Dignità umana e d'intorni

Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » lun ago 15, 2022 8:13 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » lun ago 15, 2022 8:14 pm

6)
Libertà di parola e di critica come facoltà fondamentale della dignità umana


La limitazione o il divieto alla libertà di parola è una grave violazione della dignità umana che mette in pericolo la vita stessa delle persone e delle loro comunità.
Specialmente laddove questa denuncia (fatta anche con la satira come nel caso di Charlie Hebdo e di Salman Rushdie) la malvagità e il pericolo di idee, ideologie politiche e religiose, persone, organizzazioni, comunità, stati, istituzioni, governanti, ...) che istigano al disprezzo, all'avversione, all'odio immotivati, al razzismo etnico-razziale-religioso-politico, alla discriminazione, all'omicidio, allo sterminio, allo stupro, alla violazione della dignità umana e dei diritti umani civili e politici connessi (compresi quelli dei cittadini nativi italiani ed europei).
Solo la menzogna, la diffamazione e la calunnia non sono ammesse nell'ambito della libertà di parola, perché crimini.



Libertà di parola, di pensiero, di critica, di spiritualità e di religione
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2503
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8952000311
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674


Libertà di pensiero, di critica e di espressione contro i dogmi e l'idolatria

http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 201&t=2138

Il tempio o la casa della libertà, della non credenza e della libera credenza
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =24&t=1383


Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinseci all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139


Libertà delle "religioni" e libertà dalle "religioni", da tutte le idolatrie religiose, specialmente da quelle totalitarie, disumane, terroristiche e violente come quella nazi maomettana.

http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 201&t=2827
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 6418241981



Je suis Theo van Gogh - Je suis Charlie Hebdo - Je suis Magdi Allam - Je suis Asia Bibi - Je suis Mila - Je suis Samuel Paty
viewtopic.php?f=205&t=2920
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

L'Islam è una merda?
Sì e planetaria ma non solo è anche una minaccia e una mafia mondiale, una mostruosità, un male assoluto per l'intera umanità.
Nessuna offesa quindi, nessun oltraggio, nessun insulto perché è la pura e semplice verità.
Merda è il nome figurato perfetto per indicare ciò che è ributtante, schifoso, orripilante, da rifiutare, rigettare, scartare, ciò che è disgustoso, velenoso, tossico, demenziale che fa del male, che terrorizza, che manca di rispetto, che disumanizza, che induce all'odio, alla discriminazione, al razzismo, al suicidio, all'omicidio, alle guerre civili e allo sterminio, che porta orrore, terrore e morte.


La vergogna di Bergoglio Francesco che dopo la Strage islamica o nazi maomettana di Charlie Hebdo, ebbe la demenza di giustificarla con "l'analogia dell'offesa alla madre", come se il criminale idolatra, predone e assassino Maometto fosse paragonabile a una buona madre e la satira su di lui fosse menzogna, diffamazione e calunnia e non verità storica.

Charlie Hebdo

http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2400


Appello al Presidente Mattarella: L’attentato a Rushdie è avvenuto per la carenza della scorta. Le chiedo di intervenire per adeguare la mia protezione. La condanna a morte del «nemico dell'islam» non decade mai

Magdi Cristiano Allam
16 agosto 2022

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... gYHCSiBYsl

Al Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Palazzo del Quirinale
00187 Roma

Signor Presidente della Repubblica, mi rivolgo a Lei personalmente in quanto massimo Rappresentante dello Stato e principale punto di riferimento di certezza istituzionale per tutti i cittadini italiani.
Il grave attentato terroristico islamico perpetrato negli Stati Uniti venerdì 12 agosto nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, 33 anni dopo la “fatwa”, responso giuridico islamico, emessa dalla «Guida suprema» dell'Iran l'imam Khomeini il 14 febbraio 1989, ci obbliga a prendere atto che la condanna a morte del «nemico dell'islam», sia in quanto «apostata», Rushdie è nato musulmano ma si professa ateo, sia in quanto «blasfemo», perché avrebbe offeso Allah e Maometto nel suo romanzo «I versi satanici» del 1988, non decade mai e non si estingue se non con la sua morte.
Da 14 secoli i musulmani ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto attestato nella Sunna, perché sono convinti che il Corano sia increato al pari di Allah e che Maometto sia il modello supremo da emulare.
Il musulmano che uccide il «nemico dell'islam»lo fa nella certezza di obbedire a Allah e a Maometto, che con il suo eventuale «martirio» conquisterà il Paradiso islamico e, nel caso specifico di Rushdie, riscuoterà una cospicua taglia che attualmente ammonta a 3,3 milioni di dollari promessa dalla Fondazione 15 Khordad che è un'istituzione dello Stato iraniano.
Ebbene l'errore fatale delle autorità di Sicurezza americane è stato di ridurre drasticamente la protezione a Rushdie, immaginando che dopo 33 anni dalla “fatwa” di Khomeini e in assenza di nuovi indizi di pericolo, la minaccia alla sua vita fosse venuta meno. Il terrorista islamico ha potuto infliggergli 15 coltellate al volto, alla gola e all'addome prima dell'arrivo di cinque poliziotti che sono riusciti a bloccarlo. Tutti noi preghiamo affinché possa salvarsi e tornare a vivere normalmente.
Dal marzo 2003 vivo sotto scorta per una decisione delle autorità di Sicurezza dello Stato, che ringrazio per la tutela della mia incolumità fisica, a causa di condanne e di minacce di morte da parte di terroristi e estremisti islamici all'estero e in Italia.
Nell'informativa raccolta all'epoca dal Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica) si afferma che il Movimento islamico palestinese Hamas, ad oggi considerato dall'Unione Europea una organizzazione terroristica, ha «manifestato un forte risentimento nei confronti di Magdi Allam, editorialista de “La Repubblica” ed inviato attualmente in Kuwait», e che ci sono «possibili rischi incombenti sul giornalista, con particolare riguardo alla sua incolumità fisica».
Successivamente autorevoli rappresentanti in Italia e in Europa che ideologicamente fanno riferimento al Movimento estremista dei “Fratelli Musulmani” a cui aderisce Hamas, messo fuorilegge in quanto organizzazione terroristica da Egitto, Russia, Siria, Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Tagikistan e Uzbekistan, mi hanno pubblicamente condannato come «nemico dell'islam», una sentenza che si traduce inequivocabilmente nella mia condanna a morte.
Nel 2008, dopo la mia scelta di convertirmi dall'islam al cristianesimo, a seguito dell'intercettazione di comunicazioni di terroristi islamici in cui si manifestava la decisione di uccidermi, menzionandomi insieme al Papa Benedetto XVI che mi aveva battezzato nella Basilica di San Pietro, e in una distinta comunicazione insieme all'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la mia scorta fu portata al “primo livello eccezionale” con complessivi 11 carabinieri, 4 macchine blindate, mentre per gli spostamenti più lunghi usufruivo degli aerei dei Servizi segreti. Ero il civile più scortato d'Italia.
Per 56 anni sono stato il cittadino italiano di fede islamica che più di altri si è prodigato per affermare in Italia un «islam moderato» e un «islam italiano». Il 10 settembre 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per la prima volta nella Storia d'Italia, mi ricevette al Quirinale insieme a una delegazione di sette cittadini italiani musulmani, firmatari del «Manifesto contro il terrorismo e per la vita», da me pubblicato sul “Corriere della Sera” di cui ero vice-Direttore. Il Presidente Ciampi ci manifestò l'apprezzamento per l'iniziativa e ci esortò a essere il modello di riferimento per i musulmani in Italia. Ma quel Manifesto e l'iniziativa del Presidente Ciampi furono condannati dai rappresentanti delle organizzazioni islamiche che controllano gran parte delle moschee presenti sul territorio italiano.
Sono anni che gradualmente si sta allentando la sicurezza accordatami dopo che lo Stato aveva ritenuto di portarla al massimo livello. Nonostante la mia denuncia di minacce di morte ricevute sia in Rete sia in luoghi pubblici, non vi è stato alcun seguito concreto. Attualmente la mia protezione è limitata a due carabinieri, che si riduce a un carabiniere quando scendo dall'auto della scorta. Dal 15 giugno 2018 mi è stata tolta la vigilanza fissa che avevo presso la mia abitazione e nelle strutture dove pernottavo ovunque in Italia.
Io non ho paura della morte. A 70 anni so bene che la morte ci appartiene. Da credente mi riconosco nel testamento spirituale di Paolo Borsellino: «È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola».
Chiedo a Lei, Signor Presidente della Repubblica, di fare ciò che in suo potere per tutelare in modo adeguato la mia sicurezza e consentirmi di andare avanti nella missione di dire la verità in libertà anche nei confronti dell'islam. Siamo tutti sulla stessa barca. Se dovessero uccidere la mia libertà, morirà la libertà di tutti noi.
Grazie e auguri di ogni bene.
Magdi Cristiano Allam


Magdi Cristiano Allam
14 agosto 2022

Uccidere una persona per il suo pensiero è proprio di tutte le tirannie. Uccidere una persona per il suo pensiero nel nome di un Dio e del suo Profeta è un’esclusività dell’islam. In ambito cristiano si è ucciso in passato nel nome della Chiesa, ma non si sarebbe potuto farlo nel nome di Gesù perché Gesù non ha mai né ucciso né ordinato di uccidere nessuno. All’opposto Allah e Maometto ordinano di uccidere i miscredenti, tutti i nemici dell’islam, e Maometto ha personalmente sgozzato e decapitato i suoi nemici. Finora l’Occidente rifiuta di prendere atto della realtà e di dire la verità in libertà sull’islam. A pagare le conseguenze di questa deliberata ignoranza e vergognosa sottomissione alla tirannia islamica, sono i rari testimoni di verità e libertà.
Noi tutti preghiamo affinché Salman Rushdie sopravviva al crimine che ha subito nel nome di Allah e Maometto. Grazie Alex per la tua riflessione con la tua magistrale penna.





C'è chi vergognosamente, vilmente, irresponsabilmente e demenzialmente santifica l'Islam come Bergoglio Francesco e chi lo denuncia come il male assoluto e rischia la vita ogni santo giorno per salvare quelle nostre, la nostra libertà e la nostra dignità. Chi ringraziare?


"Se dovessi scegliere una sola parola per descrivere il male del nostro tempo, direi Islam"
Giulio Meotti
18 agosto 2022

https://meotti.substack.com/p/se-dovess ... ola-parola

Andy Ross, il proprietario della libreria Cody's Books a Berkeley, in California, spiegò così quanto era difficile nel 1989 vendere “I versetti satanici” di Salman Rushdie. “È stato abbastanza facile per scrittori come Norman Mailer e Susan Sontag parlare di rischiare la vita a sostegno di un'idea. Dopotutto vivono in alto nei condomini di New York. Tutta un'altra cosa vendere il libro per strada”. Tutta un’altra cosa ancora scrivere un saggio sull’Islam come “il più grande male del nostro tempo” da un piccolo villaggio in Algeria, Boumerdès. Qui vive Boualem Sansal, che il settimanale Obs ha definito “il kamikaze”. Nel giugno 1972 Sansal trascorse quindici giorni a Praga, durante un programma di scambio universitario. Lì conobbe Anicka, una studentessa di antropologia. Nel 1974 si sono sposati a Boumerdès. Due anni dopo è nata la loro figlia, Tata. Un giorno Sansal la va a prendere a scuola e non la trova. Finisce per vederla in braccio a un imam: era stato istituito un programma di islamizzazione forzata per i bambini nati da coppie miste, o meglio, da madri cristiane. La maggior parte delle donne straniere dovette convertirsi all’Islam in quegli anni. In preda al panico, Sansal mandò la famiglia a Praga. “La mia vita personale e quella della mia famiglia sono state davvero devastate dagli islamisti”, racconterà. All'inizio degli anni '80 c'era una sola moschea a Boumerdès, un vecchio edificio in stile ottomano, che poteva ospitare più di mille persone. Oggi sono più di dieci. E lì vive ancora Sansal buona parte dell’anno.
Negli anni ‘90 centinaia di intellettuali, artisti e giornalisti algerini sono stati assassinati dagli islamisti, come lo scrittore Tahar Djaout. Djaout diceva una frase che Sansal ripete spesso: “Se parli, muori; se non parli, muori. Quindi parla e muori”.
Il romanzo più famoso di Sansal pubblicato in Francia da Gallimard, 2084, ha fatto scalpore e si è aggiudicato, oltre al plauso del pubblico e al soprannome di “Orwell algerino”, il Gran Premio del romanzo dell’Accademia di Francia. Sansal in Algeria è minacciato dalle autorità e dai fondamentalisti islamici, è invitato a parlare in appartamenti e riunioni clandestine, un po’ come i dissidenti sotto il comunismo, mentre è riconosciuto in Francia e all’estero come uno dei più grandi scrittori della sua generazione e forse il più grande del mondo arabo.
Sansal ha subìto il boicottaggio dei paesi arabi, furiosi per la sua partecipazione al Festival degli scrittori di Gerusalemme, e per questo gli hanno tolto il prestigioso Prix du Roman Arabe. Questa settimana sul settimanale francese L’Express Sansal ha firmato un saggio che riproduco sul caso Rushdie. Pieno di tragiche verità e che, ne sono certo, sarà foriero anche di pericoli (spero che Sansal abbia consegnato questo articolo dopo essere riparato a Parigi). Una settimana fa a New York è successo qualcosa della cui gravità e importanza storica pochi si sono resi davvero conto. O hanno capito e distolto lo sguardo. La Gorgone pietrifica.

