Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » ven giu 21, 2019 8:46 pm

ONG ISRAELIANE PER I PALESTINESI ... ??
[da pagine Fb, Repubblica]

https://www.facebook.com/zio.Ferdinando ... 2377743232

...Sono le stesse organizzazioni umanitarie israeliane a segnalare il grave fenomeno espansivo perpetrato dal governo di Netanyahu in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. L’Ong per i diritti umani B’Tselem riferisce infatti di un “aumento della frequenza e della gravità degli attacchi da parte dei coloni” contro i palestinesi nella Valle del Giordano, i quali “minacciano i pastori, li cacciano, li aggrediscono fisicamente, guidano a tutta velocità in mezzo alle greggi per spaventare le pecore, le travolgono o le rubano”, e aggiungono che “i soldati sono di solito presenti durante questi attacchi e a volte vi prendono anche parte”.
B’Tselem sostiene inoltre che questi attacchi “non sono incidenti isolati, ma fanno parte della politica che Israele applica nella Valle del Giordano”.

"L'obiettivo è farli andar via 'per scelta' ". Lo scopo - sottolineano ancora gli attivisti dell'organizzazione israeliana - è quello di “impadronirsi di più terra possibile, spingendo i palestinesi ad andarsene. Uno scopo che viene raggiunto con varie misure, incluso quello di rendere la vita in quei luoghi così insostenibile e sconfortante da indurre i palestinesi a non avere altra scelta se non quella di lasciare le proprie case, apparentemente ‘per scelta’ ”. Ma le comunità palestinesi sottoposte a vessazioni di ogni sorta nella Valle del Giordano sono solo alcune di quelle prese di mira dalla politica israeliana. Situazioni simili se ne possono trovare anche nei quartieri palestinesi di Gerusalemme Est occupata, come Sheikh Jarrah e Silwan.


Gino Quarelo
Intanto il nome di queste terre "controverse" è Giudea e Samaria più che Cisgiordania e sono terre storiche ebraiche, oggi sono il settimo distretto di Israele.
Si ricorda che gli arabi maomettani sono invasori violenti della Giudea (o Palestina) nel VII secolo d.C. quando era dominio bizantino e che hanno ridotto gli ebrei e i cristiani della Palestina a dhimmi: angariandoli, vessandoli, discriminandoli, derubandoli, uccidendoli.
Il maomettismo o nazismo maomettano fin da Maometto ha discriminato e perseguitato ogni diversamente religioso, specialmente gli ebrei e i cristiani; Maometto ha pesonalmente ucciso centinaia di ebrei della tribù dei Banu Qurayza
https://it.wikipedia.org/wiki/Banu_Qurayza

Oggi gli ebrei in Giudea e Samaria (detta anche Cisgiordania) non fanno altro che difendersi e tra le varie possibilità vi è anche quella di cacciare gli arabo-palestinesi che non rispettano e che odiano e disprezzano a morte gli ebrei, principalmente per nazismo politico-religioso maomettano.



La propaganda e le bugie dell’occupazione israeliana
20 gennaio 2019
Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/la-pro ... israeliana

Va detto subito, a scanso di equivoci, l’offensiva che da cinquanta anni si combatte contro Israele è un’offensiva sostanzialmente lessicale, cioè propagandistica, in cui la realtà dei fatti è stata sostituita, come in tutti gli apparati propagandistici, dalla fiction. Goebbels che se ne intendeva assai bene di protocolli propagandistici lo chiariva programmaticamente, “La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.

Quando i propal affermano che “Secondo il diritto internazionale” Israele occuperebbe illegalmente i territori della Giudea Samaria, Cisgiordania, o West Bank, mentono. Il diritto internazionale, diversamente dal diritto interno, non è emanato da nessuna autorità centrale e sicuramente questa autorità non è rivestita dall’ONU.

“Occupazione” è un termine che manda in fibrillazione tutti gli avversatori e demonizzatori di Israele perché suggerisce che l’esercito israeliano che si trova in Cisgiordania occuperebbe territori che apparterrebbero ai palestinesi espropriati.

La vulgata degli ebrei ladri di terra è irresistibile, sollucchera, riporta alla memoria altre accuse del passato, criminalizzazioni passate alla storia: avvelenatori di pozzi, profanatori di ostie, sacrificatori di bambini, deicidi. Il repertorio nero antisemita ruota da secoli intorno a poche ma ben rodate idee.

I territori della Cisgiordania o Giudea e Samaria, questo il loro nome storico, non hanno alcun detentore sovrano essendo passati dopo la fine dell’impero Ottomano agli inglesi per il periodo del Mandato sulla Palestina.

Di seguito, nel 1922, il Mandato stabilì inequivocabilmente che gli ebrei avrebbero potuto dimorare in tutti i territori a occidente del fiume Giordano. Il testo del Mandato fu fatto proprio dalla allora Società delle Nazioni, l’ONU odierno, e non è mai stato abrogato nelle sue disposizioni generali.

Ma gli inglesi, come è sempre stata loro abitudine, variarono gli accordi a seconda di come tirava il vento. Ridussero progressivamente il territorio che avrebbe dovuto essere inizialmente degli ebrei regalando alla tribù hashemita la Trangiordania.

Con il primo Libro Bianco del 1922 l’esclusione della Transgiordania per un futuro insediamento ebraico venne sancita formalmente. A seguito della rivolta araba del 1936 la Gran Bretagna costituì una apposita commissione, la Commissione Peel, per fornire un resoconto delle cause della rivolta e fornire suggerimenti.

L’esito della Commissione Peel relativamente alla questione territoriale della Palestina Mandataria fu quello, nel 1937, di proporre di assegnare agli ebrei meno del 20% del territorio mentre l’80% sarebbe stato assegnato agli arabi. A questa proposta, la più vantaggiosa che avrebbero mai ricevuto, gli arabi dissero di no.
Applicando come sempre il principio del dividi et impera, la Gran Bretagna si era riorientata in senso filoarabo già nel 1930, come testimonia il secondo Libro Bianco del 1930 che si proponeva di frenare la costituzione del focolare ebraico in Palestina.

Il terzo Libro Bianco del 1939 (dopo che quello del 1930 era stato annullato in virtù delle forti proteste delle organizzazioni sioniste), di fatto metteva una pietra sopra la proposta avanzata dalla Commissione Peel, abbozzando l’ipotesi di un futuro stato palestinese a sovranità araba che si sarebbe costituito nell’arco di dieci anni.

Nel 1947, l’Assemblea Generale dell’ONU approvava la Risoluzione 181 la quale, trasgredendo la lettera del Mandato Britannico per la Palestina del 1922, stabiliva che un futuro Stato arabo (attenzione, non “palestinese”, i palestinesi avrebbero fatto la loro comparsa ufficiale sul teatro della storia nel 1964) avrebbe compreso anche la Giudea e la Samaria.

L’Agenzia ebraica accettò a malincuore questa privazione poiché era riuscita a salvare in extremis il deserto del Negev che il Dipartimento di Stato americano voleva concedere agli arabi. Chi fu totalmente contrario in campo sionista fu Menachem Begin, il quale riteneva che essa espropriasse gli ebrei di un territorio che gli spettava.

Tuttavia, la Risoluzione 181 non è mai entrata in vigore, poiché gli arabi la rigettarono e preferirono dichiarare guerra a Israele allo scopo di annientarlo. La Giordania invase i territori, cacciò da essi gli ebrei presenti e nel 1951 se li annesse abusivamente fino al 1967 quando, a seguito della Guerra dei Sei Giorni, Israele li catturò. Va aggiunto che secondo il regolamento dell’ONU, le risoluzioni emanate dall’Assemblea Generale non sono legalmente vincolanti. Lo possono essere solo quelle emanate dal Consiglio di Sicurezza in base al Capitolo 7.

Da allora esiste sui territori una presenza militare israeliana, nello specifico, dopo gli Accordi di Oslo del 1993-95, nella cosiddetta Area C. L’Area A è sotto piena tutela palestinese mentre l’Area B è a tutela mista. Solo l’Area C è di pieno controllo israeliano.

Si può dunque parlare di “presenza militare”, di “vigilanza”, di “tutela territoriale”, ma certo non di “occupazione” nel senso distorto che è stato promosso negli ultimi cinquantun anni, ovvero di presenza abusiva su un territorio conculcato ai suoi legittimi possessori, come è stato il caso, per esempio dell’occupazione nazista su buona parte dell’Europa durante la Seconda guerra mondiale (ma molti altri casi si possono citare).

Sono le parole, false o vere, che plasmano la realtà. Il linguaggio della menzogna ha unicamente lo scopo di deformarla.



Gli ebrei d'Israele non hanno rubato e occupato alcuna terra altrui
viewtopic.php?f=205&t=2825


Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele e gli ebrei
viewtopic.php?f=196&t=2824


“Uccidi gli ebrei per Allah!”: ancora convinti che la definizione di pacifinti sia ingiusta?
Emanuel Baroz 2 giugno 2010

http://www.focusonisrael.org/2010/06/02 ... fisti-gaza

“Uccidi gli ebrei per Allah!”: ancora convinti che la definizione di pacifinti sia ingiusta?

Riportiamo qui di seguito un video andato in onda su Al-Jazeera il 29 maggio 2010, in cui i partecipanti alla Freedom Flotilla, la nave dei cosidetti “pacifisti” che voleva forzare il blocco navale a largo della Striscia di Gaza per “motivi umanitari”, invocano l’uccisione degli ebrei:

Uccidi ebrei per Allah

Partecipanti della flottiglia cantano inni di guerra islamici invocanti l’uccisione di ebrei

Reporter: “Nonostante le minacce israeliane e qualche inaspettato ritardo, l’arrivo delle navi al punto di incontro prima di navigare verso la spiaggia di Gaza ha infiammato le emozioni e l’entusiasmo dei partecipanti”

Scene dalle navi della flottiglia di giovani musulmani che gridano canti di battaglia invocanti l’uccisione e la sconfitta di ebrei in battaglia:

[Ricordate] “Khaibar, Khaibar, o ebrei! L’esercito di Maometto tornerà!”

[Khaibar è il nome dell’ultimo villagio ebraico sconfitto dall’esercito di Maometto, e significa la fine della presenza ebraica in Arabia nel 628.]

Reporter: “Cantando inni che ricordano l’intifada palestinese, i partecipanti esprimono il loro desiderio di raggiungere Gaza.”

Una partecipante: “Adesso siamo di fronte a uno di due possibili lieti fini (happy endings): o il martirio o il raggiungimento di Gaza.” [Frase che esprime la formula islamica prima della battaglia: “O vittoria o martirio”.]


