Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:20 pm

10) Il sinistro Ermanno Furlanis commenta: sembra la propaganda fascista! Stupendo!

Commento demenziale, generico e senza argomentazione tipico dei sinistrati che cercano di demonizzare il prossimo con ogni possibile calunnia e manipolando l'informazione con la menzogna.
I "fascisti" per estensione e figura analogica possono essere neri, bruni, rossi o della mezzaluna.
Tra i sinistrati fascisti rossi vi sono gli internazi comunisti, i grillini, i verdi, i terroristi antifa e i razzisti suprematisti neri BLM, tutte categorie avvezze alla menzogna, alla calunnia e alla manipolazione dell'informazione.

Ermanno Furlanis
1) non sono sinistro, al massimo sinistrato! e comunque se si perde il gusto dell'ironia si perde la possibilità di avvicinarsi al vero. Le tue argomentazioni, per quanto interessanti, non hanno riscontri sulla stampa. O porti le fonti altrimenti sono veramente patetiche . Difendere l'indifendibile è pratica frustrante e si offre il fianco, se vuo puoi praticarla ma non stupirti delle eventuali obiezioni. Saluti



Chi era George Floyd, vittima e icona della rivolta
Michael Severance
06-06-2020

https://lanuovabq.it/it/chi-era-george- ... la-rivolta

Ormai, il mondo intero sa chi è George Floyd, di Minneapolis, l'afroamericano ucciso lo scorso 25 maggio nel corso di un brutale arresto della polizia. È diventato l’icona del movimento Black Lives Matter, dei gruppi Antifa che si ribellano in tutta l'America. Tuttavia, sappiamo davvero qualcosa di George Floyd, oltre alla sua tragica morte?

Ormai, il mondo intero sa chi è George Floyd, di Minneapolis, l'afro-americano ucciso il 25 maggio nel corso di un brutale arresto della polizia. È diventato l’icona del movimento Black Lives Matter, dei gruppi Antifa che si ribellano in tutta l'America. Tuttavia, sappiamo davvero qualcosa di George Floyd, oltre alla sua tragica morte?

Secondo la sua pagina Wikipedia George Floyd è nato a Fayetteville, nella Carolina del Nord, ma è cresciuto a Houston, in Texas. Alto 1,92 metri, era un atleta di punta della Yates High School, giocando sia per la squadra di calcio che per quella di basket. I suoi compagni di scuola lo ricordano come un "gigante gentile": mentre era ferocemente competitivo sul campo, dopo le partite era silenzioso e riservato. Secondo la NBC News, dopo il liceo, "Floyd ha frequentato il South Florida Community College ... dal 1993 al 1995 e ha giocato nella squadra di basket della scuola. Ma è tornato a casa a Houston prima di laurearsi". Tra i suoi amici c'era l'ex giocatore della NBA Stephen Jackson, cresciuto con Floyd nella metropoli di Houston. In un'intervista della NBC News, Jackson ha descritto Floyd come il suo "gemello", a causa della loro forte somiglianza fisica. Ricorda affettuosamente che Floyd non ha mai sfruttato la sua amicizia per soldi o carriera. A Minneapolis, Floyd non era un solitario. Nella sua nuova città, si era evidentemente fatto molti amici che lo ammiravano per il suo "spirito meraviglioso".

Non si sa molto della famiglia di Floyd. Alcuni media danno notizie contrastanti su quanti figli abbia avuto da diverse relazioni. Secondo la sua pagina di Wikipedia: “Aveva cinque figli”. Quincy, 27 anni, aveva pochi contatti con Floyd e non ha riconosciuto immediatamente suo padre in televisione. Come riportato dal sito di notizie WGNTV di Chicago: “[Quincy Mason] Floyd ha detto di aver visto suo padre per l’ultima volta quando aveva 4 o 5 anni. Solo dopo il Memorial Day la notizia della morte di George Floyd è giunta a suo figlio. Nello stesso servizio di WGNTV, i figli di Floyd Connie e Quincy hanno chiesto la pace e "denunciato la violenza che si è verificata in altre città". "La violenza non è il modo giusto per farlo", ha detto Connie Mason Floyd. "Ora, questa (protesta, ndr) è bella, ma la violenza non risolverà nulla". "Distruggere cose, non risolverà nulla", ha detto Quincy Mason Floyd. “Mio padre è in pace e dobbiamo essere noi a gestire tutto questo stress. Sarà difficile superare questo, giorno per giorno ". Il fratello minore di George Floyd, Terrence, ha anch’egli lamentato le violente rivolte della folla che avevano provocato decine di incendi di edifici, milioni di danni alle proprietà, 11.000 arresti, civili picchiati, 17 morti, tra cui due agenti neri, Patrick Underwood a Oakland e David Dorn a St. Louis.

In un video, il fratello di Floyd, Terrence, ha lanciato un appello appassionato per porre fine alle rivolte distruttive in diverse città degli Stati Uniti: “Capisco che tutti voi siate arrabbiati, ma dubito che voi siate turbati quanto me. Quindi, se non sono qui a lamentarmi, se non sto facendo esplodere cose, se non sto facendo casino con la mia comunità, allora cosa state facendo tutti voi? Cosa state facendo tutti !? Non state facendo niente! Perché questo non riporterà affatto mio fratello in vita. La mia famiglia è una famiglia pacifica. La mia famiglia è timorata di Dio". Terence ha incoraggiato la folla, invece, a incanalare la propria rabbia nel potere del voto politico e ad educarsi.

Lo stesso George Floyd, in un video postumo pubblicato su Twitter, ha rivelato le sue opinioni religiose contro la violenza. Si è lamentato di una giovane "generazione nera che è chiaramente persa ... Voi ragazzi state solo andando in giro e state solo sparando [sic, sparando] con le pistole in mezzo alla folla, [con] bambini che vengono uccisi ... Tornate a casa ... Un giorno sarete soli di fronte a Dio. Andrete in alto, o cadrete in basso. Realizzate quel che vi sto dicendo?” Curiosamente nell'autopsia di Floyd, sull'addome è stato trovato un "tatuaggio blu di 11 cm ... un paio di mani in preghiera", segno che apprezzava la preghiera.

Floyd non era sposato al momento della sua morte. Gli è sopravvissuta una ragazza, Courteney Ross, una giovane donna bianca che ha dichiarato di avere il "cuore spezzato", come riportato da Sky News. "Svegliarsi questa mattina per vedere Minneapolis in fiamme, lo devasterebbe", ha detto Ross a Star Tribune del Minnesota. "Amava la città. È venuto qui [da Houston] ed è rimasto qui per le persone e le opportunità ... Floyd era un gigante gentile, parlava dell'amore e della pace. "

Secondo la NBC, a causa del lockdown che ha portato a molti licenziamenti nel Minnesota, Floyd era disoccupato al momento del suo arresto. Precedentemente aveva svolto due lavori come buttafuori presso il Conga Latin Bistro e come camionista. Prima di trasferirsi a Minneapolis da Houston per incominciare una nuova vita, Floyd aveva svolto diversi lavori saltuari, tra cui la personalizzazione delle auto. Era stato anche un aspirante rapper.

Secondo il rapporto della Contea di Hennepin (Minnesota) dell’autopsia sul corpo di Floyd il decesso è avvenuto alle 21:25 del 25 maggio. La causa di morte, secondo il patologo che ha firmato il rapporto, Andrew Baker, è "l'arresto cardio-polmonare". È interessante notare che il rapporto rileva che Floyd era precedentemente risultato positivo per COVID-19 il 3 aprile. Se asintomatico, avrebbe dovuto ancora restare a casa per prevenire il contagio. Un articolo della ABC News afferma: "Poiché la positività per l'RNA 2019-nCoV può persistere per settimane dopo l'insorgenza e la risoluzione della malattia clinica, il risultato dell'autopsia molto probabilmente riflette la positività asintomatica ma persistente della PCR dall'infezione precedente."

L'esame tossicologico del medico legale affermava che Floyd fosse intossicato di "Fentanil" sintetico e aveva tracce di altre "sostanze psicoattive" come metanfetamina, THC e morfina. Secondo Wikipedia, viene l'oppioide Fentanil viene usato "Come antidolorifico e insieme ad altri farmaci per l'anestesia. Il fentanil è anche usato come droga ricreativa”. Secondo ABC News uno dei 4 ufficiali di Minneapolis accusati, Thomas Lane, aveva "chiesto a Floyd se "fosse fatto di qualcosa ", [dato che aveva notato] che aveva" schiuma ai bordi "della sua bocca. Infine, la stessa autopsia della contea di Hennepin ha confermato che Floyd presentava gravi condizioni di salute di base, tra cui gravi "cardiopatie arteriosclerotiche", "cardiopatia ipertensiva", una "storia clinica di ipertensione" e un "tumore pelvico sinistro" considerato accidentale.

Floyd, purtroppo, era un ex detenuto. Una lunga fedina penale con reati di possesso di droga, l’intento di distribuire e vendere sostanze vietate, furti, rapine a mano armata. Secondo i resoconti completi dei processi penali ottenuti dal Daily Mail, tra il 1997 e il 2007 Floyd ha avuto un totale di 9 accuse a suo carico, fra cui una per cui è stato condannato a 5 anni di carcere, una "rapina a mano armata" ai danni di una donna texana, Aracely Henriquez.

Alla fine, è difficile avere un quadro completo della vita di una persona, tantomeno una persona complessa e finora ignota quale era George Floyd. Ciò che è certo (e triste) è che il 46enne Floyd aveva ancora molto tempo sul suo orologio terrestre, anche per pentirsi del passato e avere un futuro migliore. La famiglia di Floyd è chiaramente amante della pace e categoricamente contraria alla crescente violenza che disonora il suo nome, la sua fede e la sua nazione. Sta diventando sempre più evidente che molte famiglie nere come i Floyd preferirebbero di gran lunga una guerra culturale, basata sulla riforma morale e sul vero amore cristiano, al contrario di un conflitto ideologico, guidato da pregiudizi politici da folle cariche di odio. Per i Floyd, le vite di tutti contano e meritano le nostre più sincere preghiere.


Secondo il rapporto della Contea di Hennepin (Minnesota) dell’autopsia sul corpo di Floyd il decesso è avvenuto alle 21:25 del 25 maggio. La causa di morte, secondo il patologo che ha firmato il rapporto, Andrew Baker, è "l'arresto cardio-polmonare".


“George Floyd non è stato soffocato”: autopsia esclude morte per asfissia del 46enne di Minneapolis
Ida Artiaco
30 Maggio 2020

https://www.fanpage.it/esteri/george-fl ... nneapolis/

George Floyd non è morto né per asfissia né per strangolamento. Sono arrivati i risultati dell'autopsia preliminare effettuata dal medico legale della contea di Hennepin sul cadavere del 46enne afroamericano, deceduto lunedì scorso a Minneapolis durante un fermo di polizia e dopo che un poliziotto bianco gli aveva premuto con violenza per 8 minuti e 46 secondi il ginocchio sul collo quando era disarmato e immobilizzato, tra le proteste dei passanti e mentre lui stesso urlava: "Non riesco a respirare". Secondo il rapporto del medico legale, non ci sarebbero elementi che possano supportare una diagnosi di strangolamento o asfissia traumatica. Il patologo parla, infatti, di effetti combinati dell'essere bloccato dagli agenti, di patologie pregresse, pare infatti che la vittima soffrisse di ipertensione arteriosa e problemi coronarici, e di una potenziale sostanza intossicante presente sul corpo di Floyd.

Per questo, la famiglia ha chiesto che venga effettuato un nuovo esame autoptico indipendente per fare luce sulla vicenda. Per questo si è già rivolta al medico Michael Baden affinché si occupi della seconda autopsia. In sostanza, ha spiegato il legale dei Floyd, non hanno fiducia nelle autorità di Minneapolis. "La famiglia non si fida di nulla che arriva dal dipartimento di polizia di Minneapolis – ha detto l'avvocato Ben Crump -. La verità l'abbiamo già vista". Intanto, in tutti gli Stati Uniti sta montando la protesta dopo la morte del 46enne, con centinaia di manifestanti che stanno dando vita a vere e proprie rivolte, non sempre pacifiche, in numerose città. Tra queste, c'è Detroit, dove la scorsa notte un ragazzo di 19 anni è rimasto ucciso durante un grande raduno a Cadillac Square e una quarantina di persone sono state arrestate. Sempre nella notte alcuni manifestanti hanno attaccato il quartier generale della Cnn e hanno lanciato oggetti vari contro le forze di polizia. Un agente a Los Angels ha dovuto far ricorso alle cure dei medici. Insomma, la tensione non accenna a calare, nonostante nelle ore precedenti sia arrivata la notizia dell'arresto di Derek Chauvin, il poliziotto 44enne accusato dell'omicidio dell'afroamericano.





Anche l'autopsia ufficiale di George Floyd parla di asfissia e dice che la sua morte è stata un omicidio - Il Post
2 giugno 2020

https://www.ilpost.it/2020/06/02/autops ... -omicidio/

Lunedì il personale medico della contea di Hennepin, dove si trova Minneapolis, ha diffuso i risultati dell’autopsia ufficiale eseguita sul corpo di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso il 25 maggio durante un arresto, per cui da una settimana ci sono grandi proteste negli Stati Uniti. L’autopsia ufficiale dice che la morte di Floyd è stata un omicidio e che il cuore e i polmoni dell’uomo avevano smesso di funzionare mentre Floyd era «tenuto fermo» dalla polizia. Il rapporto sull’autopsia dice che Floyd aveva pregressi problemi cardiaci e che aveva assunto recentemente metanfetamine e fentanyl, ma indica come causa della morte un «arresto cardiopolmonare avvenuto come complicazione del blocco, della sottomissione e della compressione del collo da parte delle forze dell’ordine».

Secondo l’autopsia preliminare della contea di Hennepin non c’erano prove a sostegno del fatto che Floyd fosse morto per asfissia o strangolamento, quindi questa seconda autopsia – definitiva – contraddice in parte quanto detto inizialmente. Ieri, prima che il rapporto sull’autopsia ufficiale fosse diffuso, l’avvocato dei familiari di Floyd aveva rivelato le conclusioni dell’autopsia indipendente richiesta dalla famiglia. Secondo questa autopsia (condotta da Michael Baden, un medico legale piuttosto noto e controverso negli Stati Uniti, e dalla patologa Allecia Wilson dell’università del Michigan) la morte di Floyd è stata «un omicidio causato dall’asfissia provocata dalla compressione della schiena e del collo che ha portato alla mancanza di flusso sanguigno al cervello».

– Leggi anche: La ricostruzione della morte di George Floyd fatta dal New York Times

C’è comunque una differenza importante tra l’autopsia ufficiale e quella fatta fare dalla famiglia di Floyd: per la prima solo il ginocchio del poliziotto Derek Chauvin (attualmente accusato di omicidio) premuto sul collo di Floyd avrebbe contribuito alla sua morte, mentre per la seconda ha avuto un ruolo rilevante anche il modo in cui gli altri poliziotti lo avevano trattenuto a terra.



George Floyd, la famiglia non accetta i risultati dell’autopsia: "ne faremo una indipendente"
30.05.2020

https://it.sputniknews.com/mondo/202005 ... ipendente/

La famiglia dell'afroamericano George Floyd, morto a Minneapolis, non è rimasta soddisfatta dei risultati preliminari dell'autopsia condotta da esperti forensi della contea di Hennepin, in Minnesota. Lo comunica l'avvocato di famiglia Benjamin Crump.

Il comunicato dell’avvocato dichiara che secondo i risultati dell’autopsia, il motivo della morte di Floyd non è l'asfissia, nonostante il suo collo sia rimasto sotto pressione per oltre otto minuti. Secondo gli esiti della perizia, a causare il decesso dell’uomo sarebbe stato un complesso di fattori tra cui il suo arresto, problemi di salute e probabile presenza di sostanze inebrianti nel corpo.

“Per via del fatto che i risultati preliminari del rapporto dell'esperto forense della contea di Hennepin non hanno fornito dettagli sull'effetto dell'uso deliberato della forza sul collo di Floyd e sull'entità della sofferenza di Floyd dalle mani di polizia, la famiglia ha deciso di assumere un esperto forense indipendente per condurre l'autopsia”, riferisce il comunicato di Crump.

