USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 10:26 pm

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 10:26 pm

24)
Cospirazione dei democratici contro Trump a partire dal 2016, altro che il Watergate

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5836702912

COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Fox News – L’ex DNI John Ratcliffe ha detto a John Durham che l’intelligence supporta “molteplici” accuse sollevate dalla sua inchiesta: ECCO TUTTE LE PROVE
14 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -le-fonti/

Hillary Clinton avrebbe approvato “un piano per distrarre il pubblico dal suo scandalo delle e-mail”, hanno riferito le fonti a Fox News.

ESCLUSIVO/SCOOP DI FOX NEWS: L’ex direttore dell’intelligence nazionale John Ratcliffe ha incontrato il procuratore speciale John Durham in più di un’occasione e gli ha detto che c’erano prove dell’intelligence per sostenere le incriminazioni di “più persone” nella sua indagine sulle origini dell’inchiesta sulla collusione tra Trump e la Russia (Russiagate), fonti hanno riferito a Fox News.

Fox News ha riferito per la prima volta sull’ultimo deposito dell’inchiesta di John Durham, che ha sostenuto come gli avvocati della campagna presidenziale di Hillary Clinton nel 2016 avessero pagato per “infiltrarsi” nei server appartenenti alla Trump Tower e poi alla Casa Bianca, al fine di stabilire una “inferenza” e “narrazione” da portare davanti alle agenzie governative federali che collegassero Donald Trump alla Russia.

INCHIESTA DI DURHAM: LA CAMPAGNA DI CLINTON PAGAVA PER “INFILTRARSI” NELLA TRUMP TOWER E NEI SERVER DELLA CASA BIANCA PER COLLEGARE TRUMP ALLA RUSSIA (FOX NEWS)

Fox News aveva riferito per la prima volta nell’ottobre 2020 che John Ratcliffe avesse fornito quasi 1.000 pagine di materiale al Dipartimento di Giustizia per sostenere l’indagine di John Durham.
“Ci sono abbastanza prove”

Fonti hanno riferito a Fox News questa settimana che durante i suoi incontri con Durham, John Ratcliffe – che ha servito come membro del Congresso e come ex-procuratore degli Stati Uniti per il distretto orientale del Texas – avesse detto che credeva che ci fossero “abbastanza prove” in quei materiali che aveva fornito per incriminare “più persone“.

Le fonti hanno indicato un pezzo chiave dell’intelligence declassificata, che Fox News ha riportato per la prima volta nell’ottobre del 2020, rivelando come i funzionari della Comunità dell’Intelligence all’interno della CIA avessero inoltrato una richiesta di ulteriori indagini a Hillary Clinton poiché avrebbe approvato “un piano riguardante il candidato presidenziale degli Stati Uniti Donald Trump e gli hacker russi che ostacolano le elezioni degli Stati Uniti come mezzo per distrarre il pubblico dal suo uso di un server di posta elettronica privato“.

JOHN RATCLIFFE HA FORNITO QUASI 1.000 DOCUMENTI AL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA AMERICANO PER SOSTENERE L’INDAGINE DI JOHN DURHAM (FOX NEWS)

Le fonti hanno riferito a Fox News che il memo della CIA, noto anche come CIOL (Counterintelligence Operational Lead), era stato correttamente trasmesso all’FBI, e all’attenzione dell’allora direttore dell’FBI James Comey e dell’allora vice direttore del controspionaggio Peter Strzok.

Fox News ha ottenuto per la prima volta il memo declassificato della CIA nell’ottobre 2020.

“Le seguenti informazioni sono fornite per l’uso esclusivo del vostro ufficio per l’azione investigativa sui precedenti o per ulteriori indagini più approfondite, come appropriato”, dichiarava il memo della CIA del 2016 inviato a Comey e Strzok.

“Questo memorandum contiene informazioni sensibili che potrebbero essere rivelatrici di fonti. Dovrebbe essere gestito con particolare attenzione alla parcellizzazione ed alla necessità di sapere. Per evitare la possibile compromissione della fonte, qualsiasi azione investigativa intrapresa in risposta alle informazioni sottostanti dovrebbe essere coordinata in anticipo con il Chief Counterintelligence Mission Center, Legal“, si leggeva nel memo. “Non può essere utilizzato in qualsiasi procedimento legale – comprese le applicazioni FISA – senza previa approvazione…“

“Per richiesta verbale dell’FBI, la CIA fornisce i seguenti esempi di informazioni che la cellula operativa CROSSFIRE HURRICANE ha raccolto fino ad oggi“, continua il memorandum. “”Uno scambio [REDATTO] che discute l’approvazione da parte della candidata presidenziale degli Stati Uniti Hillary Clinton di un piano riguardante il candidato presidenziale degli Stati Uniti Donald Trump e gli hacker russi che ostacolano le elezioni americane come mezzo per distrarre il pubblico dal suo uso di un server di posta elettronica privato.”

Il memo è stato pesantemente censurato.

Leggi anche: Byron York – La vergogna dell’operazione Crossfire Hurricane
Le preoccupazioni sollevate

Una fonte a conoscenza della questione ha riferito a Fox News che John Ratcliffe, privatamente, ha sollevato preoccupazioni secondo cui il CIOL fosse diretto a Comey e Strzok dell’FBI.

IL DNI DECLASSIFICA LE NOTE DI JOHN BRENNAN, ECCO IL MEMO DELLA CIA SU HILLARY CLINTON CHE ‘FOMENTA’ LO SCANDALO TRA TRUMP E LA RUSSIA (FOX NEWS)

Fox News, a questo punto, non ha ottenuto prove che suggeriscano che l’FBI abbia aperto un’indagine sul piano ideato da Hillary Clinton per il rinvio emesso dalla CIA.

Nel frattempo, John Ratcliffe ha anche declassificato alcuni documenti che rivelano come l’ex direttore della CIA, John Brennan, avesse informato l’allora presidente Barack Obama sulla presunta “proposta di Hillary Clinton da parte di uno dei suoi consiglieri sulla politica estera per diffamare Donald Trump, fomentando uno scandalo che sostiene l’interferenza dei servizi di sicurezza russi” sulle elezioni.

“Stiamo ottenendo ulteriori informazioni sulle attività russe da [REDATTO]”, si legge nelle note declassificate dell’allora direttore della CIA, John Brennan, che sono state ottenute per la prima volta da Fox News nell’ottobre 2020. “CITE [riassumendo] presunta approvazione da parte di Hillary Clinton di una proposta di uno dei suoi consiglieri di politica estera per diffamare Donald Trump fomentando uno scandalo che sostiene l’interferenza del servizio di sicurezza russo.”
Le Tre incriminazioni

A questo punto, John Durham ha incriminato tre persone come parte della sua indagine: Igor Danchenko il 4 novembre 2021, Kevin Clinesmith nell’agosto 2020 e Michael Sussmann nel settembre 2021.

John Ratcliffe ha detto a Fox News “Sunday Morning Futures“, l’8 novembre 2021, che si aspettava “molte incriminazioni” dall’indagine del procuratore speciale Durham.

Igor Danchenko è stato accusato di aver dichiarato il falso ed è accusato di aver mentito all’FBI sulla fonte delle informazioni che aveva fornito a Christopher Steele per il Dossier “anti-Trump” (il falso Dossier Steele). Anche Kevin Clinesmith è stato accusato di aver dichiarato il falso. Clinesmith era stato segnalato per un potenziale processo dall’ufficio dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, che ha condotto la propria revisione dell’indagine sul Russiagate.

In particolare, l’ispettore generale ha accusato Kevin Clinesmith, anche se non indicandolo per nome, di aver alterato una e-mail su Carter Page per dire che era “non una fonte” per un’altra agenzia governativa. Carter Page ha detto di essere una fonte per la CIA. Il DOJ ha fatto affidamento su questa affermazione quando ha presentato una terza ed ultima richiesta di rinnovo nel 2017 per intercettare l’aiutante della campagna di Trump Carter Page sotto il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA).

I TWEET DI HILLARY CLINTON DEL 2016 HANNO SPINTO L’AFFERMAZIONE, ORA SMENTITA, DELL’USO DA PARTE DI TRUMP DI UN “SERVER SEGRETO” LEGATO ALLA RUSSIA (FOX NEWS)

John Durham ha anche accusato l’ex avvocato della campagna di Hillary Clinton, Michael Sussmann, per aver dichiarato il falso davanti ad un agente federale. Sussmann si è dichiarato non colpevole.

L’accusa contro Sussmann riporta che egli abbia detto all’allora consigliere generale dell’FBI James Baker nel settembre del 2016, meno di due mesi prima delle elezioni presidenziali del 2016, che non stesse lavorando “per alcun cliente” quando ha richiesto ed ottenuto un incontro in cui ha presentato “dati presunti e ‘white paper‘ che presumibilmente hanno dimostrato un canale di comunicazione segreto” tra la Trump Organization ed Alfa Bank, che ha legami con il Cremlino.

Fox News, questo fine settimana, ha riferito per la prima volta del deposito di Durham l’11 febbraio. In una sezione intitolata “Factual Background“, Durham rivela come Michael Sussmann “aveva assemblato e trasmesso le accuse all’FBI per conto di almeno due clienti specifici, tra cui un dirigente tecnologico (Tech Executive 1) di una società internet con sede negli Stati Uniti (Internet Company 1) e la campagna di Hillary Clinton“.

L’inchiesta di Durham ha scoperto che i “registri di fatturazione di Sussmann riflettono” come egli “ha ripetutamente fatturato alla campagna di Clinton per il suo lavoro sulle accuse della Russian Bank-1“.

L’inchiesta ha rivelato anche come Michael Sussmann e Tech Executive 1 si siano incontrati ed abbiano comunicato con un altro partner legale, che stava servendo come consigliere generale della campagna della Clinton. Fonti hanno riferito a Fox News che l’avvocato in questione sia Marc Elias, che lavorava presso lo studio legale Perkins Coie.

LEGGI ANCHE: MARC ELIAS – L’OSCURO MAESTRO DELLE CAMPAGNE ELETTORALI DEI DEMOCRATICI

Lo studio legale di Marc Elias, Perkins Coie, è lo studio attraverso il quale il Comitato Nazionale Democratico e la campagna della Clinton hanno finanziato il dossier “anti-Trump“. Il dossier non verificato è stato redatto dall’ex agente dell’intelligence britannica Christopher Steele e commissionato dalla società di ricerca dell’opposizione Fusion GPS.
“Grandi quantità di dati Internet”

Nel frattempo, l’ultimo deposito dell’inchiesta di Durham afferma come nel luglio 2016, Tech Executive 1 abbia lavorato con Michael Sussmann, una società investigativa statunitense controllata dallo studio legale c.d. “Law Firm 1” per conto della campagna di Hillary Clinton, numerosi ricercatori informatici e dipendenti di più società internet per “assemblare dati e white paper pretestuosi“.

“In relazione a questi sforzi, Tech Executive-1 ha sfruttato il suo accesso a dati Internet non pubblici e/o proprietari”, si legge nel documento. “Tech Executive-1 ha anche arruolato l’assistenza dei ricercatori di un’università con sede negli Stati Uniti che stavano ricevendo e analizzando grandi quantità di dati Internet in relazione a un contratto di ricerca in sospeso del governo federale sulla cybersicurezza“.

“Tech Executive-1 ha incaricato questi ricercatori di estrarre i dati di Internet per stabilire “un’inferenza” e “una narrazione” che legasse l’allora candidato Donald Trump alla Russia“, afferma John Durham. “Nel fare ciò, Tech Executive-1 ha indicato che stesse cercando di compiacere alcuni ‘VIP’, riferendosi ad individui dello Studio Legale “Law Firm 1 e la campagna di Hillary Clinton“.

John Durham scrive anche che durante il processo di Michael Sussmann, il governo stabilirà che tra i dati Internet che il Tech Executive-1 ed i suoi associati hanno sfruttato ci sarà il traffico Internet del Domain Name System (DNS) relativo ad “(I) un particolare fornitore di assistenza sanitaria, (II) Trump Tower, (III) il palazzo di appartamenti Central Park West di Donald Trump, e (IV) l’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti (EOP)”.

John Durham afferma anche che la società internet per cui lavorava il Tech Executive-1 “era arrivata ad accedere e a mantenere server dedicati” per l’Ufficio Esecutivo del Presidente (EOP) come “parte di un accordo riservato in cui forniva servizi di risoluzione del DNS all’EOP.”

“Tech Executive-1 e i suoi associati hanno sfruttato questo accordo estraendo il traffico DNS delll’Ufficio Esecutivo del Presidente (EOP) ed altri dati allo scopo di raccogliere informazioni sprezzanti su Donald Trump”, afferma Durham.

L’inchiesta rivela anche come Michael Sussmann avesse fornito “una serie aggiornata di accuse” tra cui i dati bancari russi, ed ulteriori accuse relative a Donald Trump “ad una seconda agenzia del governo degli Stati Uniti” nel 2017.

John Durham dice anche che le accuse “si basavano, in parte, sul presunto traffico DNS” che Tech Executive-1 e altri “avevano assemblato relativo alla Trump Tower, l’edificio in cui si trova l’appartamento di Donald Trump a New York City, l’EOP, ed il fornitore di assistenza sanitaria di cui sopra.”

Riguardo all’incontro di Michael Sussmann con la seconda agenzia governativa degli Stati Uniti di cui sopra, John Durham dice che Sussmann aveva “fornito dati che ha affermato che riflettessero ricerche DNS sospette da parte di queste entità di indirizzi di protocollo internet (IP) affiliati con un provider di telefonia mobile russo”, ed ha affermato che le ricerche avevano “dimostrato che Trump e/o i suoi associati stessero usando telefoni wireless russi, presumibilmente rari, nelle vicinanze della Casa Bianca e di altre località”

“L’ufficio del procuratore speciale non ha identificato alcun supporto per queste accuse”, ha scritto John Durham, aggiungendo che le “ricerche erano tutt’altro che rare negli Stati Uniti”.

“Per esempio, i dati più completi che il Tech Executive-1 e i suoi associati hanno raccolto – ma non hanno fornito alla seconda agenzia – riportavano che tra il 2014 e il 2017 circa, c’erano un totale di più di 3 milioni di ricerche di indirizzi IP russi “Phone-Prover 1″ che hanno avuto origine con indirizzi IP con sede negli Stati Uniti”, ha scritto Durham. “Meno di 1.000 di queste ricerche hanno avuto origine con indirizzi IP affiliati alla Trump Tower”.

John Durham ha anche aggiunto che i dati raccolti da “Tech Executive-1” hanno anche svelato come le ricerche erano iniziate già nel 2014, durante l’amministrazione di Barack Obama ed anni prima che Donald Trump entrasse in carica, ed al riguardo ha detto, essere “un altro fatto che le accuse avevano omesso”.

JOHN DURHAM PRENDE DI MIRA LO STUDIO LEGALE DELLA CAMPAGNA DI HILLARY CLINTON IN UNA NUOVA SERIE DI MANDATI DI COMPARIZIONE (FOX NEWS)

“Nel suo incontro con i dipendenti dell’”Agenzia-2″, l’imputato ha anche fatto una dichiarazione falsa sostanzialmente simile a quella fatta al consigliere generale dell’FBI”, ha scritto John Durham. “In particolare, l’imputato ha affermato che non stesse rappresentando nessun particolare cliente nel trasmettere le accuse di cui sopra”.

“In verità e di fatto, l’imputato stava rappresentando Tech Executive-1 – un fatto che l’imputato ha successivamente riconosciuto sotto giuramento nella testimonianza di dicembre 2017 davanti al Congresso, senza indicare il cliente per nome“, ha scritto Durham.
La reazione di Donald Trump

L’ex presidente Donald Trump ha reagito sabato sera, dicendo che l’inchiesta di John Durham “fornisce prove indiscutibili che la mia campagna e la mia presidenza siano state spiate da agenti pagati dalla campagna di Hillary Clinton nel tentativo di sviluppare una connessione completamente inventata con la Russia”.

“Questo è uno scandalo molto più grande per portata e grandezza del Watergate e coloro che erano coinvolti e sapevano di questa operazione di spionaggio dovrebbero essere soggetti ad un’azione penale”, ha detto Trump. “In un periodo storico più deciso nel nostro paese, questo crimine sarebbe stato punibile con la morte“.

Donald Trump ha aggiunto: “Inoltre, i risarcimenti dovrebbero essere pagati a coloro che nel nostro paese sono stati danneggiati da tutto questo.”

L’ex investigatore capo della contro-inchiesta sul Russiagate per la commissione di Intelligence della Camera sotto l’allora Rappresentante Devin Nunes, Repubblicano della California, Kash Patel, ha detto che il deposito “dimostra definitivamente che la campagna di Hillary Clinton ha direttamente finanziato e ordinato ai suoi avvocati di Perkins Coie di orchestrare un’impresa criminale per fabbricare una connessione tra il presidente Trump e la Russia.”

“Per Durham, questo accordo è stato messo in moto nel luglio del 2016, il che significa che la campagna di Hillary Clinton e i suoi avvocati hanno organizzato la più intricata e coordinata cospirazione contro Trump quando era ancora candidato e poi Presidente degli Stati Uniti, mentre contemporaneamente perpetuavano la bufala del falso Dossier Steele“, ha detto Kash Patel a Fox News, ricordando che gli avvocati della Clinton abbiano lavorato per “infiltrarsi” nella Trump Tower e nei server della Casa Bianca.
I tweet smentiti di Hillary Clinton

Nel frattempo, i tweets di Hillary Clinton riportati alla luce e risalenti ai giorni precedenti le elezioni presidenziali del 2016 mostrano come la candidata avesse spinto informazioni ormai smentite secondo cui Donald Trump stesse usando un “server segreto” che lo collegava alla Russia.

Hillary Clinton, il 31 ottobre 2016, aveva twittato: “Gli scienziati informatici hanno apparentemente scoperto un server segreto che collega l’organizzazione Trump ad una banca con sede in Russia”, ed aveva condiviso una dichiarazione del consigliere politico senior della sua campagna, Jake Sullivan, che ora serve come consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden alla Casa Bianca.

“Questo potrebbe essere il collegamento più diretto finora tra Donald Trump e Mosca“, aveva detto Jake Sullivan nella dichiarazione dell’ottobre 2016. “Gli scienziati informatici hanno scoperto un server segreto che collega l’Organizzazione Trump ad una banca con sede in Russia”.

Jake Sullivan aveva anche detto che la “linea telefonica segreta potrebbe essere la chiave per svelare il mistero dei legami di Trump con la Russia”.

“Questa linea di comunicazione può aiutare a spiegare la bizzarra adorazione di Donald Trump verso Vladimir Putin e l’approvazione di così tante posizioni pro-Cremlino durante tutta la sua campagna”, aveva proseguito. “Solleva domande ancora più preoccupanti alla luce della direzione della Russia negli sforzi di hacking che sono chiaramente destinati a danneggiare la campagna di Hillary Clinton”.

Jake Sullivan aveva aggiunto che “si può solo supporre che le autorità federali ora esploreranno questa connessione diretta tra Trump e la Russia, come parte della loro inchiesta già esistente sull’ingerenza della Russia nelle nostre elezioni”.

Un secondo tweet della Clinton di quello stesso giorno affermava che fosse “tempo per Trump di rispondere a domande serie sui suoi legami con la Russia”.

La Clinton aveva twittato un’immagine che affermava come Trump avesse “un server segreto” per “comunicare privatamente con una banca russa legata a Putin chiamata Alfa Bank“.




La gran parte dei media mainstream ha ignorato il rapporto bomba di John Durham
COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Fox News –
15 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... hn-durham/

’60 Minutes,’ CNN e MSNBC, hanno prima minimizzato e poi criticato le ultime scoperte fatte dall’inchiesta di John Durham che indaga sulle origini del Russiagate. Don Lemon della CNN aveva definito quella di Durham una ‘teoria della cospirazione’ nel 2019

Nei media mainstream deve essere suonato un campanello d’allarme dopo le nuove accuse emerse dall’indagine di John Durham, secondo la quale il presidente Donald Trump e la sua campagna sarebbero stati spiati.

Il procuratore speciale John Durham ha rilasciato in un documento sabato secondo cui la campagna di Hillary Clinton avesse assunto dei tecnici per “infiltrarsi” nella Trump Tower e nei server della Casa Bianca per stabilire una “narrazione” che collegasse Donald Trump alla Russia. Le nuove scoperte contraddicono vari servizi mediatici di dubbia affidabilità da parte di programmi come “60 Minutes” della CBS.

In un’intervista dell’ottobre 2020, Donald Trump era apparso sul newsmagazine per affrontare l’indagine in corso e parlare della sua affermazione secondo la quale la sua campagna fosse stata spiata. Ma era stato contraddetto dalla conduttrice Lesley Stahl, che aveva insistito su come l’allora presidente stesse diffondendo “informazioni non verificate“.

“Non ci sono prove reali“, aveva detto la conduttrice. “Questo è ‘60 Minutes‘. Non possiamo mandare in onda cose che non possiamo verificare”.

INCHIESTA DURHAM: LA CAMPAGNA DELLA CLINTON PAGAVA PER ‘INFILTRARSI’ NELLA TRUMP TOWER E NEI SERVER DELLA CASA BIANCA PER COLLEGARE DONALD TRUMP ALLA RUSSIA

Nel frattempo, l’ex “duo-dinamico” della CNN Don Lemon e Chris Cuomo aveva criticato John Durham e l’amministrazione Trump già nel dicembre 2019 per essere stata irremovibile nel voler scoprire la verità.

“Non succederà nulla e passeranno solamente alla prossima teoria del complotto“, aveva detto Don Lemon a Chris Cuomo durante un passaggio di consegne nella conduzione. “Non finirà mai e, indovinate un po’? Le persone che vogliono credere a queste stronzate ci crederanno”.

In un episodio del 2021 di ottobre del “The Rachel Maddow Show” della MSNBC, la conduttrice Rachel Maddow aveva suggerito che l’intenzione dietro gli sforzi dell’indagine di John Durham fosse sempre quella di “direzionare” l’indagine lontano da Donald Trump.

“È un boomerang“, aveva detto Rachel Maddow. “Perché è apparentemente un progetto repubblicano e pro-Trump in corso e concertato per cercare di trasformare l’indagine sullo scandalo del Russiagate in una sorta di scandalo stesso”.

Da quando però è arrivato il rapporto bomba di John Durham, gli esperti dei media di sinistra sono rimasti in gran parte silenziosi. Pubblicazioni come il Washington Post ed il New York Times non hanno commissionato alcuna copertura delle ultime accuse fino a lunedì, e nemmeno la CNN.

Gli utenti di Twitter, come l’autore e fumettista Scott Adams, hanno tradotto il blackout dei media interpretandolo come se le reti – ad esempio la CNN – stessero attivamente cercando di evitare di parlare della “più importante notizia” di oggigiorno. “Vero o falso: la CNN sta letteralmente tenendo riunioni questa mattina per definire strategie su come NON seguire la notizia più importante di oggi.”



COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Fox News – Quei tweet di Hillary Clinton del 2016 che avevano sostenuto l’affermazione, ora smentita, sull’uso da parte di Donald Trump di un “server segreto” legato alla Russia
15 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... egato-all/

Ecco i tweet della Clinton che dicevano che fosse “tempo per Trump di rispondere a domande serie sui suoi legami con la Russia”.

I tweet di Hillary Clinton riportati alla luce e risalenti ai giorni precedenti le elezioni presidenziali del 2016 mostrano come la candidata dei Democratici avesse spinto informazioni ormai smentite secondo cui Donald Trump stesse usando un “server segreto” che lo collegava alla Russia.

I tweet sono riemersi appena un giorno dopo che Fox News ha riferito per la prima volta della scoperta fatta dal procuratore speciale John Durham di come alcuni avvocati della campagna di Hillary Clinton abbiano pagato per “infiltrarsi” nei server appartenenti alla Trump Tower, e poi anche alla Casa Bianca, al fine di stabilire una “inferenza” e una “narrazione” da portare davanti alle agenzie governative federali che collegassero Donald Trump alla Russia.

Hillary Clinton, il 31 ottobre 2016, aveva twittato: “Gli scienziati informatici hanno apparentemente scoperto un server segreto che collega l’organizzazione Trump ad una banca con sede in Russia”, ed aveva condiviso una dichiarazione del consigliere politico senior della sua campagna, Jake Sullivan, che ora serve come consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden alla Casa Bianca.

“Questo potrebbe essere il collegamento più diretto finora tra Donald Trump e Mosca“, aveva detto Jake Sullivan nella dichiarazione dell’ottobre 2016. “Gli scienziati informatici hanno scoperto un server segreto che collega l’Organizzazione Trump ad una banca con sede in Russia”.

Jake Sullivan aveva anche detto che la “linea telefonica segreta potrebbe essere la chiave per svelare il mistero dei legami di Trump con la Russia”.
Jake Sullivan

“Questa linea di comunicazione può aiutare a spiegare la bizzarra adorazione di Donald Trump verso Vladimir Putin e l’approvazione di così tante posizioni pro-Cremlino durante tutta la sua campagna”, aveva proseguito. “Solleva domande ancora più preoccupanti alla luce della direzione della Russia negli sforzi di hacking che sono chiaramente destinati a danneggiare la campagna di Hillary Clinton”.