Islam, palestinesi, ebraismo, ebrei, Israełe
viewtopic.php?f=188&t=1924


SAMARIA E GIUDEA, TERRE D' ISRAELE
11 agosto 1988

https://ricerca.repubblica.it/repubblic ... raele.html

GERUSALEMME Chiunque voglia costituire un governo palestinese in esilio si scontrerà con il pugno di ferro di Israele, che schiaccerà ogni tentativo di creare uno stato indipendente in Cisgiordania. La risposta ufficiale degli israeliani alla rinuncia di re Hussein di Giordania di qualsiasi forma di gestione dei territori occupati, è venuta dal primo ministro Shamir, che ha concluso con queste parole il dibattito in Parlamento convocato in seduta speciale. Poi, in una riunione del Gabinetto ristretto, ha aggiunto di essere personalmente favorevole all' estensione della legge e del diritto israeliani alla Samaria, alla Giudea e alla striscia di Gaza, che fanno parte della terra di Israele, che è tutta nostra. Il premier ha specificato che ha voluto evitare di parlare di annessione perché questa parola ha un suono sgradevole. E in ogni caso non si può annettere quello che è già nostro. Radio Gerusalemme dal canto suo ha ammesso che la riunione di Gabinetto è stata tempestosa proprio per le proposte di annessione dei ministri della destra. La tesi dell' annessione è stata sostenuta apertamente dall' altro falco del Likud, Ariel Sharon, che tuttavia, secondo un' intervista rilasciata a L' evenement du jeudi francese, si accontenterebbe di annettere solo un terzo dei territori occupati. Sharon dice che con la decisione giordana di rompere i legami con la Cisgiordania si è determinata una situazione completamente nuova. A questo punto Israele dovrebbe elaborare un piano destinato ad imporre la propria legge nei territori occupati, vitali per la nostra difesa. Le prime reazioni ufficiali al taglio netto di re Hussein non potevano essere più dure e categoriche. Shamir, che ha parlato in Parlamento per venti minuti, ha liquidato qualsiasi apertura all' Olp, definito un' organizzazione di assassini, mentre ha considerato addirittura delirante l' idea di uno stato indipendente nei territori occupati. Deve essere chiaro come il sole a mezzogiorno che Israele non ci sta a questo gioco, ha affermato. E altrettanta insofferenza il leader del Likud l' ha espressa nei confronti degli appelli umanitari che da tutto il mondo si levano in favore dell' autodeterminazione del popolo palestinese: Questi appelli sono ipocriti e senza alcun significato, ha aggiunto. Le opposizioni, che avevano chiesto il dibattito per verificare la possibilità di aprire un dialogo con gli elementi palestinesi più moderati, hanno a loro volta espresso una posizione molto critica nei confronti di Shamir e dello stesso Peres. L' ex premier israeliano, leader del partito laburista e attualmente ministro degli Esteri, secondo il deputato Yossi Sarid non avrebbe capito che è un errore puntare tutto su re Hussein. Le parole più infuocate sono state ovviamente per Shamir, colpevole secondo Gadi Yatziv di bombardare, deportare, e angariare l' intero popolo palestinese. Ma, ha ammonito Yatziv, dovete sapere che non si ottiene nulla deportando la gente che combatte per la libertà. Shamir non ha mancato di rivogersi anche ai palestinesi, chiedendo la fine dell' intifada. Per questa strada otterrete solo guai, ha detto il leader conservatore. Ma le proposte di Shamir sono sempre le stesse: gli accordi di Camp David, firmati nel ' 78 tra Egitto e Israele, che i palestinesi e gli altri paesi arabi si rifiutano di riconoscere. Intanto il ministro delle Finanze Nissim ha tracciato un primo bilancio economico dell' intifada. La rivolta alla fine dell' anno causerà una diminuzione dell' 1,5 per cento della produzione nazionale, provocando il ristagno. Un portavoce del governo ha confermato che nelle ultime settimane 400 palestinesi che lavorano per le forze di occupazione sono stati licenziati, o hanno abbandonato spontaneamente il servizio, ma per ristrettezze di bilancio l' esercito intende tagliare altri 350 posti tra i palestinesi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » ven giu 21, 2019 9:19 pm

Tikkunismo: il pericolo di una nuova religione politica
Ugo Volli
21 Giugno 2019

https://www.progettodreyfus.com/tikkuni ... Ipoebwnfy0

C’è una nuova religione nata nel seno, e forse sarebbe meglio dire al posto, dell’ebraismo americano. Possiamo chiamarla con Vic Rosenthal “Tikkunismo”. Il nome viene dall’idea di “tikkun ‘olam”, che nel lessico della Kabbalah significa “riparazione” o redenzione del mondo, quel lavoro che il mistico compie con la preghiera e altri mezzi rituali per recuperare le scintille di santità disperse nel mondo, anche nei suoi luoghi più impuri e malvagi, in seguito all’esplosione primordiale che nel linguaggio kabbalistico si chiama “shevirat hakelim”, “rottura dei vasi” della materia, incapaci di contenere la luce divina. Tutta questa connotazione mistica, con la ricca narrativa e le immagini che la circondano nella Kabbalah, è però del tutto perduta nel tikkunismo. Qui “tikkun ‘olam” significa letteralmente occuparsi dei mali del nostro mondo, l’ingiustizia, l’inquinamento, la violenza, la fame, la fuga di persone perseguitate e cercare di porvi rimedio.

Naturalmente non vi è nulla di male, anzi molto è lodevole in questa esigenza, sempre che sia compresa in maniera politica, cioè come una certa posizione ideale che deve confrontarsi con altre posizioni concorrenti, con interessi legittimi e anche semplicemente con i vincoli di compatibilità che limitano ogni progetto umano. Per esempio è chiaro che è bene, anche secondo l’etica delle Scritture ebraiche, combattere la fame e la miseria, cercare la giustizia sociale e la possibilità per ciascuno di vivere una vita dignitosa e promettente, liberare i popoli oppressi. Ma quando questo obiettivo viene posto come unico e assoluto, come nell’ideologia comunista, ne segue inevitabilmente un regime dirigista e totalitario che non solo comprime la libertà economica, sociale e ben presto anche quella di pensiero, ma fallisce il suo stesso obiettivo portando tutta la società (salvo i pochi privilegiati che la governano) alla miseria e all’ingiustizia che ne consegue. Così è accaduto sempre, in Russia e in Cina, a Cuba e in Venezuela.

Oppure è giusto (ed è ancora prescritto nell’ebraismo) aiutare e rispettare gli stranieri. Ma devono essere casi di emergenza limitati nel tempo e dovuti a problemi gravissimi; oppure deve trattarsi di una forma di integrazione economica che ha senso purché gli stranieri ospiti rispettino le leggi e la cultura che li accoglie e non cerchino di sovvertirla o rovesciarla; e anche nei limiti della possibilità economica e sociale della società accogliente di integrare davvero questi immigrati, di inserirli nella vita sociale ed economica. Se questi limiti sono superati lo straniero (che le Scritture ebraiche chiamano per lo più in questo contesto “gher”, cioè ospite, straniero residente) diventa un invasore o un parassita e la società che lo subisce si decompone. Non c’è certamente nella tradizione ebraica l’obbligo di amare i banditi come ‘Amalek, o i nemici come i Filistei, o gli oppressori come i Romani. L’obbligo di tutelare se stessi e la propria società precede quello di aiutare gli altri. Voglio richiamare qui il titolo della più lucida e obiettiva analisi del problema dell’immigrazione uscita in Italiano, ad opera di uno scienziato di sinistra, ma boicottata da tutti i media: “L’ospite e il nemico” di Raffaele Simone, pubblicata da Garzanti, cui penso di dedicare presto un articolo.

Ma nel tikkunismo queste esigenze non sono pensate col buon senso con cui si dovrebbero considerare le posizioni politiche, bensì con l’assolutezza del dovere religioso. La politica viene deificata. Essere ebrei non significa comportarsi secondo le regole millenarie basate sulla Torah e neppure credere in qualche cosa (anche Dio è opzionale per i tikkunisti), ma avere posizioni politiche intenzionate a “riparare il mondo”, naturalmente cioè di sinistra (che poi ci riescano è tutta un’altra questione, la storia mostra che le società più intolleranti, inquinanti, violente sono sempre state quelle totalitarie, di destra e di sinistra allo stesso modo). Per i tikkunisti, chi non è di sinistra, perché crede al mercato, alla libertà individuale, all’importanza delle culture nazionale, non è semplicemente uno che la pensa in maniera diversa, o magari un avversario politico. E’ il “fascista” la personificazione del male, che dev’essere demonizzato, esorcizzato e distrutto, soprattutto se ha raggiunto qualche influenza. E’ una posizione che influenza profondamente in questo momento non solo il mondo ebraico, ma in generale i media, la politica e gli intellettuali “autorevoli”, perfino la Chiesa con la figura di papa Bergoglio. Il fatto che questo travestimento e traviamento della politica in religione sia spesso in buona fede non rende più lieve il problema, ma lo aggrava: come discutere, come negoziare con chi ti considera il male assoluto?

C’è dunque un fatto generale, ma c’è soprattutto un problema specificamente ebraico del tikkunismo. Ed è il fatto che esso si sviluppa molto spesso in antisionismo, in disapprovazione, se non proprio odio, per l’esistenza dello Stato di Israele, magari sotto la foglia di fico del dissenso per il suo governo di centrodestra, regolarmente scelto alle elezioni negli ultimi quindici anni dal popolo israeliano. Le ragioni sono ovvie. Israele è lo stato nazione del popolo ebraico, e i tikkunisti sono contro gli stati e ancor più le nazioni, perché pensano che siano trappole contro gli oppressi. Israele è oggetto di una guerra ininterrotta da parte dei musulmani e degli arabi da oltre un secolo, da prima della sua fondazione. Ma musulmana è la maggior parte degli emigranti e gli arabi sono poveri (benché seduti sui depositi di materie prime più ricche del mondo). Dunque hanno ragione loro, a prescindere.

Di più, i tikkunisti non nutrono dubbi rispetto alla miracolosa nascita di un nuovo popolo, i “palestinesi”, generato dai servizi segreti sovietici poco meno di sessant’anni fa. E dato che questo “popolo” afferma di essere stato spossessato del loro stato, non importa che questo stato non sia mai esistito e che gli ebrei abbiano comprato a caro prezzo le terre che hanno risanato ed abitato, che i loro avi siano gli indigeni di quelle terre, che ci sia stata un’approvazione legale internazionale per la fondazione del loro stato. Quel che conta è che gli altri pretendano di essere delle vittime espropriate, e questo impone di appoggiarle, anche nel terrorismo. Infine Israele è alleato dell’America, ha abbandonato il socialismo diventando prospero, è un regime democratico pluripartitico senza un dittatore rassicurante con la faccia di Castro, di Maduro o di Mao – il che ai tikkunisti proprio non va giù.

Dunque il tikkunismo, che con altro nome (“progressismo”) è diffuso un po’ dappertutto nella “migliore intelligenza” occidentale, nel mondo ebraico costituisce una scissione particolarmente grave, anche perché gli antisemiti (che si presentano come “solo” antisionisti) hanno gran vantaggio e gusto a potersi appoggiare su esponenti dei loro nemici ebrei che dicono a voce alta di condividere il loro odio per Israele. E’ un pericolo, abbastanza secondario in Europa, più rumoroso e paradossale in Israele, ma veramente grave negli Stati Uniti. Esserne coscienti è essenziale per non cadere in questa trappola politica travestita da religione.


I peggiori sono quelli che si servono degli ultimi o dei presunti ultimi per derubare e opprimere tutti gli altri, tra cui la loro stessa gente.
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Utopie demenziali e criminali - falsi salvatori del mondo e dell'umanità
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I falsi buoni che fanno del male - I falsi salvatori del mondo
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https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0904548886


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Messaggioda Berto » sab giu 22, 2019 11:39 am

Perché la sinistra italiana odia Israele?

http://veromedioriente.altervista.org/s ... g1RFrekFkA

Premessa: questo articolo è volutamente riassuntivo e tratta di un tema già noto agli addetti ai lavori.

Esiste una fortissima ostilità contro Israele, causata da una fortissima propaganda fatta di odio e disinformazione che si concretizza in un vero e proprio lavaggio del cervello di massa per indurre la gente ad odiare Israele e stare dalla parte dei terroristi palestinesi.

Per la questione della disinformazione e della manipolazione delle persone, si rimanda in altre sedi visto che anni ed anni di propaganda hanno creato una vasta letteratura disinformativa che richiede un'altrettanta vasta letteratura di risposta per essere smontata.
Quello che interessa a noi è chi sono i principali attori di questa propaganda disinformativa: sono 4 e sono gli estremisti islamici, gli antisemiti, l'estrema destra.....e la sinistra. Di questi quattro attori, ce ne è uno che ha molto più potere di loro in Europa ed in Italia, ed è la sinistra. Essa è capace di convincere facilmente grandi masse, di piegare alla propria ideologia molti media influenti, e quindi con la falsa informazione crea l'opinione. Perfino il campo dell'attivismo ne viene fortemente influenzato.

In Italia questo meccanismo è estremamente forte e la sinistra ha creato di fatto l'opinione su Israele, sui Palestinesi e su cosa sta accadendo in quelle zone. Ed ovviamente ha praticamente imposto la parte con cui stare.

È inutile dire che ha avuto grande successo, le persone sono facilmente manipolabili su questi argomenti e credono quello che viene detto loro di credere, soprattutto se si hanno i mezzi della sinistra.

