Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

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Messaggioda Berto » lun mag 10, 2021 6:29 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » lun mag 10, 2021 6:29 am

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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » lun mag 10, 2021 6:30 am

20)
Il PC contro la polizia che in Occidente ci difende dal male dell'invasione dei clandestini, del suprematismo razzista e nazista nero, comunista e maomettano




"Uccideteli, uccideteli tutti": La guerra contro la polizia in Francia
Yves Mamou
(Yves Mamou, vive in Francia, ha lavorato per vent'anni come giornalista per Le Monde)
10 aprile 2021

https://it.gatestoneinstitute.org/17262 ... ia-francia

In Francia è in corso una guerra contro la polizia, ma non se ne parla. Nella foto: Un agente di polizia parla con una conducente d'auto durante un controllo stradale, dopo una notte di scontri a nord di Blois, in Francia, il 17 marzo 2021. (Foto di Guillaume Souvant/AFP via Getty Images)

Il 25 gennaio a Pantin, un sobborgo di Parigi, il 4 febbraio a Carcassonne, nella parte meridionale della Francia, e il 13 febbraio a Poissy, nel dipartimento degli Yvelines, gruppi organizzati di "giovani" – secondo il vocabolario dei grandi media per evitare qualsiasi designazione etnica – hanno attirato le forze di polizia nei loro quartieri per tendere loro un'imboscata. Al grido: "Uccideteli, uccideteli tutti!", le pattuglie della polizia sono state attaccate con lanci di esplosivi e dispositivi pirotecnici usati come armi di guerriglia urbana. Tutte le volte, i video degli attacchi sono stati diffusi sui social network.

Tra il 17 marzo e il 5 maggio 2020, la polizia francese ha subito 79 imboscate, secondo quanto emerge dai dati statistici del Ministero dell'Interno pubblicati da Le Figaro. Nell'ottobre 2020, Le Figaro ha calcolato dall'inizio dell'anno almeno dieci attacchi contro distretti della polizia e, secondo Le Monde, più di 85 episodi di "violenza contro pubblici ufficiali" sono stati registrati quotidianamente in tutto il Paese dalla polizia nazionale. A gennaio, i servizi statistici del ministero dell'Interno hanno registrato, sulla base delle informazioni provenienti dai rapporti della polizia, 2.288 episodi di violenza perpetrata al grido: "Uccideteli tutti!",.

In Francia è in corso una guerra contro la polizia, ma non se ne parla. Al contrario, molti membri dei media, cantati rap, attori, esperti e altri si uniscono a delinquenti e criminali per affermare che una forza di polizia intrinsecamente razzista è attiva in una guerra contro i neri e gli arabi che vivono in Francia.

Continue manifestazioni di protesta ampiamente pubblicizzate e organizzate dal clan di Assa Traoré, sono il miglior esempio di questa inversione. Dal 2016, Assa Traoré, una donna nera di origine africana, conduce una campagna contro la polizia. Ha accusato gli agenti che arrestarono suo fratello Adama di averlo ucciso. Quattro rapporti ufficiali di esperti hanno negato qualsiasi "uccisione" per mano della polizia, ma la Traoré continua la sua lotta e a produrre rapporti di esperti per "dimostrare" che suo fratello è stato assassinato. Ora è appoggiata a livello internazionale. È stata nominata "persona dell'anno" da Time Magazine e si è accaparrata un corposo articolo sul New York Times.

Assa Traoré non è l'unica leader della campagna contro la polizia francese. Nel maggio 2020, mentre la cantante francese Camélia Jordana veniva intervistata su France 2, la Traoré ha accusato la polizia di uccidere quotidianamente neri e arabi, gratuitamente, per puro divertimento. "Gli uomini e donne che vanno a lavorare ogni mattina nei sobborghi" vengono "massacrati per nessun'altra ragione che il colore della pelle", ha dichiarato la cantante.

Poi, tempestivamente, ha avuto luogo una sequenza surreale: il deputato Aurélien Taché (di La République en Marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron) ha twittato:
"Brava @Camelia_Jordana, ma il prezzo che pagherai sarà terribile (...) lo sapevi. Negheranno, poi sposteranno l'onere della prova e ancora una volta cercheranno di far sembrare le vittime colpevoli".

La rivista Les Inrockuptibles ha intervistato il regista David Dufresne come "esperto" della brutalità della polizia, visto che una volta ha diretto un documentario sul conflitto permanente tra i giovani delle banlieue e la polizia. Ovviamente, David Dufresne ha confermato le accuse mosse da Camelia Jordana, affermando che la cantante "ha dichiarato delle ovvietà".

A giugno 2020, il magazine di Sinistra L'Obs si è spinto oltre consegnando il microfono a Omar Sy, il divo francese di origini senegalesi e mauritane sbarcato a Hollywood. Dalla sua villa di Los Angeles, Sy "ha chiesto giustizia per Adama Traoré" e ha fatto un parallelo con George Floyd, invocando "una forza di polizia degna della nostra democrazia".

Il 24 giugno, Amnesty International ha pubblicato un rapporto che denunciava il razzismo della polizia durante il lockdown imposto in Europa a causa della pandemia di Covid-19. Il 19 luglio 2020, il sindaco di Sinistra di Colombes, nell'Haute-de-Seine, Patrick Chaimovitch, ha paragonato la polizia di Vichy – il regime francese che collaborò con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale – a quella odierna. Uno psicoanalista, Gérard Miller, ha invitato la gente a "riflettere sull'osservazione" di Chaimovitch, e un giornalista, Edwy Plenel, ha comparato il nuovo ministro dell'Interno Gérald Darmanin a René Bousquet, un funzionario di alto livello che organizzò l'incursione del Vel d'Hiv durante la Seconda guerra mondiale e collaborò con la Gestapo.

Il sospetto dei media sull'uso legittimo della violenza da parte della polizia è così forte che gli agenti sotto attacco non si sentono nemmeno autorizzati a usare la propria arma in dotazione. Philippe Bilger, un ex magistrato, scrive: "Di fronte a minacce, lanci vari e attacchi fisici, [la polizia] non ha praticamente alcun diritto di usare ciò che la legge l'autorizza a utilizzare", ossia la propria arma da fuoco.

Le accuse mosse dai media e dal mondo dello spettacolo – attori, cantanti e così via – contro la polizia sono alimentate anche dal mondo accademico. La polizia è accusata di aver effettuato "controlli facciali", facendo un uso razzista del controllo dei documenti. Questa idea è stata lanciata e alimentata da uno studio pubblicato nel 2009 da Fabien Jobard e René Lévy, due sociologi, i quali hanno affermato che i controlli della polizia vengono effettuati sulla base "dell'aspetto fisico" e "non su ciò che le persone fanno, ma su ciò che sono o sembrano essere". Nel 2017, Défenseur des droits, un'agenzia statale dedita alla difesa degli inermi, ha accusato pubblicamente la polizia di effettuare controlli di identità razzisti. Il 12 febbraio, Claire Hédon che dirige Défenseur des droits, ha chiesto dai microfoni della radio pubblica France Info di porre fine alle verifiche di identità in "determinati quartieri" e la creazione di "zone dove non si effettuano controlli di identità".

Le rivendicazioni di personaggi del mondo dello spettacolo, così come gli "studi" dei sociologi di Défenseur des droits, non possono essere contrastati – o corroborati – da studi sociologi che dimostrano che la criminalità è distribuita in modo diseguale tra i diversi strati etnici che compongono la società francese. La legge francese vieta la produzione di dati sulla criminalità in base alla razza o al gruppo etnico. Ciò crea una strana situazione in cui è lecito accusare la polizia di razzismo, ma è vietato e punibile per legge precisare che le persone nere o nordafricane sono sovra-rappresentate nelle carceri e nei dati sulla criminalità rispetto alla loro presenza demografica nella popolazione francese.

L'offensiva lanciata dai media e dai personaggi dello spettacolo contro la polizia è così forte che spesso i politici e i membri del governo non osano opporsi a questi "accusatori" e in modo vile si schierano a favore degli artisti contro la polizia. "Oggi, quando il colore della vostra pelle non è bianco, il rischio di essere di essere fermati dalla polizia è grosso", ha dichiarato il presidente Macron al magazine Brut, nel dicembre 2020. Con parole in codice, il presidente stava dicendo alla popolazione francese che il comportamento della polizia era razzista.

I codardi della magistratura, ovviamente, si schierano altresì con la folla chic contro la polizia. Nel 2016, la Corte di Cassazione stabilì che "un controllo di identità basato su caratteristiche fisiche associate a un'origine reale o presunta, senza alcuna preventiva giustificazione oggettiva, è discriminatorio. Si tratta di una colpa grave".

