Scandalo «sottomarino» travolge Netanyahu
il manifesto
Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi
15.12.2017
https://ilmanifesto.it/scandalo-sottoma ... netanyahu/
Un siluro sottomarino esplode fra Berlino e Tel Aviv. Ma la scia di scintille arriva fino ai vertici di Fincantieri e Finmeccanica. La vicenda, innescata dall’interrogazione al Bundestag dei capigruppo Linke Sahra Wagenknecht e Dietmar Bartsch, deborda nell’imbarazzo di Angela Merkel e soprattutto nel “Case 3000” che sta travolgendo il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
TUTTO RUOTA intorno a tre nuovi U-boot della classe Dolphin: la versione nucleare dell’U-212 costruito da Fincantieri e ThyssenKrupp Marine Systems. Costano 600 milioni di euro l’uno e cinque sono già stati consegnati a Israele. Ma in estate la Germania ha congelato l’esecuzione finale del contratto per sospetta corruzione, proprio dopo aver chiuso con il governo Gentiloni la partnership per la fornitura di 4 sottomarini alla marina italiana.
A SETTEMBRE, il presidente israeliano Reuven Rivlin in visita ufficiale a Berlino sollecita lo «sblocco» dei tre sommergibili ma rientra solo con l’opzione di acquisto per quattro corvette. E il 23 ottobre il governo tedesco aggiunge una clausola al vecchio contratto: il paragrafo 10 del memorandum d’intesa firmato con il governo Nethanyau. Sancisce che gli U-boot venduti a Israele hanno bisogno di un preciso «rimorchiatore» per uscire dai cantieri di Kiel: ovvero che si chiuda l’inchiesta sulle presunte tangenti fra l’uomo di ThyssenKrupp e quello di Netanyahu. È il documento ufficiale che innesca l’iniziativa parlamentare della Linke, e fa deflagrare tutto.
TANTO PIÙ che la costruzione dei sottomarini destinati a Israele è finanziata con il gettito fiscale, e il Consiglio di sicurezza tedesco ha approvato l’export dei Dolphin per «l’invariata responsabilità storica verso Israele», mentre il governo Merkel conferma il maxi-finanziamento diretto al prodotto di ThyssenKrupp.
Peccato che l’ex ministro della difesa israeliano Moshe Ja’alon abbia “confessato” a Die Zeit non solo che «dal punto di vista militare i nuovi sottomarini non sono necessari» ma addirittura un sospetto inquietante: «Temo di aver assistito a un caso di corruzione».
Si riferisce agli arresti eccellenti di David Shimron, avvocato personale del premier israeliano, e Miki Ganor, rappresentante di ThyssenKrupp Marine a Tel Aviv. Così il periscopio della Linke inquadra i tre nuovi sottomarini da esportazione, dopo che il 21 luglio scorso di fronte all’Alta Corte di Rishon Le Zion proprio Ganor ha dichiarato al giudice Einat Ron di avere «sviluppi nell’inchiesta che coinvolge il primo ministro e ufficiali delle forze armate».
IL MANAGER di ThissenKrupp era già sospettato di aver promesso 9 milioni di euro all’avvocato di Netanyahu, dopo che l’ex ministro Ja’alon aveva votato contro l’acquisto dei tre nuovi U-boot tedeschi. E così in estate Ganor, spalle al muro, firma l’accordo di testimonianza che gli permette di patteggiare le accuse di frode, riciclaggio e cospirazione criminale. Le stesse che condivide con Avriel Bar-Yosef, ex vice capo del consiglio di sicurezza nazionale. In cambio di una condanna mite Ganor snocciola i complici a partire proprio dal suo intermediario David Shimron, legale di Nethanyau (e suo parente) e bersaglio dell’inchiesta giudiziaria “Case 3000”. Sarebbe lui ad aver spinto illecitamente Israele all’acquisto dei sottomarini e altre navi per 1,5 miliardi di dollari.
Una storia di mazzette in emersione rapida. La cronaca più che tangente al “sonar” acceso nel Bundestag di Berlino. «Le indagini sulla corruzione in Israele sono state oggetto dei negoziati sulla consegna degli U-boot» deve ammettere via portavoce il governo Merkel.