Jake Sullivan aveva aggiunto che “si può solo supporre che le autorità federali ora esploreranno questa connessione diretta tra Trump e la Russia, come parte della loro inchiesta già esistente sull’ingerenza della Russia nelle nostre elezioni”.

Un secondo tweet della Clinton di quel giorno affermava che fosse arrivato il “tempo per Trump di rispondere a domande serie sui suoi legami con la Russia”.

La Clinton aveva twittato un’immagine che affermava come Trump disponesse “un server segreto” per “comunicare privatamente con una banca russa legata a Putin chiamata Alfa Bank“.

Cosa ha scoperto l’inchiesta di John Durham

Fox News, questo fine settimana, ha riferito per la prima volta del deposito di Durham l’11 febbraio che ha rivelato come alcuni avvocati della campagna di Hillary Clinton avessero lavorato con una società tecnologica ed “assemblato e trasmesso” false accuse sui legami di Donald Trump con la Russia da presentare all’FBI e ad una “seconda agenzia governativa federale”.

Il deposito dell’11 febbraio si è concentrato sui potenziali conflitti di interesse relativi alla rappresentanza dell’ex avvocato della campagna di Hillary Clinton, Michael Sussmann, che è stato accusato di falsa dichiarazione davanti ad un agente federale. Sussmann si è dichiarato non colpevole.

L’accusa contro Sussmann riporta che egli abbia detto all’allora consigliere generale dell’FBI James Baker nel settembre del 2016, meno di due mesi prima delle elezioni presidenziali del 2016, che non stesse lavorando “per alcun cliente” quando ha richiesto ed ottenuto un incontro in cui ha presentato “dati presunti e ‘white paper‘ che presumibilmente hanno dimostrato un canale di comunicazione segreto” tra la Trump Organization ed Alfa Bank, che ha legami con il Cremlino.

In una sezione intitolata “Factual Background“, Durham rivela come Michael Sussmann “aveva assemblato e trasmesso le accuse all’FBI per conto di almeno due clienti specifici, tra cui un dirigente tecnologico (Tech Executive 1) di una società internet con sede negli Stati Uniti (Internet Company 1) e la campagna di Hillary Clinton“.

L’inchiesta di Durham ha scoperto che i “registri di fatturazione di Sussmann riflettono” come egli “ha ripetutamente fatturato alla campagna di Clinton per il suo lavoro sulle accuse della Russian Bank-1“.

L’inchiesta ha rivelato anche come Michael Sussmann e Tech Executive 1 si siano incontrati ed abbiano comunicato con un altro partner legale, che stava servendo come consigliere generale della campagna della Clinton. Fonti hanno riferito a Fox News che l’avvocato in questione sia Marc Elias, che lavorava presso lo studio legale Perkins Coie.

LEGGI ANCHE: MARC ELIAS – L’OSCURO MAESTRO DELLE CAMPAGNE ELETTORALI DEI DEMOCRATICI

Lo studio legale di Marc Elias, Perkins Coie, è lo studio attraverso il quale il Comitato Nazionale Democratico e la campagna della Clinton hanno finanziato il dossier “anti-Trump“. Il dossier non verificato è stato redatto dall’ex agente dell’intelligence britannica Christopher Steele e commissionato dalla società di ricerca dell’opposizione Fusion GPS.


“Grandi quantità di dati Internet”

Nel frattempo, l’ultimo deposito dell’inchiesta di Durham afferma come nel luglio 2016, Tech Executive 1 abbia lavorato con Michael Sussmann, una società investigativa statunitense controllata dallo studio legale c.d. “Law Firm 1” per conto della campagna di Hillary Clinton, numerosi ricercatori informatici e dipendenti di più società internet per “assemblare dati e white paper pretestuosi“.

“In relazione a questi sforzi, Tech Executive-1 ha sfruttato il suo accesso a dati Internet non pubblici e/o proprietari”, si legge nel documento. “Tech Executive-1 ha anche arruolato l’assistenza dei ricercatori di un’università con sede negli Stati Uniti che stavano ricevendo e analizzando grandi quantità di dati Internet in relazione a un contratto di ricerca in sospeso del governo federale sulla cybersicurezza“.

“Tech Executive-1 ha incaricato questi ricercatori di estrarre i dati di Internet per stabilire “un’inferenza” e “una narrazione” che legasse l’allora candidato Donald Trump alla Russia“, afferma John Durham. “Nel fare ciò, Tech Executive-1 ha indicato che stesse cercando di compiacere alcuni ‘VIP’, riferendosi ad individui dello Studio Legale “Law Firm 1 e la campagna di Hillary Clinton“.

John Durham scrive anche che durante il processo di Michael Sussmann, il governo stabilirà che tra i dati Internet che il Tech Executive-1 ed i suoi associati hanno sfruttato ci sarà il traffico Internet del Domain Name System (DNS) relativo ad “(I) un particolare fornitore di assistenza sanitaria, (II) Trump Tower, (III) il palazzo di appartamenti Central Park West di Donald Trump, e (IV) l’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti (EOP)”.

John Durham afferma anche che la società internet per cui lavorava il Tech Executive-1 “era arrivata ad accedere e a mantenere server dedicati” per l’Ufficio Esecutivo del Presidente (EOP) come “parte di un accordo riservato in cui forniva servizi di risoluzione del DNS all’EOP.”

“Tech Executive-1 e i suoi associati hanno sfruttato questo accordo estraendo il traffico DNS delll’Ufficio Esecutivo del Presidente (EOP) ed altri dati allo scopo di raccogliere informazioni sprezzanti su Donald Trump”, afferma Durham.

L’inchiesta rivela anche come Michael Sussmann avesse fornito “una serie aggiornata di accuse” tra cui i dati bancari russi, ed ulteriori accuse relative a Donald Trump “ad una seconda agenzia del governo degli Stati Uniti” nel 2017.

John Durham dice anche che le accuse “si basavano, in parte, sul presunto traffico DNS” che Tech Executive-1 e altri “avevano assemblato relativo alla Trump Tower, l’edificio in cui si trova l’appartamento di Donald Trump a New York City, l’EOP, ed il fornitore di assistenza sanitaria di cui sopra.”

Riguardo all’incontro di Michael Sussmann con la seconda agenzia governativa degli Stati Uniti di cui sopra, John Durham dice che Sussmann aveva “fornito dati che ha affermato che riflettessero ricerche DNS sospette da parte di queste entità di indirizzi di protocollo internet (IP) affiliati con un provider di telefonia mobile russo”, ed ha affermato che le ricerche avevano “dimostrato che Trump e/o i suoi associati stessero usando telefoni wireless russi, presumibilmente rari, nelle vicinanze della Casa Bianca e di altre località”

“L’ufficio del procuratore speciale non ha identificato alcun supporto per queste accuse”, ha scritto John Durham, aggiungendo che le “ricerche erano tutt’altro che rare negli Stati Uniti”.

“Per esempio, i dati più completi che il Tech Executive-1 e i suoi associati hanno raccolto – ma non hanno fornito alla seconda agenzia – riportavano che tra il 2014 e il 2017 circa, c’erano un totale di più di 3 milioni di ricerche di indirizzi IP russi “Phone-Prover 1″ che hanno avuto origine con indirizzi IP con sede negli Stati Uniti”, ha scritto Durham. “Meno di 1.000 di queste ricerche hanno avuto origine con indirizzi IP affiliati alla Trump Tower”.

John Durham ha anche aggiunto che i dati raccolti da “Tech Executive-1” hanno anche svelato come le ricerche erano iniziate già nel 2014, durante l’amministrazione di Barack Obama ed anni prima che Donald Trump entrasse in carica, ed al riguardo ha detto, essere “un altro fatto che le accuse avevano omesso”.

JOHN DURHAM PRENDE DI MIRA LO STUDIO LEGALE DELLA CAMPAGNA DI HILLARY CLINTON IN UNA NUOVA SERIE DI MANDATI DI COMPARIZIONE (FOX NEWS)

“Nel suo incontro con i dipendenti dell’”Agenzia-2″, l’imputato ha anche fatto una dichiarazione falsa sostanzialmente simile a quella fatta al consigliere generale dell’FBI”, ha scritto John Durham. “In particolare, l’imputato ha affermato che non stesse rappresentando nessun particolare cliente nel trasmettere le accuse di cui sopra”.

“In verità e di fatto, l’imputato stava rappresentando Tech Executive-1 – un fatto che l’imputato ha successivamente riconosciuto sotto giuramento nella testimonianza di dicembre 2017 davanti al Congresso, senza indicare il cliente per nome“, ha scritto Durham.


La reazione di Donald Trump

L’ex presidente Donald Trump ha reagito sabato sera, dicendo che l’inchiesta di John Durham “fornisce prove indiscutibili che la mia campagna e la mia presidenza siano state spiate da agenti pagati dalla campagna di Hillary Clinton nel tentativo di sviluppare una connessione completamente inventata con la Russia”.

“Questo è uno scandalo molto più grande per portata e grandezza del Watergate e coloro che erano coinvolti e sapevano di questa operazione di spionaggio dovrebbero essere soggetti ad un’azione penale”, ha detto Trump. “In un periodo storico più deciso nel nostro paese, questo crimine sarebbe stato punibile con la morte“.

Donald Trump ha aggiunto: “Inoltre, i risarcimenti dovrebbero essere pagati a coloro che nel nostro paese sono stati danneggiati da tutto questo.”

L’ex investigatore capo della contro-inchiesta sul Russiagate per la commissione di Intelligence della Camera sotto l’allora Rappresentante Devin Nunes, Repubblicano della California, Kash Patel, ha detto che il deposito “dimostra definitivamente che la campagna di Hillary Clinton ha direttamente finanziato e ordinato ai suoi avvocati di Perkins Coie di orchestrare un’impresa criminale per fabbricare una connessione tra il presidente Trump e la Russia.”

“Per Durham, questo accordo è stato messo in moto nel luglio del 2016, il che significa che la campagna di Hillary Clinton e i suoi avvocati hanno organizzato la più intricata e coordinata cospirazione contro Trump quando era ancora candidato e poi Presidente degli Stati Uniti, mentre contemporaneamente perpetuavano la bufala del falso Dossier Steele“, ha detto Kash Patel a Fox News, ricordando che gli avvocati della Clinton abbiano lavorato per “infiltrarsi” nella Trump Tower e nei server della Casa Bianca.



COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Washington Examiner – Sì, Hillary Clinton ha spiato Donald Trump… mentre era Presidente
16 febbraio 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 2727869728
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Il procuratore speciale John Durham, che sta indagando sulle origini della bufala del “Russiagate” da un anno, ha confermato in un documento depositato al tribunale venerdì scorso (11 febbraio) che l’ex presidente Donald Trump è stato spiato illegalmente da collaboratori di Hillary Clinton al fine di delegittimare la sua vittoria elettorale e la sua presidenza.

Nella documentazione, che è stata ottenuta dal Washington Examiner, John Durham ha detto di avere le prove che dimostrino come il “Technology Executive-1“, noto per essere l’ex vicepresidente senior di Neustar, Rodney Joffe, avesse lavorato con l’avvocato della campagna di Hillary Clinton e già incriminato Michael Sussmann per sfruttare i dati del traffico internet ed accedere ai “server dedicati all’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti (EOP)”. Joffe ha poi “sfruttato questo accordo estraendo il traffico DNS dell’EOP ed altri dati allo scopo di raccogliere informazioni sprezzanti su Donald Trump“, dice il dossier.

Rodney Joffe ha anche “arruolato l’assistenza dei ricercatori di un’università con sede negli Stati Uniti” che aveva accesso a “grandi quantità di dati Internet in relazione ad un contratto di ricerca sulla sicurezza informatica del governo federale in sospeso”, ha detto John Durham.

“[Rodney Joffe] ha incaricato questi ricercatori di estrarre i dati di Internet per stabilire “un’inferenza” ed “una narrazione” che legasse l’allora candidato Trump alla Russia“, ha aggiunto. “Nel fare ciò, [Rodney Joffe] ha indicato di stare cercando di compiacere alcuni ‘VIP’, riferendosi ad individui dello studio legale c.d. “Law Firm-1” e della campagna di Hillary Clinton“.

In altre parole, la campagna di Hillary Clinton ha deliberatamente finanziato e ordinato a Michael Sussmann ed agli altri suoi avvocati dello studio legale Perkins Coie di monitorare Donald Trump ed i suoi alleati, anche dopo il suo insediamento, con ogni mezzo necessario. L’uomo che hanno assunto per questo lavoro, Rodney Joffe, ha violato server privati e sfruttato le relazioni che aveva con aziende private per raccogliere dati a cui non aveva diritto di accedere. Se questo non è considerato un comportamento criminale, allora dovrebbe esserlo.

La documentazione di John Durham dimostra che la campagna per screditare Donald Trump è andata ben oltre quello che molti sospettavano. Non hanno solo spiato la campagna di Trump, hanno spiato la Casa Bianca, e lo hanno fatto hackerando i server riservati del governo federale e poi usando ciò che avevano trovato per fabbricare la narrativa della collusione con la Russia.

La parte peggiore è che la Comunità dell’Intelligence americana ha dato per buone le “scoperte” della campagna di Hillary Clinton, che erano o altamente fuorvianti o del tutto false, secondo l’indagine di John Durham, e le ha usate. L’FBI ha lanciato un’indagine sulla campagna di Trump, e i Democratici al Congresso hanno iniziato la loro indagine al solo scopo di far passare Donald Trump per un “tirapiedi dei russi”. E quasi tre anni dopo, poche delle persone responsabili di questa bufala hanno affrontato qualche conseguenza.

Speriamo solamente che ora che ci sono dei segnali che l’indagine di John Durham scotti, qualcosa cambi presto.



Video ufficiale di Trump sullo scandalo dello spionaggio nei suoi confronti emerso dall'indagine del Procuratore Speciale Durham sulle origini dell'indagine Trump-Russia
16 febbraio 2022
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 575472963/


COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Byron York – Certo che hanno spiato Donald Trump!
Byron York’s Daily Memo
16 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ald-trump/

Certo che hanno spiato Donald Trump! Una delle affermazioni più controverse che Donald Trump abbia mai fatto è stata la sua insistenza sul fatto di essere stato l’obiettivo di uno spionaggio. Aveva mosso quell’accusa in diversi modi. Ad esempio, nel marzo 2017, Donald Trump, da appena due mesi in carica, aveva twittato: “Terribile! Ho appena scoperto che Obama ha fatto intercettare i miei dispositivi nella Trump Tower poco prima della vittoria. Non è stato trovato nulla. Questo è maccartismo!”. Due anni dopo, nell’aprile 2019, è stato meno specifico ma altrettanto irremovibile quando aveva detto: “C’è stato assolutamente dello spionaggio sulla mia campagna” Nell’agosto 2020, durante il suo discorso di accettazione al Comitato Nazionale Repubblicano (RNC), aveva detto: “Ricordate questo: Hanno spiato la mia campagna”.

Ogni volta, tutte le solite voci “anti-Trump” si sono affrettate ad accusare il presidente di aver mentito. Ma nel corso degli anni, è emersa una serie di fatti che, pur non supportando alcune delle accuse più specifiche di Donald Trump – per esempio, Barack Obama non ha intercettato Donald Trump nella Trump Tower – hanno supportato l’idea più ampia secondo cui Donald Trump fosse davvero l’obiettivo dello spionaggio.

Abbiamo appreso che negli ultimi giorni della corsa presidenziale del 2016, quando la campagna della Clinton ha presentato il Dossier Steele, una raccolta di accuse sensazionalistiche e non verificate su Donald Trump e la Russia, l’FBI aveva usato quel dossier per ottenere l’approvazione ad intercettare Carter Page, un ex consigliere di basso grado della campagna di Donald Trump. Poi abbiamo appreso che, sempre nel 2016, l’FBI ha usato un informatore confidenziale, un professore di nome Stefan Halper, per spiare Carter Page e George Papadopoulos, un altro consigliere di basso grado della campagna di Trump. Poi abbiamo appreso che, ancora nel 2016, l’FBI ha inviato un agente sotto copertura – una donna che ha usato lo pseudonimo di “Azra Turk” – per registrare segretamente le conversazioni con George Papadopouloso.

Quindi, ci sono ampie prove per dire che l’FBI abbia spiato la campagna di Donald Trump.

Ma ora, veniamo a conoscenza di un altro tipo di spionaggio – quello della campagna della Clinton che spiava la campagna di Trump. Le rivelazioni provengono dall’indagine di John Durham, il procuratore speciale nominato dall’amministrazione Trump, e mantenuto dall’amministrazione Biden, per indagare sulle origini dell’indagine sulla collusione tra Trump e la Russia (il Russiagate, n.d.r.).

In un documento depositato presso il tribunale venerdì 11 febbraio, Durham ha riferito come nel luglio 2016, un dirigente tecnologico di nome Rodney Joffe (che non viene nominato nei documenti del tribunale, ma il nome è stato ampiamente riportato) avesse lavorato con lo studio legale della campagna di Hillary Clinton per “estrarre dati Internet“, alcuni dei quali “non pubblici e/o proprietari” – che significa segreti – per cercare informazioni che potessero essere utilizzate per sostenere una collusione tra Trump e la Russia. Tra i dati segreti che sono stati “sfruttati”, secondo John Durham, c’era il traffico internet dalla Trump Tower, dal palazzo degli appartamenti di Donald Trump a Central Park West, e – dopo che Trump è stato eletto presidente – l’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti (EOP). La società di Rodney Joffe, dice Durham, “era arrivata ad accedere e mantenere server dedicati per il traffico dati dell’EOP come parte di un accordo sensibile” – un contratto governativo – per fornire servizi tecnici. Hanno poi “sfruttato questo accordo estraendo il traffico [Internet] dell’EOP ed altri dati allo scopo di raccogliere informazioni compromettenti su Donald Trump“.

Dopo di che, il Team della Clinton è andato alla CIA per cercare di convincere l’agenzia dello spionaggio degli Stati Uniti ad interessarsi allo sforzo “anti-Trump”. Questo rispecchiava i precedenti approcci che Hillary Clinton aveva fatto all’FBI, quando gli agenti della Clinton avevano cercato di coinvolgere gli agenti federali in quella che è nota come la storia della “Banca Alfa“, che era un’accusa falsa secondo cui ci fossero tutti i tipi di connessioni che posso essere ritenute sospette tra una banca russa e la campagna di Donald Trump.

L’obiettivo più grande di tutto questo, dice John Durham, era “stabilire ‘un’inferenza’ e ‘una narrazione’ che legasse l’allora candidato Donald Trump alla Russia“.

Quindi c’era un’operazione a “doppio binario” in corso: Mentre l’FBI spiava per conto suo, anche il team della Clinton spiava e cercava di coinvolgere l’FBI stessa ma anche la CIA. Era tutto parte di un piano più ampio per spingere la “narrativa” della collusione tra Donald Trump e la Russia.

Come è finita? Ricorderete che un procuratore speciale, Robert Mueller, usando tutte le risorse ed i poteri delle forze dell’ordine federali, ha cercato la collusione per anni e non ha mai potuto stabilire che fosse avvenuta, tanto meno che qualche personaggio della campagna di Donald Trump potesse essere rimasto coinvolto.

Andare dall’FBI o dalla CIA rappresentava un vantaggio tattico per la campagna di Hillary Clinton, in questo modo: se un membro della campagna della Clinton si fosse avvicinato ad un membro della stampa, sostenendo di avere informazioni “scottanti” su una connessione tra Trump e la Russia, il giornalista, anche se normalmente non prevenuto verso i Democratici, poteva considerarlo scetticamente. Dopo tutto, deve essere considerata la fonte – una spia della campagna elettorale che cerca di piazzare una storia. Ma se l’agente della Clinton si fosse rivolto alla stampa con l’informazione che l’FBI stesse indagando su una possibile connessione tra Trump e la Russia – questa è una notizia! Se l’intelligence e le forze dell’ordine della nazione stanno indagando su Donald Trump, questa è una grande storia, di per sé. Ed in effetti, questo è il modo in cui il dossier è finito nella circolazione pubblica, quando fonti hanno detto alla CNN che i capi dell’intelligence degli Stati Uniti avevano informato Donald Trump sulla sua esistenza.

La nuova rivelazione è una conferma per alcuni dei Repubblicani che avevano scoperto i primi indizi dell’operazione di spionaggio. “Operatori pagati dai Democratici hanno violato illegalmente le comunicazioni dei loro avversari politici durante una campagna presidenziale e poi lo hanno fatto di nuovo ad un presidente in carica ed allo staff della Casa Bianca”, ha detto Devin Nunes, che come presidente della Commissione di Intelligence della Camera ha indagato sulle accuse di spionaggio. “Queste azioni sono caratteristiche delle dittature del Terzo Mondo, non delle Democrazie. È senza dubbio il più grande scandalo politico della nostra vita“. (Devin Nunes, che ha appena lasciato il Congresso, è ora CEO della nuova impresa di social media di Trump).

Per l’ex presidente Donald Trump, il messaggio era molto più semplice. Domenica, ha inviato una dichiarazione via e-mail che recitava, semplicemente: “HANNO SPIATO IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI!“




COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Fox News – Donald Trump dice che l’inchiesta di Durham ha scoperto “il crimine del secolo” e prevede che sia “solo l’inizio”
19 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... o-linizio/

Donald Trump dice che Durham “sta facendo venire fuori cose molto più grandi di quanto chiunque pensasse possibile”.

L’ex presidente Donald Trump, in un’intervista esclusiva a Fox News martedì scorso, ha offerto una nuova reazione all’ultimo deposito di documentazioni del procuratore speciale John Durham, prevedendo che gli sviluppi siano “solo l’inizio” di ciò che verrà.

Donald Trump ha reagito al deposito degli atti dell’inchiesta di John Durham dell’11 febbraio, in cui ha affermato come il “Tech Executive-1” ed i suoi associati, tra cui un avvocato della campagna presidenziale di Hillary Clinton, avessero “sfruttato” il traffico internet relativo ad un “particolare fornitore di assistenza sanitaria”, alla Trump Tower, al palazzo degli appartamenti di Trump a Central Park West e all’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti, al fine di “stabilire ‘un’inferenza‘ ed ‘una narrazione‘” da portare poi alle agenzie del governo federale che legassero Trump alla Russia.

L’AVVOCATO DELLA CAMPAGNA DELLA CLINTON MICHAEL SUSSMANN HA CHIESTO ALLA CORTE DI “ELIMINARE” IL “BACKGROUND FATTUALE” DI DURHAM DALL’ULTIMO DEPOSITO (FOX NEWS)

“Sembra che questo sia solo l’inizio, perché, se leggete la documentazione ed avete una qualsiasi comprensione di ciò che ha avuto luogo, e ho avvertito di tutto questo molto tempo fa, vedrete un sacco di altre cose che accadranno, avendo a che fare con quello che, davvero, è solo una continuazione del crimine del secolo“, ha detto Donald Trump a Fox News. “Questo è un evento così grande, nessuno ha mai visto niente del genere“.

John Durham ha affermato nella documentazione come l’avvocato della campagna della Clinton, Michael Sussmann – che è stato accusato di aver fatto false dichiarazioni davanti ad un agente federale come parte dell’indagine del procuratore speciale – avesse riportato delle accuse sulla collusione di Trump con la Russia – che Durham ha detto “si basava, in parte” sul “traffico” che era stato “raccolto” dai server – all’FBI, e ad una seconda agenzia governativa, che è stata poi identificata con la CIA.

John Durham, nella sezione del documento etichettata “Factual Background“, afferma come gli individui coinvolti stessero “estraendo” il traffico “ed altri dati allo scopo di raccogliere informazioni diffamatorie su Donald Trump“.

Donald Trump ha detto a Fox News che non è entrato in alcun modo a conoscenza delle accuse incluse nel deposito di John Durham dell’11 febbraio fino a quando non è stato reso pubblico.

“Chi potrebbe pensare che una cosa del genere sia possibile?” Ha detto Donald Trump. “Durham sta anche venendo fuori con cose molto più grandi di quanto chiunque pensasse possibile – nessuno ha mai pensato che una cosa come questa sarebbe stata anche solo discussa, per non parlare di commettere un atto come questo”.

Trump ha aggiunto: “Questo è un tradimento al più alto livello“.

L’unico individuo menzionato nel deposito di Durham dell’11 febbraio che è stato accusato come parte dell’indagine è Michael Sussmann, che si è dichiarato non colpevole.

Nel frattempo, Donald Trump ha spiegato come “la gente sospettava che stesse succedendo qualcosa” durante la campagna elettorale.

“Abbiamo esperti che lo fanno, ma hanno usato degli esperti per farlo, e pensare che possano anche solo pensare di farlo non è accettabile e, pensate, se lo fanno loro, possono farlo anche paesi stranieri“, ha detto Donald Trump, riferendosi all’estrazione di dati dai suoi server. “Che tipo di sistema di sicurezza abbiamo?”