“Non siamo sorpresi ma drammaticamente delusi dai risultati preliminari dell'autopsia che l’esaminatore medico ha presentato oggi. Speriamo che ciò non dimostra un tentativo di creare una storia falsa sulle cause della morte di George Floyd”, aggiunge.

Dopo l’uccisione di George Floyd in seguito al suo arresto, ripreso in un video, sono scoppiate manifestazioni di protesta a Minneapolis e in altre città degli Stati Uniti.

George Floyd, cittadino afroamericano di 46 anni, è stato affrontato da quattro poliziotti e uno di loro si è inginocchiato sul collo per diversi minuti mentre Floyd si lamentava di non riuscire a respirare.

Nelle proteste sono stati verificati episodi di violenza e saccheggio, alcuni manifestanti hanno appiccato fuoco ad edifici ed hanno danneggiato macchine. Il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato che è pronto all'invio dell'esercito a Minneapolis.



"George Floyd era già morto all'arrivo dell'ambulanza"
02/04/2021

https://it.euronews.com/2021/04/02/geor ... -ambulanza

Al processo contro il poliziotto statunitense Derek Chauvin, accusato di aver causato la morte dell'afroamericano George Floyd, ha deposto Derek Smith, infermiere di Minneapolis, intervenuto al seguito dell'ambulanza.
Risponendo alle domande dell'accusa, Smith ha detto che al suo arrivo Floyd doveva già essere morto, dato che non si avvertiva alcun battito cardiaco, e ha confermato che durante la misurazione del polso gli agenti sono rimasti posizionati sul corpo della vittima, con un ginocchio a premere il torace dell'uomo, per tutto il tempo.
Le dichiarazioni del paramedico sono state riscontrate dalle immagini delle telecamere della polizia, nelle quali, oltre alle proteste dele persone presenti alla scena, si vede anche il corpo senza vita di Floyd bloccato da due agenti.
Diversamente da Smith, un secondo infermiere intervenuto insieme a lui aveva detto che la morte di Floyd sarebbe stata accertata solo una volta caricato il corpo sull'ambulanza, dove si sarebbe comunque tentato un massaggio cardiaco.
La corte ha anche ascoltato la deposizione della compagna di George Floyd, la quale ha ammesso di aver assunto droghe insieme a lui e di aver rischiato una overdose pochi mesi prima.
Un dettaglio colto al balzo dalla difesa del poliziotto Chauvin, secondo la quale Floyd sarebbe morto non per le percosse fisiche ma per precedenti problemi di salute e per aver assunto droghe.
La spregiudicata strategia degli avvocati ha sollevato una reazione indignata della famiglia della vittima, che ha diffuso una dichiarazione ufficiale.


George Floyd, ho letto la perizia dell’autopsia: certi referti sono cortine fumogene
Andrea Bocconi
1 giugno 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... e/5820605/

Come psicologo devo stare molto attento non solo a quello che dicono le parole, ma anche a quello che celano, e al sottotesto, ovvero a tutti gli impliciti del discorso. Sono andato a controllare il testo in inglese dell’autopsia preliminare di George Floyd. La traduzione apparsa sui giornali italiani mi sembra fedele.

Il medico legale scrive che non ci sarebbero evidenze fisiche che possano supportare una diagnosi di strangolamento o asfissia traumatica. È una formula anodina, che non esclude del tutto, ma sottolinea che non ci sono prove. La domanda che sorge è: se non è morto per quel ginocchio sul collo per nove minuti, che gli faceva dire “non respiro”, di che è morto?

La risposta è ricca di ipotesi. La combinazione di tre elementi: essere fermati dalla polizia, patologie pregresse, una sostanza intossicante presente nel corpo di Floyd. La prima mi preoccupa particolarmente: se mi ferma la polizia effettivamente provo un certo batticuore, anche se ho tutto in regola. Immagino di non essere l’unico. Se poi uno soffre di ipertensione (e qua non si dice se Floyd ne soffriva, come tanti dopo i quaranta in forma lieve, media, gravissima) la situazione si aggrava: il mio batticuore potrebbe diventare un infarto. Quanto poi alla sostanza intossicante, quale era? Aveva bevuto un whisky? Si era fatto una canna? Aveva preso anfetamine? Dove è la perizia tossicologica?

Qua le parole sono state scelte con cura, per non dire, per suggerire la disgrazia, il caso sfortunato, per spacciare per rilievi scientifici, tatti, quelle che sono solo ipotesi, le più favorevoli per la polizia. Certi referti sono cortine fumogene, lo abbiamo visto anche in Italia, vedi il caso Cucchi.

Peccato per il poliziotto che ci siano i video, altrimenti si poteva sostenere che era morto di spavento: questi neri son molto emotivi, si sa. Ci sta, perché la polizia americana tende ad avere il grilletto facile con i neri. Ne uccide un numero sei volte superiore a quello dei bianchi. Chi non si spaventerebbe ad essere fermato dalla polizia di Minneapolis, che ha una pessima reputazione di razzismo?

Lo dice Marlon James, scrittore vincitore del Booker Prize che in quella strada di Minneapolis ha vissuto, nell’intervista su Republica di sabato. Ma è afroamericano. Mi piacerebbe sapere qualcosa di più del medico legale. Tiro a indovinare: non è nero.


“George Floyd è morto asfissiato per compressione del collo”: il risultato della seconda autopsia
Ida Artiaco
1 giugno 2021

https://www.fanpage.it/esteri/george-fl ... -autopsia/

"George Floyd è morto per asfissia dovuta a compressione del collo e della schiena": è quanto emerso dall'autopsia indipendente che la famiglia del 46enne afroamericano deceduto lunedì scorso a Minneapolis, Stati Uniti, nel corso di un fermo di polizia, ha fatto eseguire sul corpo dell'uomo. Il risultato, reso noto dai legali dei Floyd, ribalta di fatto quello del primo esame autoptico, che escludeva tra le cause della morte l'asfissia e lo strangolamento traumatico. Il medico legale della contea di Hennepin aveva parlato, nello specifico, di effetti combinati dell'essere bloccato dagli agenti, di patologie pregresse, pare infatti che la vittima soffrisse di ipertensione arteriosa e problemi coronarici, e di una potenziale sostanza intossicante presente sul corpo di Floyd.

Come è morto George Floyd secondo l'autopsia della famiglia

"George è morto perché gli mancava il respiro", ha detto il legale Benjamin Crump. "Imploriamo tutti noi di fare un respiro per la giustizia, di fare un respiro per la pace, di fare un respiro per il nostro paese e di fare un respiro per George". Tra i medici che hanno eseguito l'autopsia, anche Michael Baden, che in passato si è occupato anche dell'autopsia sul corpo di Eric Garner, un uomo di colore morto nel 2014 dopo che essere stato fermato dalla polizia di New York e su Michael Brown, diciottenne freddato a colpi di arma da fuoco sempre dalla polizia a Ferguson, nel Missouri. L'avvocato della famiglia ha anche aggiunto che tutti gli agenti che erano presenti al momento del fermo e poi dell'uccisione di George Floyd sono "penalmente responsabili e senza dubbio anche da un punto di vista civile. Non è stato solo il ginocchio sul collo di George a provocarne la morte, ma anche il peso degli altri due poliziotti sulla sua schiena", ha sottolineato in conferenza stampa.

Intanto, in tutti gli Stati Uniti continua a montare la protesta dopo i fatti del Memorial Day a Minneapolis: George Floyd è deceduto durante un fermo di polizia e dopo che un poliziotto bianco, Derek Chauvin, attualmente accusato di omicidio, gli aveva premuto con violenza per 8 minuti e 46 secondi il ginocchio sul collo quando era disarmato e immobilizzato, tra le proteste dei passanti e mentre lui stesso urlava: "Non riesco a respirare". Manifestanti sono scesi in piazza non solo in Minnesota ma anche ad Atlanta, Washington, New York, Boston, Louisville, Kentucky. In quindici stati è entrata in azione la Guardia nazionale per tentare di arginare i disordini e almeno 40 città comprese Chicago e Los Angeles hanno adottato il coprifuoco. Anche il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, ha decretato il coprifuoco nella città a partire dalle 23 di stasera fino alle 5 di domani mattina ed ha annunciato che stanotte verranno raddoppiati gli agenti in strada, per provare a contenere le proteste per l'uccisione di George Floyd, mentre il presidente Trump ha tirato le orecchie ai governatori, chiamandoli idioti: "Dovete dominare, se non lo fate sprecate il vostro tempo e vi travolgeranno facendovi apparire come degli idioti".


Alberto Pento
Al momento abbiamo un solo referto medico circostanziato su cui basarsi e da commentare, ed è quello del medico legale della contea.
Della seconda autopsia voluta dai famigliari del morto non si sa molto a parte quel poco di generico che pare abbia detto il loro avvocato alla stampa dove è riportata alcun orario preciso della morte.



Come sta andando il processo contro Derek Chauvin - Il Post
7 aprile 2021

https://www.ilpost.it/2021/04/07/morte- ... k-chauvin/

Il 29 marzo è iniziato a Minneapolis, in Minnesota, il processo contro Derek Chauvin, uno dei poliziotti incriminati per la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso il 25 maggio del 2020 durante un arresto avvenuto sempre a Minneapolis. Chauvin è accusato di omicidio involontario di secondo grado, omicidio colposo e omicidio di terzo grado. L’esito del processo è molto atteso perché la morte di Floyd aveva generato manifestazioni in tutti gli Stati Uniti, che erano diventate in breve tempo proteste sempre più ampie contro le violenze, gli abusi e le discriminazioni nei confronti dei neri.

Floyd era stato arrestato con violenza nonostante fosse disarmato. Nei video dell’arresto girati dalle telecamere di sorveglianza e dai passanti si vedeva Chauvin premere con il ginocchio sul collo di Floyd per più di otto minuti: anche dopo che Floyd aveva perso coscienza, gli agenti non lo avevano soccorso. Chauvin aveva continuato a premere con il ginocchio anche in seguito all’arrivo dell’ambulanza, 20 minuti dopo l’intervento della polizia. Floyd era morto poco dopo essere stato portato in ospedale.

L’autopsia aveva detto che la morte di Floyd era stata un omicidio e che il cuore e i polmoni dell’uomo avevano smesso di funzionare mentre veniva «tenuto fermo» dalla polizia. Il rapporto sull’autopsia aveva segnalato che Floyd aveva pregressi problemi cardiaci e aveva assunto metanfetamine e fentanyl prima della morte, e aveva indicato come causa della morte un «arresto cardiopolmonare avvenuto come complicazione del blocco, della sottomissione e della compressione del collo da parte delle forze dell’ordine».

– Leggi anche: La ricostruzione della morte di George Floyd

Le accuse nei confronti di Chauvin
La prima accusa, quella di omicidio involontario di secondo grado, prevede una pena massima di 40 anni di carcere, mentre per l’omicidio colposo la pena massima è di 10 anni e per l’omicidio di terzo grado è di 25 anni.

Quest’ultimo è il reato che secondo l’accusa sarà più facile da provare: nel Minnesota l’omicidio di terzo grado avviene nei casi in cui una persona ne uccida un’altra direttamente o indirettamente a causa di un comportamento irresponsabile, non intenzionalmente, ma mostrando «una mente depravata, senza riguardo per la vita umana». Inizialmente questa accusa era stata rimossa, ma il giudice del processo, Peter Cahill, l’ha reinserita in seguito a una richiesta della Corte d’Appello dello stato.

Gli altri agenti incriminati sono Thomas Lane, J. Alexander Kueng, e Tou Thao, accusati di aver facilitato l’omicidio di Floyd. Lane e Kueng avevano aiutato Chauvin a tenere Floyd a terra per un certo periodo di tempo, mentre Thao aveva assistito senza fare niente. Il loro processo inizierà separatamente ad agosto.

Il processo finora
Il processo è iniziato lunedì 29 marzo e dovrebbe durare in tutto circa un mese. Eric J. Nelson, l’avvocato di Chauvin, finora ha cercato di convincere i giurati che i video della morte di Floyd non raccontano l’intera storia e ha sostenuto che Chauvin era stato correttamente istruito per intervenire in casi del genere e che non aveva premuto il suo ginocchio esattamente sul collo di Floyd. Secondo Nelson, la morte di Floyd potrebbe essere stata causata dai farmaci oppiacei assunti in precedenza.

Nel corso della prima settimana di udienze sono state ascoltate diverse persone che avevano assistito all’arresto di Floyd, ma anche la sua fidanzata di allora, il medico che aveva provato a rianimarlo e alcuni agenti della polizia di Minneapolis.

La testimonianza più rilevante è stata quella resa il 5 aprile da Medaria Arradondo, il capo della polizia della città. Arradondo ha condannato le azioni di Chauvin e sostenuto che in nessun caso il metodo utilizzato per arrestare Floyd sarebbe tollerato dalla polizia.

La testimonianza di Arradondo potrebbe compromettere la tesi difensiva degli avvocati di Chauvin, secondo cui il loro assistito aveva compiuto un’azione corretta, in base alle regole della polizia di Minneapolis: il codice di comportamento della polizia locale dice infatti che gli agenti possono usare la tecnica del ginocchio sul collo, ma solo quando una persona resiste attivamente all’arresto.

«Continuare ad applicare quel livello di forza a una persona che è stesa a terra e ammanettata dietro la schiena è una cosa che in nessun modo fa parte delle nostre regole», ha detto Arradondo. «Non fa parte della nostra formazione. E certamente non fa parte della nostra etica o dei nostri valori». Arradondo ha detto che quanto fatto da Chauvin avrebbero potuto essere ragionevole nei «primi secondi» dell’arresto, ma che «una volta che Floyd aveva smesso di opporre resistenza, e dopo che aveva mostrato di soffrire e aveva cercato di dirlo, avrebbe dovuto smettere».

Arradondo ha anche detto che al momento dell’arresto di Floyd si trovava a casa e che inizialmente, dopo aver visto le immagini delle telecamere di sorveglianza, senza audio, non aveva notato nulla di strano. Solamente alcune ore più tardi, verso mezzanotte, aveva visto un video realizzato da un passante e si era reso conto della gravità di quanto successo. Il giorno successivo aveva licenziato tutti e quattro gli agenti coinvolti nell’arresto.

Giovedì primo aprile ha testimoniato anche Courteney Ross, compagna di Floyd al momento della sua morte. Ross ha raccontato che a Floyd in passato erano stati prescritti farmaci antidolorifici a causa di un dolore cronico di cui soffriva e che sia lui che lei ne erano diventati dipendenti. Così, quando la prescrizione era scaduta, lui aveva continuato ad acquistare farmaci oppiacei in maniera illegale.

Ross ha detto che entrambi avevano in seguito cercato di disintossicarsi ma che pochi giorni prima della sua morte aveva scoperto che Floyd aveva ricominciato ad assumere oppiacei. Anche questa testimonianza servirà all’accusa per respingere la tesi della difesa di Chauvin secondo cui Floyd avrebbe avuto un’overdose: secondo l’accusa, infatti, Floyd avrebbe sviluppato negli anni un’alta tolleranza nei confronti dei farmaci oppiacei e che la quantità trovata nel suo sangue non avrebbe potuto procurargli un’overdose.


https://www.ilpost.it/2020/06/01/ricost ... rge-floyd/
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:22 pm

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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:23 pm

11) Non è assolutamente vero che oggi i neri negli USA siano vittime della discriminazione e del razzismo dei bianchi e che i neri africani anch'essi siano vittime degli oppressori e sfruttatori bianchi e delle loro multinazionali capitaliste.
Quella del vittimismo dei neri povere vittime del razzismo dei bianchi è una menzogna, una calunnia che si serve di quanto accaduto nel passato (schiavismo e colonialismo da decenni superati) per demonizzare e colpevolizzare i bianchi e giustificare l'assistenzialismo, il parassistismo, il criminalismo, il suprematismo razzista e predatorio dei neri (a cui si sono aggiunti il suprematismo anarco social comunista e quello nazi maomettano) e il rivendicazionismo demenziale del Politicamente Corretto.