Il 27 gennaio 2021, i legali di sei importanti Ong hanno promosso un'azione collettiva contro lo Stato. Hanno inviato una notifica ufficiale al premier francese Jean Castex, al ministro dell'Interno Gérald Darmanin e a quello della Giustizia Éric Dupond-Moretti, chiedendo di porre fine ai "controlli facciali".

Lo Stato ha quattro mesi per rispondere alla notifica formale dell'Ong e presentare delle proposte. Se non risponderà in modo soddisfacente, l'azione collettiva contro lo Stato, la prima del genere in Europa, finirà in tribunale.

La polizia francese non è attaccata solo dai cittadini francesi. Anche influenti attori internazionali si sono impegnati a sfidare le risorse investigative della polizia. Il 6 ottobre 2020, la Corte di Giustizia dell'UE ha emesso la propria sentenza su tre casi (C511, C512 e C520/18) riguardanti la "conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi al traffico e dei dati relativi all'ubicazione" nel settore delle comunicazioni elettroniche. In altre parole, per proteggere la privacy dei cittadini europei, i governi nazionali non saranno autorizzati a chiedere a un operatore telefonico di conservare (per alcuni mesi) i dati dei clienti. Ad esempio, un ufficiale di polizia giudiziaria non sarà più in grado di ottenere – nel prossimo futuro – dati dettagliati sulle telefonate effettuare e ricevute da un sospetto criminale o le coordinate GPS per le telefonate ricevute ed effettuate nei due mesi precedenti.

Di conseguenza, prevenire e risolvere i crimini sarà molto più complesso e spesso impossibile. Nel 90 per cento dei casi, la polizia ha come unico indizio i numeri di telefono che figurano vicino a una scena del crimine. Tali numeri hanno aiutato la polizia a rintracciare i sospetti, come una scia di briciole.

Le forze che oggi si scagliano contro la polizia – alcuni dei media, celebrità, organizzazioni "antirazziste" e Ong, parte della magistratura francese e tribunali europei per i diritti umani, nonché il cosiddetto Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali – stanno tutte lottando per privare gli Stati europei del loro potere su un punto essenziale: la loro missione di garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Jean-Eric Schoettl, già segretario generale del Consiglio Costituzionale, ha scritto:

"Congenitamente, giudici, commissari e, in gran parte, membri del Parlamento europeo rifiutano l'Europa come potenza così come sfidano la sovranità nazionale. Questa allergia alla responsabilità sovrana è nel DNA di una Unione fondata contro l'idea stessa di potenza".

Se questo modello francese di smantellare la polizia avrà successo, la cosiddetta ideologia antirazzismo, forgiata a metà degli anni Ottanta dalla Sinistra, si dimostrerà lo strumento più efficace per distruggere gli Stati dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917. Se la polizia non può indagare o proteggere la popolazione perché gli agenti temono di essere definiti razzisti, allora la sicurezza dei cittadini è in pericolo.






La condanna di Derek Chauvin è una sentenza criminale e razzista
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2951
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3230758840


I Democratici gridano: “Lasciateli usare i coltelli”, perché le lotte con i coltelli tra adolescenti sono diritti umani
25 aprile 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... tti-umani/

L’assurdità liberal raggiunge nuove vette sulla scia della sparatoria di Ma’khia Bryant.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 22 Aprile 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

Buone notizie: dopo una ricerca decennale da parte di una commissione “blue-ribbon” di esperti di fama internazionale della McKinsey & Company e della Yale Law School, il Partito Democratico ha annunciato di aver finalmente trovato la singola politica più grottesca, più distopica, più anti-umana mai adottata da un governo occidentale. Hanno cercato a lungo per trovarla, come avrete certo notato.

In una trionfale conferenza stampa, i principali leder dei Democratici hanno svelato le loro scoperte, che ora sono un asse della piattaforma del partito: permetteranno agli adolescenti di accoltellarsi a vicenda.

Accoltellare le persone è stato a lungo un tabù in questo paese, specialmente per quelli sotto i 18 anni. Per decenni, i giovani americani hanno nascosto i loro coltelli a serramanico, i loro stiletti, le loro Ka-Bar e i loro machete. I ragazzi sono stati costretti a vivere come se affondare le lame negli sconosciuti fosse qualcosa di cui vergognarsi invece che una parte normale e sana della loro infanzia. Ora non più. Le lotte con i coltelli sono diritti umani. L’accoltellamento può finalmente uscire allo scoperto.

Per certi versi, è un ritorno al futuro. Il diritto di pugnalare è stato ripristinato nel pantheon delle libertà che i nostri antenati Maya enumerarono migliaia di anni fa nel nostro documento fondatore, la Dichiarazione della Diversità. In futuro, permettere ai ragazzi di pugnalare gli altri sarà sancito dalla legge, assieme agli altri (nuovi) diritti fondamentali dell’America: il diritto di commettere frodi elettorali, il diritto a piercing gratuiti, il diritto dei trans stranieri illegali con disturbi pituitari di diventare piloti di caccia. Questi sono gli stessi diritti su cui questa nazione è stata fondata – i diritti per cui il Partito Democratico esiste per proteggere.

Ora, non tutti hanno accolto bene questa notizia. Alcuni la chiamano una forma di sacrificio degli adolescenti. Certo che l’hanno fatto. Come Kamala Harris sottolinea spesso, i bigotti odiano il progresso. Vogliono riportare questo paese ai secoli bui, un tempo in cui i quartieri residenziali dell’America erano sicuri e la gente si piaceva. Ma non si può tornare indietro.

Martedì, qualche “Neanderthal” a Columbus, Ohio – un razzista, probabilmente – ha chiamato il 911 per lamentarsi di un tentato accoltellamento – che all’epoca, se potete crederci, era considerato una brutta cosa. Durante la chiamata, ha detto:

“Queste ragazze qui cercano di combatterci, di accoltellarci, di metterci le mani addosso, di prendere nostra nonna. Venite subito qui… Abbiamo bisogno di un agente di polizia qui ora”.

Ora, se il vostro primo pensiero dopo aver sentito “qualcuno sta cercando di accoltellarci e prendere nostra nonna. Abbiamo bisogno di un agente di polizia qui ora” è stato: “Calmati, razzista. Accoltellare la gente è una parte importante dello sviluppo dell’infanzia”, concedetevi una medaglia all’equità. Potrebbe esserci un lavoro per voi in prima serata sulla MSNBC.

Un accoltellamento? E che male c’è? Questo avrebbe dovuto essere il nostro primo pensiero. Ma poi abbiamo visto un video più chiaro di quello che è successo dopo, e ammetteremo per un momento che ci siamo chiesti se permettere ai ragazzi di uccidere la gente con i coltelli fosse davvero l’idea illuminata che ci hanno detto essere.

Probabilmente avete visto il video, quindi decidete voi. Un’adolescente chiamata Ma’Khia Bryant era a pochi secondi dall’affondare un coltello in qualcun altro quando la polizia è arrivata. Non importa per chi avete votato o quale sia la vostra visione dell’America moderna, non avete bisogno di indovinare cosa stava succedendo quando guardate il video.

Se ascoltate attentamente, potete sentire qualcuno che lo dice sul nastro: “Ti pugnalerò a morte“. Non c’è dubbio che stesse per farlo. La sua mano era in aria. Il coltello era diretto verso il basso. L’altra ragazza era ad un istante dall’essere pugnalata. Se il poliziotto voleva salvare quella ragazza, doveva sparare. E così ha fatto. Non siamo investigatori della scena del crimine, ma questa è stata la nostra conclusione dopo aver visto il video diverse volte.

Kiara Yakita del Black Liberation Movement of Central Ohio ha visto invece qualcosa di diverso e, onestamente, è possibile che abbia più esperienza con queste cose. Come ha detto al Washington Post:

“Non appena l’ufficiale è sceso dalla macchina, aveva la pistola pronta a sparare a qualcuno. Le forze dell’ordine e i funzionari della città si stanno affrettando a trovare scuse perché lei avesse un coltello. Queste scuse non sono valide per me”.

Quindi sappiate questo, America: quelle scuse non sono valide per Kiara Yakita, o per l’intero Movimento di Liberazione Nera dell’Ohio Centrale – quelle “scuse” sono una persona che accoltella a morte un’altra persona davanti alla polizia. Kiara Yakita sa esattamente come un abile dipartimento di polizia gestirebbe situazioni del genere. Non è difficile. Basta diventare Bruce Lee nel film del 1971 “The Big Boss”.