Una vertiginosa progressione di persone minacciate in nome dell'Islam
di Boualem Sansal
Se dovessi scegliere una sola parola per descrivere il male del nostro tempo, direi "Islam". Nessun fenomeno ha talmente trasformato il mondo, sconvolto, sfigurato, pervertito, terrorizzato. Nessuna malattia ha mietuto così tante vittime, gettato così tanti paesi in subbuglio e persone sulla strada dell'esilio. Nessun'altra verità suprema è servita così tanto a giustificare e moltiplicare i peggiori abomini sulla terra, commessi dai musulmani di Isis, Talebani, Gia, Boko Haram e compagnia, a volte, spesso da lupi solitari dediti all'esaltato coranico. Con una o due eccezioni, i paesi musulmani vivono tutti in uno stato di estrema arretratezza, sotto regimi dispotici, corrotti e criminali, che sfruttano l'Islam nelle loro politiche interne ed esterne. L'Islam è diventato la loro preoccupazione numero uno, prima dell'inflazione, prima della disoccupazione, del prezzo della benzina, degli incendi boschivi, della droga. Vi si fa sempre più presente, sempre più incalzante, conquistatore, arrogante e omicida. Se trova la porta chiusa, entra dalla finestra e, se è murata, entra dal camino, e quando non c'è più nessuna apertura disponibile, entra per la strada maestra di Internet. Nella sua versione islamista, è di casa in un approccio comunitario, separatista, isolazionista, interamente dedito alla tratta e alla violenza delle bande, di cui i più duri e meglio organizzati non hanno ancora perso i denti da latte.

I paesi scandinavi, meravigliose terre di accoglienza per i musulmani in fuga dalla violenza e dalla povertà del loro paese, e soprattutto dalle utopie socialiste del loro colonnello-presidente, capo supremo del consiglio della rivoluzione e indomabile aquila, non li vogliono più; oggi stanno prendendo misure di emergenza in preda al panico per sradicare il male. In tutti i paesi viaggiatori muniti di passaporto di paesi musulmani, e questo è il mio caso, vengono ricevuti freddamente anche se hanno un visto valido e dispongono delle risorse necessarie per il loro soggiorno. Sanno che questi dispositivi di sicurezza pesanti e costosi che ostacolano il funzionamento degli aeroporti di tutti i paesi del mondo sono direttamente legati alla loro religione. Poiché non si può fermare o scacciare una religione, si rifiutano i suoi fedeli. Sforzo vano. Troppo tardi, l'Islam è ovunque a casa, un padrone geloso nei suoi possedimenti.

Ora sta imponendo la sua neolingua. "L'Islam ti sta guardando". Non diciamo “Islam”, ma va aggiunto, con la deferenza dovuta al re dei re, che l'Islam è una religione di pace e di tolleranza, che è una religione di amore, che non ha nulla a che vedere con l'islamismo, che non si devono fare amalgami pericolosi e idioti, che gli islamisti non sono musulmani, che i musulmani vivono il loro Islam nel rispetto rigoroso di altre credenze anche se sono false e se l'Islam le ha già condannate.

In questo mondo di pace, amore e tolleranza, il numero di persone che vivono sotto la protezione della polizia perché minacciate in nome dell'Islam sta subendo un aumento vertiginoso. Per parlare solo della Francia, che è già di per sé una gioia, la polizia presto non basterà più, sarà necessario reclutare battaglioni e compagnie o meglio formare un nuovo corpo di guardie del corpo, che conoscono l'Islam e sanno riconoscere sotto quale vestito si presenta. L'elenco dei “file S” (i sospetti di terrorismo) continua a crescere e di questo passo alla fine includerà tutti i musulmani in Francia. Risparmiate tempo e non parleremo più di questa diabolica alternativa "Islam di Francia contro Islam francese", come Kramer contro Kramer. Ne avremo due in uno, la Francia islamica. È nuova, la conquista con la manipolazione aritmetica.

Di cosa sarà fatto il domani? Sicuramente il male sarà maggiore. A meno che i musulmani risvegliati da un miracolo non si mobilitino per salvare la loro religione dalle grinfie degli islamisti e da quelle dei regimi musulmani corrotti che li sfruttano a distanza attraverso i loro imam, le loro moschee, i loro consoli che sono membri giurati della confraternita di agenti segreti, i loro missionari. Nel processo, loro tutti coloro che, ad una data prefissata, vengono ad accarezzarli, per scopi elettorali, che vogliono comprare per proprio conto un'aureola per brillare in tv o, per i grandi apparatchik, ritrovare la verginità davanti della Storia che tanto avevano tradito, tanto mascherato. Presto non ci sarà più su questa terra devastata da guerre e miseria morale dell'Islam, una religione di pace, amore e tolleranza, e, aggiungerò trasparenza (questo è il mio contributo all'arricchimento del linguaggio) per riposare dai nostri dolori. Dopodiché, con la terra rinnovata e l'aria purificata, la civiltà potrà ripartire con il piede giusto.

Suggerisco ai miei amici musulmani di leggere “I versetti satanici” di Salman Rushdie, vedranno di persona che non c'è nulla di blasfemo nelle sue pagine, descrive una realtà che vedrebbero con i loro occhi se si liberassero dei paraocchi del condizionamento. Suggerisco anche che scrivano a Rushdie per assicurargli il loro affetto, per augurargli la più rapida guarigione e incoraggiarlo a continuare a scrivere cose belle.

Grazie per il vostro contributo alla salvezza dell'umanità e del mondo.




In gioventù tutti possiamo sbagliare, l'importante è che poi maturando capiamo dove sta veramente il bene e dove il male
Trentatré anni fa, quando ero adolescente a Nairobi, bruciavo libri.

Ayaan Hirsi Ali
19 agosto 2022

https://www.facebook.com/sabato.gatto/p ... miEp1faVQl

Trentatré anni fa, quando ero adolescente a Nairobi, bruciavo libri. Correva l’anno 1989, l’anno della fatwa contro Salman Rushdie, e fui sedotta dalla marea crescente dell’islamismo. Ho salutato la fatwa con gioia. Raramente bruciavo libri veri: eravamo troppo poveri per permetterci una copia dei “Versetti satanici”. Così abbiamo scritto il titolo del romanzo incriminato e il nome del suo autore sui cartoni e li abbiamo dati alle fiamme. Era comico e patetico. Ma eravamo terribilmente seri. Pensavamo che Khomeini stesse difendendo l’islam contro gli infedeli, abbattendo la giusta furia di Allah su un vile apostata. Se Rushdie fosse stato attaccato, avrei festeggiato.
Nei decenni successivi sono stata una rifugiata, un’atea e una convertita ai più alti ideali e valori dell’occidente: libertà di parola, libertà di coscienza, emancipazione delle donne e libertà di stampa.
Quando sono fuggita da un matrimonio forzato e mi sono fatta una vita in Europa, sono rimasta stregata dalla cultura della libertà. So fin troppo bene come la rettitudine in nome dell’islam motivi coloro che infliggono violenza ai presunti infedeli. Di questi tempi non è di moda difendere la tesi dello “scontro di civiltà” di Samuel Huntington. Ma l’attacco a Salman mostra quanto fosse vera. Sì, ci sono davvero diverse idee di civiltà e sì, sono in conflitto tra di loro. Prima ce ne rendiamo conto, prima potremo recuperare la nostra fiducia nella civiltà occidentale e difenderla senza batter ciglio contro i suoi nemici, sia stranieri che interni. Immagino che Salman non si esprima in questo modo, né porrebbe una tale enfasi sull’occidente. Ma nondimeno ne è un esempio; un campione della libertà di parola, che difende coraggiosamente gli ideali occidentali quando così tanti evitano di combattere per essi. Se solo più persone potessero seguire il suo esempio, invece di intraprendere la strada della pacificazione in nome della “sensibilità culturale”, i lunghi anni di omicidi e caos operati dagli islamisti in occidente potrebbero finire.
Ho vissuto quei lunghi anni; conosco fin troppo bene la minaccia rappresentata dall’islamismo. Dopo che mi sono dichiarata apostata, sono stata costretta a entrare in una bolla di protezione che mi circonda ancora oggi. Un sistema di sicurezza 24 ore su 24. Ricevo minacce di morte. Il mio amico, il dolce, volgare e brillante Theo van Gogh è stato assassinato semplicemente per aver fatto un film con me. Il suo aggressore ha usato un coltello per affiggere una lettera al petto di Theo: diceva che sarei stata la prossima. Quando ho sentito la notizia su Salman la scorsa settimana, non potevo parlare. Ero inorridita, ma avevo anche paura. Sarei stata la prossima? Anche se ho scelto di vivere con la scorta e Salman no, l’attacco ha mostrato quanto sia paziente e spietato il nemico. Sto scrivendo quattro giorni dopo l’attacco. Sarò mai libera? Mi sentirò mai al sicuro? I miei figli si sentiranno mai al sicuro? Cedere alla paura non è mai un’opzione. Eppure venerdì scorso avevo paura. Mi sono sentita terrorizzata. Mi è stato chiesto di nascondermi e di rimanere in silenzio per la mia sicurezza. Per alcune ore, ho lasciato che la paura dominasse la mia vita. Ma sapevo anche nel profondo che la libertà è una scelta.
In questo modo, scrivendo proprio questo pezzo, sfido gli islamisti e tutti gli altri che vorrebbero mettermi a tacere. Come Salman, continuerò a parlare.
Come Salman, scelgo la libertà. Ayaan Hirsi Ali



"Mi fa arrabbiare quando le persone in Occidente dicono che gli attentatori islamici sono solo singoli pazzi e che i sentimenti religiosi non dovrebbero essere feriti. Questa non è tolleranza, ma ipocrisia", afferma Hamed Abdel-Samad.

Hamed Abdel Samad: La mia tolleranza alla frustrazione è esaurita.

Il critico islamico Hamed Abdel-Samad parla dei suoi minacciatori e del perché l'assassino di Rushdie si sia radicalizzato in Libano.
Intervista di: Evelyn Finger
DIE ZEIT: Signor Abdel-Samad, lei è figlio di un imam egiziano, ha vissuto in Germania per ben 25 anni e ha scritto diversi bestseller. Ora è spesso in Libano. Perché?
Hamed Abdel-Samad: Perché mi sento più sicuro in Libano che in Germania. Non mi sento più dare dell'islamofobo a causa delle mie critiche alla mia religione d'origine. Soprattutto, non voglio più essere assalito per strada, nonostante la scorta della polizia. Questo mi succede regolarmente a Berlino e in altre grandi città europee, ma non a Beirut. La mia tolleranza alla frustrazione è esaurita.
ZEIT: Tutti i suoi libri tedeschi hanno avuto successo. Perché il mobbing?
Abdel-Samad: Sono sempre giovani musulmani, tra i 19 e i 25 anni, a minacciarmi, e sospetto da dove venga la loro rabbia. Vivono con sensi di colpa perché le loro famiglie spesso provengono da regioni in conflitto ma vivono in pace in Occidente. Attraverso i nuovi media, vedono i conflitti nella loro vecchia patria, di cui l'Occidente sarebbe responsabile, e questo li carica di rabbia.
ZEIT: Ora, grandi potenze come gli Stati Uniti e la Russia hanno effettivamente causato molti danni.
Abdel-Samad: Forse, ma come politologo e come ex Fratello musulmano, sono interessato alla parte dell'islamismo nella miseria dei Paesi musulmani. Prendiamo l'assassino che voleva uccidere Salman Rushdie: Cresciuto negli Stati Uniti, si è radicalizzato in pochissimo tempo nel 2018, mentre faceva visita al padre in Libano. La città di Yaroun si trova in una zona del Paese controllata da Hezbollah, dove il padre del colpevole era tornato dopo aver divorziato dalla moglie. Come ha potuto la religione acquisire un tale potere su una persona che ha goduto della sua educazione in Occidente? Gli islamisti militanti manipolano i sentimenti dei giovani dicendo: non sei impotente, ma uno strumento della giustizia divina. Potete distinguervi attraverso un'azione nobile.
ZEIT: Ma cosa c'è di attraente in un atto di omicidio?
Abdel-Samad: Il suo carattere definitivo. Lo spiego usando il romanzo di Salman Rushdie I versetti satanici: Il suo protagonista è un musulmano che va in Occidente, ma porta con sé tutti i conflitti identitari della sua patria, la storia e le rivendicazioni della sua religione - e non riesce a cavarsela in un paese straniero. Per questo finisce per togliersi la vita. Anche gli assassini si sentono spesso sopraffatti dall'ambivalenza della cultura occidentale. I fondamentalisti, invece, ti dicono cosa è giusto e cosa devi fare.
ZEIT: Come si concilia la radicalizzazione dell'aggressore di Rushdie con la sua simpatia per il Libano?
Abdel-Samad: Il Libano è sempre stato un'oasi di libertà perché non ha una legge sulla blasfemia. I libri che non potevano essere pubblicati in Egitto e in Iraq sono stati pubblicati qui. Oggi Beirut è la capitale araba della vita notturna e della libertà di stampa. Allo stesso tempo, ci sono sempre assassinii di spiriti liberi. Il Libano è composto da 18 gruppi etnico-religiosi che si sono combattuti nella guerra civile tra il 1975 e il 1990. Hezbollah è emerso da questa situazione e ora è una sorta di piccolo Iran in Libano. Il suo leader Hassan Nasrallah una volta ha detto: se Salman Rushdie fosse stato ucciso dopo l'imposizione della fatwa, nessuno avrebbe osato disegnare vignette su Maometto. Temo che sia vero. La fantasia totalitaria di Nasrallah è che nessuno può sfuggire all'influenza delle leggi religiose. Rushdie, tuttavia, ha messo in luce i doppi standard di leader come Nasrallah e Khomeini: i loro giochi di potere in nome dell'Islam. Come punizione, è stato bollato come nemico dei musulmani. In realtà, Rushdie è un amico dei musulmani perché li ha messi in guardia dai pericoli della loro stessa religione.
ZEIT: Ora ha dei simpatizzanti in Libano?
Abdel-Samad: Sicuramente. La popolare presentatrice Dima Sadik ha twittato una foto di Khomeini dopo l'attacco contro di lui e ha scritto: "Versi satanici". Ora viene minacciata.
ZEIT: Lei stesso una volta odiava Rushdie.
Abdel-Samad: Sono cresciuto con le diffamazioni contro di lui, ma poi sono diventato un suo ammiratore. Quando l'ho incontrato a Berlino nel 2019, il mio libro Fascismo islamico era già stato pubblicato in inglese e mi ha reso orgoglioso il fatto che Rushdie mi abbia contattato per parlarne. La cosa più impressionante è stata la sua compostezza. All'epoca ero accompagnato da sette guardie del corpo, lui è venuto da solo. Ho pensato: "Quando sarò così vecchio, voglio essere allegro come lui".
ZEIT: È un errore non avere paura?
Abdel-Samad: No. Ma è un errore negare il pericolo. Mi fa arrabbiare quando le persone in Occidente dicono che gli attentatori islamici sono solo singoli pazzi e che i sentimenti religiosi non dovrebbero essere feriti. Questa non è tolleranza, ma ipocrisia: crea rifugi per le sottoculture autoritarie. I politici e gli intellettuali occidentali hanno abbandonato Rushdie perché non hanno sostenuto la libertà di espressione. Quando lo showmaster Rudi Carrell lanciò una volta delle mutande contro una foto dell'Ayatollah Khomeini, dovette poi scusarsi.
ZEIT: Non trova comprensibile che i musulmani che in Occidente sono minacciati, anche di morte, ora reagiscano con irritazione al ridicolo?
Abdel-Samad: No! Come musulmano, non si vive più liberamente che in Occidente. Dobbiamo imparare che la critica alla religione non è ostile alla religione.
ZEIT: Come affronta lei stesso il pericolo?
Abdel-Samad: Lo vedo come il prezzo della libertà. La polizia trova spesso oggetti metallici nelle tasche del mio pubblico e le minacce di morte fanno parte della vita quotidiana. Ma quando scrivo, lo blocco. Lo so: la paura non impedisce la morte, ma la vita.
ZEIT: Cosa la aiuta a combattere la paura?
Abdel-Samad: Amore! Mi cattura e mi tiene in piedi. È il luogo in cui sono al sicuro e capito senza bisogno di una parola. Penso che gli assassini siano persone poco amate. Sono più libero di coloro che mi minacciano.
Di prossima pubblicazione il libro di Hamed Abdel-Samad "Islam. Eine kritische Geschichte".
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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » lun ago 15, 2022 8:14 pm

