USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » ven gen 14, 2022 9:49 pm

Truth Social ottiene il via libera da Google e sale in cima alle classifiche Android
Breitbart News
17 ottobre 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... bart-news/

Truth Social, la piattaforma di social media creata dall’ex presidente Donald Trump, ha raggiunto la vetta nella classifica dei download delle applicazioni Android dopo essere stata finalmente ammessa nel Google Play Store

Una volta disponibile, Truth Social ha raggiunto rapidamente la vetta dei download delle app per Android, diventando non solo la prima app di social media, ma anche la più popolare in assoluto nel Play Store, secondo i dati di Sensor Tower.

Questo avviene dopo che Google ha dato il via libera alla distribuzione dell’applicazione sul suo Play Store per i dispositivi Android, che copre circa il 44% degli smartphone negli Stati Uniti.

La posizione di Truth Social in cima alle classifiche rende chiaro che una vasta platea di utenti Android stava aspettando pazientemente la possibilità di scaricare l’app ufficiale sui propri telefonini.

Secondo quanto riportato, l’approvazione di Truth Social di Donald Trump sull’app store di Google è stata inizialmente bloccata a causa di “problemi di moderazione dei contenuti“.

Truth Social è disponibile per gli utenti di iPhone attraverso l’App Store da febbraio, ma Google ha bloccato l’applicazione dal Play Store per la maggior parte dell’anno.

Allo stesso modo, Truth Social era diventata rapidamente l’applicazione più scaricata dopo essere stata resa disponibile nell’App Store di Apple all’inizio di quest’anno.

Il Presidente Donald Trump ha annunciato la creazione di una piattaforma di social network alternativa poco dopo essere stato bannato da tutte le principali piattaforme gestite dalla Sinistra, tra cui Google, Facebook e Twitter.

Breitbart News ha ampiamente trattato il modo in cui le aziende della Silicon Valley hanno unito le forze per danneggiare le possibilità di rielezione di Donald Trump nel 2020, anche sopprimendo i media conservatori e censurando il presidente stesso.

A maggio, l’amministratore delegato di Truth Social, l’ex deputato repubblicano Devin Nunes, ha dichiarato a Breitbart News che la mancanza di “comunicazioni di base“, come una piazza pubblica digitale, è una “ricetta per il disastro” e favorisce una “guerra di propaganda“, come quella che si sta svolgendo online a causa della censura delle Big Tech.

All’inizio di questo mese, Elon Musk ha definito Truth Social una “camera dell’eco di destra”, continuando una faida con Donald Trump in cui l’ex presidente ha definito Musk un “artista delle stronzate”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven gen 14, 2022 9:49 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 22, 2022 9:29 pm

22)
Brogli elettorali




La verifica forense del Texas ha identificato migliaia di voti espressi da non cittadini ed elettori deceduti
9 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -deceduti/

Dopo che noi populisti vi abbiamo raccontato dei brogli elettorali nelle elezioni del 2020, successivamente confermati dall’audit (o verifica forense) avvenuto l’anno scorso in Arizona, è giunto il momento di parlare dei brogli avvenuti in uno stato che Donald Trump ha vinto nel 2020, ovvero quelli del Texas.

Alcuni potrebbero pensare si tratti di una banale ‘onestà intellettuale’, una concessione rispetto al fatto che ci sono delle ‘mele marce’ in entrambi i due grandi Partiti americani. In realtà, questo articolo va a denunciare ancora una volta i brogli avvenuti nelle contee controllate dai Democratici, perché il partito bolscevico-americano e veramente sovversivo non è, a questo punto, quello Repubblicano.

L’ufficio del Segretario di Stato del Texas ha condotto la “Prima Fase” della sua verifica forense completa delle elezioni generali del novembre 2020, rivelando che migliaia di voti sono stati probabilmente espressi da non cittadini e residenti deceduti.

Questo audit è iniziato nel settembre 2021 ed ha riguardato le Contee di Collin, Dallas, Harras e Tarrant, che rappresentano il 35% dei circa 11,3 milioni di voti espressi nell’elezione presidenziale del 2020, secondo il rapporto, in particolare proveniente dalle città di Dallas-Forth Worth e di Houston.

I risultati, rilasciati il 31 dicembre, sono in linea con quanto trovato nelle contee democratiche dell’Arizona, ovvero:

11.737 votanti non avrebbero la cittadinanza statunitense

Gli iscritti alle liste elettorali che risultano però deceduti sono:
4.889 nella Contea di Collins,
14.926 nella Contea di Dallas,
13.955 nella Contea di Tarrant,
Per un totale di 33.770 irregolarità
I funzionari stanno ancora indagando su 67 potenziali voti espressi a nome di persone decedute.

437.559 elettori risultano iscritti in più di una contea e i loro nominativi sono stati dunque cancellati.

Durante un’intervista a KXAS News il mese scorso, il Segretario di Stato del Texas, John Scott, ha spiegato perché era necessaria una verifica delle elezioni.

“Quello che stiamo cercando di fare è assicurarci che ci sia un po’ più di fiducia nel sistema, nell’integrità delle elezioni“, ha detto Scott. “E penso che questa sia una delle speranze dietro a questa revisione, per mostrare alla gente che sia sicuro. È sicuro. Il vostro voto conta quando lo esprimete. E dove troviamo dei problemi, li affronteremo”.

Il rapporto di Scott ha denunciato alcune contee per non aver verificato prima lo status di non-cittadino degli elettori, notando che un’indagine in diverse contee sarà ora ritardata fino alla primavera del 2022, riporta Just the News.

“Mentre diverse contee si sono attivate prontamente per lavorare sulle loro potenziali registrazioni di cittadini non statunitensi, altre non hanno iniziato ad indagare o ad inviare avvisi di verifica fino a metà o fine novembre del 2021”, dice il rapporto di Scott.

“Di conseguenza, la finestra di 30 giorni in cui il dichiarante potrebbe fornire la prova della cittadinanza statunitense è caduta dopo che la moratoria NVRA richiesta a livello federale sulle cancellazioni della registrazione degli elettori era iniziata”, ha aggiunto. “Questo significa che molti potenziali cittadini non statunitensi identificati attraverso il processo concordato avrebbero fino al 25 maggio 2022 per rispondere ad un avviso di esame prima che la loro registrazione venga cancellata.

Secondo KDFW News, la verifica forense o audit è stata ordinata dal Governatore Greg Abbott su richiesta dell’ex presidente Donald Trump.

Mentre questo articolo viene scritto è già iniziata la “Fase 2” dell’audit.

Il totale delle irregolarità al 31 dicembre 2021 riguarda 483.066 potenziali elettori, mentre la differenza di voti tra Donald Trump e Joe Biden nel 2020 è stata di 631.221 voti. Questo significa che le anomalie rappresentano il 76.5% dello scarto tra i voti dei due candidati.

Se questi controlli avranno un impatto sull’affluenza e sul numero di elettori di queste contee (che quindi sono principalmente Democratici) lo scopriremo solo l’8 novembre 2022, quando si terranno le elezioni di medio termine.



Ecco chi è Kyrsten Sinema, la senatrice dem che ha affossato la riforma di Biden
Roberto Vivaldelli
15 Gennaio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ec ... 1642254149

Viene dall'Arizona e da una famiglia di umili origini la senatrice democratica che ha affossato la riforma voluta dal presidente Joe Biden sull'ostruzionismo

È una tenace donna dell'Arizona la senatrice democratica che, insieme a Joe Manchin - altro rappresentante dei democratici - ha affossato la riforma del suo partito volta a modificare in maniera unilaterlae i regolamenti del Senato federale Usa per indebolire gli strumenti di ostruzionismo ("filibuster") a disposizione dell'opposizione. Il suo nome è Kyrsten Sinema e viene dall'Arizona. Il suo "no" alla riforma voluta dal presidente Joe Biden in persona ha fatto infuriare i democratici. Come spiega il Guardian, ancora prima che il presidente degli Stati Uniti arrivasse a Capitol Hill giovedì pomeriggio per unirsi ai senatori democratici per il consueto pranzo di lavoro e tentare di convincere i senatori dissidenti, Sinema ha ribadito senza mezzi termini che non avrebbe sostenuto alcuna modifica alle regole sull'ostruzionismo, spiazzando il presidente stesso e battendolo sul tempo.


I due dissidenti spiazzano Biden

Subito dopo il senatore Joe Manchin del West Virginia ha elogiato Sinema e ha rilasciato una dichiarazione confermando che non avrebbe votato per cambiare le regole sull'ostruzionismo, de facto affossando la riforma voluta dai dem poiché erano necessari i voti di tutti i 50 senatori del partito per cambiare le regole del gioco. Il Presidente Joe Biden, chiaramente esasperato e sconsolato, ha chiuso la riunione con i senatori dem affermando: "Speriamo di farcela, ma non ne sono sicuro". Sinema ha giustificato la sua decisione spiegando che "dobbiamo affrontare la malattia stessa, la malattia della divisione, per proteggere la nostra democrazia, e non può essere raggiunta da un solo partito. Non può essere raggiunto esclusivamente dal governo federale. La risposta richiede qualcosa di più grande e, sì, più difficile di quello di cui discute oggi il Senato”.


Chi è Kyrsten Sinema, l'avvocato dell'Arizona che ha affossato la riforma di Biden

Kyrsten Sinema è nato a Tucson, Arizona, il 12 luglio 1976 da una famiglia di mormoni di origini più che umili. La sua famiglia, infatti, ha lottato per anni per sbarcare il lunario e per un po' di tempo è persino rimasta senza una casa fissa. Sul suo sito web ufficiale si legge che i Sinema sono riusciti a migliorare le loro condizioni di vita "grazie alla famiglia, alla chiesa e al duro lavoro". L'esperienza d'infanzia di Kyrsten le ha mostrato "il potere del duro lavoro e l'importanza di aiutare gli altri". Con l'aiuto di prestiti studenteschi, borse di studio accademiche e aiuti finanziari, Kyrsten Sinema è andata a studiare alla Brigham Young University e poi all'Arizona State University, dove ha insegnato dopo aver conseguito un master. Alle elezioni del 2018, ha sconfitto la repubblicana Martha McSally e l'indipendente Angela Green, diventando la prima donna eletta al Senato, in Arizona, dal 1995.


Prima donna bisessuale eletta al Congresso e al Senato

In precedenza, dal 2013 al 2018 ha ricoperto la carica di deputata, rappresentando il 9° distretto congressuale dell'Arizona. Era stata eletta per la prima volta nel 2005. Secondo Ballotpedia, Kyrsten Sinema è una delle voci più moderate all'interno del Partito democratico e secondo il National Journal è una liberal-conservatrice, tant'è che non di rado ha votato a favore delle riforme promosse da Donald Trump e dai repubblicani. Prima donna dichiaratamente bisessuale a essere eletta al Senato degli Stati Uniti, nel 2013 fu anche la prima donna bisessuale a essere eletta al Congresso: la sua elezione fu vista dalla sinistra identitaria come un trionfo, ma ora l'ala sinistra del partito la vede, al contrario, come "una centrista inaffidabile" e "una voltagabbana democratica egocentrica". Insomma, troppo moderata e centrista per la sinistra. A maggior ragione ora che ha fatto infurarie i democratici per il mancato voto sulla riforma sull'ostruzionismo. Certo è che il suo nome, ancora una volta, fa la storia.