INCHIESTA DURHAM: ‘TECH EXECUTIVE-1’ DICE CHE LE ACCUSE CHE LEGANO TRUMP ALLA RUSSIA SONO STATE CONDIVISE CON LA CIA (FOX NEWS)

Donald Trump ha continuato dicendo che l’accordo delineato nel dossier sia un “crimine di primo livello“.

“Questo è quanto di peggio possa esserci“, ha detto Trump.

Lunedì in tarda serata, gli avvocati di Michael Sussmann, che si è dichiarato non colpevole, hanno chiesto alla corte di “cancellare” la sezione “Background fattuale” del dossier di John Durham, sostenendo che possa “fuorviare” la giuria prima del suo processo.

“Assurdità totali“, ha commentato Donald Trump. “Sono stati beccati e stanno cercando di capire che cosa dire per attenuare un po’ la cosa”.

L’accusa contro Michael Sussmann riporta che egli abbia detto all’allora consigliere generale dell’FBI, James Baker – nel settembre del 2016, meno di due mesi prima delle elezioni presidenziali del 2016 – che egli non stesse affatto lavorando “per alcun cliente” quando ha richiesto ed ottenuto un incontro in cui ha presentato “dati presunti e ‘white paper‘ che presumibilmente dimostravano l’esistenza di un canale di comunicazione segreto” tra la Trump Organization ed Alfa Bank, che ha legami con il Cremlino.

Nel frattempo, Donald Trump ha detto, “in base a ciò che tutti stanno vedendo, Durham potrebbe diventare un grande eroe di questo paese, di cui si parlerà per anni“.

“Ho sviluppato un profondo rispetto per John Durham, che è stato in grado di far uscire tutto questo allo scoperto, e che l’avrebbe reso pubblico, perché altre persone lo sapevano ma non lo stavano rendendo pubblico – semplicemente non veniva fuori”, ha detto Donald Trump. “E pensare che siamo passati attraverso un’intera truffa di Mueller, e non è stato detto nulla”.

LA CAMPAGNA DELLA CLINTON PAGAVA PER INFILTRARSI NELLA TRUMP TOWER E NEI SERVER DELLA CASA BIANCA PER COLLEGARE TRUMP ALLA RUSSIA, SECONDO L’INCHIESAT DI JOHN DURHAM

Quando gli è stato chiesto se pensava che Robert Mueller – che ha coordinato l’inchiesta che indagava se Trump e la sua campagna presidenziale si fossero coordinate con la Russia per influenzare le elezioni presidenziali del 2016 durata più di due anni – sapesse delle accuse contro individui legati alla campagna della Clinton, Donald Trump ha detto che quell’indagine era concentrata su “una sola parte“.

“Non stavano andando dietro a tutto questo, certamente”, ha risposto Trump. “Stavano inseguendo solo una parte, non stavano inseguendo l’altra”.

Donald Trump ha aggiunto che la squadra di Robert Mueller “aveva sicuramente i paraocchi“.

“È triste”, ha risposto Trump.

L’indagine di Mueller si è conclusa nel 2019 e non ha prodotto alcuna prova di cospirazione criminale o di coordinamento tra la campagna di Trump e i funzionari russi durante le elezioni del 2016.

Nel frattempo, Donald Trump ha criticato la copertura dei media e della stampa sul deposito dell’inchiesta di John Durham.

“Un altro crimine è stato commesso – ed è il crimine dei media“, ha detto Donald Trump. “I media non ci sono assolutamente – si rifiutano di parlarne, ma tuttavia tutto questo è dieci volte più grande del Watergate“.

Ha aggiunto: “La stampa è corrotta e non amano seguire questo caso. In un certo senso sono stati costretti. È una storia così grande, non so se possono giocarsela ancora a lungo”.

Durante il fine settimana, dopo che Fox News ha riferito per la prima volta delle nuove scoperte dell’inchiesta di John Durham, Donald Trump ha paragonato le accuse sollevate da Durham al Watergate.

“Non è diverso dal Watergate, tranne che per un luogo molto più importante”, ha detto Trump. “È lo stesso tipo di furto, solo più moderno“.

E ha aggiunto: “Non è nemmeno pensabile“.

Fino a questo punto, John Durham ha incriminato tre persone come parte della sua indagine: Igor Danchenko il 4 novembre 2021, Kevin Clinesmith nell’agosto 2020 e Michael Sussmann nel settembre 2021.

Igor Danchenko è stato accusato di aver dichiarato il falso ed è accusato di aver mentito all’FBI sulla fonte delle informazioni che aveva fornito a Christopher Steele per il Dossier “anti-Trump” (il falso Dossier Steele).

Anche Kevin Clinesmith è stato accusato di aver dichiarato il falso. Clinesmith era stato segnalato per un potenziale processo dall’ufficio dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, che ha condotto la propria revisione dell’indagine sul Russiagate.

In particolare, l’ispettore generale ha accusato Kevin Clinesmith, anche se non indicandolo per nome, di aver alterato una e-mail su Carter Page per dire che era “non una fonte” per un’altra agenzia governativa. Carter Page ha detto di essere una fonte per la CIA. Il DOJ ha fatto affidamento su questa affermazione quando ha presentato una terza ed ultima richiesta di rinnovo nel 2017 per intercettare l’aiutante della campagna di Trump Carter Page sotto il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA).

L’INCHIESTA DI DURHAM ‘ACCELERA’, CON SEMPRE PIÙ PERSONE CHE ‘COLLABORANO’, PRESENTANDOSI DAVANTI AL GRAN GIURÌ (FOX NEWS)

Una fonte a conoscenza dell’inchiesta ha rivelato a Fox News che l’indagine di Durham ha “accelerato”, e sempre più persone stanno “cooperando” e presentandosi davanti al gran giurì federale più di quanto sia stato riferito in precedenza.

La fonte ha anche detto a Fox News che John Durham ha condotto la sua indagine “in modo molto professionale” e, a differenza dell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller, le sue attività, le informazioni sui testimoni e lo stato di cooperazione sono solo raramente, se non mai, trapelati.

“Durham la sta svolgendo bene e tiene tutto segreto“, ha riferito la fonte, aggiungendo che c’è stata “molta più attività” nell’indagine di Durham “di quanto sia stata visibile al pubblico“.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 10:26 pm

COSPIRAZIONE CONTRO TRUMP / Fox News – Donald Trump dice che il DOJ dovrebbe “assolutamente” declassificare i restanti documenti dell’inchiesta sulle origini del Russiagate, dopo le ultime scoperte di Durham
19 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -scoperte/

‘DOVREBBERO DECLASSIFICARE’: L’ex presidente Donald Trump sollecita il Dipartimento di Giustizia a rilasciare tutti i documenti legati all”indagine sulle origini del Russiagate dopo le ultime scoperte-bomba del procuratore speciale John Durham.

L’ex presidente Donald Trump, durante un’intervista esclusiva con Fox News, ha detto che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti dovrebbe “assolutamente” declassificare i documenti rimanenti relativi all’inchiesta sulle origini del Russiagate, “specialmente alla luce” delle ultime scoperte emerse dai documenti depositati dal procuratore speciale John Durham.

“Hanno l’ordine di declassificazione“, ha detto Donald Trump del Dipartimento di Giustizia. “E dovrebbero declassificare, assolutamente, specialmente alla luce di ciò che è appena accaduto e di ciò che è stato appena rivelato“.

Donald Trump si riferiva al deposito giudiziario di John Durham dell’11 febbraio in cui sosteneva che “Tech Executive-1” e i suoi associati, tra cui un avvocato della campagna presidenziale di Hillary Clinton, “sfruttavano” il traffico internet relativo ad un “particolare fornitore di assistenza sanitaria”, alla Trump Tower, al palazzo degli appartamenti di Trump al Central Park West, e l’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti al fine di “stabilire ‘un’inferenza‘ ed ‘una narrazione‘” da portare poi alle agenzie del governo federale e che legassero Trump alla Russia.

LEGGI ANCHE: TRUMP DICE CHE L’INCHIESTA DI DURHAM HA SCOPERTO “IL CRIMINE DEL SECOLO”, E PREVEDE CHE SIA “SOLO L’INIZIO”

Donald Trump, nel maggio 2019, dopo il completamento dell’indagine dell’ex procuratore speciale Robert Mueller, aveva detto all’allora procuratore generale William Barr di iniziare un processo di declassificazione di tutti gli atti relativi alla sorveglianza della sua campagna presidenziale del 2016.

L’indagine di Mueller non aveva prodotto alcuna prova di cospirazione criminale o di coordinamento tra la campagna di Donald Trump ed i funzionari russi durante le elezioni presidenziali del 2016.

“Li abbiamo declassificati, e la gente li ha potuti vedere, e penso che vedrete alcune cose importanti”, ha detto Donald Trump a Fox News.

Donald Trump, invitando il Dipartimento di Giustizia (DOJ) a rilasciare i documenti al pubblico, ha detto che c’è “un’enorme disonestà e corruzione“.

“Dovrebbero rilasciarli“, ha detto Trump.

Una dichiarazione della Casa Bianca sull’ordine di declassificazione di Donald Trump del 2019 riportava che, “su richiesta e raccomandazione del procuratore generale degli Stati Uniti, il presidente Donald J. Trump ha diretto la Comunità dell’Intelligence a collaborare rapidamente e pienamente con l’indagine del procuratore generale sulle attività di sorveglianza durante le elezioni presidenziali del 2016.”

Quell’ordine di Trump aveva dato al procuratore generale la “piena e completa autorità di declassificare le informazioni” relative all’indagine, “in conformità con gli standard stabiliti da tempo per la gestione delle informazioni classificate.”

“L’azione di oggi aiuterà a garantire che tutti gli americani apprendano la verità sugli eventi che si sono verificati, e le azioni che sono state intraprese, durante le ultime elezioni presidenziali, e ripristinerà la fiducia nelle nostre istituzioni pubbliche”, si legge nella dichiarazione della Casa Bianca del maggio 2019.

I SEN. GRASSLEY E JOHNSON DICONO CHE IL DOJ “NON È RIUSCITO” A SEGUIRE LA STRADA SEGNATA DELL’ORDINE DI DECLASSIFICAZIONE DEI DOCUMENTI SUL RUSSIAGATE E NE CHIEDONO L’ESIBIZIONE AL CONGRESSO (FOX NEWS)

I commenti di Donald Trump arrivano dopo che i Senatori Repubblicani Chuck Grassley e Ron Johnson martedì hanno scritto una lettera al procuratore generale Merrick Garland, dicendo che egli abbia “fallito” nel seguire la strada aperta con quell’ordine di Trump di declassificare tutti i documenti relativi all’inchiesta sulle origini del Russiagate dell’FBI. I Senatori hanno chiesto anche che Garland “esibisca quei documenti al Congresso e al popolo americano senza censure improprie”.

Grassley e Johnson hanno scritto che “spetta al Dipartimento di Giustizia (DOJ) determinare quali documenti siano inclusi nella direttiva di declassificazione”, e hanno detto anche che è “chiaro” – da una lettera che Garland ha inviato ai senatori il mese scorso – che “dopo più di un anno” il DOJ “deve ancora fare questo lavoro“.

“Quando il Dipartimento di Giustizia è in grado di (1) identificare con certezza gli atti soggetti alla direttiva di declassificazione; (2) confermare che gli atti non sono quelli che sono già stati esaminati dal nostro staff; e (3) concordare che nessuna censura impropria sarà posta su quegli atti, il nostro staff è pronto a rivedere a porte chiuse prima della produzione davanti al Congresso”, hanno scritto. “In assenza di queste condizioni, il nostro staff non dovrebbe passare potenzialmente troppi giorni ed innumerevoli ore nelle strutture riservate del Dipartimento di Giustizia solo per giocare ad indovinare assieme allo stesso Dipartimento su quale documento possa o non possa essere coperto dalla direttiva di declassificazione e potenzialmente rivedere i documenti che sono già stati esibiti davanti al Congresso”.
Ron Johnson

I Senatori hanno poi aggiunto: “I nostri sforzi di supervisione si basano sulla nostra irremovibile convinzione che il popolo americano meriti di conoscere la completa verità sull’indagine Crossfire Hurricane“.

Grassley e Johnson hanno anche interrogato il procuratore generale Merrick Garland su quali azioni il Dipartimento di Giustizia stia intraprendendo per determinare quali atti rientrino nell’ambito della direttiva di declassificazione di Donald Trump del 2019, il numero di atti identificati finora e la misura in cui gli atti identificati verranno declassificati.
Chuck Grassley

“Chiediamo una risposta dettagliata rispetto a queste domande ed un impegno alle suddette condizioni non più tardi del 1 marzo 2022”, hanno scritto.

Non è chiaro quanti documenti potrebbero rimanere ancora da declassificare ed esibire davanti al Congresso.

Il Dipartimento di Giustizia non ha risposto immediatamente ad una richiesta di commento di Fox News.

La declassificazione dei documenti sulle origini del Russiagate è aumentata nel 2020, quando Ric Grenell è stato direttore ad interim della National Intelligence, ed è continuata quando John Ratcliffe è stato confermato ed ha prestato giuramento come DNI.

I documenti declassificati fino ad oggi includevano più di 6.000 pagine di trascrizioni di interviste dall’indagine sul Russiagate della Commissione di Intelligence della Camera, che ha scoperto, tra le altre cose, come i funzionari di spicco di Barack Obama avessero riconosciuto di non avere “prove empiriche” di collusione o di cospirazione tra la campagna di Donald Trump e la Russia nel 2016. Fox News ha riportato per prima le trascrizioni.

DOCUMENTI DECLASSIFICATI DELL’INDAGINE SUL RUSSIAGATE FINO AD OGGI: ECCO CHE COSA C’È SAPERE (FOX NEWS)

Un altro documento declassificato conteneva una e-mail che l’allora consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, Susan Rice, aveva inviato a se stessa il giorno dell’inaugurazione di Donald Trump, documentando una riunione nello Studio Ovale del 5 gennaio 2017 con Barack Obama ed altri, durante la quale l’ex presidente aveva fornito indicazioni su come le forze dell’ordine dovessero indagare sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016.

L’email declassificata ha rivelato come l’ex direttore dell’FBI, James Comey, aveva suggerito a Barack Obama che il Consiglio di Sicurezza Nazionale non volesse passare “informazioni sensibili relative alla Russia” all’ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Michael Flynn, a causa del fatto che quest0ultimo avesse “parlato spesso” con l’ambasciatore russo.
Michael Flynn

L’amministrazione di Donald Trump ha anche declassificato una lista di nomi di funzionari dell’era Obama che avevano chiesto di rivelare pubblicamente l’identità di Michael Flynn nei rapporti dell’intelligence durante il periodo di transizione presidenziale.

La rimozione dell’anonimato avviene dopo che le conversazioni dei cittadini statunitensi vengono incidentalmente raccolte dalle loro conversazioni private con funzionari stranieri che vengono monitorati dalla Comunità dell’Intelligence americana. L’identità dei cittadini statunitensi dovrebbe essere protetta se la loro partecipazione è accidentale e non si sospetta alcun illecito.

I funzionari, tuttavia, possono rivelare i nomi dei cittadini statunitensi attraverso un processo che si suppone salvaguardi i loro diritti. Nel processo tipico, quando i funzionari richiedono la rivelazione pubblica del nome di un cittadini americano, non necessariamente conoscono in anticipo l’identità della persona.

L’amministrazione di Donald Trump ha anche declassificato una nota dell’Intelligence Community Assessment del 2017, che mostrava come il dossier “anti-Trump” creato da Christopher Steele e pagato dalla campagna della Clinton attraverso lo studio legale Perkins Coie, avesse “una corroborazione limitata“. Quel dossier è servito come base per i mandati del Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA) ottenuti ai danni dell’ex assistente della campagna di Trump, Carter Page.

L’INCHIESTA DI DURHAM ‘ACCELERA’, CON SEMPRE PIÙ PERSONE CHE ‘COLLABORANO’, PRESENTANDOSI DAVANTI AL GRAN GIURÌ (FOX NEWS)

Nel frattempo, John Ratcliffe, nell’ottobre 2020, ha declassificato un memo della CIA inviato all’allora direttore dell’FBI James Comey ed all’allora vice direttore del controspionaggio Peter Strzok riferendo all’FBI del “piano” della Clinton per una potenziale azione investigativa.

“Le seguenti informazioni sono fornite per l’uso esclusivo del vostro ufficio per l’azione investigativa sui precedenti o per ulteriori indagini più approfondite, come appropriato”, dichiarava il memo della CIA del 2016 inviato a Comey e Strzok.

“Per richiesta verbale dell’FBI, la CIA fornisce i seguenti esempi di informazioni che la cellula operativa CROSSFIRE HURRICANE ha raccolto fino ad oggi“, continua il memorandum. “”Uno scambio [REDATTO] che discute l’approvazione da parte della candidata presidenziale degli Stati Uniti Hillary Clinton di un piano riguardante il candidato presidenziale degli Stati Uniti Donald Trump e gli hacker russi che ostacolano le elezioni americane come mezzo per distrarre il pubblico dal suo uso di un server di posta elettronica privato.”

Nonostante la sua declassificazione, il memo è stato comunque p“Stiamo ottenendo ulteriori informazioni sulle attività russe da [REDATTO]”, si legge nelle note declassificate dell’allora direttore della CIA, John Brennan, che sono state ottenute per la prima volta da Fox News nell’ottobre 2020. “CITE [riassumendo] presunta approvazione da parte di Hillary Clinton di una proposta di uno dei suoi consiglieri di politica estera per diffamare Donald Trump fomentando uno scandalo che sostiene l’interferenza del servizio di sicurezza russo.”esantemente censurato.

Nel frattempo, John Ratcliffe ha anche declassificato alcuni documenti che rivelano come l’ex direttore della CIA, John Brennan, avesse informato l’allora presidente Barack Obama sulla presunta “proposta di Hillary Clinton da parte di uno dei suoi consiglieri sulla politica estera per diffamare Donald Trump, fomentando uno scandalo che sostiene l’interferenza dei servizi di sicurezza russi” sulle elezioni.

“Stiamo ottenendo ulteriori informazioni sulle attività russe da [REDATTO]”, si legge nelle note declassificate dell’allora direttore della CIA, John Brennan, che sono state ottenute per la prima volta da Fox Newsnell’ottobre 2020. “CITE [riassumendo] presunta approvazione da parte di Hillary Clinton di una proposta di uno dei suoi consiglieri di politica estera per diffamare Donald Trump fomentando uno scandalo che sostiene l’interferenza del servizio di sicurezza russo.”

Fox News ha riferito per la prima volta nell’ottobre 2020 che John Ratcliffe ha fornito quasi 1.000 pagine di materiale al Dipartimento di Giustizia per sostenere l’indagine del procuratore speciale John Durham sulle origini dell’inchiesta del Russiagate.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 10:26 pm

Francesco Birardi
Già, ma tutto questo, pur ampiamente dimostrato, non sembra aver nessuna conseguenza né sul piano giudiziario né sul piano mediatico.... almeno per ora.

Alberto Pento
Francesco Birardi Mi pare che sul piano giudiziario l'inchiesta vada avanti. I tempi sono quelli del suo corso che io non conosco e non saprei quantificare.
Certamente i media democratici che sono la maggioranza fanno finta di niente finché possono e a… Altro...

Francesco Birardi
Spero solo che la giustizia americana sia degna di questo nome.

Alberto Pento
Il timore e il sospetto sorgono spontanei perché la società e il sistema statuale USA sono già molto intaccati dal morbo del Politicamente Corretto sinistrato liberal progressista, lo si osserva nel comportamento della maggioranza dei media e in quello di buon parte dell'intelligenzia, nell'orientamento del potente settore dello spettacolo e di buona parte di quello industriale, nelle politiche sociali e nelle scelte delle università e nei programmi dei partiti politici, specialmente quello democratico che ne è l'alfiere ma in certa misura anche in quello repubblicano, lo si rileva nel comportamento delle polizie, dei vari servizi segreti e speciali e nelle sentenze dei giudici finanche in quelli dichiaratamente e ideologicamente conservatori e repubblicani delle varie Corti supreme statuali e in quella federale.
Ciò lo si è verificato chiaramente nelle false accuse e nelle indagini contro Trump e nella sua calunniosa demonizzazione con il concorso anche di taluni repubblicani, nel caso del nero delinquente abituale Floyd e delle criminali ed eversive rivolte dei BLM e degli Antifa, nella ingiusta sentenza di condanna contro il poliziotto bianco Derek Chauvin, nel caso delle accuse di brogli elettorali denunciati da Trump e dai repubblicani a lui fedeli non accolte dai tribunali schierati o timorosi, nel tradimento e nella vigliaccheria di taluni repubblicani contro Trump, nella mancanza di coraggio da parte delle corti giudiziarie statuali e federali nel considerare attendibili e da ben verificare le accuse di Trump.
Anche la società politicamente attiva e organizzata degli USA ha al suo interno una casta di politicanti senza scrupoli presente in entrambi i partiti praticanti la demagogia e la corruzione, la menzogna e il tradimento, l'interesse personale a discapito di quello pubblco, il potere fine a se stesso più che a servizio della collettività.
Però la sentenza di assoluzione per Kyle Rittenhouse, questa indagine in corso di Dhuram e la forte tenuta di Trump sulla scena politica nonostante la continua demonizzazione dei media e i tentativi di demolirlo dei democratici, le continue indagini giudiziarie intimidatorie e moleste nei suoi riguardi, nonostante il tradimento costante di una parte dei repubblicani per fortuna ancora minoritaria, unitamente ai fallimenti delle politiche dell'amministrazione democratica della banda Biden Biden, lasciano ancora qualche speranza.


USA: il bene e il male
Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

viewtopic.php?f=196&t=2973
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts/985184802058290



TRUTH Social, il nuovo social network di Donald Trump inizia ad accogliere gli americani che lo hanno pre-ordinato sull’Apple Store
21 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ple-store/

TRUTH Social, l’applicazione del nuovo social network promosso dall’ex presidente Donald Trump ha iniziato dalla mezzanotte di oggi a dare agli americani, che hanno pre-ordinato l’applicazione dal proprio Apple Store, l’accesso alla piattaforma, riporta FOX Business.

Una fonte che è a conoscenza del lancio ha detto a “FOX Business Sunday” che la società sta operando con un approccio graduale, ed ha spiegato che TRUTH Social si popolerà di nuovi utenti che hanno pre-ordinato l’app almeno per i prossimi dieci giorni.

IL LANCIO DEL SOCIAL DI TRUMP ‘TRUTH SOCIAL’ PREVISTO PER LA FINE DI MARZO, DICONO LE FONTI (FOX NEWS)

Nell’ultima settimana, TRUTH Social ha già accolto un certo numero di utenti importanti, tra cui influencer, politici e celebrità – così come gli americani che sono stati i primi a pre-ordinare l’applicazione attraverso l’App Store di Apple.

Finora, gli utenti importanti dell’app includono Sean Hannity di Fox News, Dan Bongino, Charlie Kirk, il fondatore di Turning Point USA, il rapper Kodak Black, il cantante di musica country Travis Tritt ed altri ancora.

FOX Business ha riferito all’inizio di questo mese che la piattaforma sarà pienamente operativa entro la data di lancio, prevista per la fine di marzo 2022.

Fonti hanno detto a FOX Business che la “Trump Media & Technology Group” (TMTG), l’impresa che sta dietro a TRUTH Social, non si sta affidando a nessuna grande azienda tecnologica tradizionale per le esigenze di infrastruttura, hanno riferito le fonti, ma piuttosto alla sua partnership di servizi cloud con Rumble.

Una fonte a conoscenza della questione ha detto a FOX Business che Rumble si sta posizionando sia come un’alternativa sia a YouTube che di Amazon Web Services (AWS).

Il CEO di TMTG, Devin Nunes, è stato il primo funzionario eletto ad utilizzare la piattaforma video Rumble nel 2020.

Devin Nunes è entrato in TMTG come CEO a dicembre, dopo essersi ritirato dal Congresso concludendo una carriera politica lunga due decenni.

Devin Nunes, a “Sunday Morning Futures” di Fox News, ha detto che “ogni giorno portiamo dentro sempre più americani, ed arriveremo a voi il più velocemente possibile”.

“Stiamo facendo qualcosa che è davvero… una grande opportunità per il presidente Trump, per me, per tutta la nostra squadra che sta lavorando alla TMTG 24 ore su 24, soprattutto quando si vede l’entusiasmo delle persone che sono state cacciate dai social media negli ultimi due o tre anni”, ha detto Devin Nunes. “Voglio dire, c’è eccitazione per la nostra piattaforma in questo momento, e la gente è la nostra fonte di ispirazione”.

Ha aggiunto: “Onestamente, è solo che è davvero molto commovente per me vedere le persone che già sono sulla piattaforma che hanno visato la loro voce cancellata – e questo è il nostro obiettivo principale qui: restituire alle persone la loro voce“.

Devin Nunes ha detto che l’azienda è “concentrata sull’esperienza del cliente” e che “apprezziamo i nostri clienti e vogliamo che ci dicano cosa vorrebbero vedere di più sulla piattaforma”.

