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La Procuratrice democratica nera di New York
Letitia James, democratica, la Procuratrice dello Sato di New York eletta nel 2018, durante la sua campagna elettorale, contro l'allora presidente Trump, faceva queste dichiarazioni raccolte in un video:
Il video mostra la procuratrice di New York Letitia James con un sostenitore che dice: "Per favore, fagli causa per noi", e la James che risponde: "Oh, lo denunceremo sicuramente. Saremo una vera spina nel fianco".
"Dobbiamo concentrarci su Donald Trump", dice James in un'altra clip. "Dobbiamo seguire i suoi soldi".
Il video si conclude con un'altra clip di Letitia James durante la sua campagna elettorale che dice: "Questo presidente illegittimo… non vedo l'ora di andare nell'ufficio del procuratore generale ogni giorno, fargli causa e poi tornare a casa".
L'odio razzista suprematista nero e l'odio ideologico politico traspaiono chiaramente nelle parole della procuratrice nera di New York contro il Presidente Trump; questa è un pericolo pubblico civile e politico per la sua potenzialità criminale ed eversiva antidemocratica.
L'ufficio di Donald Trump ha condiviso questo video su Rumble dal titolo: "Abusare dell'ufficio del procuratore generale per attaccare il presidente Trump".
10 agosto 2022
https://www.facebook.com/watch?v=592487895753647
Chi sta indagando su Donald Trump nell'ambito dell'indagine civile sulla Trump Organization per scoprire se la sua società abbia impropriamente gonfiato il valore delle attività nei bilanci per ottenere prestiti e benefici fiscali?
Il video mostra la procuratrice di New York Letitia James con un sostenitore che dice: "Per favore, fagli causa per noi", e la James che risponde: "Oh, lo denunceremo sicuramente. Saremo una vera spina nel fianco".
"Dobbiamo concentrarci su Donald Trump", dice James in un'altra clip. "Dobbiamo seguire i suoi soldi".
Il video si conclude con un'altra clip di Letitia James durante la sua campagna elettorale che dice: "Questo presidente illegittimo… non vedo l'ora di andare nell'ufficio del procuratore generale ogni giorno, fargli causa e poi tornare a casa".
Letitia James, democratica, Attorney General di New York contro Andrew Mark Cuomo, governatore dello Stato di New York
https://www.ilgazzettino.it/pay/attuali ... 20061.html
Il rapporto su Cuomo dell’Attorney General di New York Letitia James: molestatore!
La ministra della giustizia dello Stato di New York ha presentato l'inchiesta che accusa il governatore di aver "palpeggiato" le sue assistenti. Cuomo si difende
Massimo Jaus Massimo Jaus
3 agosto 2021
https://lavocedinewyork.com/news/primo- ... lestatore/
“Un pomicione”, uno sgradito playboy, un capufficio-polipo che con i suoi tentacoli palpeggiava le assistenti, rivolgeva loro domande molto personali, commentava il loro aspetto fisico. Questo il profilo tracciato dall’Attorney General di New York Letitia James del governatore dello Stato, Andrew Cuomo, quando questa mattina ha presentato le conclusioni dell’indagine avviata nei mesi scorsi dopo le accuse di molestie sessuali avanzate da 11 donne che nel corso degli anni hanno lavorato con lui. Andrew Cuomo inoltre, secondo quanto affermato dall’Attorney General, ha usato la sua influente posizione per vendicarsi con una dipendente che aveva provato a denunciare la difficile situazione.
L’inchiesta ha mostrato che Cuomo si è reso responsabile di palpeggiamenti, baci e abbracci non richiesti, e di commenti inappropriati, ha detto Letitia James, aggiungendo che l’ufficio del governatore era diventato un posto di lavoro “tossico” che rendeva possibile “il verificarsi di molestie”.
“Sono stato frainteso, le mie intenzioni non erano sessuali. I miei sono stati gesti affettuosi senza secondi fini” ha detto Andrew Cuomo rispondendo alle accuse, tracciando il suo modo di lavoro vecchio stile, paternalistico, con battute di spirito e commenti old fashion in una società lavorativa che ora non c’è più. “Ho salutato una mia collaboratrice dicendo Ciao Bella non c’era nessuna intenzione di offenderla. I fatti sono molto differenti da come sono stati raccontati” ha proseguito Cuomo aggiungendo che non ha mai espresso commenti sessuali o toccato in maniera impropria nessuna delle sue assistenti. Ha aggiunto poi che il suo avvocato ha risposto ad ogni accusa contenuta nel rapporto presentato da Letitia James. “Il documento è disponibile sul mio sito, se siete interessati per favore leggete i fatti e decidete da soli. “Mio padre mi ha sempre detto che la politica è una cosa sporca. Io l’ho sempre saputo”.
Non è chiaro ora quale sarà il seguito della vicenda. A marzo Letitia James aveva avuto il permesso dall’Executive Chamber dello Stato di indagare sulle accuse. Ora sarà la legislatura statale che dovrà decidere se avviare un procedimento di impeachment per rimuovere Andrew Cuomo dalla carica. La legislatura Statale è composta dall’Assemblea formata da 150 legislatori di cui 106 sono democratici e 44 repubblicani e sul Senato composto da 63 senatori , 43 democratici e 20 repubblicani. Da capire come i parlamentari statali voteranno.