Come i Democratici stanno sfruttando il 6 gennaio per ottenere la riforma delle elezioni

Il lancio promozionale del 6 gennaio.
Byron York’s Daily Memo
17 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -elezioni/

Alcuni resoconti della stampa hanno caratterizzato le cerimonie per l’anniversario del 6 gennaio dei Democratici come un giorno di “cupo ricordo“. Ma per alcuni, gli eventi sono stati anche un’opportunità per vendere la priorità principale del Partito Democratico – ovvero la mossa per federalizzare il controllo sulle procedure elettorali a condizioni molto favorevoli per i Democratici. “I Democratici stanno esercitando una nuova pressione sulla legislazione dei diritti di voto in occasione dell’anniversario dell’insurrezione del 6 gennaio”, ha riferito la NPR qualche giorno fa. Infatti lo stanno facendo.

Kamala Harris ha dato il via a questo lancio promozionale nelle sue osservazioni tenute al Campidoglio. “Qui, proprio in questo edificio, si deciderà se sostenere il diritto di voto e garantire elezioni libere ed eque”, ha detto. “Siamo chiari: dobbiamo approvare le leggi sul diritto di voto che sono ora all’esame del Senato”. Con la sua scelta di parole, la Harris ha promosso la narrazione errata propagandata dai Democratici sulle proprie leggi elettorali, che le vedono come misure per “sostenere il diritto di voto“.

Non servono a nulla del genere. L’eliminazione di ogni legge statale sull’identificazione degli elettori nel paese sostiene il diritto di voto? Legalizzare la raccolta delle schede elettorali a livello nazionale sostiene il diritto di voto? Rendere permanenti le misure di “emergenza” anti-COVID adottate nel 2020 sostiene il diritto di voto?

“Il disegno di legge rovescerebbe delle leggi elettorali efficaci ed organicamente sviluppate in tutti i 50 stati e le sostituirebbe con degli obblighi scritti a porte chiuse da attivisti e politici democratici“, ha scritto l’anno scorso il senatore repubblicano Mike Lee. “Imporrebbe all’intero paese la registrazione automatica e in giornata degli elettori, l’estensione del voto anticipato, la legalizzazione del voto per i condannati; istituirebbe un divieto di perseguire gli elettori immigrati illegali che sono stati registrati automaticamente; e vieterebbe i necessari requisiti di identificazione degli elettori”.

Joe Biden, parlando subito dopo la Harris, ha proseguito la narrazione con un appello alla storia. “Dalla brutalità della domenica di sangue sul ponte Edmund Pettus è nata una storica legislazione sui diritti di voto”, ha detto Biden. “Quindi ora, facciamo un passo avanti, scriviamo il prossimo capitolo della storia americana, dove il 6 gennaio non segna la fine della democrazia ma l’inizio di una rinascita della libertà e del gioco corretto”.

Al Senato, il leader della maggioranza Chuck Schumer ha aggiustato il tiro. L’anniversario del 6 gennaio “significa che dobbiamo approvare una legislazione, una legislazione efficace, per difendere la nostra democrazia, per proteggere il diritto di voto”, ha detto. “Dobbiamo approvare il John Lewis Voting Rights Advancement Act e il Freedom To Vote Act, in modo che il destino del nostro paese sia determinato dalla voce del popolo, e non dai capricci violenti delle menzogne o persino dalla folla”.

E così via. Ma ecco il colpo di scena. Le due proposte di legge sul voto che i Democratici stanno spingendo non hanno nulla a che fare con la rivolta del Campidoglio e la certificazione da parte del Congresso dei voti del Collegio Elettorale che ne ha dato l’occasione. Nulla a che fare. Eppure, ci sarebbe un movimento per riformare l’Electoral Count Act (ECA), ma i Democratici non vogliono averci niente a che fare. Approvato dopo la crisi seguita alle elezioni presidenziali del 1876, l’ECA è macchinoso e follemente poco chiaro. Permette la possibilità di abusare del processo di certificazione del voto elettorale al fine di protestare o addirittura rovesciare un’elezione. Eppure, riformarlo sarebbe una cosa direttamente collegata al 6 gennaio – una mossa legislativa per prevenire di nuovo una tale situazione in futuro. Eppure, i Democratici si oppongono fermamente alla riforma dell’Electoral Count Act.

Infatti, quando il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell aveva di recente suggerito che i Repubblicani avrebbero voluto lavorare assieme i Democratici per sistemare l’ECA, lo stesso Schumer ha immediatamente chiuso la questione. L’idea di McConnell era “inaccettabilmente insufficiente e persino offensiva”, aveva detto Schumer.

Con questo, i Democratici hanno chiarito che, mentre continueranno a parlare all’infinito del 6 gennaio, non cercheranno di risolvere effettivamente il problema.



Le irregolarità elettorali in Montana nel 2020 non sono ancora state affrontate nonostante i conteggi sbagliati, le registrazioni cancellate e le schede elettorali emerse all’improvviso

The Federalist
Se possono verificarsi grossi errori anche in parti relativamente poco contese del paese, dovremmo iniziare seriamente a preoccuparci. Cosa è andato storto?
Tratto e tradotto da un articolo di John R. Lott, Jr. per The Federalist
10 maggio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... e-federal/

Se vogliamo evitare il tipo di dibattito che abbiamo visto dopo le elezioni del 3 novembre 2020 e ripristinare la fiducia, allora la trasparenza è importante. Prendete uno dei luoghi meno ovvi in cui la gente possa avere delle preoccupazioni riguardo alle elezioni – il Montana.

Donald Trump ha vinto in questo stato nel 2020 con il 16,4% di voti di margine su Joe Biden. Ma c’è un problema di trasparenza elettorale nella contea di Missoula, la seconda contea più popolosa del Montana.

Se gli errori possono verificarsi anche in parti relativamente non contestate del paese, dovremmo iniziare seriamente a preoccuparci. Cosa è andato storto? Beh, tutto è peggiorato dopo che il COVID-19 ha reso mainstream il voto per corrispondenza.

Lo scorso 4 gennaio, un riconteggio delle elezioni del 2020 a Missoula ha fatto scalpore a livello nazionale quando ha scoperto 4.592 buste in meno rispetto al conteggio di 72.491 voti dell’ufficio elettorale della contea. Si tratta di una differenza del 6,33% di voti conteggiati. L’elezione di questa contea era stata fatta interamente per posta, e le buste erano cruciali per controllare le date e le firme. Durante quel riconteggio, la commissione elettorale della contea di Missoula aveva fornito 31 scatole di buste da ricontare.

Il 28 marzo, in un secondo riconteggio commissionato dai Repubblicani della contea di Missoula, il conteggio finale ha dato come risultato solo 71 buste in meno rispetto ai voti.

Perché questa differenza? Per il conteggio del 28 marzo, la commissione elettorale aveva fornito 33 scatole – quindi 2 in più di quelle fornite nel primo riconteggio a gennaio (dichiarazioni giurate disponibili qui, qui e qui).

Con un totale di 67.899 buste nel riconteggio del 4 gennaio, averle in 31 scatole implicherebbe una media di 2.200 buste per scatola. Aggiungendo le 2 scatole mancanti, ci si avvicina notevolmente alla differenza originale di 4.592 buste e alla differenza rimanente di 71 buste.
Cosa spiega la discrepanza?

Quindi, ci sono due opzioni, e nessuna di queste è buona. In primo luogo, forse la contea aveva originariamente smarrito due scatole di buste. “Potrebbe significare che l’ufficio elettorale è semplicemente incompetente ed ha perso le tracce di due scatole”, ha detto il rappresentante statale Brad Tschida, Repubblicano di Helena, in una dichiarazione. Brad Tschida aveva organizzato il riconteggio del 4 gennaio.

La seconda opzione è che le due scatole di buste si sono materializzate magicamente. Brad Tschida è stato meno diplomatico su questo: “L’altra alternativa è che nei 15 mesi dal 4 gennaio 2021, due scatole extra di buste contraffatte siano state generate deliberatamente da dei malfattori”.

È fondamentale guardare il video che l’ufficio elettorale della contea ha fatto dell’apertura delle buste la notte delle elezioni, poiché si potrebbero semplicemente contare le buste mentre vengono aperte. Infatti, è proprio per questo che si fanno questi tipi di video. Ma c’è un grosso problema. La contea ha cancellato il video.

I regolamenti della contea di Missoula richiedono infatti che tutte le registrazioni video siano conservate per almeno 60 giorni. È importante notare che la legge federale richiede che “tutte le registrazioni e i documenti… relativi a qualsiasi… atto necessario per votare in tali elezioni [per un ufficio federale]” siano conservati per 22 mesi.

Ovviamente, le elezioni del 3 novembre 2020 comprendevano le elezioni di livello federale dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti oltre che quelle della presidenza. Ma il Montana Election Integrity Project aveva specificamente chiesto all’amministratore elettorale della contea, Bradley Seaman, il 22 dicembre 2020, di conservare i video, solo 42 giorni dopo le elezioni, quindi ben entro entrambi i periodi di tempo per la conservazione di tali video. Ora sono presumibilmente andati perduti.

Senza il video, non c’è modo di determinare quante buste siano state aperte il 3 novembre 2020. La cancellazione del video non infonde fiducia.
Altri problemi…

Nell’aprile dell’anno scorso, dopo il conteggio originale del Montana Election Integrity Project, il Segretario di Stato del Montana, Christi Jacobsen, ha promesso che il suo ufficio avrebbe creato nuovi requisiti a livello statale. In particolare, ha promesso di “proteggere l’integrità delle elezioni migliorando la trasparenza elettorale attraverso i requisiti e la conservazione dei video”. Ma ora è passato un anno e sono passate altre elezioni. L’ufficio di Jacobsen non ha emesso alcun requisito relativo o ulteriori dichiarazioni.

Il Montana Election Integrity Project ha poi trovato altri problemi che non erano stati esaminati il 28 marzo. Nel testare un campione più piccolo e scelto in maniera casuale di 15.455 buste di voti postali, l’organizzazione ha scoperto che 55 buste mancavano di data del timbro postale e 53 non hanno mai ricevuto il controllo delle firme che vi era state apposte. Questo è un totale dello 0,7% di tutte le schede del campione. Decine di schede sembravano anche avere delle firme duplicate e provenivano dalle case di cura.

Il riconteggio più recente è stato eseguito interamente dalla contea di Missoula. Come nota Brad Tschida, “L’ufficio elettorale ha richiesto agli osservatori-cittadini di sedersi ad almeno due metri di distanza – troppo lontano per vedere le firme o le date riportate sulle buste”.