Se Bruce Lee può farlo in uno dei suoi migliori film, non c’è motivo per cui i poliziotti di Columbus, Ohio, non possano fare la stessa cosa. Sì, c’era un tentato omicidio in corso. Questo è comune nei film di kung fu. Ma questo non significa che sia necessario usare le armi da fuoco. Usare una pistola per salvare una vita non è come affermare qualcosa. Non è equità, anche se la ragazza che il poliziotto ha salvato era anche una afroamericana.

Se quel poliziotto avesse letto Ibram X. Kendi, se fosse stato addestrato ai principi dell’antirazzismo, avrebbe tirato fuori un paio di nunchaku di schiuma morbida e avrebbe disarmato l’aggressore – oppure avrebbe lasciato che l’altra ragazza venisse accoltellata.

Un giorno o l’altro, il Dipartimento di Giustizia di Merrick Garland probabilmente sputerà fuori un decreto che imporrà proprio questo, non abbiamo dubbi. Nel frattempo, la MSNBC ha sottolineato che sappiamo per certo che il poliziotto era un razzista, perché non si è nemmeno preoccupato di chiedere a Ma’Khia Bryant quale fosse la sua media di voti, o se avesse un account TikTok popolare… cioè se poteste anche solo immaginarvelo.

Jason Johnson: “Ma’Khia Bryant, una ragazza di 16 anni di Columbus, Ohio, ha chiamato la polizia per chiedere aiuto. Un agente era sulla scena. E in ventidue secondi le ha sparato a morte. Una studentessa onoraria che stava facendo video su TikTok sul trucco e i capelli. Questo non si è fermato… E ancora, 40 minuti dopo quella sentenza [Derek Chauvin], una ragazza di 16 anni può essere colpita davanti a casa sua. Quindi, No, non sono fiducioso. Perché a meno che non ci sia un cambiamento alla base, alla base, l’abolizione di questa istituzione che continua a deludere la gente nera che paga le tasse in questo paese, tutto il resto è solo un pensiero fantasioso.”

Chi è quel tizio, e che cosa sa? È Jason Johnson della MSNBC. È uno studioso accreditato. Insegna comunicazione alla Morgan State University di Baltimora. Il professor Johnson ha concluso che se i ragazzi non possono continuare ad accoltellare la gente nei vialetti, allora dovremo abolire la polizia. Qualsiasi istituzione che non permette accoltellamenti tra ragazzi non merita di esistere.

L’ACLU ha affermato questo. “Lo diremo di nuovo”, ha dichiarato l’ex organizzazione per le libertà civili su Facebook,

“un sistema che uccide impunemente i bambini non può essere riformato”.

Sapete chi ha annuito mentre lo leggeva? Bree Newsome. La Newsome non lavora all’ACLU, e non è un genio accademico come Jason Johnson. È una sostenitrice a tempo pieno del BLM – una figlia della violenza, un poeta della strada, che a un certo punto ha anche studiato cinema alla Tisch School of the Arts della NYU.

Secondo Bree Newsome, “Gli adolescenti hanno fatto risse, comprese le risse con i coltelli, per eoni“, cioè per molto tempo.

“Non abbiamo bisogno che la polizia affronti queste situazioni presentandosi sulla scena e usando un’arma contro uno degli adolescenti”.

Giusto. Solo perché qualcuno viene accoltellato non significa che tu debba fermarlo, razzista. I ragazzi accoltellano i loro amici da sempre. Fattene una ragione. Lasciate che i ragazzi siano ragazzi. Lasciate che si accoltellino a vicenda. Lasciateli accoltellare! Il tizio che dirigeva la NAACP lo ha detto mercoledì sulla CNN.

Cornell William Brooks, ex presidente e CEO della NAACP: “Non è sbagliato, anzi è giusto che la gente si chieda: è appropriato? Era la cosa giusta? Era una cosa necessaria per un agente di polizia, in pochi minuti, estrarre la sua pistola e sparare quattro proiettili nel corpo di un adolescente?… E se fosse stata vostra figlia? E se fosse stato vostro figlio, e se fosse stato un membro della vostra famiglia, il vostro vicino in una… essenzialmente in una rissa tra adolescenti, una rissa nel cortile della scuola?”

Era solo una “rissa nel cortile della scuola“, ci spiega Cornell Brooks. Vuoi dire che non sei andato in una scuola come quella, dove i ragazzi si affondavano le lame nel petto a vicenda? Allora non sai che ti sei perso.

Joy Reid, la “signora dell’antirazzismo” alla MSNBC, ha vissuto quella che sembra una vita insolitamente privilegiata. È cresciuta a Denver, figlia di un professore, poi è andata ad Harvard, dove ha studiato qualcosa chiamato arti visive. Quindi è un membro confermato del Top 1% della società. Ma anche avendo vissuto così, Joy Reid ha visto un sacco di lotte con i coltelli andando a scuola. Perché le scuole sono così.

Joy Reid: “Mi ricordo di lotte anche al liceo o anche da più giovani, dove un ragazzo portava un coltellino o qualcosa del genere a scuola e gli insegnanti erano in grado di sedarle… e non avevano pistole.”

Non avevano pistole. Sì. Avreste dovuto vedere la Brooks House ad Harvard, era piena di sangue.

Quindi, accoltellare le persone non è un grosso problema, ci dice Joy Reid. Se pensate che lo sia – se avete un problema con i ragazzi che commettono violenza nella vostra strada o nella vostra scuola – il problema non sono loro. Il problema sei tu. Sei tu il criminale. Sei un razzista.

Come ha detto il Sindaco di Columbus, un Democratico di nome Andrew Ginther, dopo la sparatoria:

“Come siamo arrivati a questo punto? Questo è un fallimento della nostra comunità. Alcuni sono colpevoli, ma tutti noi siamo responsabili“.

Ma aspettate un attimo, vi starete chiedendo. Mio figlio non ha cercato di accoltellare nessuno. In effetti, mio figlio avrebbe potuto essere accoltellato. Come posso essere responsabile di tutto questo? Pago le tasse. Cerco di essere un genitore decente. Faccio il possibile per andare alle partite, fare cene in famiglia. E ora sono “responsabile” di un tentato omicidio? Come funziona, esattamente? Perché non ce lo spiega, signor Sindaco?

Beh, funziona grazie alla magia del “razzismo sistemico“. Il razzismo sistemico è il mezzo con cui si viene incolpati di cose con cui non si ha niente a che fare.

La piccola portavoce accigliata di Joe Biden ha fatto questo punto subito dopo l’accaduto a Columbus. In risposta, ha detto che la Casa Bianca lavorerà “per affrontare di petto il razzismo sistemico e i pregiudizi impliciti“. Di chi? I vostri. Il vostro razzismo, i vostri pregiudizi. Ecco cosa ha causato tutto questo.

Proprio così, Valerie Jarrett, la portaborse di Obama, che si è presa una breve pausa dall’arricchirsi per mettere l’America al corrente di ciò che è realmente accaduto: “Esigete responsabilità“, ha scritto. “Lottate per la giustizia“.

Che usino pure i coltelli! O altrimenti…

FoxNews.com

“Tucker Carlson Tonight” è un talk show americano e programma di attualità condotto dal commentatore paleoconservatore Tucker Carlson. Lo show viene trasmesso in diretta da Washington, D.C., su Fox News Channel alle 8:00 P.M. ET nei giorni feriali. Lo show include tipicamente commenti politici, monologhi, interviste e analisi. Ha debuttato come programma nella lineup di Fox News Channel il 14 novembre del 2016. Nel luglio 2020, “Tucker Carlson Tonight” ha battuto il record di programma con il più alto indice di gradimento nella storia delle notizie via cavo degli Stati Uniti, raccogliendo un’audience media di 4,33 milioni di spettatori.

Tucker Carlson è un conduttore di Fox News. Si è unito alla rete nel 2009 come collaboratore. Sostenitore dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, si dice anche che abbia influenzato alcune decisioni politiche chiave di Trump stesso. Le sue controverse dichiarazioni su razzismo, immigrazione e femminismo hanno portato al boicottaggio degli inserzionisti contro lo show. Fiero oppositore del progressismo politico, è stato definito un “nazionalista” ed un “paleoconservatore”. È un critico dell’immigrazione. Originariamente sostenitore della politica economica libertaria, ha poi criticato l’ideologia come “controllata dalle banche” ed è diventato un “protezionista”. È anche uno scettico sugli interventi all’estero degli Stati Uniti.