Secondo l’indagine dell’Attorney General Cuomo avrebbe “molestato sessualmente dipendenti statali ancora assunte ed ex dipendenti con contatti e palpeggi sgraditi e non consensuali, facendo numerosi commenti offensivi di natura suggestiva e sessuale che hanno creato un ambiente di lavoro ostile per le donne”, ha affermato Letitia James.
“Gli investigatori hanno indagato e corroborato in modo indipendente questi fatti, attraverso interviste e prove, compresi text message, email e note scritte. Queste prove saranno rese disponibili al pubblico insieme al rapporto”, ha detto l’Attorney General durante la conferenza stampa, aggiungendo che “Cuomo e alcuni suoi assistenti hanno pure lanciato azioni punitive su una ex dipendente che aveva denunciato l’ambiente di lavoro ostile che si era creato”.
L’anno scorso il politico è stato accusato da varie donne, che hanno dichiarato di essere state toccate in modo non appropriato e molestate sessualmente, quando lavoravano con lui o l’hanno incontrato in eventi pubblici. Una collaboratrice ha raccontato che Cuomo le avrebbe toccato il seno, un’altra che l’avrebbe baciata sulle labbra nel suo ufficio e “avrebbe fatto di tutto per toccarmi la parte bassa della schiena, le braccia e le gambe”. Anche la “sceriffa” della sua scorta lo accusa di essere stata palpeggiata dal governatore.
Il rapporto conclusivo degli investigatori è di 165 pagine ed è stato preparato da Joon Kim e Anne Clark, che per 5 mesi hanno svolto le indagini. Sono state intervistate 179 persone e esaminato più di 74.000 documenti, e-mail, testi e immagini. Tra le persone ascoltate anche il governatore che proprio ieri è stato interrogato per 11 ore.
Dall’inizio di febbraio di quest’anno dei donne avevano accusato Cuomo di molestie sessuali o comportamenti inappropriati: a febbraio il governatore aveva diffuso un comunicato in cui diceva che alcuni suoi commenti sul posto di lavoro «potevano essere stati indelicati o troppo personali». Il 3 marzo si era scusato pubblicamente, sostenendo che non era stata sua intenzione mettere a disagio le donne coinvolte. Pochi giorni dopo una sua assistente, Alyssa McGrath, aveva raccontato al New York Times delle sue difficoltà Si trattava dell’ottava donna che denunciava il governatore. Un’altra era stata l’ex assistente, Lindsay Boylan, che a inizio 2021 aveva denunciato di essere stata baciata senza il suo consenso da Cuomo, che in una occasione l’avrebbe anche invitata a giocare a strip poker. Pochi giorni dopo un’altra ex assistente, Charlotte Bennett, aveva raccontato alla WABC l’imbarazzante conversazione con il governatore.
Letitia James ha spiegato come tra le donne molestate ci siano un’attuale dipendente ed una ex dipendente statale. James ha accusato Cuomo anche di aver creato nei suoi uffici un ambiente di lavoro pervaso da un clima di paura e di intimidazione, oltre che ostile nei confronti di diversi membri dello staff. James ha quindi definito “eroiche” le donne, alcune giovani, che hanno avuto il coraggio di denunciare.
Poi è arrivata anche la “scomunica” del presidente Joe Biden, che durante una conferenza stampa dedicata al covid, ha risposto alla domanda di una giornalista che gli ricordava come nei mesi scorsi, il presidente aveva detto che se il rapporto dell’Attorney General di New York avesse confermato le accuse, Cuomo si sarebbe dovuto dimettere. “Confermo. Cuomo si deve dimettere”, ha detto Biden. Poi la stessa giornalista gli ha chiesto cosa ne pensasse del fatto che nel rapporto usato dagli avvocati di Cuomo in sua difesa, c’era una foto che ritraeva Biden mentre abbraccia un’assistente donna, insomma come se Cuomo stesse usando l’attuale presidente come “scudo” per la sua innocenza… “Non escludo che alcuni abbracci siano stati innocenti…” Ha replicato Biden riferendosi a Cuomo, ma concludendo: “Eppure ci sono stati altri episodi che l’Attorney General ha deciso di non considerarli affatto così…”
Letitia James, la sentinella di New York che ha in mano le indagini contro Donald Trump e Andrew Cuomo
Matteo Muzio
2 gennaio 2022
https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/01/ ... o-3503149/
Potente e ambiziosa, è la procuratrice che indaga sull'ex presidente degli Stati Uniti. Ma ha deciso, a sorpresa, di non candidarsi come governatrice. Ecco perché
La carica di procuratore generale di New York è molto visibile e molto mediatica, come sa bene l’attuale e ambiziosa tenutaria dell’incarico, Letitia James, che è anche alle prese con l’indagine sulla Trump Organization, la società che gestisce l’impero economico (e politico) dell’ex presidente. James, a sorpresa, ha rinunciato a candidarsi alla carica di governatrice. Memore del grande salto e della caduta politica dei suoi predecessori, Elliott Spitzer e Andrew Cuomo, ha deciso di continuare a guidare le indagini, per ora. Partire da questa carica, e arrivare alla presidenza, resta un’eccezione, come dimostra il caso di Martin Van Buren. Nato in una famiglia di origine olandese, nel villaggio di Kinderhook, Van Buren, parlando l’inglese come seconda lingua, fu ribattezzato dai contemporanei “l’astuta volpe”. Iniziando da questa carica locale, riuscì a costruire una macchina di potere, la cosiddetta “Albany Regency” (basata nella capitale dello stato di New York) che, di concerto con Tammany Hall di New York, la famigerata struttura politica clientelare dei dem cattolici e irlandesi, costituì la base del suo potere, per farsi eleggere come senatore, come segretario di stato del presidente Andrew Jackson, poi come suo vice e infine come ottavo presidente degli Stati Uniti dal 1837 al 1841. La stessa ambizione, si dice, che aveva Andrew Cuomo, il governatore che ancora occupa le cronache ma che lo scorso 23 agosto si è dimesso: anche lui è tra gli indagati eccellenti dell’ufficio di Letitia James.