Inoltre, durante il riconteggio del gennaio 2021, l’ufficio elettorale della contea di Missoula ha rifiutato di permettere che venisse scattata qualsiasi tipo di foto ed ha affermato che le restrizioni anti-COVID avevano reso impossibile per coloro che facevano il riconteggio di passarsi le buste l’uno con l’altro – e non è stato quindi possibile documentare accuratamente quante firme duplicate ci fossero.

Se gli americani non si fidano dei risultati delle elezioni, saranno scoraggiati dall’andare a votare in futuro. Il Montana è difficilmente sul radar di qualcuno per scovare una frode elettorale. Ma la preoccupazione è che se questi problemi possono accadere in Montana, possono accadere ovunque.

John R. Lott, Jr. è il presidente del Crime Prevention Research Center con sede a Missoula, nel Montana. Le sue ricerche accademiche sull’aborto sono discusse nel suo libro “Freedomnomics“.



La legge sull’integrità elettorale della Georgia aveva subito le dure critiche dei Democratici, compreso Joe Biden
Il voto in Georgia ha battuto i record di affluenza dopo che MSNBC, CNN ed altri media avevano lanciato accuse di “razzismo”

Fox News
24 maggio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -fox-news/

I Democratici, le grandi aziende e i media liberal avevano ripetutamente denunciato la legge sull’integrità delle elezioni della Georgia, approvata dai Repubblicani, come il prossimo “Jim Crow” (un modo per dire che una legge discrimina le persone, specialmente se appartenenti a minoranze etniche come gli afroamericani, n.d.r.), ma il Peach State ha registrato un’affluenza record nel voto anticipato.

Il termine “Jim Crow” durante il periodo della Ricostruzione degli Stati Uniti, che seguì la Guerra Civile, è un termine offensivo e razzista del moderno “negro”. Le c.d. “leggi Jim Crow“ furono delle leggi locali e dei singoli Stati degli Stati Uniti d’America emanate tra il 1877 e il 1964. Di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di “separati ma uguali” per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi. La segregazione razziale organizzata dagli Stati nelle scuole fu dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema nel 1954, con la sentenza “Brown vs. Board of Education”. In generale, le leggi Jim Crow rimanenti furono abrogate dalla legge sui diritti civili del 1964 e dal Voting Rights Act del 1965.

L’anno scorso, Joe Biden aveva definito la legge, nota come S.B. 202, un “palese attacco alla Costituzione e alla buona coscienza“, definendola “Jim Crow nel 21° secolo” e sostenendo che la Major League Baseball avrebbe spostato l’All-Star Game del 2021 da Atlanta come risposta. Biden ha esortato il Congresso ad approvare leggi federali ad ampio respiro sul voto, tra cui il For the People Act e il John Lewis Voting Rights Advancement Act.

Joe Biden, insieme ai Democratici e ai membri dei media liberal, aveva sostenuto che la legge avrebbe negato il diritto di voto alle persone, in particolare alle minoranze, e che avrebbe sbilanciato la democrazia degli Stati Uniti.

Ma le votazioni in Georgia stanno battendo tutti i record nonostante la “controversa nuova legge elettorale” dello Stato, come ha ammesso il Washington Post.

Una donna afroamericana di 70 anni che ha parlato con il Washington Post si è detta sorpresa della facilità con cui ha potuto votare.

“Avevo sentito dire che avrebbero cercato di scoraggiarci in ogni modo possibile per il fatto che non eravamo Repubblicani alle ultime elezioni, quando Donald Trump non ha vinto. Andare a votare con la stessa facilità con cui l’ho fatto ed essere trattata con il rispetto che sapevo di meritare come cittadina americana, mi ha davvero spiazzato”, ha detto.

Secondo l’ufficio del Segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger, a partire da venerdì sono stati espressi circa 800.000 voti da parte dei georgiani, un numero tre volte superiore a quello del 2018 e significativamente più alto di quello del 2020, un anno elettorale in cui di solito le votazioni aumentano per effetto delle elezioni presidenziali.

“I principali media si sono uniti a Stacey Abrams e a Joe Biden nel dire che la legge sull’integrità elettorale della Georgia fosse “Jim Crow” e che avrebbe soppresso il voto”, ha dichiarato Brad Raffensperger a Fox News. “In realtà, l’S.B. 202 ha introdotto riforme di buon senso che contribuiranno a garantire la fiducia nelle elezioni della Georgia. Il fatto che stiamo assistendo ad un’affluenza record nel voto anticipato, compresa l’affluenza record tra le minoranze, dimostra che la narrazione Abrams/Biden è sempre stata completamente falsa“.

Queste informazioni hanno probabilmente sorpreso il Washington Post, che lo scorso giugno aveva twittato che la legge firmata dal governatore della Georgia Brian Kemp imponesse “una serie di restrizioni” sul voto tali da guadagnarsi il paragone con le “leggi Jim Crow” che “bloccavano efficacemente uomini e donne di colore dall’esprimere il proprio voto nel profondo Sud americano”.

Un articolo allegato sosteneva in parte che le nuove restrizioni avrebbero “probabilmente” reso “sproporzionatamente più difficile” il voto alle persone di colore.

Due mesi prima il comitato editoriale del giornale aveva affermato che i Repubblicani avevano adottato una strategia in molti Stati, tra cui la Georgia, per rendere più difficile il voto.

“No, questo non è un ritorno completo a Jim Crow. Ma dimostra un’ostilità tossica nei confronti della democrazia di cui nessun repubblicano può andare fiero”, aveva concluso il comitato editoriale.

Il Washington Post non è stata l’unica organizzazione mediatica a propagandare la narrazione della “nuova legge Jim Crow”.

Un articolo del 2021 dell’avvocatessa ed autrice Teri Kanefield della MSNBC era stato titolato “Il disegno di legge della Georgia sulla soppressione degli elettori stile ‘Jim Crow’ è ora legge. Ecco come i Democratici possono reagire“.

‘”Jim Crow in giacca e cravatta”: La Georgia approva una legge per la soppressione degli elettori”, titolava Vanity Fair.

Una colonna d’opinione del New York Times ha chiesto della legge della Georgia: “Se non è Jim Crow, cos’è?”.
Le organizzazioni liberal non si erano limitate ad inondare l’etere di critiche rabbiose contro la legge della Georgia, ma avevano anche trasmesso notizie false.
La conduttrice della MSNBC Joy Reid aveva dichiarato all’inizio dell’anno scorso che la legislazione repubblicana sul voto fosse la “fine della democrazia“ in America e l’inizio di una strategia che ricorda il Sudafrica dell’apartheid.
“È la vecchia scuola americana, è l’America di Jim Crow“, aveva aggiunto Joy Reid.
Inoltre, durante un’apparizione sulla MSNBC, l’editorialista liberal del Washington Post Eugene Robinson aveva chiesto al conduttore Ali Velshi se fosse d’accordo con i commenti di Joe Biden che paragonavano la legge a quelle di “Jim Crow”.
“Beh, direi che lo è“, aveva risposto Robinson. “Voglio dire, sono cresciuto sotto le leggi Jim Crow”.
“È la soppressione degli elettori, è il nuovo Jim Crow“, aveva commentato Don Lemon, conduttore della CNN, a proposito della legge della Georgia e dell’ostruzionismo.
April Ryan, analista politica della CNN, aveva attaccato direttamente il Partito Repubblicano, definendolo un partito responsabile dell'”imbruttimento dell’America” e che “imbroglia attivamente alle urne”.
Parlando alla CBSN, l’opinionista del New York Times aveva detto alla conduttrice Tanya Rivero che la legge era almeno “simile a quella di Jim Crow”.


VITTORIA
La Corte Suprema del Wisconsin ha stabilito venerdì, in una decisione votata 4 a 3, che le urne per le schede elettorali per posta sono illegali secondo la legge del Wisconsin, avvalorando un'argomentazione avanzata dalla campagna di Donald Trump nel 2020 - anche se la sentenza regolerà le elezioni del 2022 e quelle future, e non potrà essere usata per cambiare i risultati delle elezioni precedenti.
(Breitbart News)
L'Osservatore Repubblicano
9 luglio 2022

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 4247897575

NOTIZIA | Questo caso riguardava due documenti redatti dai dipendenti della Commissione elettorale del Wisconsin ("WEC"). Questi documenti autorizzavano gli impiegati comunali ed i funzionari elettorali locali a predisporre delle urne elettorali al di fuori dei seggi.
Secondo uno dei documenti:
"Un'urna è una struttura sicura e chiusa a chiave gestita dai funzionari elettorali locali. Gli elettori possono depositare la propria scheda elettorale in una cassetta per la raccolta dei voti in qualsiasi momento dopo averla ricevuta per posta e fino al momento dell'ultima raccolta delle schede elettorali. Le urne possono essere dotate o meno di personale che le sorvegli, temporaneamente o permanentemente"
L'altro documento aggiungeva che "un membro della famiglia od un'altra persona può... imbucare la scheda per conto dell'elettore", ossia un delegato dall'elettore può depositare la sua scheda spedita per posta in una di queste cassette per la raccolta dei voti.
L'uso di questo tipo di urne era stata una delle questioni che l'ex presidente Donald Trump aveva contestato in Wisconsin durante le elezioni del 2020. Ma in quel caso, il giudici, in una decisione 4 a 3, avevano ritenuto che il 14 dicembre 2020 - il giorno in cui i Grandi Elettori del Collegio Elettorale elessero Joe Biden - in base a quella che viene chiamata la "dottrina della laches" fosse troppo tardi per pronunciarsi sulla legalità delle schede elettorali scrutinate nel novembre 2020, rifiutando di pronunciarsi sull'illegalità di quelle schede.