"La Francia è a rischio guerra civile"
20 generali dell'esercito scrivono una drammatica lettera a Macron: "E' in corso la disintegrazione del paese. E' conquista islamista. Agite o ci sarà un'esplosione e allora dovremo intervenire noi"
Giulio Meotti
25 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/la-franci ... rra-civile

Venti generali dell’esercito francese hanno scritto una drammatica lettera aperta al presidente Emmanuel Macron e al governo per denunciare, dopo l’ennesimo attentato a Rambouillet costato la vita a una poliziotta, che la Francia rischia la guerra civile.

Signor Presidente,

Signore e signori del governo,

L'ora è seria, la Francia è in pericolo e diversi pericoli mortali la minacciano. Noi, pur in pensione, rimaniamo soldati francesi e non possiamo, nelle attuali circostanze, restare indifferenti alle sorti del nostro bel Paese.

Le nostre bandiere tricolori non sono solo un pezzo di stoffa, simboleggiano la tradizione, attraverso i secoli, di coloro che, qualunque fosse il colore della loro pelle o fede, hanno servito la Francia e dato la vita per essa. Su queste bandiere troviamo, in lettere d'oro, le parole "Onore e Patria". Tuttavia, il nostro onore oggi sta nel denunciare la disintegrazione che sta segnando la nostra patria.

Disintegrazione che, attraverso un certo antirazzismo, si manifesta con un unico scopo: creare sul nostro suolo disagio e odio tra le comunità. È la guerra razziale quella che vogliono questi odiosi e fanatici sostenitori. Disprezzano il nostro Paese, le sue tradizioni, la sua cultura, e vogliono vederlo dissolversi, portandogli via il suo passato e la sua storia.

Disintegrazione che, insieme all'islamismo e alle orde suburbane, porta alla separazione di molteplici parti della nazione per trasformarle in territori soggetti a dogmi contrari alla nostra Costituzione. Tuttavia, ogni francese, qualunque sia il suo credo, è a casa ovunque in Francia; non può e non deve esistere alcuna città o quartiere in cui non si applicano le leggi della Repubblica.

I pericoli aumentano, la violenza aumenta di giorno in giorno. Chi avrebbe previsto, dieci anni fa, che un giorno un professore sarebbe stato decapitato? Noi, servitori della Nazione, non possiamo essere spettatori passivi di fronte a tali azioni.

È imperativo che chi gestisce il nostro Paese trovi il coraggio di debellare questi pericoli. Per fare ciò, è spesso sufficiente applicare le leggi esistenti senza debolezze. Come noi, la grande maggioranza dei nostri concittadini è sopraffatta dai vostri silenzi incerti e colpevoli.

Come ha detto il cardinale Mercier, primate del Belgio: ‘Quando la prudenza è ovunque, il coraggio non è da nessuna parte’. Basta procrastinare, l'ora è seria, il lavoro è colossale.

D'altra parte, se non si interviene, il lassismo continuerà a diffondersi inesorabilmente nella società, provocando alla fine un'esplosione e l'intervento dei nostri compagni in servizio in una pericolosa missione di protezione dei nostri valori di civiltà e salvaguardia dei nostri connazionali sul territorio nazionale.

Non c'è più tempo per procrastinare, altrimenti domani la guerra civile metterà fine a questo caos crescente e le morti, di cui sarete responsabili, saranno migliaia.
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Messaggioda Berto » lun mag 10, 2021 6:30 am

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Messaggioda Berto » lun mag 10, 2021 6:30 am

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Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:34 am

21)
Altre demenzialità del PC



“Il formaggio è razzista” – L’attivista britannica di estrema sinistra Extinction Rebellion sostera il divieto di casearii nelle scuole
26 Aprile 2021

https://www.islamnograzie.com/il-formag ... le-scuole/

Alison Plaumer afferma che molte razze sono intolleranti al lattosio, motivo per cui ritiene che i latticini dovrebbero essere banditi dalle scuole del Regno Unito

Un’attivista britannica del gruppo di estrema sinistra Extinction Rebellion ha lanciato una petizione chiedendo ai funzionari del consiglio comunale locale di vietare il formaggio e altri prodotti lattiero-caseari dai menu scolastici, sostenendo che c’è un “elemento razzista” nel servire questi prodotti alimentari perché, secondo lei, una grande percentuale di minoranze è intollerante al lattosio.

“Probabilmente, c’è un elemento razzista nel servire troppo i latticini perché il 65% della popolazione mondiale è intollerante al lattosio, molti della comunità BAME (nera, asiatica e di etnia minoritaria)”, ha affermato Alison Plaumer, capo di Brighton di Extinction Rebellion, che ha lanciato la petizione che finora ha racccolto più di 240 firme. Fonte: Sussex Live.

Nonostante le affermazioni di Plaumer di iniquità e razzismo, un’opzione vegana senza latticini è attualmente disponibile tutti i giorni della settimana per i bambini registrati come vegani. Inoltre, un’opzione senza meet-free è sempre stata disponibile nelle scuole statali del Regno Unito.

“Un sacco di genitori qui intorno danno molto sostegno a questo”, ha detto Plaumer. “Cosa vogliono i bambini? Vogliono un’azione. Lo vogliono ora.

Plaumer, un ex dipendente del Partito Verde e docente di scienze sociali, chiede anche che più eventi gestiti dal consiglio siano vegani al termine della pandemia di coronavirus.

Nella petizione, Plaumer cita il professor Michael Clark dell’Università di Oxford, che ha dichiarato: “L’agricoltura animale e le industrie della pesca sono le principali cause della deforestazione delle zone morte oceaniche, dell’inquinamento idrico, della perdita di biodiversità e dell’estinzione delle specie”.

“Non solo, l’allevamento intensivo di animali rappresenta una minaccia significativa per lo sviluppo di nuove pandemie e per l’emergere di una maggiore resistenza antibatterica.”

Jeremy Vine, un’emittente e conduttrice radiofonica in Inghilterra, ha fatto esplodere Plaumer nel suo show di Canale 5, definendo la sua idea “bonkers”.

“Extinction Rebellion fa molte cose con cui le persone sono d’accordo, ma poi una o due volte fanno qualcosa di pazzesco, e questo è un esempio”, ha detto Vine.

Shay Grewal, che ospita anche una serie di spettacoli sulla rete radiofonica della BBC e sembra avere antenati asiatici, ha condiviso i sentimenti di Vine, dicendo: “Oh mio Dio, l’idea che tu possa persino implicare che le persone delle comunità di minoranze etniche non possono prendere latticini è … assurdo.

“Adoro il formaggio”, ha continuato. “Ci sono persone intolleranti al lattosio e ci sono quelle che non lo sono. Il formaggio non è razzista. Lo adoro e sono cresciuto mangiandolo, e ad essere onesti, continuerò a mangiarlo.

Plaumer non è il primo accademico di scienze sociali e ambientalista di estrema sinistra a suggerire che il consumo di carne animale dovrebbe essere drasticamente limitato o soppiantato al fine di salvare il pianeta.

Nell’autunno del 2019, durante una trasmissione sul canale televisivo svedese TV4, lo scienziato comportamentale svedese Magnus Söderlund ha suggerito che consumare esseri umani dopo la loro morte potrebbe essere un modo per ridurre il consumo di carne animale e combattere il cambiamento climatico. Söderlun notò che affinché ciò possa accadere, tuttavia, gli esseri umani avrebbero dovuto superare il diffuso tabù del cannibalismo.

Richard Dawkins, un importante biologo e autore evoluzionista britannico, ha lanciato idee simili che l’umanità potrebbe adottare per garantire che il consumo di carne animale sia frenato, sostenendo che la carne umana coltivata in laboratorio potrebbe potenzialmente essere utilizzata per aiutarci a “superare il nostro tabù contro il cannibalismo”.

L’anno scorso, i burocrati dell’Unione europea hanno introdotto una strategia diversa per limitare il consumo di carne animale: mangiare insetti. La strategia Farm to Fork (F2F) della Commissione europea afferma che gli europei devono passare a una “dieta più vegetale” in modo da creare un sistema alimentare “equo, sano e rispettoso dell’ambiente”. Per promuovere tale dieta, la strategia osserva che i ricercatori europei del settore concentreranno i loro sforzi su “aumento, disponibilità e fonte di proteine alternative come proteine vegetali, microbiche, marine e a base di insetti e sostituti della carne”.