Siccome la disinformazione e l'odio cieco contro Israele da parte della sinistra sono noti, quello che a noi interessa spiegare è perché la sinistra ha scelto di odiare Israele, di fare propaganda disinformativa nei suoi confronti e di stare di fatto dalla parte dei terroristi palestinesi che sostiene senza vergogna spacciandoli per "popolo palestinese".

Oltre una presenza millenaria degli ebrei in Palestina, nell'800 incominciarono ad arrivare gli ebrei dall'Europa fuggendo dalle persecuzioni zariste e dai pogrom e "quella Terra" si trasformò, fondarono Petah Tikva nel 1878, Rishon le Zion nel 1882, Rehovot nel 1880 e incominciarono a sviluppare la terra, a lavorare la sabbia sassosa del deserto israeliano che all'epoca copriva tutto il Paese. Questa nuova situazione e la creazione di posti di lavoro portò verso Sion gli arabi egiziani, siriani e di tutto il circondario pronti ad accettare il lavoro che gli ebrei offrivano .

Fino al 1948 quando fu fondato Israele con i voti delle Nazioni Unite, tutto il mondo occidentale riconosceva gli ebrei come legittimi abitanti di Israele, tutto il mondo occidentale sapeva che da quella Terra gli ebrei furono ingiustamente scacciati e che da 2000 anni ad ogni fine di festività ebraica il Popolo gridava "L'anno prossimo a Gerusalemme".

Il mondo occidentale sapeva anche che fino al 1948 , quando cambiarono il nome in israeliani, gli ebrei erano i veri palestinesi, riconosciuti come tali.

Solo nel 1967, quando gli ebrei liberarono Gerusalemme e i territori ebraici (Giudea e Samaria) occupati dalla Giordania per 20 anni, gli arabi si rassegnarono al fatto che non potevano vincere Israele con una guerra diretta ed adottarono una nuova tattica guidata da Arafat, quella di inventare il popolo palestinese da usare come arma contro Israele, prima di allora inesistente.

Nessuno sopportò la vittoria israeliana sui paesi arabi e il risultato fu che nel 1967 il mondo dimenticò tutto quello che aveva conosciuto e riconosciuto per secoli, la Storia fu rinnegata e ne riscrissero una nuova con un popolo inventato e " martire" e un altro descritto come occupante, assassino, discendente dei nazisti.

Si, Il mondo dimenticò tutto, si assoggettò ad Arafat, si vendette agli arabi, ondate di violenza antiebraica scossero tutta Europa, quello che rimase inalterato fu l'odio ancestrale che sentiva per l'ebreo e ne fece ancora una volta il capro espiatorio dei suoi umori.

La grande menzogna divenne storia, politici e intellettuali si fecero comprare, imbrogliare, lavare il cervello dalla propaganda araba, i pacifisti, sempre violenti e pieni di odio antiebraico, divennero eroi, i terroristi divennero martiri, gli assassini furono ricevuti dai grandi del mondo come capi di stato.

Incominciò così il periodo più terribile per Israele, incominciarono gli anni del TERRORE. Ebbe inizio l'incubo del terrorismo quotidiano, 10, 20 attentati al giorno per le strade di Israele, cinema. pizzerie, ristoranti, autobus saltavano per aria portando con se civili israeliani, bambini, donne, famiglie intere che morivano tra le fiamme colpiti da migliaia di pallini di acciaio con cui i terroristi riempivano le loro bombe.

Nessuno in Israele può dire di non avere un parente o un amico morto a causa del terrore palestinese. Nessuno.

Il mondo ha distolto lo sguardo dalle sinagoghe brucianti di Gaza, dalle pizzerie di Haifa e dai banchetti nuziali di Netanya sventrati dagli shahid e dai mullah che considerano gli ebrei armenti da olocausto. Non ha voluto leggerle le piccole grandi storie degli ebrei uccisi perché ebrei. Non hanno visto che l’embrione statuale palestinese è stato trasformato nel retroterra di faide, fltne e lanci di missili sugli asili nido di Sderot.

E la sinistra?

La nascita dello Stato di Israele fu salutata dalla sinistra europea (l'allora URSS votò a favore alla società delle Nazioni) come una "doverosa presenza di una democrazia in un mare di nazioni dominate da un tribalismo medioevale". Ricordo, qualora fosse necessario, lo spirito genuinamente socialista e collettivista che attraversò almeno i primi due decenni della società israeliana. Insomma c'erano tutte le premesse per una duratura luna di miele.

Pier Paolo Pasolini, su Nuovi argomenti del giugno 1967 paragonava l’invasione nazista dell’Italia all’invasione araba del nascente stato ebraico. “Nel Lago di Tiberiade e sulle rive del Mar Morto ho passato ore simili soltanto a quelle del 1944 ho capito, per mimesi, cos’è il terrore dell’essere massacrati in massa. Ma ho capito anche che gli israeliani non si erano affatto arresi a tale destino”.

L'idillio si è interrotto allorché nella sinistra è apparso un forte sentimento anti-americano (erano gli anni della guerra in Vietnam) e, la resistenza e la conseguente vittoria israeliana della "Guerra dei sei giorni" del 1967, cui tutti assistemmo con trepidante preoccupazione anche a sinistra, e ci svelò un Israele forte come una superpotenza. Per la sinistra sembrava quasi intollerabile stare dalla parte del più forte anche se Israele doveva fronteggiare l'odio di feroci eserciti che volevano distruggerlo.

Tanto più che nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni l’Unione Sovietica, tanto amata dalla sinistra, ruppe i rapporti diplomatici con Israele e si schierò definitivamente con gli Stati arabi.

I palestinesi - termine che fino ad allora non aveva una connotazione "nazionale" ma designava gli abitanti arabi al di qua del fiume Giordano, frutto di una spartizione britannica sbrigativa e insolente -, fino allora residenti in quella terra che avevano conteso e perduto a seguito della guerra, si rifugiarono presso gli stati arabi confinanti (e furono organizzati dagli Stati perdenti come una nuova arma da usare contro Israele).

E volete a questo punto che la sinistra non accolga e faccia proprie le "istanze" di un popolo "allontanato" dalla sua terra? E se c'è persino un nascente movimento pronto a coagulare a sé una specie di Risorgimento arabo contro l'aggressore, la sinistra non è invitata a nozze?

A questo aggiungiamoci la sempiterna amicizia americana per Israele tanto odiata dai comunisti dell'epoca, e abbiamo tutti gli elementi. Elementi il cui pregiudizio non è cessato fino adesso.


Da noi la questione palestinese è stata per decenni il cavallo di battaglia di una sinistra pretestuosamente anti israeliana. E di una stampa devotamente allineata. Vittima di una sorta di complesso pavloviano la nostra stampa persevera nelle vecchie abitudini.

La manifestazione più grave di questo cronico riflesso condizionato è l'incapacità, talvolta, di distinguere la causa palestinese da quella di Hamas ritrovandosi così al servizio della propaganda fondamentalista. A differenza dei giornali stranieri molte testate nostrane continuano a raccontarci un'inesistente guerra di Israele ai palestinesi anziché lo scontro con una fazione che ha fatto del terrorismo la sua principale arma. Una fazione che ha attuato violenze di ogni tipo contro il popolo palestinese e contro i civili ebrei.

Ogni volta che i terroristi attaccano Israele costringendolo a rispondere per difendersi, la sinistra italiana, quasi tutta, parlo di quella politica, di quella mediatica e di quella delle persone comuni, non riesce a liberarsi di preconcetti, pregiudizi, terzomondismo di maniera e ottusità nell'analizzare e commentare la guerra in atto fra Israele e la sanguinaria organizzazione terroristica di Hamas

Dopo i crolli dei muri e di un sistema politico che esiste e persiste, nel suo aspetto più deteriore, esclusivamente, in Corea del Nord, la sinistra, orfana di riferimenti ideologici, spiazzata dall'attivismo dei movimenti, impreparata a cogliere e governare le mutazioni economiche e sociali, che la globalità produce, incapace di intercettare le nuove istanze e problematiche dei cittadini, cerca ancora di più rifugio e consenso con un abbraccio mortale con i presunti oppressi : I palestinesi, ovverosia con l'organizzazione terroristica di Hamas, non essendo, neanche in grado, di distinguere gli uni dagli altri ( totale ignoranza della storia mediorientale, Hamas sono dei criminali che schiavizzano ed opprimono i palestinesi).

Si sono bevute tutte le bufale contro Israele, in un delirio crescente di omissioni, falsità e immoralità. La sinistra, ogni qual volta ci sia di mezzo Israele, perde lucidità e razionalità, con una buona dose di malafede e nel tentativo, maldestro, di cercare di far credere di stare dalla parte giusta, che giusta non è.......!!!

PS: nel libro di Valentino Baldacci " 1967. Comunisti e socialisti di fronte alla guerra dei Sei giorni ", è documento quello che accadde in quel momento alla sinistra italiana, riportiamo qui di seguito una beve presentazione tratta da La Stampa.

Lo strappo dell’Unità, le accuse di Rinascita e il cambiamento di posizione dell’Espresso ma anche le risposte dell’Avanti! e i dubbi di Mondo Operaio: Valentino Baldacci descrive Comunisti e socialisti davanti alla guerra dei Sei Giorni in uno studio di 638 pagine che ricostruisce la svolta della sinistra italiana che davanti al conflitto del 1967 si lacerò su Israele a causa dell’influenza dell’Urss sul Pci.
Il valore del libro sta nella mole di documenti raccolti, non solo sui giornali ma sui leader politici, da Giancarlo Pajetta a Enrico Berlinguer, che consentono di rivivere un terremoto di posizioni che cambiò l’identità della sinistra italiana. Protagonista e erede della resistenza antifascista che si era battuta contro le persecuzioni degli ebrei e per la nascita di Israele, il Pci voltò le spalle allo Stato ebraico facendo proprie le posizioni dell’Urss che nel 1967 sposò il rifiuto totale dei Paesi arabi nei confronti di Israele.
Il leader socialista Pietro Nenni e l’Avanti!, con gli articoli di Aldo Garosci, si opposero alla svolta filo-Urss in Medio Oriente del Pci, mostrando però incertezze e venature - a cominciare dalle pagine di Mondo Operaio - che vent’anni più tardi avrebbero portato Bettino Craxi a convergere con il Partito Comunista.

Lo strappo avvenne facendo debuttare in Italia, in maniera quasi istantanea, le tesi sovietiche su «razzismo», «espansionismo» e «imperialismo» del sionismo per delegittimare le fondamenta dell’esistenza di Israele, occidentale e dunque nemico.

Perché l'ideologia di sinistra è errata ed immorale

Premessa: tratto da qui

Nell'anti-israelismo e nell'antisionismo c'è spesso una base tradizionalmente antisemita, questo è chiaro. Israele non è solo lo stato degli ebrei, è l'ebreo degli stati e viene trattato come gli ebrei venivano trattati durante l'esilio: ghettizzato, discriminato, boicottato, sospettato di crimini ridicoli e spesso infamanti, come “ammazzare bambini”.

Grazie a un millennio e mezzo e passa di martellante antigiudaismo cristiano, gli ebrei sono il gruppo che viene facile odiare e il loro stato, che non doveva mai essere costituito secondo la sensibilità cristiana (perché l'esilio dell'ebreo errante faceva parte della punizione del “popolo deicida”) segue la stessa sorte, unico fra gli stati del mondo.

Ma oltre a questa radice teologico-politica, nello schieramento istintivo da parte di molta sinistra a favore del terrorismo arabo vi è qualcosa di più generale, che si ripercuote anche contro Israele: l'idea che bisogna schierarsi con loro, anche se usano metodi di lotta atroci e inumani, perché sono i “più deboli”, “gli oppressi”, e dunque i nuovi proletari, la “moltitudine” di cui parlava Toni Negri nel suo best seller internazionale “Impero”. E' un atteggiamento così diffuso e irriflesso che non si può non farci i conti. Ma bisogna dire che esso è radicalmente sbagliato.