I procuratori dell'Arizona chiedono la condanna al carcere per l'ex sindaca democratica che si è dichiarata colpevole di aver raccolto illegalmente voti nelle elezioni primarie del 2020.
(Breitbart News)
16 luglio 2022
L'Osservatore Repubblicano

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 9157326084

L'ex sindaco di San Luis, in Arizona, Guillermina Fuentes, un'importante funzionaria democratica locale, si è dichiarata colpevole il mese scorso di raccolta illegale di schede elettorali dopo essere stata incriminata nel dicembre 2020. Anche un'altra operatrice democratica, Alma Juarez, era stata incriminata all'epoca e si era dichiarata colpevole nel marzo di quest'anno.
La raccolta di schede elettorali avviene quando gli operatori politici raccolgono le schede dagli elettori e le consegnano a loro nome. I funzionari dell'Arizona hanno reso illegale la raccolta delle schede elettorali nel 2016.
La sentenza della Fuentes è stata fissata per il 1° settembre. I procuratori chiedono alla corte una pena detentiva di un anno. Nella circostanza più severa, la Fuentes rischia due anni di carcere.
I procuratori hanno accusato la Fuentes di aver raccolto e compilato le schede elettorali degli elettori nell'ambito di uno schema. In alcuni casi, l'accusa sostiene che la Fuentes abbia pagato gli elettori perché consegnassero le loro schede.
I dati elettorali federali rivelano che circa 28,4 milioni di schede elettorali inviate per posta sono scomparse "negli ultimi quattro cicli elettorali a partire dal 2012". Secondo l'analisi del Pew Research Center, ci sono potenzialmente 24 milioni di registrazioni di elettori che non hanno diritto di voto o che sono inesistenti nelle liste elettorali degli Stati Uniti.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab gen 22, 2022 9:29 pm

L'amministrazione Biden ha concesso milioni ad enti privati che hanno aiutato il governo a censurare le denunce di frode elettorale
(UpwardNews)
L'Osservatore Repubblicano
7 ottobre 2022

https://www.facebook.com/ossrepubblican ... hGnsT6aNpl

I documenti mostrano una triplice collaborazione tra gruppi di ricerca privati, governo federale e Big Tech per censurare la "disinformazione" sulle elezioni del 2020.
Chi ha fatto cosa? La Election Integrity Partnership (EIP), composta da quattro gruppi privati "apartitici", ha segnalato migliaia di URL condivisi e post sui social media come "disinformazione" elettorale. Il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) e il Dipartimento di Stato (DOS) hanno poi emesso degli "avvisi" invitando le piattaforme dei social media a rimuoverli.
Cosa è stato censurato? L'EIP ha preso di mira diverse "narrazioni" sui brogli elettorali che considerava false o fuorvianti, come le affermazioni sulle macchine per votare Dominion, le attività sospette degli operatori elettorali, i voti espressi per conto di persone morte ed altro ancora. Il suo rapporto finale vantava una percentuale di successo del 35% nell'indurre le piattaforme a rimuovere i post o ad etichettarli come "disinformazione".
La missione dell'EIP: Il sito web dell'organizzazione "apartitica" incolpa "gli influencer 'blue check' di destra" per la "metanarrazione di un'elezione rubata" che "ha spinto l'insurrezione del 6 gennaio". Sostiene che il ruolo "limitato" del governo nel reprimere direttamente la disinformazione "crea un'urgente necessità di collaborazione tra governo, società civile, media e piattaforme di social media".
I quattro gruppi hanno ricevuto milioni di dollari dal Dipartimento della Difesa, dalla National Science Foundation e dal Dipartimento di Stato di Joe Biden per finanziare ulteriori "ricerche" sulla lotta alla disinformazione. Il deputato Andrew Clyde (Repubblicano della Georgia) ha chiesto un'indagine del Congresso sull'EIP e sta elaborando una legge per impedire al governo di usare le Big Tech come "entità per procura" per reprimere il dibattito online.
Il quadro generale: Aziende private ed istituzioni governative hanno lavorato insieme per censurare le preoccupazioni degli americani su questioni di importanza nazionale, come i brogli elettorali ed il COVID-19. Il governo è ora citato in giudizio per aver usato le Big Tech come "entità delegate" per reprimere la libertà di espressione online. Il governo viene ora citato in giudizio per essersi coordinato con le società di Big Tech per violare i diritti del Primo Emendamento della Costituzione americana.


Recenti sentenze dei tribunali in due Stati chiave hanno giudicato "illegali" le riforme elettorali dell'ultimo minuto per le elezioni del 2020
Le elezioni del 2020 sono state ufficialmente dichiarate "illegali"

(UpwardNews)
L'Osservatore Repubblicano
12 ottobre 2022

https://www.facebook.com/ossrepubblican ... nZxXuBtfPl

Recenti sentenze di tribunali in due Stati chiave per l'oscillazione del voto hanno ritenuto "illegali" le riforme elettorali dell'ultimo minuto per le elezioni del 2020.
Nel caso del Wisconsin, si trattava delle urne. La Corte Suprema del Wisconsin ha recentemente stabilito che la il ricorso da parte dello Stato ad urne per raccogliere le schede per votare anticipatamente ma che non erano presidiate durante le misure per il contenimento della pandemia di COVID-19 del 2020 fosse illegale. I Democratici hanno sostenuto che tali riforme dell'ultimo minuto fossero legali perché non esistevano divieti assoluti. La Corte ha infine deciso che devono essere rimosse in futuro.
Per la Pennsylvania, si è trattato del voto per corrispondenza. La Corte Suprema della Pennsylvania ha confermato la precedente legge elettorale statale ed ha dichiarato illegali le modifiche apportate all'ultimo minuto dal Partito Democratico della Pennsylvania al codice elettorale dello Stato. La Corte ha respinto anche qui il ricorso da parte dei Democratici alle urne non presidiate per raccogliere il voto per corrispondenza, osservando che "la costituzione della Pennsylvania dovrebbe essere modificata per consentire il voto per corrispondenza".
Inoltre, la legge sul voto per corrispondenza del Delaware ha violato la costituzione dello Stato e non potrà essere utilizzata per le prossime elezioni di novembre, secondo una nuova sentenza di un giudice del Delaware.
Per finanziare molte di queste modifiche illegali al voto è stato utilizzato denaro donato illegalmente. Il tribunale rileva che molte delle riforme sono state finanziate con mezzi illegali, tra cui 100 milioni di dollari provenienti da organizzazioni non profit legate a Mark Zuckerberg. La Thomas More Society rileva che i sindaci delle cinque maggiori città del Wisconsin hanno firmato un "accordo illegale" da 216.500 dollari con organizzazioni non profit per "l'acquisto e l'uso di urne che erano illegali".
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab gen 22, 2022 9:29 pm

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » mar feb 15, 2022 5:38 pm

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » mar feb 15, 2022 5:39 pm

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » mar feb 15, 2022 5:39 pm

23)
Conflitti e confronti tra la cultura repubblicana e l'incultura democratica politicamente corretta



"No al pensiero unico". E nelle scuole Usa scatta la guerra ai liberal
Stefano Magni
15 febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/no ... 1644866821

Dopo anni che si discute della nuova censura negli Stati Uniti, la stampa italiana pare essersene accorta. Ma con i soliti pregiudizi. I casi più clamorosi di cui si parla sui nostri quotidiani sono quello della scuola del Tennessee (Stato sudista e conservatore) che ha eliminato fra i libri consigliati ai ragazzi, su richiesta dei genitori, anche Maus di Art Spiegelman e quello della scuola del Texas (altro Stato sudista) che si sforza di dare “due punti di vista opposti” su tutto, anche sulla Shoah.

Partiamo dal Tennessee: Maus è il celebre libro a fumetti sulla storia della Shoah in cui gli ebrei sono rappresentati come topi e i nazisti come gatti. Non sono mamme gattare che ne hanno chiesto il divieto, ma madri conservatrici, non si direbbero neppure simpatizzanti per il nazismo, ma che considerano il libro e le immagini di Spiegelman non adatte ad un pubblico di bambini. Perché, spesso, si dimentica di dire anche qual è l’età dei destinatari: 12 e 13 anni, perché è di una scuola media che stiamo parlando. Questo dettaglio cambia molto, perché se è vero che è giusto introdurre il tema della Shoah anche fra i bambini, occorre anche vedere come. Ed è legittimo un dialogo fra genitori e insegnanti sull’opportunità di far leggere un fumetto destinato ad un pubblico adulto, per scene di violenza e nudità che contiene. Insomma si fa presto a liquidare l’episodio come un esempio di ignoranza dei sudisti conservatori (e magari anche di un po’ di revival nazista), perché anche un genitore italiano si porrebbe esattamente lo stesso problema.

Arriviamo al Texas, dove la preside di una scuola superiore di Southlake ha dichiarato che, per evitare l’ideologizzazione dell’insegnamento, ogni argomento controverso deve essere letto attraverso testi che esprimano più di un punto di vista. Punti di vista diversi anche sull’Olocausto, chiede l’incredulo insegnante? Anche l’Olocausto risponde l’ignara preside. Ignara della bufera che è esplosa, prima solo nazionale e poi anche internazionale. Ora il Texas è diventato, nel suo insieme, uno Stato di negazionisti, secondo l’opinione pubblica internazionale. Mentre la preside stava sottolineando un problema reale: l’ideologizzazione delle lezioni.

Ideologizzazione e sessualizzazione dell’insegnamento ai minori, fin dalle elementari, sono due problemi su cui i genitori americani si sono risvegliati negli ultimi due anni, soprattutto. Non perché Trump sta galvanizzando un’opinione pubblica di destra o vuole i voti delle mamme, come spesso si legge nei commenti dei quotidiani liberal, ma perché, come spiega Jonathan Butcher, della Heritage Foundation, la didattica a distanza americana ha permesso anche ai genitori di assistere alle lezioni dei figli. E si sono accorti, nella maggior parte dei casi, di pagare la retta per indottrinare i figli ad un’ideologia di estrema sinistra. Progetti come 1619, cioè la riscrittura della storia americana in chiave anti-razzista (il 1619 è l’anno in cui sbarcò il primo carico di schiavi in Nord America e gli anti-razzisti lo considerano il vero anno di nascita degli Usa, nazione “fondata sugli schiavi”) sono diventati anche programmi scolastici in migliaia di scuole, pubbliche e private. La sessualizzazione è l’altra faccia del problema, come constata la Heritage Foundation: "I bambini sono bombardati di contenuti sessuali, non solo sui social media, ma anche a scuola".

In uno scoop dello scorso agosto, la testa di giornalismo d’inchiesta Project Veritas (bannata dai migliori social network), aveva mostrato, in un’intervista con telecamera nascosta, cosa dicesse un professore marxista di una scuola pubblica di Sacramento. Simpatizzante “antifa”, coperto di tatuaggi, vestito come un militante di un centro sociale, spiegava con candore: “Ho 180 giorni per trasformare i miei studenti in rivoluzionari”. Con metodi spicci, come mandarli nelle manifestazioni e premiando gli studenti che si dimostrano più attivisti. “Loro (gli studenti, ndr) fanno un quiz ideologico e io appendo i risultati in classe. Ogni anno, loro diventano sempre più di sinistra. Io penso: queste ideologie sono considerate estremiste, no? Tempi estremi partoriscono ideologie estreme. Giusto? Questa è la ragione per la quale i ragazzi della generazione Z, questi ragazzi, stanno diventando sempre più di sinistra”.

La reazione a questa deriva ideologica (ed è solo la reazione che fa notizia in Italia, non il fenomeno che l’ha innescata) si sta palesando solo negli ultimi mesi, a livello locale e di società civile. A livello locale è la Florida in prima linea, con il governatore Ron De Santis che ha promosso la legge sui Diritti dei Genitori nell’Educazione. Si tratta di una legge che impone maggiore trasparenza sui programmi scolastici e maggior responsabilità nei confronti dei genitori. La legge è stata subito etichettata come discriminatoria nei confronti dei gay (Biden l’ha ribattezzata “Don’t Say Gay”), perché è stata introdotta anche a seguito della protesta contro l’eccessiva sessualizzazione nei programmi scolastici. Le madri conservatrici si sono organizzate in associazioni come le Moms for Liberty, per chiedere maggior trasparenza sui programmi scolastici e più voce in capitolo nei consigli. E soprattutto: più libertà di istruzione, perché l’istruzione pubblica negli Usa non è un monolite come in Italia, ma una rete spontanea di scuole locali, private, nate da attività caritative e pubbliche. E negli anni scolastici del Covid, anche lo homeschooling, l’educazione domestica dei figli, è raddoppiato, passando dal 5,4% all’11,1% delle famiglie con figli in età scolare.

