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Conflitti e confronti tra la cultura repubblicana e l'incultura democratica politicamente corretta"No al pensiero unico". E nelle scuole Usa scatta la guerra ai liberalStefano Magni
15 febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/no ... 1644866821Dopo anni che si discute della nuova censura negli Stati Uniti, la stampa italiana pare essersene accorta. Ma con i soliti pregiudizi. I casi più clamorosi di cui si parla sui nostri quotidiani sono quello della scuola del Tennessee (Stato sudista e conservatore) che ha eliminato fra i libri consigliati ai ragazzi, su richiesta dei genitori, anche Maus di Art Spiegelman e quello della scuola del Texas (altro Stato sudista) che si sforza di dare “due punti di vista opposti” su tutto, anche sulla Shoah.
Partiamo dal Tennessee: Maus è il celebre libro a fumetti sulla storia della Shoah in cui gli ebrei sono rappresentati come topi e i nazisti come gatti. Non sono mamme gattare che ne hanno chiesto il divieto, ma madri conservatrici, non si direbbero neppure simpatizzanti per il nazismo, ma che considerano il libro e le immagini di Spiegelman non adatte ad un pubblico di bambini. Perché, spesso, si dimentica di dire anche qual è l’età dei destinatari: 12 e 13 anni, perché è di una scuola media che stiamo parlando. Questo dettaglio cambia molto, perché se è vero che è giusto introdurre il tema della Shoah anche fra i bambini, occorre anche vedere come. Ed è legittimo un dialogo fra genitori e insegnanti sull’opportunità di far leggere un fumetto destinato ad un pubblico adulto, per scene di violenza e nudità che contiene. Insomma si fa presto a liquidare l’episodio come un esempio di ignoranza dei sudisti conservatori (e magari anche di un po’ di revival nazista), perché anche un genitore italiano si porrebbe esattamente lo stesso problema.
Arriviamo al Texas, dove la preside di una scuola superiore di Southlake ha dichiarato che, per evitare l’ideologizzazione dell’insegnamento, ogni argomento controverso deve essere letto attraverso testi che esprimano più di un punto di vista. Punti di vista diversi anche sull’Olocausto, chiede l’incredulo insegnante? Anche l’Olocausto risponde l’ignara preside. Ignara della bufera che è esplosa, prima solo nazionale e poi anche internazionale. Ora il Texas è diventato, nel suo insieme, uno Stato di negazionisti, secondo l’opinione pubblica internazionale. Mentre la preside stava sottolineando un problema reale: l’ideologizzazione delle lezioni.
Ideologizzazione e sessualizzazione dell’insegnamento ai minori, fin dalle elementari, sono due problemi su cui i genitori americani si sono risvegliati negli ultimi due anni, soprattutto. Non perché Trump sta galvanizzando un’opinione pubblica di destra o vuole i voti delle mamme, come spesso si legge nei commenti dei quotidiani liberal, ma perché, come spiega Jonathan Butcher, della Heritage Foundation, la didattica a distanza americana ha permesso anche ai genitori di assistere alle lezioni dei figli. E si sono accorti, nella maggior parte dei casi, di pagare la retta per indottrinare i figli ad un’ideologia di estrema sinistra. Progetti come 1619, cioè la riscrittura della storia americana in chiave anti-razzista (il 1619 è l’anno in cui sbarcò il primo carico di schiavi in Nord America e gli anti-razzisti lo considerano il vero anno di nascita degli Usa, nazione “fondata sugli schiavi”) sono diventati anche programmi scolastici in migliaia di scuole, pubbliche e private. La sessualizzazione è l’altra faccia del problema, come constata la Heritage Foundation: "I bambini sono bombardati di contenuti sessuali, non solo sui social media, ma anche a scuola".
In uno scoop dello scorso agosto, la testa di giornalismo d’inchiesta Project Veritas (bannata dai migliori social network), aveva mostrato, in un’intervista con telecamera nascosta, cosa dicesse un professore marxista di una scuola pubblica di Sacramento. Simpatizzante “antifa”, coperto di tatuaggi, vestito come un militante di un centro sociale, spiegava con candore: “Ho 180 giorni per trasformare i miei studenti in rivoluzionari”. Con metodi spicci, come mandarli nelle manifestazioni e premiando gli studenti che si dimostrano più attivisti. “Loro (gli studenti, ndr) fanno un quiz ideologico e io appendo i risultati in classe. Ogni anno, loro diventano sempre più di sinistra. Io penso: queste ideologie sono considerate estremiste, no? Tempi estremi partoriscono ideologie estreme. Giusto? Questa è la ragione per la quale i ragazzi della generazione Z, questi ragazzi, stanno diventando sempre più di sinistra”.
La reazione a questa deriva ideologica (ed è solo la reazione che fa notizia in Italia, non il fenomeno che l’ha innescata) si sta palesando solo negli ultimi mesi, a livello locale e di società civile. A livello locale è la Florida in prima linea, con il governatore Ron De Santis che ha promosso la legge sui Diritti dei Genitori nell’Educazione. Si tratta di una legge che impone maggiore trasparenza sui programmi scolastici e maggior responsabilità nei confronti dei genitori. La legge è stata subito etichettata come discriminatoria nei confronti dei gay (Biden l’ha ribattezzata “Don’t Say Gay”), perché è stata introdotta anche a seguito della protesta contro l’eccessiva sessualizzazione nei programmi scolastici. Le madri conservatrici si sono organizzate in associazioni come le Moms for Liberty, per chiedere maggior trasparenza sui programmi scolastici e più voce in capitolo nei consigli. E soprattutto: più libertà di istruzione, perché l’istruzione pubblica negli Usa non è un monolite come in Italia, ma una rete spontanea di scuole locali, private, nate da attività caritative e pubbliche. E negli anni scolastici del Covid, anche lo homeschooling, l’educazione domestica dei figli, è raddoppiato, passando dal 5,4% all’11,1% delle famiglie con figli in età scolare.