E' sbagliato sul piano etico, naturalmente. Il drone o l'aereo che cerca di uccidere il terrorista può sbagliare, naturalmente e coinvolgere persone che non c'entrano. In guerra è sempre successo, purtroppo, e questo è un buon motivo per cercare di evitare le guerre, per tentare di risolvere le dispute sul piano pacifico. Ma il colpo mira a un bersaglio preciso, a un combattente nemico.
Il terrorista suicida che si fa saltare nella metropolitana, o come è successo spesso in Israele negli autobus nei caffè nei supermercati nei ristoranti non cerca neanche di distinguere, non si dà obiettivi militari, se la prende con la gente qualunque dall'altra parte della barricata. Lo stesso fanno i razzi di Hamas, le molotov e i sassi sulle macchine, gli accoltellamenti casuali, le stragi di civili di altra religione, magari dopo aver marcato la loro casa con un segno infamante come facevano i nazisti.

C'è in questo modo di combattere l'idea, tipicamente razzista, che tutto l'altro popolo sia non solo nemico, ma degno di morire in massa, salvo che eventualmente si sottometta e si converta. Questo modo di combattere senza distinzione fra civili e militari è tipico dell'Islam, è all'origine del genocidio armeno e assiro, della distruzione dei greci che abitavano e avevano fondato le città della costa asiatica dell'Egeo che oggi si dicono turche, delle conquiste islamiche antiche della Spagna, dell'Africa del nord, della Mesopotamia.

Ma in questo modo di vedere le cose vi sono anche degli errori di fatto. Non è vero che gli arabi siano gli “umili”, i “deboli”. Loro non si vedono affatto così. Storicamente hanno sempre pensato a se stessi come i signori e si battono per riconquistare questo ruolo, che considerano oggi provvisoriamente usurpato.

Sono stati storicamente i più grandi colonialisti: partiti dalla penisola arabica deserta e spopolata, hanno conquistato e arabizzato mezzo mondo, accumulando ricchezze gigantesche depredate ai popoli che conquistavano e opprimevano, distruggendo la loro cultura e la loro economia. L'Africa del Nord era il granaio dell'Impero Romano, abitata da popolazioni berbere; la conquista araba le ha rese spopolate, incolte… e arabe; la Mesopotamia era abitata dai babilonesi, la Siria dagli assiri, che parlavano l'aramaico, ora virtualmente estinto.

L'Africa nera fu depredata dai mercanti di schiavi arabi, che per un certo periodo fornirono gli inglesi di carne umana per le colonie americane, ma molto più a lungo servirono il mercato domestico arabo. Le regole del Corano sono tipicamente coloniali: gli indigeni conquistati sono inferiori, se non si convertono devono riscattare la loro sopravvivenza con umiliazioni legali e fiscali senza fine.

Anche il territorio dell'antica Giudea e dell'attuale Israele è stato sottoposto a queste pratiche di arabizzazione forzata e anche di immigrazione islamica dall'Egitto, dall'Arabia Saudita, perfino dall'Anatolia e dal Caucaso. La “questione palestinese” in buona parte deriva da queste pratiche coloniali. E' facile mostrare che la “Nakbah” palestinese consiste esattamente in questa condizione di non essere più i padroni coloniali del Medio Oriente.

Quanto alla miseria, essa è essenzialmente autoinflitta: non c'è regione al mondo che abbia guadagnato tanto senza sforzo nell'ultimo secolo, quanto i paesi arabi del Medio Oriente col petrolio. Quel che non ha funzionato è il meccanismo di redistribuzione, di diversificazione, di investimento. I ceti dominanti arabi hanno usato questo denaro per godere di un lusso illimitato e non hanno pensato affatto a far vivere un'economia produttiva, a elevare la condizione di vita dei loro ceti popolari. I poveri arabi sono stati sfruttati, sì, ma dai loro capi, non dall'Occidente o da Israele.

Con gli ebrei è accaduto l'opposto. Oppressi per secoli in terra di Israele dai loro colonizzatori arabi, trattati come gli ultimi, oppressi spesso sterminati sia nel mondo islamico sia in quello cristiano, quando hanno potuto liberarsi hanno cercato di arrivare in Israele. Ci sono riusciti finalmente in massa a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, arrivando per lo più poverissimi, armati solo delle loro braccia, della loro intelligenza e del loro amore per la terra, aiutati in parte da donazioni degli ebrei europei più benestanti a comprare della terra che hanno sviluppato con straordinario successo.

La creazione di Israele è un atto di decolonizzazione sia dagli occupanti britannici sia dai colonialisti arabi. Il benessere attuale di Israele è la dimostrazione che un territorio desertico e desolato può essere reso fruttuoso col lavoro e che il fattore umano è almeno altrettanto importante per l'economia della ricchezza delle materie prime. L'odio arabo per Israele è in buona parte invidia, volontà predonesca di prendersi i beni che sono stati accumulati con la fatica di generazioni – invece di rimboccarsi le maniche e costruirli a propria volta. Gli ebrei sono odiati dagli arabi perché erano oppressi erano schiavi e si sono emancipati.

I progressisti dovrebbero stare dalla parte di una società di schiavi liberati (come già Israele fu all'uscita dall'Egitto). Ma la miopia ideologica impedisce di vedere le radici storiche dei problemi e ne coglie solo gli aspetti superficiali: i “poveri” palestinesi che rivendicano una terra “loro” (cioè che una volta occupavano come colonialisti, o piuttosto emanazione locali dei colonialisti turchi) e dato che l'esercito israeliano ha il torto di impedire loro di ammazzare liberamente gli ebrei, si danno, poverini, al terrorismo.

I palestinesi hanno fatto un ottimo affare prendendo di mira Israele, specialmente negli anni ‘70. Praticare il terrorismo contro lo stato ebraico ha innescato decenni di accuse contro le vittime di quel terrorismo e di giustificazioni per i colpevoli. L’ostilità antisemita che tanti occidentali nutrono nei confronti di Israele, l’ebreo fra gli stati, rafforzò il diffondersi della cultura post-anni ‘60 della colpa occidentale, dell’abiura, della condiscendenza e della legittimazione verso qualunque nemico violento a patto che si potesse dipingere come gente del terzo mondo. Il democratico Israele, costretto a difendersi, venne dipinto come una potenza imperiale e non uno stato assediato, mentre i terroristi palestinesi vennero rappresentati come combattenti per la libertà e non come assassini invasati.

Anziché considerare quanto siano pochi i popoli, molto più sofferenti dei palestinesi, che si danno al terrorismo; anziché domandarsi come mai i palestinesi prendono di mira sistematicamente donne, bambini e anziani innocenti, i portabandiera del “dare sempre la colpa a Israele” ribaltavano la colpa sulla vittima: Israele deve essere reo di chissà quale atroce oppressione per tirarsi addosso un odio tanto spietato, sostenevano i campioni del politicamente corretto invece di analizzare il culto della morte palestinese che alimentava antisemitismo e fondamentalismo islamico.

La condiscendenza occidentale verso il terrorismo palestinese ha dimostrato che lo slogan “il terrorismo non paga” è pura farneticazione: in realtà il terrorismo funziona grazie alla arrendevolezza dell’Occidente. La violenza terroristica impose i palestinesi all’attenzione internazionale, facendoli diventare le vittime per eccellenza agli occhi di tanti terzomondisti totalitari che oggi ne ingigantiscono i patimenti, la debolezza e la centralità.

Appendice: cosa successe nel 1967, quando il mondo dimenticò tutto e cominciò ad odiare ciecamente Israele?

Bisogna fare un passo indietro. Nel 1955 l’Unione Sovietica decise di “cambiare cavallo”: dall’appoggio politico dato a Israele nel 1948, passò ad appoggiare, politicamente e militarmente, l’Egitto, fino a rompere pretestuosa-mente le relazioni diplomatiche con Israele.

L’Egitto di Nasser voleva prendersi la rivincita della sconfitta subita nel 1948 e 1949, e incominciò ad ammassare nel Sinai truppe e mezzi corazzati forniti dall’URSS. Nel 1956 Israele prevenne l’attacco egiziano e travolgendo i mediocri mezzi motorizzati forniti dall’URSS, occupò tutto il Sinai, giungendo fino al Canale di Suez. Le pressioni e le garanzie americane persuasero pochi mesi dopo Israele a ritirarsi da tutti i territori egiziani occupati.

A partire dai primi anni Sessanta l’Egitto ricominciò a preparare una seconda rivincita, con l’aiuto ormai tanto scoperto quanto massiccio, dell’Unione Sovietica, che mirava a sostituire l’influenza americana nella regione con ogni mezzo. I raid di terroristi palestinesi e di commando egiziani contro kibbutz israeliani si moltiplicavano, partendo dalle basi di Gaza. In perfetta sintonia si muovevano dal fronte opposto i siriani, i quali dalle alture del Golan sparavano con le loro artiglierie sui sottostanti insediamenti e kibbutz ebraici di Galilea.

Dopo alcuni mesi di tensione, il 7 aprile 1967 artiglierie e carri armati siriani attaccano pesantemente villaggi ebraici di frontiera. Damasco fa alzare in volo i suoi caccia, ma quelli israeliani ne abbattono sei. L’umiliazione di Damasco è cocente.

L’URSS riprende massicciamente i suoi rifornimenti di armi alla Siria e all’Egitto. Poi a maggio i suoi servizi segreti forniscono a siriani ed egiziani un’informazione falsa. Dicono cioè che Israele ha ammassato truppe e mezzi corazzati ai confini con la Siria. Il Segretario Generale dell’ONU, Sithu U Thant, smentisce: “I rapporti degli osservatori delle Nazioni Unite hanno confermato l’assenza di concentramenti di truppe o movimenti di truppe di qualche rilievo su ambo i lati della linea armistiziale “.

Il 14 maggio è l’Egitto che fa sbarcare numerose unità oltre il Canale per rinforzare il suo già massiccio schieramento nel Sinai. 1116 maggio il Presidente egiziano Gamal Abdel Nasser intima al comandante delle forze dell’ONU nel Sinai e a Gaza, generale Rikhye, di sgombrare le truppe presenti nel Sinai dal 1957, all’indomani del conflitto che aveva visto Israele arrivare al Canale di Suez.

Poi Nasser proclama il 22 maggio il blocco dello Stretto di Tiran: nessuna nave, di nessuna nazionalità, che si rechi al porto di Eilat, in Israele, o che da Eilat parta, potrà più passare. Secondo il diritto internazionale è “atto di guerra”. Le dodici potenze marittime non onorano le garanzie che nel 1956 avevano offerto a Israele per la libertà di navigazione, e non mandano le loro navi da guerra a proteggere la libertà di navigazione. Il 30 maggio re Hussein di Giordania mette le sue truppe sotto il comando egiziano.

Truppe egiziane, saudite, irachene affluiscono in Giordania. Truppe irachene, algerine e kuwaitiane raggiungono invece l’Egitto. Il 3 giugno il generale Murtaji, capo delle forze egiziane nel Sinai, dirama un ordine del giorno alle truppe, nel quale invoca “la Guerra Santa con cui voi ristabilirete i diritti degli arabi conculcati in Palestina e riconquisterete il suolo derubato della Palestina “. (Da notare che il generale parla di arabi e di Palestina, ma non di palestinesi, che nessun paese arabo nel 1967 conosceva e riconosceva, tanto è vero che quando la Cisgiordania era parte della Giordania non si sentiva neanche parlare di sovranità palestinese). Il 5 giugno 1967, all’alba, Israele risponde.

Israele vince la guerra e tutto il mondo lo odierà per aver vinto. Da allora diventerà una nazione da diffamare e perseguitare. Potere della stupidità umana.