#Somari della #GiustiziaSociale
L'Osservatore Repubblicano
26 aprile 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 7594619910

A causa del politicamente corretto, della lotta alle ingiustizie sociali i liberal al governo in Virginia, in nome dell'equità, elimineranno i corsi di matematica avanzata prima dell'11° grado (che corrisponde ai 16-17 anni, quindi al periodo dell'High School), poiché "non tutti gli studenti sono allo stesso livello".
Quindi chi è portato per la matematica dovrà aspettare di avere 16-17 anni prima di studiare quella avanzata, con il rischio di abbassare gli standard di qualità.
Al posto di favorire l'eccellenza in campo matematico, stimolando l'emergere di studenti portati per la matematica, in nome dell'equità si spinge tutti gli studenti verso un livello qualitativo basso.
Il Dipartimento dell'Educazione della Virginia (VDOE) sta cercando di eliminare i suoi programmi di matematica avanzata grado, citando "l'equità" come uno dei catalizzatori per i suoi cambiamenti al programma scolastico di matematica.
Il cambiamento è stato presentato in una riunione di lunedì 19 aprile e portato avanti da Ian Serotkin, membro del Loudoun County School Board.
"Come attualmente previsto, questa iniziativa eliminerà TUTTA la matematica avanzata prima dell'11° grado", ha scritto Serotkin martedì su Facebook. "Questa non è un'esagerazione, né sembra esserci alcuna discrezione nel modo in cui i distretti locali implementeranno tutto questo".
Allo stato attuale, Charles Pyle, un portavoce del VDOE, ha detto: "Abbiamo studenti che seguono l'Algebra I nella scuola media e poi passano attraverso la geometria, l'Algebra II e i corsi di matematica avanzata nella scuola superiore".
Il personale della "Virginia Mathematics Pathway Initiative" ha elogiato il bisogno di equità nell'educazione matematica come uno dei motivi per cui stanno avviando questi cambiamenti.
"Molti bambini possono e stanno avendo ottimi risultati nelle strutture che esistono nelle nostre scuole. Tuttavia, dobbiamo considerare i cambiamenti per sostenere il miglioramento delle opportunità di apprendimento per tutti gli studenti", ha detto Jennifer Allard, una specialista di matematica della scuola superiore presso le Fairfax County Public Schools.
"Molti dei nostri studenti non hanno accesso all'educazione alla matematica di cui avranno bisogno nella loro vita personale o professionale da adulti. La questione della disuguaglianza nell'educazione matematica rende essenziale avviare discussioni serie tra una varietà di parti interessate per raggiungere la massa critica necessaria per catalizzare il cambiamento nella matematica scolastica".
Pyle ha detto che le nuove iniziative avrebbero avuto luogo durante l'anno scolastico 2025-2026, dopo la prossima revisione degli standard di apprendimento della matematica da parte del consiglio statale dell'istruzione.
"L'iniziativa come attualmente proposta permette una accelerazione nell'apprendimento degli studenti prima dell'11° grado e per la tradizionale serie di corsi che portano al calcolo e ad altri corsi avanzati", ha detto Pyle al Washington Examiner.
"Il contenuto di Algebra I, Geometria e Algebra II non verrebbe eliminato dal VMPI. Piuttosto, il contenuto di questi corsi sarebbe mescolato in una progressione continua dell'apprendimento. Questo incoraggerebbe gli studenti a collegare i concetti matematici e a sviluppare una comprensione più profonda di ogni concetto nel suo contesto e nella sua rilevanza. E ancora, gli studenti sarebbero ancora in grado di accelerare attraverso il contenuto in base alle loro capacità e risultati".
Un genitore di Loudoun, che ha parlato a Fox News in completo anonimato, ha detto che si "preoccupa" che i cambiamenti "abbassino gli standard per tutti gli studenti in nome dell'equità".
"Questi cambiamenti avranno un profondo impatto sugli studenti che eccellono nel curriculum STEM, indebolendo la capacità del nostro paese di competere in un mercato globale per gli anni a venire", ha detto il genitore.
Serotkin ha detto che ha intenzione di richiedere maggiori informazioni sul piano e discutere la questione con i membri del consiglio e della comunità.



Virginia to drop advanced math courses before 11th grade, citing 'equity'
Mica Soellner, Breaking News Reporter |
April 23, 2021
https://www.washingtonexaminer.com/news ... ade-equity





La polizia di Chicago potrebbe presto aver bisogno del permesso del supervisore per inseguire i sospetti a piedi.
L'Osservatore Repubblicano
26 aprile 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 8531291483

"Nessuno dovrebbe morire a causa di un inseguimento a piedi", ha detto martedì il sindaco di Chicago Lori Lightfoot, Democratica, annunciando di aver preso in considerazione una nuova politica che richieda agli agenti di ottenere il permesso dei supervisori prima di inseguire un sospetto a piedi.
FOX 32 ha riferito: "Riscrivere la politica della polizia su tutti gli inseguimenti a piedi è ora diventato un argomento caldo nella City Hall. L'assessore Brian Hopkins dice che un funzionario dell'ufficio del sindaco gli ha detto che gli agenti potrebbero presto essere obbligati, prima di un inseguimento a piedi, a fare quello che ora è richiesto prima di un inseguimento con il veicolo: ottenere il permesso dai piani alti."
"Naturalmente questo solleva problemi evidenti", ha detto Hopkins. "Nel tempo che ci vorrebbe per farlo, la persona che si suppone voi stiate inseguendo si è già allontanata. A quel punto il punto sarebbe irrilevante".
L'assessore di Chicago Brian Hopkins e la sindaca Lightfoot hanno entrambi riconosciuto che un tale cambiamento di politica incentiverebbe i sospetti criminali a fuggire dalle forze dell'ordine a piedi.
L'annuncio della Lightfoot è arrivato giorni dopo il rilascio del video che cattura l'uccisione da parte della polizia del tredicenne Adam Toledo il 29 marzo. Toledo è stato colpito e ucciso da un agente di polizia di Chicago dopo un inseguimento a piedi.
Secondo il Chicago Tribune, la "Città del Vento" ha visto 177 omicidi finora nel 2021, più dei totali annuali degli otto anni precedenti.
Axios ha riferito che i tassi di omicidio "sono aumentati bruscamente" nel 2020, con le città più popolose d'America - New York, Los Angeles e Chicago - che rappresentano "una quantità sproporzionata dell'aumento".



Chicago Police May Soon Need Supervisor Permission to Chase Suspects on Foot
21 aprile 2021
https://www.breitbart.com/politics/2021 ... n=20210422



Laura Ingraham: La guerra della sinistra alla polizia rende l'America meno sicura. Perché qualcuno dovrebbe sottoscrivere oggi gli abusi che subiscono gli agenti di polizia?
L'Osservatore Repubblicano
28 aprile 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 1831074153

La conduttrice di 'The Ingraham Angle' dà la sua opinione sulla battaglia continua dei Democratici contro le forze dell'ordine.
"I media di Sinistra stanno facendo gonfiare il movimento anti-polizia a dismisura, causando un aumento esponenziale del crimine negli Stati Uniti" ha sostenuto la conduttrice di "The Ingraham Angle".
Laura Ingraham: "Perché qualcuno dovrebbe sottoscrivere oggi l'abuso che gli agenti di polizia subiscono ogni volta che devono prendere una decisione in buona fede, in una frazione di secondo, di vita o di morte? Anche gli agenti più coscienziosi, più compassionevoli e più esperti - non possono garantire che riusciranno a superare le regole dell'addestramento in continuo mutamento da parte della Sinistra, che odia i poliziotti. Quindi, per essere un agente di polizia di pattuglia oggi - sei dannato se lo fai, sei dannato se non lo fai."
"Se salvi un'adolescente afroamericana dall'essere accoltellata, un giocatore di basket miliardario ti rende un bersaglio immediato. Ma se lasci che venga accoltellata, sei accusato di aver lasciato morire una ragazza afroamericana. I media sono gli ultimi co-cospiratori in tutto questo nella continua diffamazione della polizia..."
Il ricercatore Rafael A. Mangual del Manhattan Institute nota che "è ragionevole pensare che un calo significativo delle dimensioni delle forze di polizia della nazione potrebbe contribuire a preparare il terreno per l'aumento dei crimini violenti. C'è anche ragione di credere, in parte a causa dei sentimenti anti-polizia che hanno caratterizzato le proteste della scorsa estate, che i poliziotti che ci sono rimasti siano diventati meno proattivi. Non è così complicato."


Ingraham: The Left's war on policing makes America less safe
Fox News Staff

https://www.foxnews.com/media/ingraham- ... -less-safe

The leftist media is spinning the anti-police movement out of proportion, causing crime to rise exponentially in the U.S., "The Ingraham Angle" host Laura Ingraham argued Monday.

LAURA INGRAHAM: Why would anyone sign up today for the abuse that police officers go through every time they have to make a good faith, split-second, life or death decision?... Even the most conscientious, the most compassionate and the most experienced officers – they can't guarantee that they’re going to get past the woke, cop-hating left's ever-changing training rules. So to be a police officer on patrol today -- you're kind of damned if you do, you’re damned if you don't.

