17)
Ron DeSantis, il repubblicano che piace ai republicani antitrumpiani e ai democratici è quanto meno sospetto.
Trump è stato un presidente tutto d'un pezzo e perciò fortemente divisivo, poco accomodante, non incline al facile compromessi, odiato profondamente dai democratici per le sue politiche:
anti Politicamente Corretto,
anti invasione clandestina,
anti tasse e anti spesa pubblica scriteriata a debito, anticomuniste e antisocialiste,
anti demenzialità LGBT,
anti nazifascismo BLM e il suprematismo nero,
anti le demenziali Teorie della Razza e del Gender,
contro la libertà dell'aborto omicida non motivato dalla legittima difesa,
anti nazismo maomettano, a difesa dei cristiani, degli ebrei e di Israele
e sopratutto anti Deep State (il potere occulto, dietro le quinte, quello dei maneggioni e dei traffici segreti) e perciò odiato da quella parte parassitaria, castuale e infida dei repubblicani del Deep State collusi con i democratici a danno degli elettori repubblicani e della democrazia americana.
Per Stato profondo si intende a livello politico l'insieme di quegli organismi, legali o meno, che grazie ai loro poteri economici o militari o strategici condizionano l'agenda degli obiettivi pubblici, di nascosto e a prescindere dalle strategie politiche degli Stati del mondo, lontano dagli occhi dell'opinione pubblica. Detto anche "Stato dentro lo Stato", è costituito da lobby e reti nascoste, segrete, coperte, di potere in grado di agire anche contro le pubbliche istituzioni note.
Quando è affermata senza supporti fattuali, l'esistenza di un governo invisibile (detto anche Shadow government, criptocrazia o governo segreto) appartiene ad una famiglia di teorie della cospirazione basata sull'idea che il potere politico reale non risieda nei detentori visibili, ma in eminenze grigie: nelle monarchie questo avverrebbe con i powers behind the throne, mentre nelle democrazie vi sarebbero potentati privati che esercitano potere dietro le quinte, utilizzando come schermo gli eletti nelle assemblee rappresentative; lo stesso governo eletto ufficiale sarebbe sottomesso al governo ombra, che sarebbe il vero potere esecutivo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Stato_profondo
La vicenda di Trump dimostra chiaramente che questo Deep State USA (almeno a Washington DC sull'Atlantico da non confondere con lo Stato di Washington che è sul Pacifico) esiste davvero e che non è una sua visione menzognera una sua allucinazione complottista.
Washington che è la città capitale degli USA, sede delle istituzioni politiche federali, vota in stragrande maggioranza democratico, oltre il 93%.
Le roccaforti dei due partiti
https://www.youtrend.it/2020/11/18/usa- ... occaforti/
Questi numeri confermano la forza dei Democratici nelle grandi aree metropolitane. Come nel 2016, la roccaforte Dem resta Washington D.C., dove Biden ha per ora il 93,2% di consensi – contro il 92,8% ottenuto da Clinton – insieme ad altre contee in cui si trovano grandi città come Baltimora, New York e San Francisco.
Anche l’America sta finendo: il grido d’allarme di Victor Davis Hanson - Rob Piccoli
Rob Piccoli
17 dicembre 2022
https://www.nicolaporro.it/atlanticoquo ... is-hanson/
Victor Davis Hanson, noto commentatore politico, nonché acclamato classicista e senior fellow del prestigioso think tank della Stanford University noto come Hoover Institution, non è nuovo ad uscite spiazzanti e anticipatrici di eventi.
Il destino di Trump
Come un libro, “The Case for Trump”, di cui annunciammo l’uscita qui su Atlantico Quotidiano nel marzo 2019 e nel quale l’autore teorizzava dottamente su quello che a lui sembrava l’inevitabile destino dell’allora presidente uscente.
Il libro, dopo aver raccontato e spiegato come nel 2016 un uomo d’affari e una celebrità mediatica senza esperienza politica sia riuscito a trionfare su sedici qualificatissimi rivali repubblicani e contro una candidata democratica con un quarto di miliardo di dollari a disposizione per la campagna elettorale, esponeva una tesi singolare e affascinante: The Donald è una sorta di “eroe tragico” di tipo classico, di cui l’America ha disperatamente bisogno, ma che era destinato a ricevere ben presto il ben servito dal suo Paese. E così fu, effettivamente, venti mesi dopo, alle presidenziali del novembre 2020.
Le rovine
Adesso il professore si lancia in un’altra predizione, stavolta relativa all’intera nazione americana, e non è un pronostico favorevole, per usare un eufemismo. Il sottotitolo e una citazione di Adam Smith all’inizio dell’articolo dicono tutto. La citazione: “Stai certo, giovane amico, che c’è molta rovina in una nazione”. Il sottotitolo: “Sì, c’è molta rovina nelle grandi nazioni. Ma anche l’America ormai sta finendo”.
Lo scenario che abbiamo di fronte, scrive il professore, è eloquente: abbiamo un debito collettivo di 31 trilioni di dollari, scrive Hanson, un esercito che è politicizzato e a corto di reclute, un FBI corrotto e screditato, che “collabora con gli appaltatori della Silicon Valley per sopprimere la libertà di parola e deformare le elezioni”.
Siamo un Paese che ha già conosciuto la sconfitta, continua VDH, “ma mai una degradante e deliberata umiliazione come a Kabul, quando siamo fuggiti e abbiamo abbandonato ai terroristi Talebani un’ambasciata da un miliardo di dollari, un’enorme base aerea ristrutturata, migliaia di amici e decine di miliardi di dollari in materiale militare…”.