Come ben ricordato qui, da cui si trae quello che segue, i propagandisti filopalestinesi parlano oggi di “confini del '67” per definire le linee armistiziali stabilite dopo la guerra di indipendenza del '49 e lo fanno perché è stato nel '67, con la guerra “dei sei giorni” che Israele ha liberato Giudea, Samaria, Gaza e il Golan. Di qui parte tutta la problematica attuale di questi territori, secondo loro: la “colonizzazione” e tutto il resto. Sapete che cosa accadde subito dopo?
“Il 19 giugno del 1967, il governo di unità nazionale [di Israele] votò all'unanimità di restituire il Sinai all'Egitto e le alture del Golan alla Siria in cambio di accordi di pace. Il Golan avrebbe dovuto essere smilitarizzato e un regime speciale sarebbe stato negoziato per lo Stretto di Tiran. Il governo deliberò inoltre di avviare i negoziati con il re Hussein di Giordania per quanto riguarda il confine orientale.”
Sapete chi ha scritto queste righe? Chaim Herzog, il padre dell'attuale leader della sinistra, uomo di tutt'altra tempra rispetto a lui (http://en.wikipedia.org/wiki/Chaim_Herzog; la citazione viene da Herzog, Chaim (1982). “The Arab-Israeli Wars”. Arms & Armour Press).

Insomma, immediatamente dopo la guerra trionfale, Israele era disposto a rinunciare a Sinai e Golan e forse anche a buona parte di Giudea e Samaria in cambio della pace: una grandissima occasione per risolvere il conflitto. E sapete che cosa accadde allora? Ci fu una conferenza a Khartoum, un mese e mezzo dopo, cui parteciparono i capi di stato dei più importanti paesi arabi e anche l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina che decisero una politica che divenne famosa sotto il nome di “I tre no”: No alla pace, no al riconoscimento di Israele, no alle trattative (http://en.wikipedia.org/wiki/Khartoum_Resolution). Un'altra occasione perduta, forse la più importante di tutte, anche se prima c'era stata la risoluzione dell'Onu nel '47 e poi ci sarebbero state le trattative del '99 e del 2000, e poi quella con Omert.

Poi le cose sono un po' cambiate, il mondo arabo ha delegato all'OLP e all'Autorità Palestinese la guerra a Israele, avendo altro di cui occuparsi, lo stato ebraico si è radicato profondamente e non appare così facile da eliminare di colpo, la strategia si è trasformata in un'impresa a tappe, di lunga durata. E molta acqua è passata sotto i ponti. Israele ha offerto di nuovo possibilità di pace, ma i palestinisti hanno sempre detto di no, perché pensavano che il tempo lavorasse per loro. E ancora lo pensano, grazie all'appoggio della sinistra mondiale, che ormai ha l'egemonia sugli Stati Uniti e l'Europa.

Molte trattative si sono aperte, molte si sono rotte a seguito dei no palestinesi. E' importante ricordarlo, perché di solito non se ne parla.
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » mar lug 02, 2019 9:16 pm

AL SERVIZIO DELL'IDEOLOGIA NEL SALOTTINO DI MOKED
Niram Ferretti
2 luglio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"Quando si vive in un paese che è stato fondato da immigranti illegali, contrastati attivamente e metodicamente da uno degli eserciti più potenti dell’epoca, e che ha avuto un primo ministro donna in anni in cui le donne in politica in tutta Europa si contavano sulle dita di una mano, non è proprio possibile capacitarsi del dibattito che è esploso in Italia in questi giorni.

E lo so, un dibattito si sviluppa, al massimo si dipana, ma a guardarlo da qui ha tutta l’aria di essere esploso. Sono saltati in aria punti di riferimento etici e di civile convivenza, soprattutto per quanto concerne quello che si può e quello che non si può scrivere, ma nemmeno dire e ancor meno pensare, di una donna. Una donna che in questo caso tiene il timone di una nave, e già solo per questo infrange una lista infinita di pregiudizi e frasi fatte. E anche se le decisioni prese da una sola donna alla guida di una sola nave non cambieranno probabilmente i destini del mondo, forse invece milioni di donne dovranno ad un certo punto fare i conti con quelle decisioni, lette e viste attraverso i media, e valutare se non sia il caso di farsi strada, e velocemente, verso tutti i timoni che possono raggiungere, per terra e per mare. Perché con tutto il rispetto per gli ultimi centomila anni di storia dell’umanità, una cosa non si è mai messa alla prova, ed è un po’ di sale in zucca in declinazione femminile da usare proprio quando il mondo sembra del tutto impazzito".

Ho deciso di riportarlo tutto il pezzo scritto dalla Donna Letizia-Lina Sotis di Moked, alias Daniela Fubini.

Dunque Israele sarebbe stato fondato da immigrati illegali. Curioso, visto che "le istituzioni politiche, sociali e culturali, ed anche militari del futuro Stato di Israele erano già presenti ben prima del 1940", come scrive Georges Bensoussan ("Israele, un nome eterno, lo Stato d'Israele, il sionismo e lo sterminio degli ebrei"). Ma evidentemente la Fubini non ha mai letto Bensoussan, così come non sa che lo Yishuv era già una realtà vitale nel corso degli anni '30, ed esso fu, sempre nelle parole di Bensoussan "il fattore decisivo nella nascita dello Stato ebraico". E no, non era composto di immigrati illegali, ma legalissimi. Però, nella cornice della ideologica della vulgata pro-immigrazionista di sinistra, bisogna sostenere che Israele è stato fondato da immigrati illegali. Ma nemmeno nel 1948, gli immigrati erano illegali. Illegali per chi? Per l'ONU? No di certo. Per chi allora? Ah, ecco, forse per i musulmani, per i quali è la stessa esistenza di Israele ad essere illegale. Per loro sì, gli immigrati ebrei che giunsero in Israele dagli anni '30 in poi sono illegali. Tutti. Evidentemente la Fubini considera la prospettiva islamica, corretta.

Quanto alle donne al timone, personalmente non ho alcuna riserva, basta che non cerchino di investire una imbarcazione della Guardia di Finanza rischiando di uccidere i finanzieri a bordo allo scopo di fare sbarcare degli immigrati illegalissimi. Forse anche la Donna Letizia di "Moked" sarebbe d'accordo che l'emancipazione femminile non implica infrangere le leggi di uno Stato sovrano adottando un comportamento criminale, in nome, naturalmente, della salvaguardia dell'Umanità dolente.


Alberto Di Virgilio
Io sono sconcertato dalle affermazioni di Fubini.

Gualtiero Fornetti
Come parla di politica incredibile pensavo facesse pettegolezzi da serva Mi ricordo le sue richieste si raccontare cosa succedeva a Forte a Portofino.avida di sapere come vestiva questa e quella chi tradiva questo e quello etcc.si lamentò con me perché aprii il mio negozio in Via Bagutta al posto del suo fornaio che era ben felice di prendere denaro non solo per andarsene in pensione ma per non doverla più sopportare.Adesso dopo Il Moratti e altri vuole parlare di politica boh mi fa tristezza infinita.G

Daniela Fubini
Gualtiero Fornetti io non la conosco e non ho nessuna idea di che cosa stia parlando. Non ho mai frequentato Forte o Portofino. Non ho mai vissuto a Roma, non so di che negozio parla. Non so di chi stia parlando ma non sono io e questo è certo. Si informi, sono torinese e vivo in Israele dal 2008. Poi vorrei anche che si scusasse, grazie.

Gualtiero Fornetti
Niram Ferretti io parlavo di LINA SOTIS Ex moglie Moratti etcc.il tuo pezzo parlava di Lina Sotis affiancata aQuesta D Fubini che non conosco minimamente e non ha letto che parlavo di Lina Sotis .Quindi avrebbe dovuto capire che non parlavo di lei. MI SPIACE AVERTI COINVOLTO TU NON C'ENTRI NIENTE.G

Roberto Giovannini
Definire "illegali" i fondatori di Israele è davvero una porcata. Quelli che arrivarono durante il periodo ottomano lo fecero in accordo con le autorità. Durante il Mandato Britannico furono pochi quelli che riuscirono ad entrare di nascosto. E in ogni caso stiamo parlando della terra di Israele e dei famigerati "libri bianchi". Questa qui è suonata.

Niram Ferretti
No, non è suonata. Ci sono solo due possibilità. O è analfabeta, o è semplicemente in malafede e in sintonia con la vulgata della sinistra. D'altronde "Moked" è il salon de coiffure della sinistra ebraica nazionale. Si fanno parecchie messe in piega, molte meches. Si pettinano anche le bambole. La Fubini e Jesurum sono molto richiesti.

Roberto Giovannini
Conosco la politica autoreferenziale di Moked. Scrivono per il loro gruppetto e per quelli che accettano gli ebrei solo se parlano male di Israele, ma "fondato da immigranti illegali" è troppo persino per un cortigiano.

Daniela Fubini
Roberto Giovanninidurante il mandato britannico, il periodo cui faccio riferimento nel mio pezzo, gli ebrei che volevano entrare nella allora Palestina del mandato erano tecnicamente illegali. Niente di offensivo, anzi erano degli eroi loro, e i capitani di navi, fra cui anche degli italiani, che cercavano di forzare il blocco inglese.

Niram Ferretti
No Daniela Fubini, lei ha scritto che Israele è stata fondata da immigrati illegali. La sua è una affermazione generale e del tutto falsa. L'immigrazione ebraica in Palestina durante il Mandato Britannico ebbe varie fasi, sotto il controllo degli inglesi che regolamentavano il flusso, poi vennero i libri bianchi. Gli ebrei che volevano entrare in Palestina con l'Exodus erano illegali ma non hanno fondato lo Stato ebraico.

Roberto Giovannini
La frase è molto generica e fondamentalmente falsa, per le ragioni scritte brevemente da Niram. E in ogni caso il paragone va in tilt quando si cerca di mettere sullo stesso piano le politiche discriminatorie e pavide dei mandatari in terra straniera (gli inglesi in Israele che speravano così di arginare l'antisemitismo arabo) con le politiche del legittimo Governo italiano nei confronti di stranieri privi di requisiti per entrare/restare in Italia. Gli ebrei che arrivavano nel territorio del Mandato non erano stranieri, entravano in quello che sarebbe diventato il loro Stato così come previsto dal Mandato.

Silvia Cohen Nicola
come al solito legge senza capire e come al solito insulta, in questo caso una donna, grande uomo il Mercalli
Alisa Luzzatto Bidussa
Insulta, dileggia, dà nomignoli, legge quello che vuole e mette zizzania. Ma presuppone sempre ignoranza negli altri e sua propria sapienza.

Niram Ferretti
Silvia Cohen quello che ha scritto Daniela Fubini sei in grado di comprenderlo persino tu, pensa se non lo capisco io. La Fubini si è cancellata da sola. Chiediglielo. È semplicemente fuggita. Tu se vuoi resta, si capisce subito che sei una leonessa ruggente.
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » mar lug 23, 2019 8:39 pm

Piccolo svagato post.
Niram Ferretti
23 luglio 2019
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Un altro che si cancella dalla mia bacheca, tale Ron Mandelbaum che per mesi ha imperversato qui scrivendo cose farsesche. Tiene dietro a Daniela Fubini di "Moked", gentildonna torinese che scrisse tempo fa che Israele è stata fondata dai migranti illegali. Fu ripresa da me e da Roberto Giovannini e invece di controargomentare cosa fece?...si cancellò...

Poi ci sono alcuni deliziosi personaggetti di "Milano ebraica", gruppo chiuso Facebook al quale qualcuno mi aveva iscritto a mia insaputa. Il manovale di Pezzana mi diede lì del "fanatico" (altro grande argomentatore) e siccome gli risposi a tono, intorno a lui si aggregarono altri prodi, che incapaci di sostenere un argomento cosa fecero? Mi fecero cacciare dal gruppo...

Sono straordinari questi "pensatori" di sinistra. Quando li mandi in cortocircuito, e in genere ci vuole una manciata di secondi, o si cancellano o ti cancellano.

Qando si dice, la forza delle idee...


Ale Tzu
Se Israele cadesse malauguratamente in mano a questi geni incompresi nel giro di qualche anno cederebbero Giudea, Samaria e Gerusalemme. Quando si dice autole-sionisti.

Niram Ferretti
Allora Ale Tzu, gente così purtroppo è stata ai vertici dello Stato. Ehud Barak, Ehud Olmert. Gente che avrebbe dato agli arabi la Giueda e la Samaria mettendo irrevocabilmente a repentaglio la sicurezza del paese.Israele deve all'intransigenza araba se oggi non sorge già uno Stato palestinese sulle colline prospicenti Tel Aviv.
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Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste

Messaggioda Berto » mer lug 24, 2019 6:27 am

SCUSE
Niram Ferretti
23 luglio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ehud Barak chiede pubblicamente scusa per i 13 arabi israeliani uccisi dalla polizia durante le proteste di massa del 2000 durante l'inizio della Seconda Intifada e ottiene il plauso del parlamentare di sinistra Issawi Frej che su Haartez aveva scritto un articolo chiedendogli espressamente di farlo.