Qui si scontrano due visioni opposte sul futuro della generazione Z. La tendenza dei progressisti, adottata da Biden, è quella di diffondere e potenziare il più possibile la scuola pubblica e rendere i figli indipendenti dai genitori, il prima possibile. Per il progressista (liberal) medio, i problemi sessuali e comportamentali insorgono in famiglia, se ai figli non si impartisce subito una completa educazione sessuale. Viceversa, per i conservatori, l’educazione spetta ai genitori e la scuola è un ausilio. Se l’ausilio esclude i genitori, lì nasce il problema. E semmai i bambini sviluppano problemi sessuali e comportamentali se vengono esposti troppo presto ad un bombardamento di nozioni iper-sessualizzate. Questa è la vera posta in gioco.
"Ho il terrore dell'ingegneria genetica. Non so come risolvere il problema di Hitler"Giulio Meotti
22 febbraio 2022
https://meotti.substack.com/p/ho-il-ter ... source=urlÉ il più ricco del mondo, ma non il ricco che piace alla gente che piace. Oggi su Il Foglio un mio lungo ritratto di Elon Musk. Evoca il diavolo, difende Dave Chappelle, cita Tolkien e attacca la cancel culture. Storia di un genio sconosciuto. Una intervista sulla Cnn? “Non sono abbastanza pervertito”. Biden? “Un burattino dai calzini umidi”. Quando il senatore Bernie Sanders gli ha detto che doveva pagare più tasse, Musk gli ha risposto: “Dimentico sempre che sei ancora vivo”. Musk ce la mette tutta per essere la bestia nera dei benpensanti. “Leggo Ernst Jünger”. É ossessionato dalla caduta dell’Impero Romano. I pronomi transgender? “Un incubo”. I consigli a prendere la “pillola rossa” di Matrix. La cancel culture? “Una minaccia per l’umanità”. L’intelligenza artificiale? “Più pericolosa delle armi atomiche”. E la minaccia principale oggi: “Se l’allarmante crollo del tasso di natalità continua in Occidente, la civiltà morirà davvero con un lamento in pannoloni per adulti…”
Musk contro il pensiero unico
Non è un gigante della tecnologia. PayPal ha una capitalizzazione di “appena” 135 miliardi, rispetto a 1,6 trilioni di Amazon e 2,8 trilioni di Apple. Eppure occupa una posizione speciale nella mitologia della Silicon Valley. Fondatori e membri di PayPal ha creato e raggiunto i vertici di molte aziende, guadagnandosi il soprannome di “mafia di PayPal”. Si va da Reid Hoffman, fondatore di Linked In, a tre ex dipendenti di PayPal che hanno successivamente creato YouTube, Yelp (popolare sito di recensioni) e Yammer, un social network. Questa settimana ricorre il ventesimo anniversario dalla quotazione in borsa di PayPal. Le aziende della valle del silicio di solito organizzano celebrazioni sfarzose. I dipendenti di PayPal si sono ritrovati nel parcheggio dei loro uffici a Palo Alto, in California, dove l’enigmatico Peter Thiel si è esibito in partite a scacchi. Jimmy Soni in “The Founders” racconta questi Padri Fondatori. Chi era arrivato dalla Germania come Thiel, chi dal Canada provenendo dal Sud Africa come Elon Musk, chi dall’Ucraina come Max Levchin.
Quello di maggior successo fra loro se ne è andato dalla colonia californiana accusandola di essere finita in mano a burocrati socialisti, ideologi anti mercato, pro tasse e regolamentazione. Ci voleva un’accusa altrettanto clamorosa, all’altezza della fama del personaggio, il miliardario fuori dai ranghi, il meno rispettoso del protocollo e dei balletti ideologici di quella che lui stesso ha chiamato la “Woketopia”.
Così, le autorità di regolamentazione della California hanno appena citato in giudizio Elon Musk per razzismo. Tesla avrebbe discriminato i dipendenti di colore che nelle fabbriche Tesla, dai colleghi sarebbero stati paragonati a scimmie e schiavi. La causa amplierà la spaccatura tra il ceo di Tesla, l’uomo più ricco del mondo, e lo stato in cui ha lanciato l’azienda. Tesla ora vale un trilione di dollari, meno di vent’anni dopo che Musk ha deciso di trasformare l’industria automobilistica.
Dopo aver trasferito la sua azienda dalla California al Texas - il rifugio di tutti i libertari, gli eccentrici, gli svitati e i provocatori - Musk ha consigliato alla città di Austin di non seguire la strada di San Francisco, istituendo “politiche distruttive come defund the police”, il cavallo di battaglia di Black Lives Matter e dell’estremismo di sinistra. “Austin non sia una imitazione di San Francisco”, ha twittato il miliardario.
Strano miliardario, Musk, non è come Jack Dorsey di Twitter con la barba da santone e non sposa praticamente nessuna delle cause che fanno piacere alla gente che piace. Quelli che Musk ha definito gli “enormi cretini che saltano su ogni causa sociale del giorno”.
Ha spostato la sede di Tesla da Palo Alto ad Austin dopo aver litigato con i funzionari della California sul fatto che la fabbrica dovesse rimanere chiusa durante la primavera del 2020 mentre la pandemia di coronavirus era ancora nelle sue fasi iniziali. Quando la deputata dell’Assemblea californiana Lorena Gonzalez si è opposta a lui con un tweet (“fuck Musk”), Musk ha risposto: “Messaggio ricevuto”. Così ha violato la legge, difendendo la riapertura della fabbrica. “Se qualcuno viene arrestato, chiedo che sia solo io”. Quando si è iniziato a insinuare che Musk fosse scettico sui vaccini, lui ha risposto: “La scienza è inequivocabile”, in un’intervista a Time pubblicata in concomitanza con la sua nomina a Persona del 2021 dalla rivista. Tuttavia, Musk ha fatto sua la campagna contro gli obblighi vaccinali. I non vaccinati “stanno correndo dei rischi, ma le persone fanno sempre cose rischiose”, ha detto. “Credo che dobbiamo stare attenti all’erosione della libertà”.
Musk è arrivato in Texas mentre il governatore, Greg Abbott, varava la tanto contestata e boicottata (dalle corporation alla Corte Suprema) svolta a destra dello stato sull’aborto. Abbott ha citato Musk sulle nuove restrizioni all’aborto dello stato, dicendo che il magnate della tecnologia era favorevole alle sue politiche conservatrici. Musk ha risposto che “preferiva stare fuori dalla politica”. Ma a domanda se non ritenesse Abbott da criticare sull’aborto, Musk ha glissato. Il silenzio in questi casi basta per farne un reazionario.
