O integrazione o niente

O integrazione o niente

Messaggioda Berto » dom mar 28, 2021 11:16 am

O integrazione o niente
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O integrazione e pace o non integrazione e conflitto e guerra.
L'integrazione è l'unica condizione possibile per una sana, pacifica e fraterna convivenza.


Non esiste il diritto a non integrarsi, l'integrazione deve esserci per forza pena l'espulsione e la non concessione della cittadinanza. L'integrazione è una necessità biologica e un dovere civile fondamentale!

Integrazione significa rispetto e amore per le genti della terra in cui si emigra e con cui ci si deve integrare per forza, per dovere civile a cui subordinare la concessione delal residenza e della cittadinanza.
La libertà di non integrarsi comporta contrapposizione, conflitto e guerra etnica, culturale, politico-religiosa e non va assoluamente bene.

È chi emigra nei paesi altrui che si deve integrare perfettamente con la gente di quel paese, con i suoi usi e costumi, con i suoi valori, le sue tradizioni, la sua cultura, la sua lingua e non il contrario.

La cittadinanza attiva della sovranità politica, va concessa solo subordinandola alla rinuncia alle altre cittadinanze attive, non si possono avere più sovranità politiche. Il diritto alla cittadinanza civile non comporta il diritto alla cittadinanza politica che va esercitato esclusivamente nel paese dove si vive o dove si sceglie di esercitarlo, in forma esclusiva per rispetto dei cittadini nativi che hanno una sola cittadinanza e che sono la maggioranza.
La doppia o tripla sovranità politica è un privilegio ingiusto e una violazione dei diritti umani, civili e politici dei cittadini che hanno una sola cittadinanza, quella naturale dei nativi o indigeni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: O integrazione o niente

Messaggioda Berto » dom mar 28, 2021 11:18 am

Tunisino protesta per il figlio che mangia il maiale a scuola. Il tribunale gli dà torto: “È l’integrazione e tu bevi vino”
23 marzo 2021

https://voxnews.info/2021/03/23/tunisin ... bevi-vino/

La sentenza è del 10 marzo scorso. La sentenza della presidente Marina Bellegrandi, giudice a Pavia, ha imposto ad uno scolaro musulmano di frequentare l’ora di religione e mangiare carne di maiale, dopo aver esaminato il ricorso presentato dal padre del bambino, il 42enne tunisino Khaled Bahri affinché il figlio non frequentasse l’ora di religione a scuola. E osservasse a mensa la dieta riservata agli altri bimbi musulmani. Perché noi dobbiamo anche riservare la mensa, che neanche pagano, ai loro figli. Che poi accoltellano le nostre figlie per strada.

Bahri, in Italia dal 2013, si è separato dalla moglie nel 2015. E ha denunciato le decisioni riguardanti l’educazione religiosa del figlio assunte dalla madre, a suo dire, in totale autonomia. In effetti è stata lei a chiedere che il figlio mangiasse il maiale e frequentasse l’ora di religione. La sentenza le ha dato ragione sulla base di considerazioni dirette a favorire «l’integrazione» del minore. Il Collegio – si vi legge – dovendo risolvere il contrasto tra i genitori, non può che decidere avendo a mente l’interesse del bimbo».

L’integrazione è necessaria, scrivono i giudici, «per una sua crescita serena nonostante la conflittualità tra i suoi genitori». Per questo, occorre «evitare ogni possibile trattamento diverso dai compagni». Parole riferite sia alla possibilità di mangiare gli stessi alimenti degli altri bambini, maiale compreso, sia a quella di frequentare l’ora di religione. A chiederlo – sottolinea la sentenza – era sta la madre «pur non essendo cattolica». Il tribunale non ha mancato infine di far notare l’incoerenza di Bahri. «Pretende – recita la sentenza – di imporre un rigido regolamento alimentare al figlio, ma ha personalmente trasgredito i precetti dell’Islam, assumendo alcool».
Ma il problema è a monte: che ci fanno i musulmani in Italia, nelle nostre scuole?
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Re: O integrazione o niente

Messaggioda Berto » dom mar 28, 2021 11:18 am

'Devono conoscere la lingua...' La nuova legge per i migranti
Gerry Freda
23 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/da ... 33054.html

La nuova legge sul servizio-taxi entrerà in vigore nel 2022 ed è stata fortemente voluta dal governo di Copenaghen in nome del "buonsenso"

In Danimarca, il governo a guida socialdemocratica è finito nel mirino delle organizzazioni pro-migranti a causa della nuova legge sul servizio taxi, promossa proprio dall’esecutivo.