La convivenza civile
Hanson menziona poi “il crollo delle norme di base essenziali per la vita civile”, ad esempio passeggiare al Cairo sembra “più sicuro di un viaggio in metropolitana fuori orario o di un’uscita al tramonto in molte delle principali città americane”, e “le strade della Londra medievale erano probabilmente più pulite di Market Street a San Francisco“. E se questo non basta, “la parola era più libera nell’America degli anni ‘20 di quanto non lo sia adesso”. Bel quadretto, vero? Ma è solo l’incipit del cahier de doléances hansoniano.
California: il preambolo
Cominciamo dalla California, che è sempre stata “un preambolo per il futuro dell’America”, tanto che il suo presente, scrive Hanson, è probabilmente il domani dell’intero Paese – se non di tutto l’Occidente, potremmo aggiungere noi.
Ebbene, “qui ogni estate ci aspettiamo impotenti incendi boschivi”, ammette VDH, californiano doc. Milioni di acri di fiamme riversano nei cieli altri milioni di tonnellate di fumo, carbonio e fuliggine. Decine di milioni di odiati motori a combustione non possono eguagliare i danni provocati da quella catastrofe all’aria che si respira. Lo Stato pensa di cavarsela dicendo che gli incendi sono inevitabili e naturali.
Pertanto le vecchie strategie di gestione forestale e antincendio, affinate nel corso dei secoli, sono messe al bando perché giudicate obsolete dagli “esperti del verde”.
Ciò che ci è stato lasciato in eredità dalle generazioni precedenti – magnifici acquedotti, belle autostrade, superbi aeroporti, fantastiche scuole e università, bacini idrici perfettamente progettati e arditi centri con i loro maestosi grattacieli – nella California di oggi, con una popolazione quasi raddoppiata rispetto agli anni ’80 del secolo scorso, sono congelati a tempo indeterminato o in decomposizione.
La decrepitezza ricorda i fori erbosi e le fontane soffocate delle città romane dell’era vandalica, che è ciò che accade quando una successiva generazione parassitaria si fa beffe di ciò che eredita, consumandolo senza tuttavia essere in grado di ricrearlo. […] E le nostre strade urbane puzzano di feci. Sembrano tutte testimonianze della nostra incompetenza, arroganza e ignoranza. Abbiamo orrore dell’idea stessa dei senzatetto, quindi cediamo ai senzatetto i nostri centri ed evitiamo quel che ne consegue.
Università woke
E cosa ne è stato delle grandi università californiane, un tempo tra le più prestigiose del mondo, da Berkeley e Stanford a UCLA e USC? Semplicemente, ammette a denti stretti il professore, pullulano di “commissari” (quelle figure tipiche del regime comunista sovietico che imperversavano ovunque in Russia ai tempi dell’Urss), i loro corpi docenti, per lo più sovraffollati, si sono “militarizzati” per il trionfo della causa dell’ideologia woke, e i loro studenti non sono mai stati più ignoranti e nel contempo presuntuosi.
“Un ritorno ai programmi di studio e agli standard di valutazione di soli trent’anni fa comporterebbe bocciature di massa”. Insomma, siamo di fronte all’erosione della meritocrazia e della competenza. Ed “ecco perché i nostri ponti impiegano decenni per essere costruiti invece che pochi anni, perché i binari del treno non vengono posati dopo un decennio di pianificazione”, ecc., ecc.
Istituzioni canaglia: l’FBI
Contemporaneamente, prosegue VDH, abbiamo “istituzioni che sono diventate canaglia”, come l’FBI, che “è diventato un servizio di recupero e investigazione da Terzo Mondo per il Partito Democratico”, con i suoi ultimi quattro direttori che hanno mentito e ingannato, oppure si sono trincerati dietro ai “non ricordo”, mentre erano sotto giuramento.
Nel 2016, il Bureau e il Comitato Nazionale Democratico hanno cercato di distruggere l’integrità di un’elezione fabbricando la bufala della collusione con la Russia.
Tutta la storia, fino al suo insabbiamento finale, ha visto gli agenti e gli avvocati dell’FBI alterare documenti legali, mentire sotto giuramento, distruggere i dati telefonici citati in giudizio e delegare la soppressione illegale dei diritti sanciti dal Primo Emendamento (che include la libertà di parola) agli “appaltatori” della Silicon Valley (cioè Google, Facebook, Twitter, Apple e Amazon).
“Mr 10 per cento”
“Ed ora”, chiosa Hanson, “la nazione teme che non ci sia nulla che l’FBI potrebbe non fare”. Non solo, “man mano che siamo diventati iperlegali con Trump, siamo più sublegali con l’intera famiglia Biden”.
Quest’ultima, per un decennio, si è rimpinzata con i profitti multimilionari della ditta “Big Guy”, aka “Mr. 10 per cento”, che altri non è se non Joe Biden: denaro per la maggior parte nascosto ed entrate probabilmente non completamente tassate. “Sappiamo tutti che è vero, e sappiamo tutti che l’FBI e il Dipartimento di Giustizia sanno che è vero, e sappiamo inoltre che la verità non significa nulla”.
Le elezioni
Aggiungiamo alla lista la distruzione di un giorno un tempo considerato sacro: quello delle elezioni. “Non molto tempo fa il 70-80 per cento dell’elettorato si prendeva la briga di votare secondo protocolli trasparenti,” spiega Hanson, ma abbiamo pensato bene di sostituire quel rituale con un altro, che prevede nella maggior parte degli Stati che il 60-70 percento dei voti sfugga a tutti i controlli.