Razzismo dei neri contro i bianchi
viewtopic.php?f=196&t=2913
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7477876384

Africa razzista, il continente nero è tra i più razzisti della terra
Razzismo africano:
interetnico e tribale, dei neri contro i bianchi, dei maomettani contro i cristiani, gli ebrei e gli animisti
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2750

La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
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Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero
esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo.
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???
Ecco un esempio di questa demenzialità

George Floyd, il razzismo negli Usa esiste ed è violento. Ora è il momento della solidarietà
Iside Gjergji
2 giugno 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... a/5819708/

Jean-Paul Sartre ha fornito una delle definizioni più precise e vigorose del razzismo moderno, come ebbe a riconoscere perfino Pierre Bourdieu, nonostante la distanza teorica tra i due. Vale la pena ricordare questa definizione ora che i commenti sulle rivolte antirazziste negli Stati Uniti stanno generando una densa cortina di fumo, impedendo anche la vista degli osservatori più attenti.

Se nel senso comune, nei media e in diverse riflessioni teoriche il razzismo è solitamente concepito come ideologia (seppur al servizio di un determinato sistema socio-economico), per Sartre, invece, è altra cosa. Egli si è sempre rifiutato di collocare il razzismo contemporaneo nel grande alveo delle ideologie, poiché per lui – che senza paura si poneva alla testa dei cortei antirazzisti – il razzismo non può essere separato dalla pratica, in quanto “non è un risveglio contemplativo dei significati incisi nelle cose; è in sé una violenza che si dà la propria giustificazione: una violenza che si presenta come violenza indotta, contro-violenza e legittima difesa”.

Se si accetta la definizione sartriana, ogni forma di razzismo va pensata come “razzismo-operazione” e, di conseguenza, finiscono per perdere senso tutte le categorizzazioni dei vari tipi di razzismo individuati da alcune scuole teoriche – “culturale”, “biologico”, “sociale” – essendo queste, nella loro essenza, manifestazioni (graduate) della violenza. Ciò che subiscono dunque le vittime del razzismo (individui o gruppi sociali) è sempre violenza, anche quando questa appare nella mera forma simbolica.

Se è facile collocare l’uccisione di George Floyd dentro la definizione di Sartre, dato che la violenza esercitata contro di lui dalla polizia di Minneapolis è palese, non risulta altrettanto facile e immediato qualificare come violenza il fatto che la popolazione nera sia sostanzialmente esclusa dai diritti, dal welfare, dal servizio sanitario, dal sistema di istruzione, dalle abitazioni dignitose, da certi tipi di lavoro, etc.

A determinare questa situazione non è il “razzismo-ideologia”, ma il “razzismo-operazione”, di cui parla Sartre, perché la collocazione dei neri nei gradini più bassi della gerarchia sociale è una realtà, un fatto sociale evidente, realizzata con azioni concrete e sistemiche. Non è l’esito infausto di una mera dottrina. Questa, semmai, arriva dopo, per circondare o “illuminare” la praxis.

Da questo angolo di osservazione non appare difficile comprendere come le odierne proteste dei neri negli Stati Uniti siano una reazione (anche violenta) alla violenza generalizzata e multilevel che questi subiscono da secoli, sin dai tempi in cui i loro avi furono catturati e venduti come schiavi dagli schiavisti bianchi. E non si può pretendere, non senza apparire ridicoli almeno, di imporre alle vittime le modalità di reazione alla violenza, che – appare utile qui rammentare ai sostenitori della legalità a tutti i costi – è, tra le altre cose, anche illegale.

Sì, perché la violenza quotidiana che i neri subiscono in ogni ambito della loro vita è illegale, dal momento che non esistono tribunali, leggi o articoli che garantiscano alla polizia la licenza d’uccidere, di picchiare e di insultare i neri oppure che considerino legittima la loro discriminazione sociale ed economica. Eppure è esattamente ciò che accade, ogni giorno.

L’attuale momento storico, caratterizzato da grandi crisi sanitarie ed economiche, ha reso più che mai evidenti le disuguaglianze e gerarchie sociali, mostrando in bassorilievo anche la violenza (razzista) che le tiene in piedi. È esattamente questo che spinge ora negli Stati Uniti diversi segmenti sociali, compresi quelli composti da bianchi, a riconoscere nella protesta del movimento #blacklivesmatter qualcosa che rappresenta anche le loro istanze.

Non è un caso, infatti, che in questi giorni molti sindacati statunitensi abbiano espresso solidarietà incondizionata al movimento #blacklivesmatter. Così, il sindacato che rappresenta i lavoratori di alberghi, ristoranti e aeroporti della città di Minneapolis, Unite Here Local 17, ha manifestato pubblicamente la propria solidarietà al movimento. Hanno fatto altrettanto gli infermieri di Nnu (National Nurses United), i metalmeccanici di United Steel Workers (Usw), così come gli assistenti di volo di Association Flight Attendants (Afa-Cwa), rivendicando giustizia per l’uccisione di George Floyd.

In un recente comunicato, gli autisti del sindacato Atu 1005 (Minneapolis Amalgamated Transit Union) hanno espresso il bisogno di un nuovo movimento per i diritti civili, in grado di coniugare le lotte dei neri con quelle dei lavoratori: “La brutalità della polizia è inaccettabile! Questo sistema ha abbandonato tutti noi lavoratori, come dimostra la crisi economica e il Coronavirus che stiamo affrontando. Ma questo sistema ha soprattutto abbandonato la gente di colore, i neri americani e la gioventù nera. Abbiamo più che mai bisogno di un nuovo movimento per i diritti civili. Un movimento che sappia unirsi a quello dei lavoratori e che sia indipendente dalle imprese e dai partiti politici…”.

Dai comunicati si è velocemente passati agli atti concreti di solidarietà: gli autisti (di ogni colore) degli autobus di Minneapolis e di New York si sono ripetutamente rifiutati di collaborare con la polizia, quando questa li ha chiamati per portare in carcere gli arrestati nelle manifestazioni.

Di fronte a uno scenario così complesso ed esplosivo, fanno riflettere alcuni commenti o titoli di giornali, anche italiani, che si affrettano a spiegarci le odierne rivolte negli Stati Uniti con la presenza delle gang mafiose e dei black bloc (rieccoli!) o, addirittura, con la discesa in campo (a fianco dei neri?) dei suprematisti bianchi. Rifiutare di riconoscere o di rappresentare la violenza strutturale del razzismo oggi non salverà però i razzisti dall’onda d’urto del movimento #blacklivesmatter.


Ecco un'altro esempio di questa demenzialità.

Il razzismo strutturale della società americana e il movimento Black Lives Matter
Luca Roncoroni
16 giugno 2020

https://www.ecodibergamo.it/stories/epp ... 360202_11/

Intervista. Pietro Bianchi, bergamasco, è docente di Critical Theory alla University of Florida. Ci ha raccontato le discriminazioni di una società americana fondata sulla diseguaglianza, dove nascere nero è già uno svantaggio. Ma le proteste di queste settimane forse possono cambiare finalmente qualcosa

Black Lives Matter a Vancouver (Michal Urbanek)

Luca Roncoroni si è laureato in economia anche se nessuno sa il perché. Su Eppen (ma anche su Sentireascoltare e HvsR) si occupa di musica. In passato ha col…

Epidemie a parte (ma, come vedremo, in realtà i due aspetti sono molto legati), il 2020 passerà alla Storia anche per la risonanza del movimento Black Lives Matter a seguito delle rivolte di Minneapolis. Nel giro di poche settimane è sembrato di tornare indietro di trent’anni, ai disordini di Los Angeles nel 1992 per il pestaggio di Rodney King. Ma ad uno sguardo più attento, le differenze da allora sono notevoli e determinanti.

Abbiamo approfondito la questione in una densissima intervista con Pietro Bianchi, docente di Critical Theory presso la University of Florida, che recentemente ha scritto l’articolo “Critica della ragione suprematista bianca” su dinamopress.it.

LR: Nel tuo articolo su dinamopress.it elenchi una serie impressionante di dati che restituiscono una situazione dove il razzismo è qualcosa di strutturale nella società americana. Il problema non sono quindi le proverbiali “mele marce”, ma qualcosa di più profondo e radicato.

PB: Parlando di razzismo spesso si utilizza la parola “pregiudizio”, come a sottintendere che questo fenomeno riguardi solo la percezione delle persone. È una prassi valida per la società americana ma che si può estendere anche all’Italia. Invece quello che molti studiosi della razza hanno tentato di articolare negli ultimi decenni è il concetto di “razzismo strutturale”, ovvero le modalità attraverso cui la società riproduce sé stessa e riproduce alcune forme di ineguaglianza.

LR: Qualche esempio?

PB: Ci sono molti dati che mostrano come negli Stati Uniti la questione razziale sia in realtà un aspetto direttamente sociale, cioè come un gruppo etnico sia vittima di forme di disuguaglianza plateali. Un libro di Bruno Cartosio uscito in questi giorni per Derive e Approdi (“Dollari e No. Gli Stati Uniti dopo la fine del secolo americano”, ndr) mette in luce ad esempio come nella città di Chicago, passando dai quartieri a predominanza nera a quelli bianchi vi sia un gap in termini di aspettativa di vita di quasi vent’anni. Altri dati fondamentali sono quelli relativi alle carceri, dove la comunità afroamericana è rappresentata con numeri assolutamente sproporzionati rispetto a qualsiasi altro gruppo sociale. Oppure la media degli stipendi: una famiglia nera ha un income annuale medio di circa 40mila dollari, mentre una bianca arriva a circa 68mila. C’è anche la segregazione abitativa, sostanzialmente legalizzata fino agli anni ’60: nei quartieri neri le banche potevano condurre politiche discriminatorie per i mutui intestati a persone di colore. Questa cosa è stata poi resa illegale “di facciata”, ma in realtà la segregazione abitativa è continuata e ci sono studi che dicono che ancora oggi sia la stessa che c’era all’inizio del ventesimo secolo. L’insieme di questi dispositivi politici ed economici fanno sì che ancora oggi nascere nero negli Stati Uniti significhi andare incontro a una serie di discriminazioni culturali ma soprattutto economiche e politiche.

Black Lives Matter a Los Angeles
(Foto Hayk_Shalunts)

LR: L’epidemia da Covid – insieme all’omicidio di George Floyd – ha contribuito nel riportare l’attenzione su queste forme di disuguaglianza. Ed è successo proprio perché ha colpito le persone più vulnerabili, che negli USA spesso coincidono con le minoranze etniche. Come spieghi questo fenomeno?

PB: Un virus sulla carta è un concetto universale e democratico che poteva colpire chiunque allo stesso modo. Molto presto invece ci si è accorti come alcuni gruppi sociali fossero molto più esposti, come nel caso dei lavoratori necessari: oltre a medici e infermieri anche fattorini, spazzini, corrieri, insomma tutta una serie di mansioni non qualificate svolte – proprio per le discriminazioni strutturali che abbiamo detto – in prevalenza dalle minoranze etniche. Per questo motivo risulta che gli afroamericani abbiano un’esposizione al Covid decisamente maggiore rispetto ai bianchi.

LR: E una volta contratto, hanno meno possibilità di ricevere cure e assistenza.

PB: È l’enorme partita sulla questione dei diritti sanitari, una battaglia molto delicata negli Stati Uniti e che riguarda a maggior ragione proprio le minoranze etniche, che hanno meno possibilità di accesso alle cure assistenziali. Nelle ultime settimane quindi si sono intrecciate una maggiore esposizione al contagio e un crescente impoverimento: si calcola che in questo momento la disoccupazione negli Stati Uniti sia arrivata al 10%, un dato che non ha precedenti dopo la crisi del ’29. Ci sono stati più di 40 milioni di richieste per il sussidio di disoccupazione, e anche in questi dati la comunità nera è sproporzionalmente rappresentata. Quando dico sproporzionalmente intendo che è rappresentata in modo maggiore rispetto a quella che è la fetta di nera della popolazione americana (circa il 13% del totale). Tra i disoccupati o i detenuti la percentuale di persone di colore è decisamente più alta del 13%. È uno scollamento che suggerisce un problema, appunto di razzismo strutturale, dietro a questi processi. Quindi il fatto che questi movimenti siano arrivati in un momento di crisi socio-economica così evidente ci dice sicuramente qualcosa della fase che stanno attraversando gli USA.

LR: La gestione Trump si è distinta più che altro per la solita “tattica dello struzzo”, per la divisione manichea tra manifestanti “buoni” e “cattivi” e per rappresaglie spesso violente contro i giornalisti e la libertà di stampa. Eppure il messaggio del movimento in atto è stato raccolto anche da moltissimi bianchi. È qualcosa di nuovo e significativo?

PB: La storia delle rivolte razziali è lunga, da inizio Novecento a quella del ’92 di Los Angeles. In quel caso non c’era stata altrettanta solidarietà da parte della comunità bianca rispetto a quanto sta avvenendo per il movimento delle ultime settimane. Ancora Black Lives Matter nel 2014 era stato un movimento quasi uniformemente afroamericano. Una delle cose più interessanti di queste ultime settimane è che il movimento si sia molto generalizzato, e a differenza delle volte precedenti stia raccogliendo un consenso, anche rispetto agli aspetti più radicali, veramente alto. Questo movimento va capito, non solo per gli episodi di piazza più plateali, ma per un discorso che gli sta attorno che ne fa capire la portata strutturale e generale.

Black Live Matter a Washington
(Foto Shawn Thew)

LR: Proviamo a descriverlo.

PB: Dalle parole e dalle prese di posizione di molti sportivi, registi e intellettuali black e tout court è stato subito chiaro che il grado di comprensione di questo movimento è molto alto, e si è capito immediatamente che l’evento dei riot di Minneapolis andava letto in una maniera sintomatica. Non era solo un’espressione di rabbia generica, ma un modo per provare ad articolare politicamente una questione strutturale che riguarda la società americana tutta. E che il consenso sia così alto lo si vede ad esempio dal fatto che per la prima volta gli agenti protagonisti di queste violenze siano stati subito licenziati in tronco o indagati con una rapidità mai verificatasi prima. Se guardiamo quanto era successo nei casi precedenti, tutti gli agenti responsabili non erano mai stati sollevati dai loro incarichi o avevano avuto delle contravvenzioni marginali. Stavolta invece la percezione di un problema strutturale nelle forze di polizia è molto chiara.

LR: C’è addirittura l’idea di smantellare la polizia…

PB: Il consiglio comunale di Minneapolis ha detto di voler smantellare il police department, e molte altre città stanno riflettendo sull’idea di una riforma del law enforcement locale. Un altro esempio, magari stupido ma per me significativo, è il caso NASCAR: l’associazione sportiva delle corse automobilistiche americane, molto popolare al sud, molto bianca e storicamente legata a forme culturali ambigue, che decide di bandire dalle proprie gare la bandiera sudista come sinonimo di razzismo. Sono tutti segni di come questo movimento in realtà stia cambiando la percezione collettiva rispetto questi temi.

LR: Un movimento ormai trasversale a tutti gli Stati Uniti, tanto che perfino in roccaforti storicamente repubblicane ci sono state manifestazioni; penso ad esempio al caso dei 117 di Harlan, proprio in uno dei “fortini” di Trump.

PB: È successo anche per Breonna Taylor, forse il caso ad oggi più “scoperto”: una donna uccisa dalla polizia in casa propria nel Kentucky, e proprio lì, in uno degli Stati tradizionalmente più repubblicani, ci sono state numerosissime manifestazioni. Questo movimento si è esteso anche molto lontano dai grandi centri urbani come Los Angeles o New York. È un altro segno che si sta generalizzando e che la percezione pubblica sta cambiando.

LR: Perché è successo proprio con Floyd? Nel senso, da Garner ad Arbery, passando per Brown, Martin e Taylor, i casi di violenza e soprusi ai danni di neri non sono certo mancati negli ultimi anni. È per la potenza iconica della foto diventata virale?

PB: Sicuramente l’immagine è forte. Mostra in modo davvero nitido l’intollerabilità e la gratuità di questo sopruso. Quindi sicuramente il tipo d’immagine gioca un ruolo importante. Io comunque credo, come hanno scritto alcuni intellettuali afroamericani negli ultimi giorni (vedi Keeange-Yamahtta Taylor sul New York Times), in una dinamica dell’accumulo: i movimenti del 2014/15, ma anche le rivolte del ’92, hanno lasciato traccia. Anche le tante riflessioni fatte sul razzismo strutturale in questi anni, sulle violenze della polizia, e – in ambito soprattutto hip hop – una nuova ondata di riflessione musicale molto avanzata (pensiamo a J Cole o Rapsody). Questo accumulo culturale ha fatto sì che la questione del razzismo strutturale sia diventata patrimonio collettivo. La scintilla del video ha accesso definitivamente il fuoco: così l’evento “pretestuale” è stato la cartina tornasole di un sentire più generale.

