistrato alleato dei nazi maomettani impropriamente detti palestinesi che vogliono la distruzione di Israele e la cacciata o lo sterminio degli ebrei.


Un articolo preelezioni di un sinistrato filo nazi palestinese antisemita e antisraeliano

Israele va al voto, dimenticando i palestinesi

Pierre Haski
1 novembre 2022

https://www.internazionale.it/opinione/ ... -palestina

I sondaggi attualmente non sono in grado di indicare un vincitore tra i due schieramenti in corsa alle elezioni politiche israeliane di oggi, 1 novembre, perché la distanza nelle intenzioni di voto è troppo serrata.

Eppure abbiamo due certezze: la prima è che il voto non cambierà quasi nulla rispetto alla questione palestinese, convitato di pietra nel dibattito israeliano. La seconda è che, a prescindere da quale sarà la composizione, il prossimo governo dovrà affrontare volente o nolente la situazione esplosiva nei territori palestinesi.

Sono lontani i tempi in cui destra e sinistra israeliane si scontravano sulla pace con i palestinesi. La stessa parola “pace” è scomparsa dal vocabolario politico con il fallimento degli accordi di Oslo. Oggi in Israele la sinistra è ridotta ai minimi termini.

Il Partito laburista, quello di Ben Gurion ma anche di Yitzhak Rabin e Shimon Perez, che vinsero insieme il premio Nobel per la pace con Yasser Arafat nel 1994, è ormai l’ombra di se stesso. Il Meretz, l’altro partito storico di sinistra, ha lanciato l’allarme perché teme di non superare la soglia di sbarramento del 3,25 per cento per entrare alla Knesset, il parlamento israeliano.

La questione palestinese, però, non è affatto svanita, e non sparirà se non trova una qualche soluzione. Il problema è che la società israeliana affronta questo tema soltanto in termini di sicurezza.

La società israeliana affronta il problema palestinese solo in termini di sicurezza

Sul fronte palestinese le stesse cause producono gli stessi effetti. La frustrazione per l’assenza di qualsiasi prospettiva politica, le aggressioni continue e violente dei coloni israeliani, il discredito crescente dell’Autorità palestinese guidata da Abu Mazen e l’eredità del fallimento degli accordi di Oslo producono un cocktail esplosivo. La violenza minaccia di travolgere ancora una volta la Cisgiordania, animata da una nuova generazione che non ha vissuto le prime due intifada, le ribellioni degli anni ottanta e duemila.

Dall’inizio dell’anno si contano già 120 morti in Cisgiordania, in una terza intifada strisciante che ancora non è stata proclamata. Gli incidenti si sono verificati a Hebron, unica località in cui i coloni controllano una parte del centro della città palestinese, a Jenin, dove a giugno la celebre giornalista palestinese-statunitense Shireen Abu Akleh è stata uccisa da un soldato israeliano, e più recentemente a Nablus, la grande città del nord della Palestina.

A Nablus giovani palestinesi di ogni orientamento hanno creato il nuovo gruppo armato “Areen al Oussoud”, la Fossa dei leoni, di cui molti leader sono stati uccisi nel corso degli scontri con l’esercito israeliano.

Ma questa situazione non è neanche citata nella campagna elettorale israeliana. Però le distanze sono molto ridotte all’interno del territorio costituito da Israele e dai territori palestinesi, che lo stato ebraico ha conquistato nel 1967. Basta un’ora di macchina per raggiungere Tel Aviv da Hebron, passando dalla città più da incubo dei territori al paradiso spensierato e prospero sulle rive del Mediterraneo. Due mondi che si danno le spalle, separati da un muro e dai posti di blocco dell’esercito israeliano.

Il paradosso è che l’esito delle elezioni del 1 novembre potrebbe essere deciso da altri palestinesi, quelli che hanno la cittadinanza israeliana e sono rimasti in Israele dal 1948. Questa comunità oggi rappresenta il 20 per cento della popolazione del paese. Tutti gli analisti concordano sul fatto che il tasso di partecipazione degli elettori arabi sarà decisivo per le speranze di Benjamin Netanyahu di ottenere una maggioranza: con meno del 50 per cento dell’affluenza degli arabi israeliani Netanyahu vincerà; con più del 70 per cento sarà certamente sconfitto.

Si tratta di un paradosso perché questo ruolo di arbitro non permette ai palestinesi d’Israele di pesare sulla questione della pace, che invece resta fuori dal dibattito. È solo uno dei tanti paradossi di un’equazione senza soluzione.

Traduzione di Andrea Sparacino



ELEZIONI ISRAELE: 62% SEGGI, AVANZA IL LIKUD
Progetto Dreyfus
2 novembre 2022

https://www.facebook.com/progettodreyfu ... nY1hSXU5ol

Con lo spoglio del 62% dei seggi il Likud avanza ulteriormente e si conferma il primo partito di Israele con 33 seggi su 120, seguito dai centristi di Yair Lapid - (25), dal partito di estrema destra 'Sionismo religioso' (14), dai centristi di Benny Gantz (12) e dal partito ortodosso Shas (12).
Nell'area di centro-sinistra tre liste (Meretz, Raam e Balad) sono per ora sotto la soglia di ingresso alla Knesset, anche se non lontane.
La televisione pubblica Kan calcola che se questi dati fossero confermati il blocco dei partiti che sostengono Benjamin Netanyahu - che negli exit poll riceveva 61-62 seggi - otterrebbe una maggioranza più netta.


Israele, con la vittoria della coalizione di Netanyahu il Paese vira a destra
Roberto Bongiorni
2 novembre 2022

https://www.ilsole24ore.com/art/elezion ... fresh_ce=1


D'altronde chi poteva mai immaginare che a diventare la star di queste elezioni, rubando la scena perfino a Bibi, fosse un uomo incriminato 47 volte per incitazione al razzismo, vandalismo, disordini, sostegno ad organizzazioni terroristiche, e condannato ben otto volte?

Itamar Ben-Gvir, leader del partito Potere ebraico, che insieme ad altri due di estrema destra, sotto la regia di Netanyahu, è confluito in Sionismo religioso, è invece stato l'outsider degli ultimi dieci giorni. «Non voglio entrare nel merito. Ma va riconosciuto che i suoi messaggi erano chiari e trasparenti. Ed hanno catalizzato molti giovani. Non necessariamente tradizionali sostenitori della destra. Anche qualcuno del partito di sinistra Meretz ha votato per lui», ci ha spiegato Avid Bushinsky, ex consigliere legale di Netanyahu.

I partiti religiosi alla riscossa

Forse era più prevedibile il successo dei partiti dei religiosi ortodossi, gli haredi, una comunità che pare vivere in un mondo chiuso, caratterizzato dall'osservanza rigorosa e dallo studio delle scritture sacre. La loro affluenza è stata molto alta, perché per tutto il giorno gli attivisti hanno invitato gli abitanti dei diversi quartieri in cui abitano ad andare a votare i partiti indicati dal rabbino capo. Lo Shas ha dunque ottenuto 12 seggi, mentre lo United Torah Judaism otto.

Si salvano i laburisti ma la sinistra va ancor giù

Unità nazionale, il nuovo partito del ministro della Difesa Benny Gantz, che alcuni anni fa aveva sfidato Netanyhu con il suo partito Blu e Bianco, ha ottenuto 12 seggi, secondo le previsioni.

A conferma di come Israele stia virando con sempre maggior forza verso destra sono i risultati dei partiti di sinistra. I laburisti hanno ottenuto solo quattro seggi. Pochi per quello che storicamente era il primo partito del Paese. Ma, per come si erano messe le cose, si temeva che non potessero superare la soglia di sbarramento del 3,25 per cento. Non è andata bene a Meretz, altro storico partito della sinistra. Questa volta non ce l'ha fatta.


Elezioni Israele, maggioranza assoluta per la coalizione di Netanyahu: a rischio i diritti degli arabi e il processo a suo carico
2 novembre 2022

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/1 ... o/6859207/

Era considerato, come già successo nelle passate tornate, cinque negli ultimi tre anni, un referendum sulla figura di Benjamin Netanyahu. E questa volta l’ex primo ministro e leader del Likud lo ha vinto. A scrutinio ormai concluso, il suo partito ha ottenuto ben 31 seggi sui 120 della Knesset alle ultime elezioni, con la coalizione che lo appoggia, marcatamente di destra e anti-araba, che ha ottenuto la maggioranza assoluta con 65 seggi, garantendogli la possibilità di governare per i prossimi quattro anni. Agli scranni destinati al Likud, infatti, si aggiungono i 14 ottenuti da Sionismo Religioso, il partito di estrema destra guidato da Ben Gvir che preoccupa la popolazione moderata e i palestinesi per le posizioni marcatamente anti-arabe, e quelli dei due partiti ultraortodossi Shas (12) e Torah unita nel giudaismo (8).