If you save a black teenager from getting stabbed, and a billionaire basketball player makes you an instant target. But if you let her get stabbed, you're accused of letting a black girl die. The media are the ultimate co-conspirators in all of this in the continuing defamation of police…

Researcher Rafael A. Mangual from the Manhattan Institute notes that ‘It stands to reason that a significant decline in the sizes of the nation's police forces could have helped set the stage for the violent crime uptick. There is also reason to believe that in part, because of the anti-police sentiments that characterized last summer's protests, the cops we have left became less proactive.’ It’s not that complicated.


Alberto Pento
Così si costringono i cittadini a difendersi da soli, a organizzarsi l'esistenza in modo da ridurre i rischi, inducendoli a vivere in ghetti etnici e di classe e in case e attività più strutturate nella difesa delle persone e delle cose, a distanziarsi dalle persone potenzialmente pericolose, ad armarsi per rispondere alle aggressioni dei violenti, dei prepotenti, dei predatori e dei criminali, a dotarsi di polizie private.



Grida "Fott**i polizia" su Facebook, poi ammazza un poliziotto: arrestata attivista Black lives matter
Cristina Gauri
29 aprile 2021

https://www.ilprimatonazionale.it/ester ... er-191356/

New York, 28 apr — Un’altra bella dimostrazione della «dottrina d’amore e inclusione» propagandata dal Black lives matter e spalleggiata dai gestori delle piattaforme social viene da New York. Un’attivista afroamericana del movimento, la 32enne Jessica Beauvais, ha investito con la propria automobile un poliziotto, uccidendolo. La donna aveva appena trasmesso un livestream su Facebook in cui aveva gridato per due ore «fottiti polizia» e altre invettive nei confronti delle forze dell’ordine.

L’attivista Black lives matter uccide l’agente di polizia

Beauvais, madre di un bambino di 13 anni, ha posto fine alla vita dell’agente Anastasios Tsakos, poliziotto della stradale. Al momento dell’impatto l’uomo stava deviando il traffico dopo un incidente stradale. L’uomo, 43 anni, lascia due figli piccoli. Fonti della polizia affermano che la donna ha confessato di aver bevuto vodka, vino e fumato erba prima di mettersi al volante. Dopo lo scontro Beauvais si è allontanata dalla scena del crimine con il parabrezza «completamente in frantumi» prima di essere fermata dalla polizia.


La diretta Facebook

«Questa settimana parleremo dell’ipocrisia del processo a Derek Chauvin – o dell’ipocrisia che pervade questo fottuto sistema di giustizia», ha dichiarato Beauvais all’inizio del Live Facebook, durato quasi due ore, del suo programma radiofonico Face the Reality. Inneggiando al Black lives matter la donna sosteneva che il rischio di morire di un poliziotto è «parte del lavoro» perché è ovvio che la gente «può provare a ucciderti». La 32enne ha quindi proseguito insultando le forze dell’ordine e bevendo shottini. Infine, al termine della trasmissione, si è messa alla guida del suo veicolo.

A momento dell’arresto l’attivista Black lives matter, a cui tra l’altro era stata già tolta la patente, si è messa piangere. «Non volevo ucciderlo», ha dichiarato. Ora dovrà affrontare 13 capi di imputazione. Tra questi, omicidio colposo di secondo grado, omicidio colposo aggravato di secondo grado, omicidio colposo veicolare di secondo grado e omissione di soccorso. Rischia fino a 15 anni di carcere se condannata.


Alberto Pento
Pena di morte altro che omicidio colposo, si tratta di omicido volontario aggravato da abbietti motivi di odio razziale!




La nuova crociata del politicamente corretto: contro le "persone belle"
Gerry Freda
28 Giugno 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/nu ... 58178.html

L'ennesima crociata liberal è stata promossa dalle colonne del New York Times, con un editoriale firmato giovedì scorso da David Brooks

In America è stata appena lanciata l'ennesima crociata liberal, promossa dal New York Times, quotidiano dichiaratamente progressista; stavolta, il politicamente corretto apre il fuoco contro le "persone di bell'aspetto", colpevoli di togliere opportunità ai soggetti privi di spiccati pregi estetici. La testata citata si è scagliata contro i presunti vantaggi di cui godrebbero in vari ambiti le persone belle pubblicando on-line giovedì scorso un editoriale, intitolato Perché è ok essere meschini con i brutti? e firmato dal proprio commentatore David Brooks.

Nella sua crociata contro il "lookism", ossia la tendenza sociale a privilegiare appunto i belli a discapito di chi ha un aspetto ordinario, l'autore denuncia il primo come una nuova piaga sociale e come un'ulteriore sembianza che la mentalità discriminatoria può assumere. Egli si è quindi domandato come mai tale grave fenomeno passi quasi inosservato al giorno d'oggi e come mai i social media restino in silenzio sulla questione nonostante diversi studi, sostiene Brooks, abbiano dimostrato le seguenti umiliazioni sofferte dai brutti: i non belli hanno meno chance di trovare un lavoro, di superare un colloquio di assunzione e di essere promossi a scuola; il loro divario salariale con i belli è pari o maggiore di quello fra i bianchi e gli afroamericani; i brutti guadagnano in media 63 centesimi per ogni dollaro guadagnato dai belli, perdendo complessivamente nel corso della loro vita quasi 250.000 dollari. "Gli effetti discriminatori del lookismo", accusa Brooks, "sono pervasivi. Una persona poco attraente perde quasi un quarto di milione di dollari di guadagni nel corso della vita rispetto a una attraente". A detta di altre ricerche citate sempre dall'autore, gli individui più attraenti hanno anche maggiori probabilità di ottenere prestiti bancari e di godere, su questi, di tassi di interesse agevolati. Le persone più attraenti, in aggiunta, sarebbero automaticamente considerate più competenti e intelligenti.

I danni del "lookism" sarebbero anche di natura penale, dato che uno studio del 2004 avrebbe rivelato, dichiara l'autore, che le denunce per discriminazioni sull'aspetto sono maggiori di quelle per la razza e che i criminali non belli che commettono reati minori tendono a essere puniti più severamente dei belli implicati nei medesimi guai giudiziari.

I mali del "lookism" verrebbero taciuti dai grandi mezzi di comunicazione e dal web poiché, ipotizza il commentatore, non esiste un'associazione nazionale dei brutti che faccia campagne di sensibilizzazione o forse perché questa variante di discriminazione è "talmente innata nella natura umana" che nessuno ne percepisce la gravità. Un'ulteriore spiegazione fornita da Brooks riguardo alla natura pervasiva e radicata dell'"aspettismo" poggia sul fatto che la società contemporanea "celebra in modo ossessivo la bellezza" e ignora di conseguenza gli effetti delle discriminazioni basate sugli apprezzamenti estetici.

L'unico possibile rimedio alle molteplici discriminazioni di cui soffrirebbero da anni i brutti e per portare a termine con successo questa crociata liberal è, a detta di Brooks, "cambiare norme e pratiche", prendendo esempio da aziende famose come Victoria's Secret, che ha mandato in pensione le sue modelle mozzafiato sostitutendole con sette donne con caratteristiche estetiche le più diverse: "Se è Victoria’s Secret a rappresentare la punta avanzata della lotta contro il lookism, significa che tutti noi abbiamo parecchio lavoro ancora da fare".
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:34 am

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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:35 am

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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:36 am

22)
La manipolazione della realtà con la parola

No, non è la parola che crea il mondo ma è il mondo che viene prima a creare la parola.
La buona parola è al servizio della realtà - verità, la descrive, la racconta, la indica e promuove il sensato, il ragionevole, il bene e la vita;
la mala parola invece è al servizio della menzogna che manipola e falsifica la realtà e la verità promuovendo l'insensato, l'irragionevole, il male e la morte.