TRUMP ‘TRUTH SOCIAL’ SVILUPPA PRATICHE DI MODERAZIONE DEI CONTENUTI PER GARANTIRE UNA COMUNITÀ ‘FAMILY-FRIENDLY’ (FOX NEWS)

“Che è l’opposto di quello che fa qualche pazzoide oligarca tecnologico della Silicon Valley, che dice alle persone cosa devono pensare e che decide chi può o non può rimanere sulla sua piattaforma“, ha detto Devin Nunes. “Stiamo davvero adottando l’approccio opposto, che è quello di valorizzare i nostri clienti”.

La tempistica per un lancio pienamente operativo è in linea con quello che l’ex presidente Donald Trump ha annunciato a Fox News in un’intervista esclusiva a dicembre, quando ha ironizzato sulla sua stessa piattaforma di social media dicendo che sarebbe stata “in gran forma” entro la fine del primo trimestre dell’anno, cioè a marzo 2022.

Le persone coinvolte nelle fasi finali dello sviluppo hanno detto a FOX Business il mese scorso che TMTG ha collaborato con Hive – una start-up Series D con sede a San Francisco che fornisce soluzioni automatizzate attraverso l’intelligenza artificiale basata su cloud per la comprensione di immagini, video e contenuti di testo. La tecnologia di Hive fornisce una moderazione automatica dei contenuti che siano video, immagini, testo e audio.

DEVIN NUNES: ALL-IN SULLA PIATTAFORMA DI SOCIAL MEDIA “TRUTH” DI TRUMP, E DICE CHE STA “SVOLGENDO UN SERVIZIO PUBBLICO” (FOX NEWS)

“Vogliamo essere molto adatti alle famiglie, vogliamo che questo sia un posto molto sicuro, e siamo concentrati sul fare in modo che qualsiasi contenuto illegale non rimanga sul sito“, ha detto Devin Nunes in un’intervista esclusiva a FOX Business il mese scorso.

Trump Media & Technology Group è stato lanciato ad ottobre. L’azienda ha detto il mese scorso di avere raccolto 1 miliardo di dollari nel capitale dagli investitori istituzionali.

Il piano di TMTG è di diventare una società quotata in borsa attraverso una fusione con la Digital World Acquisition Corp., già quotata in borsa, una “special purpose acquisition company” il cui unico scopo è quello di acquisire una società privata per portarla in borsa.


‘La vendetta di Ratcliffe’: Il capo del contro-spionaggio di Donald Trump prende in giro i funzionari dell’intelligence ed i media sul portatile di Hunter Biden
Washington Examiner
9 aprile 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 3311032336
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -examiner/


Non contate l’ex-direttore della National Intelligence John Ratcliffe tra gli ex-esperti dell’intelligence degli Stati Uniti che sono rimasti in silenzio dopo che il New York Times li ha messi in ridicolo ammettendo che la storia del portatile di Hunter Biden non fosse quella campagna di “disinformazione russa” che sostenevano che fosse.

John Ratcliffe ha sparato un paio di tweet sulla scia del riconoscimento da parte del New York Times dell’autenticità a lungo ovvia del portatile di Hunter Biden, che conteneva immagini dannose per il figlio di Joe Biden, dove lo si vede fumare crack, oltre a messaggi di testo luridi e scambi di e-mail con varie donne, e decine di riferimenti evidenti ai suoi loschi affari internazionali.

“Aspettate, il @nytimes ha ammesso che @JohnRatcliffe stava dicendo la verità e @AdamSchiff stava politicizzando delle false informazioni?”. Ha twittato Ratcliffe. “Siamo sicuri che questo non sia un titolo di @TheBabylonBee?” (un famoso sito di satira politica).

La storia del portatile era stata scoperchiata dal New York Post prima delle elezioni del 2020, ma era stata soffocata dalle piattaforme dei social media, tra cui Twitter e Facebook.

Successivamente, una cinquantina di ex-funzionari dell’intelligence degli Stati Uniti avevano firmato una lettera che dichiarava come il portatile, che il “primo figlio” aveva abbandonato incustodito in un negozio di riparazioni di computer a Wilmington, nel Delaware, presentasse i “segni distintivi” di una campagna di “disinformazione russa“. I firmatari includevano l’ex direttore della CIA di Barack Obama John Brennan, l’ex direttore dell’Intelligence Nazionale di Obama James Clapper, l’ex direttore della CIA di George W. Bush Michael Hayden, l’ex direttore della CIA di Obama Leon Panetta e l’ex direttore ad interim della CIA di Obama Mike Morell.

Joe Biden aveva citato quella lettera in campagna elettorale per respingere l’affermazione dell’ex presidente Donald Trump sul c.d. “Laptop from Hell” in un dibattito presidenziale nell’ottobre del 2020, e l’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki aveva anch’essa liquidato la storia laptop come “disinformazione russa“.

Ma John Ratcliffe ha detto sin da subito, già a partire dall’ottobre del 2020, che “non c’è nessuna informazione di intelligence che supporti l’affermazione che […] il portatile di Hunter Biden faccia parte di una qualche campagna di disinformazione russa“. I tweet di Ratcliffe sembrano indicare che si senta in qualche modo ‘vendicato’ dopo che la maggior parte dei media americani aveva respinto le sue indicazioni a favore della supposizione che questi ex-funzionari della comunità di intelligence fossero da vedersi ampiamente come schierati contro Donald Trump.

In un tweet di risposta ha anche preso di mira il rappresentante Adam Schiff, un Democratico della California ed il presidente del Comitato permanente selezionato della Camera sull’Intelligence. Schiff, che ha litigato spesso con Donald Trump e che ha spinto diverse affermazioni, poi successivamente screditate, secondo cui Donald Trump fosse in qualche modo “colluso” con la Russia per vincere le elezioni del 2016, era stato particolarmente esplicito nel respingere la storia del portatile come “disinformazione russa”.

“Questo è il più chiaro esempio di influenza impropria nelle elezioni del 2020. @CBSNews, @NBCNews, @nytimes, @washingtonpost, @twitter hanno spacciato di proposito le falsità di @AdamSchiff nelle dichiarazioni ufficiali di USIC, DOJ, FBI”, ha twittato John Ratcliffe.

Il New York Times ha sepolto la sua ammissione in profondità in un articolo dove riporta anche che i procuratori federali del Delaware stanno indagando sul figlio di Joe Biden per violazioni delle regole sul lobbying relative ai suoi affari all’estero in luoghi come Cina, Ucraina e Kazakistan, mentre suo padre era allora Vice presidente di Barack Obama.

L’anno scorso, il Daily Mail aveva riportato delle e-mail che mostravano Hunter Biden organizzare una cena nell’aprile del 2015 al Cafè Milano di Georgetown, con una lista di ospiti che includevano il consigliere del gigante energetico ucraino Burisma, Vadym Pozharskyi.

“Papà ci sarà, ma tieni questo tra noi per ora”, aveva scritto il giovane Biden in una e-mail del marzo 2015.

Vadym Pozharskyi aveva inviato una mail di risposta il 17 aprile 2015, dicendo: “Caro Hunter, grazie per avermi invitato a [Washington] DC e per avermi dato l’opportunità di incontrare tuo padre e di passare un po’ di tempo insieme”. Il Team di Joe Biden ha successivamente negato che tale incontro abbia mai avuto luogo.




Byron York’s Daily Memo – Il problema del comitato sul 6 gennaio dei Democratici
9 aprile 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... mocratici/

“La gente si preoccupa per il fatto che si incazza ogni volta che compra una tanica di benzina“, ha detto recentemente uno stratega repubblicano, indicando l’importanza dell’inflazione come argomento principale nelle prossime elezioni di midterm. “Sai cosa non gli interessa? Il 6 gennaio“.

Con questo, il funzionario del GOP ha sinteticamente indicato il problema politico che i Democratici della Camera devono affrontare. Hanno creato una commissione per indagare sulla rivolta al Campidoglio del 6 gennaio in parte in modo da poterla usare anche come argomento nelle elezioni di metà mandato. E se non funzionerà?

I sondaggi sostengono le affermazioni dello stratega repubblicano. Non è che il pubblico pensi che il 6 gennaio non sia stato un grosso problema. Maggioranze significative credono che sia stato un evento terribile e che coloro che hanno preso parte alle violenze debbano essere perseguiti. Molti incolpano l’ex presidente Donald Trump di averlo incitato. Ma il problema, almeno per le speranze della campagna elettorale dei Democratici, è che gli elettori semplicemente non mettono il 6 gennaio molto in alto nella lista dei problemi che gli stanno più a cuore. Con l’inflazione, il crimine, la guerra in Ucraina, il COVID-19, il disastro della crisi migratoria al confine tra Stati Uniti e Messico – con tutti questi temi, più le questioni tradizionali come l’assistenza sanitaria e l’ambiente, la maggior parte degli elettori semplicemente non pensa che il 6 gennaio sia da mettere in cima alla lista delle priorità.

Tutto questo preoccupa i Democratici della Camera. Così ora gira la voce che stiano cercando il modo di aggiungere “drammaticità e vivacità” al rapporto del comitato del 6 gennaio. “La Commissione del 6 gennaio ha cercato di reclutare giornalisti di alto profilo per scrivere il suo rapporto sull’attacco al Campidoglio, sperando di costruire così una specie di thriller narrativo che attiri il pubblico e che si ponga come una alternativa rispetto ai soliti rapporti governativi di un tempo”, riporta il Washington Post.

I Democratici non stanno dunque cercando di nascondere il ruolo politico del comitato. Il Washington Post ha detto che i Democratici del comitato stanno affrontando una vera e propria sfida nel cercare di far riconsiderare alla gente il 6 gennaio, un evento che “molti americani sentono di aver già compreso”. Come farlo? “Cercheranno di farlo questa primavera attraverso delle audizioni pubbliche, insieme alla prossima pubblicazione di un rapporto intermedio e di un rapporto finale che verrà pubblicato prima delle elezioni di novembre – con i risultati che probabilmente rappresenteranno una parte fondamentale della strategia dei Democratici per le elezioni di metà mandato”, secondo il Washington Post. Questo è abbastanza chiaro.

E così, quando i Repubblicani accusano i Democratici di politicizzare l’indagine del 6 gennaio, hanno ragione. Infatti, i Democratici della Camera vogliono rendere le scoperte della commissione una “parte fondamentale della loro strategia nelle midterm“. Ecco quello che notato un assistente repubblicano della Camera in uno scambio di messaggi del 18 marzo: “Con l’aumento dell’inflazione, del crimine e degli ingressi illegali al confine sotto la loro supervisione del governo, i Democratici sanno di non avere nulla su cui fare campagna elettorale, quindi non è una sorpresa che si affidino ad un comitato che ha lavorato esplicitamente per attaccare i loro avversari politici“.

La strategia dei Democratici ricorda i loro piani durante l’indagine di Robert Mueller, quando il partito sperava di rendere il rapporto del procuratore speciale sulla presunta “collusione tra Donald Trump e la Russia” – e l’impeachment che ne seguì – parte integrante della sua strategia politica del 2020. Ma come farlo? Mueller aveva prodotto un rapporto di oltre 400 pagine in un linguaggio talmente leguleio che non avrebbe catturato l’immaginazione di nessuno. Così, i Democratici hanno guardato indietro al loro più grande successo di sempre, l’indagine sul Watergate. Il comitato sul Watergate del Senato aveva tenuto delle drammatiche audizioni televisive che avevano contribuito a creare un enorme interesse sullo scandalo. Forse, nel 2019, i Democratici avrebbero potuto fare la stessa cosa con la “collusione tra Donald Trump e la Russia”!

“Mettete Mueller in una sala delle udienze di Capitol Hill, intasata di legislatori e giornalisti, telecamere in funzione, ed un procedimento di impeachment di Trump sullo scandalo della Russia diventerà qualcosa che la nazione vorrebbe guardare”, avevo scritto nel mio libro “Obsession“, riassumendo il pensiero dei Democratici.

“Non tutti leggeranno il libro, ma la gente guarderà il film“, ha detto a POLITICO un funzionario della commissione giudiziaria della Camera.

Questa era l’idea, almeno. Naturalmente, non ha funzionato. Robert Mueller non è stato in grado di stabilire che la collusione fosse mai avvenuta e poi aveva avuto un momento di difficoltà durante la sua testimonianza alle udienze-show. Il tutto è stato un flop.

Naturalmente, il 6 gennaio è diverso dall’indagine sul Russiagate. Per prima cosa, ci sono ore su ore di video drammatici di rivoltosi che combattono contro la polizia dentro ed intorno al Campidoglio. Ci sono più di 700 processi penali contro i partecipanti. Ci sono i resoconti personali dei membri del Congresso, della polizia del Campidoglio e dei membri dei loro staff che hanno vissuto quella rivolta. È un sacco di materiale. Il Washington Post ha riferito che il comitato sul 6 gennaio sta “cercando di montare dei video drammatici, testi ed e-mail in formato digitale che siano facili da comprendere – e facili da condividere sui social network. E vogliono mettere insieme delle udienze televisive da “blockbuster“ su cui il pubblico possa effettivamente sintonizzarsi”.

Forse funzionerà. Ma il problema è che la storia è già stata raccontata prima – molte volte e a lungo. E la gente ha raggiunto delle conclusioni su quello che è successo. Hanno visto Donald Trump imputato per la rivolta e centinaia di persone perseguite. E questo probabilmente renderà difficile per il comitato del 6 gennaio montare la campagna da “blockbuster” dei suoi sogni.

Ma il più grande problema dei Democratici è che le elezioni di metà mandato non riguarderanno il 6 gennaio. Riguardano la gestione da parte di Joe Biden e delle maggioranze democratiche di Camera e Senato dei problemi che l’America ha affrontato negli ultimi due anni. Se dobbiamo credere ai sondaggi, e sono tanti, allora la gente è pronta a ribaltare il controllo della Camera, e forse anche del Senato. La loro opinione sulle prestazioni lavorative di Joe Biden, con un indice di approvazione attualmente attorno al 40%, sarà parte del loro processo decisionale. E una cosa che molto probabilmente non farà parte di quel processo decisionale sarà il lavoro della commissione sul 6 gennaio.



Quando i Democratici non possono vincere lealmente alle urne, passano a minare la democrazia americana.

I Democratici cercano di squalificare i Repubblicani dal voto bollandoli come “insurrezionalisti”
Tratto e tradotto da un editoriale del Washington Times
27 aprile 2022

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L’ultimo bersaglio di queste tattiche antidemocratiche è la rappresentante Marjorie Taylor Greene, che sarà anche disprezzata dalla Sinistra ma che molto amata dai 765.136 elettori del 14° distretto della Georgia, che l’hanno eletta per rappresentarli al Congresso.

Un gruppo di Sinistra, che usufruisce dei fondi provenienti dai “dark money group“, assurdamente chiamato “Free Speech for People” è andato in tribunale per tentare di rimuovere la Greene dalla scheda elettorale, cercando di negare così agli elettori della Georgia la libertà di votare per lei.

I c.d. “dark money” group si riferiscono alla spesa politica delle organizzazioni senza scopo di lucro – per esempio, i gruppi 501(c)(4) (assistenza sociale) 501(c)(5) (sindacati) e 501(c)(6) (associazioni commerciali) – che non sono tenuti a rivelare i propri donatori. Tali organizzazioni possono ricevere donazioni illimitate da corporazioni, individui e sindacati. In questo modo, i loro donatori possono spendere fondi per influenzare le elezioni, senza che gli elettori sappiano da dove viene il denaro.

Marjorie Taylor Greene aveva vinto nel suo distretto con un margine di 28 punti, battendo il suo avversario Democratico ed ottenendo più di 225.000 voti (il 74,7%) nel 2020. Rimane estremamente popolare in patria mentre va alla guerra contro Washington, D.C. per sostenere i valori dei suoi elettori: difendere la vita dei nascituri, proteggere il diritto di portare armi, contenere le spese fuori controllo di Washington e proteggere i confini della nazione.

I Democratici sanno di essere in difficoltà a novembre e non possono vincere quel “deplorevole” distretto della Greene attraverso il merito. Così, stanno cercando di cancellare il suo nome dalla scheda, non lasciando ai suoi elettori alcuna scelta in merito.

A proposito di minare la democrazia…

Il gruppo che guida la carica – il già citato ed orwelliano “Free Speech for People” – è un 501(c)(3) i cui donatori non possono essere rivelati. I suoi fondatori provengono tutti da gruppi di difesa del centro-sinistra. Ha fatto pressioni per un impeachment dell’ex presidente Donald J. Trump dal giorno del suo insediamento nel 2017, e per l’abolizione del Collegio Elettorale, che permette agli stati rurali di avere influenza nelle elezioni presidenziali, come definito dalla Costituzione.

Free Speech for People sostiene che Marjorie Taylor Greene si è squalificata dal rappresentare lo stato della Georgia perché, secondo il gruppo, è una “insurrezionalista“. Secondo il 14° emendamento, che fu adottato durante l’epoca della Ricostruzione per punire la Confederazione, coloro che sono considerati “insurrezionalisti” non possono servire al Congresso.

Ora, badate che Marjorie Taylor Greene non ha partecipato alla cosiddetta “insurrezione” del 6 gennaio 2021, e ha ripetutamente condannato i rivoltosi che hanno infranto la legge. Ha persino pubblicato un video sui social media quel giorno, esortando la folla ad essere cauta. “Siate intelligenti. Siate pacifici. Obbedite alle leggi. Questo non è il momento della violenza”.

Non è mai stata accusata di essere un’insurrezionalista o condannata per qualsiasi crimine correlato in qualsiasi tribunale.

Eppure per Free Speech for People, Marjorie Taylor Greene è una “insurrezionalista”. In altre parole, e più semplicemente, non gli piace. E potete stare sicuri che quindi non piaccia nemmeno agli elettori della Georgia che l’hanno eletta.

Sospettiamo che il vero crimine che la signora Greene abbia commesso agli occhi di questo gruppo di pressione ben finanziato è che sia una sostenitrice impenitente dell’ex presidente Donald Trump e della sua agenda “America First”. Secondo questa logica, i 74 milioni di americani che hanno votato per Donald Trump nel 2020 sono anch’essi “insurrezionalisti” e dovrebbero essere esclusi dal ricoprire delle cariche pubbliche.

Marjorie Taylor Greene non è l’unico bersaglio del gruppo.

Free Speech for People ha presentato altre cause simili, sfidando le candidature dei rappresentanti degli Stati Uniti dell’Arizona Paul Gosar ed Andy Biggs ed il rappresentante statale Mark Finchem, che è in corsa per il ruolo di Segretario di Stato dell’Arizona e che è stato appoggiato da Donald Trump, sulle stessa basi.

Un altro Super PAC schierato con i Democratici sta perseguendo cause simili contro il Sen. Ron Johnson e i Rep. Tom Tiffany e Scott Fitzgerald, tutti Repubblicani del Wisconsin.

Si noti come questi gruppi di “dark money” stiano prendendo di mira i Repubblicani eletti negli “stati viola” (gli stati contendibili, n.d.r.) – tutto nel tentativo di farli diventare “blu” (cioè Democratici, n.d.r.).

Un giudice nominato da Barack Obama ha stabilito che la causa di Free Speech for People contro Marjorie Taylor Greene può procedere. Un giudice amministrativo statale ha ascoltato il caso. Le primarie della Georgia si terranno il 24 maggio, e le schede elettorali per votare in anticipo cominceranno ad essere spedite a partire dal 25 aprile.

Elezioni libere ed eque devono essere determinate dal popolo – non da burocrati non eletti, avvocati, gruppi di interesse o di parte e cause legali abilmente argomentate.

I Democratici hanno mostrato una volontà entusiasta di demoralizzare, disturbare, mentire, imbrogliare e persino usare una pandemia per cercare di rubare le elezioni ai candidati che sostengono l’agenda di Donald Trump. Se l’azione avrà successo, sempre più Repubblicani saranno presi di mira, poiché il linguaggio “insurrezionalista” sarà sicuramente ampliato in aree come il dissenso alla guerra con la Russia, o a qualsiasi parte dell’agenda legislativa di Joe Biden.

Incapaci di convincere gli elettori a sostenere la loro folle e distruttiva agenda, i Democratici non si fermeranno davanti a nulla per proteggere ed espandere il proprio potere e la loro influenza – compreso il sovvertimento delle elezioni.

Il GOP deve difendersi da queste tattiche criminali e senza legge. La democrazia per come la conosciamo è in gioco.



Il procuratore Speciale John Durham ha dichiarato che la CIA ha trovato i dati che confermano che il complotto contro Donald Trump è stato “creato ad arte”

New York Post
29 aprile 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... york-post/

Il procuratore speciale John Durham ha affermato in una deposizione di venerdì 15 aprile che la CIA è pervenuta alla conclusione che i dati reperiti dall’avvocato della campagna di Hillary Clinton, Michael Sussmann, che asseriva di un presunto coordinamento tra Donald Trump e la Russia, non erano “tecnicamente plausibili” ed erano stati “creati dall’utente“.

Nella documentazione, John Durham ha risposto alle obiezioni della difesa di Michael Sussmann riguardo a quali prove avrebbero potuto essere ammissibili nel processo contro lo stesso Sussmann, che dovrebbe iniziare il mese prossimo. Michael Sussmann è accusato di aver mentito all’FBI per aver detto di non stare partecipando ad alcun incontro per conto di alcun particolare cliente, quando in realtà stava presentando le informazioni per conto della campagna di Hillary Clinton e di “Tech Executive-1” con cui lavorava.

John Durham, a febbraio, ha rivelato per la prima volta che il governo avrebbe stabilito, durante il processo, che tra i dati “sfruttati” [per tentare di stabilire una collusione tra Trump e la Russia, n.d.r.], c’era del traffico internet del Domain Name System (DNS) riguardante “un particolare fornitore di assistenza sanitaria, la Trump Tower, il palazzo di appartamenti in Central Park West di Donald Trump, e l’ufficio esecutivo del presidente degli Stati Uniti (EOP)”.

Sempre a febbraio, John Durham ha detto che i dati erano stati sfruttati “estraendo il traffico DNS dell’EOP ed altri dati allo scopo di raccogliere informazioni compromettenti su Donald Trump“, aggiungendo che i dati erano stati utilizzati per stabilire “un’inferenza” ed “una narrazione” che legasse Trump alla Russia.

Ma Michael Sussmann si sta muovendo per escludere tali prove riguardanti la “raccolta” di quei “dati del DNS” da parte del “Tech Executive-1“, che è stato poi identificato come Rodney Joffe ed i suoi associati.

Nel deposito di venerdì 15 aprile, John Durham ha sostenuto che la raccolta dei dati rappresenta però uno “sfondo fattuale necessario al comportamento incriminato“.

L’accusa di Durham sostiene che Michael Sussmann disse all’allora avvocato generale dell’FBI James Baker, nel settembre 2016 – meno di due mesi prima delle elezioni presidenziali del 2016 – di non stare lavorando “per nessun cliente” quando richiese ed ottenne un incontro in cui presentò “dati e ‘white paper‘ che presumibilmente dimostravano un canale di comunicazione segreto” tra la Trump Organization e la Alfa Bank, che ha legami con il Cremlino.

L’accusa sostiene che Michael Sussmann abbia mentito in quella riunione, “dichiarando falsamente all’avvocato generale di non stare fornendo le accuse all’FBI per conto di alcun cliente”.

Michael Sussmann si è dichiarato non colpevole ed ha cercato di archiviare il caso. Il giudice federale che presiede il caso ha però negato la richiesta.

John Durham sostiene anche che Michael Sussmann, nel febbraio del 2017, avesse fornito una “serie aggiornata di accuse“, comprese le affermazioni su Alfa Bank, ed ulteriori accuse relative a Donald Trump, ad una seconda agenzia governativa degli Stati Uniti, che Fox News ha poi confermato essere la stessa CIA.

Nel suo ultimo deposito, John Durham afferma che il governo si aspetta di “produrre prove al processo” che dimostreranno come sia l’FBI che la CIA” avessero già concluso che le accuse su ‘Russian Bank-1‘ erano false e non supportate“.

Per esempio, mentre l’FBI non aveva raggiunto alcuna conclusione definitiva per quanto riguardava l’accuratezza dei dati o se avrebbero potuto essere, in tutto o in parte, genuini oppure alterati o addirittura fabbricati, “l’Agenzia-2” (ovvero, la CIA) aveva già concluso, all’inizio del 2017, che i dati su “Russian Bank 1” ed i dati del “gestore telefonico russo-1” non fossero “tecnicamente plausibili“, non avevano “resistito al controllo tecnico”, che “contenevano lacune“, e che fossero “in contraddizione con [se stessi]” ed anche “creati dall’utente e non generati da macchine o strumenti”, ha scritto John Durham.

Tuttavia, John Durham afferma che “l’ufficio del procuratore speciale non ha raggiunto una conclusione definitiva a questo proposito”. Ma Durham stesso ha sostenuto che “a parte il fatto che i dati fossero effettivamente inaffidabili o fornissero un pretesto” per Michael Sussmann di mentire, le prove riguardanti i passaggi che l’FBI e la CIA hanno fatto per “indagare su queste questioni sono fondamentali per stabilire la materialità” del reato contestato.