La classe media
E che dire della disfatta della classe media, un tempo spina dorsale della nazione baluardo della democrazia? Si sta riducendo e impoverendo sempre di più, e la società si sta biforcando: “una minuscola e potente minoranza ha più influenza di qualsiasi altra élite nella storia della civiltà”, mentre una grande sottoclasse di poveri che vivono di sussidi pubblici condivide con i ricconi il disprezzo per la classe media in difficoltà.
È di fatto “un nuovo medievalismo”. Al posto delle penitenze e dei giuramenti cavallereschi, nota il professore, l’élite prende voti tipo “combattere il cambiamento climatico” o sostenere la “transizione” e garantire “diversità, equità e inclusione”, ma come i loro fratelli medievali, lo fanno solo migliorando, non mettendo in pericolo, la propria posizione di dominio.
L’immigrazione illegale
Ma andiamo avanti con i paragoni storici:
L’America sta rapidamente assomigliando a qualcosa come la Roma “spalancata” del V secolo d.C., quando i suoi tradizionali confini settentrionali inviolabili sui fiumi Reno e Danubio svanirono. Migliaia di tribù non assimilate si incrociavano a loro piacimento sulla base del presupposto che nessuno tra i loro ospiti troppo maturi e molli poteva o avrebbe osato fermarli.
Ciò, naturalmente, è la conseguenza delle politiche nefaste di Joe Biden in tema di immigrazione illegale, con probabile attraversamento del confine da parte di oltre 5 milioni di clandestini dal giorno dell’insediamento ad oggi. Cosa che, tra l’altro, procura al presidente il disprezzo sia di chi cerca di far rispettare il confine sia quello di chi lo attraversa illegalmente.
E così l’America si sta avvicinando al dato storico di 50 milioni di residenti non nati negli Stati Uniti…
In un mondo sano, potremmo sopravvivere alla sfida: se i nuovi arrivati fossero tutti venuti legalmente, se avessero imparato i costumi e la lingua della loro nuova e agognata casa, se fossero stati controllati e messi in coda da un logico processo meritocratico e fossero rapidamente assimilati e integrati da una popolazione ospitante fiduciosa, certa che chiunque aspiri vivere in America sia anche sinceramente desideroso di aiuto per diventare americano e di conseguenza provi gratitudine per il popolo ospitante.
Ma, appunto, così non è. E la conseguenza è solo e sempre il caos. Per questo, tra l’altro:
L’idea di 330 milioni di cittadini americani di diverse razze ed etnie uniti da una comune identità americana di valori, costumi e tradizioni condivisi è quasi derisa. Al suo posto sta sorgendo qualcosa come l’ex Jugoslavia, un miscuglio indefinito di interessi tribali in competizione e sempre più ostili, con i residenti che si suddividono in Stati rossi e blu che alla fine porteranno a due Americhe antitetiche.
La proprietà
Hanson accenna infine al tema crimini contro il patrimonio, l’ennesimo tassello di un mosaico desolante, con tassi da far accapponare la pelle. Del resto cosa ci si può aspettare quando gli stessi procuratori distrettuali sono attivisti militarizzati e i sindaci fanno i moralisti e mandano ai criminali segnali inequivocabili di tolleranza, sostenendo che i crimini contro la proprietà non richiedono l’arresto, tanto meno la condanna, e tanto meno l’incarcerazione?
Insomma, quell’America che un tempo era notoriamente legalista “è diventata una vera e propria terra di ladri”.
Il redde rationem
La conclusione di Victor Davis Hanson è tristissima:
Abbiamo assistito a molte rivoluzioni culturali in questo Paese, ma mai ad una così singolarmente focalizzata sul radere al suolo le fondamenta dell’America – almeno fino ad ora. Sì, c’è molta rovina nelle grandi nazioni. Ma anche l’America ormai sta finendo.
La speranza è che denunce tanto lucide e ben documentate quanto appassionate e in certa misura strazianti, come appunto quella di uno dei maggiori intellettuali americani, servano a scuotere un’opinione pubblica per lo più dormiente e distratta dal piccolo cabotaggio della vita quotidiana.
Purtroppo, infatti, non è più tempo di distrazione e neppure di ottimismo a buon mercato. L’Armageddon del Free Speech in atto tra Elon Musk e i suoi sostenitori da una parte e le sinistre di tutto il mondo dall’altra insegna che è arrivato il tempo del redde rationem.
Per gli Stati Uniti, e quindi per il mondo. Perché se cade l’America cade il mondo. O almeno l’Occidente, ammesso che non siano in qualche modo la stessa cosa.
Ecco un esempio del Deep State Le parole dell’ex capo del Pentagono James Mattis
Il generale rompe il silenzio. L’ex capo del Pentagono Mattis dice che Trump è il primo presidente che non tenta di unire il popolo americano
L’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti in un comunicato critica duramente l’inquilino della Casa Bianca, accusandolo di dividere gli Usa e di essere un leader non maturo
Zach Gibson
4 giugno 2020
https://www.linkiesta.it/2020/06/james- ... tro-trump/
L’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti, James Mattis, dimessosi nel 2018 in contrasto con la politica di Trump sulla Siria, in un comunicato rompe il silenzio e critica duramente Donald Trump come «il primo presidente della mia vita che non tenta di unire il popolo statunitense e che non fa nemmeno finta di farlo». Dopo le proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, l’ex capo del Pentagono scrive invece che Trump «al contrario, prova a dividerci». E aggiunge: «Siamo testimoni delle conseguenze di tre anni di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo unirci senza di lui, attingendo alla forza interna alla nostra società civile. Questo non sarà facile, come hanno dimostrato gli ultimi giorni, ma lo dobbiamo ai nostri concittadini; alle generazioni passate che hanno combattuto per difendere la nostra promessa; e ai nostri figli».