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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » lun ago 15, 2022 8:14 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » lun ago 15, 2022 8:14 pm

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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » gio ago 18, 2022 7:19 pm

7)
La nostra dignità umana e civile violata nel profondo della nostra identità biologica, umana e sociale e nella sintesi dei nostri nomi deturpati, mistificati e negati.
No all'aggressione del demenziale suprematismo LGBT!



I nostri nomi e i nostri diritti

Noi siamo donne e uomini, maschi e femmine, madri e padri, nonne e nonni, genitori e figli, eterosessuali e su questa eterosessualità di donna e uomo, e su questa diversità naturale di maschio e femmina, è impostata da sempre la coppia che dà origine alla famiglia universale monogamica, la nostra cultura, le nostre istituzioni, la nostra storia e i nostri diritti e doveri.
Il matrimonio può sussistere solo tra un uomo e una donna e non tra omosessuali, umani e animali, umani e robot, umani e oggetti vari.
L'unione civile tra omosessuali e/o tansgender non è matrimonio ma caso mai un gaymonio o gendermonio ma non certo matrimonio che è il nome proprio dell'istituto sociale e dell'unione civile e religiosa di una donna e di un uomo, di un maschio e di una femmina.
Anche le unioni tra umani e animali e tra umani robot e oggetti vari non hanno nulla a che fare con l'istituto del matrimonio.
I bambini hanno diritto ad avere una madre e un padre, dei genitori normalmente costituiti da un uomo e da una donna, da una femmina e da un maschio.
Noi siamo la stragrande maggioranza della popolazione della terra e la vita dell'umanità si è sviluppata su queste basi biologiche, sociali, antropologiche, culturali e non su altro.
Che la nostra identità, i nostri istituti, i nostri nomi, i nostri diritti, i nostri valori, siano rispettati e salvaguardati.


L'dentità sessuale o di genere non dipende dalla volontà e dal capriccio individuale, essa è una determinazione naturale che dipende esclusivamente dalla volontà della specie che si esprime/estrinseca attraverso la determinazione genetica.
viewtopic.php?f=141&t=2960
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts/914172452492859
La mutilazione fisica e l'avvelenamento ormonale non sono un bene e un diritto ma un male e un crimine violento contro l'umanità, come lo è anche la pedofilia!

Una neo-lingua per il retto-pensiero
Lucio Leante
16 marzo 2022

https://www.opinione.it/editoriali/2021 ... te-regimi/

La Festa del papà (19 marzo), come la Festa della mamma (9 maggio) sono due feste per diversi aspetti politicamente scorrette, perché le parole papà e mamma sarebbero “discriminatorie” per le coppie gay. È questo uno dei corollari della religione apparentemente anti-discriminatoria, ma in realtà anti-occidentale, che si chiama “politicamente corretto”, attualmente molto in voga presso molti intellettuali occidentali. I chierici di quella nuova religione anti-occidentale vorrebbero sostituirle con feste del “genitore 1” e del “genitore 2” come già viene fatto in molti paesi occidentali sui contratti matrimoniali e in Italia sulle carte di identità dei minori di 14 anni.

Le industrie – in specie quelle dei dolciumi come la Nestlé, e quelle del regalo – che per timore di boicottaggi sono sempre prone ai desiderata delle aggressive lobby politicamente corrette, stanno già studiando il calendario per scegliere le date in cui festeggiare “genitore 1” e “genitore 2”. Non sarebbe politicamente corretto chiamarli “papà” e “mamma”. Si mira a fare addirittura scomparire dalle lingue occidentali quelle due parole perché “discriminatorie”. Un vero orrore che ha anche un obbiettivo politico.

In realtà si vuole colpire la realtà che quelle due parole indicano: la famiglia naturale. Si parte dalle parole per mettere in discussione la famiglia. Senza la famiglia naturale l’Occidente sarebbe l’unica società al mondo ad essere privata dell’istituzione principale su cui sono fondate tutte le società e tutte le civiltà del mondo (dove nessuno si sogna di mettere in discussione la famiglia). Allo stesso tempo, si vuole sostenere la anti-scientifica teoria del gender che nega il carattere biologico della sessualità, della paternità e della maternità, che sarebbero invece una costruzione sociale e culturale e quindi oggetto di scelta soggettiva ed arbitraria. L’Occidente si priverebbe così del concetto eticamente orientativo di natura umana. Si priverebbe anche dei concetti di scienza e di oggettività, dato che su questi prevarrebbe il criterio pre-moderno e arbitrario della “correttezza politica”. Non è vero quel che è vero (il sesso biologico), ma quello che è politicamente corretto (il sesso scelto).

La Festa del papà e quella della mamma e le parole stesse sarebbero “discriminatorie” per le coppie lesbiche dove vi sono due mamme e per le coppie maschili dove una mamma vera non c’è. Sono scorrette, anche perché si festeggiano nel giorno e nel nome di Giuseppe e di Maria e si riallacciano così alla tradizione religiosa cristiana occidentale, che la nuova Vulgata vuole cancellare e sostituire. E soprattutto sono scorrette, perché celebrano la “sacra famiglia” naturale che i chierici anti-occidentali vogliono fare scomparire dalla faccia dell’Occidente. Il fenomeno non si limita ovviamente alle Feste della mamma e del papà.

L’Università di Manchester ha proibito al personale di utilizzare i termini “madre” e “padre” per evitare pregiudizi ai danni dei “genitori gay”. Essa suggerisce invece l’uso di termini neutri come “partner” o “tutore” e la sostituzione dei termini “persone” o “individui” (in luogo di uomini o donne) e di “partner” (in luogo di marito o moglie). La stessa Università ha redatto una “guida” creata da un “Comitato per l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione” di sapore vagamente sovietico. In Francia l’anno scorso in diverse scuole, invece della Festa della mamma, si è celebrata la “Festa dei genitori”.

La neo-lingua è poi un fenomeno che accompagna i movimenti “rivoluzionari”. Se si vogliono rivoluzionare le istituzioni, bisogna anche ribaltare la connotazione positivo/negativo che le parole recano con sé, introducendo così nuove valutazioni e nuovi concetti che sostituiscono quelli vecchi. Non a caso, quando nel 2005 il Governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero varò la sua “rivoluzione familiare”, decise anche di vietare i tradizionali riferimenti di genere nei documenti legali relativi alla famiglia. Sui certificati di matrimonio spagnoli, “per non discriminare i coniugi gay”, parole come “marito” e “moglie” furono sostituite da “sposo A” e “sposo B”. Di conseguenza, nei certificati di nascita, “padre” e “madre” vennero invece rimpiazzati da due neologismi: “genitore A” e “genitore B”. Non era una questione solo di parole né solo di discriminazione. Zapatero voleva dire che le famiglie naturali hanno un eguale valore rispetto a quelle gay e che il sesso biologico non faceva differenza: che il padre (o la madre) fosse biologicamente maschio o femmina, non doveva fare alcuna differenza. Dietro le parole si nascondeva un’ideologia: quella della no-difference sessuale. Fu l’inizio di una vera e propria rivoluzione non solo nel linguaggio, ma nei costumi e nel pensiero pubblico.

In Canada il termine “genitore naturale” è stato sostituito con la dizione “genitore legale”. Nel Massachusetts, nei certificati di nozze, “moglie” e “marito” hanno lasciato il posto a “parte A” e “parte B”. La Cardiff Metropolitan University, una delle maggiori del Regno Unito, ha stilato una lista di 34 parole contenenti il suffisso “man” (uomo) che docenti e studenti sono “invitati” a non usare più, sostituendole con altre non “sessiste”. Via “chairman”, a favore del neutro “chair”; “fireman”, pompiere, è sostituito da “firefighter”; casalinga, “housewife”, lascia il posto a “consumer”; umanità, “mankind”, viene rimpiazzata da “humanity”; anche “homosexual” viene meno a favore di “same sex”; assistente, “right hand man”, diventa invece “chief assistant”.

La neo-lingua è stata adottata nelle stesse ore dalla British Medical Association, che ha invitato i medici a non parlare più di “expectant mothers” (“mamme in attesa”), ma di un più generico “pregnant people” (“gente incinta”), per rispettare l’eventuale natività gay. In Belgio, l’Università di Lovanio ha creato un vero e proprio sillabo di “parole proibite” di natura sessista. Ultime notizie sulla neo-lingua politicamente corretta: la parola “normale” deve essere eliminata perché “discriminatoria”. Anche la parola “sbiancamento” corre rischi non solo nella pubblicità dei detersivi, perché sottintende che bianco sia migliore di nero. Per esempio la Unilever, la catena internazionale che detiene più di 400 prodotti per l’igiene, la casa e la bellezza, nell’ambito di un suo progetto denominato “Positive Beauty” per diffondere “l’uguaglianza di genere” sul benessere del corpo, ha eliminato la parola “normale” dai suoi prodotti. Anche qui le parole sono pregne di contenuti culturali e sono usate come armi ideologiche: la parola “normale” sarebbe “discriminatoria”, anche se fondata statisticamente. Il risultato è che non esisterebbe né fisiologia né patologia, con buona pace per la scienza medica e per le scienze umane, tra cui quelle psicologiche.

Anche il famoso marchio di cosmetici “L’Oréal” ha deciso di rimuovere le parole “bianco”, “sbiancamento” e “chiaro”, dalle confezioni dei prodotti, perché contaminate da pregiudizi razziali. Il Wall Street Journal , seguendo l’esempio dell’Associated Press (Ap) ha vietato ai propri giornalisti di usare l’espressione “immigrato illegale” per non “etichettare le persone”, anche se essi sono tecnicamente e realmente sia immigrati, sia illegali. Il presidente Joe Biden l’ha già vietata nei documenti alla Casa Bianca e i Democratici hanno presentato una legge per bandirla dai documenti federali. Anche qui, dietro la guerra delle parole, c’è la propensione dei liberal americani favorevoli all’immigrazione anche illegale per motivi ideologici.