La figura del procuratore generale differisce da quella di procuratore distrettuale – anche a questi ultimi non mancano ambizioni politiche. Ogni stato ha un procuratore generale che ricopre il ruolo di consulente legale del governatore, oltre a controllare l’applicazione delle leggi e lìistituzione delle indagini in alcuni casi. Quello di New York è uno dei più potenti e più pagati di tutto il paese. Da qualche anno, la posizione di procuratore generale rappresenta anche un trampolino di lancio per la carica di governatore dello stato, potenziale volano a sua volta per incarichi più alti.
Ed eccoci a Letitia James. Nasce nel 1958 a Brooklyn da papà Robert, emigrato dalla Virginia segregazionista e addetto alla manutenzione, e da Nellie, addetta alle pulizie in un’azienda poi passata al servizio clienti. Questa piccola ascesa ispirò molto Tish (ancora oggi James ama questo soprannome), che dopo gli studi in legge alla Howard University di Washington – e il perfezionamento in politiche pubbliche alla Columbia – trova il suo primo lavoro come legale di una piccola organizzazione solidaristica e no profit, la New York Legal Aid Society, che si occupa di raccogliere fondi per finanziare l’istruzione dei giovani provenienti da famiglie a basso reddito.
Arriva presto il primo contatto con la politica, come consulente del governatore Mario Cuomo nella task force per la diversity nel potere giudiziario. È però il suo successore, il repubblicano George Pataki, a nominare James nel 1999 come assistente del procuratore generale dello stato, Elliott Spitzer. Due anni più tardi, nelle elezioni cittadine di New York che vedono il trionfo di Michael Bloomberg post-11 settembre, sulla scia della forte leadership di un altro ex procuratore distrettuale, Rudy Giuliani, finito sulla copertina di Time come uomo dell’anno e sindaco d’America ideale, con un consenso superiore al 90 per cento, Letitia James fallisce il suo primo appuntamento con il voto popolare. Non stupisce che una democratica radicale come James avesse faticato: non riuscì a battere il democratico moderato James Davis per la carica di consigliere cittadino nel trentacinquesimo distretto. Davis sconfisse anche un altro avversario alle primarie, Othniel Askew: quest’ultimo, pur raccogliendo fondi, non riuscì a presentare in tempo utile la candidatura. Il 23 luglio 2003, nella City Hall, Askew sparò al consigliere Davis, ma fu ucciso dalle guardie di sicurezza. Un fatto tragico che portò all’ascesa di un’altra James, Letitia, eletta con il partito di sinistra radicale delle Working Families proprio nel 2003: per la prima volta dal 1977 New York contava una rappresentante nel consiglio cittadino eletta per un terzo partito. E poco importa che presto sarebbe tornata nel partito democratico (spesso i candidati locali a New York City corrono sostenuti da entrambi i ticket, mentre i repubblicani ricevono l’appoggio del Partito conservatore di New York).
In quella City Hall, James si fa conoscere come grande combattente contro l’Amministrazione Bloomberg, all'epoca ben lontano dall’essere uno dei principali finanziatori dem, ma emblema del tycoon conservatore liberista: nel 2003 decise di appaltare CityTime, un nuovo sistema di pagamento dei dipendenti newyorchesi, alla Saic una società di consulenza basata a Reston, in Virginia, senza gara e pagandoli 63 milioni. Non solo, cinque consulenti si appropriarono di 80 milioni di dollari, facendoli risultare come spese necessarie a realizzare l’appalto. Letitia James fu la prima in consiglio a citare come sospetti i crescenti costi di realizzazione del sistema di pagamento e ad anticipare l’inchiesta di un altro noto procuratore distrettuale, Preet Bharara, la cui figura ha ispirato il Chuck Rhoades della serie tv “Billions”, interpretato da Paul Giamatti. Nel 2013, invece, James capeggiò una battaglia legale contro la speculazione immobiliare del gruppo Acadia Realty Trust a Brooklyn, approvato senza valutarne l’impatto ambientale. Credenziali che la rendevano la candidata ideale per il posto di avvocato pubblico della città, succedendo a Bill De Blasio, che correva per la carica di sindaco proprio in quell’anno. Per entrambi fu un trionfo, per James addirittura senza un’opposizione, una delle ultime vittorie dem nell’epoca di Barack Obama, il presidente che aveva appena iniziato il secondo mandato.