Qui si scontrano due visioni opposte sul futuro della generazione Z. La tendenza dei progressisti, adottata da Biden, è quella di diffondere e potenziare il più possibile la scuola pubblica e rendere i figli indipendenti dai genitori, il prima possibile. Per il progressista (liberal) medio, i problemi sessuali e comportamentali insorgono in famiglia, se ai figli non si impartisce subito una completa educazione sessuale. Viceversa, per i conservatori, l’educazione spetta ai genitori e la scuola è un ausilio. Se l’ausilio esclude i genitori, lì nasce il problema. E semmai i bambini sviluppano problemi sessuali e comportamentali se vengono esposti troppo presto ad un bombardamento di nozioni iper-sessualizzate. Questa è la vera posta in gioco.



"Ho il terrore dell'ingegneria genetica. Non so come risolvere il problema di Hitler"
Giulio Meotti
22 febbraio 2022

https://meotti.substack.com/p/ho-il-ter ... source=url


É il più ricco del mondo, ma non il ricco che piace alla gente che piace. Oggi su Il Foglio un mio lungo ritratto di Elon Musk. Evoca il diavolo, difende Dave Chappelle, cita Tolkien e attacca la cancel culture. Storia di un genio sconosciuto. Una intervista sulla Cnn? “Non sono abbastanza pervertito”. Biden? “Un burattino dai calzini umidi”. Quando il senatore Bernie Sanders gli ha detto che doveva pagare più tasse, Musk gli ha risposto: “Dimentico sempre che sei ancora vivo”. Musk ce la mette tutta per essere la bestia nera dei benpensanti. “Leggo Ernst Jünger”. É ossessionato dalla caduta dell’Impero Romano. I pronomi transgender? “Un incubo”. I consigli a prendere la “pillola rossa” di Matrix. La cancel culture? “Una minaccia per l’umanità”. L’intelligenza artificiale? “Più pericolosa delle armi atomiche”. E la minaccia principale oggi: “Se l’allarmante crollo del tasso di natalità continua in Occidente, la civiltà morirà davvero con un lamento in pannoloni per adulti…”

Musk contro il pensiero unico

Non è un gigante della tecnologia. PayPal ha una capitalizzazione di “appena” 135 miliardi, rispetto a 1,6 trilioni di Amazon e 2,8 trilioni di Apple. Eppure occupa una posizione speciale nella mitologia della Silicon Valley. Fondatori e membri di PayPal ha creato e raggiunto i vertici di molte aziende, guadagnandosi il soprannome di “mafia di PayPal”. Si va da Reid Hoffman, fondatore di Linked In, a tre ex dipendenti di PayPal che hanno successivamente creato YouTube, Yelp (popolare sito di recensioni) e Yammer, un social network. Questa settimana ricorre il ventesimo anniversario dalla quotazione in borsa di PayPal. Le aziende della valle del silicio di solito organizzano celebrazioni sfarzose. I dipendenti di PayPal si sono ritrovati nel parcheggio dei loro uffici a Palo Alto, in California, dove l’enigmatico Peter Thiel si è esibito in partite a scacchi. Jimmy Soni in “The Founders” racconta questi Padri Fondatori. Chi era arrivato dalla Germania come Thiel, chi dal Canada provenendo dal Sud Africa come Elon Musk, chi dall’Ucraina come Max Levchin.

Quello di maggior successo fra loro se ne è andato dalla colonia californiana accusandola di essere finita in mano a burocrati socialisti, ideologi anti mercato, pro tasse e regolamentazione. Ci voleva un’accusa altrettanto clamorosa, all’altezza della fama del personaggio, il miliardario fuori dai ranghi, il meno rispettoso del protocollo e dei balletti ideologici di quella che lui stesso ha chiamato la “Woketopia”.

Così, le autorità di regolamentazione della California hanno appena citato in giudizio Elon Musk per razzismo. Tesla avrebbe discriminato i dipendenti di colore che nelle fabbriche Tesla, dai colleghi sarebbero stati paragonati a scimmie e schiavi. La causa amplierà la spaccatura tra il ceo di Tesla, l’uomo più ricco del mondo, e lo stato in cui ha lanciato l’azienda. Tesla ora vale un trilione di dollari, meno di vent’anni dopo che Musk ha deciso di trasformare l’industria automobilistica.

Dopo aver trasferito la sua azienda dalla California al Texas - il rifugio di tutti i libertari, gli eccentrici, gli svitati e i provocatori - Musk ha consigliato alla città di Austin di non seguire la strada di San Francisco, istituendo “politiche distruttive come defund the police”, il cavallo di battaglia di Black Lives Matter e dell’estremismo di sinistra. “Austin non sia una imitazione di San Francisco”, ha twittato il miliardario.

Strano miliardario, Musk, non è come Jack Dorsey di Twitter con la barba da santone e non sposa praticamente nessuna delle cause che fanno piacere alla gente che piace. Quelli che Musk ha definito gli “enormi cretini che saltano su ogni causa sociale del giorno”.

Ha spostato la sede di Tesla da Palo Alto ad Austin dopo aver litigato con i funzionari della California sul fatto che la fabbrica dovesse rimanere chiusa durante la primavera del 2020 mentre la pandemia di coronavirus era ancora nelle sue fasi iniziali. Quando la deputata dell’Assemblea californiana Lorena Gonzalez si è opposta a lui con un tweet (“fuck Musk”), Musk ha risposto: “Messaggio ricevuto”. Così ha violato la legge, difendendo la riapertura della fabbrica. “Se qualcuno viene arrestato, chiedo che sia solo io”. Quando si è iniziato a insinuare che Musk fosse scettico sui vaccini, lui ha risposto: “La scienza è inequivocabile”, in un’intervista a Time pubblicata in concomitanza con la sua nomina a Persona del 2021 dalla rivista. Tuttavia, Musk ha fatto sua la campagna contro gli obblighi vaccinali. I non vaccinati “stanno correndo dei rischi, ma le persone fanno sempre cose rischiose”, ha detto. “Credo che dobbiamo stare attenti all’erosione della libertà”.

Musk è arrivato in Texas mentre il governatore, Greg Abbott, varava la tanto contestata e boicottata (dalle corporation alla Corte Suprema) svolta a destra dello stato sull’aborto. Abbott ha citato Musk sulle nuove restrizioni all’aborto dello stato, dicendo che il magnate della tecnologia era favorevole alle sue politiche conservatrici. Musk ha risposto che “preferiva stare fuori dalla politica”. Ma a domanda se non ritenesse Abbott da criticare sull’aborto, Musk ha glissato. Il silenzio in questi casi basta per farne un reazionario.

A Musk piace indossare numerosi abiti: cinico, criptico, cassandra...

Padre di sette figli, Musk è un anarchico libertario con una vena di conservatorismo fiscale (“lo stato è semplicemente la più grande azienda con un monopolio sulla violenza, contro cui non hai ricorso; quanti soldi daresti a questa entità?”) che si diverte a rilasciare interviste al sito di satira Babylon Bee, dove ha appena scherzato sul fatto di non essere “abbastanza pervertito” per apparire sulla Cnn. “Potresti essere sulla Cnn in questo momento, una vera testata giornalistica”, dice il conduttore al magnate di Tesla. Musk ha risposto con una risata esagerata, alzando un sopracciglio alla descrizione della rete contusa da numerosi scandali sessuali, tra cui un produttore accusato di pedofilia. “Purtroppo... non sono abbastanza pervertito, immagino”, ha scherzato il pioniere dei viaggi spaziali.

Musk è solito a battute simili. “Dobbiamo esigere che i più ricchi paghino la loro giusta quota, punto”, ha twittato il senatore socialista Bernie Sanders. Musk è andato a rispondergli sotto: “Continuo a dimenticare che sei ancora vivo”. E Joe Biden? “Burattino dai calzini umidi in forma umana”. Dice che “i politici e i burocrati non eletti che ci hanno rubato la libertà dovrebbero essere coperti di catrame, piumati e cacciati dalla città”, ma le sue donazioni vanno equamente a Democratici e Repubblicani e non ha ancora fatto il salto come l’amico con cui fondò PayPal, Peter Thiel, oggi finanziatore dei Repubblicani.

“A proposito, in realtà sono un socialista”, ha scritto Musk. “Solo non il tipo che sposta le risorse dalla più produttiva alla meno produttiva, fingendo di fare del bene, mentre in realtà causano danni. Il vero socialismo cerca il massimo bene per tutti”. E ancora: “Coloro che si proclamano ‘socialisti’ di solito sono deprimenti, non hanno senso dell'umorismo e hanno frequentato un college costoso. Il destino ama l’ironia”.

È un eufemismo dire che le uscite del ceo di Tesla sono diverse da quelli di qualsiasi altro capo di grandi società per azioni, come Jeff Bezos o Bill Gates. Musk risponde a braccio a giornalisti e follower casuali, condivide strani meme, usa le piattaforme per annunciare accordi privati, non rifugge le battute più sarcastiche e offensive. La laurea? Completamente inutile, “serve solo per divertirsi”. Salvo poi annunciare l’intenzione di fondare una nuova università, il Texas Institute of Technology & Science.

Quando i Talebani hanno preso il potere a Kabul, il 15 agosto 2021, Elon Musk ha scritto: “Il vecchio mondo muore in un tripudio di splendore”. E poi Musk ha postato un brano del capolavoro di Barbara Tuchman sulla Prima guerra mondiale, “I cannoni di agosto” (introvabile in italiano), con echi da Kabul: “Lo spettacolo della mattina di maggio del 1910 era meraviglioso, quando nove re parteciparono al funerale di Edoardo VII d'Inghilterra. La folla, in attesa in silenzio e in soggezione vestita di nero, non riuscì a trattenere sussulti di ammirazione. Tre a tre i sovrani attraversarono i cancelli del palazzo, con elmi piumati, trecce d'oro, fusciacche cremisi e ordini ingioiellati che brillavano al sole. Dopo di loro vennero eredi, altezze imperiali, regine - quattro vedove e tre regnanti - e una manciata di ambasciatori provenienti da paesi senza corona. Insieme rappresentavano settanta nazioni nel più grande raduno di regalità e rango mai visto in un solo luogo e, nel suo genere, l'ultimo. La lingua ovattata del Big Ben scandiva le nove quando il corteo lasciava il palazzo, ma sull'orologio della storia era il tramonto, e il sole del vecchio mondo stava tramontando in una vampata di splendore che non si sarebbe più visto”.