In conclusione, quella guerra di parole con cui l’establishment politicamente corretto sta da tempo introducendo una neo-lingua di tipo orwelliano. Cos’è una neo-lingua? È una tecnica usata da tutti i regimi rivoluzionari, autoritari e totalitari. Si criminalizzano attribuendo una valutazione negativa – e poi si cancellano – alcune parole cruciali per il vecchio ordine che si vuole distruggere. Si creano parallelamente parole nuove cruciali per l’ordine nuovo, che si vuole instaurare e a cui si attribuisce un valore positivo, esaltandole e rendendole obbligatorie. Si invertono così i valori delle parole: quel che un tempo era bene e buono diventa male e cattivo; e viceversa.

Ma non si tratta solo di una guerra di parole. Dietro le parole aleggiano concetti e soprattutto valutazioni, valori e disvalori, cioè le ideologie. La neo-lingua orwelliana introdotta dal politicamente corretto nasconde una guerra culturale e ideologica mirante a creare un “retto-pensiero” eversivo e funzionale a distruggere il vecchio ordine e ad instaurarne uno nuovo. Attraverso la neo-lingua si introduce un pensiero unico obbligatorio, un codice etico politico ed un “retto-pensiero”, mirante alla distruzione della civiltà cristiana e liberale dell’Occidente. In particolare, oggi esso mira a distruggere dall’interno l’intera civiltà occidentale attraverso la distruzione della famiglia o l’abbassamento delle difese contro l’immigrazione illegale.




Twitter ha bloccato l’account di un deputato Repubblicano perché sostiene che chiamare un uomo “uomo” sia una odiosa “violenza”
The Federalist
10 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -violenza/


Twitter ha bloccato l’account ufficiale del presidente del Republican Study Committee Jim Banks per un tweet che osservava come “Il titolo di primo ufficiale donna a quattro stelle è stato preso da un uomo” – un riferimento al funzionario federale transgender Rachel Levine.

La notifica del divieto da parte di Twitter a Jim Banks ha spiegato che chiamare un uomo “uomo” “viola le nostre regole contro le condotte d’odio“. La dichiarazione di Twitter ha anche affermato che le descrizioni accurate della biologia umana ora “promuovono la violenza“.

“È ridicolo per Twitter dire che riconoscere la realtà biologica sia in qualche modo come incitare alla violenza“, ha detto il portavoce di Banks, Mitchell Hailstone, aggiungendo che Banks sta contestando il divieto con Twitter. L’azienda non ha risposto ad una richiesta di commento via e-mail sulla questione.

Jim Banks è un ufficiale della Riserva della Marina degli Stati Uniti ed è stato schierato due volte in Afghanistan. Rachel Levine non ha invece alcuna esperienza militare, secondo la sua pagina su Wikipedia, che si riferisce a lui come una donna.

L’amministrazione Biden ha selezionato Levine come assistant secretary del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti dopo la disastrosa corsa per la rielezione alla carica di Segretario della Salute della Pennsylvania. Il mandato di Levine in Pennsylvania vanta importanti risultati come il trasferimento della propria madre da una casa di cura per anziani mentre allo stesso tempo stava promuovendo la politica pericolosa e mortale di costringere le case di cura dello stato ad accettare pazienti positivi al COVID-19.

Levine ha anche presieduto a uno dei peggiori lanci dei vaccini contro il COVID-19 del paese, e durante le sue udienze di conferma al Senato aveva affermato di sostenere la mutilazione dei genitali dei bambini nelle operazioni per il cambio di sesso.

Ma questo è tutt’altro che il primo incontro di Banks con la censura: I Democratici hanno rifiutato di far sedere Banks, assieme al rappresentante Jim Jordan dell’Ohio, nella commissione sui fatti del 6 gennaio che indaga su ciò che è accaduto durante la rivolta del Campidoglio – una delle migliaia di rivolte che gli Stati Uniti hanno affrontato a partire dal 2020. Invece, hanno scelto i rappresentanti Liz Cheney del Wyoming e Adam Kinzinger dell’Illinois – due membri notoriamente antagonisti al loro stesso Partito.



Ohio, docente si rifiuta di chiamare una studentessa trans al femminile Ora potrà far causa all’ateneo
Monica Ricci Sargentini
28 marzo 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_marzo ... a8f6.shtml

Un professore di filosofia della Shawnee State University in Ohio Nicholas Meriwether ha ottenuto da una corte d’appello il via libera alla causa contro l’ateneo che la scorsa primavera l’aveva obbligato a chiamare al femminile una ragazza trans. Il professore, però, ha sostenuto che costringerlo ad usare pronomi non corrispondenti alla realtà biologica rappresentava una violazione del primo emendamento della Costituzione americana che sancisce il diritto alla libertà di espressione e di religione.

Meriwether, cristiano praticante, insegna alla Shawnee State dal 1996 ed è sempre stato stimato. I problemi sono sorti all’inizio del 2018 quando una studentessa trans ha chiesto al professore di chiamarla al femminile perché questa era la sua identità di genere. Lui le ha risposto che, da allora in poi, si sarebbe rivolto a lei usando solo il cognome perché la sua religione gli impediva di considerare reale il genere. Un’inchiesta ufficiale dell’università ha stabilito che il docente aveva creato «un ambiente ostile» alle persone transgender e gli ha ordinato, con un richiamo scritto, di cambiare atteggiamento altrimenti sarebbe incorso in una sospensione senza paga o nel licenziamento.

Il giudice Amul Thapar, a nome della Corte,in un pronunciamento di 32 pagine. ha spiegato che l’università ha «punito Meriwether per le sue opinioni su un tema controverso». E ha fatto notare che l’ateneo non ha fornito alcuna prova che il comportamento del docente avesse avuto ripercussioni sul suo insegnamento o avesse inficiato il rendimento della studentessa trans che, anzi, aveva ottenuto voti alti. «Se ai docenti manca la protezione della libertà di espressione - ha scritto Thapar, che è stato nominato dal presidente Trump —l’università potrebbe avere il potere allarmante di imporre una conformità ideologica. Un rettore potrebbe chiedere a un pacifista di dichiarare che la guerra è giusta o a un credente di negare l’esistenza di Dio. E questo non può accadere».

Ora l’azione legale dovrà essere ridiscussa a Cincinnati dove un giudice di primo grado l’aveva archiviata nel febbraio 2020. Per John Bursch, avvocato dell’Alliance Defending Freedom che rappresenta Meriwether, «nessuno dovrebbe essere costretto a contraddire le proprie convinzioni fondamentali solo per mantenere il proprio lavoro». Ma il pronunciamento della corte d’Appello in Ohio viene criticato dalle associazioni Lgbtqai+. «È come se qualcuno decidesse che gli afroamericani non meritano di essere chiamati signori — dice al Washington Post Andrew Koppelman, esperto di diritto costituzionale alla Northwestern University —, questo creerebbe un ambiente ostile. Perché non sarebbe lo stesso per i transgender?».

Le dispute legali sui diritti delle persone trans e la libertà di espressione stanno diventando un’abitudine negli Stati Uniti. Un caso simile è all’esame dei giudici della Virginia dove un insegnante di francese ha fatto causa al liceo in cui lavorava dopo essere stato licenziato per non aver voluto chiamare un ragazzo trans al maschile.

Casi del genere, finora, non sono accaduti in Italia dove non è in vigore il self-id, cioè la possibilità di scegliere con quale sesso identificarsi a seconda della propria identità di genere. Ma sono già alcuni licei e università che consentono agli studenti di cambiare nome. Cosa succederà quando un professore si rifiuterà di chiamarli con il pronome giusto?


“Sono stata licenziata per aver detto che gli uomini non possono diventare donne”
Giulio Meotti
23 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/sono-stat ... aver-detto

Maya Forstater non si sarebbe mai aspettata di diventare famosa, figuriamoci famigerata. Lavorava come ricercatrice presso un importante think tank senza scopo di lucro, il Center for Global Development, con sede a Londra. Aveva l’abitudine di usare i social e non sapeva che sarebbe stata al centro di una tempesta mediatica, con uno delle scrittrici più famosi al mondo, J.K. Rowling, al suo fianco.

Le opinioni che hanno reso Forstater un mostro sui social erano sulla differenza tra sesso e genere. “Le ragazze crescono per essere donne, i ragazzi crescono per essere uomini”, racconta Forstater al Telegraph. Pertanto le donne transgender, dice, non possono affermare di essere donne e non hanno il diritto di condividere gli spazi delle donne come i bagni pubblici e gli spogliatoi. Un giorno Forstater ha espresso critiche e preoccupazione per le modifiche suggerite al riconoscimento del genere. “Espandere radicalmente la definizione legale di ‘donne’ in modo che possa includere sia maschi sia femmine lo rende un concetto privo di significato ...”. Poco dopo ha ricevuto un'e-mail dalla società che la informava che non avrebbero rinnovato il suo contratto, “con effetto immediato”. Forstater ha citato in giudizio la società per averla discriminata, ma il giudice James Tayler ha dichiarato che la sua “visione assolutista” non era “degna di rispetto in una società democratica”.

La sua controversia legale è stata vista come un banco di prova decisivo se una visione critica del gender sarebbe stata protetta ai sensi della legge. Se Forstater avesse vinto la causa, avrebbe legalmente impedito ad altri datori di lavoro di licenziare il personale per aver espresso l'opinione che i trans vanno rispettati come persone, ma che ci sono solo due sessi biologici. La prossima settimana - 27 e 28 aprile - Forstater tornerà in tribunale per il ricorso contro il licenziamento, determinata a far sì che la sua buona fede venga riconosciuta dalla legge. “E’ un attacco al mio diritto alla libertà di parola”.

J.K. Rowling le ha inviato un tweet inaspettato e di sostegno. “Vestiti come preferisci. Chiamati come preferisci. Dormi con chi vuoi. Ma costringere le donne a lasciare il lavoro per aver affermato che il sesso è reale? #IStandWithMaya”, ha scritto. Ed è diventato un caso internazionale. “I troll su Twitter sono cattivi, ma la reazione più sconvolgente è da persone che pensavi ti rispettassero e che ti voltano le spalle e dicono ‘non possiamo essere associati a te’”, dice oggi Forstater. E’ molto critica su come le società europee stanno impostando il discorso sul gender. “Stanno erodendo il modo in cui siamo in grado di parlare delle donne. Questa recente decisione che suggerisce che sia bigotto usare la parola ‘madre’, piuttosto che ‘genitore che dà alla luce’, è spaventosa. Ridefiniscono improvvisamente l'intera biologia”.

Il punto è proprio la capacità di riscrivere la realtà. Se saranno in grado di farci credere che XX e XY sono soltanto quattro lettere, potranno farci credere tutto.



"Maschi e femmine hanno cromosomi diversi". E il prof viene sospeso
Gerry Freda
1 Luglio 2021 - 09:42

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ma ... 1625128014

Il docente non avrebbe fatto altro che spiegare la differenza tra cromosomi XY e XX, che determinano la diversità genetica tra maschi e femmine

È polemica in Spagna per la vicenda di un docente di biologia e geologia presso un istituto d'educazione superiore, con il docente che è stato sospeso dal servizio per avere spiegato ai suoi studenti che uomini e donne, sul piano cromosomico, sono "diversi". La notizia in questione è stata diffusa dagli organi di informazione iberici martedì e, in base alle ricostruzioni, il fatto si sarebbe consumato nel comune di Alcalá de Henares, nella Comunità autonoma di Madrid. Il docente finito nella bufera era in servizio presso l'Istituto pubblico di formazione secondaria IES Complutense.

A costare una sospensione di sei mesi al professore sarebbe stato il semplice fatto che egli avrebbe esposto in classe il tema della differenza genetica tra maschi e femmine, attenendosi strettamente ai dati scientifici per cui gli uomini nascono con cromosomi XY e le donne con cromosomi XX, ossia con un identikit natuale immodificabile. Per tale spiegazione assolutamente ineccepibile, il docente, sostengono i suoi avvocati, sarebbe stato sottoposto dai vertici dell'Istituto a un vero e proprio "interrogatorio" sulle sue convinzioni politiche e religiose, in quanto sia il direttore della scuola sia l'ispettore che avrebbe interrogato l'insegnante "rispondono all’ideologia del collettivo LGTBI". Contro la sospensione, il professore, affermano i media spagnoli, sarebbe pronto a fare ricorso, mentre diverse associazioni cristiane hanno lanciato una raccolta firme per sollecitare il ministro dell’Istruzione della Comunità di Madrid, Enrique Ossorio, a licenziare la direttrice dell’Ies Complutense, Ilenia Megías Chico, e l’ispettore scolastico che avrebbe condotto l'interrogatorio contro il docente. Quest'ultimo sta venendo presentato dalle medesime associazioni confessionali come un individuo che è stato “intimidito e discriminato” per avere soltanto detto “verità scientifiche”.

La notizia della sospensione del professore, evidenziano gli stessi media, è stata confermata dai vertici della Pubblica istruzione nella Comunità autonoma, con un fascicolo che sarebbe stato subito aperto sulla vicenda dal servizio ispettivo educativo. Tuttavia, i dirigenti dell'IES Complutense hanno reagito alle contestazioni diffondendo un comunicato in cui forniscono alcune precisazioni sul caso. Nel documento citato, i vertici scolastici sostengono infatti che l'insegnante in questione non sarebbe stato sospeso per il semplice fatto di avere detto che, sul piano bologico, esistono solo due sessi, ma per alcune controverse "pratiche didattiche" dello stesso. La nota dell'istituto accusa quindi la stampa locale di avere subito dato credito alla versione del professore senza minimamente contattare l'ente educativo per chiarimenti e maggiori dettagli sull'episodio.