John Durham ha detto che le informazioni “permetteranno alla giuria di valutare quei passaggi, che, a loro volta, ispireranno le loro conclusioni sul fatto che la presunta falsa dichiarazione dell’imputato fosse materiale e che poteva tendere ad influenzare o a compromettere le funzioni del governo“.

Nel frattempo, John Durham sta delineando anche la connessione tra Michael Sussmann e l’ormai famoso e screditato dossier anti-Trump, che conteneva accuse di un presunto coordinamento tra Donald Trump, la sua campagna elettorale ed il governo di Mosca.

Il dossier non verificato era stato stilato dall’ex agente dell’intelligence britannica Christopher Steele e commissionato dalla società Fusion GPS. Lo studio legale Perkins Coie è lo studio attraverso il quale il Comitato Nazionale Democratico (DNC) e la campagna di Hillary Clinton avevano finanziato il dossier anti-Trump.

Nell’ultimo deposito di John Durham, inoltre, viene anche rivelato che Michael Sussmann si fosse incontrato nell’estate del 2016 con lo stesso Christopher Steele proprio negli uffici dello studio legale Perkins Coie, dove aveva riferito a Steele le accuse su Alfa Bank.

John Durham afferma che, dopo il loro incontro, il personale della “U.S. Investigative Firm“, che Fox News ha svelato essere Fusion GPS, abbia incaricato Christopher Steele di “ricercare e produrre rapporti di intelligence” su questa Alfa Bank, “cosa che ha fatto”.

John Durham, nel suo documento, afferma che Michael Sussmann “ha legalmente rappresentato e lavorato per la campagna di Hillary Clinton in relazione ai suoi più ampi sforzi di ricerca” ed “ha fatto passi per integrare” le accuse di Alfa Bank “in quegli sforzi di ricerca”.

John Durham ha sostenuto che questa prova è “altamente importante per l’esperimento probatorio“

John Durham afferma anche che la prova stabilisce che Michael Sussmann abbia “tenuto il suo incontro del 19 settembre 2016 con l’FBI al fine di, tra le altre cose, promuovere gli interessi della campagna della Clinton con l’assistenza di” Fusion GPS.

Nella documentazione depositata, John Durham sottolinea anche le note di un ex assistente del direttore dell’FBI in cui viene affermato, tra l’altro, che “l’autore del dossier è stato assunto” da Fusion GPS per “scavare nel fango su Donald Trump per un cliente statunitense senza nome”.

“Il fatto che il Quartier Generale dell’FBI abbia ricevuto nella stessa data entrambe le serie di informazioni che coinvolgono la stessa campagna politica [la campagna della Clinton], lo stesso studio legale [Perkins Coie] e la stessa società investigativa [Fusion GPS] rende rilevante il coinvolgimento di Christopher Steele in queste questioni”, ha scritto John Durham.

Nel frattempo, la difesa di Michael Sussmann ha presentato una mozione per chiedere l’immunità al “Tech Executive-1“, Rodney Joffe, che non è stato accusato di alcun crimine.

Nel deposito di Durham, tuttavia, rivela che Rodney Joffe è “un soggetto” dell’indagine e lo è da prima dell’imputazione di Michael Sussmann nel 2021. John Durham dice anche che la soggezione all’indagine è stata comunicato all’avvocato di Rodney Joffe, e che rimane tuttora indagato, anche ad un mese dal processo.

John Durham ha aggiunto che la decisione di non concedere l’immunità a Rodney Joffe è stata “del tutto ragionevole e coerente con le pratiche del Dipartimento di Giustizia“, dato che “ha giocato un ruolo decisivo nella direzione dell’assemblaggio e della presentazione delle accuse in questione, e quindi avrebbe probabilmente una maggiore responsabilità penale ed una potenziale colpevolezza nel caso in cui l’indagine del governo dovesse rivelare o confermare la commissione di reati diversi da quelli attualmente contestati”.

John Durham, però, ha rivelato che l’unico testimone per il processo di Michael Sussmann “a cui il governo ha concesso un’immunità” è il “Ricercatore-2“, la cui identità è tutt’ora sconosciuta. L’immunità di questo individuo è iniziata nel luglio 2021, più di un mese prima dell’incriminazione di Michael Sussmann.

John Durham ha specificato che il governo ha concesso l’immunità al “Ricercatore-2” perché “almeno altri cinque testimoni che hanno condotto un lavoro relativo alle accuse a ‘Russian Bank-1‘ hanno invocato il loro diritto-privilegio contro l’autoincriminazione“.

“Il governo ha quindi concesso l’immunità del Ricercatore-2 al fine di scoprire fatti altrimenti non disponibili sulla base del progetto di ricerca che ‘Tech Executive-1‘ e altri hanno condotto prima dell’incontro dell’imputato con l’FBI”, afferma John Durham.

Nel deposito, però, John Durham rivela anche che il governo “intende chiedere l’immunità al processo per un individuo che era impiegato presso la società investigativa statunitense” Fusion GPS.

“Ma a differenza del ‘Tech Executive-1‘, questo individuo è considerato un ‘testimone‘ e non un ‘soggetto’ all’indagine del governo sulla base dei fatti attualmente noti”, afferma Durham.

Nel frattempo, John Durham dice che sempre il governo, durante il processo, prevede di introdurre come prove documenti redatti e non sottoposti al privilegio dell’esecutivo contenenti comunicazioni tra Michael Sussmann e Rodney Joffe e i registri di fatturazione anch’essi redatti che riflettono il lavoro di Sussmann “per conto della campagna di Hillary Clinton” e lo stesso Rodney Joffe.

John Durham dice che i procuratori hanno anche intenzione di mostrare le comunicazioni tra Michael Sussmann, Rodney Joffe e “l’avvocato della campagna-1“, che le fonti hanno detto a Fox News essere il partner dello studio legale Perkins Coie ed avvocato di Hillary Clinton Marc Elias, così come i dipendenti di Fusion GPS.

Il processo a Michael Sussmann dovrebbe iniziare il 16 maggio.

John Durham, dal 2019, sta indagando sulle origini della indagine dell’FBI sulla collusione tra la campagna di Donald Trump e la Russia, chiamata “Crossfire Hurricane“, iniziata nel luglio 2016 fino alla nomina del procuratore speciale Robert Mueller nel maggio 2017. Questo è avvenuto poco dopo che Robert Mueller avesse completato la sua indagine durata anni sul fatto che la campagna di Trump avesse colluso o che si fosse coordinata con i russi per influenzare le elezioni presidenziali del 2016.

L’indagine di Mueller non ha trovato alcuna prova di un coordinamento illegale o criminale tra Donald Trump, la campagna elettorale di Trump e la Russia nel 2016.

John Durham ha incriminato tre persone come parte della sua inchiesta: Michael Sussmann nel settembre 2021, Igor Danchenko nel novembre 2021 e Kevin Clinesmith nell’agosto 2020.

Igor Danchenko è stato accusato di aver fatto una dichiarazione fraudolenta ed è accusato di aver mentito all’FBI sulla fonte delle informazioni che aveva fornito a Christopher Steele per la compilazione del dossier anti-Trump.

Anche Kevin Clinesmith è stato accusato di aver fatto una dichiarazione fraudolenta. Clinesmith era stato segnalato per un potenziale processo dall’ufficio dell’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia, che ha condotto la propria revisione sull’indagine sul Russiagate.

In particolare, l’ispettore generale aveva accusato Kevin Clinesmith, anche se non individuandolo per nome, di aver alterato una e-mail sull’aiutante della campagna di Trump Carter Page per affermare che egli non fosse una fonte per un’altra agenzia governativa. Carter Page aveva detto di essere fonte della CIA. Il DOJ aveva fatto affidamento su questa affermazione quando presentò una terza ed ultima domanda di rinnovo, nel 2017, per intercettare le comunicazioni di Carter Page sotto il Foreign Intelligence Surveillance Act (FISA).

L’Associated Press ha contribuito a questo rapporto.




Portatile di Hunter Biden: media colpevoli di interferenza nelle elezioni
Mike Huckabee
4 maggio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -elezioni/

Avviso a tutti i “fact”-checkers e moderatori di contenuti online (cioè, censori): Questo commento tratta il tema dell’interferenza nelle elezioni, in particolare nelle elezioni presidenziali del 2020. Ed è tutto dimostrabilmente vero. Mentre alcuni a Sinistra amano inveire sulla presunta “soppressione degli elettori”, c’è qualcos’altro che può davvero influenzare il risultato delle elezioni, ed è per questo che viene usato. Sto parlando della soppressione dell’informazione degli elettori. Gli elettori hanno bisogno di informazioni, e negargliele è come ingannarli. Siamo stanchi delle bugie.

Un sondaggio del Media Research Center poche settimane dopo le elezioni in sette stati chiave ha mostrato che, tra gli elettori di Joe Biden che non erano a conoscenza dello scandalo del portatile di Hunter Biden e di altri scandali come le accuse di Tara Reid, ben il 16% ha detto che se lo avessero saputo, non avrebbero votato per Joe Biden. Includendo quel 4% che avrebbe cambiato e votato per Donald Trump, un altro 4% che avrebbe votato per un terzo candidato, ed un altro 4% che non avrebbe votato per il presidente uscente. Un altro 5% che non sarebbe andato affatto alle urne. Poi c’era un 5% che semplicemente non avrebbe risposto alla domanda.

Ricordiamo che la grande Miranda Devine del New York Post ha raccontato la storia del portatile di Hunter Biden, abbandonato da lui stesso in un negozio di riparazioni per computer del Delaware, e in seguito ha scritto un libro bestseller – altamente raccomandato – chiamato “LAPTOP FROM HELL“. Naturalmente, i lettori di questa newsletter sanno tutto su ciò che c’era nel portatile di Hunter Biden e non hanno bisogno di un aggiornamento. Insieme all’incredibile dissolutezza che circonda la vita personale di Hunter, conteneva informazioni sorprendenti sugli affari all’estero della famiglia Biden.

I principali organi di informazione come il New York Times, il Washington Post, POLITICO e la NPR hanno soppresso la storia prima delle elezioni del 2020, con il NYT che l’ha definita come “non comprovata” anche nel settembre del 2021. Più tardi il New York Times ha rieditato quella storia per i suoi archivi, ma non ha emesso una correzione formale. Ma successivamente, all’interno di un articolo sulle tasse di Hunter Biden sotto indagine federale, hanno tranquillamente riconosciuto la legittimità della storia del portatile, dicendo che i file del portatile di Hunter erano stati “autenticati”.

Per la sorpresa di nessuno, le principali reti televisive – a parte Fox News – non sembrava nemmeno che l’avessero notato, anche se possiamo tranquillamente supporre che l’abbiano fatto. Ma poi, il comitato editoriale del New York Post ha avuto questa risposta, un must-read:

Ricordiamo che l’ex partner di Hunter Biden in alcuni affari con la Cina, Tony Bobulinksi, si è fatto avanti nell’autunno del 2020, subito dopo che Miranda Devine aveva pubblicato la storia, ed ha confermato che le email di Hunter Biden con il suo nome erano vere. (È stato anche interrogato dall’FBI.) “Come ha fatto il New York Times [finalmente] ad autenticare il contenuto del portatile?” chiede l’intervistatore del New York Post. “Non lo dice… Nessun fatto è cambiato dall’autunno 2020. Sapevano che il portatile era reale fin dall’inizio. Solo che non volevano dirlo“.

Il comitato editoriale del New York Post ha anche menzionato l’incontro tra Joe Biden ed un funzionario di Burisma, la corrotta compagnia energetica ucraina che aveva assunto Hunter Biden e il suo socio Devon Archer per sedere nel suo consiglio di amministrazione. Il New York Times aveva messo in dubbio anche questo incontro, dissero, semplicemente citando un portavoce della campagna di Biden che aveva detto che l’incontro non risultava nel suo programma ufficiale. Beh! Se lo dice un portavoce della campagna di Biden…! Ma Miranda Devine può documentare che deve aver avuto luogo.

(Nota: non sto allegando gli articoli del New York Times su queste cose perché è un servizio in abbonamento che finge solo di riportare le notizie. In realtà dovreste dare loro dei soldi anche solo per leggere un articolo).

Sedici mesi dopo che Joe Biden è stato eletto – vincendo a malapena negli stati chiave – il New York Times ha ritenuto sicuro menzionare tranquillamente che il portatile era stato “autenticato“. Potete anche solo immaginare come sarebbe stato il loro resoconto su questo nell’ottobre 2020 se un simile portatile fosse appartenuto a qualcuno della famiglia di Donald Trump? Sarebbe stato più frenetico di un’orgia alimentata dalla droga al Chateau Marmont, uno dei posti preferiti da Hunter Biden per fare festa a Los Angeles.

Parlando di commenti imperdibili, Matt Vespa di Townhall ne ha fatto uno fantastico, sottolineando che la storia del portatile di Hunter Biden è stata La “sorpresa di ottobre” delle elezioni del 2020, sepolta dai media liberal e coperta dalle stesse persone che hanno diffuso il “dossier” Steele e l’intera bufala del Russiagate senza senso nel 2016.

Quante volte deve ancora succedere? Storia dopo storia, noi abbiamo avuto ragione e loro hanno dimostrato di avere torto, e loro continuano a cercare di continuare a mentire. Matt Vespa fa notare che quando è stato chiesto all’addetta stampa della Casa Bianca, Jen Psaki, non ha potuto fare altro che sviare debolmente. “Vi indicherei il Dipartimento di Giustizia”, ha detto, “ed anche i rappresentanti di Hunter Biden. Lui non lavora nel governo”. Questo è irrilevante, Jen, e tu lo sai.

Naturalmente, in quest’epoca in cui così tanti stanno (incautamente) prendendo le notizie dai social media, non era sufficiente che i giornali come il New York Times sopprimessero le informazioni prima delle elezioni. Anche Twitter doveva aiutare, e lo ha fatto, censurando attivamente il New York Post per giorni, come punizione per aver osato riportare una storia vera. “Twitter ci ha bandito per aver presumibilmente pubblicato ‘materiale violato’ che però non era stato violato”, ha detto il comitato editoriale. “Il CEO dell’azienda si è scusato, ma a quel punto, avevano già ottenuto ciò che volevano. Come il New York Times, avevano gettato abbastanza dubbi per evitare di mettere in cattiva luce il loro candidato preferito“.

Nell’ottobre del 2020, i lettori del New York Post (e di questa newsletter, naturalmente) sapevano “che Hunter Biden aveva perseguito affari in Europa e in Asia” per un valore di miliardi di dollari, e che “potrebbe aver sfruttato la posizione del padre come Vicepresidente per farlo“. C’era molto di più, come sapete, come il riferimento a mettere da parte il 10% del bottino per “il grande uomo”. Ma Twitter ed altri social media hanno fatto il possibile per contenere tutto questo.

Ed il termine “disinformazione russa” (usato in maniera intercambiabile con “disinformazione” e basta perché molti cosiddetti giornalisti non sembrano nemmeno conoscerne la distinzione) era apparso ovunque. Biden stesso ha incolpato la Russia, ad un dibattito presidenziale.

Tucker Carlson ha tenuto una grande intervista con Miranda Devine ed ha anche mandato in onda un divertente montaggio di “giornalisti” e funzionari pubblici che ripetevano più e più volte variazioni dello stesso argomento “disinformazione russa“.

Ho detto recentemente che Lesley Stahl doveva chiedere scusa al presidente Trump per averlo contraddetto durante un’intervista, dopo che lui aveva detto correttamente di essere stato spiato. Aggiornamento: ora ha bisogno di scusarsi due volte, questa volta per aver ripetutamente insistito che il portatile “non poteva essere verificato”. Quando Donald Trump la incalza per dirgli come invece lo sa, lei ha insistito vanamente che non poteva essere verificato.

Al presidente Donald Trump è stato chiesto – non da Lesley Stahl – dell’ammissione del New York Times sul portatile, e vorremmo lasciarvi con i suoi commenti, brevi e diretti al punto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom feb 20, 2022 9:52 am

Audizione della Commissione sul 6 gennaio: Nessuna "rivelazione scioccante"; si è raccontato solo "ciò che è già stato riferito"
L'Osservatore Repubblicano
10 giugno 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 8316587835

Un collaboratore del Comitato ristretto della Camera per indagare sull'attacco del 6 gennaio al Campidoglio degli Stati Uniti aveva confermato giovedì che le prime udienze pubbliche, previste per la trasmissione in prima serata, avrebbero ripreso in gran parte ciò che "è già stato riferito".
Il Washington Post ha riportato:
"Gli assistenti della commissione hanno cercato di mitigare le aspettative sulle rivelazioni scioccanti durante l'udienza di giovedì, inquadrando invece la sessione come un'argomentazione di apertura."
"La serata di giovedì servirà a collegare i puntini", ha detto un secondo assistente. "Molte cose sono state riferite e spezzoni sono stati condivisi. Ma il nostro obiettivo è quello di collegare tutto questo in una narrazione completa e di mostrare come si tratti di uno schema iniziato ben prima delle elezioni e proseguito fino al 6 gennaio".
Il Washington Post aveva anche riferito che la prima udienza si sarebbe concentrata sui gruppi dell'estrema destra, ma non era chiaro se sarebbero stati mostrati i filmati delle deposizioni di Jared Kushner ed Ivanka Trump, come era stato riferito in precedenza. Tutte le deposizioni sono state fatte a porte chiuse, come nella strategia di indagine sull'impeachment del deputato Adam Schiff (D), che fa parte della commissione.
Il presidente della commissione, Benni Thompson (D), che si è opposto alla certificazione dei voti del Collegio elettorale dell'Ohio per il presidente George W. Bush nel 2005, aveva previsto, in un estratto delle osservazioni preparate per la consegna: "Stasera, e nelle prossime settimane, vi ricorderemo la realtà di ciò che è accaduto quel giorno. Ma il nostro lavoro deve fare molto di più che guardare indietro. [...] La cospirazione per ostacolare la volontà del popolo non è finita".
Giovedì i Repubblicani della Camera hanno accusato i Democratici di aver usato le audizioni del Comitato del 6 gennaio per spingere per l'approvazione di una legislazione sui diritti di voto a loro gradita e per fare campagna elettorale per le elezioni del 2022 (e del 2024).
Nessuna prova o lista di testimoni è stata fornita all'opposizione o al pubblico. Altre audizioni saranno trasmesse la prossima settimana.
(Breitbart News)



Ieri sera è andato in scena tra media americani e solerti media italiani che riprendono pedissequamente, davvero un bel tentativo, sinceramente, un bel tentativo, per spiegare al pubblico come Donald Trump volesse mettersi al volante dell'auto presidenziale per unirsi ai manifestanti nell'assalto al Campidoglio.

L'Osservatore Repubblicano
29 giugno 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... yPFK9eC6Tl

La testimonianza è stata resa da Cassidy Hutchinson, assistente dell’ex capo dello staff della Casa Bianca di Trump, Mark Meadows, ascoltata dalla Commissione d’inchiesta che "indaga" sui fatti del 6 gennaio 2021.
Secondo quanto riportato dai media (trascriviamo da un importante e italico giornale senza linkarvi la fonte perché non riportiamo false notizie), il 6 gennaio dello scorso anno (qui citiamo) "Un Donald Trump furioso, sapendo che molti dei manifestanti in marcia su Washington erano armati, cercò di andare fino al Congresso per raggiungere il suo popolo e reagì con violenza quando i suoi assistenti glielo impedirono per non esporlo a gravi conseguenze legali: Trump allora si ribella: «Sono io il fottuto presidente», e cerca di afferrare il volante di The Beast, la limousine presidenziale, prendendo per il collo l’agente dei servizi che la guidava"... tutto bellissimo, però, c'è un però, nell'auto presidenziale, soprannominata "La Bestia", la zona del guidatore è separata da quella dei passeggeri per evidenti motivi di sicurezza. Strano come nessun giornalista l'abbia fatto notare sin da subito...
Davvero un bel tentativo, sinceramente gustoso, ma tuttavia segnale evidente che oramai la disinformazione dei "buoni e giusti" si sia spostata dall'ambito del verosimile ma falso a quello videoludico: impossibile non andare con la mente al famoso videogioco "Gran Theft Auto". È comunque una trama migliore di qualsiasi produzione originale Netflix.
Ora, sui social si è scatenato il pandemonio. Qui non ci rivolgiamo ai nostri follower, che sono bravissimi, ma al mondo lì fuori che dà peso a cose come questa pur di portare avanti una narrazione moribonda: se avete veramente creduto e diffuso questa "notizia", sappiate che la psichiatria è una nobile scienza medica ma ha dei limiti, qui vi serve parlare con un meccanico... o un carrozziere.


Gino Quarelo
Ho sentito la notizia data da quel "buon uomo" di Paolo Mieli (l'ex direttore del Corsera) a 24mattina con Simone Spezia. Che razza di fanfaroni e che vergogne umane!



Agenti dei servizi segreti disposti a testimoniare che Donald Trump non si è avventato sul volante durante la rivolta in Campidoglio
Fox News
29 giugno 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -fox-news/

“Sono il fottuto presidente. Portatemi subito in Campidoglio”, ha testimoniato l’ex assistente della Casa Bianca Cassidy Hutchinson, secondo cui Trump avrebbe detto questa frase ai servizi segreti il 6 gennaio

Due agenti dei servizi segreti sono pronti a testimoniare davanti al Congresso che l’allora presidente Donald Trump non si è scagliato contro il volante né li ha aggrediti nel tentativo di recarsi al Campidoglio durante la rivolta del 6 gennaio, come riferisce una fonte vicina ai servizi segreti a Fox News.

Le nuove ed esplosive accuse sono state fatte martedì da Cassidy Hutchinson, ex collaboratrice del capo dello staff della Casa Bianca di Trump, Mark Meadows.

Il consigliere della Casa Bianca, Pat Cipollone, aveva ripetutamente avvertito il personale nei giorni precedenti il comizio di Donald Trump che “saremo accusati di ogni genere di crimine immaginabile” se Trump si recherà al Campidoglio, ha testimoniato Cassidy Hutchinson.
L’ex assistente del capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows Cassidy Hutchinson testimonia davanti alla Commissione della Camera il 28 giugno 2022, mentre la rappresentante Liz Cheney (R-WY) la interroga. (Fox News)

Dopo il discorso sul prato all’Ellipse davanti alla Casa Bianca, Donald Trump sarebbe salito sul SUV presidenziale con l’intenzione di recarsi al Campidoglio, poi avrebbe avuto una “reazione molto forte e molto arrabbiata” quando il capo della scorta dei servizi segreti, Bobby Engel, disse che stavano tornando alla Casa Bianca.

Il Presidente avrebbe detto qualcosa del tipo: “Sono il fottuto Presidente. Portatemi subito in Campidoglio“, ha testimoniato Cassidy Hutchinson, riferendo ciò che le fu detto più tardi quel giorno da un altro assistente della Casa Bianca, Tony Ornato.

“Il Presidente si è avvicinato alla parte anteriore del veicolo per afferrare il volante. Il signor Engel gli ha afferrato il braccio e gli ha detto: “Signore, deve togliere la mano dal volante. Stiamo tornando nell’Ala Ovest. Non stiamo andando al Campidoglio”.
In questa foto di archivio del 6 gennaio 2021, con la Casa Bianca sullo sfondo, il presidente Donald Trump parla durante un comizio a Washington prima della rivolta del 6 gennaio. (Foto AP/Jacquelyn Martin, File)

Lo stesso Bobby Engel e l’autista dell’auto presidenziale, un agente dei servizi segreti il cui nome non è stato rivelato, sono però pronti a testimoniare davanti alla commissione sul 6 gennaio che il presidente non si è scagliato né contro di loro né tantomeno contro il volante. La commissione sul 6 gennaio ed i Servizi Segreti stanno discutendo se uno oppure entrambi dei due uomini appariranno davanti alle telecamere.

La notizia è stata originariamente riportata dalla NBC dopo la testimonianza di Cassidy Hutchinson di martedì.
Un ex collaboratrice della Casa Bianca ha testimoniato martedì che l’allora presidente Donald Trump voleva recarsi in Campidoglio durante la rivolta del 6 gennaio. (Foto AP/John Minchillo, File)

Jody Hunt, un ex funzionario del Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione di Donald Trump che rappresenta legalmente la Hutchinson, ha twittato che altre persone a conoscenza dei fatti dovrebbero presentarsi davanti alla commissione sul 6 gennaio.

“La signora Hutchinson ha testimoniato, sotto giuramento, ed ha raccontato ciò che le è stato detto“, ha twittato Hunt. “Anche coloro che sono a conoscenza dell’episodio dovrebbero testimoniare sotto giuramento”.



Molti commentatori di Destra vogliono così tanto essere apprezzati dalla Sinistra che sono disposti ad ignorare la verità sul Comitato sul 6 gennaio
Tratto e tradotto da un articolo di John Daniel Davidson per The Federalist
Il Comitato sul 6 gennaio sta facendo perdere la testa ai Never Trump – The Federalist
7 luglio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ederalist/

C’è qualcosa di molto sbagliato nel fatto che i media e i commentatori che si suppongono di centro-destra trattino il Comitato sul 6 gennaio come qualcosa di diverso dallo spaventoso processo staliniano che è. In particolare, questa settimana il Washington Examiner ed il National Review hanno pubblicato entrambi degli imbarazzanti e deliranti articoli sulle audizioni della Commissione. L’Examiner ha persino pubblicato un editoriale che dichiara: “Trump si è dimostrato di nuovo inadatto al potere“.