James Mattis
https://it.wikipedia.org/wiki/James_Mattis
Il 1º dicembre 2016, viene annunciato che il Presidente eletto Donald Trump lo ha scelto come segretario alla difesa. Essendosi ritirato da meno di 7 anni dal servizio militare attivo, è stato necessario approvare una deroga speciale alla legge vigente per potergli consentire di ricoprire l'incarico, così come avvenne nel 1950 col generale Marshall, scelto da Harry Truman.
Durante la seduta al Congresso, interrogato dalla senatrice Kirsten Gillibrand, gli viene chiesto un parere riguardo alla presenza di soldati LGBT all'interno dell'Esercito, ed il generale così le risponde: "Francamente, senatrice, non m'importa di quello che due adulti consenzienti fanno nel letto. A me interessa che siano pronti a combattere per opporsi al nemico." Fra molte altre frasi celebri quella che lo lega al complesso militare-industriale e politico: Ci sono persone che credono che tu debba odiare qualcuno per ucciderlo. Non credo che sia così per voi. È semplicemente business. Al termine delle audizioni, il 20 gennaio 2017, Mattis è stato ufficialmente confermato dal Senato con 98 voti favorevoli e un voto contrario.
Il 20 dicembre 2018 ha rassegnato le dimissioni dopo aver mostrato la sua contrarietà per la decisione del presidente Trump di ritirare le truppe americane in Siria. Tali dimissioni, inizialmente programmate il 28 febbraio 2019, sono state rese effettive il 31 dicembre 2018.
In seguito ha criticato apertamente le decisioni prese dalla Casa Bianca. Commentando la sua gestione delle proteste di maggio e giugno 2020, ha detto: "Nella mia vita, Donald Trump è il primo presidente che non cerca di riunire gli americani, che non finge nemmeno di provarci. Invece, sta cercando di dividerci. (...) Stiamo pagando le conseguenze di tre anni senza adulti al comando". Donald Trump ha reagito chiamandolo "il generale più sopravvalutato del mondo" e un "cane pazzo ".
Gino Quarelo
Trump si era fidato di questo generale che poi ha dimostrato tutta la sua inaffidabilità e demenzialità politica.
Un tipo infido e colluso con i democratici come lasciano intendere le sue critiche a Trump
L’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti in un comunicato critica duramente l’inquilino della Casa Bianca, accusandolo di dividere gli Usa e di essere un leader non maturo
Zach Gibson
4 giugno 2020
https://www.linkiesta.it/2020/06/james- ... tro-trump/
L’ex segretario alla Difesa degli Stati Uniti, James Mattis, dimessosi nel 2018 in contrasto con la politica di Trump sulla Siria, in un comunicato rompe il silenzio e critica duramente Donald Trump come «il primo presidente della mia vita che non tenta di unire il popolo statunitense e che non fa nemmeno finta di farlo». Dopo le proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, l’ex capo del Pentagono scrive invece che Trump «al contrario, prova a dividerci». E aggiunge: «Siamo testimoni delle conseguenze di tre anni di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo unirci senza di lui, attingendo alla forza interna alla nostra società civile. Questo non sarà facile, come hanno dimostrato gli ultimi giorni, ma lo dobbiamo ai nostri concittadini; alle generazioni passate che hanno combattuto per difendere la nostra promessa; e ai nostri figli».
George Floyd era un nero delinquente rapinatore e drogato e la sua morte non è dovuta al razzimo del poliziotto bianco ma al fatto di essere un drogato di fentanyl e di aver resistito al legittimo e giusto arresto.
I democratici politicamente corretti hanno sobillato le piazze e giustificato la violenza latente dei neri, dei BLM e degli antifa; è loro la colpa e la responsabilità e non di Trump che ha solo fattoi il suo dovere e difeso l'ordine costituito e la legalità, la polizia e il poliziotto bianco.
Il Fentanyl uccide
come la criminalità diffusa dei neri negli USA e il suprematismo razzista nero dei BLM, come il suprematismo nazifascista russo di Putin, come il suprematismo sinistrato politicamente corretto razzista antibianco, come il suprematismo razzista nazi maomettano anti ogni diversamente religioso e pensante
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6044447193
La condanna di Derek Chauvin è una sentenza criminale e razzista
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2951
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3230758840
La condanna di Derek Chauvin è una sentenza criminale e razzista, nel comportamento del poliziotto bianco non vi è alcun razzismo anti uomo nero.
Twitter Files 6, la sussidiaria dell’FBI: come opera il cartello della censura - Max Balestra
Max Balestra
18 dicembre 2022
https://www.nicolaporro.it/atlanticoquo ... a-censura/
Il sesto lotto dei Twitter Files rilasciato a cura di Matt Taibbi questo Venerdì, offre una decisiva conferma a quanto rivelato negli scorsi mesi da The Intercept basandosi su altri documenti ufficiali del governo federale Usa.
Negli Stati Uniti è oggi all’opera un vero e proprio cartello della censura, di cui fanno parte il governo, le società del Big Tech, e organizzazioni formalmente private, in realtà così vicine al governo da essere in pratica parastatali, dedito a controllare il flusso delle informazioni in internet. Che “raccoglie, analizza, e segnala i tuoi contenuti sui social media“, per dirla con Taibbi.
La confidenzialità con l’FBI
Sempre secondo Taibbi: “I contatti con l’FBI di Twitter erano costanti e pervasivi, come se si trattasse di una società sussidiaria“.