A Musk piace indossare numerosi abiti: cinico, criptico, cassandra...
Padre di sette figli, Musk è un anarchico libertario con una vena di conservatorismo fiscale (“lo stato è semplicemente la più grande azienda con un monopolio sulla violenza, contro cui non hai ricorso; quanti soldi daresti a questa entità?”) che si diverte a rilasciare interviste al sito di satira Babylon Bee, dove ha appena scherzato sul fatto di non essere “abbastanza pervertito” per apparire sulla Cnn. “Potresti essere sulla Cnn in questo momento, una vera testata giornalistica”, dice il conduttore al magnate di Tesla. Musk ha risposto con una risata esagerata, alzando un sopracciglio alla descrizione della rete contusa da numerosi scandali sessuali, tra cui un produttore accusato di pedofilia. “Purtroppo... non sono abbastanza pervertito, immagino”, ha scherzato il pioniere dei viaggi spaziali.
Musk è solito a battute simili. “Dobbiamo esigere che i più ricchi paghino la loro giusta quota, punto”, ha twittato il senatore socialista Bernie Sanders. Musk è andato a rispondergli sotto: “Continuo a dimenticare che sei ancora vivo”. E Joe Biden? “Burattino dai calzini umidi in forma umana”. Dice che “i politici e i burocrati non eletti che ci hanno rubato la libertà dovrebbero essere coperti di catrame, piumati e cacciati dalla città”, ma le sue donazioni vanno equamente a Democratici e Repubblicani e non ha ancora fatto il salto come l’amico con cui fondò PayPal, Peter Thiel, oggi finanziatore dei Repubblicani.
“A proposito, in realtà sono un socialista”, ha scritto Musk. “Solo non il tipo che sposta le risorse dalla più produttiva alla meno produttiva, fingendo di fare del bene, mentre in realtà causano danni. Il vero socialismo cerca il massimo bene per tutti”. E ancora: “Coloro che si proclamano ‘socialisti’ di solito sono deprimenti, non hanno senso dell'umorismo e hanno frequentato un college costoso. Il destino ama l’ironia”.
È un eufemismo dire che le uscite del ceo di Tesla sono diverse da quelli di qualsiasi altro capo di grandi società per azioni, come Jeff Bezos o Bill Gates. Musk risponde a braccio a giornalisti e follower casuali, condivide strani meme, usa le piattaforme per annunciare accordi privati, non rifugge le battute più sarcastiche e offensive. La laurea? Completamente inutile, “serve solo per divertirsi”. Salvo poi annunciare l’intenzione di fondare una nuova università, il Texas Institute of Technology & Science.
Quando i Talebani hanno preso il potere a Kabul, il 15 agosto 2021, Elon Musk ha scritto: “Il vecchio mondo muore in un tripudio di splendore”. E poi Musk ha postato un brano del capolavoro di Barbara Tuchman sulla Prima guerra mondiale, “I cannoni di agosto” (introvabile in italiano), con echi da Kabul: “Lo spettacolo della mattina di maggio del 1910 era meraviglioso, quando nove re parteciparono al funerale di Edoardo VII d'Inghilterra. La folla, in attesa in silenzio e in soggezione vestita di nero, non riuscì a trattenere sussulti di ammirazione. Tre a tre i sovrani attraversarono i cancelli del palazzo, con elmi piumati, trecce d'oro, fusciacche cremisi e ordini ingioiellati che brillavano al sole. Dopo di loro vennero eredi, altezze imperiali, regine - quattro vedove e tre regnanti - e una manciata di ambasciatori provenienti da paesi senza corona. Insieme rappresentavano settanta nazioni nel più grande raduno di regalità e rango mai visto in un solo luogo e, nel suo genere, l'ultimo. La lingua ovattata del Big Ben scandiva le nove quando il corteo lasciava il palazzo, ma sull'orologio della storia era il tramonto, e il sole del vecchio mondo stava tramontando in una vampata di splendore che non si sarebbe più visto”.
Poi, Musk, aggiunge: “Nove anelli per uomini mortali”. Tolkein ricorre spesso negli scritti criptici del fondatore di Tesla, il cattolico devoto che indossava giacche di tweet e adorava la messa in Latino, disprezzava la modernità e di certo non era un uomo di mondo, con il suo odio verso l’apparato totalitario-industriale di Mordor, a est della Terra di Mezzo, profondamente anti socialista, che credeva che l’espansione del peso dello stato dopo la guerra avesse creato delle tendenze pericolose anche in Gran Bretagna. “Non puoi combattere il Nemico con il suo stesso Anello senza diventare anche tu un Nemico”, ha detto a suo figlio, “ma purtroppo la saggezza di Gandalf sembra essersene andata con lui nel Vero Occidente (la terra degli Dei, nella mitologia di Tolkien)”. Tolkien è un oggetto di culto fra Thiel e Musk, o come ha scritto Niall Ferguson sul Telegraph, “la Silicon Valley, la parte della California in cui vivo ora, è piena di appassionati di Tolkien. Peter Thiel ha chiamato uno dei suoi fondi in onore del mithril, il metallo immaginario di Tolkien. Un Palantir è una specie di sfera di cristallo nella Terra di Mezzo ed è anche il nome della pionieristica società di big data di Alex Karp”.
Quando un funzionario delle Nazioni Unite ha affermato che solo una piccola percentuale di una fortuna come i trecento miliardi di Elon Musk potrebbe aiutare a risolvere la fame nel mondo, il ceo di Tesla ha risposto per le rime a David Beasley, direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, dicendo che le forze di pace delle Nazioni Unite stavano abusando sessualmente di bambini nella Repubblica Centrafricana nel 2014, aggiungendo il commento: “Cosa è successo qui?”. E poi: “Pubblica le tue spese attuali e proposte nel dettaglio, così le persone possono vedere esattamente dove stanno andando i soldi. La luce del sole è una cosa meravigliosa”.
Il capo di Tesla è un ardente fan delle tecnologie nucleari. “Nel lungo termine credo che riusciremo ad arrivare ad avere l’energia dal sole e dal vento. E bisogna pensare in modo positivo rispetto all’energia nucleare, non quella tradizionale, ma quella che è stata rinnovata. Sono rimasto sorpreso da paesi che ultimamente hanno abbandonato il nucleare”. Come la Germania, dove Musk si è appena scontrato con gli ambientalisti nell’aprire una fabbrica a Grünheide.