Poi, Musk, aggiunge: “Nove anelli per uomini mortali”. Tolkein ricorre spesso negli scritti criptici del fondatore di Tesla, il cattolico devoto che indossava giacche di tweet e adorava la messa in Latino, disprezzava la modernità e di certo non era un uomo di mondo, con il suo odio verso l’apparato totalitario-industriale di Mordor, a est della Terra di Mezzo, profondamente anti socialista, che credeva che l’espansione del peso dello stato dopo la guerra avesse creato delle tendenze pericolose anche in Gran Bretagna. “Non puoi combattere il Nemico con il suo stesso Anello senza diventare anche tu un Nemico”, ha detto a suo figlio, “ma purtroppo la saggezza di Gandalf sembra essersene andata con lui nel Vero Occidente (la terra degli Dei, nella mitologia di Tolkien)”. Tolkien è un oggetto di culto fra Thiel e Musk, o come ha scritto Niall Ferguson sul Telegraph, “la Silicon Valley, la parte della California in cui vivo ora, è piena di appassionati di Tolkien. Peter Thiel ha chiamato uno dei suoi fondi in onore del mithril, il metallo immaginario di Tolkien. Un Palantir è una specie di sfera di cristallo nella Terra di Mezzo ed è anche il nome della pionieristica società di big data di Alex Karp”.

Quando un funzionario delle Nazioni Unite ha affermato che solo una piccola percentuale di una fortuna come i trecento miliardi di Elon Musk potrebbe aiutare a risolvere la fame nel mondo, il ceo di Tesla ha risposto per le rime a David Beasley, direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, dicendo che le forze di pace delle Nazioni Unite stavano abusando sessualmente di bambini nella Repubblica Centrafricana nel 2014, aggiungendo il commento: “Cosa è successo qui?”. E poi: “Pubblica le tue spese attuali e proposte nel dettaglio, così le persone possono vedere esattamente dove stanno andando i soldi. La luce del sole è una cosa meravigliosa”.

Il capo di Tesla è un ardente fan delle tecnologie nucleari. “Nel lungo termine credo che riusciremo ad arrivare ad avere l’energia dal sole e dal vento. E bisogna pensare in modo positivo rispetto all’energia nucleare, non quella tradizionale, ma quella che è stata rinnovata. Sono rimasto sorpreso da paesi che ultimamente hanno abbandonato il nucleare”. Come la Germania, dove Musk si è appena scontrato con gli ambientalisti nell’aprire una fabbrica a Grünheide.

L’eccentrico ceo di Tesla è finito sotto il fuoco incrociato della comunità Lgbt internazionale per avere attaccato i propri pronomi di genere. “Sostengo assolutamente le persone trans, ma tutti questi pronomi sono un incubo estetico”, ha scritto Musk. C’è stata a lungo una tensione per i diritti nella Silicon Valley, esemplificata da James Damore, un ex ingegnere di Google che ha scritto un promemoria sostenendo che il motivo per cui ci sono meno ingegneri donne sono le differenze biologiche piuttosto che la discriminazione. Il manifesto di Damore contro la “cassa di risonanza ideologica” della Silicon Valley, dove ci sono idee “troppo sacre per venire messe in discussione”, gli è costato il posto. Come a Brendan Eich, programmatore creatore della lingua del web (il JavaScript), amministratore delegato di Mozilla solo per undici giorni, licenziato a causa di mille dollari donati alla campagna in favore del “sì” al referendum della California per vietare i matrimoni gay. A difenderlo ci ha pensato Andrew Sullivan, icona gay, giornalista inglese trapiantato in America e che fu uno dei primi a dichiararsi omosessuale, secondo cui Eich è stato “scotennato da attivisti gay, trattato da eretico”. In questo clima Musk twitta “pronouns suck”. Questo dopo averci addotto sulle sue letture: “Quasi finito ‘Nelle tempeste d’acciaio’ di Ernst Jünger. Intenso. Ottimo libro”. Quasi si divertisse a dare sui nervi ai benpensanti.

Musk supera spesso le linee rosse comunemente accettate. “Prendete la pillola rossa!”, ha scritto Musk. Si riferiva a una scena di “The Matrix”, il film di fantascienza in cui l’eroe, Neo, interpretato da Keanu Reeves, ha la possibilità di prendere una pillola che gli permette di vedere la verità. Il mondo che pensa sia reale si rivela una menzogna in cui il suo corpo è intrappolato in una fattoria dove le persone vengono utilizzate come batterie umane. Prendere la pillola blu gli avrebbe permesso di tornare a vivere nella bugia ignorante ma beata, prendere la pillola rossa lo avrebbe lanciato in un viaggio attraverso una realtà brutale ma appagante.

Il 19 maggio 2020, Musk tuitta: “Cancellate la cancel culture”. E da lì parte un’altra sua battaglia contro il movimento americano che decostruisce, riscrive e cancella pezzi di storia e cultura occidentale. Musk ha detto che l’ideologia woke, quella del fanatismo polticamente corretto e della cancel culture, è “una delle più grandi minacce per l’umanità”, “divisa e odiosa” e “un virus mentale”. Per il boss di Tesla i benpensanti hanno messo a repentaglio anche la comicità: “Ci sono un sacco di tabù e propaganda. E non è divertente. Fare dell’umorismo dovrebbe essere ok in una società. Invece l’ideologia woke vuole fondamentalmente renderle illegale. Voglio dire, vogliono zittire Dave Chappelle. È pazzesco”. Chappelle è l’autore scorrettissimo di un documentario su Netflix accusato di “transfobia” per aver detto che “ogni essere umano in questa stanza, ogni essere umano sulla Terra, ha dovuto passare attraverso le gambe di una donna”. Musk non disdegna di farsi fotografare con Joe Rogan, il popolarissimo conduttore finito nei guai per dei podcast No Vax e costretto a cancellare un po’ di vecchie puntate dove usava la parola “negro”.

“Non abbiamo tempo di aspettare che le accreditate università statunitensi si correggano da sole, così ne fondiamo una noi”. Con queste parole Pano Kanelos, esperto di William Shakespeare ed ex rettore del St. John’s College di Annapolis, ha annunciato l’8 novembre la fondazione dell’Università di Austin. L’ateneo dovrebbe costituire una cura per i mali dell’istruzione americana dei nostri giorni: cancel culture, censura e politicizzazione della scienza. L’università, che ha già reclutato molti dissidenti dell’establishment accademico come l’americano Peter Boghossian e l’inglese Kathleen Stock, ha già raccolto dieci milioni di dollari in donazioni private, sono state esaminate oltre mille domande per posti di professore e quest’anno verranno avviati i primi corsi. Nell’elenco dei donatori figura anche Elon Musk.

Da anni Musk, forse sapendo che la sindrome di Asperger di cui lui stesso soffre potrà un giorno essere scartata in vitro, denuncia l’ingegneria genetica, perché dice di non saper come evitare “il problema di Hitler”. Quando Tim Urban di “Wait But Why” ha avuto la possibilità di intervistare Musk, ha chiesto se la “riprogrammazione genetica” fosse qualcosa a cui avrebbe mai rivolto la sua attenzione. La risposta di Musk è stata che non era una “battaglia tecnica”, ma una “battaglia morale”. “Sai, lo chiamo il problema di Hitler. Hitler era tutto incentrato sulla creazione dell'Übermensch e della purezza genetica, come si fa a evitare il problema di Hitler? Non lo so”, ha detto Musk.

Musk è stato uno dei primi investitori nel britannico DeepMind, che è considerato come uno dei principali laboratori di intelligenza artificiale del mondo. La società è stata acquisita da Google per seicento milioni, facendo guadagnare non poco a Musk. Ma appena due mesi dopo l’acquisizione di DeepMind, Musk ha avvertito che l’intelligenza artificiale è “potenzialmente più pericolosa delle armi nucleari”, suggerendo che il suo investimento era stato fatto perché era “preoccupato dove fosse diretta la tecnologia”. Musk ha anche contribuito a creare un nuovo laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale, OpenAI. Ma poi Musk ha dichiarato che l’intelligenza artificiale potrebbe essere la causa "più probabile" di una terza guerra mondiale. Il suo commento è stato in risposta al presidente russo Vladimir Putin, che ha affermato che il primo leader globale nell’intelligenza artificiale sarebbe “diventato il sovrano del mond”. Poi ha detto che questa intelligenza avrebbe distrutto il lavoro. “Ci sarà sicuramente un’interruzione del lavoro”, ha detto Musk. “Perché quello che accadrà è che i robot saranno in grado di fare tutto meglio di noi... voglio dire tutti noi. Questo è davvero il problema più spaventoso per me”.

Ma mentre tutti i ceo americani investivano in intelligenza artificiale, Elon Musk già affermava che “è più pericolosa della Corea del Nord”, paragonando l’adozione dell’intelligenza artificiale alla “convocazione del diavolo”, aggiungendo che “come in tutte le storie, c’è un tizio con pentacolo e acqua santa sicuro di controllare il demonio, ma non funziona così”. Musk è così, parla come Leon Bloy.

“Ci stiamo dirigendo rapidamente verso una super intelligenza digitale che supera di gran lunga qualsiasi essere umano”, afferma Musk in un documentario sul tema, arrivando a scontrarsi con l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg, che ha definito le oscure previsioni di Musk “irresponsabili”. Rispondendo a Zuckerberg, Musk ha affermato che la comprensione da parte del collega della tecnologia della minaccia rappresentata dall’intelligenza artificiale “è limitata”. Musk ha pagato perché il documentario “Do You Trust This Computer” fosse pubblicato gratuitamente su YouTube. “È un argomento molto importante e influirà sulle nostre vite in modi che non possiamo nemmeno immaginare in questo momento”.

Il Papa dell’elettrico ha una ossessione personale: “Sarò franco, la civiltà si sente un po' fragile in questi giorni”, ha appena detto a un evento di Space X. Musk è l’unico miliardario che denuncia l’inverno demografico, la carestia delle nascite. Lo scorso 10 gennaio, Musk tuitta: “Se l’allarmante crollo del tasso di natalità continua, la civiltà morirà davvero con un lamento in pannolini per adulti”. Sì, legge anche T.S. Eliot.

Era il 2017 quando il fondatore di PayPal e Tesla ha pubblicato un tweet sorprendente sulla popolazione mondiale. Musk ha espresso la sua preoccupazione rispetto al crollo del tasso di natalità. “La popolazione mondiale sta andando sempre più velocemente verso il collasso, ma pochi sembrano accorgersene o preoccuparsene”, scrisse Musk. Stava commentando un articolo del New Scientist intitolato “Il mondo nel 2076: la bomba demografica è implosa”. Poi Musk è andato sulla Cnn e ha citato i paesi più in crisi: “Giappone, gran parte dell’Europa, Cina”, osservando che in molti di questi luoghi il tasso di natalità “è solo la metà del tasso di sostituzione”. Ha spiegato al giornalista della Cnn che le piramidi di popolazione invertite portano a situazioni economiche insostenibili. “Sta per crollare tutto, non può stare in piedi”.