Tra il 2020 e il 2022 oltre 150 email vennero scambiate tra Yoel Roth, il capo della oramai famigerata commissione Trust&Safety di Twitter, ora disciolta da Elon Musk, e agenzie di intelligence e sicurezza federali.
Ciò si va ad aggiungere alle riunioni personali tra Twitter e agenti governativi già ammesse da Roth in precedenti Twitter Files, e riportati da The Intercept.
Un messaggio del 2022 proveniente dall’ufficio legale di Twitter conferma che le riunioni con FBI, DOJ, e DHS sono “settimanali”. E che addirittura “non ci sono impedimenti” da parte dell’FBI nel condividere con Twitter informazioni classificate come confidenziali.
Come fatto notare da un anonimo agente dell’FBI citato da Taibbi, questo livello di confidenzialità non è usuale: “Molte compagnie con le quali abbiamo a che fare ci sono ostili. Come T-Mobile, che è totalmente ostile. Ci provano gusto a far trapelare ciò che abbiamo detto quando facciamo degli errori di procedura”.
L’ufficio legale di Twitter era in quel momento presieduto da Jim Baker, egli stesso ex legale dell’FBI, coinvolto nell’inchiesta Russiagate, e licenziato da Elon Musk a inizio dicembre dopo essere stato scoperto a ritardare il rilascio dei Twitter Files, specialmente di quelli che implicavano l’FBI.
Nel nome della guerra alle fake news
Questo conferma quanto riportato da The Intercept su come la sorveglianza dei social media da parte del governo federale sia stata incrementata dall’amministrazione Biden tramite misure come, ad esempio, la trasformazione della CISA, una sotto-agenzia del Department of Homeland Security nata per impedire attacchi cibernetici contro infrastrutture strategiche, in una agenzia di “caccia alla disinformazione“.
Abbiamo già notato come la “guerra alle fake news“, con tutti i suoi corollari di sorveglianza e censura, sembra essere cominciata intorno al 2015-2016 a causa della percepita “onda populista” nella politica occidentale.
Matt Taibbi conferma che, a giudicare dai documenti Twitter, “l’ubiquità della storia dell’interferenza russa nel 2016 come pretesto citato per la costruzione della macchina di censura non può essere sovrastimata. È simile a come l’11 Settembre ispirò l’espansione della sicurezza di Stato”.
Portali speciali
Nel corso del Russiagate l’FBI creò una task force apposita, denominata FITF (Foreign Influence Task Force), che crebbe fino a comprendere 80 agenti.
I Twitter Files confermano che l’FBI e altre agenzie federali avevano a disposizione portali speciali, sia governativi che privati, attraverso i quali segnalare contenuti che poi Twitter “gestiva” (handled), censurandoli o sopprimendo la loro diffusione.
Tra i portali citati Teleporter, e il Partner Support Portal, creato dal Center for Internet Security, una no-profit basata a Washington DC che agisce in cooperazione con il DHS. Poi l’Election Integrity Project di Stanford, il Digital Forensics Research Laboratory dell’Atlantic Council, e il Center for Informed Policy dell’Università di Washington.
Si tratta per la maggior parte di organizzazioni private, no-profit e ong, che comunque orbitano intorno al governo, sia in forma di partnership, sia a livello di contatti personali.
A questi si aggiungono contractor privati del governo federale, come nel caso di un messaggio inviato a Twitter dall’EIP di Stanford su un video riguardante le elezioni in Pennsylvania, sulla base di informazioni ottenute dal Center for Information Security, un contractor del DHS.
L’FBI segnala, Twitter esegue
La sintonia era completa: queste organizzazioni para-governative segnalavano contenuti sgraditi alle agenzie federali, che le segnalavano a Twitter, che provvedeva a rimuoverle.
In un particolare messaggio l’FBI segnala a Twitter certi contenuti con la dicitura: “Possibile violazione dei termini di servizio Twitter“, che evidentemente l’agenzia federale conosceva altrettanto bene che Twitter stesso.
Il 5 novembre 2022 il National Election Command Post dell’FBI manda una lunga lista di account Twitter all’ufficio di San Francisco, chiedendo di inoltrarla a Twitter. Tra le richieste, oltre alla verifica di eventuali violazioni dei termini di servizio, la preservazione dei contenuti in caso di cancellazione, e addirittura la geolocalizzazione degli autori.
Per la maggior parte si tratta di account satirici di piccola portata, con due notabili eccezioni: l’account appartenente all’attore Billy Baldwin e l’account del sito di news conservatore RSB Network.
L’agente Elvis Chan dell’ufficio di San Francisco, un nome che ricorre spesso nei Twitter Files come contatto tra l’FBI e gli alti vertici dell’azienda, passa il messaggio a Twitter. Twitter risponde con una lista di azioni intraprese: un misto di sospensioni e messe al bando permanenti.
Risultati modesti
I risultati di questa grande caccia alla disinformazione sembrano però modesti. Vengono segnalati molti account di entrambi gli schieramenti politici, ma che per lo più fanno satira, oltre a oscuri video come quello sulle elezioni in Pennsylvania.
Alcuni account vengono segnalati anche solo per tweet chiaramente ironici, come @FromMa, un account liberal che “ricordava” ai Repubblicani di votare nella data sbagliata. Tuttavia spesso sono soltanto gli account filo-Repubblicani a venire sospesi. Assolutamente nessuna traccia invece di account del Cremlino.
Deep State
Alla luce di quanto emerso da questo ultimo lotto di Twitter Files, Matt Taibbi arriva ad una conclusione alla quale chi scrive era già arrivato in passato: “Il succo del discorso: ciò che la maggior parte della gente considera il Deep State è in realtà una intricata collaborazione di agenzie statali, contractor privati, e ong a volte finanziate dallo Stato. I confini diventano così labili da essere insignificanti”.