L’eccentrico ceo di Tesla è finito sotto il fuoco incrociato della comunità Lgbt internazionale per avere attaccato i propri pronomi di genere. “Sostengo assolutamente le persone trans, ma tutti questi pronomi sono un incubo estetico”, ha scritto Musk. C’è stata a lungo una tensione per i diritti nella Silicon Valley, esemplificata da James Damore, un ex ingegnere di Google che ha scritto un promemoria sostenendo che il motivo per cui ci sono meno ingegneri donne sono le differenze biologiche piuttosto che la discriminazione. Il manifesto di Damore contro la “cassa di risonanza ideologica” della Silicon Valley, dove ci sono idee “troppo sacre per venire messe in discussione”, gli è costato il posto. Come a Brendan Eich, programmatore creatore della lingua del web (il JavaScript), amministratore delegato di Mozilla solo per undici giorni, licenziato a causa di mille dollari donati alla campagna in favore del “sì” al referendum della California per vietare i matrimoni gay. A difenderlo ci ha pensato Andrew Sullivan, icona gay, giornalista inglese trapiantato in America e che fu uno dei primi a dichiararsi omosessuale, secondo cui Eich è stato “scotennato da attivisti gay, trattato da eretico”. In questo clima Musk twitta “pronouns suck”. Questo dopo averci addotto sulle sue letture: “Quasi finito ‘Nelle tempeste d’acciaio’ di Ernst Jünger. Intenso. Ottimo libro”. Quasi si divertisse a dare sui nervi ai benpensanti.
Musk supera spesso le linee rosse comunemente accettate. “Prendete la pillola rossa!”, ha scritto Musk. Si riferiva a una scena di “The Matrix”, il film di fantascienza in cui l’eroe, Neo, interpretato da Keanu Reeves, ha la possibilità di prendere una pillola che gli permette di vedere la verità. Il mondo che pensa sia reale si rivela una menzogna in cui il suo corpo è intrappolato in una fattoria dove le persone vengono utilizzate come batterie umane. Prendere la pillola blu gli avrebbe permesso di tornare a vivere nella bugia ignorante ma beata, prendere la pillola rossa lo avrebbe lanciato in un viaggio attraverso una realtà brutale ma appagante.
Il 19 maggio 2020, Musk tuitta: “Cancellate la cancel culture”. E da lì parte un’altra sua battaglia contro il movimento americano che decostruisce, riscrive e cancella pezzi di storia e cultura occidentale. Musk ha detto che l’ideologia woke, quella del fanatismo polticamente corretto e della cancel culture, è “una delle più grandi minacce per l’umanità”, “divisa e odiosa” e “un virus mentale”. Per il boss di Tesla i benpensanti hanno messo a repentaglio anche la comicità: “Ci sono un sacco di tabù e propaganda. E non è divertente. Fare dell’umorismo dovrebbe essere ok in una società. Invece l’ideologia woke vuole fondamentalmente renderle illegale. Voglio dire, vogliono zittire Dave Chappelle. È pazzesco”. Chappelle è l’autore scorrettissimo di un documentario su Netflix accusato di “transfobia” per aver detto che “ogni essere umano in questa stanza, ogni essere umano sulla Terra, ha dovuto passare attraverso le gambe di una donna”. Musk non disdegna di farsi fotografare con Joe Rogan, il popolarissimo conduttore finito nei guai per dei podcast No Vax e costretto a cancellare un po’ di vecchie puntate dove usava la parola “negro”.
“Non abbiamo tempo di aspettare che le accreditate università statunitensi si correggano da sole, così ne fondiamo una noi”. Con queste parole Pano Kanelos, esperto di William Shakespeare ed ex rettore del St. John’s College di Annapolis, ha annunciato l’8 novembre la fondazione dell’Università di Austin. L’ateneo dovrebbe costituire una cura per i mali dell’istruzione americana dei nostri giorni: cancel culture, censura e politicizzazione della scienza. L’università, che ha già reclutato molti dissidenti dell’establishment accademico come l’americano Peter Boghossian e l’inglese Kathleen Stock, ha già raccolto dieci milioni di dollari in donazioni private, sono state esaminate oltre mille domande per posti di professore e quest’anno verranno avviati i primi corsi. Nell’elenco dei donatori figura anche Elon Musk.
Da anni Musk, forse sapendo che la sindrome di Asperger di cui lui stesso soffre potrà un giorno essere scartata in vitro, denuncia l’ingegneria genetica, perché dice di non saper come evitare “il problema di Hitler”. Quando Tim Urban di “Wait But Why” ha avuto la possibilità di intervistare Musk, ha chiesto se la “riprogrammazione genetica” fosse qualcosa a cui avrebbe mai rivolto la sua attenzione. La risposta di Musk è stata che non era una “battaglia tecnica”, ma una “battaglia morale”. “Sai, lo chiamo il problema di Hitler. Hitler era tutto incentrato sulla creazione dell'Übermensch e della purezza genetica, come si fa a evitare il problema di Hitler? Non lo so”, ha detto Musk.
Musk è stato uno dei primi investitori nel britannico DeepMind, che è considerato come uno dei principali laboratori di intelligenza artificiale del mondo. La società è stata acquisita da Google per seicento milioni, facendo guadagnare non poco a Musk. Ma appena due mesi dopo l’acquisizione di DeepMind, Musk ha avvertito che l’intelligenza artificiale è “potenzialmente più pericolosa delle armi nucleari”, suggerendo che il suo investimento era stato fatto perché era “preoccupato dove fosse diretta la tecnologia”. Musk ha anche contribuito a creare un nuovo laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale, OpenAI. Ma poi Musk ha dichiarato che l’intelligenza artificiale potrebbe essere la causa "più probabile" di una terza guerra mondiale. Il suo commento è stato in risposta al presidente russo Vladimir Putin, che ha affermato che il primo leader globale nell’intelligenza artificiale sarebbe “diventato il sovrano del mond”. Poi ha detto che questa intelligenza avrebbe distrutto il lavoro. “Ci sarà sicuramente un’interruzione del lavoro”, ha detto Musk. “Perché quello che accadrà è che i robot saranno in grado di fare tutto meglio di noi... voglio dire tutti noi. Questo è davvero il problema più spaventoso per me”.