IGLESIAS, NON JULIO
Niram Ferretti
2 maggio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Ecco, prendiamo Pablo Iglesias, Segretario di Podemos, partito pro venezuelano e pro iraniano, fieramente antisionista, prendiamolo così, a caso, ma mica tanto poi. Oggi Iglesias si è convertito al femminismo.
In una intervista al "Corriere della Sera" ci dice:
«Tutti noi maschi, compreso chi ha responsabilità politiche, continuiamo ad avere molti tic, difetti che derivano dal mondo machista in cui siamo cresciuti. La classe a scuola dove dovevi dimostrarti più forte degli altri. Gli stereotipi dei maschi che seducono perché più potenti di muscoli o di soldi. Un deputato socialista mi ha criticato per aver “piagnucolato”. Che male c’è? Il disprezzo per il maschio che “piagnucola” è retaggio del patriarcato aggressivo che si traduce in modi mascolini di fare politica e avere relazioni umane. Io sono cosciente di questo. Cerco di migliorarmi».
"Retaggio del patriarcato aggressivo", nemmeno Valerie Solanas. Ma un maschio femminista, si sa, sarà più femminista di una femmina.
"Le donne non sono oggetti, neppure del desiderio maschile". Ecco, anche dal desiderio maschile vanno sottratte. Si potrà dire che il desiderio maschile della donna, è in quanto tale, già di per sè, è potenzialmente stupratore? Certamente. Perchè non inibirlo? Iglesias no, non arriva a tanto, a lui basta dire:
"Il femminismo è il presente e il futuro ed è anche più trasversale socialmente dell’operaismo e proprio per questo può realizzare grandi trasformazioni economiche. Mettere l’economia della cura al centro del dibattito, liberare energie prima nascoste. Tutti dobbiamo essere femministi».
Il femminismo sostitutivo dell'operaismo. Una nuova avanguardia. Certo Iglesias arriva un po' in ritardo rispetto al radicalismo femminista degli anni '70. Camille Paglia gli riderebbe in faccia, ma tant'è.
E ora, un appunto finale.
«La realtà» spiegava all’università Complutense di Madrid «è definita dalle parole, chi cambia le parole, cambia la realtà».
Questo frase è la sintesi perfetta dell'ideologo. Essa presume che non esista una realtà effettiva che nel suo darsi si opponga alle parole che vorrebbero trasformarla e manipolarla. La realtà è solo plastilina che le parole modificano e creano.
La pericolosità atroce di questo assunto l'abbiamo vista dispiegarsi al massimo livello nel Novecento, soprattutto con nazismo e comunismo. Il secondo, assai più longevo del primo, opera ancora nelle sue disiecta membra, di cui il femminismo al posto dell'operaismo è una manifestazione.
Iglesias è un nipotino a la page di György Lukács, apostolo del leninismo, che in "Storia e coscienza di classe" poteva affermare che quando si verifica un contrasto fra teoria e fatti, "Peggio per i fatti".

Valerie Solanas
https://it.wikipedia.org/wiki/Valerie_Solanas
«In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l'automazione globale e distruggere il sesso maschile.»

Camille Paglia
https://it.wikipedia.org/wiki/Camille_Paglia


György Lukács
https://www.treccani.it/enciclopedia/gyorgy-lukacs/


Pio e Amedeo, sketch politicamente scorretto. "La civiltà non è nelle parole ma nel cervello"
Fabrizio Boschi
3 Maggio 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1620036070

In America ci sono sette parole offensive che (per legge) in tv non si possono dire: shit, piss, fuck, cunt, cocksucker, motherfucker e tits. Censurate nel momento stesso in cui un comico le pronunciò. Era il 1972 quando George Carlin, uno dei più grandi comici americani insieme a Lenny Bruce e Richard Pryor, nel suo spettacolo Class Clown, dedicò una parte del monologo a sette parole che in televisione non si potevano dire, non per legge ma per autocensura.

Pio e Amedeo (nel tondo), nella loro ultima puntata di Felicissima sera, venerdì su Canale 5, hanno provato a fare lo stesso lanciando una provocazione: peggio le parole o le intenzioni?

Tira, tira la corda si spezza ma la cosa sorprendente è che ci siano volute ben tre puntate per scatenare una bufera politico-mediatica sui due impertinenti presentatori. «Nero torna a casa tua è meglio o peggio di Negro vengo a prenderti e andiamo a cena insieme? Non basta togliere la G al centro per lavare le coscienze dei cretini, bisogna combattere i cretini con le loro stesse armi. Vi dicono negro? Ridetegli in faccia, li disarmate», dice Amedeo.

Pio prova a fermarlo (per finta) e a dirgli che si sta addentrando in un terreno pericoloso e che certi concetti possono essere fraintesi: «Mi dissocio». Ma Amedeo continua: «Il politically correct ha rotto il cBisogna poter scherzare su tutto, anche sull'avarizia degli ebrei, per esempio. Perché ai genovesi invece si può dire?». «Un abbraccio agli amici della comunità ebraica», dice Pio.

«Non si può dire la parola ricchione - insiste Amedeo - Devi dire per forza gay. Ci stanno educando che la lingua è più importante della mente. Ma è la cattiveria e l'intenzione il problema. Se vi chiamano ricchione o frocio per ferirvi voi ridetegli in faccia. L'ignorante e lo stolto non saprà cosa fare. E basta col fatto che solo i gay sono sensibili. Hitler! Si dice che fosse gay. Secondo voi era sensibile?».

Chiude Pio: «Amedeo, non ti devi mai esporre e lo sai perché? Perché siamo in Italia. Domani qualcuno ci critica e noi siamo spariti nel vuoto. Perciò chiedi scusa».

Ma le scuse non bastano e sui social le proteste non si contano più. Persino Aurora Ramazzotti il cui padre ha cantato su quel palco scrive: «Parole che si dicono ignorando che chi fa parte delle categorie in questione ha espresso chiaramente di non volerle sentire. Perché gli fanno male. Punto».

«Show omofobo», dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti Lgbt. «Pessimo esempio di comicità», il pensiero del senatore Tommaso Cerno che annuncia un'interrogazione parlamentare.

E Michele Bravi dal palco del Concertone del Primo Maggio dice: «Le parole sono importanti tanto quanto le intenzioni, le parole scrivono la storia, anche quelle più leggere possono avere un peso da sostenere enorme». Per rimanere in tema ecco Matteo Salvini: «Se Fedez può parlare di cosa vuole, allora lo stesso devono poter fare Pio e Amedeo. La libertà esiste per tutti».

Infine, la Comunità Ebraica di Roma, la cui presidente Ruth Dureghello è irritata: «Penso che abbiano voluto affrontare temi importanti con eccessiva superficialità dicendo che basta ridere in faccia a chi ti insulta. Non basta, perché le parole sono il preludio della violenza».




https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 9824000350

Gino Quarelo
Certo e le parole
contro i bianchi e gli euro americani,
contro i cristiani, i borghesi e gli uomini di buona volontà che si guadagnano il pane con il sudore della fronte, contro gli italiani e gli europei che difendono i loro diritti umani, civili e politici,
contro gli eterosessuali che difendono la vita, i figli, la famiglia e il matrimonio,
contro gli ebrei i Israele che si difendono dalle aggressioni dei nazi maomettani impropriamente detti palestinesi sostenuti dagli antisemiti, antisionisti e antisraeliani di tutto il mondo,
contro chi dice la verità e critica chi fa del male e istiga a far del male e giustifica e copre chi fa del male,
contro chi mente e calunnia de demonizza come il PC politicamente corretto?


Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero
esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo
.
viewtopic.php?f=196&t=2942
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8357587395


Simona Solari
Gino Quarelo
Ha ragione: i famosi uomini bianchi, cristiani, americani, borghesi, eterosessuali che nel corso della storia hanno subito discriminazioni terribili.
Me ne può dire qualcuna?


Gino Quarelo
Le invasioni dei gialli dall'Asia e dei mori dall'Africa. Tra cui i turchi ottomani che hanno razziato coste e territori europei riducendo centinaia di migliaia di europei in schiavitù dopo averne sterminato altrettanti.
L'attuale discriminazione e sterminio dei bianchi dell'Africa a cominciare dal Sudafrica.
Lo sterminio dei cristiani asiatici, africani ed europei da parte dei nazi maomettani.
Lo sterminio dei bianchi ebrei da parte dei social fascisti, dei social nazisti e dei social comunisti.
Lo steminio dei cristiani armeni da parte dei turchi ottomani nazi maomettani.
Lo sterminio dei cristiani copti da parte dei nazi maomettani arabo egiziani.
Lo sterminio dei contadini ucraini da parte dei comunisti sovietici.
La calunnia comunista e cristiano comunista contro l'uomo di buona volontà borghese, capitalista e magari ebreo e banchiere che si guadagna il pane onestamente facendo impresa e creando benessere per l'intera comunità.
Le calunnie e le demenzialità del politicamente corretto contro i bianchi con tutte le sue assurdità e menzogne che istigano alla predazione, all'omicidio e allo sterminio, a cominciare dagli USA con i BLM e l'attuale politica della banda dei democratici di Biden Biden.
...

Simona Solari
Gino Quarelo
Grazie di esistere. Davvero.