"Le donne che criticano la teoria gender sono punite sul lavoro"
Denuncia in Inghilterra di attiviste: "Un quarto dei lavoratori rischiano la sanzione. Disciplinate le donne che hanno difeso J.K. Rowling". I discriminati di domani se sarà approvata la legge Zan
Giulio Meotti
9 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/le-donne- ... -la-teoria

Secondo 40 attiviste per la libertà di parola che hanno scritto al Times, dozzine di donne in Inghilterra hanno subito azioni disciplinari sul lavoro per aver messo in discussione la teoria gender. Le attiviste affermano che i datori di lavoro di un quarto dei lavoratori britannici si sono iscritti al programma “Diversity Champions” gestito dall'ente benefico LGBT Stonewall. Significa che se le persone mettono in dubbio ciò che gli attivisti chiamano "legge di Stonewall" - secondo cui "le donne trans sono donne” e “gli uomini trans sono uomini ” - rischiano la sanzione.

La lettera sul Times è stata coordinata da Maya Forstater, una consulente fiscale che ha perso il lavoro dopo aver twittato: "Gli uomini non possono diventare donne". Forstater, che sta facendo appello a Londra contro il licenziamento, ha detto che dozzine di donne l'hanno contattata - "insegnanti, agenti di polizia, lavoratori sindacali". Una donna è stata disciplinata dopo aver difeso la Rowling nei dibattiti con i colleghi. L’autrice di Harry Potter aveva scritto: “Vestiti come vuoi. Fatti chiamare come vuoi. Vai a letto con qualunque adulto consenziente ti desideri. Vivi la tua vita al meglio, in pace e sicurezza.Ma si può davvero licenziare una donna per aver detto che il sesso esiste?”. Due giorni fa una scuola in Inghilterra ha cancellato il nome di Rowling dai propri edifici…

Anche negli Stati Uniti è già prassi consolidata. James Damore, senior software engineer di Google, aveva diffuso nelle chat interne dell’azienda un manifesto contro la “cassa di risonanza ideologica” della Silicon Valley. Secondo l’autore dentro Google ci sono idee “troppo sacre per venire messe in discussione”. Nella valle del silicio, questo oggi è “discorso dell’odio”. E Damore è stato licenziato.

Quanto sta accadendo alle donne inglesi è quello che avverrà a chi avrà il coraggio della verità nonostante il Ddl Zan. Per questo anche Marina Terragni, giornalista e femminista critica della legge in discussione nel Parlamento, ha scritto: “Mai mi sarei aspettata che le donne di questo Paese dovessero combattere il Pd. Ma è così. Si deve prenderne atto. Un ferita insanabile”. Pensiamo a quello che potrebbe accadere agli uomini che mettessero in discussione la doxa gender…


"No al corso gender a scuola" Mamma viene subito insultata
Costanza Tosi
23/11/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1606137064

La madre di una bambina di appena 8 anni si è opposta al laboratorio sul gender fluid proposto dalla scuola e dopo gli insulti è stata costretta a cambiare istututo ai suoi figli

Offesa, insultata etichettata come “estremista”, “omofoba retrograda” solo per aver chiesto informazioni su un corso sul gender che la sua bambina di appena 8 anni avrebbe dovuto svolgere a scuola.

Questo, quello che è successo a Chiara Pelagotti, madre di due figli di 8 e 10 anni.

Era l’11 novembre quando, durante una riunione di classe alla scuola elementare Marconi, di via Mayer a Firenze, tra i progetti illustrati per gli alunni della terza, ecco saltare fuori un discutibile laboratorio sul “gender fluid”. Il titolo del corso “A scuola per fare la differenza”, lo si ritrova all’interno dei progetti proposti sul portale del Comune di Firenze nell’area di educazione alla cittadinanza. E al Marconi, voleva essere inserito nel programma dei ragazzi durante l’orario scolastico.

“Il titolo è molto bello - ci dice Chiara al telefono - peccato che quello che viene etichettato come un programma di sensibilizzazione sul tema del bullismo omofobico, in realtà prevede ben altro”.

Tra i temi da affrontare durante, ad esempio, “Individuare gli stereotipi di genere presenti in fiabe, racconti, personaggi dei cartoni animati, giocattoli, mass media e nella realtà della vita quotidiana, in base quindi a come e quanto sono diffusi nel contesto culturale di appartenenza”. Insomma, un vero e proprio corso sul gender, per giunta, proposto, non da uno specialista super partes ma da “IREOS Onlus – Centro Servizi Autogestito Comunità Queer”.

“Ho cercato di capire di cosa si trattasse e ho chiesto alla scuola il programma, che non mi è mai stato fornito. Non sono omofoba e ho sempre fatto partecipare mia figlia a qualsiasi evento contro il bullismo, ma credo che per affrontare temi come la fluidità di genere sia ancora troppo presto. Magari sbaglio, ma lasciatemi il diritto di decidere sull’educazione dei miei figli”, ci spiega amareggiata per quello che è successo la madre che ha osato andare contro il corso sulla sessualità. Sì, perché dopo le sue domande lei e sulla sua famiglia hanno ricevuto, sui social, offese di ogni tipo.

“Quando è uscita la notizia, persino le istituzioni si sono espresse a sostegno della scuola”, ci dice mamma Chiara. Una polemica montata travisando il punto di vista della madre che mai avrebbe voluto attaccare le maestre che per anni hanno seguito i suoi figli: “Sono state fantastiche e non ce l’ho con loro, ma credevo fosse ancora possibile avere un punto di vista diverso dalla massa sull’educazione dei propri figli senza dover essere etichettata e attaccata con tale cattiveria.”

Di fatto il corso avrebbe preso il posto di ore di lezione e seppur facoltativo, oltre a sostituire normali lezioni avrebbe avuto l’effetto contrario da quello desiderato, dal momento che decidere di non far partecipare i propri figli al progetto avrebbe implicato non mandarli a scuola per quelle ore e far diventare l’iniziativa un corso per pochi. Dopo gli attacchi, Chiara e suo marito hanno deciso di cambiare scuola ai loro due figli, con dispiacere sì, ma con la convinzione che sia inaccettabile “vedere la propria figura umana e genitoriale prima sostituita dalla didattica del pensiero che non ammette civile dissenso, e poi umiliata nel nome di una furiosa spinta emotiva che mi accusa di omofobia”.



Texas, padre si oppone a cambio di sesso del bimbo. E il giudice minaccia di portarglielo via
Cristina Gauri
Dallas, (Texas), 28 ott 2019

https://www.ilprimatonazionale.it/ester ... so-135075/

Un giudice del tribunale di Dallas (Texas) ha stabilito che un bambino può decidere autonomamente di cambiare sesso se presenta i sintomi della disforia di genere, ovvero il malessere percepito da un individuo che non si riconosce nel proprio sesso o nel genere assegnatogli alla nascita. Il padre, in questo caso, non solo non può fare niente per opporsi e anzi, secondo il giudice, se egli non accetterà la transizione sessuale del proprio bambino, gli sarà tolto l’affidamento della prole con l’obbligo di non interferire nell’iter di cambio sesso. E’ successo al texano Jeffrey Younger e suo figlio James, di 7 anni.

La vera diatriba, chiaramente, non è tra padre e figlio, ma tra ex coniugi. E’ stata infatti la ex consorte di Younger, Anne Georgulas, a intentare la causa, sostenendo che il piccolo James, dal compimento del terzo anno di età, avrebbe iniziato a identificarsi come una bambina di nome Luna e manifestare la volontà di vestirsi da femmina. E dal momento che il figlio manifestava tali comportamenti, perché non procedere con il cambio irreversibile di sesso a partire dalla somministrazione di ormoni e bloccanti della pubertà? Una decisione, questa, che ha incontrato l’opposizione strenua dell’ex marito. E come dargli torto? Ma il giudice ha stabilito che se l’uomo vorrà continuare a vedere suo figlio non solo dovrà accettare di vederlo fronteggiare questo percorso, ma dovrà persino chiamarlo con il suo nome da bambina e trattarlo come tale.

La sentenza ha provocato una bufera di polemiche in America, anche tra i rappresentanti della comunità Lgbt. L’attivista Brad Palumbo, ad esempio, ha puntato il dito contro l’irragionevolezza della sentenza spiegando che “un bambino di soli 7 anni non può essere transgender. Non esiste la certezza necessaria per giustificare step verso cambiamenti fisici che possono alterare la vita di una persona come la terapia ormonale o il blocco della pubertà”. Oltretutto, data la giovanissima età di James, ci sono altissime probabilità che una volta cresciuto possa cambiare idea sulla propria transizione – magari proprio quando il percorso verso il cambio di sesso è arrivato ad un punto di irreversibilità.
“Numerosi studi dimostrano come una maggioranza sostanziale di bambini con problemi di confusione di genere – una maggioranza che va dal 65 al 94% – alla fine ha smesso di identificarsi come transgender”.


"Scrivere padre e madre sulla carta di identità". Ma la Appendino si ribella
Francesca Bernasconi - Gio, 04/04/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... iHx8lKoDn4

Il Comune di Torino protesta contro il provvedimento che abolisce "genitore 1" e "genitore 2" sulla carta di identità

Chiara Appendino si ribella al provvedimento voluto dal governo, che abolisce la dicitura "genitore 1" e "genitore 2" sulla carta di identità, a favore dei più tradizionali "madre" e "padre".

La sindaca del Comune di Torino, da sempre in prima linea nella lotta per i diritti delle famiglie arcobaleno, pensa che"questo sia un passo indietro rispetto ai tanti in avanti che sono stati fatti in questi anni. Stiamo cercando di capire quali siano i margini a disposizione per intervenire".

Affianco all'Appendino si schera anche Marco Giusta, assessore comunale ai Diritti e alle Famiglie, che definisce il provvedimento una norma "fuori dalla realtà". La protesta si scatena a pochi giorni dall'esposizione, fuori dal Comune, si uno striscione, in risposta al Congresso della famiglia di Verona: "Torino ama tutte le famiglie, siete benvenute".

Ma Torino non è l'unica città a protestare contro il provvedimento: anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ha criticato l'abolizione delle diciture generiche, sostenendo che "ci sono i genitori, il padre, la madre, famiglie molto diverse da quelle monolitiche di Verona. Noi abbiamo una concezione molto più libertaria e fondata sui diritti e sulle libertà civili. Non ci piace questa propaganda sui diritti che questo governo cerca di mettere in campo ogni giorno".

In tutta Italia, inoltre, l'associazione dei genitori omosessuali, Famiglie Arcobaleno, sta facendo sentire la propria voce e annuncia il ricorso al Tar, come riporta Repubblica: "Il decreto è palesemente illegittimo e discriminatorio, perché non permette di far coincidere lo status documentale con quello legale dei bambini e delle bambine che già oggi sono riconosciuti figli e figlie di due padri e due madri e di quelli che invece verranno riconosciuti in futuro".


Chiama "maschio" un maschio: 55.000$ di multa
Giuliano Guzzo

http://www.lanuovabq.it/it/chiama-masch ... 0.facebook

Bill Whatcott, canadese di 52 anni e cristiano, è stato condannato a pagare una multa di 55.000 dollari per aver chiamato «maschio» un avvocato e attivista transessuale di nome Ronan Oger, che si sente donna. La sentenza di condanna lascia senza parole: vi si legge che «la ‘verità’ delle dichiarazioni» di Whatcott «non è una difesa»…

Nell’epoca dei diritti e delle rivendicazioni Lgbt, la verità biologica non conta più. Anzi, affermarla può essere pericoloso e, soprattutto, costare caro. Ne sa qualcosa Bill Whatcott, un signore canadese di 52 anni che è stato appena condannato, come riferisce Life Site News, a pagare una multa salatissima, pari a 55.000 dollari, per aver osato chiamare «maschio» un uomo, Ronan Oger, “divenuto” donna con il nome di Morgane. Per capire come si sia arrivati a questa liberticida e surreale condanna, tocca fare un passo indietro ripercorrendo i fatti dal principio.

Tutto ha avuto inizio nel 2017 quando Ronan “Morgane” Oger, avvocato che nel novembre dell’anno prima era divenuto il primo transessuale nominato esponente di punta del Ndp, acronimo che sta per New Democratic Party, ha iniziato la sua campagna elettorale. Correva come aspirante membro dell’Assemblea legislativa nel distretto elettorale della British Columbia di Vancouver-False Creek. Le elezioni erano fissate per il 9 maggio. Ed è poche settimane prima del voto, nell’aprile 2017, che è entrato in scena Bill Whatcott.

L’uomo, un attivista cristiano, ha infatti intravisto nella candidatura di Oger un tentativo di pubblicizzare a livello sociale il transessualismo. Così ha pensato bene di predisporre e stampare quasi 1.500 copie di un volantino con il quale ha letteralmente tappezzato il quartiere di Yaletown, inclusa la cassetta postale dell’attivista Lgbt. In quel volantino, caricato anche in Rete, dove ha totalizzato 10.000 visualizzazioni, Whatcott da una parte rivelava il nome di battesimo del candidato Ndp - del quale riportava anche una vecchia foto in cui risultava chiaramente trattarsi di un maschio - e, dall’altra, lo apostrofava come un «travestito» che sta «abbracciando la propaganda transgender nel tentativo di vivere una bugia». Non solo. In quei volantini si manifestava preoccupazione per «la promozione e la crescita dell’omosessualità e del travestitismo» per come tutto ciò «oscuri l’immutabile verità sul nostro genere dato da Dio».