Ma mentre tutti i ceo americani investivano in intelligenza artificiale, Elon Musk già affermava che “è più pericolosa della Corea del Nord”, paragonando l’adozione dell’intelligenza artificiale alla “convocazione del diavolo”, aggiungendo che “come in tutte le storie, c’è un tizio con pentacolo e acqua santa sicuro di controllare il demonio, ma non funziona così”. Musk è così, parla come Leon Bloy.
“Ci stiamo dirigendo rapidamente verso una super intelligenza digitale che supera di gran lunga qualsiasi essere umano”, afferma Musk in un documentario sul tema, arrivando a scontrarsi con l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg, che ha definito le oscure previsioni di Musk “irresponsabili”. Rispondendo a Zuckerberg, Musk ha affermato che la comprensione da parte del collega della tecnologia della minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale “è limitata”. Musk ha pagato perché il documentario “Do You Trust This Computer” fosse pubblicato gratuitamente su YouTube. “È un argomento molto importante e influirà sulle nostre vite in modi che non possiamo nemmeno immaginare in questo momento”.
Il Papa dell’elettrico ha una ossessione personale: “Sarò franco, la civiltà si sente un po' fragile in questi giorni”, ha appena detto a un evento di Space X. Musk è l’unico miliardario che denuncia l’inverno demografico, la carestia delle nascite. Lo scorso 10 gennaio, Musk tuitta: “Se l’allarmante crollo del tasso di natalità continua, la civiltà morirà davvero con un lamento in pannolini per adulti”. Sì, legge anche T.S. Eliot.
Era il 2017 quando il fondatore di PayPal e Tesla ha pubblicato un tweet sorprendente sulla popolazione mondiale. Musk ha espresso la sua preoccupazione rispetto al crollo del tasso di natalità. “La popolazione mondiale sta andando sempre più velocemente verso il collasso, ma pochi sembrano accorgersene o preoccuparsene”, scrisse Musk. Stava commentando un articolo del New Scientist intitolato “Il mondo nel 2076: la bomba demografica è implosa”. Poi Musk è andato sulla Cnn e ha citato i paesi più in crisi: “Giappone, gran parte dell’Europa, Cina”, osservando che in molti di questi luoghi il tasso di natalità “è solo la metà del tasso di sostituzione”. Ha spiegato al giornalista della Cnn che le piramidi di popolazione invertite portano a situazioni economiche insostenibili. “Sta per crollare tutto, non può stare in piedi”.
Nel 2019, Musk era sul palco con Jack Ma alla Conferenza mondiale sull’intelligenza artificiale a Shanghai, quando ha ridetto: “La maggior parte delle persone pensa che abbiamo troppe persone sul pianeta, ma in realtà questa è una visione obsoleta. Il problema più grande che il mondo dovrà affrontare tra 20 anni sarà il crollo della popolazione. Non l’esplosione. Il crollo”. A dicembre, Musk ha usato le stesse parole al consiglio annuale dei ceo di Wall Street. “Tante persone, comprese quelle intelligenti, pensano che ci siano troppe persone al mondo e pensano che la popolazione stia crescendo senza controllo. E’ completamente l’opposto. Per favore, guardate i numeri. Se le persone non hanno più bambini, la civiltà è destinata a sgretolarsi, ricordatelo”. Musk giorni fa è tornato a parlarne sui social: “Dovremmo essere molto più preoccupati per il crollo della popolazione”.
Se Warren Buffett legge saggi di finanza, Jeff Bezos è un fan di Kazuo Ishiguro, Tim Cook divora biografie e Jack Dorsey i romanzi di Ernst Hemingway, Elon Musk si distingue anche per il suo autore preferito. William Golding, lo scrittore inglese che esplora le paure primordiali, il Nobel autore del “Signore delle mosche”, l’indagine del rapporto dell’uomo con il male, la storia dei piccoli naufraghi, indifesi contro la parte oscura della propria mente quando fondano la loro “repubblica ideale” e tiranneggiando gli uni sugli altri. Monito anarchico contro le illusioni socialiste e democratiche.
Ma soprattutto Musk è stato influenzato dalla serie “Foundation” di Isaac Asimov. “È una specie di versione futuristica del ‘Declino e della caduta dell'impero romano’ di Edward Gibbon” ha scritto Musk. “Diciamo che eri al culmine dell’Impero Romano, cosa faresti, quale azione potresti intraprendere per ridurre al minimo il declino? Le lezioni della storia suggerirebbero che le civiltà si muovano in cicli. Puoi rintracciarlo abbastanza indietro: i babilonesi, i sumeri, seguiti dagli egizi, dai romani, dalla Cina. Ovviamente siamo in un ciclo ascendente in questo momento e si spera che questo rimanga il caso, ma potrebbe non essere così. Potrebbero esserci alcune serie di eventi che causano il declino”. Era il 2013 e da allora il nuovo Tesla si è fatto ancora più pessimista. “La lezione che ne ho tratto è che dovresti provare a intraprendere azioni che potrebbero prolungare la civiltà, ridurre al minimo la probabilità di un’età oscura e ridurre la durata di un’età oscura, se ce n’è una”.
Elon Musk, il genio “folle” allarmato dalla Babilonia che ha contribuito a creare.
Campagna abbonamenti del New York Times contro l'ideatrice di Harry Potter ferocemente criticata molti utenti: un autogol della testata liberal
"Cancelli la Rowling? Addio al mio abbonamento". La crociata del Nyt è un boomerang
Roberto Vivaldelli
21 Febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ec ... 1645457440Sembra quasi che per i progressisti identitari "woke" la scrittrice JK Rowling sia diventata un nemico esistenziale. Non erano sufficienti le gravi minacce di morte che l'ideatrice di Harry Potter ha dovuto subire per aver semplicemente espresso un'opinione diffusa fra molte femministe cioè che, a differenza di quello che sostiene l'ideologia transgender sempre più dominante fra l'élite liberal, il sesso biologico rimane predominante sul "genere" e chi si sveglia una mattina e comincia a farsi chiamare "donna" non può avere gli stessi diritti di chi donna è nata dalla nascita. Semplice no? Eppure, solo per aver espresso un'opinione, JK Rowling è stata etichettata e marchiata a fuoco dalla psicopolizia come "transofoba" e buona parte del mondo patinato dello spettacolo e dell'intrattenimento le ha voltato le spalle, come se non esistesse più. Lasciata sola mentre qualche esaltato ha addirittura pubblicato il suo indirizzo di casa, mettendo in pericolo la sua famiglia.