“Sono davverio responsabile per tutto quello che è accaduto quando ero primo ministro, inclusi gli eventi dell'ottobre 2000", ha dichiarato Barak.

Bene. Dovrebbe dunque ricordare come, all'epoca, prima di indossare gli occhiali e farsi crescere la barba, riciclandosi nella veste di saggio e guru, l’ex primo ministro israeliano e anche ex ministro della Difesa, era stato uno dei potenziali liquidatori dello Stato di Israele.

Sotto l’allora egida di Bill Clinton, nel 2000, si accordò per concedere a Yasser Araft tra il 94 e il 96% della Giudea e Samaria più il 100% di Gaza con una compensazione di territori israeliani ulteriori ammontanti tra l’1 e il 3% per il 4 e il 6% dei territori della Giudea e Samaria che Israele si sarebbe trattenuto. Naturalmente, Gerusalemme sarebbe stata divisa in due. Fortunatamente per Israele Arafat disse di no e diede via alla Seconda Intifada.

Ehud Barak è ancora oggi un fautore della cessione da parte di Israele dei territori della Giudea e Samaria e di uno stato palestinese che sorgerebbe su quelle colline, stato demilitarizzato sul quale Israele sarebbe obbligato a fare da vigliante giorno e notte. Questo sarebbe l’happy end, la soluzione del conflitto, l’alternativa a ciò non potrebbe essere altro che quella di trasformare Israele in uno stato di apartheid.

Ora che questo revenant è riapparso sulla scena politica israeliana si tratta di aprire le braccia all'estrema sinistra di Meretz per creare un'alleanza che possa contrastare la destra.

Chiedere scusa per i morti arabi è un buon viatico per chi vorrebbe uno Stato arabo sorgere nel cuore di Israele.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » lun ago 05, 2019 9:15 pm

LA COLPA DEL COGNOME
Niram Ferretti
5 agosto 2019

La criminalizzazione della famiglia Netanyahu da parte della sinistra e della stampa al suo traino produce inevitabili conseguenze, per il momento non gravi, ma chi lo sa? Così, il figlio ventiquattrenne del premier israeliano, Avner Netanyahu, che, diversamente dal fratello Yair non si occupa assolutamente di politica, ha dovuto chiedere un ordine restrittivo nei confronti di un estremista di sinistra, noto stalker, di nome Barak Cohen. Cohen, già sospeso dall'Associazione israeliana degli avvocati, nel 2017, avendo visto il figlio di Netanyahu in un ristorante insieme a degli amici, aveva insultato lui e la sua famiglia accusadoli di ladrocinio.

Lo stalker aveva già insultato, in un altra occasione, Sheldon Andelson, il magnate americano proprietario di "Israel Hayom" e da anni sostenitore di Netanyahu.

Avner Netanyahu ha ottenuto dal tribunale a cui si è rivolto, che il lunatico non possa avvicinarsi alla sua persona nel raggio di 200 metri.

Mentre entrava in tribunale, all'esterno un gruppo di attivisti di estrema sinistra in appoggio a Cohen insultava lui e la sua famiglia.

Tutto ciò è vecchio. La folla che chiede le teste dei reggenti presunti colpevoli di crimini contro il popolo, il moralizzatore che li accusa con il dito puntato, la ghigliottina di cartone portata in piazza in una manifestazione contro il capo del governo, un barbuto ex Primo Ministro che lo ha paragonato a Ceausescu...

"Non si può regnare ed essere innocenti". Questo assioma pronunciato per la prima volta da Saint Just nel 1792 è la giustificazione del regicidio, è l'esaltante tonico di chi si crede puro e irreprensibile, è un potente combustibile per l'odio sociale.

La "colpa" di Avner Netanyahu per i fanatici come Barak Cohen è quella di chiamarsi Netanyahu.

Il furore fanatico dei bolscevichi non risparmiò neanche un membro della famiglia Romanov. Erano tutti colpevoli di portare il loro cognome.
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Messaggioda Berto » mer ago 14, 2019 8:23 pm

COMUNICATO IMPORTANTE AI MIEI AMICI, AMICI DI ISRAELE, EBREI E NON.
Qualcuno che evidentemente mi odia è andato a ripescare un mio vecchio intervento di 4 anni fa, sulla bacheca di un mio contatto, dove - riportando il pensiero di una persona che frequentavo allora - esprimevo dei dubbi NON sulla Shoah, ma sulle modalità con cui essa - forse - era stata attuata. I dubbi erano di natura puramente storica e non mutavano di una virgola il giudizio storico e morale su quella tragedia.
Ammetto di aver sbagliato a discuterne con dei negazionisti e in uno schifoso pollaio come a volte è Facebook.
E di questo chiedo veramente SCUSA.
Ma la mia coscienza è pulita. Chi mi conosce, sa bene quanto io ami Israele e il popolo ebraico, e quanto io mi senta profondamente SIONISTA, e cioè amico di Israele senza se e senza ma. Non sono e non sono mai stato negazionista!
So che per molti amici quei dubbi possono essere equiparati a un vero e proprio Negazionismo. Se è così, allora ammetto di essere stato Negazionista. Ma da un pezzo ormai NON lo sono più.
Prego gli amici di diffondere questo comunicato.
Chi lo desidera, può contattarmi in privato.

https://www.facebook.com/francesco.bira ... on_generic



Francesco Birardi
So che per molti amici quei dubbi possono essere equiparati a un vero e proprio Negazionismo. Se è così, allora ammetto di essere stato Negazionista. Ma da un pezzo ormai NON lo sono più.


Gino Quarelo
La sinistra (e quindi anche gli ebrei di sinistra) da sempre usano pretestuosamente e strumentalmente la Shoà per demonizzare le destre, anche quelle maggioritarie non antisemite e filoisraeliane
E' naturale che tu essendo dichiaratamente di destra, anche se non antisemita e amico degli ebrei e di Israele, divieni automaticamente un nemico da combattere con ogni mezzo e quindi ogni argomento, come quello del dubbio avuto nel passato su certi aspetti dell'olocausto, si presta a demonizzarti.
I peggiori e più feroci razzisti sono proprio i sinistri, i nazi comunisti e tra loro gli ebrei che non si fanno alcun riguardo a violare i diritti umani, civili e politici dei nativi o indigeni e cittadini europei, americani e italiani.
Questi ebrei sinistri e razzisti non si fanno alcun scrupolo a demonizzare Israele vuoi che non lo facciano con te e con chiunque sia di destra?


Domenico del Nero
Io non sono sionista ma su quella immane tragedia che fu l'olocausto non ammetto attenuanti, a prescindere da questioni di macabra contabilità che non spostano di una virgola la gravità della cosa. Però so bene quanto sia difficile una serena discussione storica su temi come questo per cui hai tutta la mia comprensione e solidarietà.


Ariel Akiva
Sono contenta di questo tuo scritto. Ho aspettato a cancellarti, dato che mi pareva incredibile un tuo pensiero negazionista. Però tu parli di una voluta esagerazione del numero delle vittime...come mai?


Francesco Birardi
Erano dubbi che avevo all'epoca. Dubbi stupidi, di pura e macabra (come dice il mio amico) contabilità.

Ariel Akiva
Francesco Birardi capisco....che dire? Sono contenta della tua risposta e della sincerità. Era una corsa a bannarti,io ho preferito aspettare che Syra si chiarisse con te ed ho fatto bene. Shalom...

Ariel Akiva
Francesco Birardi immagino! È una accusa TALMENTE infamante che c'è da diventare matti. Tra l'altro le voci corrono ed è difficilissimo farle tacere...la calunnia è un venticello....da parte mia condividerò a nastro questo tuo chiarimento,per poco possa servire...

Francesco Birardi
E io ti ringrazio dal profondo del cuore. Qui, più che venticello è un tornado. Mai avrei pensato di trovarmi in una situazione del genere. Però evidentemente ho sbagliato, e qualcuno ne approfitta per infamarmi fra le persone che avevo più care. Mi addolora enormemente il giudizio che possono dare, ma ora m'interessa solo il mio onore e la mia buona fede. Preferisco che mi diano del coglione che del negazionista.

Ariel Akiva
Francesco Birardi citando un famoso ebreo: chi è senza peccato scagli la prima pietra! Ancora Shalom!

Pietter De La Rey
Francesco Birardi gli unici dubbi sono su una differenza di 700.000 vittime: se 5.400.000 o 6.100.000, dovute alla scarsezza di documenti in Russia.

Stefano Russo
Lo faccio in pubblico.
Nessuna persona sana di mente puó dubitare del mio sionismo.
Ho ricevuto inviti (piú, inviti) a cancellarti dai miei contatti.
Non l'ho fatto e non lo faró.
Ho letto quel post e ho compreso la sua essenza.
Personalmente non ho mai attribuito peso alla Shoah per il numero dei morti ma per le sue modalità e prima ancora per i suoi intenti.
Io stesso, e molti miei contatti ebrei lo sanno bene, sono stato fascista.
Fascista puro, mussoliniano.
Non lo sono piú da anni, da quando compresi che quelli del fascismo non erano stati errori ma orrori.
Non ho problemi ad ammettere il mio passato né a comprendere che il tuo commento non rivela alcun negazionismo, secondo il mio punto di vista.
Quindi no, non mi lascerò condizionare dagli inviti ricevuti e mi auguro che le tante persone che stimo non si lascino a loro volta condizionare dalla mia posizione.
Me lo auguro non solo perché mi dispiacerebbe perderle ma anche perché, se dovesse accadere, significherebbe o che non sono stato sufficientemente credibile o che c'è una volontà di guardare le cose per la loro apparenza e non per la loro sostanza.
Ed entrambe le cose sarebbero per me una grande delusione.
Eccomi qui, Francesco.
C'ero, e ci resterò.


Gabyle Milano
Mi dispiace, io non credo a chi dice "chi ha detto che erano 6 milioni ? Chi ha detto che sono morti nelle camere a gas e non di tifo ecc ecc.per me questo è negazionismo puro e mi sorprendono amici come Achjlle Pelide,Massjmo Veccia ,Ariel Akiva che non sono nemmeno intervenuti,buona vita a tutti ,


Gabyle Milano
Ariel è intervenuta per dire "ho aspettato a bannarti",voglio chiedere a lei :cosa aspettavi ???

Ariel Akiva
Gabyle Milano ora sono io il mostro? Aspettavo che Syra,che ha i contatti personali con Francesco,avesse modo di chiarire. Mi pareva incredibile la storia,ma io e Francesco non abbiamo avuto in questi anni rapporti personali o stretti. Ho voluto aspettare che lui scrivesse la sua versione dei fatti. Lo farei anche con te,e nemmeno ci conosciamo strettamente...che vuoi da me? Di cosa mi vorresti accusare? ASPETTAVO DI CAPIRE!!!! Non mi pare strano....in fondo siete degli sconosciuti, abbiamo avuto dei problemi con gli infiltrati etc etc. Non ho seguito pecorescamente le chiacchiere ed ho voluto capire personalmente!

Sandro Sandrolini Chi non ha mai avuto dubbi su niente è un cretino puro. Quando poi i dubbi non toccano la sostanza delle cose, per me sono salutari e sacrosanto dovere di chi cerca di capire le cose autonomamente. Ergo: ti abbraccio e confermo la mia fedele amicizia.

Francesco Birardi
E io ti ringrazio. Sono stato un idiota, ma non un negazionista!

Sandro Sandrolini Francesco Birardi macché idiota! Eppoi la parola negazionista presuppone la malafede,e io aborrisco la psicopolizia e trovo molto pericolosa la nuova Santa inquisizione sui reati di opinione. In due parole: la sharia e l’ assassinio dell’infedele trovano infinite e impensabili strade per farsi largo.