La coalizione di James annoverava sindacati, organizzazioni per i diritti delle donne come Planned Parenthood, organizzazioni ambientaliste e i due periodici più importanti delle minoranze newyorchesi, il settimanale Amsterdam News, riferimento della comunità afroamericana, ed El Diario, il più antico quotidiano in lingua spagnola degli Stati Uniti. Nel 2018 uno scandalo colpisce il procuratore generale dello stato Eric Schneiderman, sull’onda del MeToo, accusato di maltrattare le sue partner con percosse e altri abusi fisici e verbali. Letitia James, anche stavolta, è al posto giusto. Non si ricandida per la carica di avvocato della città di New York, facendo il grande salto verso Albany. Da lì lancerà la sua sfida ai due uomini più potenti del suo stato: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il governatore Andrew Cuomo.
Nel primo caso, abbastanza facile capire perché, dato che Trump è una specie di “pentolaccia” dei democratici newyorchesi: basta colpirlo per ottenere vantaggi politici facili. A dare avvio all’indagine era stata la testimonianza dell’ex avvocato di Donald Trump, Michael Cohen, di fronte a tre commissioni della Camera dal 26 al 28 febbraio 2019: a catturare l’attenzione della procuratrice generale, soprattutto l’affermazione di Cohen secondo cui ogni anno, nei resoconti finanziari, la Trump Organization avrebbe gonfiato il valore dei propri asset per ottenere prestiti e finanziamenti a condizioni più favorevoli, dall’altro lato queste proprietà venivano minimizzate per ottenere sconti fiscali.
Dopo aver chiesto collaborazione in modo spontaneo, il 24 agosto 2020 arriva il mandato dall’ufficio di Letitia James di presentare alcuni documenti e il mandato di comparizione per Eric Trump, vicepresidente della Trump Organization che fino ad allora si era rifiutato di collaborare. Si legge anche che l’organizzazione avrebbe “cercato di bloccare e di trattenere i documenti e di istruire i testimoni, tra cui lo stesso Eric Trump, a non rispondere ai mandati di comparizione”.
Lo scorso luglio l’indagine su Trump si arricchisce di 15 imputazioni che coinvolgono la Trump Organization e il direttore finanziario Allen Weisselberg. Tra le altre, evasione fiscale, falso in atto pubblico ma anche associazione a delinquere e furto aggravato. Molte delle accuse sull’evasione fiscale sono state sostenute da alcuni documenti che meticolosamente avrebbero annotato le imposte aggirate con trucchi di varia natura. E arriviamo allo showdown finale, con la richiesta allo stesso Trump di comparire il prossimo 7 gennaio, ma l’ex presidente potrebbe rifiutarsi ed essere perciò incriminato e portato in tribunale per questo.
Sono proprio queste “le importanti indagini” cui la procuratrice generale avrebbe fatto riferimento quando il 9 dicembre ha annunciato di non volersi più ricandidare alla carica di governatrice contro la moderata Katie Hochul, subentrata al dimissionario Andrew Cuomo il 23 agosto. Anche in queste dimissioni, James ha avuto un ruolo significativo mostrando di non temere di affrontare Andrew Cuomo, il governatore che nella prima fase della pandemia era ritenuto “eroico” dall’87 per cento degli elettori dello stato di New York ma che veniva definito da altri, come il sindaco uscente di New York Bill De Blasio, “il tiranno di Albany”. Lo scorso agosto, Cuomo si è dimesso, dopo che è stato reso noto un documento di 168 pagine dove vengono elencati minuziosamente i suoi comportamenti nei confronti di undici donne, due delle quali rimaste anonime: molestie, pressioni di vario tipo e battutacce a sfondo sessuale. Nell’America del post MeToo, ce n’è abbastanza per distruggere una carriera politica, cosa che è puntualmente avvenuta, con tanto di richiesta di dimissioni arrivata direttamente dalla Casa Bianca nel pieno della crisi afghana dello scorso agosto.
Ma Letitia James ha fatto di più: ha pubblicato dei report che distruggono anche il mito di Andrew Cuomo, autorevole voce nella lotta alla pandemia contrapposto alla cialtroneria della Casa Bianca. James aveva cominciato a distaccarsi già nel marzo del 2020 dal destino del governatore che fino a poco prima era il suo alleato nella lotta contro il trumpismo e il suo braccio finanziario – i due hanno creato un ambiente tanto ostile a Trump da fargli lasciare New York City per sempre dopo l’addio alla Casa Bianca. Nel corso del 2020 James indaga sul trattamento dei pazienti nelle case di riposo, ricevendo entro al 16 novembre ben 953 segnalazioni di maltrattamenti e abbandono. Lo scorso 28 gennaio pubblicò un report che stabiliva come il dipartimento newyorchese della sanità avesse artificiosamente diminuito il numero dei morti in queste strutture sanitarie del 50 per cento: l’analisi stabiliva che in venti diversi centri residenziali per anziani questi problemi non fossero stati risolti ma che rappresentavano una “preoccupazione anche nel prossimo futuro”.