Com’era prevedibile, Oger - che alle urne, nel suo distretto, è stato superato da Sam Sullivan per poco più di 400 voti - ha trascinato in tribunale l’autore del volantino che ha ritenuto oltraggioso per sé e tutti quelli nella sua condizione. Ne è seguito un processo presso il British human rights tribunal della British Columbia, il tribunale provinciale per i diritti umani. Nel corso delle udienze, Charles Lugosi, l’avvocato di Whatcott, ha tentato d’impostare la difesa del suo assistito basandosi essenzialmente su un dato di fatto: l’appartenenza al sesso biologico maschile della parte lesa. Un elemento inoppugnabile che però, come si diceva all’inizio, non ha risparmiato all’uomo una condanna al pagamento di 55.000 dollari canadesi, 35.000 dei quali da liquidare come risarcimento a Oger e i restanti per la propria condotta.

Ora, a parte che Whatcott non possiede una somma di denaro simile, le 104 pagine della sua sentenza di condanna lasciano oggettivamente senza parole. Vi si legge infatti che «la ‘verità’ delle dichiarazioni nel volantino» dell’imputato «non è una difesa». Come dire: in effetti sì, è vero che Oger [nella foto] è biologicamente un uomo, ma ricordarlo risulta comunque offensivo. A essere condannata dal collegio presieduto dalla giudice Devyn Cousineau è dunque stata anzitutto la verità biologica, divenuta ufficialmente impronunciabile, pena l’esborso di un bel po’ dollari canadesi. Senza naturalmente dimenticare la libertà di espressione, che da una sentenza simile è fatta del tutto a pezzi.

Non a caso John Carpay, presidente del Justice Center for Constitutional Freedom, un’organizzazione di difesa legale specializzata in diritto costituzionale canadese, si è dichiarato sbigottito dal verdetto. «La Corte suprema del Canada», ha ricordato Carpay, «ha a lungo dichiarato che la libertà di espressione è la linfa vitale della democrazia», mentre questa decisione «mina i principi fondamentali di una società libera e mette a repentaglio la salute della democrazia canadese».

Dopo la sua sentenza di condanna, pubblicata mercoledì 27 marzo, e in attesa di vedere se e quali ulteriori sviluppi avrà quest’incredibile vicenda, Bill Whatcott non sembra più di tanto preoccupato e continua a dichiararsi fiducioso in Gesù Cristo. Staremo a vedere. Di certo, il fatto che un tribunale abbia dichiarato l’irrilevanza della biologia nell’identità sessuale, arrivando addirittura a punire chi la ricordi, non rassicura. Proprio per niente.



"Attivisti trans minacciano di uccidermi"
J.K. Rowling, l'autrice di Harry Potter, smaschera lo tsunami d'odio per la sua difesa dei due sessi biologici. "Spero che tu possa trovare una bella bomba nella posta"
Giulio Meotti
20 luglio 2021

https://meotti.substack.com/p/attivisti ... -uccidermi

Il caso è esploso quando la scrittrice più venduta al mondo, J.K. Rowling, ha dato il proprio sostegno a Maya Forstater, licenziata dal suo luogo di lavoro a Londra per essersi opposta ad alcune proposte di legge del Regno Unito (qui la mia intervista a Forstater per la newsletter), secondo le quali ogni essere umano poteva indentificarsi con il genere di propria scelta, scavalcando quello biologico. "Si può licenziare una donna solo per aver detto che il sesso biologico è reale?", aveva scritto Rowling. Poi di nuovo su Twitter: "Se il sesso non è reale, non c’è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale è cancellata. Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso rimuove la capacità di molti di discutere in modo significativo delle proprie vite. Non è odio dire la verità".

Adesso, per far capire il livello di odio che riceve, Rowling ha condiviso sul suo account messaggi come questo da un profilo che si descrive come “una lesbica genderfluid e cybermarxista”: "Spero che tu possa trovare una bomba nella tua cassetta della posta". “Ora che centinaia di attivisti trans hanno minacciato di picchiarmi, stuprarmi, uccidermi o farmi esplodere ho capito che questo movimento non mette in pericolo le donne", ha scritto, con un tocco di malcelata ironia.

Le offese non si contano, da “strega femminazi” a “troia”. Poi inviti a bruciarne i libri: “Qualcuno ha bisogno di legna da ardere quest’inverno? Il nuovo libro di J. K. è perfetto”. E poi le librerie che la boicottano. Rabble Books a Maylands, in Australia, ha annunciato di non vendere più Rowling. “Mi aspettavo le minacce di violenza, che mi venisse detto che stavo letteralmente uccidendo le persone trans con il mio odio, che i miei libri venissero bruciati, anche se un uomo particolarmente violento mi ha detto che li aveva messi nel compost”, ha scritto Rowling. I social sono pieni di video di persone che bruciano i suoi libri.

Rowling è ricca e famosa da superare anche questa. Chi le porta solidarietà invece no. Racconta Newsweek che una infermiera è adesso sotto inchiesta per aver scritto “I love J.K. Rowling”. Un’autrice di bestseller per bambini, Gillian Philip, è stata licenziata dopo che ha espresso sostegno per Rowling, come la editor Sasha White. Attiviste per la libertà di parola hanno scritto al Times che dozzine di donne in Inghilterra hanno subito azioni disciplinari sul lavoro per aver difeso Rowling.

Intanto, #RIPJKRowling fa tendenza sui social. Non è un necrologio. È un augurio di morte. Sempre tutto il nome dell’“amore” e della “tolleranza”.


Rowling sotto attacco: attivisti trans diffondono l'indirizzo di casa
Roberto Vivaldelli
24 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/at ... 1637750977

"Ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa". Lo sfogo della scrittrice su Twitter dopo che alcuni attivisti transgender hanno pubblicato l'indirizzo della sua abitazione sui social

Aver messo in discussione l'ideologia transgender, ribandendo il legame tra l'essere donna e avere una vagina, sta costando caro alla scrittrice J.R Rowling. Esclusa dalla reunion del cast di Harry Potter pochi giorni fa per le accuse di "transfobia" che le sono piovute addosso negli ultimi anni, ora la polizia politica del pensiero unico politicamente corretto ha deciso di mettere a repentaglio la sua sicurezza e quella della sua famiglia pubblicando sul web il suo indirizzo di casa. Come ha denunciato la stessa Rowling in una serie di tweet, "venerdì scorso, l'indirizzo della mia famiglia è stato pubblicato su Twitter da tre attivisti che si sono fotografati davanti a casa nostra, assicurandosi che il nostro indirizzo fosse visibile". Nella fattispecie, si tratterebbe di attivisti transgender che hanno preso di mira la scrittrice per le sue posizioni contro la follia gender.


Pubblicato l'indirizzo di casa

Ringraziando tutte le persone che hanno segnalato l'immagine e la polizia scozzese per il supporto, J.R Rowling ha aggiunto: "Imploro coloro che hanno ritwittato l'immagine con l'indirizzo ancora visibile, anche se lo hanno fatto condannando le azioni di queste persone, di eliminarla". E cita altre donne che, come lei, sono state "cancellate" dal totalitarismo woke per aver semplicemente espresso un pensiero controcorrente: Allison Bailey, Raquel Sanchez, Marion Miller, Rosie Duffield, Joanna Cherry, Julie Bindel, Rosa Freedman. L'ideatrice di Harry Potter menziona anche Kathleen Stock, femminista e lesbica che ha dovuto dimettersi dal suolo ruolo di docente di Filosofia dell'Università del Sussex a seguito degli insulti e delle minacce ricevute dagli attivisti transgender. Anche in quel caso, Stock aveva ribadito un concetto che la psicopolizia vuole mettere al bando: il sesso biologico rimane predominante e le persone transgender non dovrebbero frequentare gli spazi riservati alle donne come spogliatoi e bagni.

La scrittrice racconta che "chi mi ha contattato per raccontare le proprie esperienze analoghe, è stato oggetto di campagne di intimidazione che vanno dall'essere perseguitati sui social media", fino "alle minacce dirette di violenza, compreso lo stupro. Nessuna di queste donne è protetta come lo sono io. Loro e le loro famiglie sono state messe in uno stato di paura e angoscia per il solo motivo che si rifiutano di accettare acriticamente che il concetto socio-politico di identità di genere dovrebbe sostituire quello di sesso".


"Ho ricevuto tante minacce di morte"

La scrittrice inglese a quel punto fa i nomi e cita - sempre su Twitter - gli account dei tre attivisti transgender che hanno diffuso l'indirizzo della sua abitazione, menzionando la pratica - purtroppo sempre più diffusa - del doxxing, che consiste proprio nel rende pubblici sul web e sui social media informazioni personali e private o altri dati sensibili riguardanti una persona con un chiaro intento malevolo. "Pensavano che fare doxxing mi avrebbe intimidito a non parlare dei diritti delle donne basati sul sesso. Avrebbero dovuto riflettere sul fatto che ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa, e non ho smesso di parlare. Forse, il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci".

Se c'è una cosa che non manca a J.R Rowling è il coraggio di chi esprime le proprie idee, nonostante le sempre più gravi e preoccupanti minacce che provengono dall'attivismo transgender e da un'ideologica militante e totalitaria - come quella del politicamente corretto e della woke supremacy - che non ammette confronti né dibattito. Come nei peggiori totalitarismi, trattasi di dogmi da osservare in maniera ossequiosa. In silenzio. Ma c'è chi, come l'ideatrice di Harry Potter, ha deciso di non piegarsi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » gio ago 18, 2022 7:19 pm

"Amo essere donna". E i gruppi Lgbt si scatenano contro Adele
Adele come JK Rowling: la cantante accusata di "transfobia"
Roberto Vivaldelli
11 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ad ... 1644576496

"Capisco perché hanno cambiato il nome di questo premio, ma amo davvero essere una donna, amo davvero essere un'artista donna". Attivisti trasngender contro la popstar Adele
Adele come JK Rowling: la cantante accusata di "transfobia"

Viviamo in un'epoca in cui il neomoralismo politicamente corretto "soffoca" tutto: l'arte, la libertà di pensiero e di espressione, le opinioni. Dopo decenni di lotta femminista, oggi persino dichiararsi fieri di "essere donna" diventa un problema, anche per un'artista internazionale come Adele. Come riporta l'agenzia Adnkronos, la celebre popstar ha dominato ieri i Brit Awards, portandosi a casa i tre premi - Miglior artista, Migior canzone (per Easy On Me) e Miglior album dell'anno (per '30') - collezionando così un totale di 12 trofei nel corso della sua carriera, solo uno in meno del record di 13 di Robbie Williams. Un trionfo macchiato dalle polemiche. Motivo?

Nel ritirare il premio di artista dell'anno, Adele ha criticato fra le righe la decisione dei Brit Awards di eliminare le categorie maschili e femminili per andare incontro alla moda "gender-fluid", affermando: "Capisco perché il nome di questo premio è cambiato, ma amo davvero essere una donna ed essere un'artista donna. Sono davvero, davvero orgogliosa di noi". Dichiarazioni che soltanto qualche anno fa l'avrebbero resa la beniamina dell'opinione pubblica progressista. Oggi, al contrario, le sue affermazioni appaiono quasi reazionarie e sui social gli attisti transgender ed Lgbtq l'accusano di "transfobia", un po' come era successo a donne coraggiose come la scrittrice JK Rowling e la docente Kathleen Stock.


Adele sotto attacco sui social: "È una Terf"

Gli attisti Lgbtq l'hanno prontamente etichettata come "Terf" che, come spiega il Financial Times, sta per "femminista radicale trans-escludente", un termine impiegato dalle associazioni transgender come insulto. Probabilmente la popstar, proprio come Rowling e Stock, crede banalmente che il sesso biologico non sia un "dettaglio" ed essere nate donne consenta di godere di determinati diritti che non dovrebbero essere automaticamente estesi a chiunque si svegli una mattina e si identifichi nel genere femminile. Buon senso, no? Non per certi gruppi Lgbtq e per le associazioni transgender, che hanno dichiarato guerra alle donne che credono che il sesso biologico sia predominante sul genere. Nonostante la maggior parte degli utenti difenda Adele, gli attivisti Lgbtq si sono scatenati contro di lei sui social, come riporta il New York Post. "Per favore, no, Adele non può essere una Terf", ha sottolineato un "femminista fedele" di nome Jacob, che conta migliaia di follower su Twitter. "Chi avrebbe mai pensato che Adele fosse una transfoba e avrebbe usato la sua piattaforma per chiedere la distruzione della comunità trans. Soprattutto gli adolescenti confusi", ha scritto un altro utente di Twitter. Altri si sono lamentati di aver "perso molto rispetto per Adele" e di non voler più "spendere un centesimo per la sua musica", ha osservato inoltre il Times di Londra.