Francesco Birardi
Gabyle Milano : Mai avuto dubbi sull'Olocausto! Avevo - e non li ho più - dubbi di "macabra contabilità", come li ho sempre avuti su tanti altri fatti della storia. Senza per questo però aver mai messo in discussione il giudizio storico e morale su quella tragedia. Se anche questo per te è Negazionismo, allora accetto questa accusa, chiedo scusa, e dichiaro di non esserlo più da un pezzo.

Sandro Sandrolini
Gabyle Milano non esageriamo: dubbi sui numeri e sulle modalità. Non sia così drastica, per favore.

Anna Papini
Francesco Birardi ha commesso un errore grave. Andare a sollevare questi dubbi sulla bacheca di noti negazionisti. Non doveva farlo. Non conosco Francesco Birardi bene ma conosco molto bene Niram Ferretti che credo conosciate un po' tutti. Niram mi ha assicurato che Francesco è ben lontano dall'antisemitismo ed è un sincero sostenitore di Israele. Sono sei anni che commenta sulla sua pagina. L'importante è che abbia riconosciuto il proprio errore. In ogni caso, i processi pubblici su Facebook sono una cosa ignobile e assai consoni a questi tempi tribali che stiamo vivendo.

Mireille Anna
Non conosco esattamente i termini del tuo problema ma io non ne ho con te. Ciascuno di noi interpreta la storia come meglio crede e non è mai facile farsi un'opinione sulle situazioni politiche straniere. Ritengo che il sionismo come è nato non sia stato un'idea geniale e se ne vedono i risultati in termine di conflitti.... Questo non toglie che bisogna avere rispetto della sofferenra degli ebrei. Ciao Francesco!

Francesco Birardi
Il punto ora non è il giudizio sul sionismo. Io, lo ripeto, mi ritengo sinonista, per ciò che quel termine significa oggi, e cioè il diritto di Israele a esistere e a esistere in pace e sicurezza.

Walter Marrocco
Dovremmo andarci tutti un pò più piano con queste epurazioni. Su questo social, molto spesso, si radicano rapporti di stima anche profondi, ancorché "virtuali". Bannare un amico per il sol fatto di aver scritto qualcosa di sconveniente o di inopportuno, senza concedere il minimo beneficio del dubbio, genera - nel migliore dei casi - un clima di isteria collettiva o - nei casi peggiori - una DDR virtuale. Con conseguenti ripercussioni, anche pesanti, sul piano emotivo, per chi si trova a subirle. Per questo, sono rimasto negativamente colpito questa mattina da un post con il quale si annunciava la tua "epurazione" con tanto di screenshot del commento inquisito, così come, altre volte, sono rimasto parimenti colpito dal cinismo con il quale si annunciava pubblicamente la rimozione dalle amicizie di tizio o di caio "perché su un determinato tema non la pensa come me". Insomma, trovo da un lato infantile questo atteggiamento, e al tempo stesso pericoloso perché può essere fonte di ingiusto malessere in persone sensibili.

Francesco Birardi
Ti ringrazio. Io spero di essermi chiarito. Ma so anche che comunque ho sbagliato (sia pure non di ciò di cui vengo accusato) e che per molte persone che amavo e stimavo sono ormai un reietto.

Pietro Ferrari
Francesco, ti conosco come persona intelligente ed equilibrata e il tuo post non fa che comprovare tale mia opinione. A tutti possono sfuggire parole inappropriate, in un momento di irriflessione, pertanto nessuno ha titolo ad ergersi a giudice implacabile del prossimo suo. Ciò che conta è rendersi conto dell'incongruità delle affermazioni pronunciate, riflettere criticamente su di esse e rettificare quanto espresso, esattamente come tu hai fatto. Non occorre aggiungere altro.


Sergio Morelli
Mi era stato chiesto di "eliminarti"... ho detto che non 'avrei fatto e non l'ho fatto. Ne sono contento perché a ciascuno di noi compete di spiegarsi se si è stati fraintesi. Ad ogni modo si possono avere opinioni diverse sulla base di informazioni non a tutti note e non da tutti analizzate. Questo per qualsiasi tema, Anche per il Paradiso e l'Inferno...


Pietro Marinelli
Se non si puo' piu' essere liberi di esprimere un giudizio critico su un fatto storico, per quamto esso possa essere discutibile, allora siamo nell'anticamera della dittatura, e ill reato di opinione ne e' la prima realizzazione


Cordelia Vladimirova Putina Scritto ieri:
"Il mio totale ed incondizionato appoggio ad Israele penso che chi mi conosce bene non lo possa mettere in dubbio, come non metto in dubbio l'olocausto i suoi numeri ed i suoi orrori, troppo ne ho letto. Detto ciò ognuno é libero di esprimere i suoi dubbi sugli eventi passati, basta che non palesi chiaramente il suo sostegno o complicità sugli orrori presenti. Questo credo"

Pacifico Borseti
Pietro Marinelli lei dimostra di essere un'altro negazionista come i suoi amici che la difendono ( be' quando si tratta di ebrei la vena antisemita quella c'è sempre vero? ) un un'altro pagliaccio ,stento a credere che la Silvia abbia di queste persone fra i suoi contatti

Pietro Marinelli
Pacifico Borseti, lei dimostra quello che e' con insulti e denigrazione senza avere alcuna ragione effettiva

Pacifico Borseti
Pietro Marinelli vada a pascolare vada , e dove l'avrei insultata? Dica dica ,sono abbituato ai falsi e negazionisti come lei PS lei non vale neanche un'altra risposta , come diciamo a Roma, a strada la conosci pe anna

Pietro Marinelli
"vada a pascolare"? "pagliaccio" non sarebbe un insulto? O forse per lei non lo è, dato che probabilmente si esprime in maniera molto più volgare, normalmente: lei dev'essere un "progressista"!

Eugenio Versini
Pietro Marinelli Basta rispondersi alla domanda : Quale verità ha bisogno di leggi speciali per dover esser creduta ? La differenza fra sei e uno , sono cinque, se la matematica non è diventata una opinione. Se sei era una menzogna , chi mi garantisce che uno sia vero?. La parola negazionista non ha senso. Nessuno nega. Molti dubitiamo. Dubitazionisti?. Io ad Auschwitz, ho avuto due zii, fratelli di mia mamma. Entrambi andati e tornati. I loro racconti, non corrispondevano molto alla versione ufficiale. Raccontavano di essere stati bombardati dagli anglo americani , sette volte durante la loro permanenza. Magari qualche morto, andrebbe messo nel conto di Churchill e di Roosevelt.?

Giusy Santoro
Francesco Birardi io non ho personalmente niente contro di te. Ci troviamo spesso a dialogare civilmente ed educatamente sulla pagina di Giovanni Bernardini. Ognuno ha le proprie idee,e interpreta la Storia o solo quel che legge come crede. Però ti devo dire che il negazionismo si accompagna da sempre a certe ideologie, opinioni personali e situazioni controverse, discutibili e quantomeno ambigue. Negazionismo significa non solo mancare di rispetto alle vittime della Shoah, ma anche attenuare le colpe del nazismo, nella persona di Adolf Hitler e di chi lo segui', lo imito'e credette in lui e nei suoi piani di stragismo di massa. Compresa, ahinoi, anche l'Italia fascista, o quella (grande) parte di persone che vi aderì fino all'esperienza di Salò. Ed è INGIUSTO. In ogni senso. Ma non è tutto. In questo periodo presente si discute sulla possibilità che la stessa Shoah non sia stata solo una scelta di Hitler, ma che sia stata influenzata dallo stesso alleato islamico, nella persona di Amin al - Husseini... E 'la tesi di Benjamin Netanyahu, ma appare più che plausibile :l' Islam è nemico del popolo ebraico da secoli, il quale ha subito persecuzioni e stragi ad opera sua. Lo stesso Mein Kampf ha punti in comune con il Corano, riguardo la gestione dei cosiddetti "spazi vitali" e alla battaglia (stragista) contro i nemici (in questo caso ebrei)... Oggi poi che ci sono inquietanti analogie con il passato fra precise parti politiche (guardacaso socialiste) e certe potenze islamiste, capirai che tutto ciò che ha a che fare con il negazionismo suscita quantomeno sospetto e diffidenza, quando non ostilità. Questo deve essere ben chiaro.

Yosef Manachem
Non volevo reagire subito perchè preferisco sempre farlo freddamente.Chiedo a francesco birardi: tu mi hai chiesto l'amicizia anche sotto il nome di eleuterio malevolti? 1-perchè? 2- come può una persona intelligente e in buona fede, (tu ti presenti come medico e muscicista, nutrire dubbi sulla Shoah?3-Questo "social" è mimpregnato di ignoranti antisemiti che hanno i loro gruppi e i loro "amici"/compagni.... A che serve inserirsi/infiltrarsi in gruppi pro-israseliani?


Gino Quarelo Lei è in malafede, lei è un malfido, se ne sente l'odore.
Molti hanno più account perché facebook usa censurare in particolare chi è critico nei confronti dell'Islam o nazismo maomettano, degli internazi comunisti e di tanti altri violatori seriali dei diritti umani dei cittadini occidentali specialmente se bianchi e cristiani.
Allora è necessario avere più account.

Lorenzo Billante
A seguire Htler nella follia del massacro degli ebrei ? Allora mettiamoci anche Pétain , Mitterrand , il capitain Cousto' il Mufi', , Stalin dopo ecc. ecc; E fra nazismo, islamisti e bolscevici ci sarebbe da fare una grande pagina di storia. -- E purtroppo oggi antisemitismo continua --

Francesco Birardi
Lorenzo Billante Per questo mi fa star male solo l'idea di poter essere accostato a questa gente, e ai comunisti, o peggio ancora agli islamici. I miei "dubbi" di allora erano di tutt'altra natura, ma li ho espressi male e nei posti sbagliati. Ho fatto un errore, insomma, ma non merito questa lapidazione.
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Messaggioda Berto » gio ago 22, 2019 7:28 am

RASSEGNA STAMPA. OGGI IN EDICOLA: IL FOGLIO

" La "slealtà degli ebrei"?
Il presidente americano Trump inciampa volentieri nelle sue parole
22 agosto 2019

https://www.facebook.com/groups/Fightin ... ment_reply

“Penso che qualsiasi ebreo voti per un democratico dimostra che è poco informato oppure una grande slealtà", ha detto martedì il presidente americano Donald Trump. Ci sono alcune cose che non vanno in questa dichiarazione e siccome i tempi sono quelli che sono - anche le cose ovvie vanno spiegate come se fossero nuove - proviamo a ricapitolarle.
La prima è che un ebreo americano ha come tutti il diritto di votare per chi diavolo vuole, democratico o repubblicano o qualsiasi altra fazione politica partecipi alla gara elettorale in America. E si potrebbe chiudere qui.
Poi c'è la solita questione che fa capolino dalle parole di Trump, il presidente americano parla degli ebrei come se fossero un esercito monolitico che agisce e vive in perfetta unità. "Il vostro leader", disse una volta Trump a una platea di ebrei americani e si riferiva al premier israeliano Benjamin Netanyahu. Insomma, Trump aderisce magari a livello inconscio alla propaganda antisemita che è persuasa che gli ebrei complottino come un sol uomo, senza differenze di vedute e di identità, e che in fondo non siano americani veri. Siete qui in America, ma "il vostro leader" è Netanyahu. Identificare in questo modo gli ebrei è un difetto nella visione del mondo e delle cose, un errore che puzza di forum razzista e di paranoie complottistiche. Trump ha spostato l'ambasciata americana a Gerusalemme e ha riconosciuto il diritto di Israele sulle alture del Golan al confine con la Siria, quindi prende volentieri decisioni simboliche a favore di Israele, ma fa confusione.
Poi non si capisce la "grande slealtà" nominata da Trump verso cosa dovrebbe essere, verso la religione ebraica, verso di lui, verso altro?
Infine fa un po' ridere accusare gli ebrei americani che votano Partito democratico di essere sleali, moltissimi ebrei americani votano quasi per tradizione il Partito democratico americano. Che prodigiosa mancanza di profondità storica da parte del presidente. Ma non è che non si sapesse già.