“Siamo vicini a un a grande vittoria”, ha esultato Netanyahu rivolgendosi alla folla dei sostenitori scesi in piazza per celebrare i risultati. “Abbiamo ottenuto un enorme voto di fiducia da parte del popolo israeliano”, ha detto promettendo “un governo nazionale stabile”, mentre i suoi sostenitori lo hanno interrotto più volte definendolo “Bibi, il re d’Israele”. Il suo Likud, come alle scorse elezioni, è risultato essere di gran lunga il partito più votato d’Israele, ma l’ultima volta l’eterogenea coalizione anti-Netanyahu, nata soprattutto per estromettere l’ex premier dall’esecutivo e costringerlo ad affrontare il processo a suo carico per corruzione e frode, era riuscita a formare un nuovo governo isolando di fatto Netanyahu. Operazione replicata anche in questa tornata elettorale ma che non ha ottenuto i risultati sperati. Il partito laico centrista Yesh Atid del premier ad interim Yair Lapid è la seconda forza in Parlamento con 24 deputati, affiancato da Unità Nazionale di Benny Gantz (12), il partito nazionalista laico Yisrael Beitenou di Avigdor Lieberman (5), il partito arabo Ràam (5) e i Laburisti (4). Il partito arabo Hadash-Tàal, fuori dai due blocchi, ha ottenuto invece 5 deputati. Fuori dal parlamento la storica formazione di sinistra Meretz e il partito arabo Balad.

A niente è servita la mossa di Lapid di aprire marcatamente alle formazioni arabe, nel tentativo di portare l’elettorato di riferimento alle urne. Una scelta strategica che, secondo il quotidiano Haaretz, ha addirittura penalizzato la coalizione moderata, con la popolazione che ha inviato un messaggio chiaro alla classe politica: no agli arabi al governo. Una tesi che trova sostegno anche nel risultato eccezionale ottenuto da Sionismo Religioso. Ben Gvir, infatti, è in prima linea nella difesa degli insediamenti coloniali illegali nella West Bank, ha più volte proposto la cacciata degli arabi che considera “traditori”, esaltato lo stragista Baruch Goldstein e, ai tempi dell’assassinio di Rabin, partecipato stabilmente alle manifestazioni per il rilascio dell’autore dello stesso. Nella Knesset c’è ora “chi auspica apertamente il ‘trasferimento’ dei cittadini arabi fuori da Israele. Quello che un tempo era al margine della società israeliana ha ottenuto legittimità dalle urne”, scrive Haaretz.

Clima ben diverso dalle scorse elezioni, quando per la prima volta anche una formazione arabo israeliana, il partito Ràam, era entrata in Parlamento. La formazione, anche in questa occasione, ha comunque superato la soglia di sbarramento. Gvir ha voluto assicurare che lavorerà “per tutti gli israeliani, anche quelli che mi odiano”. Ma i moderati sono preoccupati dalla sua aspirazione alla carica di ministro della Sicurezza Interna che controlla la polizia. Dura la reazione in Cisgiordania, dove il primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese, Mohammed Shtayyeh, ha definito i risultati “una dimostrazione” che i palestinesi “non hanno in Israele un partner per la pace”, aggiungendo che “i risultati delle elezioni alla Knesset sono un risultato naturale della crescita dell’estremismo e del razzismo nella società israeliana”.

Chi esulta, e non solo per la possibilità di far parte del nuovo governo, è proprio Netanyahu. Questa vittoria e il sostegno del partito di Gvir potrebbero avere serie ripercussioni anche sul processo a suo carico che potrebbe subire una netta frenata. Era stato proprio l’esponente di Sionismo Religioso a promuovere in passato la depenalizzazione per la frode e la creazione di leggi con cui sarebbe più difficile mettere sotto accusa i parlamentari. Non è escluso, quindi, che una delle prime conseguenze del cambio d’esecutivo possa essere l’avvio di procedimenti legislativi volti a sospendere il processo a carico dello storico leader del Likud.



Netanyahu ha vinto. E ora?

Davide Riccardo Romano
2 novembre 2022

https://www.facebook.com/davide.romano. ... Hs1kEm94Rl

1) MODERATO: giova ripeterlo, il nuovo premier israeliano è stato troppo spesso descritto come un estremista di destra. Grosso errore. Non è neppure paragonabile a Bolsonaro o Trump, con cui pure va molto d'accordo. Èun leader laico della destra liberale israeliana e ha un forte senso delle istituzioni. Per capirci, se fosse stato sconfitto, avrebbe riconosciuto (come ha fatto in passato) la vittoria altrui. Senza piagnistei, che personalmente reputo infantili. Tanto più se espressi da chi ha vinto le elezioni quando era all'opposizione (e non controllava il processo elettorale), e le ha perse mentre era al governo (quando aveva in mano la macchina dello Stato).

2) UCRAINA leggo da diverse parti che con Netanyahu alla guida di Israele, il sostegno all'Ucraina cambierebbe. È amico di Putin, è vero. Ma non darei per scontato un cambio di 180 gradi della politica israeliana verso Kiev. Non è una mia opinione, sono le sue parole in un'intervista a USA Today di qualche giorno fa: "ritengo che la decisione di Putin di entrare in guerra in Ucraina sia guidata dalla sua visione di ricostituire un grande regno russo. Spero che ci stia ripensando. Abbiamo tutti simpatia per l'Ucraina, non è nemmeno una domanda, e io non sono diverso.". Ha aggiunto che :"avrebbe "esaminato" se Israele fornirà o meno armi all'Ucraina se dovesse tornare al potere dopo le prossime elezioni".

3) CON CHI GOVERNARE? contrariamente a tutti i pronostici, Netanyahu ha vinto superando nettamente i 61 seggi necessari per la maggioranza. Raggiungendo quota 65 seggi (su 120) ora il suo problema maggiore sarà il partito nazional-religioso, con cui in campagna elettorale non si è mai fatto fotografare, per fare intendere che non gli piacciono i toni estremisti da esso adottati. Ma il grande successo del partito nazional-religioso (14 seggi) renderà la vita poco facile al leader del Likud, visto che è indispensabile per la creazione del governo. Un'ottima mossa che Bibi potrebbe fare sarebbe quella di imbarcare in maggioranza uno dei partiti centristi, in modo da essere più libero e meno ricattabile.

4) ECONOMIA: Israele (grazie anche a Netanyahu) ha un'economia che corre, e l'inflazione tra le più basse in Occidente. Bibi dunque ora ha il problema di non rovinare tutto quello che lui stesso ha contribuito a creare, e qui il è il punto: se dovesse rispettare tutte le promesse elettorali, inizierebbe a appesantire l'economia, Quali promesse? istruzione gratuita a partire dall'età di zero anni, congelamento dei tassi di interesse e dell'arnona (tasse comunali), finanziamento completo a tutte le scuole private dei Haredim (ebrei religiosi)". Un così massiccio intervento dello Stato vorrebbe dire aumentare il debito pubblico, cosa che danneggerebbe l'economia israeliana.

4) MEDIATORE TRA RUSSIA E UCRAINA? non si esclude che Netanyahu provi a fare concorrenza a Erdogan nel ruolo di mediatore tra Usa, Russia e Ucraina. Visto il suo ottimo rapporto personale con Putin e la sua storica amicizia con gli Stati Uniti, potrebbe essere la persona giusta. Vedremo.

5) PRUDENTE. Nonostante sia dipinto all'estero come un pericoloso estremista, egli è molto prudente. Ricordo che in più di un'occasione ha spiegato che non voleva fare una pace rischiosa con i palestinesi. Qualunque politico israeliano l'ha fatta infatti, è stato severamente punito dai palestinesi prima di tutto (Sharon uscendo da Gaza, Rabin con Arafat) che hanno scatenato morte e distruzione. Lui non vuole rischiare. Come mi raccontò lo storico israeliano Benny Morris un paio di mesi fa: "Bibi è così prudente che non ha mai avuto il coraggio di dare l'ok a una missione aerea per distruggere le basi nucleari in Iran. E ora che il regime le sta armando con missili contraerei, potrebbe essere troppo tardi." Certo all'epoca non c'era ancora la grande rivolta in Iran. Speriamo che riesca, e che un Iran democratico sorga e cancelli tutte le spese militari inutili per convertirle in fondi per la popolazione che ha bisogno di tutto.