"Donne perseguitate per aver difeso la loro identità"

Adele ha semplicemente criticato una tendenza in atto negli ultimi tempi. Per strizzare l'occhio all'ideologia transgender e al politicamente corretto, infatti, i progressisti identitari chiedono di rendere "neutrali" i premi rispetto al genere. I Brit Awards hanno optato per questa scelta, criticata con grande intelligenza da Adele, ma gli attivisti chiedono di cancellare categorie come "miglior attrice" agli Oscar e "miglior voce femminile" ai Grammy Awards. L'ultima follia liberal, dunque, è quella di eliminare ogni possibile riferimento al sesso biologico. In un editoriale pubblicato su Spectator, l'insegnante Debbie Hayton ha affermato che Adele rischia di unirsi al gruppo di "donne di talento" come l'autrice di Harry Potter JK Rowling che "vengono perseguitate senza pietà, semplicemente per aver difeso il loro sesso". Il messaggio di Adele alle donne e alle ragazze, scrive, "è fonte di ispirazione. Ecco una donna - che ha venduto decine di milioni di album - che dice al mondo di essere orgogliosa di essere una donna. È qualcosa da celebrare, non da condannare” spiega. Quella di Adele è la vittoria del talento e della femminilità contro l'ossessione gender neutral.


"Il mio giornale mi ha punito per aver scritto che solo le donne possono avere figli"
Giulio Meotti
Lenin legge la Pravda
28 giugno 2022

https://meotti.substack.com/p/il-mio-gi ... punito-per

“Ero vice redattore della pagina degli editoriali di USA Today (il più venduto giornale d’America con 4 milioni di copie al giorno) fino a quando sono stato retrocesso per aver peccato contro la nuova ortodossia e aver definito l'idea che gli uomini possano rimanere incinti un'‘opinione’”.

Così racconta David Mastio sul New York Post. “Se volevo mantenere il lavoro a USA Today, mi hanno informato i miei capi, dovevo eliminare questi tweet offensivi perché stavano causando dolore agli attivisti LGBTQ e ai giornalisti del nostro staff. Ora, sono un giornalista d'opinione da 30 anni e credevo di essere autorizzato ad avere delle opinioni. L'idea che le donne siano quelle che rimangono incinte è passata da essere un fatto scientifico nell'opinione pubblica alla menzogna assoluta in un batter d'occhio. Tuttavia, rimane la mia opinione che solo le donne rimangano incinte. Le donne, dopotutto, sono dotate di tutti gli accessori: vagine, uteri, ovaie e ghiandole mammarie…”.

Mastio doveva aspettarselo: da due anni il suo giornale (il più grande colosso editoriale americano, a paragone La Repubblica vende 100.000 copie al giorno) aveva sostituito l’espressione “donne incinte” con “persone incinte”, per la gioia del buon senso e della biologia.

Mastio racconta anche una vera e propria purga all’interno del giornalismo americano, neanche fosse la Pravda di Breznev. “Il mio gruppo editoriale sta riempiendo l'azienda di laureati che condividono una ristretta ideologia woke estranea ai valori della maggior parte dei suoi lettori. Negli ultimi anni, ho visto buone pagine di editoriali conservatori a Cincinnati, Indianapolis e Oklahoma City svanire per essere sostituite da un blando liberalismo aziendale. Nella rete non sono rimasti vignettisti editoriali conservatori. A USA Today, i membri del comitato ‘diversità’ della redazione possono modificare i contenuti delle opinioni ‘problematiche’”. Questi comitati americani suonano tanto come i commissariat della Guerra Fredda. Questa è l’America woke: si bastona il dissidente in nome del “pluralismo”, alla sovietica.

“Non ci sono gulag in America, non esiste un sistema di credito sociale come in Cina e godiamo di libertà straordinarie” scrive la giornalista americana Bari Weiss in un lungo saggio apparso sul giornale tedesco Die Welt. “Eppure le persone agiscono, sempre più, come in un paese totalitario. Mi scrivono ogni giorno. Ammettono di censurarsi regolarmente al lavoro e con gli amici; di soccombere alla pressione sociale e di ripetere a pappagallo slogan in cui non credono per proteggere i loro mezzi di sussistenza, come il fruttivendolo nel famoso saggio di Václav Havel”. Il riferimento è alla storia raccontata da Havel, drammaturgo, dissidente e primo presidente della Repubblica ceca dopo il crollo del comunismo, del fruttivendolo che esponeva tra una mela e una pera una frase: “Lavoratori di tutto il mondo unitevi”. Perchè, si chiedeva Havel, lo fa? Perchè così facendo “egli dichiara la propria fedeltà, nel solo modo che il regime è in grado di recepire, accettando il rituale prescritto, accettando le apparenze come realtà e le regole fissate del gioco”.

“L'America sta sviluppando rapidamente un proprio sistema informale di credito sociale, in cui le persone con la politica o la personalità online sbagliate sono bandite dai siti di social media e dalle reti finanziarie online”, spiega Bari Weiss, che si è dimessa dal New York Times perché non voleva più subire ricatti e offese ideologiche e professionali e forse non voleva fare la fine di David Mastio.

Il giudice della Corte Suprema Samuel Alito lo ha detto durante una inusuale conferenza (inusuale da parte di uno dei nove super magistrati d’America): “Oggi non si può dire che il matrimonio sia un'unione tra un uomo e una donna senza timore di rappresaglie da parte di scuole, governo e datori di lavoro. Fino a tempi molto recenti, questo è ciò che pensava la stragrande maggioranza degli americani. Ora è considerato fanatismo. Una delle grandi sfide per la Corte Suprema in futuro sarà proteggere la libertà di parola”.

Mastio non è il solo giornalista ad aver perso il lavoro.

Il direttore di un quotidiano del Vermont, Denis Finley, è stato licenziato per aver criticato una proposta del suo stato (uno dei più liberal d’America) di inserire il genere neutro nelle patenti di guida. “Questo ci avvicina all'apocalisse”, aveva scritto Finley, che aveva pensato di non dover pagare per tanta libertà di spirito. Il tweet ha subito suscitato proteste da parte dei lettori che gli hanno chiesto di spiegare la sua posizione. Un utente ha chiesto: "Perché è apocalittico?". “Il mondo sta cadendo a pezzi, pezzo dopo pezzo", ha risposto Finley. Ha scritto che è in atto una “dittatura gender”. Bob Eschliman, caporedattore del quotidiano dell’Iowa Newton Daily News, è stato licenziato per aver criticato il gender e aver espresso le sue opinioni sul suo blog e fuori dall’orario di lavoro, ma non gli è servito a salvargli la carriera.

The Atlantic, mensile liberal di rango (lo leggeva Abraham Lincoln), ha prima assunto Kevin Williamson, scrittore conservatore di talento, e poi lo ha licenziato dopo un solo articolo per le sue idee poco in regola col mainstream. I social, infatti, hanno iniziato a riesumare suoi vecchi articoli contro l’aborto come omicidio e critici del gender, trasformando Williamson in una “non persona”. “Le opinioni di Kevin Williamson sull’aborto lo mettono fuori dal mainstream” ha scritto il direttore dell’Atlantic. “Ed è stato licenziato dall’Atlantic semplicemente per essersi rifiutato di abiurarle”. Sì, abbiamo capito bene.

Basta vedere quello che è appena successo a una professoressa licenziata dalla sua università in Canada. Frances Widdowson insegnava alla Mount Royal University di Calgary, Alberta, da cui è stata licenziata dopo che più di 6.000 persone hanno firmato una petizione definendola una "professoressa razzista" e chiedendone la cacciata. Widdowson aveva descritto l'attivismo transgender come "l'elemento totalitario più estremo del woke".

Will Johnson, un editor letterario canadese, è stato licenziato dalla Humber Literary Review. “Avevo postato di amare le persone trans, ma che trovo che gli attivisti che affermano di rappresentarle siano petulanti e meschini”.

E la libertà di parola evocata da Alito va protetta anche in Europa.

Se in Inghilterra una veterana del giornalismo Suzanne Moore è stata costretta alle dimissioni dal Guardian per aver criticato il gender, con queste parole Xavier Gorce, un famoso vignettista, si è dimesso dal primo quotidiano francese, Le Monde: “Annuncio la mia immediata decisione di non lavorare più per Le Monde, una decisione personale, unilaterale e definitiva. La libertà non si negozia”. Gli avevano censurato una vignetta tacciata di “transfobia” in cui criticava l’identità di genere. Gorce ha citato una frase di Jean-François Revel, il filosofo che andò contro il pensiero unico negli anni Sessanta e Settanta: “Il marxismo ieri, il neoprogressismo oggi, con il pretesto di riparare le vere ingiustizie, tendono a sostituire un’ideologia dominante con un’altra”. Il vicedirettore di una rivista universitaria inglese è stato licenziato per “transfobia”, dopo aver twittato che “le donne non hanno il pene”. Angelos Sofocleous è stato cacciato da Critique, la rivista di filosofia dell’Università di Durham e come direttore da The Bubble, la rivista online dell’università. In Svezia si viene licenziati se ci si rifiuta di usare hen, il pronome neutro. Lo studente “non binario” Saga è stato discriminato dal suo insegnante, perché si è rifiutato di chiamarlo hen, racconta il principale quotidiano svedese, l’Aftonbladet. E così lo hanno messo alla porta.

Lo scrisse nel 1978 proprio Jean-François Revel ne La nuova censura: “Quando si compra la Pravda, si sa che prima di essere scritti gli articoli sono sottoposti a rigida censura e se ne tiene conto nel leggerli. Ma quando un francese o un italiano leggono alcuni dei loro giornali, che si presentano con una etichetta di libertà e di democrazia, non immagina che, dietro certi articoli, c'è ugualmente una censura fatta dai redattori, dal direttore, dal conformismo, dalla moda politica. E cade nella trappola tesagli. Questa è la ‘nuova censura’, il pericolo più grave che incontra la libertà in Occidente”1.

Si chiama progressismo, un’ideologia intollerante e liberticida che, come una ragnatela, sta soffocando la nostra cultura.


"In biologia i sessi sono due": cancellata conferenza all'università di Berlino
L’incontro con una biologa sul “perché i sessi in biologia sono due” annullata dopo forti proteste di attivisti trans e queer.
Chantal Louis 11 Luglio 2022
(traduzione dal tedesco di Cinzia Sciuto)

https://www.micromega.net/cancellata-co ... a-berlino/

Marie-Luise Vollbrecht voleva forse negare i diritti delle persone transessuali nella sua conferenza? O voleva negare l’esistenza della transessualità? O addirittura fomentare l’odio nei confronti delle persone trans? Niente di tutto questo. La biologa, dottoranda all’Università Humboldt di Berlino, nell’ambito della “Notte delle Scienze” intendeva tenere una conferenza sulla questione del “Perché in biologia ci sono due sessi”. Ma questo le è stato impedito. Il Gruppo di lavoro dei giuristi critici (akj) ha indetto una protesta. Motivo: L’affermazione che in biologia esistono solo due sessi sarebbe “non scientifica” oltre che “disumana e ostile alle persone queer e trans”.
L’Università Humboldt che fa? Si è forse schierata in difesa di Marie-Luise Vollbrecht m mettendola nelle condizioni di tenere la sua conferenza? No, ha cancellato la lezione per “motivi di sicurezza”. Gli attivisti hanno raggiunto il loro obiettivo.
Ma cosa c’è dietro la protesta contro la biologa? Marie-Luise Vollbrecht è uno dei cinque autori che alla fine di maggio hanno scritto un appello per denunciare l’unilateralità dell’informazione pubblica sul tema della transessualità e pe chiedere “di abbandonare l’approccio ideologico al tema della transessualità e di presentare i fatti biologici in base allo stato della ricerca e della scienza”.
L’appello è stato firmato da oltre 100 scienziati dei settori della medicina, della biologia e delle scienze sociali, nonché da psicologi e psicoterapeuti. E la protesta contro quello che è stato definito un “pamphlet transfobico” non si è fatta attendere.
Marie-Luise Vollbrecht non è solo una biologa, ma anche, secondo la sua stessa definizione, “molto di sinistra” e femminista. In una intervista rilasciata a Autonomie-Magazin ha spiegato perché ha firmato l’appello. Alla domanda: “Perché il fatto che esistano due sessi in biologia è rilevante?”. Risposta: “E perché è rilevante che la Terra non sia piatta? Perché l’ideologia non ha posto nella scienza. Perché è fondamentale per la ricerca medica. Perché è necessario rendere visibile il soggetto politico donne, che solo da appena un secolo vengono considerate esseri umani uguali agli uomini dal punto di vista giuridico, e in molte parti del mondo neanche questo è ancora vero“. E Vollbrecht continua: “Se una donna si ribella a questa ideologia, sia perché non crede che gli uomini possano diventare donne con un mero atto linguistico, sia perché insiste nel praticare una militanza centrata sull‘essere donna, allora, secondo la concezione femminista queer, è contro il senso di umanità. Il rifiuto del dogma del femminismo queer è la giustificazione morale per una caccia alle streghe”.
Caccia alle streghe di cui meno di due settimane dopo la pubblicazione dell’intervista, è stata vittima la stessa biologa. Purtroppo, questi tentativi di intimidazione, spesso riusciti, sono sempre più frequenti in Germania.
A Colonia, attivisti trans hanno imbrattato la Women’s Media Tower, sede della redazione di EMMA, con lo slogan “EMMA-TERFs ins Klo”, [„le Terf di Emma nel cesso” ]. Ad Halle hanno vandalizzato il centro femminile “Dornrosa” con lo slogan “colpire le Terf” e alla Dyke March (la marcia per la visibilità lesbica) di Colonia hanno effettivamente fatto colpito: un gruppo di donne aveva affisso dei manifesti su un cavalvcavia sotto il quale passava la Dyke March con la scritta: “Lesbica=persona omosessuale di sesso femminile” e “Lesbica=omosessuale, non queer” e una bandiera arcobaleno con le lettere “LGB” (senza la T), che voleva esprimere l’idea che i diritti delle persone omosessuali e quelli delle persone trans non coincidono necessariamente. Queste donne sono state aggredite e i loro striscioni portati via, mentre i manifesti di altri partecipanti alla Dyke March con la scritta “Fuck TERFs” non sono stati contestati.
“Gli spazi lesbici stanno scomparendo, e persino la Dyke March ne è un esempio”, hanno twittato le attiviste di Womens Declaration International (WDI).
Nonostante le proteste, la conferenza di Marie-Luise Vollbrecht si è svolta su youtube dove, nel frattempo, è stata vista da oltre 77.000 persone. Se volete rinfrescare la memoria scolastica sulla riproduzione sessuale nelle piante e negli animali, sulle cellule germinali diploidi e aploidi, questa conferenza fa per voi. La biologa spiega anche perché i kiwi e i ricci di mare hanno un sesso ma non un’identità di genere, come a volte falsamente sostenuto dai media. Per inciso, la transessualità non viene neanche menzionata nell’intera conferenza



L'università di Manchester cancella le parole "madre" e "padre"
Caterina Giojelli
13 marzo 2021

https://www.tempi.it/luniversita-di-man ... e-e-padre/

L’Università di Manchester elimina la parola “madre”. E “padre”. E anche “uomo”, “donna”, “anziano”, “diabetico”, “poliziotto”, “marito, moglie, fratello, sorella”. Arriva un momento in cui ci si dovrebbe chiedere se le università occidentali tramonteranno nel sarcasmo o nella tragedia: e quando un ateneo si dimette platealmente dalla sua vocazione storica di spazio di libera ricerca e libero pensiero per diventare l’asilo del progressismo prêt-à-penser, quel momento forse è arrivato.