E non bisogna dimenticare che Twitter non è l’unica in Silicon Valley ad avere questo tipo di rapporto con il Deep State. Mark Zuckerberg ha rivelato che fu l’FBI a chiedere a Facebook di censurare la storia del laptop di Hunter Biden. The Intercept cita anche Reddit, Discord, Wikipedia, Microsoft, LinkedIn e Verizon Media tra quanti hanno riunioni regolari con agenzie federali.
Aggirato il Primo Emendamento
Tutto questo proietta una luce sinistra sullo stato della libertà di espressione negli Stati Uniti, e per estensione in tutto l’Occidente, in cui i social media americani dominano. Il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che garantisce la libertà di espressione, non può essere aggirato delegando manipolazione e censura delle notizie a compagnie private e organizzazioni non governative.
È difficile tuttavia immaginare che nella politicamente incestuosa Washington DC qualcuno se la senta di scoperchiare un tale vaso di Pandora di agenzie federali, ong, Big Tech, e individui che fanno la spola tra essi, facendo luce su questi abusi di potere al di là della solita indagine “tarallucci e vino” del Congresso.
La più grande promessa di Donald Trump
I nuovi Twitter Files dimostrano il rapporto intimo della piattaforma con l’FBI
Upward News
20 dicembre 2022
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ward-news/
“I contatti di Twitter con l’FBI erano costanti e pervasivi, come se fosse una filiale“, ha dichiarato Matt Taibbi negli ultimi Twitter Files.
Lo scoop: L’FBI e Twitter si sono inviati reciprocamente oltre 150 e-mail tra il gennaio 2020 e il novembre 2022. Alcune riguardavano la richiesta di informazioni da parte dell’FBI per indagini penali, mentre molte riguardavano la censura della “disinformazione sulle elezioni“.
Perché è importante: I Twitter Files illustrano ulteriormente la stretta relazione del governo federale con Twitter come strumento di censura prima dell’acquisizione da parte di Elon Musk. L’agente Elvis Chan, che ha guidato la censura su più piattaforme, ha persino inviato un “buon anno” al capo della sicurezza e della fiducia di Twitter Yoel Roth, ricordandogli un’imminente “telefonata trimestrale” con lui. Negli ultimi anni, l’FBI è stata ripetutamente messa sotto accusa per la sua manifesta faziosità politica.
Un’azione politicamente motivata: I contatti con Twitter hanno spesso coinvolto la Foreign Influence Task Force dell’FBI, creata nel 2017 mentre l’FBI sosteneva la tesi dell’interferenza russa nelle elezioni del 2016. Il Bureau avrebbe aiutato Twitter a dare la caccia ai contenuti che considerava sfavorevoli – persino i tweet scherzosi o parodici di account con pochi follower – e ad etichettarli come “disinformazione” e minaccia alla sicurezza nazionale.
Le domande rimangono: Non sappiamo ancora chi abbia preso la decisione nel campo di Twitter di censurare la storia del portatile di Hunter Biden in base alla politica aziendale sul “materiale violato”. L’agente Chan ha testimoniato che i funzionari dell’intelligence non hanno menzionato Hunter Biden quando hanno avvertito Twitter delle minacce informatiche russe, ma Roth ha detto di essere stato specificamente avvertito di una “operazione di hacking e leaking [che] avrebbe coinvolto Hunter Biden”.
Il piano di Donald Trump per affrontare la censura online
L’ex presidente Donald Trump ha reso nota la sua strategia per contrastare la censura durante il suo secondo mandato.
Cosa è successo: La scorsa settimana, l’ex presidente Donald Trump ha pubblicato un video che illustra un piano per distruggere il “cartello della censura”. Il piano si concentra sull’intervento del governo federale che favorisce e promuove la censura e sulla capacità delle aziende di social media di attuarla.
Il ruolo delle agenzie federali: Donald Trump vuole rendere illegale per le agenzie federali la collusione con le piattaforme di social media per censurare gli americani, come è accaduto a Twitter e Facebook. Vuole anche licenziare, indagare e perseguire penalmente tutti i burocrati che si sono impegnati in questo processo.
Il divieto di assunzione: Il piano di Donald Trump prevede anche un divieto di assunzione di 7 anni prima che i funzionari federali possano essere assunti dalle piattaforme Big Tech. Tra le altre grandi piattaforme, Twitter è nota per aver assunto ex funzionari dei servizi segreti dell’FBI e della CIA, che hanno permesso una censura di massa influenzata dal governo.
No al finanziamento da parte dei contribuenti: Il piano di censura mira a rendere illegale l’uso dei fondi dei contribuenti per il fact-checking: l’amministrazione Biden ha cercato di istituire un Disinformation Governance Board per fare proprio questo. Il piano chiede anche di vietare i finanziamenti dei contribuenti alle università e alle organizzazioni non profit che sostengono e consentono la censura.
La Sezione 230 garantisce alle piattaforme di social media l’immunità rispetto alla moderazione dei contenuti degli utenti che ospitano sulle loro piattaforme. Il piano di Donald Trump prevede di concedere alle piattaforme l’immunità per la moderazione dei contenuti ai sensi della Sezione 230 solo se “soddisfano elevati standard di neutralità, trasparenza, equità e di non discriminazione“.
Carta dei diritti digitali: L’ex presidente ha chiesto il diritto al giusto processo digitale, richiedendo ai funzionari governativi di avere un’ordinanza del tribunale prima di rimuovere i contenuti online, invece dell’attuale processo in cui gli agenti di parte dell’FBI possono chiedere informalmente alle piattaforme di social media di censurarle.