Il Ritorno del Reprobo

Niram Ferretti
2 Novembre 2022

http://www.linformale.eu/il-ritorno-del-reprobo/

Il nemico pubblico numero uno per la sinistra, colui che avrebbe dovuto essere spazzato via dalla scena politica a causa di faragginose accuse di corruzione, il più longevo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, è tornato alla ribalta e si appresta a governare, questa volta senza dove ricorrere a puntellare il suo prossimo governo, il più a destra della storia del paese, con alleati poco solidi.

Alla sua destra, (è il caso di dirlo), ci sono “l’erede” di Meir Kahane, Ben Gvir, e Bezalel Smotrich per il quale Israele dovrebbe essere governato secondo i principi della Torah. Non proprio due moderati. Saprà Netanyahu tenerne a bada gli spiriti più oltranzisti, o avrà dei grattacapi? È presto per dirlo.

Bibi Netanyahu è un mago dell’alchimia politica, un abilissimo e spregiudicato tessitore di tele. Non ha delfini, non li ha mai voluti, li ha bruciati tutti sulla strada. Après moi le déluge, potrebbe essere il suo motto, certamente non, dopo di lui, Naftali Bennett, o Gideon Sa’ar, o Ayelet Shaked. La vittoria è tutta sua, gli altri possono aspettare e mostrare presto le corde, rivelando la loro inconsistenza, in modo particolare quando riescono a diventare premier (o usurpatori?) come fu il caso di Bennett.

Nessuno può sostenere che Netanyahu non abbia la stoffa del leader, che non abbia saputo infondere nei lunghi anni della sua gestione di Israele, la convinzione che leader lo si è dalla nascita e che dunque il suo destino possa essere solo questo, fino alla fine. A 73 anni ha un grande futuro dietro le spalle ma anche uno nuovo da spendere.

Straordinario promotore di Israele, infaticabile viaggatore, con un ampio portafoglio di relazioni internazionali, alcune assai discutibili ma ancora (fino a quando?) necessarie, come quella con Vladimir Putin, Netanyahu non è uomo da ardimenti o decisioni repentine (scordiamoci Begin o Sharon), ma è un solerte e prudente amministratore dello status quo. Di Giulio Andreotti potrebbe fare sua la frase, “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”, specialmente in un paese dove tirare le cuoia può essere facilissimo essendo ebrei se non si fosse protetti da un esercito e da un apparato di sicurezza formidabili.

Non c’è nel curriculum di Netanyahu nessuna decisione politica dirompente, nessuna azione che abbia modificato gli assetti generali, e se quando governava lui vi sono stati cambiamenti rilevanti come lo spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, la sospensione dei fondi all’Unrwa e all’Autorità Palestinese (poi ripristinati dall’Amministrazione Biden), e i più cauti e ancora in fieri Accordi di Abramo, lo si deve principalmente a Donald Trump a cui Netanyahu ha fatto da spalla lasciando al Presidente americano, inevitabilmente, il ruolo dell’attore principale.

Ora è tornato in sella, consegnandoci la foto di un paese diviso in due blocchi che si delegittimano ferocemente a vicenda, ma soprattutto un paese dove, e va detto con chiarezza, nessuno finora è stato in grado di fornire una alternativa migliore a quella del suo lungo (salvo breve interruzione) regno.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » gio nov 03, 2022 2:47 pm

BIBI
Abramo, Isacco, Giacobbe e Bibi.


Josef Jossy Jonas
3 novembre 2022

https://www.facebook.com/josef.jonas3/p ... NsV45PeDql

La sera di Pasqua cantiamo: “Tre i padri nostri sono: Abramo, Isacco e Giacobbe, quest’anno dovremo aggiungere Bibi. Bibi, così chiamiamo Benjamin Netanyahu che ha vinto per la 500esima volta le elezioni; vince sempre, vince tutto, elezioni, terrorismo, processi e guerre.
Ha guidato il popolo di Israele per 20 anni, Mose’ per 40, vedi che batte pure lui.
Bibi è sincero nel suo amore per israele che chiama “Medinat Nehederet”, paese meraviglioso. Bibi è anche famoso per i suoi discorsi pieni di orgoglio per il popolo ebraico, dice: “Non siamo più gli ebrei del ghetto, non possono più umiliarci, l’ebreo non china più il capo, ora abbiamo israel che ci protegge”.
***nota: non partiamo col solito pippone pro Bibi o contro Bibi: sto solo raccontando i fatti e non esprimo un giudizio sulla politica, non sono studiato e sono troppo occupato ad abbronzarmi che leggere i giornali.
Fatta questa premessa, spero chiara, voglio dire che Bibi uomo è un personaggio particolare: sempre ottimista, mai visto sul viso una minima incertezza, nemmeno quando le accuse della magistratura paventavano 20 anni di carcere. È davvero innocente o se l’è cavata? Ha ruspato? Ripeto che non mi interessa: ne è uscito sempre fuori.
Bibi Incarna perfettamente lo spirito dell’israeliano patriota: sicuro, fermo, determinato e ottimista.
Bibi ha fatto il militare, come tutti in Israele, in corpi combattenti, conosce il paese, ha due lauree ed è legato col sangue alla nostra terra, avendo perso un fratello in uno scontro a fuoco con terroristi; ha superato anche quello ma non riesce a superare la sfiducia nei confronti dei nostri vicini con i quali siamo in guerra da sempre, eppure con gli Stati arabi moderni ha stretto accordi di reciproco scambio semplicemente impensabili sino a quattro anni fa. Oggi Dubai è la nostra meta turistica numero uno. Andiamo a Dubai solo per sperimentare l’ebbrezza di mettere piedi in un paese arabo ed essere accolti con amore: mai, mai, mai lo avrei creduto possibile-ed è merito di Bibi, non si discute.
Tutto a posto allora? No, manco per niente. Ci sono problemi al momento, problemi gravi, che però Bibi ha sempre considerato (a torto) irrisolvibili (i palestinesi) e risolvibili con le bombe (Iran ed Hetzbollah).
La vittoria di Bibi ha tolto anche i seggi ai partiti arabi, si perché nel nostro parlamento sedevano anche deputati arabi ma che stavolta non sono stati votati. Fine definitiva della sinistra israeliana (non posso definirmi certo di sinistra ma in una democrazia l’opposizione è sacra e qualche sinistro ci vuole).
Tra Bibi e i palestinesi non scorre buon sangue, anzi ne è scorso (scorso?) tantissimo, facile che riprenda a scorrere; in compenso Iran ed Hezbollah temono la fermezza di Bibi che non ha mai temuto lo scontro.
C’è il problema dei partiti religiosi sempre più forti, del carovita, dei falchi e delle colombe, anche se al momento sembra che le elezioni le colombe le abbia ammazzate tutte.
Quindi Bibi: quarto patriarca di Israele, buon lavoro. Sarà lavoro duro.
Ps. Non ho votato e non so se avrei votato Bibi.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » ven gen 13, 2023 10:50 pm

La riforma necessaria
Niram Ferretti
13 Gennaio 2023

http://www.linformale.eu/la-riforma-necessaria/

Alla luce delle violente critiche rivolte al neo-eletto governo Netanyahu in merito all’annunciata riforma della giustizia, presentata dall’opposizione come un attentato alla democrazia, riproponiamo ai nostri lettori un articolo di Niram Ferretti del 2019, da cui emerge evidente che ci troviamo al cospetto di un vecchio copione con i soliti attori e il solito frasario. Già nel 2019 l’autore dell’articolo sottolineava come la riforma della giustizia in Israele fosse dovuta e non fosse ancora stata messa in atto, e auspicava che l’allora governo riuscisse a vararla. Non accade. Ora sembra, finalmente, l’occasione giusta. La necessità della riforma è spiegata con chiarezza nell’articolo.

(N.d.R)

La volontà espressa da Benjamin Netanyahu di volere riformare l’impianto giudiziario israeliano fa subito urlare a un attentato alla democrazia. Fu così già nel 2015, quando l’allora ministro della Giustizia, Ayelet Shaked annunciò il suo programma di riforma.

È il riflesso pavloviano degli oppositori, i quali, in campagna elettorale e assai prima, hanno dipinto Netanyahu a colori forti, paragonandolo a Ceausescu (Ehud Barak) o a Erdogan (Benny Gantz). Nonostante ciò, le urne hanno nuovamente premiato il futuro dittatore consegnando al Likud una smagliante vittoria, come non avveniva dal 2003.

La riforma della giustizia, o meglio, la riforma dei poteri della Suprema Corte di Israele, quella che il giurista di sinistra già membro di Meretz, dunque certo non un falco di destra, Amnon Rubinstein ha definito “uno stato nello stato”, dovrebbe avrebbe luogo con il prossimo esecutivo ancora in formazione.