La guida al linguaggio inclusivo

Il 10 marzo scorso, l’Università di Manchester pubblica una sua nuova ed enfatica “guida al linguaggio inclusivo”. A favorirne la pubblicazione – per «abbracciare e celebrare la differenza e il rispetto», «promuovere l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione e fornire le stesse opportunità a tutti», «evitare pregiudizi, gergo o espressioni che escludono determinati gruppi in base a età, razza, etnia, disabilità, sesso o orientamento sessuale» – pare siano stati i docenti stessi: grazie ai loro feedback ,i professori Sarah Mohammad-Qureshi e Paul Marks-Jones del “team uguaglianza, diversità e inclusione”, hanno realizzato la magica guida a cui dovrà attenersi il corpo docente in ogni momento del suo lavoro, dallo scrivere una semplice mail a realizzare pubblicazioni a nome dell’ateneo.

Non si tratta di “mera consulenza linguistica”: la guida maschera dietro la parola “suggerimenti” la condanna di «una certa terminologia che potrebbe altrimenti essere interpretabile, al fine di mantenere la nostra presentazione coerente e i nostri messaggi chiari». Insomma, per evitare qualunque tipo di guai ogni tipo di responsabilità derivata dalle parole scelte dai propri docenti (trattati alla stregua di inurbani studenti del campus) e che potrebbero tradire pericolosi pregiudizi, l’istituzione fornisce un elenco di termini sostitutivi relativi alle categorie: età, disabilità, salute mentale, razza e etnia, sesso e identità di genere, orientamento sessuale, religione.

Eliminati “anziani” e “diabetici”

Ebbene sì, anche il nostro caratterizzare qualcuno in base all’età tradisce i nostri pregiudizi inconsci: per questo invece di “anziani”, “vecchi”, “pensionati”, “giovani” bisogna utilizzare: over 65, over 75, teenager (tra i 13 e i 19 anni), giovani adulti (tra i 16 e i 24, c’è una lista e un termine per ogni coorte). Quanto alla disabilità, «noi non diciamo diabetici, portatori di handicap, persone che “soffrono di cancro”» eccetera, «non definiamo una persona o un gruppo in base alle disabilità o condizioni. Usiamo un linguaggio che si concentra sulle capacità, piuttosto che sui limiti. Usiamo termini come “persone disabili”, “persone che convivono col cancro”, “persone col diabete”…».

È inoltre vietato parlare di «malati di mente», insomma riferirsi a disturbi e instabilità come fossero una malattia e ai malati come vittime, bensì è necessario riferirsi a persone che convivono con «una condizione di salute metale», al massimo con «problemi di salute mentale».

Il problema delle minoranze bianche

Il capitolo razza ed etnia è un’assurda guida alle complicazioni cose semplici: si affrontano le criticità date dall’utilizzo dell’acronimo BAME (Black, Asian and Minority Ethnic) perché non aiuta ad apprezzare «l’unicità delle singole etnie» e perché certe volte viene utilizzato anche per parlare di minoranze di etnie “bianche” come «zingari, rom e irlandesi» che in molti invece ascrivono al “White British Group”. Morale, va usato solo quando è strettamente necessario ma con l’accortezza di «specificare il più possibile».

“Black, Asian and White” (bianco al posto di caucasico) verranno usati solo quando si debba parlare di etnia in senso ampio, “Black African, Chinese, Indian , White British” in caso di etnia specifica.

La mamma diventa un “guardian”

Sesso e genere ripropongono un olocausto grammaticale e della logica: dopo il fervorino sull’evoluzione trans e gender fluid ecco l’immancabile codice per rimpiazzare i pronomi “he/him/his/she/her/hers” con un generico plurale “they/them/theirs”. E siccome l’università di Manchester è fiera di usare «termini neutri rispetto al genere, piuttosto che quelli che fanno distinzione di sesso», “uomini e donne” vengono sostituiti da “persone o individui”. “Marito e moglie” diventano “partner”. “Brother e sister” diventano “sibling”.

Per parlare di umanità si deve usare “humankind”, non “mankind” e per parlare di forza lavoro si deve usare “workforce”, mai “manpower”. Scompaiono “chairman”, “policeman”, “spokesman”. Soprattutto, scompaiono “madre e padre”. Diventano “genitori o tutori”, insomma “guardian”.

La religione Lgbt+

Alla voce “orientamento sessuale” si impone di citarlo sempre nei contesti “rilevanti”, come «iniziative di reclutamento progettate per aumentare le candidature di individui appartenenti a minoranze sessuali o di genere, ad esempio lesbiche, gay, bisessuali, transgender o qualsiasi altro orientamento Lgbt+ con cui una persona può identificarsi». E di fare attenzione al contesto “appropriato”: lo stesso termine potrebbe essere utilizzato in senso dispregiativo da individui appartenenti a “gruppi diversi”. La nuova religione dell’orientamento sessuale merita molto più spazio di quella “tradizionale”, giudicata come irrilevante, nel senso che non andrebbe mai citata. E che non si usi mai l’espressione “nome di battesimo” chiedendo o riferendosi al nome di qualcuno.

Questa la guida di una autorità accademica. Che getta un ponte verso il nulla, verso una conoscenza terrorizzata dall’offendere i membri delle caste favorite dall’ideologia della diversità. Che fa le pulci sulla specificazione delle etnie, dell’orientamento sessuale, fino all’ultimo pronome. Ma che davanti alla parola “madre” batte in ritirata e si rifugia nell’ambarabaciccicoccò gender. Proprio come nei migliori asili del nuovo Occidente. E buona “festa del guardian” a tutti.




Sesso e matrimonio con gli animali, no grazie!

Vaiolo delle scimmie, Lancet smaschera usi e costumi gay
Tommaso Scandroglio
20 agosto 2022

https://lanuovabq.it/it/vaiolo-delle-sc ... ostumi-gay

L'uomo trasmette il vaiolo delle scimmie al cane. Come? Lo spiega Lancet in un articolo: due omosessuali dalla vita promiscua arrivano in ospedale. Si scopre che con il loro levriero... Ma è ancora vietato affermare che sono i rapporti omosessuali il principale veicolo di infezione del virus. I gay sono una casta intoccabile. Gli animalisti invece, stavolta rimangono zitti.

Si chiama vaiolo delle scimmie perché pare che il salto animale-uomo sia partito appunto dalle scimmie. Ma alcuni generosi esemplari del nostro genere umano hanno pensato bene di restituire il favore infettando un cane. E quindi per logica i canidi potranno d’ora in poi chiamarlo “vaiolo degli umani”.

Il 10 agosto scorso è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet un articolo dal titolo interessante Prove di trasmissione da uomo a cane del virus del vaiolo delle scimmie. C’è un primo caso documentato in quel di Parigi che gli estensori dell’articolo così illustrano: una coppia maschile gay vive sotto lo stesso tetto, ma è anche fortemente promiscua. Un giorno si recano entrambi in ospedale. L’articolo di Lancet così descrive il quadro clinico: «Gli uomini avevano presentato un'ulcerazione anale 6 giorni dopo il rapporto sessuale con altri partner. Nel paziente 1, l'ulcerazione anale è stata seguita da un'eruzione vescicolo-pustolosa sul viso, sulle orecchie e sulle gambe; nel paziente 2, sulle gambe e sulla schiena. In entrambi i casi, l'eruzione cutanea è stata associata ad astenia, mal di testa e febbre 4 giorni dopo».

Entrambi sono risultati positivi al test del vaiolo delle scimmie. Dodici giorni dopo l’esordio di questi sintomi, il loro cane levriero «presentava lesioni mucocutanee, comprese pustole addominali e una sottile ulcerazione anale». Anche lui risulterà positivo al virus per lo stesso identico ceppo di uno dei due padroni. C’è da aggiungere, come se non bastassero queste prove, che «gli uomini hanno riferito di aver dormito insieme al loro cane».

Da chi è stato infettato il cane? I ricercatori ci spiegano che questo virus è presente, oltre che nell’uomo, solo nei roditori e nelle scimmie. Inoltre «l'infezione tra animali domestici, come cani e gatti, non è mai stata segnalata». Quindi Fido, dato che probabilmente non può essere stato infettato da un cane, da un gatto o da un roditore, è stato contagiato dai propri padroni. Non può dirsi l’inverso perché è stato documentato che i padroni si sono infettati prima dell’animale. Ed infatti i ricercatori scrivono: «per quanto ne sappiamo, la cinetica dell'insorgenza dei sintomi in entrambi i pazienti e, successivamente, nel loro cane suggerisce la trasmissione da uomo a cane del virus del vaiolo delle scimmie».

I ricercatori, chissà perché, si fermano qui, cioè sulla individuazione della catena di trasmissione, ma non spiccano verbo in merito al modo di trasmissione. Ci viene però in aiuto un altro articolo scientifico pubblicato il 21 luglio scorso sempre su un’assai autorevole rivista scientifica, il New England Journal of Medicine. L’articolo s’intitola: Infezione da virus Monkeypox negli esseri umani in 16 paesi — aprile-giugno 2022. Grazie a questo articolo apprendiamo che il 98% dei casi di vaiolo delle scimmie riguarda maschi omosessuali o bisessuali e che nel 95% dei casi la trasmissione è avvenuta tramite rapporti sessuali, quindi tramite rapporti anali.

Ora proviamo a mettere insieme i dati del primo articolo con il secondo articolo. Secondo voi il povero Fido come si è infettato? Molto probabilmente tramite un rapporto sessuale uomo-animale. Lo provano sia il dato scientifico in merito alle modalità di trasmissione del virus – ossia rapporti anali – sia le lesioni anali del cane. Inoltre, appare sospetto il comportamento dei due gay all’insorgenza dei loro sintomi.

Sempre l’articolo di Lancet infatti ci informa che i due uomini «erano stati attenti a impedire al loro cane di entrare in contatto con altri animali domestici o umani dall'insorgenza dei propri sintomi (cioè, 13 giorni prima che il cane iniziasse a presentare manifestazioni cutanee)». Forse che la coppia era consapevole – come lo è buona parte della comunità gay – che il virus è soprattutto venereo e che quindi avendo avuto rapporti con la bestiola questa poteva essere infetta?

Come dicevamo, gli estensori dell’articolo su Lancet appaiono curiosamente silenti sulle modalità di trasmissione, forse perché è vietato affermare che sono i rapporti omosessuali il principale veicolo di infezione di questo virus. I gay, si sa, sono una casta intoccabile. Non solo, ma l’ipotesi del rapporto transpecie avrebbe sollevato l’infelice sospetto che certe aberrazioni riguardino esclusivamente i gay. Quasi che l’omosessualità per sua natura porti a simili devianze e che l’omofilia faccia davvero rima con zoofilia. Sarebbe risultato eccessivo, tanto eccessivo che l’articolo non avrebbe mai visto la luce. Meglio allora glissare…

A margine. Gli animalisti, che in genere sposano le istanze omosessualiste, sono felici o no a leggere questa notizia? A parte la salute del levriero che di certo si rimetterà, sono contenti che l’uomo sia così amico degli animali tanto da portarselo a letto oppure sono sdegnati che gli uomini entrino nello spazio vitale del quadrupede tanto da sottoporlo, presumibilmente contro la sua “volontà” perché non gay, ad un rapporto? È segno che il mondo interspecie così tanto invocato da alcuni animalisti si sta felicemente realizzando oppure è sintomo che l’uomo ama prevaricare la natura tanto da sodomizzarla? Simbolo perfetto degli abusi dell’uomo sull’ambiente?
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » gio ago 18, 2022 7:19 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Dignità umana e d'intorni

Messaggioda Berto » gio ago 18, 2022 7:20 pm

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