Il 17 febbraio uno scoop dell’Albany Times-Union rivelò che era in corso un’indagine dell’Fbi sulla condotta della task force del governatore Cuomo: secondo le accuse avrebbe ridotto in modo totalmente fraudolente questi decessi dovuti al Covid19; secondo un altro articolo comparso sul portale The City, il Bureau avrebbe incluso anche un sospetto inserimento di un emendamento nel budget statale per il 2021 che avrebbe garantito un certo livello d’immunità alle organizzazioni che gestiscono le case di riposo e che questo suggerimento sarebbe arrivato direttamente da un’organizzazione lobbistica sulla scrivania del governatore. La parabola di Cuomo è stata come quella di Elliot Spitzer, passato dalla carica di procuratore generale a quella di governatore sull’onda dell’indignazione dell’opinione pubblica. Spitzer era lo “sceriffo di Wall Street” poi diventato “Luv Guv” dal nome di un’agenzia di escort con cui era molto coinvolto. Cuomo, invece, dopo la caduta di Spitzer arriva come “popolare procuratore generale”, scelto direttamente dal presidente Barack Obama. La fine la sapete
Letitia James ha scelto, almeno per ora, di non fare il grande salto, ma di finire il lavoro che ha iniziato contro Cuomo e Trump, due rappresentanti bipartisan di quella che viene definita “mascolinità tossica”, senza limiti e senza controlli: è pur sempre la prima donna e la prima persona di colore a fare la procuratrice generale, le aspettative sono altissime.
La credibilità di Michael Cohen l'ex avvocato di Trump, le cui dichiarazioni contro Trump sulle questioni fiscali della Trump Organization, sono la base dell'inchiesta fiscale di Letitia James su Trump
Michael Dean Cohen (Lawrence, 25 agosto 1966) è un avvocato statunitense che ha lavorato come legale personale per Donald Trump dal 2006 al maggio 2018.
https://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Cohen
Cohen era vicepresidente della Trump Organization e consigliere personale di Trump. In precedenza ha ricoperto il ruolo di co-presidente della Trump Entertainment ed è stato membro del consiglio di amministrazione della Eric Trump Foundation, un'organizzazione benefica per la salute dei bambini. Dal 2017 al 2018 Cohen è stato inoltre vicepresidente delle finanze del Comitato nazionale repubblicano.
Cohen ha lavorato per Trump fino al maggio 2018. L'indagine sul Russiagate lo ha portato a dichiararsi colpevole il 21 agosto 2018, con otto capi d'accusa tra cui finanziamento delle campagne elettorali illeciti, frode fiscale e frode bancaria. Cohen ha affermato di aver violato le leggi sui finanziamenti della campagna elettorale di Trump "per lo scopo principale di influenzare" le elezioni presidenziali del 2016.
Nel novembre 2018 Cohen fece una seconda dichiarazione di colpevolezza per aver mentito a una commissione del Senato sulla costruzione di un grattacielo ad opera di Trump a Mosca. Nel dicembre 2018 è stato condannato a tre anni da scontare nel carcere federale e a pagare una multa di 50 000 dollari.
Nel settembre 2020, Cohen ha pubblicato libro di memorie, intitolato "Disloyal". Nella prefazione Cohen ha caratterizzato Trump come "un imbroglione, un bugiardo, un bullo, un razzista, un predatore, un truffatore". Lo ha anche definito "ossessionato da Obama" e "fan di Putin", da lui definito "l'uomo più ricco del mondo" perché in grado di "trattare il Paese come un'azienda personale".
Cohen, le accuse dell'ex avvocato di Trump
Wired
Giulia Giacobini
28 febbraio 2019
https://www.wired.it/attualita/politica ... sso-trump/
Donald Trump sapeva che il suo comitato elettorale aveva contatti con alcuni funzionari russi e con Julian Assange ed era a conoscenza del fatto che due donne erano state pagate per non divulgare dettagli sulle relazioni che avevano avuto col presidente quando era già sposato con Melania. Perché, dunque ha sempre sostenuto il contrario?
Ad accusare The Donald questa volta è Michael Cohen, ex avvocato e faccendiere dello stesso Trump, che si è dichiarato colpevole di otto capi di accusa nell'inchiesta sul Russiagate. Cohen ha reso queste dichiarazioni sotto giuramento nel corso di un'attesa deposizione davanti alla Commissione della Camera per la Vigilanza e le riforme. La deposizione è iniziata nel pomeriggio e si è protratta per sette ore, durante le quali Cohen ha risposto alle domande dei deputati e suffragato le sue accuse con diversi documenti. Molti di questi ultimi non erano mai stati presentati prima e potrebbero mettere Trump nei guai (più difficile è, al momento, che lo portino all'impeachment).
Non è la prima volta che l'avvocato si presenta al Congresso. Cohen è già stato sentito in passato a proposito dei contatti tra il comitato elettorale di Trump e alcuni funzionari russi per la costruzione di un grattacielo a Mosca (Trump ha trattato per mesi, durante la campagna elettorale del 2016, per costruire nella capitale russa, ma ha sempre negato di averlo fatto); fino ad ora aveva mentito, dicendo di non sapere nulla. Ieri, sotto giuramento, ha sostenuto tutt'altro. "Ho mentito [allora], ma non sono un bugiardo. Ho fatto delle cose brutte, ma non sono una brutta persona", ha detto.