Sotto la presidenza di Aharon Barak dal 1995 al 2006, la Corte si è progressivamente trasformata in un organo imperiosamente decisionista, condizionando e limitando in un modo che non ha paralleli con nessun altro Stato democratico il potere esecutivo e quello legislativo.

Ciò è avvenuto in virtù di una debolezza di Israele, quella di non possedere di fatto una costituzione vera e propria ma una serie di leggi cosiddette base, che ne fanno le veci. Ed è dunque in virtù di esse che Aharon Barak ha trovato il modo di forzare la “clausola delle limitazioni” contenuta nella legge Base sulla Dignità Umana e la Libertà del 1992, e stabilire che essa arginerebbe la facoltà del Parlamento di passare delle leggi che, a suo parere, la violerebbero. Tutto ciò ha fatto si che la Corte Suprema, sotto la lunga tutela di Barak si sia fatta organo supplente della Knesset attraverso un attivismo che ha inciso in profondità sulla sua operatività legislativa e continui a farlo fino ad oggi.

In questo senso custodi ultimi della interpretazione della “dignità umana e della libertà”, sarebbero unicamente i giudici secondo il loro insindacabile giudizio. Essi avrebbero piena potestà non solo sul ramo legislativo ma anche su qualsiasi azione dell’esecutivo, considerata non consona.

Come ha scritto il giurista americano Richard Posner in un articolo apparso su The New Republic nel 2007, la concezione dell’ex presidente della Corte Suprema e suo plasmatore, prevede che:

“I rami dell’esecutivo e dell’legislativo non abbiano alcun grado di controllo sul ramo giudiziario…il potere giudiziario è illimitato e la legislatura non può rimuovere i giudici“.

Si tratta di una situazione che non ha precedenti in nessuna altra democrazia, e sicuramente non in quella americana, come non ha precedenti il fatto che solo in Israele i giudici della Corte Suprema abbiano il potere di veto sulla nomina di altri giudici. Ciò che rende Israele ulteriormente assai speciale in merito all’azione della Suprema Corte è che, rispetto ad altre democrazie, dove le istanze che possono essere presentate dinanzi all’ultimo grado di giudizio è assai circoscritto, esse non trovano alcun limite dinanzi alla funzione da lei svolta.

È sempre Richard Posner a sottolinearlo:

“Ogni cittadino può chiedere a un tribunale di bloccare l’azione illegale da parte di un funzionario governativo, anche se il cittadino non ne è personalmente colpito; qualsiasi azione governativa che sia “irragionevole” è illegale (“in parole povere, l’esecutivo deve agire ragionevolmente, perché un atto irragionevole è un atto illecito”); un tribunale può proibire al governo di nominare un funzionario che ha commesso un reato (anche se è stato graziato) o che è messo sotto esame etico in un altro modo, e può ordinare il licenziamento di un ministro se deve affrontare un procedimento penale. In nome della “dignità umana” un tribunale può costringere il governo ad alleviare i senzatetto e la povertà e un tribunale può revocare gli ordini militari e decidere “se impedire il rilascio di un terrorista nel quadro di un ‘accordo politico’, e indirizzare il governo nello spostare il muro di sicurezza che impedisce ai kamikaze di entrare in Israele dalla Cisgiordania”.

La Suprema Corte israeliana è di fatto una istituzione castale e autoperpetuante, la quale risponde solo a se stessa e ha poteri che in altre democrazie sono delegati all’esecutivo.

Tuttavia, secondo il professor Mordechai Kremitzner, la Knesset verrebbe meno frequentemente nei confronti della “sua responsabilità di proteggere il pluralismo religioso, le libertà civili e i diritti dei palestinesi”. Dunque, la corte non avrebbe “altra scelta se non quella di riempire il vuoto morale e legale” determinato dal Parlamento. In altre parole, nella visione massimalista di Kremitzner, la Corte sarebbe la vera garante della democrazia dello Stato di Israele e non, come dovrebbe essere di fatto, il Parlamento.

Questa visione è in perfetta consonanza con quella di Aharon Barak. Un potere giudiziario indipendente, aggiunge Kremitzner, serve come contrappeso al pericolo della “tirannia della maggioranza”. Vero. Ma non è questo il punto. La riforma proposta da Netanyahu e non ancora incardinata non vuole minare l’indipendenza del potere giudiziario. Si tratta di una fola. Vorrebbe unicaente limitarne l’estensione. Infatti, il potere giudiziario indipendente, che è alla base degli ordinamenti democratici e la cui specifica autonomia è stata teorizzata da Montesquieu ne Lo Spirito delle Leggi, non prevede che al posto della tirannia della maggioranza si insedi la propria. È lo stesso Montesquieu a scrivere:

“Non c’è più libertà se il potere di giudicare non è separato dal potere legislativo e dall’esecutivo. Infatti se fosse unito al potere legislativo, ci sarebbe una potestà arbitraria sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe legislatore” (Lo Spirito delle Leggi, XI, 6),

Il giudice legislatore è esattamente il ruolo che Aharon Barak aveva avocato a sé e, discendendo da lui, quello che è stato impresso alla Suprema Corte, e che già l’ex Ministro della Giustizia, Ayelet Shaked riteneva di dovere modificare. Ma, la riforma della giustizia proposta non ha avuto luogo.

È necessario dunque ripristinare il potere legislativo che è prerogativa del Parlamento e non del potere giudiziario, impedendo alla Corte Suprema di intervenire sulla stessa operatività del processo legislativo, così come è necessario che l’esecutivo abbia la prerogativa di bilanciare un potere abnorme che ne umilia la funzione.

La riforma della giustizia che Ayelet Shaked avrebbe dovuto portare avanti già nel 2015 e che è rimasta disattesa, è ora che venga finalmente eseguita per consegnare Israele, in rapporto alla sfera della Giustizia, a una pienezza democratica in linea con quella delle altre democrazie occidentali.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » dom feb 05, 2023 2:09 pm

Mi aspetto che i leader dell'opposizione agiscano per calmare gli spiriti del popolo - prima di tutto per fermare l'incitamento selvaggio che imperversa contro di me, contro la mia famiglia, contro i ministri del governo e contro i leader della Knesset.
5 gennaio 2023
https://www.facebook.com/watch?v=1539523003200945
Ieri abbiamo visto una chiara minaccia di assassinare un primo ministro in Israele. Questa minaccia è stata pubblicata in bianco e nero su Facebook. Proviene da una figura di spicco nelle proteste antigovernative.
Questa minaccia è il risultato diretto di incitamento irresponsabile che riceve contraccolpi e contraccolpi e talvolta dichiarazioni esplicite dall'opposizione.
Questo non deve essere trascurato nell'ordine del giorno. Chiedo ai leader dell'opposizione di condannare l'incitamento e denunciare gli incitatori.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » dom feb 12, 2023 10:46 am

La antidemocratica e sinistrata Corte Suprema israeliana

L'APPLAUSO INEVITABILE
Niram Ferretti
11 gennaio 2023
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8880739500

Ci mancava il transumanista e storico da infotainment Harari a unirsi al coro di coloro i quali affermano che la riforma della giustizia in Israele annunciata dal governo Netanyahu, minerà alle sue fondamenta la democrazia. Harari scrive:
“L'aspetto più prezioso di una democrazia liberale non è il governo della maggioranza, ma limitare il potere di chi governa in modo da proteggere i diritti dei cittadini”.
C'è però una parte mancante nella frase, in una democrazia non è soltanto il potere di chi governa a dovere essere limitato, ma anche gli altri poteri, tra cui quello della giustizia.
Ma Harari di Montesquieu non deve mai avere letto una riga se no saprebbe che per l'autore de "Lo Spirito delle Leggi", “Non c’è piú libertà se il potere di giudicare non è separato dal potere legislativo e dall’esecutivo. Infatti se fosse unito al potere legislativo, ci sarebbe una potestà arbitraria sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe legislatore” (Lo Spirito delle Leggi, XI, 6).
E' esattamente quello che succede in Israele, dove l'Alta Corte di giustizia si arroga il ruolo di soverchiare a proprio arbitrio, il potere legislativo.
Il giudice non può essere legislatore in una moderna democrazia. Questa disfunzione, in Israele, dura da decenni e ha determinato il venire il essere di uno Stato dentro lo Stato, ma laddove il sensazionalismo travestito da storia, l'approssimazione scientifica al posto del rigore, e la drammatica manifestazione di semplificazione intellettuale al posto della fatica del concetto, la fanno da padroni, si può dire ciò che ha detto Harari suscitando applausi scroscianti.