Perché Donald Trump sarebbe “inadatto al potere”? A causa della testimonianza dell’ex collaboratrice della Casa Bianca di Trump, Cassidy Hutchinson, di martedì scorso. La stampa aziendale l’ha acclamata come “esplosiva” e “dannosa”, è apparsa sulle prime pagine del New York Times e del Washington Post ed è stata riproposta fino alla nausea da tutti i notiziari via cavo.

Prima di arrivare a quanto detto dal Washington Examiner e dal National Review, dobbiamo parlare della testimonianza di Cassidy Hutchinson. La Hutchinson, che era stata annunciata come testimone di spicco per la Commissione, martedì ha effettivamente fatto una serie di affermazioni esplosive. Il problema è che non ha assistito a nulla. Le sue affermazioni per sentito dire sono andate in fumo quasi subito dopo la loro enunciazione, in alcuni casi perché le persone a conoscenza diretta della questione si sono subito fatte avanti per contestarle, in altri casi perché le affermazioni stesse erano ridicole di per sé.

Forse l’accusa più oltraggiosa della Hutchinson è stata quella secondo cui il 6 gennaio un furioso Presidente Trump avrebbe cercato di afferrare il volante del suo veicolo presidenziale e si sarebbe scagliato contro la sua scorta quando gli è stato detto che non poteva unirsi ai manifestanti in marcia dalla Casa Bianca al Campidoglio degli Stati Uniti dopo il suo comizio.

Cassidy Hutchinson ha ammesso però di non essere a conoscenza di questo presunto alterco fisico tra Donald Trump e la sua scorta e ha detto di aver riferito solamente una conversazione avuta con Tony Ornato, vice capo dello staff operativo della Casa Bianca, e Bobby Engel, capo della scorta di Trump.

Non molto tempo dopo la testimonianza della Hutchinson, Peter Alexander di NBC News ha riferito che lo stesso Bobby Engel e gli agenti dei servizi segreti che si trovavano nel veicolo con Trump quel giorno hanno affermato che il presidente non ha cercato di afferrare il volante e non ha aggredito alcun agente. In seguito, un portavoce dei Servizi Segreti ha dichiarato ad Alexander che tutti gli agenti che si trovavano nel SUV del presidente il 6 gennaio sono “disponibili a testimoniare sotto giuramento, rispondendo alle nuove accuse di [Hutchinson]”.

POLITICO ha poi riportato che la Commissione sul 6 gennaio non ha nemmeno contattato i servizi segreti prima di mandare in onda la testimonianza della Hutchinson: “Anthony Guglielmi, capo delle comunicazioni del servizio, ha dichiarato a POLITICO che gli investigatori del comitato non hanno chiesto al personale dei servizi segreti di ripresentarsi o di rispondere per iscritto alle domande nei dieci giorni precedenti l’audizione della Hutchinson”.

Ma questo non è stato l’unico problema della testimonianza di Cassidy Hutchinson. Ha anche affermato di aver scritto una nota su una potenziale dichiarazione di Trump per sedare i disordini al Campidoglio. In realtà, la nota è stata scritta dall’avvocato della Casa Bianca di Trump, Eric Herschmann.

“La nota scritta a mano che Cassidy Hutchinson ha testimoniato essere stata scritta da lei è stata in realtà scritta da Eric Herschmann il 6 gennaio 2021”, ha dichiarato un portavoce di Herschmann. “Tutte le fonti con conoscenza diretta e le forze dell’ordine hanno confermato e confermeranno che è stato scritto dal signor Herschmann”.

Tutto questo era già noto ed era già stato riportato, almeno in parte, lo stesso giorno in cui la Hutchinson ha testimoniato davanti alla Commissione. Questo non ha però impedito ai redattori del Washington Examiner di assecondare il resto dei media aziendali e di limitarsi a rigurgitare le affermazioni oltraggiose e già smentite di Cassidy Hutchinson, prima di concludere: “La testimonianza della Hutchinson ha confermato un ritratto sconsolante di Trump come persona instabile, senza legami ed assolutamente incurante del suo dovere per cui ha giurato di effettuare una transizione pacifica del potere presidenziale”.

La testimonianza della Hutchinson non ha fatto nulla di tutto ciò, e la ridicola arringa morale dei redattori del Washington Examiner non rende il suo racconto più credibile. Semmai, la Hutchinson ha involontariamente confermato che il Comitato sul 6 gennaio è un processo farsesco, il cui scopo è criminalizzare l’opposizione politica al governo del Partito Democratico e promuovere la falsa narrativa secondo cui il Presidente Trump non è solo responsabile della rivolta del 6 gennaio, ma è anche colpevole di tradimento.

C’è da chiedersi cosa ci sia di sbagliato in questi redattori per pubblicare una simile spazzatura. Non si rendono conto che uno degli obiettivi propagandistici del comitato che indaga sul 6 gennaio è proprio quello di suscitare questo tipo di editoriali? Missione compiuta, Liz Cheney!

Ancora peggiore, per certi versi, è stata la presa di posizione di Tim Carney, editorialista del Washington Examiner e senior fellow dell’American Enterprise Institute (che, a dire il vero, ultimamente ha avuto difficoltà a pensare con lucidità a Donald Trump). Mercoledì, molto tempo dopo che i problemi della testimonianza della Hutchinson erano ampiamente noti, Carney ha scritto un articolo involontariamente esilarante dal titolo “Ignorate le distrazioni dei Democratici: Ecco come Trump ha dimostrato la sua inadeguatezza il 6 gennaio“.

Ah, sì? Perché la cosa su cui dobbiamo concentrarci non è la falsa testimonianza per sentito dire di una testimone palesemente inaffidabile in un processo show in stile sovietico condotto dai Democratici della Camera, ma come possiamo rigirare questo episodio per rimproverare la Destra su come Trump non sia stato un “buon pastore”? È come se Carney se ne stesse seduto a pensare a come aiutare la Sinistra, anche quando i suoi schemi ingannevoli stanno tutti saltando per aria in diretta nazionale.

Da parte sua, il National Review ha pubblicato martedì sera un lungo articolo di Andrew McCarthy che dichiarava la testimonianza di Cassidy Hutchinson “devastante”, anche se parti fondamentali di essa erano già state messe in discussione da persone che erano a conoscenza diretta dei fatti. Da allora, McCarthy ha scritto altri due post su come la Commissione sul 6 gennaio abbia sminuito la testimonianza “devastante” della Hutchinson e sul fatto che il suo sentito dire sia “in parte irrilevante e in parte impreciso”. (McCarthy, per chi non lo sapesse, è un ex procuratore federale che nel corso della sua attività di opinionista ha gettato acqua fredda per spegnere anche dei semplici suggerimenti secondo cui l’ex direttore dell’FBI James Comey potesse essere un disonesto, che Robert Mueller potesse essere fuori come un balcone o che l’FBI mai avrebbe potuto cercare di ottenere un mandato di sorveglianza FISA sulla base di un’enorme sciocchezza, nonostante abbia poi scritto un libro che confuta quest’ultima affermazione).

Racconto questa deprimente ondata di commenti non perché sia avvincente, ma perché è rappresentativa di uno strano tic della Destra di voler fare da portavoce per la Sinistra, rimproverando e tradendo al contempo le persone con cui dovrebbe stare dalla stessa parte. Non so se questo derivi dall’ardente desiderio di essere apprezzati dai loro colleghi di Sinistra e dai guru della cultura del New York Times e dell’Atlantic, o se in realtà vogliano solo scrivere per quelle testate e partecipare ai programmi della domenica.

O forse disprezzano segretamente la Destra ed hanno bisogno di sentirsi fedeli ai loro principi e di “dire la verità” anche se è quella che deriva dal loro punto di vista. Forse li fa sentire giusti e nobili.

Non lo so. Ma so che la testimonianza che abbiamo ascoltato martedì era una farsa, che la Commissione sul 6 gennaio è uno spettacolo abissale ed un abuso del potere governativo, e che chiunque a Destra non riesca a capirlo debba appendere il cappello da commentatore al chiodo o andare a chiedere al The Atlantic di ospitare una sua newsletter. Ho sentito dire che è un bel lavoro, sempre se si riesce ad ottenerlo.

John Daniel Davidson è redattore senior di The Federalist. Ha scritto sul Wall Street Journal, sulla Claremont Review of Books, sul New York Post ed altrove.


I media dell’establishment hanno trattato la testimonianza dell’ex collaboratrice della Casa Bianca Cassidy Hutchinson davanti alla Commissione sul 6 gennaio come se fosse stata una “condanna per Donald Trump”, prima che le sue affermazioni cominciassero a crollare
Le 8 “rivelazioni bomba” della testimonianza di Cassidy Hutchinson sono tutte false

Joel B. Pollak, Breitbart News
Tratto e tradotto da un articolo di Joel B. Pollak per Breitbart News
3 luglio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... bart-news/

Il fatto che Cassidy Hutchinson sia stata vista abbracciare i membri del Comitato che indaga sul 6 gennaio, come se fossero partner di un’impresa comune piuttosto che investigatori alla ricerca della verità, avrebbe dovuto far scattare l’allarme – ma non è stato così, finché non è stato troppo tardi.

Il Los Angeles Times, insieme ad altri – tra cui Fox News – ha messo da parte le regole fondamentali del giornalismo, accettando come fatti le improvvide affermazioni di una testimone la cui testimonianza si basava interamente su delle dicerie e che non è mai stata sottoposta ad alcun controinterrogatorio.

Il Los Angeles Times ha pubblicato un elenco di quelle che ha definito otto “rivelazioni bomba”, alcune delle quali sono state presto sfatate, altre rimangono ancora dubbie ed altre ancora sono solo una ripetizione di cose già note o che altri testimoni avevano già raccontato durante l’inchiesta.

“Diversi collaboratori di Donald Trump sapevano del rischio di violenza prima del 6 gennaio” – come lo stesso presidente, che per questo motivo aveva autorizzato il ricorso allo schieramento della Guardia Nazionale per mettere in sicurezza il Campidoglio in anticipo, anche se la presidente della Camera Nancy Pelosi lo aveva rifiutato.

“Donald Trump sapeva che i partecipanti al comizio del 6 gennaio erano armati” – le “armi” in questione non erano fucili AR-15, come la commissione ha lasciato intendere, ma piuttosto una varietà di strumenti – aste di bandiere, scudi, spray al peperoncino – che chiunque poteva vedere anche guardano la televisione.

“I consulenti della Casa Bianca hanno sollevato dubbi sul discorso di Donald Trump” – Questo era già noto da precedenti testimonianze, anche se in senso generale è del tutto irrilevante: il compito dei consulenti legali è quello di sollevare dubbi su quasi tutti i discorsi dei presidenti.

“Donald Trump voleva recarsi al Campidoglio il 6 gennaio” – Il LA Times ammette che Trump stesso aveva già detto di voler guidare i manifestanti in una marcia (pacifica) verso il Campidoglio, anche se l’ex capo dello staff Mark Meadows ha detto che era solo una metafora.

“Donald Trump si è affrettato a prendere il volante della limousine presidenziale per andare in Campidoglio” – Questa accusa è stata specificamente smentita dai due testimoni che la stessa Hutchinson ha citato, e lo stesso Secret Service, che è la scorta presidenziale, ha detto di essere pronto a negare questa improbabile affermazione.

“Donald Trump non ha voluto agire per fermare la rivolta del 6 gennaio” – La riluttanza di Trump ad agire e i suoi ritardi una volta che è diventato chiaro che i rivoltosi erano all’interno del Campidoglio sono stati oggetto di critiche fin dal 6 gennaio del 2021. Non si tratta quindi di informazioni nuove.

“Donald Trump ha lanciato il suo pranzo contro il muro dopo aver letto l’articolo di William Barr” – Questa affermazione è una delle tante che la Hutchinson ha fatto basandosi solo sul sentito dire. Potrebbe essere considerata degna di nota, se ci fossero prove o testimonianze a sostegno, ma non ci sono.

“Donald Trump e Mark Meadows volevano includere l’annuncio della grazia nel discorso fatto il 7 gennaio” – Se fosse vero, non sarebbe rilevante: data l’indagine troppo zelante su chiunque sia legato a Trump, sarebbe ragionevole che anche persone innocenti chiedano la grazia.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom apr 10, 2022 10:38 am

È sempre stata Hillary Clinton
The Wall Street Journal
2 luglio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... t-journal/

Il manager della campagna elettorale del 2016 di Hillary Clinton ha confermato che fu proprio lei ad approvare un piano per insinuare una falsa accusa su una collusione di Donald Trump con la Russia, avvalendosi anche dell’aiuto di un giornalista

La narrazione su una presunta collusione tra Donald Trump e la Russia nel 2016 e negli anni successivi è stata un trucco sporco per i tempi che furono, ed ora sappiamo che proveniva proprio dalla candidata Hillary Clinton. Questa è stata in sostanza la testimonianza di Robby Mook, manager della campagna elettorale della Clinton nel 2016, in un tribunale federale e, sebbene questa notizia non sia una sorpresa, è comunque preoccupante trovare le sue impronte digitali su questa arma politica.

Robby Mook ha reso questa testimonianza nel processo del procuratore speciale John Durham contro Michael Sussmann, l’avvocato che era stato accusato di aver mentito all’FBI. Nel settembre 2016, Sussmann aveva portato all’FBI le accuse di un legame segreto di Donald Trump con una banca russa, l’Alfa Bank, affermando però di non stare agendo per conto di alcun particolare cliente. I procuratori hanno sostenuto invece che stesse lavorando per la campagna di Hillary Clinton.

Michael Sussmann è stato poi assolto dall’accusa di aver mentito all’FBI.

I pubblici ministeri hanno presentato però prove convincenti che Michael Sussmann abbia lavorato con dei ricercatori informatici e con una società di ricerca chiamata Fusion GPS per produrre le affermazioni per conto della campagna della Clinton e per poi fornirle all’FBI. Un agente dell’FBI ha testimoniato che una prima analisi dell’ufficio aveva rapidamente respinto le affermazioni come “non plausibili”.

I procuratori hanno anche chiesto a Robby Mook quale fosse il suo ruolo nell’inoltrare le accuse di una collusione con l’Alfa Bank alla stampa. Mook ha ammesso che la campagna della Clinton non aveva le competenze per verificare quei dati, e che la decisione di fornire le affermazioni su Alfa Bank ad un giornalista è stata presa da Mook stesso, dal consigliere politico Jake Sullivan (ora consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden), dalla direttrice delle comunicazioni Jennifer Palmieri e dal presidente della campagna John Podesta. Mook ha detto che Hillary Clinton era stata interpellata sul piano e lo aveva approvato. Un articolo sulle accuse di un collegamento tra Donald Trump e Alfa Bank è poi apparso su Slate, una pubblicazione online di Sinistra.

Il 31 ottobre del 2016, Jake Sullivan rilasciava una dichiarazione in cui menzionava l’articolo di Slate, scrivendo: “Questo potrebbe essere il collegamento più diretto tra Donald Trump e Mosca“.

Hillary Clinton aveva retwittato la dichiarazione di Sullivan commentando: “Gli informatici hanno apparentemente scoperto un server segreto che collega la Trump Organization a una banca con sede in Russia“. “Apparentemente” ha comportato un lavoro molto impegnativo in questa frase.

In breve, la campagna della Clinton ha creato le accuse a Donald Trump, l’ha data in pasto ad una stampa credulona che non ha confermato le accuse ma le ha comunque diffuse, quindi ha promosso la storia come se fosse una notizia vera. La campagna ha anche consegnato le affermazioni all’FBI, dando ai giornalisti un’altra scusa per presentare le accuse come “serie” e forse anche “vere”.

La maggior parte della stampa ignorerà questa notizia, ma la narrazione sulla collusione tra Donald Trump e la Russia che Hillary Clinton ha sancito ha fatto un danno enorme agli Stati Uniti. Ha disonorato l’FBI, ha umiliato la stampa e tenuto il Paese sopra un’indagine durata tre anni che non ha portato a nulla. Vladimir Putin non si è mai neanche lontanamente avvicinato a fare così tanti danni con la sua “disinformazione russa” come Hillary Clinton invece ha fatto.



I media dell’establishment hanno trattato la testimonianza dell’ex collaboratrice della Casa Bianca Cassidy Hutchinson davanti alla Commissione sul 6 gennaio come se fosse stata una “condanna per Donald Trump”, prima che le sue affermazioni cominciassero a crollare
Le 8 “rivelazioni bomba” della testimonianza di Cassidy Hutchinson sono tutte false

Joel B. Pollak, Breitbart News
Tratto e tradotto da un articolo di Joel B. Pollak per Breitbart News
3 luglio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... bart-news/

Il fatto che Cassidy Hutchinson sia stata vista abbracciare i membri del Comitato che indaga sul 6 gennaio, come se fossero partner di un’impresa comune piuttosto che investigatori alla ricerca della verità, avrebbe dovuto far scattare l’allarme – ma non è stato così, finché non è stato troppo tardi.

Il Los Angeles Times, insieme ad altri – tra cui Fox News – ha messo da parte le regole fondamentali del giornalismo, accettando come fatti le improvvide affermazioni di una testimone la cui testimonianza si basava interamente su delle dicerie e che non è mai stata sottoposta ad alcun controinterrogatorio.

Il Los Angeles Times ha pubblicato un elenco di quelle che ha definito otto “rivelazioni bomba”, alcune delle quali sono state presto sfatate, altre rimangono ancora dubbie ed altre ancora sono solo una ripetizione di cose già note o che altri testimoni avevano già raccontato durante l’inchiesta.

“Diversi collaboratori di Donald Trump sapevano del rischio di violenza prima del 6 gennaio” – come lo stesso presidente, che per questo motivo aveva autorizzato il ricorso allo schieramento della Guardia Nazionale per mettere in sicurezza il Campidoglio in anticipo, anche se la presidente della Camera Nancy Pelosi lo aveva rifiutato.

“Donald Trump sapeva che i partecipanti al comizio del 6 gennaio erano armati” – le “armi” in questione non erano fucili AR-15, come la commissione ha lasciato intendere, ma piuttosto una varietà di strumenti – aste di bandiere, scudi, spray al peperoncino – che chiunque poteva vedere anche guardano la televisione.

“I consulenti della Casa Bianca hanno sollevato dubbi sul discorso di Donald Trump” – Questo era già noto da precedenti testimonianze, anche se in senso generale è del tutto irrilevante: il compito dei consulenti legali è quello di sollevare dubbi su quasi tutti i discorsi dei presidenti.

“Donald Trump voleva recarsi al Campidoglio il 6 gennaio” – Il LA Times ammette che Trump stesso aveva già detto di voler guidare i manifestanti in una marcia (pacifica) verso il Campidoglio, anche se l’ex capo dello staff Mark Meadows ha detto che era solo una metafora.

“Donald Trump si è affrettato a prendere il volante della limousine presidenziale per andare in Campidoglio” – Questa accusa è stata specificamente smentita dai due testimoni che la stessa Hutchinson ha citato, e lo stesso Secret Service, che è la scorta presidenziale, ha detto di essere pronto a negare questa improbabile affermazione.

“Donald Trump non ha voluto agire per fermare la rivolta del 6 gennaio” – La riluttanza di Trump ad agire e i suoi ritardi una volta che è diventato chiaro che i rivoltosi erano all’interno del Campidoglio sono stati oggetto di critiche fin dal 6 gennaio del 2021. Non si tratta quindi di informazioni nuove.

“Donald Trump ha lanciato il suo pranzo contro il muro dopo aver letto l’articolo di William Barr” – Questa affermazione è una delle tante che la Hutchinson ha fatto basandosi solo sul sentito dire. Potrebbe essere considerata degna di nota, se ci fossero prove o testimonianze a sostegno, ma non ci sono.

“Donald Trump e Mark Meadows volevano includere l’annuncio della grazia nel discorso fatto il 7 gennaio” – Se fosse vero, non sarebbe rilevante: data l’indagine troppo zelante su chiunque sia legato a Trump, sarebbe ragionevole che anche persone innocenti chiedano la grazia.



Jonathan Turley: “Il Tribunale della Speaker Pelosi” – Ecco come la Speaker della Camera ha compromesso la legittimità del suo Comitato che indaga sul 6 gennaio
9 luglio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... 6-gennaio/

Riportiamo di seguito l’articolo pubblicato su The Hill dal professor Turley sulle audizioni del Comitato che indaga sul 6 gennaio e su come i Democratici abbiano minato la legittimità della loro inchiesta rompendo la lunga tradizione di partecipazione bipartisan ed equilibrata a tali comitati speciali del Congresso americano

Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.

Molti di noi sostengono lo sforzo per pubblicare ulteriori informazioni e prove su ciò che è accaduto quel giorno (il 6 gennaio del 2021). Tuttavia, la Speaker della Camera Nancy Pelosi ha deciso di rinunciare anche solo a fingere di stare svolgendo un’inchiesta “bipartisan e completa“.

Nel 1924, Lord Gordon Hewart dichiarò: “La giustizia non solo deve essere applicata, ma deve essere palesemente e indubbiamente percepita come tale quando viene applicata“. Lord Gordon Hewart, capo della giustizia britannica, riteneva che anche la più piccola accusa di parzialità mossa anche solo all’ultimo dei cancellieri del tribunale significasse che la giustizia non sarebbe stata vista più come tale e che, quindi, non si sarebbe compiuta.

La citazione di Lord Gordon Hewart mi è venuta in mente mentre guardavo l’apertura delle audizioni pubbliche del Comitato della Camera che indaga sul 6 gennaio. La Speaker della Camera Nancy Pelosi ha deciso un anno fa di rompere con la tradizione e di bloccare la nomina di due membri Repubblicani scelti dai leader del GOP. In risposta, il leader della minoranza della Camera Kevin McCarthy ha ritirato le altre nomine per la commissione, e la Pelosi in risposta ha quindi fatto sedere due Repubblicani fermamente contrari a Donald Trump – i rappresentanti Liz Cheney (del Wyoming) e Adam Kinzinger (dell’Illinois).

Il Congresso ha una lunga storia di commissioni d’inchiesta e di selezione dei membri in maniera bipartisan. Molte sono state formate durante profonde spaccature politiche, eppure, per 230 anni, il Congresso ha mantenuto salda la necessità di una composizione bipartisan delle sue commissioni. È stato così per le commissioni sul Watergate, per la Commissione della Camera sugli assassinii, per la Commissione speciale per indagare sul programma della difesa nazionale, per la Commissione della Camera per indagare sulle transazioni di armi segrete e per altre indagini. Sarebbe stato facile fare quadrato e limitarsi a nominare i membri di ognuna di queste commissioni “per partito preso”, ma i leader del Congresso del passato avevano capito che la credibilità di queste indagini richiedesse equilibrio, anche per i punti di vista opposti.

La decisione di Nancy Pelosi di sventare questo processo è stata una sorta di gioco di muscoli. In qualità di testimone del primo impeachment di Donald Trump, sono stato molto critico nei confronti della sua insistenza sul fatto che la Camera dovesse avviare per forza l’impeachment prima di Natale, invece di condurre la tradizionale indagine sull’impeachment ascoltando tutti i testimoni. Invece di costruire un caso più convincente, Nancy Pelosi preferì imporre l’impeachment, praticamente senza documentazione probatoria, nonostante la certezza di una sconfitta al Senato. Nel secondo impeachment, ha fatto pure di meglio: Non ha tenuto alcuna udienza e ha fatto passare il primo “impeachment a raffica“ della storia americana.

Anche la commissione sul 6 gennaio è stata spogliata di ogni pretesa. È stata una mossa politica sottile come quella della Pelosi di strappare il discorso sullo Stato dell’Unione del Presidente Trump. Alla domanda su cosa sperasse di ottenere dalla commissione nel primo giorno di audizioni, Nancy Pelosi si è riferita in modo eloquente ad una “narrazione“. È la differenza tra “perseguire” e “simulare” la giustizia.

Secondo il New York Times, questa “narrazione” ha lo scopo di “riformulare il messaggio per le elezioni di metà mandato“ e di “dare ai [Democratici] una piattaforma per spiegare in modo più ampio perché essi meritino di rimanere al potere“. Il tutto è stato confezionato con l’aiuto di una figura mediatica di alto livello che ha contribuito a mettere in scena l’evento. Gran parte dei media ha sottolineato come le udienze sarebbero state “imperdibili” ed avrebbero costretto gli elettori a “non distogliere lo sguardo” dal “colpo di Stato” di Donald Trump. Le prove contrarie sono state eliminate. Così, Donald Trump è stato mostrato mentre invitava i manifestanti a “marciare” sul Campidoglio – ma non le sue parole di farlo “pacificamente”.