Black Lives Matter a Los Angeles
(Foto Magraphy)

LR: In questi anni la cultura black è stata massivamente esportata attraverso film, dischi, serie TV, eccetera, venendo spesso fashion-izzata e pronta per essere data in pasto a chiunque. Voglio dire, io – maschio occidentale bianco e medio-borghese – ti sto intervistando mentre indosso una maglietta dei Run the Jewels. Io stesso sono un sintomo di una trasversalità costruita attraverso una vasta produzione culturale che probabilmente ha creato il terreno fertile per il successo (almeno a livello di risonanza) di questo movimento.

PB: L’esposizione mediatico-simbolica che ha avuto la comunità afroamericana in America e (per riverbero) nel resto del mondo è una cosa interessante e problematica allo stesso tempo. In questa logica non possiamo prescindere dagli anni di Obama, il più grande riconoscimento simbolico alla comunità black. Il problema è che spesso un riconoscimento simbolico non si accompagna a un cambiamento delle condizioni sociali.

LR: In quel momento c’è stata un’esposizione molto forte…

PB: Gli otto anni di Obama, di Beyoncé e di Kanye West, hanno portato un’esposizione davvero globale della cultura black nel mondo. E non parliamo della cultura black dei Robinson, ma di una cultura che usava un immaginario come quello delle Black Panther (pensiamo a Beyoncé nell’intervallo del Super Bowl). E poi Obama presidente: cosa c’è di più simbolico di un presidente nero per dire che l’inclusione dei neri all’interno di quell’idea progressiva di democrazia americana sia avvenuta in maniera definitiva? In realtà è interessante come questa cosa non si sia accompagnata ad un reale cambiamento nelle condizioni sociali della comunità afroamericana. Tutti gli indicatori sociali di cui parlavamo prima e che restituiscono la dimensione strutturale del razzismo americano, non sono cambiati.

LR: Insomma i simboli non bastano…

PB: Esatto. Il movimento di queste settimane manifesta la consapevolezza di come per cambiare i problemi strutturali della società americana non basti un riconoscimento simbolico. Non bastano i Grammy e non basta nemmeno un presidente afroamericano. C’è bisogno di mettere in discussione nel profondo le condizioni che rendono questo Paese particolarmente razzista. E questo è secondo me un segno della grande maturità di questo movimento e della comunità afroamericana nel riflettere sulle cause della propria marginalità.

LR: Posto che sia impossibile conoscere la ricetta perfetta: si parla tanto di “decrescita felice” delle forze di polizia e di aumento (o miglioramento) del welfare. Qual è secondo te la strada migliore da seguire ora? Il capitalismo americano è troppo in simbiosi con queste discriminazioni?

PB: Non è possibile mettere in discussione il razzismo della società americana senza metterne in discussione i presupposti socialmente diseguali. Questo movimento sta riflettendo su come debbano essere messi in discussione proprio questi presupposti. Dirottare i fondi della polizia e della sicurezza verso progetti a beneficio delle comunità e della lotta alle disuguaglianze è sicuramente un primo passo. Chiaramente si tratta di un processo lungo e difficile, ma fa impressione come in sole tre settimane ci siano stati importanti segnali di cambiamento a vari livelli della società americana. Penso che questa sia la strada giusta. Il problema è come questo movimento potrà durare.

La manifestazione Black Lives Matter a Bergamo
(Foto Alessio Malvone)

LR: Esatto. Ci sono derive che può prendere e che già sta prendendo. Ha diverse immagini già molto iconiche e pronte per essere consegnate a una storicizzazione “pop”: dai manifestanti col pugno alzato alle statue abbattute, fino alla polemica che sta imperversando qui in Italia in merito alla statua di Montanelli. Un movimento nato con i presupposti che hai detto rischia ora di venire “istituzionalizzato” in modo sbagliato e forse frettolosamente superficiale?

PB: Io sono cautamente ottimista. Il rischio che vedo è che il conflitto venga spostato nuovamente sul piano simbolico, tornando agli anni di Obama, quando le problematiche black erano tutte giocate su quel versante. Il fatto che invece questo movimento stia agendo soprattutto dal punto di vista sociale mi sembra un ottimo punto di partenza.
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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:23 pm

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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:24 pm

Risposta a un commento senza numerazione.

George Floyd e Derek Chauvin si conoscevano
???
George Floyd e il poliziotto Derek Chauvin avevano avuto attriti quando lavoravano in un night
Davide Falcioni
11 Giugno 2020

https://www.fanpage.it/esteri/george-fl ... -un-night/

George Floyd aveva avuto degli attriti con Derek Chauvin, l'agente di polizia che l'ha ucciso tenendogli il ginocchio sul collo per quasi 9 minuti durante un fermo a Minneapolis lo scorso 25 maggio. A dirlo, in un'intervista rilasciata a Cbs, è stato un uomo che dichiara di aver lavorato con i due nella discoteca El Nuevo Rodeo Club di Minneapolis. Il poliziotto e il 46enne afroamericano si conoscevano "piuttosto bene" e c'erano state delle frizioni. "Si sono scontrati, aveva molto a che vedere con il fatto che Derek fosse molto aggressivo nel club con alcuni clienti, cosa che rappresentava una problema", ha raccontato David Pinney a Cbs News, confermando le dichiarazioni dei familiari dell'afroamericano ucciso, convinti che la morte sia stata in parte una questione personale oltre che razziale. La proprietaria del locale, Maya Santamaria, interpellata da Cbs, ha dichiarato che Chauvin era "spaventato e intimidito" dalle persone di colore. El Nuevo Rodeo è stato incendiato durante le proteste contro il razzismo scatenate dalla morte di Floyd.

Nel frattempo, a meno di due giorni dai funerali di George Floyd e mentre in tutto il mondo monta la protesta contro il razzismo, Thomas Lane, uno degli agenti accusati di favoreggiamento e di aver contribuito alla morte dell'afroamericano, è stato rilasciato dietro pagamento di una cauzione di un milione di dollari. Thomas Lane è uno dei quattro agenti di polizia che il 25 maggio ha fermato Floyd con l'accusa di aver usato una banconota contraffatta da 20 dollari a Minneapolis. Tra questi, c'era anche Derek Chauvin che ha tenuto il ginocchio premuto sul collo di Floyd, causandone la morte. L'afroamericano, che ha scatenato proteste contro il razzismo in tutto il mondo, è morto soffocato mentre veniva tenuto schiacciato a terra dagli agenti.


15) I neri vittime o carnefici?

DOGMA INFRANTO
Niram Ferretti
8 aprile 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Un ex giocatore della Nfl, Philipp Adams, perpetra una strage in South Carolina. Uccide il suo medico, la di lui moglie, i loro nipoti, due bambini di 9 e 5 anni. Uccide anche un uomo che si trovava a lavorare nella casa del medico e poi, dopo questo scempio, si toglie la vita.
Philipp Adams però è di colore. Grande imbarazzo dei media nazionali e locali nel riportare la notizia. Si può capire. Anche se la maggioranza dei crimini in Usa sono proporzionalmente commessi dalla minoranza di colore, per la religione del politicamente corretto, il fatto che un uomo di colore commetta una orrenda strage, infrange uno dei suoi dogmi fondamentali. I neri sono solo vittime, e le vittime, in quanto tali, non possono mai essere colpevoli.
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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:24 pm

12) quando ad essere veramente uccisi dalla polizia sono i poveri bianchi e oltretutto non delinquenti abituali che si oppongono all'arresto come Floyd ma buoni e bravi cittadini.



Il caso del bianco Daniel Shaver, innocente, onesto e incensurato cittadino, ucciso da un poliziotto nel corso di un accertamento
https://www.youtube.com/watch?v=uv_eyGw4s3w

Blm, quando la polizia spara ai bianchi ... nessuna indignazione
Stefano Varanelli
8 Giugno 2020

https://www.nicolaporro.it/blm-quando-l ... nt-page-1/

I social si riempiono di quadrati neri e, anche da noi, #blacklivesmatter diventa trend perché “è la cosa giusta da fare”. In realtà dietro questa nuova ondata di proteste c’è moltissima politica, le elezioni presidenziali di novembre e un fenomeno pochissimo compreso qui in Italia: l’abbandono, da parte della sinistra, delle tradizionali posizioni di difesa della working class e dei poveri in nome di una visione identitaria della società.

Reddito, ceto, posizione sociale non contano più, sostituiti dal colore della pelle. Il disoccupato bianco in un paesino del Nord Dakota diventa così un “privilegiato” rispetto al milionario di colore che magari, ben protetto nella sua villa di Beverly Hills o dal suo loft di Midtown, twitta di come i saccheggi siano “la giusta reazione” al “razzismo sistemico della società americana”.

Per prima cosa chiediamoci: è veramente così? Tutto è cominciato a Minneapolis con quel ginocchio schiacciato sul collo di George Floyd: “I can’t breathe”. Chiara prova della perdurante brutalità della polizia nei confronti dei cittadini neri. “In America essere neri è ancora un crimine”.

Bene, guardatevi questo video, oppure cercate su internet il nome di Daniel Shaver. Shaver si trovava in un albergo per lavoro. Qualcuno lo nota mentre mostra un fucile air gun (cioè un giocattolo) ad alcuni colleghi e chiama la polizia che interviene in forze. La scena viene ripresa dalla bodycam di uno degli agenti. Shaver è in ginocchio in fondo al corridoio.

Gli agenti, con i mitra spianati, gli danno comandi imperiosi e, a volte, contraddittori. “Non abbassare le mani” e poi “cammina a quattro zampe verso di me”… Quando Shaver non capisce, l’agente urla: “Un altro errore e ti spariamo”. Shaver è terrorizzato. “Vi prego non mi sparate” balbetta, piangendo. Mentre si avvicina, quasi strisciando lungo il corridoio, verso gli agenti commette effettivamente un’altro errore. Sposta indietro la mano, forse un riflesso perché gli stanno cadendo i pantaloni. Un’agente fa fuoco. Una smitragliata a distanza ravvicinata, dall’alto verso il basso, e il corpo di Shaver, già carponi, si affloscia al suolo senza vita.

Ora avete mai sentito parlare di questo ennesimo caso di civile disarmato (e del tutto innocente) ucciso dalla polizia? Vi ricordate manifestazioni, veglie, appelli accorati delle star? Ho omesso naturalmente un particolare che, evidentemente, è decisivo: Shaver era bianco.

E intendiamoci, non è che ci sia stata alcun tipo di censura. Le immagini della morte di Shaver sono state riportate sui mass media americani e anche gli organizzatori di Black Lives Matter hanno subito denunciato l’accaduto come esempio della brutalità della polizia. Ma è tutto finito lì. È mancata quella indignazione diffusa, quel rimandare ossessivamente le immagini tragiche degli ultimi momenti di vita di Shaver, padre di due bambini. Nessuna legacy, nessuna fondazione dedicata alla sua memoria, nessuna santificazione. È mancato in realtà tutto quel vasto network di giornalisti, influencer e attivisti che da anni ha sposato la causa della sinistra identitaria. Per loro la morte di Shaver non è funzionale ad una narrativa che vuole, a tutti i costi, drammatizzare la condizione degli afroamericani in America.

Cosa è successo agli agenti che hanno “assassinato” Shaver? Al processo sono stati assolti. L’agente che ha fatto fuoco è stato messo in prepensionamento (a 2500 dollari al mese) per disordine post traumatico (cioè il senso di colpa per aver sparato a Shaver). Quindi da una parte abbiamo i 4 agenti che hanno preso in consegna George Floyd arrestati per direttissima tra procuratori e funzionari pubblici che rilanciano continuamente l’entità della pena per calmare un’opinione pubblica inferocita.



Daniel Shaver: il video del poliziotto che uccide un uomo disarmato in Arizona | nextQuotidiano
Un poliziotto è stato prosciolto dalle accuse per la morte di un uomo da lui ucciso in un hotel dopo una chiamata di emergenza. Il video e le motivazioni del giudice
dicembre 8, 2017

https://www.nextquotidiano.it/daniel-sh ... o-arizona/

Philip Mitchell Brailsford, ex poliziotto di Mesa, è stato prosciolto dall’accusa di omicidio per la morte di Daniel Shaver, da lui ucciso in un hotel in Arizona nel gennaio 2016.

Il video del poliziotto che uccide un uomo disarmato

Nel video che potete vedere qui sotto, tratto da NBC, il momento in cui il poliziotto spara è tagliato. Nel filmato si sente Shaver che implora il poliziotto di non sparargli e singhiozza: “Per favore, non spararmi … sto cercando di fare quello che mi dici”, mentre il poliziotto gli intima: “Ascolta le mie istruzioni e non commettere errori”. Shaver fa un movimento sbagliato, che il poliziotto interpreta come il tentativo di prendere un’arma nascosta: Brailsford gli spara e lo uccide. Il filmato è solo l’ultima parte di una vicenda che era cominciata con la chiamata alla polizia di qualche tempo prima: si denunciava un uomo che puntava un fucile fuori dalla finestra della sua stanza d’albergo.

Una situazione quindi potenzialmente molto pericolosa, visto che a Las Vegas nell’ottobre scorso un uomo ha cominciato a sparare con varie armi sulla folla di un concerto causando 59 morti.


L’omicidio di Daniel Shaver a Mesa in Arizona

Shaver, però, secondo quanto si racconta, avrebbe mostrato nella sua camera d’albergo ad altri ospiti un fucile e avrebbe sparato, colpendo alcuni uccelli. Non si trattava comunque di un’arma ma di una airsoft gun, come verrà appurato successivamente alla morte. Su Youtube è stata postata una versione più lunga, nella quale si vede la morte di Shaver:

Secondo i giudici il poliziotto è da considerarsi innocente perché ha agito secondo le regole dell’addestramento della polizia, visto che dal video si evince che Brailsford è stato tradito dal movimento – forse involontario – di Shaver. La moglie di Shaver, che aveva 27 anni e lascia due figli, ha pubblicato questo video in cui chiede giustizia per Daniel Shaver su Youtube dopo la sentenza.


Justine uccisa in pigiama per strada. Da un agente che lei aveva chiamato
Viviana Mazza
18 luglio 2017

https://www.corriere.it/esteri/17_lugli ... 98e9.shtml

Le nozze erano previste tra un mese, e lei non vedeva l’ora, tant’è che aveva già preso il cognome del futuro marito. Ma i parenti di Justine Damond sono dovuti arrivare ieri a Minneapolis prima del previsto: per il suo funerale.

Quarant’anni, australiana, maestra di yoga e di meditazione, Justine è la 661esima persona uccisa dalla polizia in America quest’anno e la quinta in Minnesota, secondo le stime. E’ accaduto sabato, poco prima di mezzanotte nel quartiere benestante dove Justine Damond viveva con il compagno, che quella sera era assente per lavoro: era stata lei stessa a chiamare il 911, il numero della polizia, perché aveva sentito una donna urlare in strada e temeva la stessero violentando. L’errore di Justine — scrive il quotidiano «The Australian» — è stato di avvicinarsi, in pigiama e disarmata, al finestrino del poliziotto al volante: «Una cosa che qualunque australiano avrebbe fatto». Ma l’agente seduto accanto al guidatore, Mohamed Noor, 31 anni, somalo-americano, le ha sparato all’addome. Forse aveva scambiato il cellulare che Justine teneva in mano per una pistola. Ma non è dato saperlo, perché le body-cam, le telecamere che i due poliziotti indossavano erano spente, benché fossero tenuti per regolamento ad accenderle prima o immediatamente dopo l’uso della forza.

La tragedia è finita sulle prime pagine dei giornali australiani con titoli come «Incubo Americano». E ha riportato i riflettori dei media statunitensi sulle sparatorie della polizia. Il Minnesota, uno Stato liberal delle praterie vicino al Canada e ai Grandi Laghi, è stato già scosso di recente dall’uccisione di Philando Castile, afroamericano fermato alla guida della sua auto con un fanalino di coda rotto e ucciso poco dopo davanti alla fidanzata e alla figlia di quattro anni da un poliziotto ispanico.