Raffaele Ferro
La visione di Montesquieu è una semplificazione, nei moderni stati costituzionali il legislatore è soggetto alla costituzione e se la viola interviene un organo che è giurisdizionale e politico al tempo stesso (la Corte costituzionale). A margine faccio presente che il potere legislativo è oggi frammentato su più livelli, anche internazionali e persino soggetti amministrativi hanno poteri normativi a volte molto importanti

Niram Ferretti
Raffaele Ferro Israele non possiede una Costituzione, ma una serie di leggi in fieri. Montesquieu ha dato le basi teoriche per la separazione dei poteri, e per il loro bilanciamento, che varia nelle moderne democrazie da paese a paese. L'interferenza legislativa della Corte Costituzionale in Israele sulle prerogative dell'esecutivo è lampante da decenni e deve essere opportunamente corretta. I giudici non possono legiferare, in nessun ordinamento democratico viene consentito ai giudici di plasmare l'ordinamento legislativo, ma di intervenire laddove esso si ponga in violazione della carta costituzionale.

Niram Ferretti
Raffaele Ferro la debolezza di Israele è quella di non possedere di fatto una costituzione vera e propria ma una serie di leggi cosiddette base, che ne fanno le veci. Ed è dunque in virtù di esse che la Corte Costituzionale ha trovato il modo di forzare la “clausola delle limitazioni” contenuta nella legge Base sulla Dignità Umana e la Libertà del 1992, e stabilire che essa arginerebbe la facoltà del Parlamento di passare delle leggi che, a suo parere, la violerebbero. Tutto ciò ha fatto si che la Corte Suprema, sotto la lunga tutela di Aharon Barak si sia fatta organo supplente della Knesset attraverso un attivismo che ha inciso in profondità sulla sua operatività legislativa e continui a farlo fino ad oggi.

Raffaele Ferro
Niram Ferretti appunto, che succede se il legislatore viola la costituzione? Secondo, dimentica gli ordinamenti di common Law e il precedente vincolante

Raffaele Ferro
Niram Ferretti direi quindi che una costituzione c'è, e che la Corte ha supplito l'inerzia del legislatore, come in Italia è accaduto più volte

Niram Ferretti
Raffaele Ferro non li dimentico. Se il legislatore viola la Costituzione il potere giudiziario interviene ma non può diventare a tutti gli effetti supplente del potere legislativo soverchiando le prerogative dell'esecutivo. Si rilegga Kelsen.

Niram Ferretti
Raffaele Ferro no, non c'è una Costituzione in Israele. Ci sono leggi base, come ho scritto sopra. Per l'ex presidente della Corte Suprema israeliana, Aharon Barak, i rami dell’esecutivo e dell’legislativo non devono avere alcun grado di controllo sul ramo giudiziario, lasciando così che il potere giudiziario sia illimitato e la legislatura non possa rimuovere i giudici.

Raffaele Ferro
Niram Ferretti leggi base traduce il tedesco Grundgesetz che significa appunto costituzione. Il potere giudiziario deve essere autonomo nella interpretazione della legge che deve essere orientata ai valori costituzionali che includono sempre le libertà (personali) e i diritti fondamentali tra cui quello di proprietà. Diversamente i cittadini sono indifesi rispetto allo Stato

Niram Ferretti
Raffaele Ferro il tedesco può tradurre come crede e lei può andare avanti come un ariete a testa bassa, ma il fatto resta: "Israel has no written constitution. Various attempts to draft the formal document since 1948 have fallen short of the mark, and instead Israel has evolved a system of basic laws and rights, which enjoy semi-constitutional status". "Today, Israel is governed by a 124-page collection of 13 laws. Although the basic laws outline a vision of democratic rights, they remain, to paraphrase the late legal scholar Ruth Gavison, “unanchored. The Israeli Supreme Court has used this constitutional ambiguity to retroactively subject new legislation to judicial review. Meanwhile, legislators in the Knesset have tried to weaken the court’s authority over their lawmaking".

Daniela Rella
Raffaele Ferro le leggi costituzionali per essere modificate richiedono una maggioranza qualificata e sono perciò “stabili”. Non immutabili ma stabili. Le leggi base israeliane non sono leggi costituzionali e possono essere cambiate da qualunque maggioranza di governo. Maggioranza semplice, intendo. È evidente la differenza: Israele non ha una Costituzione.

Raffaele Ferro
Daniela Rella non è necessario avere una costituzione formale, anche l'Inghilterra non ne ha una, ciò non vuol dire che il legislatore ordinario non abbia limiti davanti al singolo. E la adesione a carte internazionali dei diritti supplisce alla mancata formalizzazione interna

Raffaele Ferro
Niram Ferretti una minaccia per la libertà: che succede se la maggioranza di governo abroga le libere elezioni e istituisce una dittatura o una oligarchia per cooptazione? Le democrazie moderne sono tali proprio perché il potere legislativo è soggetto a vincoli a tutela di singoli e minoranze

Niram Ferretti
Raffaele Ferro ma lei legge quello che scrivo? La mia impressione è che non lo faccia, e non ho molto desiderio di proseguire con un interlocutore che non legge ciò che scrivo, o lo legge senza comprenderlo. Nessuno qui sta contestando l'autonomia del potere giudiziario. Forse le è sfuggito lo specifico. Il problema è lo sbilanciamento di uno dei poteri che garantiscono l'assetto democratico, il legislativo, l'esecutivo, e il giudiziario. Alla sua domanda si può rispondere con un'altra domanda: che succede se il potere giudiziario invade il campo di quello dell'esecutivo, facendosi legislativo e sostituendone le funzioni? Lei teme che in Israele si instauri una dittatura perchè si vuole semplicemente ridurre il potere giudiziario? Mi sembra che lei del sistema politico israeliano sappia ben poco. Dovrebbe documentarsi meglio su quali sono le funzioni attuali della Suprema Corte israeliana e su quali sono i punti della riforma che l'attuale governo vuole portare avanti, invece di esercitarsi in domande retoriche del tutto fini a se stesse.

Daniela Rella
Raffaele Ferro le segnalo un paio di link, se vorrà leggerli. Mi paiono utili per mettere a fuoco il problema. https://www.informazionecorretta.com/ma ... 0&id=88844
Daniela Rella
Raffaele Ferro https://m.facebook.com/story.php?story_ ... 4334132689

Elisabetta Dell'Arca
Niram Ferretti però Aharon Barak è stato lasciato libero di agire e di muoversi evidentemente da una classe politica inadeguata o debole (lo dico da inesperta): tu cosa dici?

Niram Ferretti
Elisabetta Dell'Arca dico assolutamente di sì. Sono decenni che va avanti questa situazione. Finora nessun governo ha osato toccare lo strapotere della Corte Suprema perchè sapevano che farlo significava andare a toccare un potere fortissimo e consolidato che avrebbe fatto di tutto per impedirglielo. E' quello che sta accadendo adesso sotto i nostri occhi, piazze sobillate, la solita accusa di "attentato alla democrazia", persino un Segretario di Stato americano che in visita in Israele si dice preoccupato per la riforma annunciata. Una cosa simile non si era ancora vista.



Alberto Pento
La Costituzione è la legge fondamentale degli stati che ce l'hanno ed è fatta dal legislatore sovrano che nelle democrazie è il popolo (i cittadini elettori) o i suoi rappresentanti e non certo dai giudici, come sono fatte dal legislatore sovrano tutte le altre leggi ordinarie.

Nelle democrazie i giudici debbono esclusivamente applicare le leggi e verificare se queste sono conformi alla Costituzione ma non possono interpretare le leggi a loro insindacabile giudizio al punto da manipolarle, snaturarle, vanificarle, cambiarle perché ciò sarebbe eversione.

La Corte Costituzionale che verifica la costituzionalità delle leggi e delle eventiuali modifiche della Costituzione da parte del legislatore è sempre una Corte politica che riflette la volontà del legislatore ma non sempre quella del legislatore e del governo corrente, a volte la Corte Suprema (per tempi e meccanismi di elezione dei suoi giudici) rappresenta la minoranza non più al governo e ciò a volte o spesso ostacola e impedisce la governabilità democratica del paese come nel caso di Israele (anche se non ha una vera Costituzione ma solo Leggi basilari che a loro modo ne fanno le veci).

Quando la Corte Costituzionale o Suprema così costituita, manipola la Costituzione attraverso la sua interpretazione e snatura e vanifica le leggi del nuovo legislatore sovrano democraticamente eletto, specialmente le leggi e i provvedimenti importanti e fondamentali della politica della nuova maggioranza, allora si crea un grave conflitto istituzionale che rende problematica la democrazia e ingovernabile la realtà a danno della sovranità popolare e del paese.
In caso di conflitto io ritengo che in democrazia il legislatore, se in una certa maggioranza, debba avere sempre l'ultima parola sopra quella del giudice costituzionale, altrimenti la democrazia si trasformerebbe in una castuale oligarchia giudiziaria antidemocratica.
Come sensatamente e giustamente sostiene Niram la Corte Suprema israeliana a guida del sinistrato Aharon Barak è una corte eversiva, antidemocratica e la sua composizione e i suoi poteri andrebbero assolutamente modificati per il bene di Israele e dei suoi ebrei.