Questa frase omessa difficilmente avrebbe scagionato l’ex presidente. Ho condannato pubblicamente il discorso di Donald Trump mentre veniva pronunciato ed ho chiesto un voto bipartisan di censura per riconoscere la sua responsabilità nella rivolta del Campidoglio. I nuovi filmati mostrati dalla commissione hanno solo amplificato la repulsione che molti di noi hanno provato nell’assistere a questa profanazione del Campidoglio e del nostro processo costituzionale. Tuttavia, tali resoconti unilaterali privano questi procedimenti di un senso di autenticità e autorità.

Ma invero, essi forniscono proprio ciò che Nancy Pelosi chiedeva: una politica svincolata dal processo. Ironia della sorte, è lo stesso rifiuto del processo democratico e dei principi che veniva spesso attribuito da lei a Donald Trump.

Il peccato è che avrebbe potuto essere molto di più se la commissione fosse stata equilibrata e avesse permesso un campo d’indagine più ampio.

Ad esempio, i primi due testimoni hanno sottolineato la controversia in corso sull’incapacità del Congresso di prepararsi adeguatamente alla rivolta, nonostante i ripetuti avvertimenti giunti dalla Casa Bianca. L’agente di polizia del Campidoglio Caroline Edwards e Nick Quested, un documentarista britannico, hanno entrambi notato la scioccante assenza di un numero sufficiente di agenti intorno al Campidoglio. Quested ha descritto “centinaia” di Proud Boys in marcia verso il Campidoglio e ha visto un solo agente nei dintorni; Edwards ha parlato di una manciata di agenti che dovevano trattenere centinaia di manifestanti. L’equipaggiamento anti-sommossa non è stato distribuito o è stato deliberatamente negato. Gli obiettivi di sicurezza sono stati ignorati e persino Edwards ha ammesso che gli agenti sono stati rapidamente e facilmente sopraffatti a causa della mancanza di supporto.

Quattro giorni prima della rivolta, i registri indicano che al Campidoglio era stato chiesto se avesse voluto richiedere il supporto della Guardia Nazionale, ma venne rifiutato. Tuttavia, il Washington Post e PolitiFact avevano insistito sul fatto che ciò fosse falso. Sarebbe utile avere una storia completa sulle decisioni prese, ma i leader della Camera sembrano aver limitato le indagini sul fallimento nel fornire personale o equipaggiamento adeguato agli agenti sulla scena, nell’erigere recinzioni o nel chiamare la Guardia Nazionale dopo lo scoppio della rivolta.

Questa prima udienza sembrava la dichiarazione di apertura senza contraddittorio di un procedimento contro “persona non gradita”, un’udienza progettata per denunciare od espellere un individuo. Gran parte delle prove erano volte a dimostrare che a Donald Trump era stato ripetutamente detto che avesse perso le elezioni e che quindi non avesse alcuna base in buona fede per contestare la certificazione delle elezioni.

Molti di noi hanno detto esattamente questo due anni fa. Inoltre, se lo sforzo è quello di condannare Donald Trump per essere una persona “narcisista” o “vigliacca”, non c’è bisogno di una commissione del Congresso per far capire questa tesi alla base elettorale dei Democratici o a gran parte del resto dell’America.

Forse l’elemento più sorprendente dell’inizio delle audizioni è la persona che è stata dipinta come il “custode della democrazia”: l’ex procuratore generale William Barr. Dopo che i Democratici avevano chiesto ripetutamente l’impeachment o addirittura l’incriminazione di Barr, quest’ultimo è stato mostrato come un “custode della democrazia” per essersi opposto alle affermazioni e alle richieste di Donald Trump. Per coloro che hanno difeso William Barr per anni, è stato uno spettacolo gradito ma strano a vedersi.

Ci sono molte prove che gli uomini di Donald Trump abbiano pianificato una sfida alla certificazione dei voti, ma questo era sempre stato ampiamente annunciato. Non molto tempo dopo le elezioni, ho scritto di questa possibilità in quella che ho definito la “strategia della Morte Nera“. Non è un crimine pianificare una sfida di questo tipo. Senza alcun legame diretto con l’organizzazione od il sostegno alla violenza che ne deriverebbe, rimarrebbe un fallimento morale, ma non dal punto di vista di una responsabilità davanti alle leggi.

In effetti, se fossero state ammesse le opinioni opposte, i Repubblicani probabilmente chiederebbero la testimonianza del presidente della commissione Bennie Thompson, che ha votato per contestare la certificazione dei risultati della rielezione del presidente George W. Bush nel 2004; il membro della commissione Jamie Raskin ha cercato di contestare la certificazione di Donald Trump nel 2016. Entrambi lo hanno fatto in base alla stessa legge che i sostenitori di Donald Trump al Congresso hanno utilizzato nel 2020.

Addirittura, la stessa Nancy Pelosi ed il presidente della commissione giudiziaria del Senato, Dick Durbin, hanno elogiato la sfida organizzata dall’allora senatrice Barbara Boxer contro George W. Bush nel 2004.

La differenza, ovviamente, è che sebbene nel 2016 ci sono state delle proteste molto violente a Washington, non sono riusciti a fare irruzione nel Campidoglio.

Tuttavia, visti i precedenti, era più importante che mai che i leader della Camera rafforzassero la credibilità di questa commissione aderendo al principio, da sempre rispettato, delle nomine bipartisan.

Ma questa è la “corte” della Presidente Nancy Pelosi – non quella di Lord Gordon Hewart – dove l’unica cosa “manifestamente ed indubbiamente” garantita è la politica, senza la pretesa di principi.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom apr 10, 2022 10:38 am

Nuove grane per Trump: chi è che lo accusa
Orlando Sacchelli
12 luglio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/nu ... 1657664045

Nuove dure accuse contro Donald Trump. Durante la settima udienza della commissione parlamentare d'inchiesta sull'assalto a Capitol Hill, avvenuto il 6 gennaio 2021, l'ex avvocato della Casa Bianca Pat Cipollone ha testimoniato che "non c'erano prove sufficienti a ribaltare l'esito delle elezioni" e che Trump, dopo il fallimento dei ricorsi e le conclusioni del ministero della giustizia, avrebbe dovuto "riconoscere la sconfitta". Cipollone ha poi raccontato di aver definito come "un'idea terribile" la proposta di alcuni consiglieri di Trump di sequestrare le macchine che conteggiavano le schede elettorali, spiegando che l'esecutivo non aveva "alcuna autorità legale" per farlo.

"Trump è un uomo di 76 anni, non un bambino impressionabile, ed è responsabile delle sue azioni", ha detto Liz Cheney, vicepresidente della commissione. La seduta si è focalizzata principalmente sui rapporti tra l'entourage di Trump e i gruppi di destra come Proud Boys e Oath Keepers, che presero parte all'assalto al Congressoper ribaltare l'esito del voto. L'ex presidente, ha proseguito Cheney, non può scaricare la colpa sui suoi consiglieri. Ed ha poi preannunciato che sarebbero state presentate evidenze che il team legale di Trump, guidato da Rudolph Giuliani, sapeva che le accuse di brogli erano infondate.

"Grande protesta a D.C. il 6 gennaio. Siateci, sarà folle!". Grande attenzione da parte della commissione d'inchiesta su questo appello lanciato su Twitter da Trump il 18 dicembre 2020. Viene indicato come una sin troppo chiara chiamata all'azione, l'invito a mobilitarsi per i sostenitori del presidente. Ma quelle parole davvero contribuirono a scatenare la rivolta contro il Congresso, chiamato a ratificare l'elezione di Biden (irregolare secondo Trump)? L'accusa nei confronti dell'ex presidente cerca di dimostrare questo, sottolineando che quel tweet avrebbe generato, sulla rete, altri appelli ancora più esasperati per una grande mobilitazione generale.

Cipollone descrive il clima che si respirò alla Casa Bianca il 18 dicembre 2020, durante una riunione tra il presidente Trump e alcuni suoi stretti collaboratori, tra cui la procuratrice federale Sidney Powell e l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. Cipollone rivela di essere stato attaccato duramente, e come lui pure il suo collega Eric Herschmann, e aggiunge che gli uomini più vicini al presidente, tra cui Rudy Giuliani, mostravano "un generale disprezzo per le prove a supporto di ciò che dicevano a proposito dei brogli". C'è anche chi, come Derek Lyons, ex membro dello staff della Casa Bianca, ha parlato di insulti e urla. E la Powell pretendeva che gli avvocati della Casa Bianca venissero accompagnati alla porta e licenziati.

L'allora vice presidente Mike Pence, prosegue Cipollone, "non aveva l'autorità legale per ribaltare il voto". Con questa dichiarazione di fatto contraddice la tesi sempre sostenuta da Trump. Pence "fece la cosa giusta", prosegue Cipollone, "la cosa coraggiosa".

C'è anche un'altra testimonianza importante, è quella di Katrina Pierson, ex portavoce della campagna di Trump. Alla vigilia del comizio del 6 gennaio 2021 la donna inviò un messaggio al capo dello staff presidenziale, Mark Meadows, per avvertirlo che le "cose sarebbero sfuggite di mano". La Pierson, che seguì Trump e organizzò il comizio prima dell'assalto a Capitol Hill, racconta di aver mandato un messaggio a Meadows, il 2 gennaio, per metterlo in guardia dei rischi che vi erano. Meadows la richiamò pochi minuti dopo per cercare di capire di cosa si trattasse. A quel punto la Pierson gli disse che diverse persone "molto sospette" avrebbero partecipato al comizio. Lo stesso giorno, secondo quanto raccontato alla commissione dall'ex consigliera presidenziale Cassidy Hutchinson, Meadows disse che le cose "sarebbero finite molto male".


Alberto Pento
Quante demenzialità menzognere che scrivono! Proprio come con il russiagate nella campagna elettorale del 2016 e poi durante i quattro anni dell'amministrazione Trump, per demonizzarlo con ogni possibile calunnia e diffamazione.




Capitol Hill, Trump scelse di «non agire». La commissione d'inchiesta: indifendibile, gettò benzina sul fuoco
Venerdì 22 Luglio 2022

https://www.ilmessaggero.it/mondo/trump ... 28446.html

Donald Trump ha «scelto di non agire» il 6 gennaio. Nonostante le pressioni dei suoi consiglieri, inclusi i figli Ivanka e Eric, l'ex presidente è stato inamovibile, incollato davanti alla tv a guardare l'assalto tramesso da Fox. E così facendo ha «tradito il suo giuramento alla Costituzione», «non ha difeso il Paese» e ha «abdicato i suoi obblighi». La commissione di inchiesta sull'assalto al Congresso ricostruisce i 187 minuti dell'insurrezione, da quando Trump lasciò il palco dopo aver invitato i suoi sostenitori a marciare su Capitol Hill a quando ha postato il video su Twitter chiedendo ai suoi fan di andare a casa. «Ha aperto la strada alla violenza e alla corruzione» con i suoi tentativi di ribaltare l'esito del voto e per questo deve «essere ritenuto responsabile», afferma il presidente della commissione speciale, il democratico Bennie Thompson.

Assalto a Capitol Hill, Trump scelse di «non agire»

Tramite video e testimonianze dal vivo e non, la commissione ripercorre - minuto per minuto - quelle poco più di tre ore di panico. Ore di tensione alla Casa Bianca con quasi tutti i consiglieri del presidente che hanno cercato invano di convincerlo a intervenire e fermare la protesta. Trump non ha sentito nessuno e anzi, poco prima che la violenza esplodesse con forza, ha twittato contro l'ex vicepresidente Mike Pence definendolo un "codardo" per voler certificare il voto. In quelle ore in Congresso, Pence è stato immediatamente allontano dal Secret Service: gli agenti - riferisce la commissione - erano così preoccupati che potesse accadere il peggio che hanno telefonato alle loro famiglie per salutarle.

Con il cinguettio sul vicepresidente Trump «ha gettato benzina sul fuoco», ha di fatto dato l'«autorizzazione» ai manifestanti ad alzare i toni, afferma davanti alla commissione Sarah Matthew, l'ex vice portavoce della Casa Bianca. Mentre a Capitol Hill la situazione esplodeva, l'ex presidente era impegnato con un braccio di ferro con i suoi che volevano farlo twittare per clamare gli animi e invitare alla pace. Ci sono volute ore, fino alle 16.02, prima che Trump si convincesse a postare un video distensivo in cui chiedeva ai manifestanti di andare a casa, Un video reso possibile in parte grazie all'intervento di Ivanka che ha aiutato a trovare le parole adatte, quelle gradite al presidente.

«Tutti» alla Casa Bianca e fuori «volevano uno stop delle proteste. Tutti tranne Trump», mette in evidenza il deputato repubblicano Adam Kinzinger, membro della commissione sul 6 gennaio. Durante le due ore e 45 minuti di udienza, la commissione ha presentato anche il video di Trump del 7 gennaio, quando a oltre 24 ore di distanza dall'attacco parlava alla nazione ma solo dopo che gli era stata ventilata la possibilità reale di un impeachment e di un ricorso al 25mo Emendamento. Il video mostra Trump rifiutarsi di dire che le «elezioni sono chiuse»: «Non posso dirlo. Dico che il Congresso ha certificato» il risultato.

Alla Casa Bianca, mentre il Congresso era sotto assalto c'era anche Melania Trump. «Non sapevo quanto stava avvenendo altrimenti avrei condannato la violenza», dice l'ex First Lady ai microfoni di Fox poco prima dell'udienza pubblica della commissione. «Stavo svolgendo i miei compiti da First Lady - mette in evidenza -, catalogare gli articoli della Casa Bianca per gli archivi nazionali». L'audizione si chiude con le dure parole di Liz Cheney, la deputata repubblicana che siede nella commissione. L'ex presidente è «indifendibile», dice. «Ha sfruttato il patriottismo dei suoi sostenitori usandolo come un'arma», aggiunge dando appuntamento a settembre con una nuova serie di udienze.


Alberto Pento
Quante demenze che scrivono, non sanno più a che albero appendersi, questi democratici illiberali, demenziali e bugiardi.
Scelse di non agire? Una formula che denota tutta la demenzialità, la falsità e l'inconsistenza dell'accusa.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom apr 10, 2022 10:39 am

Il rapporto di Chuck Grassley sulla corruzione di FBI e DOJ giustifica la proposta di Trump di un’epurazione della “palude” – The Federalist
“Un candidato repubblicano in queste elezioni che fosse saggio potrebbe fare un deciso passo in avanti appoggiando la proposta di Donald Trump sostenendo gli sforzi per decentralizzare le agenzie federali dallo strapotere della Capitale”

Tratto e tradotto da un articolo di Tristan Justice per The Federalist
3 agosto 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ederalist/

Il Dipartimento della Giustizia si è intromesso di nuovo nelle ultime elezioni presidenziali, secondo un nuovo rapporto di alcuni whistleblowers annunciato questo lunedì dal senatore repubblicano dell’Iowa Chuck Grassley. Le scoperte del senatore sono solo le ultime di una montagna di prove che giustificano l’epurazione nelle agenzie federali proposta dall’ex presidente Donald Trump, epurazione che i media alleati del regime dei Democratici di Washington hanno definito “radicale”.

Gli informatori sostengono che alti funzionari dell’FBI avrebbero lavorato appositamente per far deragliare le indagini dell’agenzia sul figlio di Joe Biden, Hunter Biden, in merito alle attività di affari all’estero della prima famiglia, che sono state segnalate dai senatori per potenziali attività criminali.

“Molti informatori nell’FBI, compresi quelli che occupano posizioni di rilievo“, ha scritto l’ufficio di Chuck Grassley in un comunicato stampa, “stanno lanciando l’allarme sulla manomissione da parte di alti funzionari dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia di indagini politicamente sensibili, che vanno da indagini sulle elezioni e sui finanziamenti delle campagne elettorali su diversi cicli elettorali”.

L’ufficio di Chuck Grassley ha sottolineato le accuse degli informatori sono rivolte alle stesse persone responsabili di aver abusato del braccio armato della sorveglianza del governo nei confronti di Donald Trump fin dalla vigilia delle elezioni del 2016. L’agente speciale in carica dell’ufficio di Washington, Timothy Thibault, ed il direttore dell’Election Crimes Branch Richard Pilger si sarebbero coordinati per amplificare le informazioni diffamatorie contro Donald Trump e fornire copertura a Hunter Biden.

“Gli informatori sostengono inoltre che Thibault ed altri funzionari dell’FBI hanno cercato di rappresentare falsamente come disinformazione le prove acquisite da più fonti che hanno fornito all’FBI un quadro di informazioni relativo alle attività finanziarie e commerciali estere di Hunter Biden“, ha scritto l’ufficio di Chuck Grassley, “anche se alcune di queste informazioni erano già state o potevano essere verificate”.

In una lettera inviata lunedì 25 luglio al Dipartimento della Giustizia e contenente i dettagli delle accuse degli informatori, Chuck Grassley ha condannato le agenzie per aver minato le elezioni americane ed ha chiesto i documenti per lanciare una supervisione indipendente.

“Il procuratore generale Garland e il direttore Wray; in parole povere, sulla base delle accuse che ho ricevuto da numerosi informatori, avete problemi sistematici ed esistenziali all’interno delle vostre agenzie“, ha detto Chuck Grassley. “Avete l’obbligo nei confronti del Paese di prendere sul serio queste accuse, di indagare immediatamente e di prendere provvedimenti per risolvere queste ed altre questioni che vi sono state sottoposte”.

Le accuse dei whistleblowers confermano semplicemente ciò che si era già capito da tempo sul Dipartimento della Giustizia: L’agenzia è diventata una leva politicizzata per perseguitare gli oppositori del regime dei Democratici di Washington e per coprire i loro alleati.

La scorsa settimana, un articolo di Axios, ha fatto infuriare le élite di Washington, con dettagli sui piani di Donald Trump per attuare un’epurazione dei burocrati di carriera dello Stato Profondo che infestano le agenzie federali corrotte, se dovesse vincere un secondo mandato.

“L’impatto, stavolta, potrebbe andare ben oltre i tipici obiettivi conservatori come l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) e l’Internal Revenue Service (IRS)”, ha riferito Jonathan Swan di Axios. “Gli alleati di Trump stanno lavorando a dei piani che potenzialmente potrebbero riguardare quadri e dirigenti del Dipartimento della Giustizia, compresa l’FBI, e raggiungere anche la Sicurezza Nazionale, l’Intelligence, il Dipartimento di Stato ed il Pentagono“.

La stampa tradizionale ha ovviamente risposto con indignazione. Lo stesso Axios ha dichiarato il programma “radicale“. Vanity Fair ha definito i piani di Trump “autoritari” che “dovrebbero spaventarvi a morte”. Senza un briciolo di ironia, il New Republic ha titolato il suo articolo con questo: “Il prossimo presidente del GOP sostituirà i dipendenti pubblici con i politici, distruggendo il governo”. Il Washington Post ha pubblicato un articolo di un deputato democratico della Virginia che etichetta la mossa di Trump un “attacco a sorpresa“.

I conservatori, al contrario, hanno celebrato la proposta come uno sforzo a lungo atteso per prosciugare finalmente la Capitale dai suoi “mostri della palude” che stanno affogando la Repubblica americana nei liquami degli interesse personali.

“Questo è il modo in cui smantelleremo il Leviatano“, ha detto l’ex stratega di Trump Steve Bannon, che è diventato l’ultimo bersaglio dello Stato Profondo di Washington quando è stato condannato dal Dipartimento della Giustizia per “oltraggio al Congresso”.

L’appoggio ai piani dell’ex presidente, che è vituperato dalle élite ma abbracciato dalla base repubblicana, di sventrare le agenzie federali ai Democratici finirà probabilmente per essere una questione determinante per qualsiasi candidato che cerchi la nomination del GOP nel 2024. L’esposizione della corruzione del Dipartimento della Giustizia da parte di Grassley non fa altro che accendere i riflettori su un’agenzia che è diventata l’emblema degli sforzi dei soliti “addetti ai lavori” per proteggere lo status quo.

Un candidato repubblicano in queste elezioni che fosse saggio potrebbe fare un deciso passo in avanti appoggiando la proposta di Donald Trump sostenendo gli sforzi per decentralizzare le agenzie federali dallo strapotere della Capitale. La cultura di sinistra della capitale è un terreno fertile per la completa assimilazione, dove i nuovi arrivati anche “moderati” finiscono per adottare una mentalità che non è più in sintonia con coloro che dovrebbero servire. I residenti di lunga data spesso soccombono all’interesse professionale e modificano le loro opinioni in vista dell’accettazione sociale, mentre i burocrati del governo rimangono scollegati dagli elettori. Nel frattempo, ci sono anche dei vantaggi pratici nel trasferire le agenzie federali in aree rilevanti alla loro funzione primaria.

Per esempio, il Bureau of Land Management sarebbe meglio attrezzato per gestire il terzo delle terre della nazione che sono in mano pubblica se la sede centrale fosse in Colorado invece che a Washington, D.C. Il Dipartimento dell’Istruzione potrebbe essere più in sintonia con le difficoltà degli studenti nelle zone rurali se avesse la sede centrale in Alabama invece che a Maryland Avenue. Il Dipartimento dell’Agricoltura servirebbe meglio gli agricoltori americani se i suoi uffici si trovassero nel Midwest invece che in una metropoli urbana che ricorda molto gli Hunter Games.

Per anni, il senatore repubblicano del Missouri Josh Hawley ha anticipato la linea proponendo proprio questo, con una legislazione che prevede la dispersione di 10 agenzie federali nei singoli Stati, dove i burocrati del governo sarebbero vicini ai loro elettori invece che ai lobbisti o agli studiosi nei think tank.


L’FBI è stata “utilizzata come arma” per compromettere l’indagine su Hunter Biden – The Federalist
Anche il senatore Ron Johnson critica l’FBI, “utilizzata come arma” per compromettere l’indagine su Hunter Biden
Tratto e tradotto da un articolo di Elise McCue per The Federalist
6 agosto 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ederalist/

Il senatore Ron Johnson, Repubblicano del Wisconsin, ha scritto una lettera in cui chiede al Dipartimento di Giustizia di aprire un’indagine su potenziali attacchi politici da parte dell’FBI, dopo aver appreso che il Bureau ha lavorato attivamente per proteggere Hunter Biden durante le indagini dirette dallo stesso Johnson su di lui.

La lettera, indirizzata al procuratore generale Merrick Garland, al direttore dell’FBI Chris Wray, al direttore dell’Intelligence Nazionale Avril Haines e all’ispettore generale del Dipartimento di Giustizia Michael Horowitz, esprime serie preoccupazioni sul fatto che l’FBI abbia “intenzionalmente screditato” sia lui e il collega senatore Chuck Grassley durante le indagini su Hunter Biden e sui suoi loschi legami d’affari con l’estero.

Ron Johnson ha fatto riferimento ad una lettera precedente in cui Chuck Grassley sosteneva che vi fosse “uno schema in atto tra alcuni funzionari dell’FBI per sminuire le informazioni pregiudizievoli collegate ad Hunter Biden suggerendo falsamente che si trattasse di disinformazione“, secondo quanto riportato dagli informatori.

Il 6 agosto 2020, l’FBI ha fornito informazioni al senatore Ron Johnson mentre stava conducendo la propria indagine su Hunter Biden. Johnson ha dichiarato che le informazioni fornitegli erano vaghe, non correlate alla sua indagine e volte a screditare il suo lavoro.

“Se queste recenti rivelazioni degli informatori sono vere, ciò suggerisce fortemente che il briefing dell’FBI del 6 agosto 2020 è stato davvero uno sforzo mirato per minare intenzionalmente un’indagine del Congresso“, ha affermato Ron Johnson nella sua lettera. “Il fatto che l’FBI sia stata diretta contro due presidenti in carica di commissioni del Senato degli Stati Uniti, con responsabilità di supervisione costituzionale, sarebbe uno dei più grandi episodi di corruzione del ramo esecutivo nella storia americana“.

I senatori Johnson e Grassley avevano chiesto in precedenza, nel 2021, che il Dipartimento di Giustizia “iniziasse un’immediata revisione ed un’indagine relativa alla procedura adottata dal Dipartimento di Giustizia e dell’FBI per preparare e fornire i briefing difensivi e di controspionaggio, con particolare attenzione al briefing del 6 agosto 2020″, ma la loro richiesta è rimasta inevasa. L’FBI si è rifiutata di spiegare sia a Grassley che a Johnson lo scopo del briefing e chi vi fosse dietro.

“Se l’Office of Inspector General (OIG) non è disposto o non è in grado di condurre un’indagine sul potenziale bersaglio politico dei senatori statunitensi da parte delle forze dell’ordine federali, allora la nomina di un procuratore speciale sarebbe pienamente giustificata ed attesa da tempo“, ha concluso Ron Johnson.