Nel 2019, Musk era sul palco con Jack Ma alla Conferenza mondiale sull’intelligenza artificiale a Shanghai, quando ha ridetto: “La maggior parte delle persone pensa che abbiamo troppe persone sul pianeta, ma in realtà questa è una visione obsoleta. Il problema più grande che il mondo dovrà affrontare tra 20 anni sarà il crollo della popolazione. Non l’esplosione. Il crollo”. A dicembre, Musk ha usato le stesse parole al consiglio annuale dei ceo di Wall Street. “Tante persone, comprese quelle intelligenti, pensano che ci siano troppe persone al mondo e pensano che la popolazione stia crescendo senza controllo. E’ completamente l’opposto. Per favore, guardate i numeri. Se le persone non hanno più bambini, la civiltà è destinata a sgretolarsi, ricordatelo”. Musk giorni fa è tornato a parlarne sui social: “Dovremmo essere molto più preoccupati per il crollo della popolazione”.

Se Warren Buffett legge saggi di finanza, Jeff Bezos è un fan di Kazuo Ishiguro, Tim Cook divora biografie e Jack Dorsey i romanzi di Ernst Hemingway, Elon Musk si distingue anche per il suo autore preferito. William Golding, lo scrittore inglese che esplora le paure primordiali, il Nobel autore del “Signore delle mosche”, l’indagine del rapporto dell’uomo con il male, la storia dei piccoli naufraghi, indifesi contro la parte oscura della propria mente quando fondano la loro “repubblica ideale” e tiranneggiando gli uni sugli altri. Monito anarchico contro le illusioni socialiste e democratiche.

Ma soprattutto Musk è stato influenzato dalla serie “Foundation” di Isaac Asimov. “È una specie di versione futuristica del ‘Declino e della caduta dell'impero romano’ di Edward Gibbon” ha scritto Musk. “Diciamo che eri al culmine dell’Impero Romano, cosa faresti, quale azione potresti intraprendere per ridurre al minimo il declino? Le lezioni della storia suggerirebbero che le civiltà si muovano in cicli. Puoi rintracciarlo abbastanza indietro: i babilonesi, i sumeri, seguiti dagli egizi, dai romani, dalla Cina. Ovviamente siamo in un ciclo ascendente in questo momento e si spera che questo rimanga il caso, ma potrebbe non essere così. Potrebbero esserci alcune serie di eventi che causano il declino”. Era il 2013 e da allora il nuovo Tesla si è fatto ancora più pessimista. “La lezione che ne ho tratto è che dovresti provare a intraprendere azioni che potrebbero prolungare la civiltà, ridurre al minimo la probabilità di un’età oscura e ridurre la durata di un’età oscura, se ce n’è una”.

Elon Musk, il genio “folle” allarmato dalla Babilonia che ha contribuito a creare.




Campagna abbonamenti del New York Times contro l'ideatrice di Harry Potter ferocemente criticata molti utenti: un autogol della testata liberal
"Cancelli la Rowling? Addio al mio abbonamento". La crociata del Nyt è un boomerang
Roberto Vivaldelli
21 Febbraio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ec ... 1645457440

Sembra quasi che per i progressisti identitari "woke" la scrittrice JK Rowling sia diventata un nemico esistenziale. Non erano sufficienti le gravi minacce di morte che l'ideatrice di Harry Potter ha dovuto subire per aver semplicemente espresso un'opinione diffusa fra molte femministe cioè che, a differenza di quello che sostiene l'ideologia transgender sempre più dominante fra l'élite liberal, il sesso biologico rimane predominante sul "genere" e chi si sveglia una mattina e comincia a farsi chiamare "donna" non può avere gli stessi diritti di chi donna è nata dalla nascita. Semplice no? Eppure, solo per aver espresso un'opinione, JK Rowling è stata etichettata e marchiata a fuoco dalla psicopolizia come "transofoba" e buona parte del mondo patinato dello spettacolo e dell'intrattenimento le ha voltato le spalle, come se non esistesse più. Lasciata sola mentre qualche esaltato ha addirittura pubblicato il suo indirizzo di casa, mettendo in pericolo la sua famiglia.


Il New York Times "cancella" JK Rowling, utenti infuriati

Lei peraltro ha sempre negato le accuse di transfobia e afferma di essere preoccupata solo di garantire che gli spazi per le donne e la loro sicurezza vengano preservati. Per aver detto quella quella che potrebbe apparire come un'ovvietà, l'autrice della saga di Harry Potter non è nemmeno stata invitata ad Hogwarts per festeggiare i vent'anni del primo film Harry Potter e la pietra filosofale, e si è dovuta sorbire persino i patetici moralismi di Emma Watson e degli altri maghetti. In quest'era folle dove ciò che conta di più è non mettere in discussione pubblicamente i dogmi della correttezza politica, il New York Times ha ben pensato di lanciare una nuova crociata contro la scrittrice inglese.

La campagna abbonamenti del New York Times strizza l'occhio al pubblico e politicamente corretto della sinistra identitaria, ossessionata dalle minoranze e dall'ideologia transgender. Nel video promozione pubblicato su Youtube appare Lianna, la lettrice-tipo della famosa testata. Donna, afroamericana, contro il binarismo di genere, capace di "immaginare Harry Potter senza la sua creatrice". Se non fosse un clip promozionale, sembrerebbe quasi un'autoparodia. La frase contro JK Rowling appare anche in alcuni cartelloni pubblicitari affissi per la Grande Mela che stanno facendo molto discutere. Molti utenti, infatti, hanno criticato il New York Times sui social media, accusando il giornale di "sessismo" e di lanciare una minaccia - seppur - velata piuttosto "inquietante" contro la scrittrice. "Lianna e il Nyt immaginano che JK Rowling svanisca magicamente grazie alla polvere di folletto, o stanno immaginando una scomparsa più simile a quella di Jimmy Hoffa?" scrive ad esempio un utente su Twitter, in riferimento al noto sindacalista americano scomparso in circostanza misteriose. "Così ho cancellato il mio abbonamento Nyt perché ha provato a cancellare Rowling", ha scritto ancora un altro utente su Twitter. "Nemmeno l'offerta di un abbonamento annuale a 0,25 dollari a settimana non è riuscita a convincermi a stare con un giornale che è così sprezzante nei confronti delle donne da celebrare la cancellazione di un'autrice nelle sue pubblicità".


Minacce di morte e di stupro, il silenzio dei progressisti

Dinanzi a questa campagna di cattivissimo gusto contro l'ideatrice di Harry Potter colpisce, ancora una volta, il silenzio tombale dei progressisti. D''altro canto non si eranon espressi nemmeno quando tre attivisti trangender, non più tardi dello scorso novembre, pubblicarono il suo indirizzo di casa con l'obiettivo di intimorirla. "Pensavano che fare doxxing mi avrebbe intimidito a non parlare dei diritti delle donne basati sul sesso. Avrebbero dovuto riflettere sul fatto che ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzarci la casa, e non ho smesso di parlare. Forse, il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci" affermava la scrittrice. Come lei, altre donne sono finite nel mirino di un'ideologia sempre più oltranzista e violenta. Su tutte Kathleen Stock, la docente di filosofia, femminista e lesbica, che ha dovuto dimettersi dal suo lavoro di docente a seguito delle minacce e degli insulti ricevuti per le medesime posizioni espresse sul "genere". Donne che non hanno paura di schierarsi contro il pensiero unico.



"Non si può più dire niente". Anche il New York Times si è redento dalla cancel culture

HuffPost Italia
24 marzo 2022

https://www.huffingtonpost.it/cultura/2 ... /?ref=fbph

Ora è ufficiale: negli Stati Uniti esiste un problema di libertà d’espressione. Lo sancisce nientemeno che il New York Times, il giornale più importante del Paese e fra i maggiori al mondo. Finalmente, verrebbe da dire, se non ci fosse un dettaglio: è stato proprio il quotidiano newyorkese, punto di riferimento della sinistra democratica e liberal, uno dei primi a esarcerbare le pulsioni perbeniste, e successivamente a negare che il problema esistesse. Nel 2020, addirittura, in redazione qualcuno si dimise denunciando che lì, tra le belle scrivanie di Manhattan, “non si poteva più dire niente”.

“Nonostante la tolleranza e la ragione della società moderna, gli americani stanno perdendo il controllo di un diritto fondamentale come cittadini di un Paese libero: quello di poter dire ciò che pensano e di esprimere le proprie opinioni in pubblico senza paura di essere infamati o isolati”, dice ora il Times in un editoriale di redazione, esprimendo dunque una posizione ufficialmente condivisa. “Silenziamento sociale” e “de-pluralizzazione” dell’opinione pubblica: sono queste per i redattori del Nyt le colpe da assegnare indiscriminatamente, sia alla destra che alla sinistra.

Insomma: una conversione sulla via di Damasco, o meglio sul viale della redenzione dalla cancel culture. Perché non bisogna dimenticare che a parlare è lo stesso giornale che nel 2020 visse le dimissioni di Bari Weiss, editorialista che se ne andò sbattendo la porta in polemica con il "conformismo" dei suoi datori di lavoro e che scrisse una lettera per denunciare le pressioni esercitate dai social media sulla linea editoriale. “Twitter non è nella gerenza del New York Times, ma è lui che comanda”, furono le parole di Weiss.

Il caso della giornalista non fu certamente un unicum. Prima di lei, infatti, avevano fatto scalpore le dimissioni di James Bennet, il responsabile degli editoriali del Times, colpevole di aver pubblicato l’articolo del senatore repubblicano Tom Cotton che invocava l’intervento dell’esercito per arginare i disordini provocati da alcune frange del movimento Black Lives Matter.

Eppure soltanto oggi il giornale si sveglia e scopre che “la vecchia lezione ‘pensa prima di parlare’ ha lasciato il posto a ‘parla a tuo rischio e pericolo’”, anche grazie ai risultati di un sondaggio condotto in collaborazione con il Siena College Research Institute (SCRI). Ben l’84% degli intervistati afferma che preferisce non esprimere la propria opinione in pubblico per timore di subire ripercussioni negative o ritorsioni.

Un risultato che desta il Times da anni di torpore e lo porta finanche ad affermare che “la solida difesa della libertà di parola era un tempo un ideale progressista”, mentre oggi molti progressisti sono “diventati intolleranti nei confronti delle persone che non sono d’accordo con loro”, assumendo atteggiamenti di ipocrisia e censura che per lungo tempo sono stati tipici della destra e aborriti dalla sinistra. Eureka tardiva, quindi.

Eppure già passati due anni da quando Bari Weiss firmava l’ormai celebre lettera aperta contro la cancel culture promossa da 150 scrittori, personalità e intellettuali pubblicata su Harper’s Magazine. Tra i firmatari nomi del calibro di Margaret Atwood, Ian Baruma, Noam Chomsky, Salman Rushdie e J.K. Rowling: compatti nel denunciare l’intolleranza culturale e nel difendere la libertà di pensiero e parola. “Il libero scambio di informazioni e idee, linfa vitale di una società liberale, sta diventando sempre più limitato”, si leggeva nella missiva di cui la giornalista aveva voluto farsi portavoce.

Licenziamenti, lettere, lamentele. Insomma, che qualcosa non funzionasse con la libertà d’espressione era chiaro da tempo, eppure “ben svegliato, Times”: soltanto oggi scopre che l'America ha un problema e lo mette in prima pagina.