In base alla riforma citata, approvata dal parlamento di Copenaghen a larga maggioranza, i tassisti in servizio nel Paese dovranno dimostrare di sapere parlare correttamente la lingua nazionale. Finora, il governo del primo ministro Mette Frederiksen si è contraddistinto per l’attuazione della linea del rigore in ambito migratorio, dichiarando guerra ai quartieri-ghetto e accelerando le procedure di espulsione degli stranieri irregolari.

Secondo la nuova legge voluta dal governo, per esercitare la professione di tassista in Danimarca bisognerà, a partire dal 2022, sapere intrattenere una conversazione in danese con i clienti che saliranno a bordo del mezzo. Una conoscenza superficiale della lingua nordica da parte dei tassisti non sarà quindi più tollerata dalle autorità. La riforma in questione renderà, di conseguenza, più lungo e complesso l’iter per il rilascio della licenza di autista, dato che gli aspiranti conducenti dovranno superare un test di lingua danese per potersi mettere alla guida di un taxi.

A difesa della legge si è subito schierato uno dei suoi maggiori promotori, ossia il ministro dei Trasporti Benny Engelbrecht, che l’ha presentata come una misura di buonsenso: “È un requisito perfettamente ragionevole che si debba essere in grado di avere una conversazione in danese quando si guida un taxi. Ora abbiamo un quadro normativo migliore. Alla luce della situazione attuale, con la pandemia in corso, al momento non è opportuno apportare importanti modifiche alla legge sui taxi, che non entrerà in vigore fino al 2022”. La normativa ha ultimamente ricevuto anche il sostegno di 3F, il sindacato più forte della Danimarca, con i suoi dirigenti che hanno affermato che la riforma contribuirà a migliorare nel complesso il servizio-taxi e a rafforzare l’istruzione dei conducenti: “Per la maggior parte dei tassisti migranti questo non è un problema, perché vivono da anni in Danimarca. Per coloro che sono arrivati nel Paese da poco ci sono invece diverse possibilità di imparare il danese al livello necessario prima di iniziare il lavoro come tassista. Questo non è un attacco ai lavoratori migranti, ma uno dei tanti modi per ottenere un settore migliore e più incentrato sui servizi”.

A tuonare contro la normativa, bollandola come discriminatoria, è stata invece l’ong Sos-Racisme, con i suoi rappresentanti danesi che hanno dichiarato: “Perché un tassista deve parlare bene il danese? Ha solo bisogno delle competenze linguistiche di base”. Secondo tale organizzazione, la nuova legge avrà il solo effetto di rendere più complicata la vita nel Paese per i migranti e i richiedenti asilo.

Di fatto, la nuova legge cambierà poco il servizio-taxi nelle zone rurali, dato che lì i tassisti sono quasi tutti danesi di nascita, mentre nella capitale Copenaghen la situazione è diversa, con più conducenti che provengono dall'estero e parlano il danese solo come seconda lingua.






In Danimarca nuova stretta sui ghetti: “Società parallele, via i non occidentali”
Monica Perosino
25 marzo2021

https://www.lastampa.it/topnews/primo-p ... 1.40068332

Ha cancellato frettolosamente il termine «ghetto» perché «fuorviante», ma la sostanza rimane uguale: il governo socialdemocratico danese prevede un nuovo giro di vite sui «quartieri svantaggiati», quelli che fino a ieri erano chiamati ufficialmente «ghetti», nei quali la quota di residenti di origine «non occidentale» non dovrà superare il 30%. Come ha lapidariamente sintetizzato il ministro dell’Interno, Kaare Dybvad Bek, estensore della proposta di legge, troppi stranieri non occidentali in un’area «aumentano il rischio di nascita di società religiose e culturali parallele», e a questo occorre porre rimedio.