Il patrimonio di TrumpDurante la sua deposizione, Cohen ha dichiarato che nel marzo del 2013 Trump aveva un patrimonio pari a 8.6 miliardi di dollari. Secondo Cohen il presidente avrebbe gonfiato questa cifra, dichiarando quindi il falso, per ottenere un prestito dalla Deutsche Bank e per finire nella lista delle persone più ricche del mondo stilata da Forbes.
Silenzio compratoTrump ha avuto due relazioni extraconiugali quando era già sposato con Trump. Una con la pornostar Stormy Daniels e l'altra con la modella Karen McDougal. Le due donne hanno dichiarato di essere state pagate da uomini di Trump per non divulgare informazioni a riguardo. Trump ha sempre detto di essere all'oscuro di questi pagamenti: secondo Cohen, questa è una bugia e ieri al Congresso ha presentato, a riprova delle sue accuse, un assegno di 130mila dollari staccato proprio dal presidente. Assegno che sarebbe servito a rimborsare Cohen dei soldi versati a Stormy Daniels.
Assange e WikiLeaksCohen ha detto che Trump sapeva che Roger Stone, un suo collaboratore, aveva contatti con il fondatore di WikiLeaks Julian Assange. Il legale ha detto che Stone disse al presidente durante una conversazione telefonica, ascoltata in vivavoce, che nel giro di due giorni sarebbero state rivelate migliaia di email che avrebbero danneggiato la candidata democratica Hillary Clinton. A questa notizia, che Stone al tempo aveva giurato di aver appreso dallo stesso Assange, Trump rispose: "Non sarebbe magnifico?". Il presidente però aveva testimoniato per iscritto di essere all'oscuro di questi fatti. Anche WikiLeaks aveva negato contatti con l'amministrazione. "Assange non ha mai parlato al telefono con Roger Stone", si leggeva in una nota di quel periodo.
Tutti colpevoliCohen ha detto che Trump non è il solo a essere a conoscenza di determinati fatti. Sarebbero coinvolti anche i suoi figli maggiori, Ivanka e Donald Jr. Lo stesso avvocato avrebbe informato entrambi riguardo i progressi relativi alla costruzione della Trump Tower a Mosca.
Donald Jr. avrebbe inoltre detto al padre "l'incontro è stato fissato" a proposito di un meeting con Natalia Veselnitskaya, un'avvocatessa russa nota per aver rivelato indiscrezioni su Hillary Clinton con lo scopo di danneggiarla. A questa notizia, Trump avrebbe risposto a voce alta e di fronte a varie persone, tra cui lo stesso Cohen: "Donald Jr non organizzerebbe mai un incontro importante da solo, o comunque senza aver prima consultato il padre". Cohen ha anche accusato il secondogenito di Trump di avergli staccato diversi assegni.
La reazione di TrumpDurante la deposizione Trump si trovava ad Hanoi, in Vietnam, per incontrare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Come suo solito, ha risposto con un tweet in cui ha accusato di essere Cohen un criminale e ha tentato di screditarlo ricordando che è stato radiato dall'Ordine degli avvocati ed è già stato condannato per falsa testimonianza. Anche il figlio di Trump ha risposto alle accuse con un tweet. "Sembra la tipica rottura di due fidanzati... mi tengo la tua felpa".
Trump Tower a Mosca
Sono stati resi pubblici i dettagli sul progetto russo del presidente americano
Il grattacielo di Mosca incastra Donald Trump - Russia in Translation
Chiara Cassini
Fonte Kommersant, 23/1/2019 – di Kirill Beljaninov, Traduzione di Chiara Cassini
Sono nata a Pavia nel 1994. Da cinque anni studio russo e mi interesso alla cultura e alla politica russe. Sono laureata in Lingue straniere per le relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano. Ho vissuto per quattro mesi in Russia, in Siberia per l’esattezza, e, durante la mia permanenza, mi sono appassionata ancora di più a questo mondo contorto, variegato e affascinante. Tradurre mi è sempre piaciuto perché permette di creare ponti tra lingue e culture diverse.
https://russiaintranslation.com/2019/04 ... ald-trump/
Il sito d’informazione americano BuzzFeed ha pubblicato i documenti che smentiscono le dichiarazioni del figlio del presidente americano Donald Trump Jr. e dell’avvocato personale del capo della Casa Bianca Rudolf Giuliani, secondo cui i negoziati con la parte russa per la costruzione a Mosca della Trump Tower si sarebbero limitati solo alla compilazione di una «dichiarazione d’intenti». Secondo la pubblicazione, il futuro presidente avrebbe approvato personalmente il progetto e la collocazione dell’edificio. Inoltre, le trattative sulla costruzione del grattacielo sarebbero continuate quando la campagna elettorale del 2016 negli USA era già in corso.
All’inizio della settimana, i rappresentanti del “team di Trump” hanno dichiarato nuovamente che il progetto della costruzione della Trump Tower a Mosca era un’iniziativa individuale dell’ex avvocato personale del presidente americano, Michael Cohen. «Proprio lui ha cercato di concludere l’affare», ha sottolineato in diretta al canale Fox il figlio del presidente, vicepresidente della Trump Organization Donald Trump Jr., «non ha coinvolto nessuno (in questo affare) quindi non penso che qualcuno l’avesse preso sul serio.»