Il New York Times "cancella" JK Rowling, utenti infuriati
Lei peraltro ha sempre negato le accuse di transfobia e afferma di essere preoccupata solo di garantire che gli spazi per le donne e la loro sicurezza vengano preservati. Per aver detto quella quella che potrebbe apparire come un'ovvietà, l'autrice della saga di Harry Potter non è nemmeno stata invitata ad Hogwarts per festeggiare i vent'anni del primo film Harry Potter e la pietra filosofale, e si è dovuta sorbire persino i patetici moralismi di Emma Watson e degli altri maghetti. In quest'era folle dove ciò che conta di più è non mettere in discussione pubblicamente i dogmi della correttezza politica, il New York Times ha ben pensato di lanciare una nuova crociata contro la scrittrice inglese.
La campagna abbonamenti del New York Times strizza l'occhio al pubblico e politicamente corretto della sinistra identitaria, ossessionata dalle minoranze e dall'ideologia transgender. Nel video promozione pubblicato su Youtube appare Lianna, la lettrice-tipo della famosa testata. Donna, afroamericana, contro il binarismo di genere, capace di "immaginare Harry Potter senza la sua creatrice". Se non fosse un clip promozionale, sembrerebbe quasi un'autoparodia. La frase contro JK Rowling appare anche in alcuni cartelloni pubblicitari affissi per la Grande Mela che stanno facendo molto discutere. Molti utenti, infatti, hanno criticato il New York Times sui social media, accusando il giornale di "sessismo" e di lanciare una minaccia - seppur - velata piuttosto "inquietante" contro la scrittrice. "Lianna e il Nyt immaginano che JK Rowling svanisca magicamente grazie alla polvere di folletto, o stanno immaginando una scomparsa più simile a quella di Jimmy Hoffa?" scrive ad esempio un utente su Twitter, in riferimento al noto sindacalista americano scomparso in circostanza misteriose. "Così ho cancellato il mio abbonamento Nyt perché ha provato a cancellare Rowling", ha scritto ancora un altro utente su Twitter. "Nemmeno l'offerta di un abbonamento annuale a 0,25 dollari a settimana non è riuscita a convincermi a stare con un giornale che è così sprezzante nei confronti delle donne da celebrare la cancellazione di un'autrice nelle sue pubblicità".
Minacce di morte e di stupro, il silenzio dei progressisti
Dinanzi a questa campagna di cattivissimo gusto contro l'ideatrice di Harry Potter colpisce, ancora una volta, il silenzio tombale dei progressisti. D''altro canto non si eranon espressi nemmeno quando tre attivisti trangender, non più tardi dello scorso novembre, pubblicarono il suo indirizzo di casa con l'obiettivo di intimorirla. "Pensavano che fare doxxing mi avrebbe intimidito a non parlare dei diritti delle donne basati sul sesso. Avrebbero dovuto riflettere sul fatto che ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa, e non ho smesso di parlare. Forse, il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci" affermava la scrittrice. Come lei, altre donne sono finite nel mirino di un'ideologia sempre più oltranzista e violenta. Su tutte Kathleen Stock, la docente di filosofia, femminista e lesbica, che ha dovuto dimettersi dal suo lavoro di docente a seguito delle minacce e degli insulti ricevuti per le medesime posizioni espresse sul "genere". Donne che non hanno paura di schierarsi contro il pensiero unico.
"Non si può più dire niente". Anche il New York Times si è redento dalla cancel cultureHuffPost Italia
24 marzo 2022
https://www.huffingtonpost.it/cultura/2 ... /?ref=fbphOra è ufficiale: negli Stati Uniti esiste un problema di libertà d’espressione. Lo sancisce nientemeno che il New York Times, il giornale più importante del Paese e fra i maggiori al mondo. Finalmente, verrebbe da dire, se non ci fosse un dettaglio: è stato proprio il quotidiano newyorkese, punto di riferimento della sinistra democratica e liberal, uno dei primi a esarcerbare le pulsioni perbeniste, e successivamente a negare che il problema esistesse. Nel 2020, addirittura, in redazione qualcuno si dimise denunciando che lì, tra le belle scrivanie di Manhattan, “non si poteva più dire niente”.
“Nonostante la tolleranza e la ragione della società moderna, gli americani stanno perdendo il controllo di un diritto fondamentale come cittadini di un Paese libero: quello di poter dire ciò che pensano e di esprimere le proprie opinioni in pubblico senza paura di essere infamati o isolati”, dice ora il Times in un editoriale di redazione, esprimendo dunque una posizione ufficialmente condivisa. “Silenziamento sociale” e “de-pluralizzazione” dell’opinione pubblica: sono queste per i redattori del Nyt le colpe da assegnare indiscriminatamente, sia alla destra che alla sinistra.
Insomma: una conversione sulla via di Damasco, o meglio sul viale della redenzione dalla cancel culture. Perché non bisogna dimenticare che a parlare è lo stesso giornale che nel 2020 visse le dimissioni di Bari Weiss, editorialista che se ne andò sbattendo la porta in polemica con il "conformismo" dei suoi datori di lavoro e che scrisse una lettera per denunciare le pressioni esercitate dai social media sulla linea editoriale. “Twitter non è nella gerenza del New York Times, ma è lui che comanda”, furono le parole di Weiss.
Il caso della giornalista non fu certamente un unicum. Prima di lei, infatti, avevano fatto scalpore le dimissioni di James Bennet, il responsabile degli editoriali del Times, colpevole di aver pubblicato l’articolo del senatore repubblicano Tom Cotton che invocava l’intervento dell’esercito per arginare i disordini provocati da alcune frange del movimento Black Lives Matter.