Israele, un coro di allarmi infondati
Testata: Il Giornale
Analisi di Fiamma Nirenstein
23.01.2023
https://www.informazionecorretta.com/ma ... 0&id=88844

La piazza di Israele secondo la corrente narrativa di giornali anche importanti come il New York Times e in Italia come La Stampa di Torino o fogli ideologici come il Manifesto, protesta contro il pericolo che Israele correrebbe di abbandonare la strada della democrazia, di diventare preda di una banda di pregiudicati irresponsabili che la vogliono trasformare da un Paese multiculturale, democratico e stabile nonostante il pericolo continuo in un odioso bandito globale. Ma questa versione dei fatti è contraddetta da se stessa e da tutti i media israeliani e internazionali che la sostengono: quando mai un governo tende all’autocrazia dopo una vittoria elettorale molto decisa, con dubbi sul ruolo democratico delle dimostrazioni e della libertà di espressione consentirebbe senza remora alcuna, per giorni e giorni, il ripetersi ossessivo di slogan guidati, di dotte dissertazioni di intellettuali, di cipigliose affermazioni di ufficiali ancora in carica contro il governo appena eletto? Quando mai, a memoria d’uomo, un giornalista, e ce ne sono qui a migliaia, è stato interdetto dalla sua diatriba quotidiana contro Netanyahu? Non se ne conosce il nome. È tuttavia qui è in corso una vera, non disputabile, contestazione di piazza contro i volti di questo nuovo governo, 64 seggi su 120, e contro le proposte di legge avanzate, specie quella relativa alla riforma della Corte Suprema. I motivi sono antichi, ripetuti negli anni, e in niente simili all’ispirazione di un putsch.
Il giudice Aharon Barak ne promosse negli anni ‘90 una riforma che ne ha fatto l’arbitro indisputabile della vita di Israele, ed oggi fra gli altri si è levato per denunciare la presunta “catena velenosa” che porterà alla caduta dello Stato di Diritto. Ed è logico: è la sua stessa creatura che viene messa in discussione, e gli duole. È la stessa creatura che da quando il cosiddetto “Bagaz” fu da lui riformato collezionò le due caratteristiche l’hanno resa possesso definitivo di una sola parte politica, la sua, quali che siano state le vicissitudini e le alternanze del Paese: un sistema elettivo in cui “amico chiama amico” ovvero, a differenza da tutti gli altri Paesi del mondo, solo i giudici con processo non pubblico, si interessano dell’elezioni dei giudici senza doverne dar conto alla piramide politica, e in secondo luogo, hanno la possibilità del tutto irrevocabile di stabilire l’”irragionevolezza” (non meglio definita) di una legge, e quindi di cassarla. La proposta di legge del nuovo ministro della Giustizia Yariv Levin, che propone il possibile recupero a maggioranza delle leggi eliminate per motu proprio dal “Bagaz”e la scelta dei giudici secondo criteri in buona parte di proporzione politica, e comunque di trasparenza, è stata dichiarata da tutti i leader del governo precedente, da Yair Lapid, a Benny Gantz (un po' meno in realtà) un tentativo di colpo di stato autoritario. I toni esagitati non si distanziano affatto da quelli che accompagnano la campagna di odio per Netanyahu ormai da anni, che in questi giorni si sono fatti ancora più alti ottenendo l’esclusione di Arieh Deri, il leader di Shas il partito religioso sefardita, un moderato di grande esperienza politica con tuttavia una pena scontata per problemi fiscali, dal ruolo di ministro. E’ vero, il Paese ha una larga minoranza anti Bibi, che ha diritto di manifestare, e che si oppone con tutte le sue forze al ritorno nel ruolo di Primo ministro di una figura eminente, carismatica, un uomo di stato noto in tutto il mondo. Ma questa minoranza usa toni disinformati, esagerati, di piena diffamazione, molto bene accolta dai suoi nemici nel mondo, dello Stato d’Israele. Uno degli oppositori di Netanyahu è arrivato ad affermare che le elezioni alla fine contano poco: “Non vi ricordate che anche Hitler andò al potere con le elezioni”. I toni di odio sono arrivati a questa follia, dunque il timore del consolidamento della destra al governo non ha nulla a che fare con l’idea che si possa instaurare il fascismo ma semplicemente che la sinistra venga esclusa dalla sua gestione, dalla egemonia culturale di cui ha goduto sin dai tempi di Ben Gurion. Le classi dirigenti di sinistra del Paese che con i governi di destra di Begin, poi di Sharon e infine di Netanyahu hanno sempre dovuto ingaggiare un braccio di ferro duro, sentono che la parte conservative del Paese ha adesso la possibilità di dire la sua, che davvero ha vinto le elezioni, che sta facendo nuove leggi. Si tratta di un’aggressione alla democrazia? Non ne ha nessuna apparenza. Oltretutto, Bibi che ha già governato Israele per 11 anni plasmandone una democrazia egualitaria rispetto a etnie, scelte politiche sessuali, religiose… dovrebbe davvero essere impazzito per voler trasformare d’un tratto la sua eredità storica.



La riforma della giustizia non è pericolosa per la democrazia israeliana, è essenziale
Russel A. Shalev
12 Febbraio 2023
Traduzione di Niram Ferretti

http://www.linformale.eu/la-riforma-del ... ssenziale/

Israele è unico tra le democrazie occidentali, ha un sistema giudiziario autonominato che è, allo stesso tempo, legislatore, esecutivo, redattore e creatore della Costituzione israeliana. Questo enorme potere funziona senza controlli, equilibri o supervisione efficaci. Come conseguenza di ciò, le riforme che sono state discusse per quasi tre decenni si stanno avvicinando alla loro realizzazione.

Dopo l’insediamento di un governo di destra a seguito di quasi tre anni di caos politico, la questione della riforma giudiziaria è diventata una richiesta chiave della coalizione. Tra le riforme proposte vi sono modifiche al sistema delle nomine giudiziarie, una chiara definizione delle condizioni alle quali la Corte suprema può annullare le leggi e una clausola di revoca. Quest’ultima clausola consentirebbe alla Knesset di approvare una legge che impedirebbe alla Corte Suprema di annullare la legge.

L’establishment legale israeliano e i suoi alleati, a grande maggioranza a sinistra, afferma che queste riforme porteranno alla morte della democrazia israeliana e alla fine dei diritti delle minoranze. In verità, queste riforme sono essenziali per restituire un equilibrio di base al sistema politico israeliano perché, per decenni, di fatto, il potere supremo su quasi ogni questione della vita politica è stato nelle mani di un’aristocrazia giudiziaria autoperpetuante, non eletta, la quale gestisce il paese non secondo una legge scritta ma in base alla propria visione del bene.

Il paradigma di base attraverso il quale l’establishment legale interpreta il proprio ruolo è quello dei ‘guardiani’. I giudici e i consulenti legali si vedono come l’avanguardia nella difesa della democrazia israeliana, proteggendola dai barbari alle porte. In questo caso, i barbari sarebbero i membri e i politici della Knesset, i quali, o complottano o possono essere facilmente tentati di limitare o ignorare le libertà civili e i diritti umani fondamentali.

Mentre ogni sistema democratico richiede controlli ed equilibri tra i propri rami, la dottrina del guardiano ha un effetto pernicioso e corrosivo sulla democrazia israeliana. I funzionari eletti che agiscono come rappresentanti dei cittadini, vengono visti con sospetto e fastidio. Come amano ripetere i sostenitori dello status quo, la democrazia non è solo il governo della maggioranza. La democrazia potrebbe non essere solo il governo della maggioranza, eppure è, principalmente e fondamentalmente, il governo della maggioranza. I guardiani, piuttosto che agire come argini nelle circostanze più estreme, si sono costituiti come sovrani alternativi ai cittadini e alla Knesset.