Castile aveva detto all’agente di possedere un’arma per evitare di avere problemi, e stava prendendo un documento di identità come gli era stato chiesto, quando il poliziotto ha sparato: è stato prosciolto, anche se licenziato. Stavolta la dinamica razziale è capovolta, nota sul «New York Daily News» il commentatore Shaun King; e chiede: forse adesso che la vittima è bianca e il poliziotto di colore e musulmano, l’America si accorgerà che la «cultura delle armi» deve finire? Alcuni incluso il figlio adottivo di Justine Damond, puntano il dito contro l’addestramento dei poliziotti (l’agente Noor aveva ricevuto due lamentele e una denuncia in appena due anni di servizio), ma il problema è anche più ampio.

Anche se in Minnesota, i dati sul crimine sono al punto più basso negli ultimi 50 anni, se sei un poliziotto in America ci sono buone ragioni per essere nervoso: in media 150 agenti muoiono ogni anno sul lavoro, spesso uccisi con armi da fuoco. Ogni volta che vanno in pattuglia, sanno che ci sono là fuori 265 milioni di pistole e fucili, circa uno per ogni adulto. E’ così sorprendente che a volte la polizia si senta in guerra con coloro che ha giurato di proteggere? Due donne, la sindaca democratica Betsy Hodges, che aveva fortemente voluto l’uso di body-cam, e il capo della polizia Janeé Harteau, sono ora sotto i riflettori. Le indagini sulla morte di Justine Damond, che è stata già definita un omicidio, sono condotte dal dipartimento per la sicurezza pubblica di Minneapolis, indipendente dalla polizia. Ma i parenti lamentano di sapere ancora poco o nulla sulla dinamica. Intanto, altre quattro persone sono state uccise in America dalla polizia dalla notte in cui è morta Justine.




La polizia spara e uccide studentessa (bianca)
13 luglio 2019

https://www.italiastarmagazine.it/crona ... anca-10088

Dopo le proteste della comunità afro-americana per le vittime della polizia, l'ultima vittima è una 17enne bianca. Prima un incidente con l'auto della polizia, lei aveva mostrato una pistola-giocattolo. L'agente ha sparato

La polizia californiana di venerdì ha reso pubblico un filmato dove un agente di Fullerton spara e uccide una studentessa,diciassettenne Hannah Williams, lasciando la comunità del sud della California in profondo shock.

Il video però non mostra chiaramente quello che è successo a. Ma il dipartimento di polizia di Fullerton ha detto che il filmato la mostra in una "posizione di tiro", con in mano una pistola che l’agente ha poi scoperto solo dopo che era finta. Hannah cade a terra e l’agente grida "non muoverti”. Un testimone, un poliziotto fuori servizio, appare sulla scena con la ragazza a faccia in giù che supplicava: "Non riesco a respirare, puoi aiutarmi, per favore? Mentre gli agenti si occupavano della ragazza, richiedevano l’intervento dei paramedici, lei continuava a chiedere aiuto: "Non riesco a respirare, signore…”. La Williams era stata colpita alla gamba e al petto. La polizia ha detto che in seguito è stata dichiarata morta in un ospedale.

Dopo l'uscita del filmato, Lee Merritt, l'avvocato della famiglia Williams, ha chiesto perché gli agenti l'hanno lasciata ammanettata in un momento critico. "Chiaramente non era una minaccia. Chiaramente stava implorando aiuto. C'è stato qualche inutile e indebito ritardo”.

Un portavoce della polizia del dipartimento di polizia di Fullerton ha detto che era "pratica standard" ammanettare qualcuno in questo tipo di scenario. "Un ufficiale non ha idea di quanto qualcuno sia gravemente ferito, se possiede un'altra arma", ha scritto Jon Radus in un'e-mail, aggiungendo: "I possibili scenari negativi sono infiniti”. Hanna è stato uccisa venerdì sera, dopo aver lasciato la sua casa nella macchina a noleggio della famiglia. La polizia ha offerto alcuni dettagli di ciò che è successo prima della sparatoria, sostiene che l’adolescente era entrata "intenzionalmente in collisione" con il veicolo della polizia. Non è chiaro cosa abbia portato all'incidente. In una registrazione audio della chiamata al 911, il padre sconvolto di Hannah, in cura per lievi disturbi mentali, denunciava la sua scomparsa. Assumeva antidepressivi e la sua decisione di partire con la macchina è stata presa all’improvviso. ""Noi come nazione dobbiamo solo fare meglio a curare le malattie mentali”, ha detto Merritt, confermando però che il poliziotto "aveva pochissimo tempo" per prendere una decisione. “ma non per questo è meno responsabile”.

La famiglia si era trasferita a Orange County dall'Arizona circa un anno fa, Hannh eccelleva nella sua nuova scuola superiore, diventando capitana della squadra di calcio. Recentemente ha anche iniziato a suonare il pianoforte, aveva un canale YouTube con il video delle partite a calcio e della sua vita quotidiana.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:25 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:26 pm

13) Giustissima assoluzione dei poliziotti americani.



Poliziotti assolti, proteste a Louisville
24 settembre 2020

https://www.tvsvizzera.it/tvs/omicidio- ... e/46054860

Due agenti sono stati feriti a Louisville, in Kentucky, durante una manifestazione per Breonna Taylor, l'afroamericana uccisa dalla polizia lo scorso marzo. Ieri il gran giurì ha deciso di non incriminare due dei tre poliziotti che hanno fatto irruzione nella casa di Taylor in piena notte.

Un terzo agente è stato incriminato non per la morte dell'afroamericana ma per condotta negligente, avendo sparato nella direzione di una casa nelle vicinanze mettendo a rischio la vita di altre persone.

Secondo la polizia, i due poliziotti feriti da colpi colpi di arma da fuoco non sono in condizioni critiche: uno dei due è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Un sospettato di aver aperto il fuoco è stato fermato.

Rabbia in città

Nella città si è scatenata la rabbia di molti dopo la decisione della corte: i manifestanti hanno invaso le strade e si sono scontrati con la polizia. Nella città è scattato il coprifuoco alle 21 ora locale: è stato deciso in anticipo dal sindaco per cercare di stemperare gli animi ed evitare una notte di violenza. Ma sono molte le città americane dove sono in corso proteste per chiedere giustizia per Breonna Taylor, divenuta nel frattempo uno dei volti del movimento Blacklivesmatter.

I fatti

Era marzo quando gli agenti hanno fatto irruzione in piena notte nell'abitazione della ragazza, che stava dormendo con il suo fidanzato. Non avendo capito cosa stava accadendo e non avendo riconosciuto che si trattava della polizia, il compagno di Taylor - Kenneth Walker - ha sparato e colpito a una gamba uno degli agenti.

I tre poliziotti hanno risposto sparando 32 colpi, molti dei quali hanno raggiunto e ucciso Taylor. Per il gran giurì la reazione degli agenti era giustificata perché Walker ha sparato per primo.

I legali di uno dei tre agenti coinvolti nel caso sono soddisfatti. "La morte di Breonna Taylor è una tragedia. Ma gli agenti non hanno agito in modo non professionale. Hanno svolto il loro compito e non hanno infranto la legge".




New York teme nuovo caso Ferguson: agente 'assolto' per morte afroamericano durante l'arresto

https://necrologie.repubblica.it/news/1274

Scattano le proteste dopo il verdetto del Gran Giurì di Staten Island che ha deciso di non procedere contro il poliziotto italo-americano la cui brutalità, filmata da telecamere, è stata ritenuta la causa del decesso di Eric Garner. Obeso, 43 anni, fu fermato nel luglio scorso per sospetto contrabbando di sigarette. Inchiesta del ministero della Giustizia. Marcia su Washington il 13 dicembre

NEW YORK- Scoppia un caso Ferguson anche a New York. Un Grand Jury riunito a Staten Island ha deciso: non si procederà con incriminazioni, nel caso di un agente che ha provocato la morte di un uomo nero, durante un arresto con metodi a dir poco brutali. La vicenda risale al 17 luglio scorso. E a differenza dell'uccisione di Michael Brown a Ferguson, l'arresto newyorchese è stato filmato. I video vengono ritrasmessi in queste ore da tutti i network tv. E sono agghiaccianti.

Il poliziotto, l'italo-americano Daniel Pantaleo, procede al fermo per un reato minore: contrabbando di sigarette. Il sospettato, il 43enne afroamericano Eric Garner, è un gigante malato. Obeso, soffre di asma. Nell'arresto sono tre i poliziotti che gli si scagliano addosso, lo sbattono per terra, lo schiacciano coi loro corpi, fino a farlo soffocare. La morte avviene subito e una perizia medica è stata chiara nel determinare che la causa del decesso è stata la colluttazione con gli agenti.

In particolare Pantaleo è accusato di averlo soffocato. La difesa degli agenti: "Garner resisteva all'arresto". Ora il Grand Jury ha accolto la loro tesi. Già negli scorsi mesi c'erano state delle proteste a New York, che collegavano il caso Garner con l'uccisione di Brown a Ferguson. Ora tocca al sindaco Bill de Blasio e al suo capo della polizia evitare che dilaghi la tensione razziale anche a New York. Centinaia di agenti, secondo il New York Post, sono stati schierati a Times Square, a Union Square e a Columbus Circle dove sono arrivati migliaia di manifestanti che in un tam-tam sui social network hanno convocato la protesta. Ci sono già stati una ventina di arresti.

Scandendo slogan e portando cartelli, i manifestanti si sono ritrovati a Times Square dove hanno bloccato il traffico, e anche alla stazione di Grand Central, dove hanno inscenato un die-in, sdraiandosi per terra e fingendosi morti, e al Rockefeller Center, dove hanno disturbato la tradizionale cerimonia di illuminazione di un grande albero di Natale.

E altre manifestazioni ci sono state anche in altre zone di Manhattan e a Staten Island, nel luogo dove il 17 luglio è morto Garner dopo la presa al collo da parte del poliziotto. E manifestazioni ci sono state anche in altre città degli Usa, come Washington, Seattle, Oakland.

Una marcia nazionale su Washington è stata poi annunciata il 13 dicembre per manifestare per la difesa dei diritti civili e contro le violenze della polizia. Ad comunicare la decisione è stato uno dei massimi leader della comunità afroamericana, Al Sharpton, che a New York si è unito alla famiglia di Eric Garner, l'uomo di colore disarmato ucciso la scorsa estate da un agente di polizia.

E sulla vicenda, sia pure indirettamente, è intervenuto anche Barack Obama: ci sono "troppi casi di persone che non hanno fiducia nel fatto che la gente venga trattata in modo equo" dalla polizia e la decisione del Grand jury di New York di non incriminare il poliziotto, sottolinea a necessità di rafforzare la fiducia tra la comunità e le forze dell'ordine. Così il presidente degli Stati Uniti, che pur non commentando in modo diretto la decisione, ha detto di averne discusso con il procuratore generale Eric Holder.

Così, il Dipartimento della giustizia ha deciso che indagherà sulla morte di Eric Garner. Lo ha detto prima un funzionario del Dipartimento della Giustizia protetto dall'anonimato. "Le autorità federali indagheranno sulla morte di Garner", ha detto il funzionario dopo che l'Attorney General Eric Holder ha parlato del caso con il presidente Barack Obama. L'inchiesta federale decisa dall'amministrazione Obama - è stata annunciata più tardi dallo stesso ministro della giustizia - ed è finalizzata a verificare l'eventuale violazione dei diritti civili nei comportamenti e nelle procedure seguite degli agenti di polizia nel caso Garner.

La decisione del Grand Jury non preclude la possibilità che il New York Police Department prenda provvedimenti disciplinari contro l'agente. Quello che il Grand Jury rende praticamente impossibile a questo punto è un processo penale. Resta invece aperto un eventuale intervento amministrativo, visto che il "chokeholding" - una stretta soffocante - è esplicitamente vietato nelle modalità di arresto previste dal regolamento di polizia a New York. Altra possibilità è una causa civile per danni, o per violazione dei diritti civili della vittima. Il reverendo Al Sharpton, uno dei più autorevoli leader afroamericani nel partito democratico e in ottimi rapporti sia con Obama sia con de Blasio, ha già convocato i familiari di Garner per organizzare nuove proteste.


Kentucky, il giudice del caso Breonna Taylor 'assolve' gli agenti: proteste
24 settembre 2020

https://newsmondo.it/kentucky-spari-con ... r/cronaca/

Proteste violente in Kentucky dopo la decisione del gran giurì di non mandare a processo due dei tre poliziotti accusati della morte di Breonna Taylor.

STATI UNITI – Notte di proteste violente in Kentucky, dove sono stati esplosi proiettili contro due poliziotti. Uno degli agenti è stato sottoposto a un intervento chirurgico. È stato fermato un sospettato.

Protesta a Louisville, in Kentucky

Le proteste sono divampate – estese anche a New York e Seattle – dopo la decisione del gran giurì di non incriminare due dei tre poliziotti che nello scorso marzo hanno fatto irruzione nell’abitazione di Breonna Taylor e del fidanzato Kenneth Walker per eseguire una perquisizione. Ne scaturì una sparatoria, con la 26enne afroamericana morta sul colpo.

Processo per la morte di Breonna Taylor

Il giudice ha dunque scagionato due agenti mentre il terzo è stato incriminato ma per condotta negligente, avendo sparato nella direzione di una casa nelle vicinanze mettendo a rischio la vita di altre persone.
https://www.youtube.com/watch?v=eo5EUG7P2bw

La dinamica

La morte di Breonna Taylor avvenne a Louisville il 13 marzo 2020 a seguito di una sparatoria da parte di tre agenti del dipartimento di polizia locale, che stavano effettuando una perquisizione nella sua abitazione. La giovane, operatrice professionale dei servizi di emergenza, viveva con il fidanzato Kenneth Walker.
La dinamica dell’irruzione fu poco chiara: secondo la polizia gli ufficiali erano entrati con la forza nell’appartamento dopo essersi identificati e aver bussato diverse volte senza risposta, mentre i vicini della coppia e la famiglia Taylor sostengono che la polizia sia entrata senza alcun avvertimento, costringendo Walker ad armarsi per autodifesa, arma detenuta legalmente. All’ingresso degli agenti Walker ha sparato per primo, ferendo uno degli uomini alla gamba; in risposta gli agenti hanno sparato a loro volta alla cieca, secondo le dichiarazioni dei testimoni oculari. Taylor, che si trovava in camera da letto, fu colpita otto volte e dichiarata morta sul colpo. Nell’appartamento non furono trovate sostanze illegali di alcun genere. Il ragazzo, inizialmente incriminato, è stato assolto.



Il soviet dei kominformisti rai ha falsificato completamente la notizia stravolgendo i fatti .
eh si sono sempre loro , sono astuti , sono maligni , diciamo pure che sono bravi nella lora arte di imbrogliare le acque . quelli che hanno fatto credere a mezzo mondo che la romania di ceausescu , la germania est , la russia sovietica e via via fino al venezuela .... eramo emanazioni del paradiso terrestre
colgo l'occasione per ribadire un concetto : L'ARMA PIU POTENTE E L'INFORMAZIONE e come essa viene gestita . chi detiene l'informazione detiene il potere
L'immagine può contenere: testo
Crescenzo Persico

https://www.facebook.com/crescenzo.pers ... 0822717166



Morte di Breonna Taylor
https://it.wikipedia.org/wiki/Morte_di_Breonna_Taylor
La morte di Breonna Taylor avvenne a Louisville il 13 marzo 2020 a seguito di una sparatoria da parte di tre agenti del dipartimento di polizia locale, che stavano effettuando una perquisizione nella sua abitazione. Il caso inizialmente non aveva ricevuto molta attenzione dai mass media ma, dopo un fatto analogo che portò alla morte di George Floyd in circostanze simili, è ritornato al centro dell'attenzione, contribuendo alla nascita di diverse manifestazioni di protesta negli Stati Uniti, soprattutto in Kentucky, e all'apertura di un'indagine federale da parte del FBI.


Usa, nuovo video choc: polizia lo incappuccia, afroamericano muore asfissiato

https://www.ilgiornaledivicenza.it/home ... -1.8229847

Nuovo video shock in America. Un afroamericano di 30 anni con disturbi mentali che correva nudo per strada a Rochester, sobborgo alle porte di New York, è morto asfissiato dopo che gli agenti che lo avevano fermato lo hanno ammanettato mettendogli poi un cappuccio e premendo il suo viso sull'asfalto per almeno due minuti. La morte è sopravvenuta sette giorni dopo in ospedale, dove l'uomo era stato ricoverato in fin di vita. L'episodio risale al 30 marzo, ma solo ora la famiglia ha diffuso le immagini.