Lo scorso martedì, anche l’avvocato personale di Trump, l’ex sindaco di New York, Rudolf Giuliani, ha ripreso la versione secondo cui i negoziati si erano limitati ad una dichiarazione d’intenti. «L’unica cosa che è successa è che il team di Trump ha comunicato una dichiarazione d’intenti del possibile progetto a Mosca, che non è mai stato realizzato», ha sostenuto in un’intervista al giornale The New Yorker, «non è stato speso denaro e non sono stati preparati piani. Non ci sono progetti, niente sulla carta.»
L’avvocato personale di Trump ha anche chiarito che il progetto si trovava ad uno «stadio embrionale», quindi parlare di passi concreti da parte della Trump Organization non aveva senso.
Secondo i documenti, a cui BuzzFeed è riuscito ad accedere dopo quasi un anno di ricerche, la compagnia controllata da Donald Trump non solo aveva approvato il progetto di edificazione del grattacielo, ma aveva anche scelto il luogo per la costruzione, calcolando un utile di 300 milioni di dollari.
Come ricordano gli autori della pubblicazione, Donald Trump negli ultimi 30 anni ha intrapreso vari tentativi di avviare affari a Mosca, ma nessuno dei progetti da lui proposti è stato realizzato. Nel 2013, dopo che il futuro presidente degli USA aveva visitato la capitale russa, in seguito alla vendita dei diritti per il concorso “Miss Universo” all’uomo d’affari Aras Agalarov, aveva scritto sul suo account Twitter: «Il prossimo progetto sarà la Trump Tower di Mosca.»
Secondo i documenti pubblicati, dopo due anni il progetto di edificazione della più alta torre in Europa era pronto. Secondo il piano, preparato dal bureau di architetti newyorkese, l’edificio di vetro a cento piani, alto 462 metri, che avrebbe incoronato il logo di Trump, doveva essere costruito nel quartiere di Moscow City. Nel settembre 2015, il progetto era passato al partner russo della Trump Organization, il CEO della compagnia “IC Expert” Andreij Rozov.
«Il design dell’edificio che avete inviato è molto interessante, diventerà il trionfo architettonico e il trionfo del lusso,» aveva scritto Rozov in risposta, secondo i documenti riportati, «sono convinto che il più alto edificio d’Europa debba trovarsi a Mosca e sono pronto a costruirlo.»
La dichiarazione d’intenti firmata da Trump il 28 ottobre 2015 indica che nel grattacielo saranno collocati «circa 250 appartamenti di lusso di prima classe». L’edificio ospiterà inoltre un hotel di 15 piani con «non meno di 150 stanze», un centro fitness, una spa, uffici «di livello A», e un «parcheggio di lusso». Nella dichiarazione d’intenti si sottolinea soprattutto che sarà la figlia di Trump, Ivanka, ad occuparsi degli interni della spa e del centro fitness e che i locali prenderanno il nome “The Spa by Ivanka Trump”.
Il valore di mercato dell’unica penthouse del grattacielo è stato stimato in 50 milioni di dollari, ma secondo il piano di uno dei partecipanti al progetto venderlo non rientra nei piani. L’appartamento di lusso doveva diventare il regalo per il presidente Vladimir Putin. «Avevo in mente di regalare la penthouse da 50 milioni di dollari al presidente Putin e guadagnare 250 milioni dalla vendita degli appartamenti restanti», ha affermato l’uomo d’affari originario dell’URSS ed ex informatore dell’FBI Felix Sater durante l’intervista rilasciata a BuzzFeed a novembre dello scorso anno. «Tutti gli oligarchi si metterebbero in fila per vivere nella stessa casa di Putin.»
Gli autori della pubblicazione sostengono di aver ricevuto conferma da due collaboratori dei servizi speciali americani che l’avvocato Michael Cohen aveva discusso la possibilità di questo “regalo” per il presidente russo con uno degli aiutanti del portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov. L’accordo sugli intenti descrive anche il piano aggiuntivo di ottenimento degli utili della parte americana dalla realizzazione del progetto.
Nel giorno della pubblicazione dello scandalo, il rappresentante dell’ufficio del procuratore speciale Robert Muller, responsabile delle indagini sulla possibilità del coinvolgimento russo, ha definito il messaggio di BuzzFeed «non proprio esatto». La direzione di BuzzFeed in risposta ha dichiarato di essere pronta a garantire per le informazioni pubblicate.
A novembre del 2018, Michael Cohen aveva ammesso che durante l’udienza al Congresso aveva mentito dicendo che le trattative con la controparte russa sui piani di costruzione del grattacielo erano finite già nel gennaio 2016, un anno prima dell’inaugurazione di Donald Trump. Stando alla dichiarazione ufficiale dell’avvocato, fatta in tribunale, queste consultazioni erano continuate come minimo fino al luglio 2016, quando il futuro presidente era già in testa nella gara repubblicana.