Alberto Pento
Gli ebrei di sinistra nell'Occidente si fanno complici di alleanze e sistemi politici che fanno del male a tanta gente del Mondo oltre che a Israele, ai suoi ebrei e non ebrei e coprono demenzialmente il nazismo maomettano.
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Messaggioda Berto » ven set 06, 2019 9:48 am

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 03/09/2019, a pag. 22 con il titolo "L'amore (non corrisposto) degli ebrei per la sinistra", l'analisi di Fiamma Nirenstein.
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... vGyj6iVX2Q

Trump ha aperto una nuova questione ebraica, che si è affacciata col sapore di un frutto proibito già molte volte, ma non ha bruciato mai al calor bianco della politica americana: perché gli ebrei hanno una propensione verso la sinistra nonostante tutto l'antisemitismo travestito da "critica al sionismo" o allo Stato di Israele che essa ha dimostrato dal tempo dell'Unione Sovietica e anche da prima, quando i suoi maggiori teorici individuavano negli ebrei gli alfieri del capitalismo?
Perché sono persino pronti a disprezzare, a mettere da parte senza riguardo la più evidente simpatia per Israele se viene da parte conservatrice?
La storia dell'ultimo esempio di questa situazione è nota: il 19 di agosto Israele ha rifiutato il permesso di entrare a una nuova eletta democratica del Congresso, Rashida Tlaib, di origine palestinese. La Tlaib insieme a un'altra nuova eletta democratica, Ilhan Omar, è un'esponente del movimento di boicottaggio di Israele. Israele, dopo lunga e acuta discussione, aveva prima stabilito per legge di proibire l'ingresso agli esponenti del BDS, che non è, come pretende, un movimento di critica democratica, ma un travestimento ideologico per nascondere lo scopo della sparizione di Israele (le prove sono migliaia, ma questo è un altro articolo).

Le due neoelette con grandi fanfare si erano unite a un gruppo di deputati e senatori americani diretti in Medio Oriente, ma si sono fatte organizzare una gita a parte che soddisfaceva la loro scelta propagandistica radicalmente anti-israeliana. Non a caso l'aveva messa in piedi una NGO palestinese filoterrorista: uno dei dirigenti ha scritto persino che gli ebrei bevono il sangue dei cristiani per Pasqua. Dopo un primo diniego la Tllaib ha avuto il permesso di entrare in Israele, che lei chiama solo Palestina, a causa di una vecchia nonna che desiderava rivedere. La Tlaib prima ha annunciato che accettava e che non avrebbe predicato odio, poi spinta da molti tweet e commenti ha deciso per il gran rifiuto. Intanto il maremoto democratico ha spiaggiato ogni dubbio sulla effettiva opportunità di evitare, come hanno fatto a volte altri Paesi giudicati con un metro normale, che venga in visita qualcuno che predica la tua distruzione; invece si sono udite, a destra e a sinistra, molte esclamazioni di biasimo contro Israele colpevole di un gesto che può portare all'alienazione dei democratici.
L'accusa più insistente: aver fatto il gioco di Trump nel mettere all'indice due esponenti del partito suo nemico nella prossima tornata elettorale. E la comunità ebraica americana per la maggioranza si è unita al coro nonostante l'atteggiamento iperamichevole del presidente... è su questo "nonostante" che Trump ha basato la sua critica al mondo ebraico di sinistra.
Ma come? Gli ha detto. Ho riconosciuto Gerusalemme come capitale, il Golan come parte di Israele, ho tagliato i fondi che i palestinesi usano per stipendiare i terroristi e le loro famiglie, ho tagliato i soldi dell'UNRWA che conserva a fini aggressivi i profughi palestinesi, ho abolito il trattato con l'Iran... Mia figlia è ebrea, mio cognato e i miei nipoti pure... Chi è coi democratici o è stupido o non è leale.
Qui proprio gli ebrei, che sono per la maggioranza democratici, fra cui l'organizzazione AIPAC, la maggiore, hanno sollevato l'accusa più cretina, quella che ricordando il tema della lealtà (vi ricordate l'accusa classica della doppia lealtà? Da poco l'aveva riformulata la Omar, ma gli ebrei democratici non si sono arrabbiati perchè lei è islamica e somala, quindi oppressa, quindi degna di molti privilegi) Trump abbia dimostrato di essere antisemita. Lui si è anche scomodato a rispondere che parlava di tradimento verso Israele, non verso gli USA. Ma le chiacchiere stanno a zero: chi non apprezza che Gerusalemme sia oggi riconosciuta come capitale dagli USA, davvero ha perso la bussola del bene di Israele e degli ebrei di tutto il mondo. Così anche gli ebrei democratici.

Ma perchè?
Trump ha commesso un errore storico molto notevole: ha ignorato che fra i dieci comandamenti dettati sul Sinai, c'è per gli ebrei anche quello di essere oggi di sinistra.
C'è in Europa e c'è anche negli USA. Chi coltiva il pensiero conservatore, ancorchè liberal, come la sottoscritta che non è religiosa ma fortemente ebrea e anche israeliana, è in minoranza. L'identità ebraica contemporanea è costruita oggi su due pilastri culturali: la memoria della Shoah, e una complessa visione del ruolo spirituale dell'ebraismo, che io, per ignorante brevità, identificherò qui col tikkun olam, la cura, il miglioramento, la salvazione del mondo.
Dopo la Shoah gli ebrei hanno molto facilmente identificato il peggiore dei loro nemici di sempre nel nazifascismo, come di fatto è stato. Questo li ha condotti a cercare una casa ideale nella sinistra e nella sua cultura, nuotando contro le evidenti correnti antagoniste cui la storia li ha costretti con l'atteggiamento della sinistra comunista antisemita e omicida, come quella dell'URSS. Non è valso a risvegliare gli ebrei la persecuzione comunista degli ebrei, accusati di tradimento, egoismo, di essere alieni al loro Paese e alla classe operaia (il processo orribile del 1952 in Cecoslovacchia la racconta tutta "I sionisti sono rappresentanti di un movimento ebraico reazionario e sciovinista opposto alla causa del progresso...") .
La radice era profonda: Marx chiamava gli ebrei un'escrescenza del capitalismo, e la critica marxista al sionismo ha poi seguito questa strada. Il sionismo, anche se molti anche oggi lo vogliono leggere separato dall'ebraismo, ne è una parte, e basta. Ma per Karl Kautzky fra i molti, era una deviazione nazionalista , e lo ripete Isaac Deutscher. È un'odiosa forma di nazionalismo, derivante da un arcaismo destinato a sparire: l'ebraismo stesso. Esso sarà assorbito dal socialismo internazionale. Furono sempre ebrei comunisti o socialisti quelli che guidarono la polemica contro il "bund" e il rifiuto di ogni etnicità ebraica. La leadership sionista fondatrice di Israele si fece, per così dire, perdonare la "deviazione" del conflitto con gli arabi accentuando i motivi socialisti, e quindi l'elemento etico salvifico dalle accuse di colpe capitaliste, imperialiste, colonialiste. Come si vede dallo scatenamento furioso della sinistra contro Israele dopo la Guerra dei Sei Giorni nel '67 non ha funzionato, come ancora non funziona oggi: volente o nolente, in un mondo diviso a metà fra Yankee e Sovietici, Israele si è trovata buttata dalla parte destra. E gli ebrei hanno seguitato, in gran parte, a barcamenarsi, a cercare un approdo dall'altra parte al loro incredibile (con quello che avevano subito, con quante guerre gli arabi gli avevano imposto!!) senso di colpa.
Come operare il tikkun olam, di fronte al cui altare ogni ebreo per bene deve pregare, quando Trump è al governo? Se è lui che accomoda le cose? Bisogna rifiutarlo! Bisogna stare dalla parte dei poveri, dei senza patria, dei viandanti in cerca di rifugio. Una vastissima letteratura è costruita su questa pietra angolare: ricordiamoci Woody Allen, Philip Roth, ricordiamoci Natalia Ginzburg che scriveva che lei preferiva gli ebrei curvi ai sabra abbronzati, senza curarsi se quelli, coi loro bambini furono trascinati ai forni.
Ora: gli ebrei americani di sinistra, ovvero i democratici, storicamente sono stati diversi fino a Clinton compreso. Avranno forse avuto una passione un po’ cieca per i processi di pace anche quando erano impossibili, ma non la sinistra americana non è mai stata socialista se non in porzioni omeopatiche. Gli ebrei hanno potuto condividere con loro la vista di un grande Paese come gli USA sempre abbastanza sensato da essere quasi per intero al fianco di Israele. Ma con Obama è cambiato tutto. Il senso di colpa degli ebrei democratici si è autoalimentato tramite l'immenso processo di contrizione culturale che ha investito il loro Paese di fronte al totem di un presidente nero, finalmente; l'industria culturale e dell'informazione, Hollywood, le Università sono andate a braccetto con l'Unione Europea, l'Onu e tutte le organizzazioni derivate.
Invece di lodare la capacità degli ebrei di salvarsi e progettare un nuovo futuro tramite il loro Stato ritrovato dopo un millennio di fedeltà, gli hanno appiccicato tutte le etichette del biasimo di sinistra. Obama ha trasformato l'orgoglio americano in un persistente senso di colpa che andò a coniugarsi felicemente con la colpa europea per il passato coloniale, la simpatia per gli immigrati, la passione per le culture "altre". E si fissò sui "territori", per altro "disputati" secondo la dizione dell'ONU. Come San Francesco, Obama ha cercato di ammansire il lupo Iran, impipandosene della sua conclamata aspirazione genocida antisemita. Che importava? non era un peccato dell'Occidente, quindi si poteva fare, come perseguitare gli omosessuali, mettere al bando le religioni diverse, picchiare le donne. All'europea, se la prese con Israele ad ogni possibile occasione, in questo rompendo con la tradizione del suo partito stesso. Obama ha chiamato tutta l'élite democratica a allinearsi contro l'idea che Israele porta la maggiore responsabilità del conflitto mediorientale, a non vedere che metterne in discussione la politica si sfrangia in maniera incurante nel metterne in discussione l'esistenza: il BDS ha preso le ali, il partito Democratico non è certo più quello per cui, quando Arafat a Camp David disse a Clinton che tutti sanno che gli ebrei non sono mai stati sul Monte del Tempio, alias Spianata delle Moschee, minacciò di uscire dalla stanza. Con Obama c'è stata la svolta, essere democratico ha chiamato a una scelta gli ebrei che non ce la fanno a lasciare la casa etica e sociale di Woddy Allen, l'antisemitismo è diventato allegramente israelofobia sotto i suoi occhi distratti. E stata una svolta un po’ come in Italia quando Berlinguer pose al centro la "questione morale" ipotizzando implicitamente che i depositari dell'etica umana erano gli uomini di sinistra. Obama ha posto al centro la questione ebraica come critica a Israele e ora Trump se ne trova la realtà sotto forma di critica: ormai non si è democratici nonostante la critica a Israele, lo si è solo con, come in Europa si è di sinistra solo con la critica a Israele, con il disprezzo e la maldicenza verso Netanyahu. "Oppressione" è la parola chiave, "l'intersezionalità" per cui i neri, gli omosessuali, i transgender, le donne, i popoli del terzo mondo, i mussulmani, diventano i protagonisti dell'era in corso e delle sue magnifiche sorti e progressive è il motore sempre a tutta birra. Qualche giorno fa, per Tisha beAv il giorno in cui si ricorda la caduta del Tempio per mano romana nel 70 d.C., un bravo maestro durante una lezione che frequentavo ha chiesto, lavorando sui testi ebraici antichi, se non si dovrebbe piantarla di piangere sulla conquista romana e la distruzione ora che Gerusalemme è nostra. La risposta di un gruppo nutrito di scolari di buon livello è stata che è necessario seguitare a ricordare, perchè i guai per cui l'uomo deve lavorare per il bene devono ancora essere da lui affrontati e rimediati. Insomma, Trump, tu riconosci pure Gerusalemme, gli ebrei sono impegnati nel Tikkun Olam, e non ci distrarre.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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