Eppure soltanto oggi il giornale si sveglia e scopre che “la vecchia lezione ‘pensa prima di parlare’ ha lasciato il posto a ‘parla a tuo rischio e pericolo’”, anche grazie ai risultati di un sondaggio condotto in collaborazione con il Siena College Research Institute (SCRI). Ben l’84% degli intervistati afferma che preferisce non esprimere la propria opinione in pubblico per timore di subire ripercussioni negative o ritorsioni.
Un risultato che desta il Times da anni di torpore e lo porta finanche ad affermare che “la solida difesa della libertà di parola era un tempo un ideale progressista”, mentre oggi molti progressisti sono “diventati intolleranti nei confronti delle persone che non sono d’accordo con loro”, assumendo atteggiamenti di ipocrisia e censura che per lungo tempo sono stati tipici della destra e aborriti dalla sinistra. Eureka tardiva, quindi.
Eppure già passati due anni da quando Bari Weiss firmava l’ormai celebre lettera aperta contro la cancel culture promossa da 150 scrittori, personalità e intellettuali pubblicata su Harper’s Magazine. Tra i firmatari nomi del calibro di Margaret Atwood, Ian Baruma, Noam Chomsky, Salman Rushdie e J.K. Rowling: compatti nel denunciare l’intolleranza culturale e nel difendere la libertà di pensiero e parola. “Il libero scambio di informazioni e idee, linfa vitale di una società liberale, sta diventando sempre più limitato”, si leggeva nella missiva di cui la giornalista aveva voluto farsi portavoce.
Licenziamenti, lettere, lamentele. Insomma, che qualcosa non funzionasse con la libertà d’espressione era chiaro da tempo, eppure “ben svegliato, Times”: soltanto oggi scopre che l'America ha un problema e lo mette in prima pagina.
"Suicidio occidentale" Federico Rampini
29 marzo 2022
https://www.amazon.it/suicidio-occident ... 8804738324Se un attacco nel cuore dell’Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione. Il disarmo strategico dell’Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale. L’ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. L’aggressione di Putin all’Ucraina, spalleggiato da Xi Jinping, è anche la conseguenza di questo: gli autocrati delle nuove potenze imperiali sanno che ci sabotiamo da soli. Sta già accadendo in America, culla di un esperimento estremo. Gli europei stentano ancora a capire tutti gli eccessi degli Stati Uniti, eppure il contagio del Vecchio continente è già cominciato. Nelle università domina una censura feroce contro chi non aderisce al pensiero politically correct, si allunga la lista di personalità silenziate, cacciate, licenziate. Solo le minoranze etniche e sessuali hanno diritti da far valere; e nessun dovere. L’ambientalismo estremo, religione neopagana del nostro tempo, demonizza il progresso economico e predica un futuro di sacrifici dolorosi oppure l’Apocalisse imminente. I giovani schiavizzati dai social sono manipolati dai miliardari del capitalismo digitale. L’establishment radical chic si purifica con la catarsi del politicamente corretto. È il modo per cancellare le proprie responsabilità: quell’alleanza fra il capitalismo finanziario e Big Tech pianificò una globalizzazione che ha sventrato la classe operaia e impoverito il ceto medio, creando eserciti di decaduti. Ora quel mondo impunito si allea con le élite intellettuali abbracciando la crociata per le minoranze e per l’ambiente. La questione sociale viene cancellata. Non ci sono più ingiustizie di massa nell’accesso alla ricchezza. C’è solo «un pianeta da salvare», e un mosaico di identità etniche o sessuali da eccitare perché rivendichino risarcimenti. In America questo è il Vangelo delle multinazionali, a Hollywood e tra le celebrity milionarie dello sport. In Europa il conformismo ha il volto seducente di Greta Thunberg e Carola Rackete. Le frange radicali non hanno bisogno di un consenso di massa; hanno imparato a sedurre l’establishment, a fare incetta di cattedre universitarie, a occupare i media. Possono imporre dall’alto un nuovo sistema di valori. La maggioranza di noi subisce quel che sta accadendo: non abbiamo acconsentito al suicidio.
"Indottrinano i ragazzi". Le scuole della Florida ritirano 54 libriGerry Freda
21 Aprile 2022
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1650561581Il governo dello Stato della Florida, guidato dal repubblicano Ron DeSantis, ha vietato l'utilizzo di 54 libri di matematica nelle scuole locali, in quanto accusati dalle autorità di Tallahassee di "indottrinare i ragazzi". Il dipartimento dell'Istruzione del Sunshine State, venerdì scorso, ha infatti messo al bando quei volumi dalle scuole dell'obbligo frequentate dai ragazzi dai 3 ai 17 anni di età, sostenendo che i testi in questione conterrebbero “riferimenti a temi proibiti o strategie educative inopportune". Il contenuto del provvedimento adottato dal dipartimento statale è stato poi spiegato nel dettaglio lunedì dal governatore DeSantis in persona, campione delle battaglie di stampo conservatore e probabile rivale di Donald Trump nella procedura di selezione del candidato del Gop alla Casa Bianca nel 2024.
Quei 54 libri, a detta del governatore, sarebbero stati vietati per via dei loro "contenuti socio-emotivi". Le pagine dei testi incriminati, i cui titoli non sono stati ancora resi noti dalle autorità ai media locali e alla cittadinanza, sarebbero state infatti giudicate, dai funzionari statali incaricati della revisione di 132 volumi scolastici impiegati ad oggi nell'entità federata, zeppe di riferimenti a temi esplicitamente socio-politici come le questioni razziali, la sessualità, l'identità di genere. DeSantis ha quindi tuonato: "Matematica vuol dire dare la risposta giusta e noi vogliamo che i nostri figli imparino a dare la risposta giusta, non vogliamo che ci dicano come si sentono emotivamente davanti a un problema di aritmetica”.
Nel dettaglio, tra gli argomenti, trattati nei 54 libri, che sono stati giudicati inappropriati allo sviluppo di ordinari programmi di studio e "contrastanti con la legge e con gli standard educativi vigenti in Florida" vi erano, in primo luogo, dei riferimenti all'apprendimento "socio-emotivo" (Sel). Questo è una controversa teoria dell'insegnamento secondo cui le peculiarità socio-emozionali degli studenti dovrebbero vedersi riconosicuta, nei curriculum scolastici, la stessa rilevanza attribuita alle capacità linguistiche e matematiche apprese in classe dai ragazzi.