Il presidente americano, rispondendo alle domande dei giornalisti, allora aveva confessato inaspettatamente di aver preso effettivamente parte attiva nel «progetto moscovita». «La mia sconfitta alle elezioni era molto probabile», ha precisato Trump, «in quel caso, sarei dovuto tornare in affari e quindi perché mai avrei dovuto rinunciare ad una simile opportunità?»
Lo scorso weekend, l’avvocato personale del presidente, Rudolf Giuliani, ha comunicato in diretta sulla NBC che i negoziati sulla costruzione del grattacielo a Mosca sono continuati per tutto il 2016 «fino a ottobre, novembre». Lo stesso giorno il legale ha dichiarato al New York Times di aver parlato con Donald Trump del progetto russo e che il presidente aveva stabilito che le consultazioni continuassero «fino al giorno in cui avrebbe ottenuto la vittoria alle elezioni». La verità è che, più tardi, Rudolf Giuliani ha smentito le proprie parole, definendole «ipotetiche e non fondate sulle conversazioni con il presidente.»
Il tema della costruzione della Trump Tower a Mosca è uno degli elementi chiave delle indagini in corso negli Stati Uniti sul possibile coinvolgimento da parte russa nella campagna presidenziale del 2016. Alla fine della scorsa settimana, la stessa BuzzFeed ha affermato che il presidente americano aveva convinto personalmente Michael Cohen a mentire ai membri del Congresso sui dettagli della realizzazione di questo progetto.
Negli Stati Uniti, mentire sotto giuramento è reato. Per questo, i democratici alla Camera dei rappresentanti si sono affrettati per ricordare al capo della Casa Bianca che simili accuse avevano causato l’inizio della procedura di impeachment contro gli ex presidenti Richard Nixon e Bill Clinton.
Una lettera che non c'è.
Donald Trump firmò una lettera di intenti sulla costruzione di una Trump Tower a Mosca
Il Post
19 dicembre 2018
https://www.ilpost.it/2018/12/19/donald ... elo-mosca/
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante la campagna elettorale per le ultime presidenziali firmò una lettera di intenti sulla costruzione di una Trump Tower – un grattacielo simile a quelli presenti in molte città americane – a Mosca, in Russia, come dimostra un documento ottenuto da CNN. La firma sulla lettera, che risale al 28 ottobre 2015, era stata negata da Rudy Giuliani, stretto consigliere di Trump.
La progettata costruzione del grattacielo di Trump a Mosca è uno degli ultimi filoni della grande indagine sulla Russia, e si basa principalmente su alcune testimonianze rese da Michael Cohen, ex avvocato di Trump. In pratica, l’accusa contro Trump è di aver condotto trattative sul progetto con funzionari russi vicini al governo – pianificando anche un incontro col presidente Vladimir Putin – dopo l’inizio della campagna elettorale, di fatto intrattenendo un dialogo con la Russia che intrecciava gli interessi degli Stati Uniti ai suoi interessi personali.
Il caso Russiagate è stato archiviato e si è dimostrato una bufala per demonizzare Trump.
https://it.wikipedia.org/wiki/Russiagate
Il 24 marzo 2019 è stato reso noto il contenuto del rapporto finale di Robert Mueller, dal quale non emergono prove che il presidente e la sua campagna elettorale abbiano volutamente coinvolto la Russia nelle elezioni del 2016. «Il rapporto non conclude che il presidente abbia commesso un crimine, ma neanche lo scagiona», ha affermato Mueller.
(Che demenzialità questa frase:
«Il rapporto non conclude che il presidente abbia commesso un crimine, ma neanche lo scagiona», ha affermato Mueller.
In altre parole "un non colpevole non sarebbe innocente ma un colpevole della cui colpevolezza non sono state trovate prove". Come dire che il bene non è un bene ma un male di cui ancora non si conosce la malignità.)
???
Trump Organization rinviata a giudizio per frode fiscale
Weisselberg è accusato di aver evaso circa 2 milioni di dollari di tasse in oltre un decennio, ...
Gli avvocati avevano chiesto l'archiviazione del caso, a processo anche l'ex Chief Financial Officer della società
13 agosto 2022
https://www.adnkronos.com/trump-organiz ... x5M2ldH2hd
Nel giorno in cui si è appreso che Donald Trump è indagato per spionaggio per i documenti top secret trasferiti a Mar a Lago, da New York arriva la notizia che un giudice ha deciso che può andare a processo il caso intentato dalla procura distrettuale di Manhattan contro la Trump Organization e il suo ex Chief Financial Officer Allen Weisselberg.
Nel caso della procura federale, che è autonomo rispetto a quello civile, sempre per frode fiscale, della procuratrice Letitia James di fronte alla quale Trump nei giorni scorsi ha invocato il quinto emendamento per non rispondere all'interrogatorio, Weisselberg è accusato di aver evaso circa 2 milioni di dollari di tasse in oltre un decennio, ricevendo compensi in modo indiretto nell'ambito di un sistema teso ad arricchire i dirigenti della società senza dover rendere noti i guadagni.
Gli avvocati di Weisselberg e della Trump Organization avevano chiesto l'archiviazione del caso ma il giudice Juan Merchan non ha accolto solo un capo di imputazione e li ha rinviati a giudizio per gli altri. Ed ha fissato per il 24 ottobre prossimo l'avvio del procedimento con la selezione della giuria.