Nonostante tutti i discorsi sui pesi e contrappesi, ai cittadini israeliani resta una Knesset debole e una Corte Suprema quasi onnipotente e onnipresente. Una regola fondamentale della democrazia è che ogni ramo sia controllato e limitato. Queste limitazioni esistono già nei confronti della Knesset. Ogni governo in Israele è composto da una coalizione di più partiti, ciascuno con i propri interessi e visioni del mondo. La natura della politica di coalizione è quella del compromesso e del dare e avere. Inoltre, la Knesset e l’esecutivo sono limitati dalle elezioni e sono direttamente responsabili nei confronti dei cittadini israeliani, che possono fare campagna elettorale, protestare o scendere in piazza. Se la Knesset dovesse adottare politiche che limitano i diritti dei cittadini israeliani, saranno prontamente espulsi alle prossime elezioni. Ciò è in contrasto con la Corte Suprema, che è isolata dalla responsabilità popolare e non deve affrontare nessuna conseguenza per la legislazione giudiziaria o la creazione di specifici indirizzi politici.

Il ruolo ognipresente della Corte Suprema nell’arena politica di Israele è una storia (o una tragedia) raccontata in molte parti. Alla sua fondazione Israele ha adottato il sistema parlamentare originario del Regno Unito. Contrariamente al sistema americano, il ramo esecutivo è scelto dal parlamento. Similmente al Regno Unito, un principio di questo sistema è la supremazia parlamentare, il che significa che la Corte Suprema non ha il potere di controllo giurisdizionale e non può abbattere la legislazione. Il ruolo della Corte Suprema è quello di risolvere controversie specifiche tra le parti e garantire che il governo rispetti la legge. Il luogo delle decisioni politiche è la Knesset.

Fino agli anni ’80, la Corte Suprema si è astenuta dal coinvolgimento in alcune questioni, basandosi sulla dottrina della “giurisdizionalità”. Questa dottrina significava che c’erano alcune questioni sulle quali il tribunale non aveva competenza, per le quali non esistevano parametri legali e nelle quali il coinvolgimento giudiziario sarebbe stato inappropriato. Le questioni non giudicabili includevano decisioni politiche, questioni politiche, procedimenti interparlamentari e affari esteri. Un punto di svolta cruciale fu la decisione Ressler del 1988, in cui la Corte annullò la decisione del Ministro della Difesa di esentare gli studenti ultraortodossi delle yeshivot dalla leva dell’IDF. La Corte aveva precedentemente ritenuto che la questione fosse una questione di natura politico-sociale e non giurisdizionale. Il giudice Barak spiegò che non esiste un vuoto giuridico e che tutte le questioni sociali hanno risposte legali.

Poiché la Corte ha limitato l’uso della non giurisdizionalità, ha ampliato la dottrina della ragionevolezza. La ragionevolezza consentiva ai giudici di annullare qualsiasi decisione amministrativa che ritenessero irragionevole, consentendo essenzialmente ai giudici di sostituire il loro giudizio a quello del ramo esecutivo. Allo stesso tempo, la Corte ha eliminato il requisito della “legittimazione”, il che significava che solo le parti direttamente interessate potevano adire al tribunale. Ciò ha aperto la porta alle ONG e a vari “firmatari pubblici” che presentavano petizioni contro leggi e politiche a cui si opponevano. La Corte ha iniziato a pronunciarsi su questioni diverse come quella relativa al budget che il governo dovrebbe investire in rifugi antiaerei vicino al confine di Gaza, avviando un’inchiesta pubblica sui guasti durante la seconda guerra del Libano e sul percorso corretto per la barriera di sicurezza della Giudea e Samaria.

La fase critica dell’attivismo in continua espansione della Corte giunse nel 1992 con l’approvazione della legge conosciuta come “Legge fondamentale sulla dignità umana e la libertà” e della “Legge fondamentale sulla libertà di occupazione”. Queste furono le prime leggi fondamentali (leggi intese a servire come base della futura Costituzione di Israele) che sancivano i diritti umani; le leggi fondamentali precedenti si limitavano a delineare i meccanismi istituzionali.

Il giudice capo Aharon Barak annunciò che si era verificata una “rivoluzione costituzionale”, che le leggi fondamentali avevano uno status costituzionale e che queste davano alla corte il potere di annullare le leggi contrarie ad esse. Proprio così, Israele aveva una Costituzione, senza che i membri della Knesset, il governo o il pubblico ne fossero a conoscenza. Naturalmente, le leggi fondamentali non menzionano da nessuna parte il potere di annullare le leggi. Per questo, Barak si è guadagnato il titolo conferitogli dall’alto giudice statunitense Richard Posner di “pirata giudiziario” e “despota illuminato”.

Tre decenni di attivismo giudiziario hanno lasciato un sistema fondamentalmente squilibrato in cui un tribunale onnipotente affronta una Knesset debole. Nella famosa decisione “Mizrahi”, Barak ha sostenuto che le leggi fondamentali erano la norma costituzionale suprema di Israele e quindi giustificavano il controllo giurisdizionale. Tuttavia, nel 2018, la Corte ha accettato di esaminare una petizione contro la legge fondamentale dello Stato-nazione, nonostante la sua precedente affermazione secondo cui le leggi fondamentali erano le norme più elevate. La Corte ha flirtato con teorie legali radicali come “l’emendamento costituzionale incostituzionale”, che consentirebbe alla Corte di decidere in primo luogo cosa inserire nella Costituzione di Israele. Ciò è molto al di là di qualsiasi cosa i tribunali possano fare nelle democrazie occidentali, ed è un’ulteriore ed estrema usurpazione del mandato della Knesset.

Questa prepotenza giudiziaria genera una instabilità politica cronica. Le questioni politiche di cui si occupa la Corte sono antitetiche alle sentenze legali e al linguaggio di ciò che è giusto o sbagliato. Richiedono compromessi e concessioni, il vero pane quotidiano del lavoro parlamentare. Ad esempio, il ripetuto annullamento delle leggi sulle esenzioni alla leva per gli ultraortodossi non ha favorito in alcun modo l’integrazione ultraortodossa. I rapporti con la comunità ultraortodossa sono una grande sfida sociale che non può essere risolta legalmente o giudiziariamente.

L’influenza della Corte va ben oltre l’annullamento delle leggi. In tutte le fasi del processo legislativo e decisionale, i decisori devono chiedersi se la legge o la decisione sopporteranno il controllo della Corte. Il governo è ulteriormente svantaggiato nei confronti della Corte a causa dell’affermazione fatta dai consulenti legali del governo secondo cui la loro assistenza è legalmente vincolante. I tribunali hanno rifiutato di consentire agli avvocati privati di rappresentare i ministri, il che significa che il governo è alla mercé di consulenti legali che possono presentare opinioni più in linea con la loro coscienza personale.

Gli oppositori della riforma giudiziaria spesso chiedono “e se la Knesset annullasse le elezioni democratiche?” Tuttavia, la Corte Suprema si è avvicinata pericolosamente a farlo. Nel 1993, la Corte Suprema ha stabilito, nel famigerato precedente Deri-Pinhasi, che il Primo Ministro era obbligato a licenziare un ministro indagato per azione penale. La Corte ha riconosciuto che non vi era alcuna base per questa affermazione nella Legge Fondamentale del Governo, ma che il suo servizio continuato sarebbe stato fonte di “irragionevolezza che va alla base della questione”. Naturalmente, questo termine della frase è un puro sofisma, con nessuno oltre ai giudici stessi che sia in grado di prevederne o definirne il significato. In qualità di esperta legale, la professoressa Ruth Gavison ha avvisato che questo precedente è stato “un passo drammatico per subordinare il sistema politico-ufficiale al controllo giudiziario”. Nel maggio 2020, la Corte Suprema ha discusso se applicare questo precedente alla presidenza di Netanyahu. Ciò avvenne dopo un’elezione e dopo che Netanyahu era riuscito a formare un governo di unità nazionale e a guadagnarsi la fiducia della Knesset. In Israele, la Corte Suprema è l’ultima parola su chi può anche ricoprire cariche pubbliche, sulla base dell’amorfa “ragionevolezza” e senza una base legale esplicita.

Gran parte della discussione nazionale e internazionale su queste riforme si concentra su una clausola di deroga che richiede 61 membri della Knesset. La necessità di 61 membri della Knesset su 120, così sostiene l’argomentazione, consentirà al governo di annullare facilmente qualsiasi sentenza della Corte Suprema. Tuttavia, questo ignora diversi fatti importanti. In Canada la clausola di annullamento può essere attivata a maggioranza semplice. In Israele esiste già una clausola di deroga nella Legge fondamentale sulla libertà di occupazione (che garantisce a ogni cittadino o residente israeliano il “diritto di esercitare qualsiasi occupazione, professione o commercio”), che richiede anch’essa una maggioranza semplice. Nel sistema politico polarizzato di Israele, ottenere il sostegno di 61 membri della Knesset non è un’impresa facile. Il precedente governo Bennett-Lapid non aveva nemmeno una coalizione di 61 membri. C’è un consenso pressoché totale nella destra israeliana sul fatto che la richiesta di qualsiasi tipo di super maggioranza trasformerà la clausola di esclusione in una lettera morta. 61 è uno standard abbastanza alto; in Israele, ancora di più, è praticamente impossibile.