E SI PROFILA un’appendice in Italia. Fincantieri, infatti, collabora con ThyssenKrupp alla realizzazione dei sommergibili U-212, anche se i tedeschi vendono a Israele la versione derivata dall’U-209 con 4 tubi lancia-siluri in più capaci di armare missili Harpoon e Popeye con testate nucleari.
Con Berlino è sintonizzato anche il business di Leonardo, ex Finmeccanica: attraverso l’accordo con Fincantieri del 2014, e per mezzo dell’intesa firmata a marzo a Coblenza che ha consolidato la partnership italo-tedesca nella costruzione di ulteriori battelli della classe Todaro. Tutte commesse militari a beneficio dell’arsenale Fincantieri de La Spezia, che potrebbero presto finire sotto i riflettori anche a Montecitorio.
ISRAELE. Polizia: “Netanyahu va incriminato per corruzione”
Il premier nega le accuse e tira dritto: “La coalizione governativa è stabile, continueremo a lavorare per il bene dei cittadini israeliani”. I laburisti parlano di “epoca Netanyahu finita”, ma è dell’alleato Bennet l’attacco più duro: “Il leader dello stato ebraico non dovrebbe ricevere doni da miliardari”
di Roberto Prinzi
14 feb 2018
https://nena-news.it/israele-polizia-ne ... orruzione/
Nena News – “Voglio rassicurarvi che la coalizione governativa è stabile. Nessuno, né io né nessun altro, ha piani per [indire] una nuova elezione. Continueremo a lavorare con voi per il bene dei cittadini d’Israele fino alla fine della legislatura”. A dirlo è stato oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu nel corso di una conferenza a Tel Aviv. Bibi ostenta sicurezza eppure la richiesta della polizia di incriminarlo per due dei tre casi giudiziari su cui indagava da mesi è un duro colpo per lui, probabilmente la sfida più difficile della sua lunga carriera politica che deve affrontare. Spetta ora al procuratore generale d’Israele Avichai Mandelblit decidere se il premier dovrà essere processato o meno. Un processo che, se dovesse iniziare, potrebbe durare settimane se non mesi.
Il primo ministro, capo del governo complessivamente per quasi 12 anni, si è rivolto ieri alla nazione in un discorso televisivo difendendosi dalle accuse della polizia. “Siccome io conosco la verità – ha detto – tutto si concluderà con un nulla di fatto”. Netanyahu non nega i fatti per cui è accusato, ma l’interpretazione che ne da la polizia. E così, come fa sempre quando si sente attaccato, ha chiamato a raccolta la sua gente cercando di apparire contemporaneamente vittima di attacchi politici ingiusti, ma anche leader forte e probo, unico timoniere capace di guidare sulla retta via lo stato ebraico assediato dai “nemici” . “Continuerò a governare Israele con responsabilità e fedeltà” ha promesso prima di ribadire la sua innocenza.
I tre casi di corruzione per cui Netanyahu è sotto indagine sono stati chiamati dalla stampa israeliana “caso 1.000”, “caso 2.000” e “caso 3.000”. Secondo le indagini della polizia, nel primo il leader del Likud avrebbe ricevuto regali costosi stimati in decine di migliaia di dollari da ricchi sostenitori come il produttore di Hollywood Arnon Milchan e il miliardario James Packer. ll premier si è sempre giustificato parlando di “regali fra amici”. Una posizione, però, che sembrerebbe essere smentita dai fatti: secondo una testimonianza rilasciata alcuni giorni fa, sua moglie Sarah era solita chiedere alla segretaria di Milchan di ricevere gli “omaggi” in scatole sigillate da cui non fosse possibile individuare il contenuto. Un’attenzione alla segretezza, hanno osservato alcuni commentatori israeliani, eccessiva trattandosi, dopo tutto, di “regali tra amici”.