Dimissioni di Musk? Pessima idea: l’importanza della narrazione
Max Balestra
21 dicembre 2022
https://www.nicolaporro.it/atlanticoquo ... arrazione/
Le eventuali dimissioni di Elon Musk dalla carica di ceo di Twitter, in questo momento, sarebbero una pessima idea, che annullerebbe molti dei risultati che la sua acquisizione di Twitter ha ottenuto.
Ovviamente Elon passerà comunque, prima o poi, a cose più grandi e migliori. E naturalmente possiamo ancora sperare che un nuovo amministratore delegato non ripristini il regime precedente (e probabilmente non lo farà, se non altro per quanto era bizantino). Ma resterebbe un duro colpo.
Il protocollo anti-dissenso
Il fronte anti-Elon ha dipinto fin dal primo giorno un quadro disastroso sul nuovo Twitter gestito da Musk, insistendo sul fatto che la piattaforma sarebbe ormai un caos di malfunzionamenti e arbitrari abusi alla libertà di parola, quando in realtà lo era prima, quando non trovavano mai da lamentarsi. E spesso si tratta delle stesse persone impegnate a minimizzare le rivelazioni dei Twitter Files.
I livelli di livore manifestati nei confronti di incidenti di policies minori, e l’ipocrita improvvisa preoccupazione per la libertà di parola da parte di persone che per anni hanno attivamente sostenuto più censura, non sono conciliabili con una semplice, o onesta preoccupazione da utenti.
Questo comportamento non è casuale, fa parte del modo in cui la nuova intellighenzia occidentale di tendenza tecnocratica affronta il dissenso. Funziona in tre passaggi: (1) negare e/o sminuire il problema; (2) ridicolizzare il dissenso; (3) demonizzare i dissidenti.
Primo: negare
Il protocollo inizia negando l’esistenza stessa del problema, o se esiste è un problema minore. Per anni è stato negato che censura sistematica e discriminazione esistessero su Twitter e altre piattaforme social.
Ora che abbiamo visto, grazie ai Twitter Files, fino a che punto lo erano, queste rivelazioni vengono minimizzate, quando non del tutto ignorate.
Secondo: ridicolizzare
Il secondo passo è cercare di far credere alle persone che sì, le cose non vanno bene, ma l’alternativa è peggiore. Al giorno d’oggi, questo obiettivo viene perseguito in gran parte ridicolizzando chiunque proponga linee d’azione alternative come un buffone incompetente, i cui attributi plebei gli impediscono di comprendere correttamente ciò che è veramente necessario fare per risolvere il problema.
Ciò ha perfettamente senso dal punto di vista del pensiero tecnocratico, poiché le tecnocrazie sono in realtà aristocrazie sotto mentite spoglie.
Terzo: demonizzare
Se non basta, il terzo passo è la demonizzazione. Il dissidente non è solo un buffone incompetente, ma è anche pericoloso, e ora sta mettendo in pericolo l’intero sistema con la sua dissidenza. La democrazia è in pericolo!
Con Elon Musk e Twitter siamo al secondo passaggio. Se si dimette in questo momento, è probabile che è lì che i suoi sforzi per correggere Twitter rimarranno nella leggenda popolare. Questo renderebbe anche più difficile proseguire sulla strada della riforma che Musk ha inaugurato.
La narrazione del fallimento si ripercuoterà su qualsiasi nuovo ceo che gli succederà e vorrà continuare il suo percorso. Un fallimento di Musk, diventerà un fallimento della sua visione per Twitter.
Ma anche se alla fine Twitter dovesse migliorare notevolmente (e lo è già), e anche se i poteri forti decidono di non passare alla fase tre, verrà stabilita una narrazione secondo cui Musk ha fallito e Twitter era migliore sotto Vijaya Gadde e Yoel Roth.
Ma la narrazione è davvero così importante? Sì. Una narrazione secondo cui nemmeno l’uomo più ricco del mondo può fronteggiare i poteri costituiti è estremamente importante per i poteri costituiti. La maggior parte del loro potere odierno si basa infatti sull’idea che non ci sia alternativa ad essi.
Non importa quanto falliscano o abusino del loro potere, la loro contro-argomentazione è sempre che i loro potenziali sostituti sono più incompetenti o più abusivi.
La rassegnazione delle persone comuni
Questa strategia, unita al controllo della narrazione attraverso la censura e la disinformazione, ha avuto successo nel far tollerare alle persone livelli di disfunzione politica che non avrebbero mai tollerato solo pochi anni fa.
Dissoluzione dei confini e immigrazione clandestina a milioni, senzatetto dilaganti e scene di droga all’aperto, criminalità alle stelle, inflazione e prezzi dei carburanti fuori controllo, blackout continui dovuti a politiche energetiche sbagliate, sorveglianza governativa quasi totale.
Purtroppo funziona. Le persone comuni non sono rivoluzionarie. Rimuovere le alternative attraverso i tre passaggi citati le spinge alla rassegnazione, non alla ribellione. E così diventa troppo facile isolare i pochi che scelgono la ribellione.
Questa strategia sta facendo credere alle persone comuni che il dissenso non valga la pena, e che i dissidenti siano solo piantagrane che peggiorano le cose. Non c’è niente di nuovo sotto il sole, questo è il trucco più antico del potere.
La speranza
A costo di apparire eccessivamente drammatici, la liberazione di Twitter rappresenta una speranza per molti. Speranza nella possibilità che il dissenso possa ancora portare alla riforma.