La vittima si chiamava Daniel Prude, 30 anni, originario di Chicago. Era appena arrivato a Rochester per una visita con la sua famiglia. La polizia è intervenuta dopo che il fratello Joe ha chiamato il numero di emergenza 911 per denunciare la scomparsa del fratello dall'abitazione in cui si trovavano, spiegando che Daniel soffriva di disturbi mentali.

Il video mostra l'uomo correre svestito per strada, ma quando i poliziotti intervenuti gli ordinano di mettersi a terra obbedisce e mette le sue mani dietro la nuca. Appare però molto agitato e urla mentre lo ammanettano. Gli agenti poi gli infilano la testa in una maschera "antisputo", una sorta di cappuccio usato per proteggere i poliziotti dalla saliva delle persone fermate, soprattutto in tempi di pandemia. Si sente Prude supplicare di togliere quel cappuccio che non lo fa respirare, ma per tutta risposta un agente sbatte la sua testa in terra e poi con due mani gliela tiene premuta contro l'asfalto, urlando all'uomo «basta sputare!». Intanto le urla si trasformano in gemiti e grugniti, mentre un altro agente gli mette un ginocchio sulla schiena.

Gli agenti cominciano a preoccuparsi solo quando l'uomo comincia a vomitare, poco prima di rimanere completamente privo di conoscenza. Gli agenti sono ora sotto indagine da parte della procura di New York. La perizia di un medico legale parla di «omicidio causato dalle complicazioni di un'asfissia dovute a una coercizione fisica».


Usa, nuovo video choc: uomo di colore incappucciato dalla polizia e morto asfissiato nello stato di New York
3 settembre

https://www.lastampa.it/cronaca/2020/09 ... 1.39261965

ROMA. Nuovo video shock negli Stati Uniti. Un trentenne di colore con problemi psichiatrici, correva nudo per le strade di una cittadina vicino a New York ed è stato raggiunto dagli agenti e incappucciato. Dopo sette giorni è morto a causa delle ferite riportate. Nel video girato a marzo ma diffuso solo ora dalla famiglia si vedono i poliziotti coprire la testa a Daniel Prude con un sacco e spingerlo sul terreno per circa due minuti. La famiglia ha convocato una conferenza stampa e mostrato il video della “body camera” di uno dei poliziotti coinvolti. A Prude viene intimato di smettere di sputare, mentre un agente mette un ginocchio sulla schiena dell'afroamericano. «Uomo mio, stai vomitando?», chiede un poliziotto. L'uomo smette di muoversi, non parla. La sua testa viene tenuta a terra per circa due minuti, e i medici tentano una rianimazione cardiopolmonare prima di caricarlo sull'ambulanza.

Polizia lo incappuccia, afroamericano muore asfissiato: il video registrato dalla bodycam di un agente

L’uomo stato fermato dalla polizia, quindi incappucciato e schiacciato a terra, spinto verso l'asfalto per due minuti, causando probabilmente ferite fatali. Il video è stato diffuso ora dalla famiglia, ma la morte risale al 30 marzo scorso, sette giorni dopo il controverso episodio che vede coinvolte, ancora una volta, le forze dell'ordine. Rispondendo ad una domanda sul problema del razzismo negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump, parlando a Kenosha, ha affermato che «dovremmo parlare del tipo di violenza che abbiamo visto a Portland e in altri luoghi: ci sono stati anarchici, saccheggiatori e vandali. È su questo che dovreste concentrarvi».



Spit hood, nuova tecnica di arresto della polizia fa discutere
8 Settembre 2016

https://www.blitzquotidiano.it/cronaca- ... e-2542772/

LONDRA – Si chiama spit hood, letteralmente “cappuccio anti-sputo”, a metà strada tra un sacco e un cappio, ed è una nuova tecnica di arresto che impedisce alle persone in manette di aggredire i poliziotti. Due anni fa è stato introdotto nell’equipaggiamento della polizia inglese e subito le associazioni umanitarie sono insorte. Finora è stato applicato solo in 151 occasioni, ma il nuovo regolamento darebbe carta bianca alle forze dell’ordine che potranno utilizzarlo indipendentemente dalla pericolosità o meno dell’arrestato.

I detrattori del cappuccio anti-sputo ne denunciano l’oppressione e la pericolosità: oltre ad umiliare e coprire l’arrestato, impedisce a tutti, anche agli stessi poliziotti, di accertare l’identità o lo stato di salute del fermato. Amnesty International, Liberty e Inquest, all’unisono fanno notare che “la polizia ha già un equipaggiamento completo per l’arresto: manette, lacci, manganelli e spray al peperoncino. Non ha bisogno di un altro strumento, oltretutto così medievale”. Ma dall’altra parte le forze dell’ordine rispondono che il cappuccio è utile a preservare l’incolumità degli agenti perché garantisce che non ricevano sputi, morsi ed eventuali infezioni.

Certo è che nelle concitate fasi di un arresto il rischio di incidenti potrebbe spaventosamente aumentare: basti pensare al numero di morti per mano della polizia con la ghigliottina, la discutibile presa al collo con cui vengono immobilizzati i sospetti. Con il cappuccio il soffocamento è quasi assicurato.

In Gran Bretagna la polemica sullo spit hood è tornata ad accendersi nelle ultime settimane proprio in seguito alla di un uomo fermato dalla polizia con il famigerato strumento coercitivo e bloccato a terra con un agente accovacciato pericolosamente sulla sua testa. L’avvocato dell’uomo ha detto alla stampa: “Lo spit hood è pericolosissimo. Con il volto coperto in quel modo, nessuno può capire, ad esempio, se una persona è ferita o ha problemi respiratori o legati ad attacchi di panico”.


Usa. Caso Daniel Prude: morì nudo in manette immobilizzato a terra. Nessun poliziotto incriminato
24 febbraio 2021

https://www.rainews.it/dl/rainews/media ... tml#foto-1

Un anno fa la morte del 41enne afroamericano diede il via alle proteste del movimento Black Lives Matter a Rochester, nello stato di New York. La polizia parlò di overdose, sei mesi dopo un video registrato dalle body-cam degli agenti mostrava la dinamica dell'arresto. La difesa: seguito addestramento e protocollo.

Un Gran giurì ha stabilito di non incriminare i poliziotti per la morte di Daniel Prude, 41enne afroamericano con disturbi mentali che fu immobilizzato a terra in strada e smise di respirare, dopo essere stato ammanettato e incappucciato dagli agenti. Lo ha annunciato la procuratrice generale Letitia James. Prude morì nel marzo 2020 e il suo caso diede il via a proteste a Rochester, nello stato di New York, quando sei mesi dopo fu diffuso il video registrato dalle body-cam dei poliziotti. Lo si vedeva nudo, in manette, con il cappuccio, mentre un ufficiale gli premeva il volto al suolo.

Gli avvocati dei sette agenti sospesi hanno dichiarato che durante l'arresto fu eseguito il protocollo e che gli agenti quella notte seguirono rigorosamente quanto imparato in addestramento, impiegando una tecnica di contenimento nota come "segmentazione". Il coroner della contea aveva dichiarato che il decesso era compatibile con un omicidio. Inizialmente la polizia aveva descritto la sua morte come overdose di droga e il caso non aveva fatto notizia, ma tutto era cambiato quando la famiglia dell'uomo era riuscita a ottenere la pubblicazione delle riprese video.

La procuratrice generale ha dichiarato che rispetterà la decisione del Gran giurì, ma ha condannato il sistema che "frustra gli sforzi di far sì che le forze dell'ordine rispondano dell'uccisione ingiustificata di afroamericani".
Ha aggiunto: "Si riconoscono le influenze del razzismo, dai codici degli schiavi a Jim Crow, al linciaggio, alla guerra al crimine, all'eccessiva incarcerazione delle persone di colore: Eric Garner, Tamir Rice, Breonna Taylor, George Floyd. E ora Daniel Prude", persone afroamericane uccise dalla polizia.


Gino Quarelo
Non vi è alcun razzismo antineri. I poliziotti fanno solo il loro crudo dovere e a volte può capitare che qualcuno muore, magari i poliziotti stessi e i poliziotti bianchi e nessuno protesta per razzismo se ad ucciderli è un criminale nero.



Los Angeles, afroamericano colpito e ucciso dalla polizia: proteste
I settembre 2020
https://tg24.sky.it/mondo/2020/09/01/lo ... =GetSocial

Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine locali, la sparatoria è avvenuta alla fine di un inseguimento e dopo che la vittima avrebbe preso a pugni in faccia uno degli agenti. Sul luogo momenti di tensione con numerosi manifestanti che si sono radunati a sostegno dell’uomo ucciso. Intanto Donald Trump si reca a Kenosha, dove un altro afroamericano è stato gravemente ferito nei giorni scorsi: "Vado per ringraziare le forze dell'ordine e la guardia nazionale". Anche Joe Biden andrà nella città del Wisconsin

Un uomo afroamericano è stato colpito e ucciso dagli agenti della contea di Los Angeles a South Los Angeles. Il 29enne Dijon Kizzee, secondo quanto riferisce la polizia locale, ha perso la vita in seguito a una sparatoria avvenuta alla fine di un inseguimento. La vittima avrebbe preso a pugni in faccia uno degli agenti. Nella notte fra il 31 agosto e l’1 settembre, poco dopo l’episodio, sono scoppiate le proteste e numerosi manifestanti si sono radunati sul luogo della sparatoria con momenti di tensione (FOTO). Uccisione che avviene a pochi giorni dal ferimento di Jacob Blake, altro afroamericano coinvolto in una sparatoria con la polizia a Kenosha, in Wisconsin. E proprio a Kenosha è giunto oggi, 1 settembre, Donald Trump: "Vado per ringraziare le forze dell'ordine e la guardia nazionale". Nella città del Wisconsin arriverà anche il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden.

La ricostruzione della morte

Secondo la ricostruzione della polizia di Los Angeles, i due agenti coinvolti avrebbero visto la vittima in sella alla sua bicicletta e avrebbero deciso di fermarlo per un controllo. A quel punto l'uomo avrebbe abbandonato la bici dandosi alla fuga. Quando i poliziotti lo hanno raggiunto l'uomo avrebbe opposto resistenza e avrebbe sferrato un pugno contro uno dei poliziotti per poi lasciar cadere alcuni indumenti a terra. Così gli agenti hanno aperto il fuoco. "Gli agenti hanno notato che all'interno dei capi di abbigliamento lasciati cadere c'era una pistola semiautomatica nera - è stato spiegato - e solo a quel punto si è verificata la sparatoria". L'uomo è stato colpito più volte ed è morto sul colpo.

Blake, protesta a Portland: un morto. Trump martedì a Kenosha

Prima di partire per il Wisconsin, Donald Trump ha confermato: "Io sono per legge e ordine". Poi ha aggiunto che anche "la comunità afroamericana e quella ispanica vogliono che la polizia fermi il crimine". Ha anche attaccato i manifestanti, definendoli "saccheggiatori, rivoltosi, anarchici, gente cattiva". Infine un paragone che ha già generato diverse polemiche: secondo il presidente degli Usa, infatti, alcuni poliziotti - ha detto riferendosi ai casi recenti come quello di Blake - "vanno nel pallone, proprio come in un torneo quando i golfisti sbagliano un 'putt' da un metro". Il presidente degli Stati Uniti ha quindi sottolineato che "la grande maggioranza dei poliziotti" è formata da "onesti servitori pubblici".

Trump: "Afroamericani vogliono che polizia fermi i crimini"

Trump annuncia fondi a polizia e aiuti a negozi di Kenosha

Al suo arrivo a Kenosha, Trump per prima cosa ha fatto un giro tra le proprietà (case, edifici, negozi) danneggiate o date alle fiamme durante le proteste dopo il caso Blake. Il presidente degli Stati Uniti ha accusato i manifestanti di "terrorismo interno", sostenendo che la città del Wisconsin è stata devastata da rivolte "anti-polizia" e "anti-americane". Trump ha poi promesso alcune decine di milioni di dollari per le forze dell'ordine, la sicurezza e le piccole imprese a Kenosha e in Wisconsin. In particolare, ha annunciato un milione di dollari per la polizia di Kenosha e circa 4 milioni di dollari per aiutare la ripresa delle attività economiche danneggiate dalle proteste (in gran parte negozi), nonché 42 milioni di dollari per la sicurezza pubblica nel Wisconsin.

"Blake? Mi sento terribilmente. C'è un'inchiesta in corso"

Il presidente americano ha rivolto un solo pensiero a Jacob Blake, l'uomo ferito gravamente con sette colpi di pistola sparati alla sua schiena da un poliziotto mentre entrava in auto e attualmente paralizzato: "Mi sento terribilmente, pensando a chiunque passi attraverso una cosa del genere - ha detto il presidente americano quando gli è stato chiesto se avesse un messaggio per la famiglia di Blake. "C'è una inchiesta in corso", ha ricordato il presidente, aggiungendo di "non essere riuscito" a parlare con la madre di Jacob, ma di aver sentito dal suo pastore che "è una signora molto per bene".

A Kenosha anche Joe Biden

Anche Joe Biden visiterà "appena possibile" Kenosha. Lo ha annunciato Tom Perez, presidente del partito Democratico, secondo cui la visita di Biden mira a calmare la tensione. L'ex vicepresidente, ha aggiunto, "vuole essere sicuro di riuscire a parlare a tutti", incluse le famiglie dei due manifestanti uccisi nelle proteste.

???
Tutte le volte in cui i poliziotti violenti sono stati assolti negli Usa
Redazione Agi.it
4 giugno 2020

https://www.agi.it/estero/news/2020-06- ... d-8807458/

L'incriminazione dell'agente Derek Chauvin e i suoi tre colleghi per la morte di George Floyd rappresenta un caso eccezionale nella storia della giustizia americana. Nonostante ogni anno negli Stati Uniti centinaia di persone vengano uccise dalla polizia, quasi mai un agente viene incriminato, né tantomeno condannato a pene severe. Secondo il gruppo di ricerca Mapping Police Violence, l'anno scorso sono state uccise più di mille persone dalla polizia, di queste il 24 per cento erano di colore, nonostante gli afroamericani rappresentino solo il 13 per cento della popolazione. Nessun agente è stato incriminato.


Gli omicidi rimasti impuniti

Tra il 2013 e il 2019 nel 99 per cento dei casi gli agenti coinvolti in operazioni concluse con la morte di almeno una persona non hanno subito conseguenze penali: tre agenti sono stati incriminati e uno solo condannato.
Il caso che più richiama quello di George Floyd è la morte di un altro afroamericano, Eric Garner, il 17 luglio 2014, immobilizzato dalla polizia per strada, a Staten Island, e morto dopo una crisi respiratoria. Al poliziotto, Daniel Pantaleo, che lo stringeva alla gola, Garner aveva ripetuto "Non respiro", così come aveva fatto Floyd con Chauvin. Pantaleo è stato prosciolto l'anno scorso dal Gran Jury.

Nessuna conseguenza anche per il poliziotto che, il 9 agosto 2014, a Ferguson, sobborgo di St. Louis, Missouri, uccise Michael Brown, afroamericano di 18 anni, sospettato di furto in un negozio. La sua morte provocò manifestazioni in tutti gli Usa e atti di vandalismo a Ferguson.

La vittima più giovane è Tamir Rice, 12 anni: il 22 novembre 2014 venne ucciso da un agente a Cleveland, Ohio, mentre stava giocando con una pistola giocattolo. L'agente non è stato incriminato.

Freddie Gray, afroamericano di 25 anni, morì a Baltimora, Maryland, il 12 aprile 2015, dopo essere stato arrestato e caricato su un furgone della polizia. Era accusato di avere un coltello. Gray entrò in coma e poi morì in seguito a un trauma alla spina dorsale. Sei poliziotti finirono sotto inchiesta, nessuno venne incriminato.


Chi è l'unico agente condannato

L'unico agente a subire una sentenza di condanna è stato Jason Van Dyke: il 20 ottobre 2014, a Chicago, uccise con 16 colpi di pistola Laquan McDonald, afroamericano di 17 anni. L'agente disse che il ragazzo aveva un coltello e lui aveva reagito per paura. Accusato di omicidio volontario e di condotta sbagliata, Van Dyke è stato condannato a 6 anni e 9 mesi.