Ma i doni ricevuti come ricompensa per i piaceri (eventuali) fatti dal premier, rappresenterebbero reati meno gravi rispetto a quelli per cui è sospettato nelle altre due indagini. Nel caso 2.000, infatti, Netanyahu è accusato dalla polizia di aver provato ad accordarsi segretamente con il direttore del quotidiano Yediot Aharonot per ridurre la circolazione del tabloid gratuito Israel HaYom (vicino al premier) in cambio di una copertura mediatica più positiva da parte di Yedioth. Ancora più serio è il terzo caso relativo alla vendita di sottomarini tedeschi Dolphins a Israele. Qui, infatti, oltre alle tangenti, sarebbe stata messa in pericolo la stessa sicurezza nazionale. Per il momento, va precisato, il coinvolgimento del premier nell’acquisto dei sommergibili non è stato dimostrato. Quel che certo, però, è che a settembre la polizia ha arrestato l’ex capo del suo staff, l’avvocato David Sharan, e che altre teste potrebbero saltare perché l’inchiesta procede, sebbene tra mille difficoltà.
Netanyahu ostenta sicurezza. Eppure sa perfettamente che le sue vicende personali danno spazio politico ai suoi rivali. Se le critiche dell’opposizione laburista con il suo debole leader Avi Gabbay (“l’epoca Netanyahu è finita) sono scontate e prevedibili, è l’attacco di alcuni voci interne alla sua coalizione a destare più attenzione. Sia chiaro: il premier può vantare di molti fedelissimi all’interno del governo. Uno di questi, ad esempio, è il ministro del turismo Yariv Levin che, commentando la notizia di ieri, ha subito parlato di “golpe contro gli elettori”. Ma i suoi difensori non rappresentano tutto l’esecutivo. O, almeno, tra di loro non vi è il ministro dell’istruzione Naftali Bennet (Casa Ebraica) che ha approfittato dei guai giudiziari del premier per lanciare una dura bordata contro di lui: “Ricevere doni in queste proporzioni e per così tanto tempo non soddisfa le aspettative dei cittadini d’Israele – ha ammonito – Il leader dello stato ebraico non dovrebbe proprio accettare doni dai miliardari. Non è così che si educa una giovane generazione, non è così che siamo stati educati”. Dopo il bastone, però, è arrivata la carota: “La legge d’Israele è chiara: il primo ministro può continuare il suo lavoro anche dopo le raccomandazioni della polizia. Continueremo a lavorare per i cittadini israeliani”.
Insomma, Bibi per ora è salvo. Ma cosa accadrà in futuro? Quali conseguenze avranno le indagini del procuratore Mandelbit all’interno del governo? Sono domande che molti israeliani si stanno ponendo in queste ore. Una idea chiara ce l’ha Noam Sheizaf, analista politico del sito ebraico Siha Mekomit: “La strategia di Netanyahu si basa sulla sua popolarità a destra. Finché mantiene un alto livello di approvazione all’interno della sua base, nessun rivale a destra lo attaccherà perché temerà una vendetta da parte dei suoi sostenitori”. Ciò si tradurrà concretamente, secondo Sheizaf, in uno spostamento “ancora più a destra [del premier]”. I palestinesi sono avvisati. Nena News
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir
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Israele, Netanyahu: non coinvolto in vendita sottomarini a Egitto
24 marzo 2019
https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/i ... 902a.shtml
Non c'è alcun coinvolgimento finanziario nella vendita di sottomarini tedeschi all'Egitto. Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu spiegando che le sue ragioni per non essersi opposto a quella vendita sono "segreti di Stato". In un'intervista a sorpresa a Canale 12, la prima da tre anni, Netanyahu ha anche affrontato le recenti accuse di essere stato azionista della società di acciaierie "SeaDrift".
Quei sottomarini che preservano la pace
I nemici d’Israele sanno che, se attaccassero, la risposta giungerebbe inesorabile dal mare.
Di Guy Bechor
8 Maggio 2012
https://www.israele.net/quei-sottomarin ... no-la-pace
Quietamente, sotto la superficie, Israele si sta trasformando in una potenza marittima come Russia e Stati Uniti, con una flotta di sottomarini d’avanguardia.