"Suicidio occidentale"

Federico Rampini
29 marzo 2022
https://www.amazon.it/suicidio-occident ... 8804738324
Se un attacco nel cuore dell’Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione. Il disarmo strategico dell’Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale. L’ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. L’aggressione di Putin all’Ucraina, spalleggiato da Xi Jinping, è anche la conseguenza di questo: gli autocrati delle nuove potenze imperiali sanno che ci sabotiamo da soli. Sta già accadendo in America, culla di un esperimento estremo. Gli europei stentano ancora a capire tutti gli eccessi degli Stati Uniti, eppure il contagio del Vecchio continente è già cominciato. Nelle università domina una censura feroce contro chi non aderisce al pensiero politically correct, si allunga la lista di personalità silenziate, cacciate, licenziate. Solo le minoranze etniche e sessuali hanno diritti da far valere; e nessun dovere. L’ambientalismo estremo, religione neopagana del nostro tempo, demonizza il progresso economico e predica un futuro di sacrifici dolorosi oppure l’Apocalisse imminente. I giovani schiavizzati dai social sono manipolati dai miliardari del capitalismo digitale. L’establishment radical chic si purifica con la catarsi del politicamente corretto. È il modo per cancellare le proprie responsabilità: quell’alleanza fra il capitalismo finanziario e Big Tech pianificò una globalizzazione che ha sventrato la classe operaia e impoverito il ceto medio, creando eserciti di decaduti. Ora quel mondo impunito si allea con le élite intellettuali abbracciando la crociata per le minoranze e per l’ambiente. La questione sociale viene cancellata. Non ci sono più ingiustizie di massa nell’accesso alla ricchezza. C’è solo «un pianeta da salvare», e un mosaico di identità etniche o sessuali da eccitare perché rivendichino risarcimenti. In America questo è il Vangelo delle multinazionali, a Hollywood e tra le celebrity milionarie dello sport. In Europa il conformismo ha il volto seducente di Greta Thunberg e Carola Rackete. Le frange radicali non hanno bisogno di un consenso di massa; hanno imparato a sedurre l’establishment, a fare incetta di cattedre universitarie, a occupare i media. Possono imporre dall’alto un nuovo sistema di valori. La maggioranza di noi subisce quel che sta accadendo: non abbiamo acconsentito al suicidio.



"Indottrinano i ragazzi". Le scuole della Florida ritirano 54 libri
Gerry Freda
21 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1650561581

Il governo dello Stato della Florida, guidato dal repubblicano Ron DeSantis, ha vietato l'utilizzo di 54 libri di matematica nelle scuole locali, in quanto accusati dalle autorità di Tallahassee di "indottrinare i ragazzi". Il dipartimento dell'Istruzione del Sunshine State, venerdì scorso, ha infatti messo al bando quei volumi dalle scuole dell'obbligo frequentate dai ragazzi dai 3 ai 17 anni di età, sostenendo che i testi in questione conterrebbero “riferimenti a temi proibiti o strategie educative inopportune". Il contenuto del provvedimento adottato dal dipartimento statale è stato poi spiegato nel dettaglio lunedì dal governatore DeSantis in persona, campione delle battaglie di stampo conservatore e probabile rivale di Donald Trump nella procedura di selezione del candidato del Gop alla Casa Bianca nel 2024.

Quei 54 libri, a detta del governatore, sarebbero stati vietati per via dei loro "contenuti socio-emotivi". Le pagine dei testi incriminati, i cui titoli non sono stati ancora resi noti dalle autorità ai media locali e alla cittadinanza, sarebbero state infatti giudicate, dai funzionari statali incaricati della revisione di 132 volumi scolastici impiegati ad oggi nell'entità federata, zeppe di riferimenti a temi esplicitamente socio-politici come le questioni razziali, la sessualità, l'identità di genere. DeSantis ha quindi tuonato: "Matematica vuol dire dare la risposta giusta e noi vogliamo che i nostri figli imparino a dare la risposta giusta, non vogliamo che ci dicano come si sentono emotivamente davanti a un problema di aritmetica”.

Nel dettaglio, tra gli argomenti, trattati nei 54 libri, che sono stati giudicati inappropriati allo sviluppo di ordinari programmi di studio e "contrastanti con la legge e con gli standard educativi vigenti in Florida" vi erano, in primo luogo, dei riferimenti all'apprendimento "socio-emotivo" (Sel). Questo è una controversa teoria dell'insegnamento secondo cui le peculiarità socio-emozionali degli studenti dovrebbero vedersi riconosicuta, nei curriculum scolastici, la stessa rilevanza attribuita alle capacità linguistiche e matematiche apprese in classe dai ragazzi.

Oltre ai rimandi al Sel, quei libri sarebbero stati pieni di riferimenti alla cosiddetta "teoria critica della razza". Quest'ultima è una corrente di pensiero per cui il razzismo negli Usa sarebbe un sentimento insito nella società americana e strumentale al consolidamento della supremazia dei cittadini bianchi.

Un'ulteriore criticità riscontrata nei libri esaminati dal dipartimento citato sarebbe stata l'eccessiva aderenza di questi alle linee-guida in ambito educativo promosse dai sostenitori della "progressista" Common Core State Standards Initiative. Questa iniziativa è fortemente avversata dal mondo conservatore e religioso per la sua sottesa volontà "omogeneizzante" e per il fatto che attribuirebbe, nei contesti scolastici, scarsa rilevanza alle materie umanistiche, all'arte e alla musica.

La decisione del dipartimento statale dell'Istruzione, avallata dal governatore, ha immediatamente ricevuto il plauso delle correnti del Partito repubblicano particolarmente sensibili al messaggio religioso, mentre ha suscitato aspre critiche da parte di esponenti del Partito democratico e di associazioni di ispirazione liberal. Il dem Carlos Smith, primo deputato ispanico del parlamento della Florida ad appartenere alla comunità Lgbtq, ha attaccato il divieto imposto dalle istituzioni statali denunciando la scarsa trasparenza del procedimento che ha portato al contestato verdetto. Il parlamentare ha quindi preso spunto dalla messa al bando di quei testi di matematica per indirizzare parole al vetriolo direttamente a DeSantis: “Il governatore ha trasformato le nostre aule in campi di battaglia politici, e questo è solo l'inizio”. Anche Christopher Finan, esponente dell'associazione anti-censura National Coalition Against Censorship, ha criticato il divieto, bollando come "bizzarra" la tesi di DeSantis per cui, all'interno delle pagine di comuni libri di matematica per la scuola, sarebbero chiaramente osservabili riferimenti alla teoria critica della razza.

A detta dei critici del governatore, la recente decisione presa dal politico repubblicano in tema educativo sarebbe l'ultima fase della crociata condotta da DeSantis in nome dei propri valori fortemente conservatori. Prima del divieto dell'utilizzo di quei testi scolastici, il governatore aveva messo in opera la sua filosofia anti-liberal firmando il Dont’say gay act, legge che vieta al personale delle scuole della Florida di parlare agli alunni del tema dell'orientamento di genere.




Walt Disney dovrà dire addio al suo distretto speciale in Florida. Lo ha deciso il governo della Florida dopo l'opposizione del colosso alla legge che vieta l'insegnamento del gender nelle scuole primarie
I repubblicani fanno guerra a Disney: "Perché è un pericolo"

Roberto Vivaldelli
22 Aprile 2022

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/gu ... 28197.html

Fra la Disney e il governatore repubblicano della Florida, Ron DeSantis, è guerra. La discordia nasce dalla contestata legge voluta dai repubblicani che vieta la discussione in classe di questioni relative all'identità di genere nelle scuole primarie dello Stato e che i progressisti hanno soprannominato "Don't say gay". Messa sotto pressione dalle associazioni Lgbtq e dai dem, nelle scorse settimane la Disney ha contestato ufficialmente la legge e ha promesso di lottare per abrogarla, spiegando che l'obiettivo del colosso è far sì che la legge di DeSantis "venga abrogata" o soppressa dai tribunali. Ora DeSantis è passato al contrattacco. I legislatori della Florida hanno infatti votato per privare Walt Disney del suo speciale status di autogoverno nel mezzo di uno scontro politico tra l'azienda e il governatore. Lo status conferiva alla Disney il potere di imporre tasse, costruire strade e controllare i servizi pubblici sui terreni inerenti il suo parco a tema.


Disney, fine del "distretto speciale"

Come ricorda la Bbc, conosciuto come Reedy Creek Improvement District, il distretto speciale nacque a seguito di un accordo del 1967 tra lo stato e la Walt Disney Company. Questo suo status speciale ha consentito alla società di operare come un vero e proprio governo municipale, con un suo consiglio di vigilanza: ciò significa che il colosso avrebbe potuto persino costruire il proprio aeroporto o una centrale nucleare, se lo avesse voluto. Per mezzo secolo ha concesso al gigante dell'intrattenimento di essere svincolato da tutti i fardelli burocratici, oltre che da milioni di dollari di tasse. Con la decisione di DeSantis, il distretto speciale verrà ufficialmente sciolto il 1 giugno 2023 e il gigante dell'intrattenimento dovrà dire addio a tutti i vantaggi e benefit su cui poteva contare. Secondo Richard Foglesong, autore del libro "Married to the Mouse: Walt Disney World and Orlando", citato dalla Cnn, la Disney chiese di avere un distretto speciale e una sorta di autogoverno dopo i problemi riscontrati con il municipio di Anaheim, in California, dove sorge un altro parco Disney, completato e costruito un decennio prima. Oggi, il distretto speciale di Reedy Creek comprende circa 10 mila ettari nelle contee di Orange e Osceola, inclusi quattro parchi a tema, due parchi acquatici, un complesso sportivo, 280 chilometri di strade, miglia di corsi d'acqua e le città di Bay Lake e Lake Buena Vista. Attualmente, vi lavorano circa 80 mila persone. Secondo i media liberal, il disegno di legge approvato dalla Florida rappresenta una forma di ritorsione politica contro la Disney per la sua presa di posizione contro la legge sull'insegnamento del gender ai più piccoli.


Il Ceo Chapek sotto attacco

Come nota FoxNews, tuttavia, Il Ceo della Disney Bob Chapek, è stato duramente criticato per come ha gestito questa controversia. Le associazioni e gli attivisti Lgbtq lo hanno accusato di essersi mosso contro eccessivo ritardo, mentre alcuni dipendenti hanno addittura abbandonato il loro lavoro per protesta. Altri hanno chiesto a Chapek di fare un passo indietro rispetto alla guerra ideologica contro il disegno di legge sul gender a scuola e di smetterla di strizzare l'occhio a una minoranza politica e ideologica che vuole imporre la sua visione del mondo. Nel frattempo il titolo crolla in borsa e gli investitori temono che il colosso rimanga implicato a lungo in una guerra politico-culturale con i repubblicani. Sposare la causa "Woke", ad oggi, non sembra essere particolarmente conveniente.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 10:25 pm

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 10:26 pm

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