Sono una ventina, invece, i poliziotti incriminati per omicidio nella storia americana dell'ultimi cento anni, ma riguardano casi estremi e non legati a operazioni di polizia. Amber Guyger, poliziotta di Dallas, è il caso più recente: il 6 settembre 2018, tornando a casa era entrata nell'appartamento sbagliato e aveva sparato all'uomo che aveva trovato dentro, un afroamericano di 26 anni, scambiandolo per un ladro. La poliziotta è stata ritenuta colpevole di omicidio e condannata a dieci anni.

I poliziotti serial killer

Pena di morte e ergastoli sono stati comminati a poliziotti serial killer o a poliziotti rapinatori. Come Antoinette Renee Frank, ex agente afroamericana condannata a morte nel '95 per l'omicidio di due persone durante una rapina a mano armata.

O Sidney Dorsey, primo afroamericano a ricoprire il ruolo di scheriffo nella contea di DeKalp, in Georgia, condannato nel 2002 all'ergastolo per aver ordinato l'assassinio di un collega che stava indagando su un caso di corruzione.

Gerard John Schaefer rientra, invece, nella categoria poliziotti serial killer: venne rinchiuso in carcere nel '73 per una serie di omicidi, forse più di una trentina, durante il periodo in cui aveva fatto lo sceriffo nella contea di Martin, in Florida. Morì accoltellato in prigione nel '95, a 49 anni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:26 pm

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Equo processo e diritto alla difesa per il poliziotto bianco

Messaggioda Berto » lun apr 12, 2021 10:27 pm

14) La testimonianza di Derek Chauvin
???

Processo George Floyd. Accusa, difesa e una statistica imbarazzante
Sonia Turrini
9 aprile 2021

https://www.huffingtonpost.it/entry/pro ... fd437d7199

Da due settimane, alla sbarra del tribunale di Minneapolis, si discute il processo contro un membro delle forze dell’ordine più importante degli ultimi 30 anni. È il caso Stato del Minnesota vs. Derek Chauvin, l’ufficiale che, secondo l’accusa, ha causato la morte di George Floyd lo scorso 25 maggio.

I contorni della vicenda sono noti a tutti: il video, gli 8 minuti e 46 secondi, la folla circostante, “I can’t breathe”, le proteste dei mesi successivi. Proprio per questa sua risonanza mediatica, che sta attraendo picchi record di quasi 4 milioni di spettatori televisivi, il processo è un vero e proprio campo minato per il giudice Cahill che lo presiede.

La prima mina è una statistica inclemente: accusare, e ancor di più condannare un poliziotto è una evenienza rarissima negli USA. Secondo i dati del Washington Postbcirca mille persone sono uccise ogni anno dalla polizia, ma dal 2005 a oggi solo 110 agenti sono stati processati, di cui 42 condannati di un qualsiasi reato, soltanto 5 per omicidio. Ma stavolta c’è un video, si potrebbe dire, e tutto il mondo ha visto l’accaduto praticamente in diretta. Non sarà abbastanza: come insegna il caso di Rodney King, pestato dalla polizia di Los Angeles nel ’91, le prove video non sempre bastano a condannare. Per questo l’accusa contro Chauvin è di tre diversi reati di omicidio, nella speranza di ottenere la condanna per almeno uno di essi.

La seconda mina da disinnescare è stata la selezione di una giuria con una composizione credibile, il cui verdetto possa essere accettato da tutta la comunità. Trovare 12 cittadini imparziali, senza una opinione né sul caso né su Black Lives Matter né sulla condotta della polizia, né troppo di destra ma neanche di sinistra, che ascoltino accusa e difesa senza preconcetti, ha richiesto ben ventuno giorni, quasi la durata che avrà l’intero processo. Plichi di domande sono stati mandati a oltre 300 potenziali giurati, intervistati poi tramite videoconferenza sulle loro convinzioni, dalle idee sulla polizia alla passione per la NFL alla percezione delle restrizioni per il Covid… Un’affascinante ricerca di 12 aghi in un pagliaio, a caccia di cittadini ideali, senza opinioni e paradossalmente meglio ancora se disinformati (si potrebbe aprire un dibattito a parte solo su questo). Ne è venuto fuori un mix demografico misuratissimo sebbene non rappresentativo di Minneapolis, nera per meno del 20%: quattro cittadini afroamericani, due di colore e sei bianchi. Difesa e accusa hanno presentato una lista di 575 testimoni in totale, e non è ancora chiaro quanti e quali di questi saranno effettivamente chiamati, ma dopo quasi due settimane le strategie legali delle due parti sono abbastanza chiare.

L’accusa si affida alle riprese video, a testimoni oculari e perizie di esperti che confermano che Floyd sia morto di asfissia. La logica adottata è molto interessante e per niente scontata. Anziché focalizzarsi sui precedenti di Chauvin per cattiva condotta (22 indagini interne, per la precisione), l’accusa si concentra su un caso in cui ha vestito i panni dell’eroe, salvando la vita di un uomo con tendenze suicide immobilizzandolo sul fianco anziché supino, proprio per evitare di causargli rischi respiratori. Se avesse voluto, quindi, avrebbe saputo fermare ed ammanettare un uomo senza minacciarne la vita.

La strategia della difesa è una raffica di palle curve che cerca di trasformare la vittima in imputato. Floyd opponeva resistenza all’arresto, il ché giustifica l’uso di violenza. Un po’ di colpa è anche della folla circostante, che commentava e riprendeva, creando una situazione di tensione che è degenerata. E poi il ginocchio di Chauvin non si trovava nemmeno sul collo ma sulla spalla, è stato sostenuto, una posizione che non avrebbe potuto soffocare Floyd, che quindi deve essere morto di qualcos’altro. Proprio su questo qualcos’altro verte il perno centrale di tutta la difesa: Floyd aveva problemi di abuso di sostanze e deve essere morto di quello, perché nel suo sangue sono state trovate tracce di metanfetamine e oppiacei, in particolare di fentanyl.

“Voglio dire, quando guardi quei video… Sta dicendo ‘per favore, per favore alzati. Non respiro.’ Quella non è un’overdose da fentanyl. Quello è un uomo che supplica di respirare”, ha commentato un perito medico. Ma la strada è ancora in salita, poiché se per condannare occorre un verdetto unanime l’accusa deve convincere dodici giurati, mentre alla difesa basta persuaderne solo uno.




A seguito dei referti medici ufficiali la morte di Ashli Babbit verrà trattata come un omicidio. Disarmata, pacifica, dai video sembra una esecuzione. Servivano morti il 6 Gennaio. Proseguiranno le indagini e arriverà il giudizio.
8 aprile 2021

https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 4990635830

Quanto al processo più famoso del mondo stanno emergendo fatti e verità interessanti.
Sono ora visibili e accessibili i video in cui si vede l’uomo molto su di giri già nel negozio dove pagò con dollari falsi, per poi venire a quelli in cui lui stesso dice di non riuscire a respirare avendo ingoiato troppa droga. È lui che, resistendo all’arresto, si sdraia. E, udite udite, il ginocchio del poliziotto insisterebbe sulla spalla e non sul collo. Così appare dai video non tagliati.
Intanto il principale testimone, ovvero chi era in macchina con Floyd, sta facendo di tutto per non testimoniare.
La verità è che i media hanno indotto l’opinione pubblica ad invocare una sentenza sommaria e quale che sia il giudizio, secondo giustizia, le città americane saranno messe a ferro e fuoco.
Specie quelle sgovernate dai Dem, su mandato di Soros, che sono ai bordi del collasso economico e sociale.
E questo avverrà sotto l’amministrazione Biden, ora impegnata nel disarmare i cittadini per bene, e che presto lascerà campo libero a Kamala.
Nel frattempo si sa poco o nulla delle bombe ritrovate inesplose collocate presso il DNC e il
RNC il 6 Gennaio a Washington.
C’è però un video, divulgato dalla FBI, in cui si vede l’uomo che dopo aver piazzato l’esplosivo fa un cenno di saluto, o di intesa, con una pattuglia della polizia capitolina.
Un giorno forse sapremo, ma quel che è certo è che se non possiamo dubitare di tutto non siamo liberi.
Floyd ammanettato nel negoizio ove aveva spacciato banconote false
https://www.youtube.com/watch?v=eQdL95d2vxc



Resistenza all'arresto
https://video.repubblica.it/dossier/mor ... 785/385513



???

Processo George Floyd: Derek Chauvin rischia 40 anni per omicidio di secondo grado
Tommaso Panza
13 Apr 2021

https://www.ildigitale.it/processo-geor ... nneapolis/

Il processo George Floyd, per stabilire le dinamiche della morte del ragazzo è cominciato lo scorso 29 marzo a Minneapolis nella contea di Hennepin, in Minnesota.

Nel processo George Floyd l’unico imputato, al momento è Derek Chauvin, uno dei poliziotti incriminati per la morte di Floyd, l’uomo afroamericano ucciso il 25 maggio del 2020 durante un arresto avvenuto sempre a Minneapolis.

Quello di Floyd si tratta di uno dei casi di più alto profilo contro la polizia violenta dal 1991, ovvero da quando l’afroamericano Rodney King fu brutalmente picchiato da quattro agenti a Los Angeles.

Le accuse che la difesa muove contro Derek Chauvin sono di omicidio involontario di secondo grado, omicidio colposo e omicidio di terzo grado. L’esito del processo è molto atteso dall’opinione pubblica americana e internazionale, poiché la morte di George Floyd un anno fa aveva generato proteste e violenza nelle strade americane.

Manifestazione che miravano a respingere le discriminazioni razziali e le violenze subite dalla popolazione afroamericana negli Stati Uniti da parte della polizia e non solo, infiammando il grido di protesta in tutto il mondo al suono di Black Lives Matter.

I video che hanno fornito le testimonianze dell’arresto e della morte di Floyd sono stati girati dalle telecamere di sorveglianza e dai passanti. Le immagini mostravano Chauvin premere con il ginocchio sul collo di Floyd per più di otto minuti: anche dopo che Floyd aveva perso coscienza, gli agenti non lo avevano soccorso.

L’agente Derek Chauvin avrebbe continuato a fare pressione con il proprio ginocchio sul collo di George Floyd anche in seguito alla perdita di coscienza di quest’ultimo. L’ambulanza per i soccorsi sarebbe arrivata ben 20 minuti dopo l’intervento della polizia. Floyd è stato dichiarato morto poco dopo essere stato portato in ospedale.

La prima autopsia sul corpo di Floyd aveva stabilito che la sua morte fosse stata dettata da un omicidio e “che il cuore e i polmoni dell’uomo avevano smesso di funzionare mentre veniva tenuto fermo dalla polizia“.

L’esame autoptico aveva inoltre fatto emergere che George Floyd, non solo soffrisse di problemi cardiovascolari, ma che al al momento dell’arresto che ha segnato la sua morte, Floyd avesse assunto metanfetamine e fentanyl (un medicinale oppioide con le stesse finalità della morfina ma molto più potente) prima della morte.

L’autopsia aveva quindi indicato come causa del decesso “un arresto cardiopolmonare avvenuto come complicazione del blocco, della sottomissione e della compressione del collo da parte delle forze dell’ordine”.

Processo George Floyd: le dichiarazioni della prima settimana di udienze
Le dichiarazioni della prima settimana di processo

Benjamin Crump, uno degli avvocati rappresentanti la famiglia Floyd aveva dichiarato in precedenza all’inizio della prima udienza processuale, il 29 marzo, che:

Questo assassinio non è un caso difficile da giudicare – riferendosi alle immagini che vedono tristemente protagonista, George Floyd il cui collo viene schiacciato sotto il peso del poliziotto Derek Chauvin.

I can’t breathe ( non riesco a respirare), la frase pronunciata più volte da Floyd prima di morire

Il procuratore che rappresenta l’accusa, in apertura del processo, ha detto:

Chauvin ha tradito il suo distintivo, il suo giuramento di proteggere i cittadini e di usare compassione nell’esercizio delle sue funzioni.

Ha fatto ricorso a un uso eccessivo e irragionevole della forza contro un uomo che non costituiva alcuna minaccia. Per questo non può essere considerato innocente.

L’avvocato difensore di Chauvin invece ha chiesto:

Mettiamo la politica da parte in questo processo

La prima accusa, quella di omicidio involontario di secondo grado, prevede una pena detentiva fino a 40 anni di reclusione, mentre per l’omicidio colposo la pena massima è di 10 anni. L’omicidio di terzo grado prevede invece una pena di 25 anni.

Quest’ultimo è il reato che secondo l’accusa potrebbe risultare più facile da provare.
Processo George Floyd: le testimonianze della seconda settimana di processo

Lo stato del Minnesota contro Derek Chauvin nel processo per la morte di George Floyd ha concluso venerdì scorso la seconda settimana di udienze, il processo avrà la durata di circa un mese.

La corte ha tentato di fare chiarezza su due concetti cardine: le cause della morte di George Floyd e la letalità della presa immobilizzante utilizzata da Chauvin.

Le testimonianze principali, nella seconda settimana, hanno visto protagonisti membri del personale medico e di polizia che, attraverso le loro conoscenze tecniche, hanno fornito spiegazioni alla corte dal banco dei testimoni. La rabbia della prima settimana di udienze, ha lasciato posto a un’analisi delle dinamiche molto più lucida e razionale, per cercare di fare più chiarezza possibile.
La testimonianza di Andrew Baker, il medico che ha svolto l’autopsia

Andrew Baker è stato l’uomo la cui testimonianza era più attesa. Medico legale della Contea di Hennepin, l’uomo che ha eseguito l’autopsia sul corpo di George Floyd, e che aveva constatato sulla salma la morte per omicidio. Nella giornata di venerdì 9, Baker è comparso come testimone davanti alla corte e ha confermato le cause della morte di George Floyd:

Arresto cardiopolmonare complicato dall’azione di sottomissione, costrizione e compressione del collo operato dalle forze dell’ordine.

Baker, fra le altre cose avrebbe scoperto che George Floyd soffriva di cardiopatia ipertensiva, cioè una condizione che avrebbe reso il suo cuore più grande, con rispetto alle dimensioni normali.

Chi soffre di questa patologia necessita di più ossigeno per far funzionare il cuore e, per Baker, l’adrenalina causata dalla colluttazione e l’ostruzione del collo provocata dal ginocchio di Chauvin:

Sono state più di quanto Mr. Floyd potesse sopportare in virtù delle sue condizioni cardiache

Una delle dichiarazioni forse più inaspettate è arrivata però la prima settimana di udienze ed è arrivata proprio dal capo delle polizia di Minneapolis Medaria Arradondo:

Derek Chauvin ha violato le politiche del dipartimento della polizia utilizzando la mossa di costrizione su George Floyd, non è qualcosa che insegniamo.

Chauvin si sarebbe dovuto fermare quando Floyd smise di opporre resistenza all’arresto.

Nonostante le nuove prove sull’utilizzo di fentanyl fornite da McKenzie Anderson e Breahna Giles, entrambi scienziati forensi per il Bureau of Criminal Apprehension e sulla concentrazione di droga nel sangue di Floyd, la difesa non è riuscita ad arginare le testimonianze fiume di Arradondo e Baker, i due testimoni chiave della settimana.

Le evidenze a favore dell’omicidio e della cattiva condotta di Chauvin pongono fine a una settimana processuale svoltasi all’insegna delle analisi tecniche tramite la voce di esperti, laddove la prima aveva dato ampio spazio alle emozioni.

Nota a pie di pagina: i medi americani hanno riportato, nella giornata di ieri che la polizia di Minneapolis ha sparato e ucciso un ventenne afroamericano, Daunte Wright, in un centro periferico della città Brooklyn Center e l’episodio ha innescato nuove proteste contro le forze dell’ordine, proprio mentre nella città è in corso il processo contro l’agente Derek Chauvin.

Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.




Confronto fra le diagnosi di morte:

1) Quella del medico legale della contea più gli anticedenti:
Se era già stato in prigione, perché George Floyd era sull’orlo dell’isteria? Gli agenti di polizia si chiesero la stessa cosa. “Hai la schiuma intorno alla bocca”, dice uno. Un passante dice a Floyd: “Morirai di infarto“.
“Sei sotto l’effetto di qualcosa in questo momento?”, chiede un poliziotto.
“No“, dice George Floyd.