Di recente la Germania ha concordato di fornire a Israele un sesto sottomarino della classe Dolphin. Lo stato ebraico ne ha già tre operativi. Altri due sono in arrivo tra quest’anno e l’anno prossimo. Poi arriverà il sesto. La Germania ha anche accettato di sovvenzionare in parte il sesto sottomarino, come ha già fatto per i precedenti. In un periodo in cui i tedeschi stanno riducendo le loro stesse spese militari a causa della nota congiuntura economica, non si tratta di un aspetto secondario. In futuro Berlino potrebbe vendere altri sottomarini di questo tipo a Israele, che in effetti è interessato a dotarsi di una flotta di una decina di sottomarini che gli garantiscano grande forza nei decenni a venire.
Il costo di ciascuno di questi sottomarini si aggira sui 500 milioni di dollari, cifra che può salire fino a 850 milioni a seconda delle dotazioni. Israele in effetti ha presentato una serie di richieste speciali per le sue unità, e vi ha installato sofisticati sistemi segreti. Il sesto sommergibile sarà il più avanzato, in grado di stare sott’acqua più a lungo.
La marina israeliana sta conoscendo un notevole mutamento concettuale: dalla funzione di guardia costiera (che rimane un compito estremamente importante), si sta trasformando nel braccio strategico di Israele e delle sue Forze di Difesa almeno quanto lo è l’aviazione. I sottomarini israeliani possono raggiungere praticamente qualunque area del mondo, e certamente tutto il Medio Oriente, e per ora i nemici di Israele non dispongono di una credibile contromisura. Nessuno stato della regione può permettersi questi sistemi d’arma. Qualche anno fa era circolata la notizia che anche l’Egitto era interessato all’acquisto di sottomarini tedeschi della classe Dolphin. I sottomarini egiziani sono obsoleti e il Cairo era inquieto a causa della supremazia d’Israele nelle profondità marine, per la quale gli egiziani non dispongono di una risposta adeguata. Poi però le trattative si sono arenate ed oggi il regime al potere al Cairo non ha i mezzi per condurle a termine.
Nel frattempo, anche gli iraniani tengono d’occhio con preoccupazione le notizie che giungono dalla Germania circa la fornitura di altri tre sottomarini a Israele, consapevoli che nemmeno Tehran dispone di contromisure. Proprio nell’intento di far vedere che possiedono un’alternativa, gli iraniani hanno fatto transitare per il Mar Rosso i loro datati sottomarini come una forma di provocazione rispetto alla presenza israeliana a lungo raggio. È lo stesso motivo per cui un vascello iraniano ha recentemente attraversato il Canale di Suez in rotta per il Mediterraneo: per dimostrare che l’Iran dopotutto è una superpotenza marittima.
Sun Tzu, l’autore de “L’arte della guerra”, insegnava già 2.500 anni fa come si crea l’effetto deterrenza: se il nemico valuta che, attaccandoci, subirà inevitabilmente un gravissimo danno, si tratterrà dall’attaccarci. Ed è proprio questo il senso dei sottomarini israeliani: in teoria l’Iran potrebbe colpire Israele con i missili, ma sa – stando ai resoconti dall’estero – che potrebbe pagare un prezzo micidiale. Quand’anche le capacità difensive e offensive di Israele venissero distrutte dall’attacco iraniano, il colpo di risposta contro l’Iran arriverebbe dal mare: ed è praticamente certo che arriverebbe. Se l’Iran si rende conto che gli costerebbe un prezzo terrificante, allora non attaccherà. E in effetti, stando ad autorevoli mass-media internazionali, almeno un sottomarino israeliano sarebbe costantemente in navigazione non lontano dalle coste iraniane. Questa è deterrenza. E una volta che Israele disporrà di sei sottomarini, o forse più, questo elemento incrementerà sensibilmente il controllo d’Israele su un’area molto estesa.
I sottomarini sono certamente una potente arma da guerra, ma i sottomarini israeliani sono di fatto una delle più sicure garanzie per preservare quiete e stabilità in Medio Oriente. I sottomarini garantiscono che il rischio di guerra vada calando, anziché aumentare. Dunque sono uno dei migliori investimenti per la pace mediorientale.
(Da: YnetNwes, 4.5.12)