Questa anomalia non può essere risolta semplicemente chiedendo la moderazione giudiziaria. I giudici della Corte Suprema di Israele sono nominati da un comitato composto da nove membri. Cinque membri provengono dall’establishment legale: tre giudici della Corte Suprema e due membri dell’Ordine degli avvocati. Gli altri quattro membri sono funzionari eletti. Ciò significa che i giudici hanno essenzialmente un diritto di veto sulle nomine giudiziarie. Questa situazione è unica rispetto ad altre democrazie. In molti paesi come gli Stati Uniti e il Canada, i giudici sono scelti dai funzionari eletti. Nel Regno Unito, dove i giudici sono nominati da un comitato professionale, non hanno il potere di squalificare le leggi.

La sinistra israeliana sostiene che se dovessero essere approvate le riforme, i cittadini di Israele sarebbero lasciati con un tribunale castrato incapace di difendere i loro diritti. Questa affermazione semplicemente non regge. Israele era certamente una democrazia durante i suoi primi 50 anni prima della Rivoluzione Costituzionale. Ancora oggi, la Knesset potrebbe revocare la Legge Fondamentale sulla Dignità Umana a maggioranza semplice, sciogliere il tribunale e approvare qualsiasi legge desideri. Questo scenario da incubo è puro allarmismo per il semplice motivo che Israele è una democrazia vibrante con una cultura politica tollerante e liberale. Basta guardare al Regno Unito e alla Nuova Zelanda, dove la Corte non ha potere di controllo giurisdizionale. Questi paesi difficilmente possono essere definiti antidemocratici.

Dopo decenni di tentennamenti, il governo israeliano ha finalmente il potere di ristabilire l’equilibrio tanto necessario nel sistema politico israeliano. Le riforme proposte sono un tardivo contrappeso a decenni di usurpazione giudiziaria e mano pesante. Il ruolo originario della Corte deve essere ripristinato: pronunciarsi su controversie concrete e garantire lo stato di diritto. Le riforme proposte vanno al cuore stesso della democrazia israeliana. La questione fondamentale in gioco è, chi decide alla fine. Sono i cittadini di Israele o i suoi giudici?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » lun feb 13, 2023 10:35 pm

Guardate cosa è successo oggi a Gerusalemme: l'opposizione si scatena dentro la Knesset e i suoi membri saltano sui tavoli, Ron Huldai incita chiaramente spargimento di sangue, e nella manifestazione di sinistra chiamano il premier un "traditore".
13 febbraio 2023
https://www.facebook.com/watch?v=1729340837481829
Faccio appello ai leader dell'opposizione: basta. Smettetela di deteriorare deliberatamente il paese in anarchia. Riprenditi, scopri responsabilità e leadership.
La maggior parte dei cittadini israele non vuole l'anarchia. Vogliono un dialogo di fatto e alla fine vogliono l'unità.
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Re: I criminali magistrati sinistrati contro Netanyahu

Messaggioda Berto » mar feb 14, 2023 9:12 pm

Porre termine alla potestà arbitraria
Niram Ferretti
14 Febbraio 2023

http://www.linformale.eu/porre-termine- ... rbitraria/

La decisione da parte dell’attuale maggioranza di governo di varare una riforma della giustizia che limiti lo strapotere giudiziaro della Suprema Corte israeliana, di fatto trasformata sotto l’egida del giudice demiurgo Aharon Barak in una sostituto del ramo legislativo e guardiana dell’esecutivo, sta suscitando da giorni un’ondata massiccia di proteste e di esagitati allarmismi. Le parole d’ordine, il condensato sloganistico che viene usato come spauracchio contro la riforma è lo slabbrato ma sempre efficace spauracchio della presunta “fine della democrazia”.

La fine della democrazia è il più efficace e prevedibile degli slogan a disposizione della sinistra ognivolta che la destra giunta al potere si appresta a varare le sue leggi, non solo in Israele.

In Israele la democrazia avrebbe già, in effetti, dovuto essere morta da almeno un decennio, perlomeno tutte le volte che Benjamin Netanyhau è diventato premier. Quante volte si è sentito dire che con lui al potere, Israele sarebbe diventato una distopia fascista? Il pericolo per la democrazia era sempre lì, appena il più longevo primo ministro israeliano si apprestava a ricoprire di nuovo il ruolo. Adesso che lo ricopre per l’ennesima volta il pericolo si è ripresentato, ma questa volta non è rappresentato dalla sua persona ma dalla volontà di riformare finalmente un potere che anno dopo anno, decennio dopo decennio, si è costituito come un surrogato dello Stato nello Stato.

Come ha sottolineato Russel A, Shaliv:

“Nonostante tutti i discorsi sui pesi e contrappesi, ai cittadini israeliani resta una Knesset debole e una Corte Suprema quasi onnipotente e onnipresente. Una regola fondamentale della democrazia è che ogni ramo sia controllato e limitato. Queste limitazioni esistono già nei confronti della Knesset. Ogni governo in Israele è composto da una coalizione di più partiti, ciascuno con i propri interessi e visioni del mondo. La natura della politica di coalizione è quella del compromesso e del dare e avere. Inoltre, la Knesset e l’esecutivo sono limitati dalle elezioni e sono direttamente responsabili nei confronti dei cittadini israeliani, che possono fare campagna elettorale, protestare o scendere in piazza. Se la Knesset dovesse adottare politiche che limitano i diritti dei cittadini israeliani, saranno prontamente espulsi alle prossime elezioni. Ciò è in contrasto con la Corte Suprema, che è isolata dalla responsabilità popolare e non deve affrontare nessuna conseguenza per la legislazione giudiziaria o la creazione di specifici indirizzi politici”.

Limitare il ruolo dell Corte Suprema israeliana, obbiettivo che si pone la riforma al varo, non significa, come viene affermato dai dettrattori della riforma, attentare alla democrazia, ma semmai equilibrarla sottraendo alla Corte il ruolo surettizo di legislatore che spetta di fatto al parlamento, ma siccome è un ruolo a cui questo pezzo di potere non intende affatto rinunciare con facilità, si è montata ad arte l’accusa che l’esecutivo si appresta a varare una legge liberticida.

È tale il consolidamento della Corte e l’estensione dei suoi appoggi che si è giunti a prospettare un grande danno economico per il paese se la riforma dovesse passare. Dunque corrono voci di ritiri di capitali, di abbondoni di aziende straniere, come se Israele si trovasse sull’orlo di una vera e propria deriva autoritaria. Il fatto stesso che il Segretario di Stato americano Antony Blinken nella sua recente visita in Israele abbia espresso la propria preoccupazione su una riforma che riguarda esclusivamente la politica interna di uno Stato sovrano, la dice lunga su quanto questa riforma sia stata strumentalizzata e sull’estensione degli interessi consolidati determinati ad arginarla.

Si può capire. La Corte, dagli anni ’90 in poi si è progressivamente assunta il ruolo di tutrice morale dello Stato, e non, come dovrebbe essere, di organo esclusivamente preposto a valutare se le leggi proposte dall’esecutivo sono giuridicamente fondate, in linea con il corpus giuridico consolidato e nel rispetto delle leggi fondamentali, il corpus legislativo che, in assenza di una Costituzione in senso proprio, in Israele ne fa le veci. Ed è proprio sulle leggi fondamentali che la Corte si è assunta il ruolo di plasmarle secondo il proprio insindacabile indirizzo.

Il ruolo decisamente politico che essa si è assunto è di un parlamento surrogato, o parlamento ombra in grado di stabilire cosa è giusto o sbagliato per l’indirizzo generale dello Stato.

Un paese dove il sistema politico è subordinato al potere giudiziario, di fatto già non è una democrazia, sicuramente non lo è nel senso auspicato da Montesquieu come specificato ne Lo Spirito delle Leggi,

“Non c’è piú libertà se il potere di giudicare non è separato dal potere legislativo e dall’esecutivo. Infatti se fosse unito al potere legislativo, ci sarebbe una potestà arbitraria sulla vita e la libertà dei cittadini, in quanto il giudice sarebbe legislatore” (Lo Spirito delle Leggi, XI, 6)

In Israele, nonostante la separazione dei poteri, è in vigore da tre decenni la “potestà arbitraria” di cui scrive Montesquieu che ha trasformato surrettiziamente il giudice in legislatore.

È ora che questa potestà cessi e la politica si riprenda le prerogative che le spettano.
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