Oltre ai rimandi al Sel, quei libri sarebbero stati pieni di riferimenti alla cosiddetta "teoria critica della razza". Quest'ultima è una corrente di pensiero per cui il razzismo negli Usa sarebbe un sentimento insito nella società americana e strumentale al consolidamento della supremazia dei cittadini bianchi.
Un'ulteriore criticità riscontrata nei libri esaminati dal dipartimento citato sarebbe stata l'eccessiva aderenza di questi alle linee-guida in ambito educativo promosse dai sostenitori della "progressista" Common Core State Standards Initiative. Questa iniziativa è fortemente avversata dal mondo conservatore e religioso per la sua sottesa volontà "omogeneizzante" e per il fatto che attribuirebbe, nei contesti scolastici, scarsa rilevanza alle materie umanistiche, all'arte e alla musica.
La decisione del dipartimento statale dell'Istruzione, avallata dal governatore, ha immediatamente ricevuto il plauso delle correnti del Partito repubblicano particolarmente sensibili al messaggio religioso, mentre ha suscitato aspre critiche da parte di esponenti del Partito democratico e di associazioni di ispirazione liberal. Il dem Carlos Smith, primo deputato ispanico del parlamento della Florida ad appartenere alla comunità Lgbtq, ha attaccato il divieto imposto dalle istituzioni statali denunciando la scarsa trasparenza del procedimento che ha portato al contestato verdetto. Il parlamentare ha quindi preso spunto dalla messa al bando di quei testi di matematica per indirizzare parole al vetriolo direttamente a DeSantis: “Il governatore ha trasformato le nostre aule in campi di battaglia politici, e questo è solo l'inizio”. Anche Christopher Finan, esponente dell'associazione anti-censura National Coalition Against Censorship, ha criticato il divieto, bollando come "bizzarra" la tesi di DeSantis per cui, all'interno delle pagine di comuni libri di matematica per la scuola, sarebbero chiaramente osservabili riferimenti alla teoria critica della razza.
A detta dei critici del governatore, la recente decisione presa dal politico repubblicano in tema educativo sarebbe l'ultima fase della crociata condotta da DeSantis in nome dei propri valori fortemente conservatori. Prima del divieto dell'utilizzo di quei testi scolastici, il governatore aveva messo in opera la sua filosofia anti-liberal firmando il Dont’say gay act, legge che vieta al personale delle scuole della Florida di parlare agli alunni del tema dell'orientamento di genere.
Walt Disney dovrà dire addio al suo distretto speciale in Florida. Lo ha deciso il governo della Florida dopo l'opposizione del colosso alla legge che vieta l'insegnamento del gender nelle scuole primarie
I repubblicani fanno guerra a Disney: "Perché è un pericolo"Roberto Vivaldelli
22 Aprile 2022
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/gu ... 28197.html Fra la Disney e il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, è guerra. La discordia nasce dalla contestata legge voluta dai repubblicani che vieta la discussione in classe di questioni relative all'identità di genere nelle scuole primarie dello Stato e che i progressisti hanno soprannominato "Don't say gay". Messa sotto pressione dalle associazioni Lgbtq e dai dem, nelle scorse settimane la Disney ha contestato ufficialmente la legge e ha promesso di lottare per abrogarla, spiegando che l'obiettivo del colosso è far sì che la legge di DeSantis "venga abrogata" o soppressa dai tribunali. Ora DeSantis è passato al contrattacco. I legislatori della Florida hanno infatti votato per privare Walt Disney del suo speciale status di autogoverno nel mezzo di uno scontro politico tra l'azienda e il governatore. Lo status conferiva alla Disney il potere di imporre tasse, costruire strade e controllare i servizi pubblici sui terreni inerenti il suo parco a tema.
Disney, fine del "distretto speciale"
Come ricorda la Bbc, conosciuto come Reedy Creek Improvement District, il distretto speciale nacque a seguito di un accordo del 1967 tra lo stato e la Walt Disney Company. Questo suo status speciale ha consentito alla società di operare come un vero e proprio governo municipale, con un suo consiglio di vigilanza: ciò significa che il colosso avrebbe potuto persino costruire il proprio aeroporto o una centrale nucleare, se lo avesse voluto. Per mezzo secolo ha concesso al gigante dell'intrattenimento di essere svincolato da tutti i fardelli burocratici, oltre che da milioni di dollari di tasse. Con la decisione di DeSantis, il distretto speciale verrà ufficialmente sciolto il 1 giugno 2023 e il gigante dell'intrattenimento dovrà dire addio a tutti i vantaggi e benefit su cui poteva contare. Secondo Richard Foglesong, autore del libro "Married to the Mouse: Walt Disney World and Orlando", citato dalla Cnn, la Disney chiese di avere un distretto speciale e una sorta di autogoverno dopo i problemi riscontrati con il municipio di Anaheim, in California, dove sorge un altro parco Disney, completato e costruito un decennio prima. Oggi, il distretto speciale di Reedy Creek comprende circa 10 mila ettari nelle contee di Orange e Osceola, inclusi quattro parchi a tema, due parchi acquatici, un complesso sportivo, 280 chilometri di strade, miglia di corsi d'acqua e le città di Bay Lake e Lake Buena Vista. Attualmente, vi lavorano circa 80 mila persone. Secondo i media liberal, il disegno di legge approvato dalla Florida rappresenta una forma di ritorsione politica contro la Disney per la sua presa di posizione contro la legge sull'insegnamento del gender ai più piccoli.
Il Ceo Chapek sotto attacco
Come nota FoxNews, tuttavia, Il Ceo della Disney Bob Chapek, è stato duramente criticato per come ha gestito questa controversia. Le associazioni e gli attivisti Lgbtq lo hanno accusato di essersi mosso contro eccessivo ritardo, mentre alcuni dipendenti hanno addittura abbandonato il loro lavoro per protesta. Altri hanno chiesto a Chapek di fare un passo indietro rispetto alla guerra ideologica contro il disegno di legge sul gender a scuola e di smetterla di strizzare l'occhio a una minoranza politica e ideologica che vuole imporre la sua visione del mondo. Nel frattempo il titolo crolla in borsa e gli investitori temono che il colosso rimanga implicato a lungo in una guerra politico-culturale con i repubblicani. Sposare la causa "Woke", ad oggi, non sembra essere particolarmente conveniente.