NOTIZIA | "Le suddette accuse mettono in evidenza le preoccupazioni che ho sollevato per molti anni riguardo alle ragioni politiche che infettano il processo decisionale del Dipartimento di Giustizia e dell'FBI", ha scritto Grassley
L'Osservatore Repubblicano
2 agosto 2022
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... z2Cf4EtZ5l


Chuck Grassley: FBI e DOJ “corrotti fino al midollo”. Finalmente denunciato l’insabbiamento degli affari della famiglia Biden
The Federalist
2 agosto 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ederalist/

Due pesi e due misure usati nell’applicazione della legge. Il senatore Chuck Grassley accusa l’FBI ed il Dipartimento della Giustizia di essere “corrotti fino al midollo” dopo che degli informatori hanno denunciato l’insabbiamento degli affari della famiglia Biden

Tratto e tradotto da un articolo di Jordan Boyd per The Federalist

L’FBI e il Dipartimento della Giustizia sono sotto esame per aver applicato ‘due pesi e due misure‘ nelle indagini verso i loro nemici politici e per aver chiuso prematuramente delle indagini – in particolare quella su Hunter Biden – per il solo fatto che avrebbero potuto produrre delle informazioni che avrebbero potuto danneggiare i loro politici prediletti . In una lettera di protesta indirizzata al procuratore generale Merrick Garland e al direttore dell’FBI Christopher Wray, il senatore repubblicano Chuck Grassley ha spiegato come la faziosità abbia a lungo contaminato il modo in cui l’FBI ed il Dipartimento delle Giustizia conducono le indagini.

“Procuratore generale Garland e direttore Wray, in parole povere, sulla base delle accuse che ho ricevuto da numerosi informatori, avete problemi sistematici ed esistenziali all’interno delle vostre agenzie“, ha scritto Grassley. “Avete l’obbligo nei confronti del Paese di prendere sul serio queste accuse, di indagare immediatamente e di prendere provvedimenti per risolvere queste ed altre questioni che vi sono state sottoposte”.

Basandosi sui resoconti di informatori “altamente credibili” di entrambe le agenzie governative, Grassley ha spiegato in particolare come l’FBI abbia cercato di “screditare impropriamente le informazioni negative su Hunter Biden etichettandole come disinformazione e facendo cessare le attività investigative”. A causa delle azioni di diversi funzionari federali di alto livello, Grassley ha detto che “informazioni negative verificate e verificabili su Hunter Biden sono state falsamente etichettate come disinformazione“.

“Le suddette accuse mettono in evidenza le preoccupazioni che ho sollevato per molti anni riguardo alle ragioni politiche che infettano il processo decisionale del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI”, ha scritto Grassley. “Se queste accuse sono vere ed accurate, il Dipartimento di Giustizia e l’FBI sono – e sono stati – istituzionalmente corrotti fino al midollo, al punto che il Congresso degli Stati Uniti ed il popolo americano non potranno avere più fiducia nell’equa applicazione della legge”.

Chuck Grassley aveva già scritto sia a Garland che a Wray a maggio per avvertirli di “possibili violazioni delle leggi, dei regolamenti e delle linee guida del Federal Bureau of Investigation (FBI)” da parte dell’agente speciale Timothy Thibault, proveniente dal Field Office di Washington. Secondo la lettera del 31 maggio, l’agente veterano e di alto livello dell’FBI “ha dimostrato un modello di faziosità pubblica attiva” sui suoi social media che “è probabilmente una violazione dei suoi obblighi etici come dipendente dell’FBI”.

Una seconda lettera di Grassley del 18 luglio descriveva in dettaglio come la faziosità politica di Timothy Thibault “andasse ben oltre i post inappropriati sui social media” ed “influisse sul suo processo decisionale ufficiale in merito a delicate indagini di corruzione pubblica”.

Dopo che Grassley ha invitato gli informatori a farsi avanti per denunciare la corruzione, questi hanno rivelato al senatore che “Thibault ha rifiutato di aprire o di approvare delle indagini basate su motivazioni di parte, nonostante l’esistenza di corretti presupposti” alle indagini, tra cui, come Grassley ha notato nella sua lettera più recente, “una via lastricata di ulteriori segnalazioni pregiudizievoli su Hunter Biden“. Thibault avrebbe anche cercato di “contrassegnare impropriamente la questione nei sistemi dell’FBI in modo che non potesse essere aperta in futuro”.

Come ha osservato Grassley, è “responsabilità costituzionale” del Congresso di “indagare sul ramo esecutivo per frodi, sprechi, abusi e grave cattiva gestione – atti che minano la fiducia nelle istituzioni governative del popolo americano”.

Per questo motivo il senatore ha dato a Garland e a Wray tempo fino all’8 agosto per fornire al suo ufficio i documenti “relativi a informazioni pregiudizievoli su Hunter Biden, James Biden e sulle loro relazioni d’affari con l’estero”, nonché informazioni sugli agenti che avrebbero chiuso in modo improprio le indagini sugli affari della famiglia Biden.

Chuck Grassley non ha toccato i precedenti abusi noti del Dipartimento di Giustizia o dell’FBI, ma dal tono della sua lettera è chiaro che ritiene che si tratti di un problema profondamente radicato in entrambe le agenzie, che avrebbe influenzato diverse elezioni presidenziali e compromesso la fiducia degli americani nel loro governo.

“Questo doppio standard nell’applicazione delle politiche del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI si è tradotto in indagini avviate in modo da favorire gli scopi e gli obiettivi politici di pochi funzionari del Dipartimento di Giustizia e dell’FBI”, ha scritto Grassley la scorsa settimana.



CNN: La storia del portatile di Hunter Biden 'non è solo una storia dei media di destra'. Sarà 'un vero problema' per Joe Biden nel 2024

(Breitbart News)
L'Osservatore Repubblicano
8 agosto 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... eJqA9Zd33l

Brian Stelter, conduttore della CNN, ha dichiarato domenica nel suo programma "Reliable Sources" che l'indagine federale in corso su Hunter Biden, il figlio Joe Biden, "non è solo una storia dei media di destra".
Stelter ha aggiunto anche che i problemi con la giustizia di Hunter potrebbero mettere in pericolo le possibilità del padre di essere rieletto nel 2024.
"L'articolo di Maureen Dowd sul New York Times di questa mattina dice sostanzialmente che Joe Biden non dovrebbe ricandidarsi. Questa è una voce che circola da mesi e che sta diventando sempre più forte, anche da parte di alcuni legislatori democratici che dicono che Biden dovrebbe praticamente appendere la cravatta al chiodo e dire che è un'anatra zoppa e non candidarsi nel 2024. Quindi, come ex collaboratore della Casa Bianca, qual è la sua posizione in merito?".
L'ex addetto stampa della First Lady Jill Biden, Michael LaRosa, ha risposto: "Spero che si candidi. So che si candiderà. Ha intenzione di candidarsi, come ha detto molte volte".
Stelter ha replicato: "L'età di Biden rende le cose diverse".
LaRosa: "Non vedo perché non debba candidarsi. Non ho sentito una ragione perchè non debba".
Stelter ha incalzato: "E suo figlio, e Hunter? Hunter è sotto inchiesta federale, le accuse potrebbero arrivare in qualsiasi momento. Questa non è solo una storia dei media di destra. È un problema reale per i Biden. Potrebbe decidere di non ricandidarsi, visto il figlio?".
LaRosa ha risposto: "Guarda, prendono le decisioni come una famiglia e le prenderanno quando sarà il momento".
Stelter ha chiesto: "Pensa che ne abbiano già parlato?".
LaRosa ha risposto: "No. Il Presidente sta facendo il suo lavoro, e sta facendo il suo lavoro. Non è concentrato su questo. Sono 19 mesi! Perché dovrebbe farlo?".
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom apr 10, 2022 10:39 am

La farsa del comitato sul 6 gennaio
Byron York’s Daily Memo
12 ottobre 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... 6-gennaio/

Al termine dell’udienza della commissione dei Democratici della Camera sul 6 gennaio con la partecipazione dell’ex assistente di Donald Trump, Cassidy Hutchinson, il membro della commissione Liz Cheney ha lanciato un’elaborata provocazione. Ringraziando la Hutchinson per la sua testimonianza, che ha riportato la storia ora contestata secondo cui l’ex presidente Donald Trump avrebbe attaccato i suoi stessi agenti dei servizi segreti nel SUV presidenziale, la Cheney ha detto: “Questo mi porta ad un altro argomento. Mentre la nostra commissione ha visto molti testimoni, compresi molti repubblicani, testimoniare in modo completo e schietto, questo non è stato vero per tutti i testimoni. Ed abbiamo ricevuto prove di una pratica particolare che solleva notevoli preoccupazioni”.

La “pratica particolare” a cui Liz Cheney si riferiva era la presunta manomissione dei testimoni per favorire Donald Trump. “La nostra commissione chiede abitualmente ai testimoni legati all’amministrazione o alla campagna del signor Trump se sono stati contattati da qualche loro ex collega o da chiunque altro che abbia tentato di influenzare o condizionare la loro testimonianza”, ha detto Liz Cheney. “Senza identificare nessuno degli individui coinvolti, vi mostro un paio di esempi di risposte che abbiamo ricevuto a questa domanda”.

In primo luogo, Liz Cheney ha ricordato “come un testimone ha descritto le telefonate di persone interessate alla sua testimonianza“. Il testimone ha detto che il chiamante ha sottolineato che il testimone avrebbe dovuto fare “gioco di squadra” per “rimanere nelle grazie del Trumpworld“.

Poi, Liz Cheney ha parlato di “una chiamata ricevuta da uno dei nostri testimoni“. Il testimone ha descritto il messaggio del chiamante in questo modo: “Sa che sei leale e che farai la cosa giusta quando andrai a deporre”. Cheney ha quindi dichiarato: “Credo che la maggior parte degli americani sappia che il tentativo di influenzare i testimoni a deporre in modo non veritiero presenta problemi molto seri“.

Si tratta effettivamente di un’accusa grave. Ma questo è tutto ciò che Liz Cheney ha detto. Non ha offerto alcun dettaglio, nessun nome, nessuna tempistica, nessun contesto, nessuna storia – niente di niente. Solo una notizia sensazionale ed anonima “senza identificare nessuno degli individui coinvolti” per stuzzicare il pubblico e i media e farli parlare. Come direbbe il consulente televisivo della commissione, chiudere con un cliffhanger ed assicurarsi che il pubblico rimanga sintonizzato per il prossimo emozionante episodio.

Ma il fatto è questo. Abbiamo scoperto chi erano i due esempi, “un testimone” e “uno dei nostri testimoni”. Erano la stessa persona. E quella persona non era altro che Cassidy Hutchinson, che era seduta proprio di fronte a Liz Cheney mentre quest’ultima pronunciava quelle parole.

Eppure, Liz Cheney non ne ha parlato al pubblico. Invece, con la sua provocazione anonima, ha dato il via a numerose fughe di notizie e speculazioni che hanno fatto parlare di sé fino alla successiva audizione della commissione. I resoconti di Betsy Woodruff Swan e Kyle Cheney di POLITICO hanno rivelato che entrambe le persone citate erano in realtà proprio Cassidy Hutchinson.

È stata una specie di farsa. È una cosa molto seria, ha detto Liz Cheney, ma non vi dirò altro. Qual è lo scopo di una commissione d’inchiesta del Congresso? E non c’era nessuno nella commissione che avesse il coraggio e l’indipendenza mentale di dire a Liz Cheney: “La persona a cui ti riferisci è seduta proprio qui. Signora Hutchinson, ci dica cosa è successo…”.

In effetti, nessuno della commissione ha detto una parola durante l’intera udienza, a parte Liz Cheney e il presidente Bennie Thompson (Democratico del Mississippi). Gli altri sono rimasti tutti seduti e in silenzio. Non solo i membri della commissione, sette Democratici e due Repubblicani scelti da Nancy Pelosi, Liz Cheney e Adam Kinzinger, sono in sintonia sulle questioni della commissione, ma sono determinati a mantenere il silenzio oltre il copione di ogni udienza.

Tutto ciò fa capire ancora una volta che sarebbe un’ottima cosa per la commissione avere dei membri Repubblicani di nomina repubblicana. Non è detto che questi membri ipotetici del GOP difendano la rivolta del 6 gennaio – non lo farebbero – e nemmeno le azioni di Donald Trump. Per lo meno, garantirebbero che la commissione si attenga alle procedure stabilite da tempo e che, qualora non lo facesse, il pubblico ne verrebbe almeno a conoscenza.

La colpa è originata da Nancy Pelosi, che ha creato il comitato sul 6 gennaio. Le regole e la prassi della Camera prevedono che la minoranza possa scegliere i propri membri del comitato. Ma quando il leader della minoranza della Camera Kevin McCarthy ha presentato cinque proposte, la Pelosi ha rotto un lungo precedente ponendo il veto su due di esse. La Pelosi non ha cercato di nascondere o di aggirare il fatto di aver intrapreso un’azione senza precedenti. “La natura senza precedenti del 6 gennaio richiede questa decisione senza precedenti”, ha dichiarato all’epoca. La mossa era epocale.

La decisione di Nancy Pelosi è stata in contrasto con quella dell’ex Speaker della Camera John Boehner, che nel 2014 aveva creato il comitato per indagare su quanto accaduto a Bengasi. Seguendo la prassi, Boehner permise proprio alla Pelosi, allora leader della minoranza, di nominare cinque membri della commissione. Erano tutti fermamente contrari all’indagine. Uno di loro, il rappresentante Adam Schiff (Democratico della California), che ora fa parte della commissione del 6 gennaio, ha dedicato gran parte del suo tempo a chiedere lo scioglimento di quella commissione. Le audizioni della commissione erano state piuttosto conflittuali. I Democratici avevano parlato molto ed alla maggioranza repubblicana non era stato permesso di dettare ogni parola in ogni udienza, perché non è questo il modo in cui le udienze del Congresso dovrebbero funzionare.

Nella questione della commissione sul 6 gennaio, dopo che Nancy Pelosi ha posto il veto su due delle scelte di McCarthy, il leader dei Repubblicani ha reagito ritirando tutte le sue nomine, boicottando di fatto la commissione. Ci sono stati molti ripensamenti su questa decisione. Ho parlato con un repubblicano ben informato e gli ho chiesto quale fosse il miglior argomento per l’azione di McCarthy. La Speaker ha violato il precedente, ha risposto il repubblicano. È stata un’azione che danneggerà a lungo termine la Camera dei Rappresentanti. Assecondare le azioni della Pelosi e nominare solo membri approvati dalla Pelosi avrebbe permesso ai Democratici di sostenere che la commissione fosse legittima ed operasse in conformità con la storia della Camera.

Inoltre, ha detto il repubblicano, la Camera è un’istituzione fortemente maggioritaria. La maggioranza ha un potere quasi dittatoriale in una commissione. La commissione sul 6 gennaio non sarebbe stata tenuta a rispettare le regole o le pratiche che richiedono l’inclusione dei Repubblicani negli interrogatori dei testimoni o in altri procedimenti della commissione. Non ci sono dubbi che la maggioranza avrebbe tenuto all’oscuro la minoranza su questioni importanti. Persino Doug Letter, avvocato generale della Camera, ha recentemente affermato che la commissione non deve attenersi a pratiche basate sui Partiti, come la suddivisione del tempo per le interrogazioni.

In altre parole, Kevin McCarthy sapeva che: primo, la Pelosi aveva demolito i precedenti nell’istituire la commissione; secondo, probabilmente non avrebbe gestito la commissione secondo le procedure stabilite e terzo la partecipazione dei Repubblicani avrebbe dato alla commissione una parvenza di legittimità. Ha quindi scelto di non partecipare.

Per reazione, Nancy Pelosi ha comunque nominato due Repubblicani, Liz Cheney e Adam Kinzinger, per la loro decisa opposizione a Donald Trump. Finora, per quanto riguarda il volto pubblico della commissione, entrambi hanno agito in sintonia con i loro colleghi Democratici nominati dalla Pelosi. Quindi sì, ci sono due repubblicani nella commissione. Ma si tratta di una commissione unilaterale.

Ma ci sono comunque delle domande. Vedere la commissione in funzione, vedere quanto sia unilaterale l’accordo nella pratica, ha fatto concludere ad alcuni osservatori che, anche con tutte le legittime obiezioni di McCarthy, qualcuno dovrebbe far parte della commissione per sottolineare l’ovvio. Per esempio, quando Cassidy Hutchinson ha raccontato la sua storia, ora contestata, di un Trump che aggrediva fisicamente la sua scorta dei servizi segreti all’interno della limousine presidenziale, nessuno della commissione ha menzionato che gli investigatori della commissione avessero già parlato con i due funzionari che la Hutchinson aveva detto essere le sue fonti. Cosa avevano da dire al riguardo? Nessuno ha sussurrato una parola. In seguito è stato riferito che i Servizi Segreti hanno contestato il racconto della Hutchinson. Ora non è chiaro cosa sia successo ed alcuni Democratici stanno cercando di allontanarsi dalla storia. Il pubblico ne saprebbe di più se qualcuno della commissione avesse rotto le righe ed avesse fatto notare che i due testimoni avevano già deposto.

Poi, per quanto riguarda l’accusa di manomissione dei testimoni, i membri del partito di opposizione avrebbero potuto far notare che gli esempi citati da Liz Cheney provenivano entrambi da una persona seduta proprio lì nella stanza, sotto giuramento. Avrebbero potuto semplicemente chiedere a Cassidy Hutchinson che cosa era successo, invece di farle fare la figura dell’imbecille in televisione?

Il procedimento che una commissione osserva nelle sue indagini ha un significato. Quando una commissione butta alle ortiche un procedimento prestabilito, anche questo significa qualcosa. Ed è quello che ha fatto la commissione sul 6 gennaio. È un peccato che non ci sia una voce dell’opposizione all’interno della commissione per far sapere al pubblico cosa sta succedendo.


Le audizioni sul 6 gennaio non hanno avuto praticamente alcun impatto sul cambiamento dell’opinione pubblic
a
Di fronte ad udienze unilaterali e strettamente coreografiche, la maggior parte dei cittadini è rimasta esattamente al punto di partenza. Le udienze erano destinate a far infuriare la base piuttosto che ad aggiungere nuovi sostenitori
Jonathan Turley
15 ottobre 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -pubblica/

Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.

Si riporta la traduzione dell’articolo.

Per mesi abbiamo discusso dell’approccio pesante ed unilaterale del Comitato che indaga sul 6 gennaio nella presentazione delle prove e dei testimoni. Entrambe le parti si accusano a vicenda per l’assenza di un solo membro repubblicano. Tuttavia, il Comitato ha trattato la mancanza di equilibrio come una licenza per presentare un resoconto rigido e prestabilito degli eventi e delle azioni, eliminando anche i punti di vista o le prove contrarie. Per quelli di noi che auspicavano una maggiore trasparenza sugli eventi di quel terribile giorno, si è trattato di un’occasione persa per avere un’indagine veramente storica, simile a quella del Watergate o dell’assassinio di Kennedy. Il risultato è ora evidente e non sorprende. Un sondaggio della Monmouth University mostra che quasi il 90% degli intervistati afferma che le udienze non hanno cambiato il loro modo di vedere la rivolta del 6 gennaio. Inoltre, nonostante la schiacciante collaborazione ed il sostegno dei media al Comitato, la stragrande maggioranza ritiene che il Comitato sul 6 gennaio sia stato un “esercizio politico” piuttosto che investigativo, incentrato sull’opposizione a Donald Trump piuttosto che sulla divulgazione dei fatti accaduti il 6 gennaio.

Agli intervistati è stato chiesto: “Le audizioni della Commissione della Camera sul 6 gennaio hanno cambiato la sua idea su ciò che è accaduto in Campidoglio quel giorno o su chi è responsabile, oppure le audizioni non hanno cambiato la sua idea?”. Solo l’8% ha risposto in modo affermativo, mentre l’89% ha detto che non ha cambiato affatto la sua opinione.

Ciò che è stato davvero sorprendente è stata la risposta alla domanda “Alcuni sostengono che l’obiettivo principale della commissione sul 6 gennaio sia quello di garantire che il presidente Donald Trump non possa candidarsi nel 2024“. Il 60% era d’accordo con questa affermazione, tra cui il 62% dei Democratici ed il 70% dei Repubblicani. Questa opinione è stata rafforzata dalla sconcertante decisione del presidente Bennie Thompson, della vicepresidente Liz Cheney e di altri membri di concludere ripetutamente le audizioni con appelli ad opporsi a Donald Trump alle prossime elezioni. Non è stato affatto corretto.

La mancanza di impatto delle audizioni è dovuta, a mio avviso, a due decisioni fondamentali dei Democratici. In primo luogo, la Speaker Nancy Pelosi ed altri hanno deciso che la commissione si sarebbe concentrata sul rafforzamento di “una sola narrazione” piuttosto che seguire il solco delle precedenti commissioni d’inchiesta con un’indagine aperta ed equilibrata.

Dopo l’arrivo di un produttore televisivo, le udienze hanno mostrato i membri che leggevano dai telepromptor e i testimoni confinati in ruoli limitati di riaffermazione di ciò che i membri dichiaravano sulla rivolta. Non c’è stato alcuno sforzo per presentare interpretazioni o punti di vista alternativi. Ciò ha favorito la critica di un ambiente da “processo-farsa”, un’immagine che è stata amplificata da Liz Cheney che, nell’ultima udienza, ha dichiarato che la famiglia e i collaboratori di Donald Trump si sarebbero fatti avanti per “confessare” ed ha incoraggiato altri a fare lo stesso.

Molti di noi hanno sostenuto lo sforzo di portare maggiore trasparenza su quanto accaduto il 6 gennaio e queste udienze hanno offerto una grande quantità di nuove informazioni importanti. In effetti, i racconti degli avvocati e dello staff che hanno cercato di combattere teorie infondate e di proteggere il processo costituzionale sono stati strazianti.

Tuttavia, l’approccio pesante nell’inquadrare le prove è stato inutile e a volte controproducente. La forza di alcune di queste prove non sarebbe stata sminuita da una commissione o da un’indagine più equilibrata. L’indiscutibile copertura mediatica ha probabilmente aumentato la sensazione di molti che queste audizioni mancassero di un’analisi obiettiva e di un resoconto completo di ciò che è accaduto, compresa l’esclusione di qualsiasi discussione sul perché il Campidoglio sia stato lasciato così scarsamente protetto quel giorno nonostante gli avvertimenti precedenti di potenziali violenze.

In secondo luogo, la Commissione ha fatto troppe promesse al pubblico. All’inizio delle udienze, i membri della commissione avevano promesso di avere la tanto attesa “prova schiacciante” – nuovo materiale che avrebbe chiuso il cerchio su Donald Trump. Il membro della commissione Adam Schiff (Democratico della California) aveva dichiarato di ritenere che vi fossero delle “prove credibili” a sostegno di una serie di accuse penali. Il suo collega, Jamie Raskin (Democratico del Maryland), aveva detto che la commissione avrebbe dimostrato che Donald Trump aveva organizzato un “colpo di Stato” il 6 gennaio 2021. Questo modo di inquadrare la vicenda ha portato ad evidenti omissioni. Il Comitato ha sistematicamente modificato le videocassette e le presentazioni per eliminare le spiegazioni alternative o i punti di vista opposti: ad esempio, ha ripetutamente tagliato fuori Donald Trump che diceva ai suoi sostenitori di recarsi pacificamente al Campidoglio.

Offrire un resoconto più equilibrato, consentendo anche ai Repubblicani di nominare i propri membri (secondo la tradizione di lunga data), non avrebbe diminuito gran parte delle testimonianze drammatiche. Tuttavia, permettere ai Repubblicani di scegliere i propri membri (Sì, compreso il deputato Jim Jordan) avrebbe evitato le accuse di un processo-spettacolo altamente coreografato. Avrebbe aggiunto credibilità al processo. In effetti, molte di queste prove sarebbero state difficili da confutare, come la deposizione dell’ex procuratore generale William Barr sulle accuse di frode elettorale.

Ancora una volta, questa commissione avrebbe potuto trasformare le opinioni della gente sulla rivolta. Invece, è stato un’altra esibizione di muscoli firmata da Nancy Pelosi. In qualità di testimone del primo impeachment di Trump, sono stato molto critico nei confronti della Speaker per la sua insistenza sul fatto che la Camera avesse dovuto votare “l’impeachment prima di Natale” piuttosto che condurre la tradizionale indagine ascoltando i testimoni. Invece di costruire un caso più convincente, Nancy Pelosi ha preferito imporre l’impeachment praticamente senza fornire documentazioni, con una sconfitta certa al Senato. Nel secondo impeachment, ha fatto anche di meglio: Non ha tenuto alcuna udienza ed ha fatto passare quello che ho definito il primo “impeachment-lampo“.

Anche la Commissione sul 6 gennaio è stata spogliata di ogni pretesa. È stata una mossa politica tanto sottile quanto lo strappo del discorso sullo Stato dell’Unione del Presidente Trump da parte sua. Non sorprende quindi che, quando le è stato chiesto cosa sperasse di ottenere dalla commissione, la Pelosi si sia riferita ad essa come ad una “narrazione”. È la differenza tra praticare e simulare la giustizia.

I risultati dei sondaggi non sono meno prevedibili. Di fronte ad udienze unilaterali e strettamente coreografiche, la maggior parte dei cittadini è rimasta esattamente al punto di partenza. Le udienze erano destinate a far infuriare la base piuttosto che ad aggiungere nuovi sostenitori. Forse sono riuscite in questo obiettivo limitato, ma avrebbero potuto essere molto di più.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » mer apr 27, 2022 1:51 pm

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