La Danimarca vuole cambiare la demografia delle periferie - Il Post
venerdì 19 Marzo 2021

https://www.ilpost.it/2021/03/19/danima ... immigrati/
Il governo propone di ridurre la presenza di persone «non occidentali» in quelli che attualmente definisce «ghetti»
Il governo della Danimarca ha presentato una proposta di legge per limitare la presenza di persone «non occidentali» in alcune particolari zone periferiche e disagiate delle città, che definisce “ghetti”. La proposta è stata presentata dal ministro dell’Interno, il socialdemocratico Kaare Dybvad Bek, e si inserisce in una più ampia serie di iniziative prese dal governo negli ultimi anni per la gestione di queste aree. La proposta di Bek è però diversa rispetto alle precedenti misure adottate: si basa sull’idea di allontanarsi dal concetto di “ghetto” che aveva caratterizzato le politiche del governo finora, e prevede che nel giro di 10 anni in queste aree i residenti “non occidentali” non siano oltre il 30 per cento del totale.

Nonostante la proposta del governo sia diversa rispetto alle misure passate, l’obiettivo rimane lo stesso: limitare il rischio di creare quelle che il governo danese sostiene siano “società parallele” religiose e culturali, in contrasto con quella danese tradizionale. Il governo non ha ancora fissato una data per la discussione della proposta di legge in parlamento, che però ha buone possibilità di essere approvata.

Nonostante sia considerato un paese progressista, la Danimarca ha una delle politiche più aggressive dell’Unione Europea nei confronti dell’immigrazione e una delle più dure in termini di integrazione, o più precisamente “assimilazione”. Su questo tema, il governo di centrosinistra, che è al potere dal 2019, ha continuato quello che la precedente amministrazione di centrodestra aveva cominciato. Secondo le statistiche ufficiali, in Danimarca quasi 360mila persone sono immigrati di provenienza non occidentale o loro discendenti, su una popolazione totale di 5,8 milioni di abitanti: poco più del 6 per cento.

Già dal 2018 infatti nel paese erano entrate in vigore leggi per regolare la vita delle persone non occidentali che vivevano nei cosiddetti “ghetti”, termine con cui la legislazione danese chiama i quartieri in grave difficoltà economica e sociale, e dove i reati sono puniti con pene maggiori rispetto alle altre zone del paese.

Per la legge danese, un “ghetto” è una zona con più di mille abitanti, in cui più della metà dei residenti sia di origine non occidentale, e in cui sussistano almeno 2 di 4 criteri molto definiti. Il primo è che più del 40 per cento dei residenti sia disoccupato; il secondo è che più del 60 per cento delle persone tra i 39 e i 50 anni non abbia fatto le superiori; il terzo è che la percentuale di crimini sia almeno il triplo della media nazionale; il quarto è che i residenti guadagnino meno del 45 per cento della media regionale. Sulla base di queste condizioni, in Danimarca 15 quartieri sono “ghetti”, e altri 25 sono considerati “a rischio” di diventarlo. Ogni anno l’elenco viene aggiornato.

Una delle leggi approvate nel 2018 prevedeva che i bambini dei “ghetti” a partire da un anno di età venissero separati dalle loro famiglie per almeno 25 ore a settimana, per ricevere un’istruzione obbligatoria in “valori danesi”. Un’altra aveva avviato la drastica riduzione di offerte di alloggi a canoni calmierati, che era portata avanti da alcune associazioni no profit e di cui beneficiavano quasi solo gli stranieri non occidentali. Le Nazioni Unite avevano espresso più volte preoccupazione per l’atteggiamento della Danimarca nei confronti di quella parte di popolazione di origine non occidentale.
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