Anche se Musk lascerà Twitter in una condizione migliore di come l’ha trovata, le conseguenze di non riuscire a infrangere la narrazione secondo cui i suoi sforzi sono stati un fallimento, e che la resistenza è quindi inutile, sarebbero gravi.
Why Do Liberals Hate Trump So Much?
Mark Lewis
18 dicembre 2022
https://townhall.com/columnists/marklew ... ds=jXzuobp
The question in the title needs, I believe, critical examination. Why DOES the Left hate Trump so much?
The answer, as usual, can largely be found by analyzing history.
But first. Do they hate him because the average price of a gallon of gas in his administration was far lower than under Biden? Is it because inflation was low (around 2%) and trending downward? Is it that the USA was energy independent and didn’t need to beg our enemies for oil, deplete our strategic oil reserve or sell it to China? Is it because black and Hispanic unemployment was lower than at any time in history? Is it because Trump forced China into a fairer trade agreement, got a strong trade deal with Japan, and a solid peace in the Middle East?
Are these the reasons (more in a subsequent article) that the Left despises Trump so much?
These reasons may be symptoms, but don’t touch the main issue. If you ask a liberal why they hate DJT so much, they aren’t going to say, “Well, because gas prices and inflation were manageable, minority unemployment was at record low levels, America was energy independent” etc., etc. Those aren’t the answers you are going to receive. More likely, they might mention something about his “mean, hateful tweets” or maybe opposition to their Green God. Mr. Liberal, are you better off now than you were four years ago? “Trump is a Nazi racist!” Are you paying less for gasoline, groceries, and heating oil? “He is an insurrectionist and dictator!” I truly doubt any of them will respond, “I hate Trump because we now have to beg Saudi Arabia and Venezuela for oil.” I’ve just a hunch you’ll get a different reply.
Recommended
But, we all know the Left’s hatred of Donald Trump is real. It is a visceral, vicious, primeval, vindictive, animal. Unending and never ceasing. To them, he is the worst President the country has ever had. The above accomplishments of Mr. Trump mean absolutely nothing to liberals. Theirs is a total, and blind, unreasoning hatred.
But, crucially, it isn’t just Mr. Trump they hate. He is simply the current target. If Mr. DeSantis, or some other conservative Republican, gets the nomination in 2024, the hatred will simply be transferred, and perhaps worse. They loathed George W. Bush, they especially despised Ronald Reagan, and you are deplorable.
Most “common” Leftists probably can’t tell you why hatred of the Right runs so deeply, and many would probably deny it does. But you and I know better. Most folks don’t understand the historical or ideological reasons why the leadership of the Left is so vindictive toward the Right. There is no one, single, simple explanation, but it starts with the leadership’s arrogance and lust for power, and their inherent belief in their right to have and exercise it. They are elitists, which makes them better than you, and thus, by right, they should rule and you should obey. It isn’t a new feature in human history; the current manifestation spins out of Darwinism and Marxism. But elitism itself isn’t recent.
Perhaps the best known (though certainly not the only) example of the same kind of bitter loathing is the rabbinical clique’s attitude toward Jesus. The scribes, Pharisees, and chief priests were the “elitists” in Palestine in Jesus’ day. They were the local “rulers” of the people, they controlled, they intimidated, they spoke for God, and the common people were expected to submit. They loved their power and the positions it gave them—the “Jerusalem Establishment.” Jesus, the outsider, represented a danger to all that. “The common people heard him gladly.” Abomination! Jesus constantly exposed the “establishment’s” failures and hypocrisies, and that drove them insane with venomous odium.
Thus, those religious leaders continually and viciously attacked him. They couldn’t answer his arguments, so they resorted to ad hominem assaults and name-calling, incessantly strove to destroy his reputation and belittle him and lower his esteem in the eyes of the people. He had to be removed. But being unsuccessful in their attempts, they sought help. They took him to the Romans (illegally in the middle of the night) and got him executed. For one reason, and one reason only.
Power.
Now, Donald Trump is not Jesus Christ, of course, far from it, but the parallels are intriguing. And the principle of corrupting power remains the same. Trump, more than any Republican since Reagan, is/was perceived as the greatest menace to the Establishment’s desire for continued dominance over the American people. Whatever Trump likes (America), they hate. His policies were enormously successful and beneficial to the American people, but that is 100%, wholly irrelevant to the Left. The people mean nothing to them, except as slaves who must submit to their masters or be removed. Mao Zedong’s 60-70 million slaughtered Chinese is a testament to this. The same with Stalin and every other Leftist thug. The American Left’s “love” for children is manifested in their willingness to let them be mutilated in the name of a perverted ideology that gives the Democratic Party its slavish devotion in return. Elitists hate Trump because, like Jesus, he exposes them for the hypocrites they are. They spent four years, every day, 24/7, trying to destroy the man. And, as we are now learning, evoked every shady practice they could concoct to deny him re-election in 2020. And should, for example, DeSantis receive the nomination in 2024, and be perceived as a similar threat (and he will be so perceived), they will shift all of their animosity and venom toward him. It isn’t Trump, per se. It’s that the Left worships power, and like every Torquemada who ever lived, elitists will do all they can to destroy anyone who opposes their insatiable lust for dominance.
They hate you because you stand in the way of the thing they love most. A mother bear defends her cubs. Viciously.
Christmas is just a few days away. Uncle Elbert loves westerns, you know, especially during the cold winter months. My western novels, Whitewater and River Bend are available at Amazon, Barnes and Noble, and Eliva.com. A third western, Allie’s Dilemma, is available for Kindle only. Inexpensive and no gas is needed. And read some different posts on my blog at thailandlewis.blogspot.com.