Ma questo non era affatto vero. Secondo l’ufficio del medico legale della contea di Hennepin, George Floyd non era solo “fatto”. Aveva una dose letale di fentanyl nel suo corpo, oltre alla metanfetamina. Il rapporto dell’autopsia ha mostrato che Floyd aveva 11 nanogrammi di fentanyl per millilitro di sangue nel suo corpo quando è stato analizzato in ospedale. Questo è più di tre volte la quantità di fentanyl che può uccidere una persona sana.

Di nuovo, questo non è un nostro giudizio. Questo ci arriva direttamente dal rapporto dell’autopsia, quello che la gente non ha visto fino a dopo le rivolte.

Si legge: “I segni associati alla tossicità del fentanyl includono grave depressione respiratoria, convulsioni, ipotensione, coma e morte. Negli incidenti mortali da fentanyl, le concentrazioni nel sangue sono variabili e sono state riportate fino a 3 nanogrammi di fentanyl per millilitro di sangue”.

Nessuno lo nega. Lo stesso avvocato della famiglia Floyd ammette che è vero. È “vero che l’autopsia dell’ufficio del medico legale della contea di Hennepin ha mostrato che Floyd aveva del fentanyl nel suo sistema circolatorio”, ha ammesso, ma poi ha insistito sul fatto che George Floyd sia stato effettivamente ucciso dal razzismo.

Ma stando ai fatti, il medico legale ha trovato che il cuore di George Floyd era malato, e nel Memorial Day ha definitivamente ceduto. Secondo un comunicato stampa dell’ufficio del medico legale, la causa della morte di Floyd è stata: “Arresto cardiopolmonare complicato da sottomissione, costrizione e compressione del collo da parte delle forze dell’ordine”. I fattori contribuenti includevano, cito, “malattia cardiaca arteriosclerotica e ipertensiva; intossicazione da fentanyl; uso recente di metanfetamina”. Secondo il rapporto, George Floyd era anche infetto da COVID. Questo è tanto.

In agosto, dopo mesi di rivolte, documenti relativi all’autopsia furono rilasciati in tribunale. Uno era un promemoria che dettagliava una conversazione dell’ufficio del procuratore con Andrew Baker, il medico legale capo della contea di Hennepin. Andrew Baker disse ai procuratori che, “se il signor Floyd fosse stato trovato morto nella sua casa (o in qualsiasi altro posto) e non ci fossero stati altri fattori contribuenti, avrebbe concluso che fosse una morte da overdose“. Il memo ha notato che Baker ha detto che i livelli di fentanyl di Floyd erano “piuttosto alti” ‘e che fosse un “livello fatale di fentanyl già in circostanze normali.”

In un memorandum separato, Baker ha dichiarato che “l’autopsia non ha rivelato nessuna prova fisica che suggerisca che il signor Floyd sia morto per asfissia“.
Beh, Floyd aveva problemi di respirazione. Questa è la parte più evidente nei video. Cosa spiega questo? Perché George Floyd stava dicendo agli agenti “Non riesco a respirare“?
Ecco una possibile spiegazione: Uno dei sintomi principali dell’overdose di fentanyl è la “respirazione rallentata o interrotta”, che porta all'”incoscienza” e alla morte. Questo potrebbe anche spiegare perché George Floyd stesse dicendo “non riesco a respirare” ancora molto prima che il ginocchio di qualsiasi poliziotto fosse sopra di lui. Infatti, George Floyd si lamentava di non riuscire a respirare mentre i poliziotti cercavano di metterlo in una macchina della polizia, mentre lui resisteva.



2) Quella di parte dell'accusa:

Andrew Baker è stato l’uomo la cui testimonianza era più attesa. Medico legale della Contea di Hennepin, l’uomo che ha eseguito l’autopsia sul corpo di George Floyd, e che aveva constatato sulla salma la morte per omicidio. Nella giornata di venerdì 9, Baker è comparso come testimone davanti alla corte e ha confermato le cause della morte di George Floyd:
Arresto cardiopolmonare complicato dall’azione di sottomissione, costrizione e compressione del collo operato dalle forze dell’ordine.
Baker, fra le altre cose avrebbe scoperto che George Floyd soffriva di cardiopatia ipertensiva, cioè una condizione che avrebbe reso il suo cuore più grande, con rispetto alle dimensioni normali.
Chi soffre di questa patologia necessita di più ossigeno per far funzionare il cuore e, per Baker, l’adrenalina causata dalla colluttazione e l’ostruzione del collo provocata dal ginocchio di Chauvin:
Sono state più di quanto Mr. Floyd potesse sopportare in virtù delle sue condizioni cardiache
???
Nonostante le nuove prove sull’utilizzo di fentanyl fornite da McKenzie Anderson e Breahna Giles, entrambi scienziati forensi per il Bureau of Criminal Apprehension e sulla concentrazione di droga nel sangue di Floyd, la difesa non è riuscita ad arginare le testimonianze fiume di Arradondo e Baker, i due testimoni chiave della settimana.


3) Gli anticedenti:
forse aveva già avuto dei precedenti di overdose da fentanyl, mi pare di aver letto una notizia a riguardo


4) La pressione sul collo: non è del tutto evidente e persistente, ed è attenuata dallo spostamento del peso del corpo dell'agente sul ginocchio posato a terra come ben si nota nelle riprese video e nelle fotografie.


5) Inoltre la polizia ha chiesto a Gorge Floyd se fosse sotto l'effetto di qualche droga e lui ha negato.
Se era già stato in prigione, perché George Floyd era sull’orlo dell’isteria? Gli agenti di polizia si chiesero la stessa cosa. “Hai la schiuma intorno alla bocca”, dice uno. Un passante dice a Floyd: “Morirai di infarto“.
“Sei sotto l’effetto di qualcosa in questo momento?”, chiede un poliziotto.
“No“, dice George Floyd.





Chi era George Floyd, vittima e icona della rivolta
Michael Severance
06-06-2020

https://lanuovabq.it/it/chi-era-george- ... la-rivolta

Ormai, il mondo intero sa chi è George Floyd, di Minneapolis, l'afroamericano ucciso lo scorso 25 maggio nel corso di un brutale arresto della polizia. È diventato l’icona del movimento Black Lives Matter, dei gruppi Antifa che si ribellano in tutta l'America. Tuttavia, sappiamo davvero qualcosa di George Floyd, oltre alla sua tragica morte?

Secondo la sua pagina Wikipedia George Floyd è nato a Fayetteville, nella Carolina del Nord, ma è cresciuto a Houston, in Texas. Alto 1,92 metri, era un atleta di punta della Yates High School, giocando sia per la squadra di calcio che per quella di basket. I suoi compagni di scuola lo ricordano come un "gigante gentile": mentre era ferocemente competitivo sul campo, dopo le partite era silenzioso e riservato. Secondo la NBC News, dopo il liceo, "Floyd ha frequentato il South Florida Community College ... dal 1993 al 1995 e ha giocato nella squadra di basket della scuola. Ma è tornato a casa a Houston prima di laurearsi". Tra i suoi amici c'era l'ex giocatore della NBA Stephen Jackson, cresciuto con Floyd nella metropoli di Houston. In un'intervista della NBC News, Jackson ha descritto Floyd come il suo "gemello", a causa della loro forte somiglianza fisica. Ricorda affettuosamente che Floyd non ha mai sfruttato la sua amicizia per soldi o carriera. A Minneapolis, Floyd non era un solitario. Nella sua nuova città, si era evidentemente fatto molti amici che lo ammiravano per il suo "spirito meraviglioso".

Non si sa molto della famiglia di Floyd. Alcuni media danno notizie contrastanti su quanti figli abbia avuto da diverse relazioni. Secondo la sua pagina di Wikipedia: “Aveva cinque figli”. Quincy, 27 anni, aveva pochi contatti con Floyd e non ha riconosciuto immediatamente suo padre in televisione. Come riportato dal sito di notizie WGNTV di Chicago: “[Quincy Mason] Floyd ha detto di aver visto suo padre per l’ultima volta quando aveva 4 o 5 anni. Solo dopo il Memorial Day la notizia della morte di George Floyd è giunta a suo figlio. Nello stesso servizio di WGNTV, i figli di Floyd Connie e Quincy hanno chiesto la pace e "denunciato la violenza che si è verificata in altre città". "La violenza non è il modo giusto per farlo", ha detto Connie Mason Floyd. "Ora, questa (protesta, ndr) è bella, ma la violenza non risolverà nulla". "Distruggere cose, non risolverà nulla", ha detto Quincy Mason Floyd. “Mio padre è in pace e dobbiamo essere noi a gestire tutto questo stress. Sarà difficile superare questo, giorno per giorno ". Il fratello minore di George Floyd, Terrence, ha anch’egli lamentato le violente rivolte della folla che avevano provocato decine di incendi di edifici, milioni di danni alle proprietà, 11.000 arresti, civili picchiati, 17 morti, tra cui due agenti neri, Patrick Underwood a Oakland e David Dorn a St. Louis.

In un video, il fratello di Floyd, Terrence, ha lanciato un appello appassionato per porre fine alle rivolte distruttive in diverse città degli Stati Uniti: “Capisco che tutti voi siate arrabbiati, ma dubito che voi siate turbati quanto me. Quindi, se non sono qui a lamentarmi, se non sto facendo esplodere cose, se non sto facendo casino con la mia comunità, allora cosa state facendo tutti voi? Cosa state facendo tutti !? Non state facendo niente! Perché questo non riporterà affatto mio fratello in vita. La mia famiglia è una famiglia pacifica. La mia famiglia è timorata di Dio". Terence ha incoraggiato la folla, invece, a incanalare la propria rabbia nel potere del voto politico e ad educarsi.

Lo stesso George Floyd, in un video postumo pubblicato su Twitter, ha rivelato le sue opinioni religiose contro la violenza. Si è lamentato di una giovane "generazione nera che è chiaramente persa ... Voi ragazzi state solo andando in giro e state solo sparando [sic, sparando] con le pistole in mezzo alla folla, [con] bambini che vengono uccisi ... Tornate a casa ... Un giorno sarete soli di fronte a Dio. Andrete in alto, o cadrete in basso. Realizzate quel che vi sto dicendo?” Curiosamente nell'autopsia di Floyd, sull'addome è stato trovato un "tatuaggio blu di 11 cm ... un paio di mani in preghiera", segno che apprezzava la preghiera.

Floyd non era sposato al momento della sua morte. Gli è sopravvissuta una ragazza, Courteney Ross, una giovane donna bianca che ha dichiarato di avere il "cuore spezzato", come riportato da Sky News. "Svegliarsi questa mattina per vedere Minneapolis in fiamme, lo devasterebbe", ha detto Ross a Star Tribune del Minnesota. "Amava la città. È venuto qui [da Houston] ed è rimasto qui per le persone e le opportunità ... Floyd era un gigante gentile, parlava dell'amore e della pace. "

Secondo la NBC, a causa del lockdown che ha portato a molti licenziamenti nel Minnesota, Floyd era disoccupato al momento del suo arresto. Precedentemente aveva svolto due lavori come buttafuori presso il Conga Latin Bistro e come camionista. Prima di trasferirsi a Minneapolis da Houston per incominciare una nuova vita, Floyd aveva svolto diversi lavori saltuari, tra cui la personalizzazione delle auto. Era stato anche un aspirante rapper.

Secondo il rapporto della Contea di Hennepin (Minnesota) dell’autopsia sul corpo di Floyd il decesso è avvenuto alle 21:25 del 25 maggio. La causa di morte, secondo il patologo che ha firmato il rapporto, Andrew Baker, è "l'arresto cardio-polmonare". È interessante notare che il rapporto rileva che Floyd era precedentemente risultato positivo per COVID-19 il 3 aprile. Se asintomatico, avrebbe dovuto ancora restare a casa per prevenire il contagio. Un articolo della ABC News afferma: "Poiché la positività per l'RNA 2019-nCoV può persistere per settimane dopo l'insorgenza e la risoluzione della malattia clinica, il risultato dell'autopsia molto probabilmente riflette la positività asintomatica ma persistente della PCR dall'infezione precedente."

L'esame tossicologico del medico legale affermava che Floyd fosse intossicato di "Fentanil" sintetico e aveva tracce di altre "sostanze psicoattive" come metanfetamina, THC e morfina. Secondo Wikipedia, viene l'oppioide Fentanil viene usato "Come antidolorifico e insieme ad altri farmaci per l'anestesia. Il fentanil è anche usato come droga ricreativa”. Secondo ABC News uno dei 4 ufficiali di Minneapolis accusati, Thomas Lane, aveva "chiesto a Floyd se "fosse fatto di qualcosa ", [dato che aveva notato] che aveva" schiuma ai bordi "della sua bocca. Infine, la stessa autopsia della contea di Hennepin ha confermato che Floyd presentava gravi condizioni di salute di base, tra cui gravi "cardiopatie arteriosclerotiche", "cardiopatia ipertensiva", una "storia clinica di ipertensione" e un "tumore pelvico sinistro" considerato accidentale.

Floyd, purtroppo, era un ex detenuto. Una lunga fedina penale con reati di possesso di droga, l’intento di distribuire e vendere sostanze vietate, furti, rapine a mano armata. Secondo i resoconti completi dei processi penali ottenuti dal Daily Mail, tra il 1997 e il 2007 Floyd ha avuto un totale di 9 accuse a suo carico, fra cui una per cui è stato condannato a 5 anni di carcere, una "rapina a mano armata" ai danni di una donna texana, Aracely Henriquez.

Alla fine, è difficile avere un quadro completo della vita di una persona, tantomeno una persona complessa e finora ignota quale era George Floyd. Ciò che è certo (e triste) è che il 46enne Floyd aveva ancora molto tempo sul suo orologio terrestre, anche per pentirsi del passato e avere un futuro migliore. La famiglia di Floyd è chiaramente amante della pace e categoricamente contraria alla crescente violenza che disonora il suo nome, la sua fede e la sua nazione. Sta diventando sempre più evidente che molte famiglie nere come i Floyd preferirebbero di gran lunga una guerra culturale, basata sulla riforma morale e sul vero amore cristiano, al contrario di un conflitto ideologico, guidato da pregiudizi politici da folle cariche di odio. Per i Floyd, le vite di tutti contano e meritano le nostre più sincere preghiere.


L'agente che uccise George Floyd si rifiuta di testimoniare al processo
L'ex agente di Minneapolis Derek Chauvin si è appellato oggi in aula al quinto emendamento
15 aprile 2021

https://www.globalist.it/world/2021/04/ ... 78506.html

Speriamo che prima o poi si possa giungere alla verità e che ognuno paghi per ciò che ha fatto, ma la partenza processuale non è delle migliori.

Non parteciperà al processo contro di lui Derek Chauvin, l'ex agente della polizia di Minneapolis responsabile dell’omicidio di George Floyd.

"Invoco il quinto emendamento", ha detto in aula oggi Chauvin, riferendosi al famoso emendamento che protegge gli imputati dalla possibilità di auto incriminarsi con le proprie dichiarazioni.

Eric Nelson, l'avvocato dell'ex agente, accusato di provocato la morte di Floyd tenendo il ginocchio premuto sul collo dell'afroamericano per oltre 9 minuti, ha poi detto che la difesa ha concluso la presentazione del suo caso.



Morte di Floyd, l'agente non testimonia
15 aprile 2021

https://www.rsi.ch/news/mondo/Morte-di- ... 94299.html

Derek Chauvin, l'ex agente bianco sotto processo per aver soffocato l'afroamericano George Floyd a Minneapolis, ha deciso di non testimoniare a propria difesa, invocando il quinto emendamento. Chauvin, ricordiamo, si dichiara “non colpevole” e il suo avvocato afferma che Floyd è morto di un’overdose aggravata da problemi cardiaci sopraggiunti durante il suo arresto. Floyd era stato fermato perché sospettato di aver tentato di usare una banconota da 20 dollari falsa. Il dibattimento è giunto alla terza settimana e la giuria deciderà del destino di Chauvin la prossima settimana.


Gino Quarelo
Il poliziotto Derek Chauvin si è dichiarato non colpevole e il suo avvocato sosterrà che Floyd è morto per overdose e i pregressi degenerativi del sistema cardio polmonare.
In Minesota mi pare che la sentenza di condanna richieda l'unanimità della giuria.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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