Gino Quarelo
A volte si copre/nasconde la giusta accusa e la giusta critica descrivendola/attribuendole la natura di pregiudizio razzista come nel caso dell'islamofobia invenzione dei nazi maomettani e del PC, politicamente corretto, per demonizzare le più che giuste accuse e critiche al nazismo islamico che è tale e quale da Maometto in poi.
La stessa cosa accade con le accuse e le critiche al mafiosismo, al parassitismo economico e pubblico, alla corruttela e all'irresponsabilismo di molti meridionali italici;
ed anche nel caso delle accuse ai molti zingari che vivono di predazione che parte dal parassitismo economico, passando per il furto, la truffa, la rapina, il sequestro, ecc. e arriva sino all'omicidio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » dom mag 23, 2021 9:37 am

Il sociologo che piace alla destra è approdato tra le firme del quotidiano diretto da Molinari, demolendo con un solo articolo trent'anni di battaglie ingaggiate dalla sinistra
Ricolfi su Repubblica manda in tilt gli intellettuali di sinistra
Daniele Dell'Orco
1 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1635795022


Dev'essere davvero dura la vita di Maurizio Molinari, direttore di Repubblica. Dura perché storicamente la destra lo accusa di essere troppo di sinistra, e ora la sinistra ha iniziato ad accusarlo di essere troppo di destra.

Il misfatto è accaduto con l'approdo del sociologo Luca Ricolfi tra le firme del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, con un long-form tra l'altro dedicato al "politicamente corretto" e alle sue derive. Il contrappasso è notevole, perché in effetti Repubblica ha ingaggiato qualcuno che su Repubblica ha il coraggio di spiegare il caos comunicativo, narrativo e intellettuale prodotto da una convenzione sociale che media come Repubblica hanno contribuito a consolidare.

Nel suo excursus temporale che parte da fine anni '70 negli Stati Uniti, Ricolfi spiega bene come il politicamente corretto si sia trasformato in qualcosa di assai pericoloso per la convivenza democratica, con la sua neolingua, con i suoi modi censori, con quel gigantesco tribunale popolare chiamato a giudicare la storia che è il mantra della "cancel culture".

Ricolfi, insomma, ha spiegato a Repubblica quanto abbiano lavorato male da trent'anni a questa parte. E la cosa non è piaciuta per niente a chi invece di politicamente corretto ci vive, e bene. Gad Lerner, il comunista col Rolex, ha twittato: "Complimenti a Luca Ricolfi. Il suo odierno approdo a Repubblica, il giornale della sinistra 'antipatica' contro cui ha condotto una coerente battaglia culturale, è a suo modo una vittoria. Può compiacersi di avere espugnato la roccaforte nemica. Metamorfosi di un giornale..."

Perché per Lerner, abituato a dover fare lui da maestrino e a dover spiegare lui alla destra come dover fare la destra, non può che essere un giorno triste. Lui, abituato a ragionare ancora come ai tempi di Lotta Continua, non può certo gioire del fatto che un quotidiano progressista possa ospitare (anche) delle firme di buon senso anziché passare ogni giorno a blaterare di "pericolo fascismo".

E lo stesso dicasi per l'intellettuale militante, Christian Raimo, uno che vive di steccati ideologici e che senza quelli non sarebbe in grado nemmeno di ritrovare la via di casa propria. C'è anche Raimo, infatti, nella prima fila degli "indignados", come dimostra il suo retweet al compagno Lerner accompagnato dalla didascalia: "Repubblica diventa sempre di più un giornale minoritario di destra".

Certo, perché per la sinistra il problema è sempre lo stesso: predicare bene e razzolare male. Cianciano di pluralismo, libertà di pensiero, confronto e dibattito ma poi quando arriva davvero, la scure del pluralismo, sono i primi a rimpiangere i bei vecchi tempi in cui si poteva essere antagonisti e fieri di esserlo.



Politicamente corretto, le cinque varianti delle parole
Luca Ricolfi
31 ottobre 2021

https://www.repubblica.it/cultura/2021/ ... 324526175/

Quando, esattamente, sia nato il “politicamente corretto” nessuno lo sa. Sul dove, invece, siamo abbastanza sicuri della risposta: negli Stati Uniti. La sinistra americana, un tempo concentrata – come la nostra – sulla questione sociale, ossia sulle condizioni di lavoro e di vita dei ceti subalterni, a un certo punto, collocato tra le fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, ha cominciato a occuparsi sempre più di altre faccende, come i diritti civili, la tutela delle minoranze, l’uso appropriato del linguaggio. Lo specifico del politicamente corretto delle origini era proprio questo: riformare il linguaggio.

Questa posizione, profondamente idealistica e anti-marxista, condusse, nel giro di un decennio, a conferire una centralità assoluta ai problemi del linguaggio, e a creare un fossato fra la sensibilità dei ceti istruiti, urbanizzati, e tendenzialmente benestanti, e la massa dei comuni cittadini, impegnati con problemi più terra terra, tipo trovare un lavoro e sbarcare il lunario. Fu così che venne bandita la parola “negro” (sostituita con nero), e per decine di altre parole relativamente innocenti (come spazzino, bidello, handicappato, donna di servizio), vennero creati doppioni più o meno ridicoli, ipocriti o semplicemente astrusi: operatore ecologico, collaboratore scolastico, diversamente abile, collaboratrice familiare.

In Italia, che io ricordi, solo Natalia Ginzburg ebbe il coraggio e la lucidità di notare, fin dai primi anni ’80, l’ipocrisia e la natura anti-popolare di questa svolta linguistica, che non solo preferiva cambiare il linguaggio piuttosto che la realtà, ma creava una frattura fra linguaggio pubblico e linguaggio privato, fra l’élite dei virtuosi utenti della neo-lingua e i barbari che continuavano a chiamare le cose come si era fatto per secoli e secoli senza che nessuno si offendesse.

Ebbene, questa storia a noi può sembrare ancora attuale, ma è una storia del secolo scorso. Chi crede che, oggi, il politicamente corretto sia usare una parola giusta al posto di una sbagliata si è perso la parte più interessante del film. Un film che in Italia è ancora alle prime battute, ma in America è andato molto avanti, in un tripudio di scene estreme e di effetti speciali.

Oggi il politicamente corretto si è trasformato in qualcosa di radicalmente diverso, e assai più pericoloso per la convivenza democratica. Il politicamente corretto di oggi sta al politicamente corretto delle origini come le varianti più recenti del virus stanno al virus originario (quello di Wuhan). Per capire perché dobbiamo individuare le mutazioni che, nel giro di un ventennio, lo hanno completamente trasformato.

La prima mutazione (da cui la variante alpha) è intervenuta all’inizio del XXI secolo, con Internet e la creazione del nuovo spazio pubblico dei social. Fino a ieri, per risentirti se uno ti chiama spazzino dovevi incontrare una persona in carne e ossa, e accorgerti della sua eventuale intenzione di offenderti. Oggi, se navighi su Internet o stai sui social, hai mille occasioni quotidiane per offendere e sentirti offeso. L’arena dei social, dove imperversano volgarità e offese alla grammatica, è un perfetto brodo di coltura delle suscettibilità individuali. Lo ha descritto benissimo Guia Soncini nel suo ultimo libro (L’era della suscettibilità, Marsilio). La variante alpha è la più trasmissibile.

La seconda mutazione (da cui la variante beta) è l’espansione della dottrina del “misgendering” in tutti gli ambiti. Che cos’è il misgendering? È chiamare qualcuno con un genere che non gli va, ad esempio maschile se è o si sente una donna (o viceversa); o plurale maschile (cari colleghi) se ci si riferisce a un collettivo misto. Secondo le versioni più demenziali della correttezza politica in materia di generi, assai diffuse nelle università americane, i professori dovrebbero chiedere ad ogni singolo allievo come preferisce essere indicato: he, she, zee, they, eccetera. Gli epigoni meno dotati di senso del ridicolo, da qualche tempo attivi anche in Italia, aggiungono regole di comunicazione scritta tipo usare come carattere finale l’asterisco * (cari collegh*), la vocale u (gentilu ascoltatoru), o la cosiddetta schwa (?) (benvenut? in Italia) per essere più “inclusivi”, ovvero non escludere o offendere nessuno.
La nascita di codici di scrittura “corretti” procede, anche in Italia, in modo del tutto anarchico, in una Babele di autoproclamati legislatori del linguaggio, che si arrogano il diritto di dirci come dovremmo cambiare il nostro modo di esprimerci, non solo riguardo ai generi ma su qualsiasi cosa che possa offendere o turbare. Università, istituzioni culturali, aziende, compagnie aeree, associazioni LGBT, spesso in disaccordo fra loro, fanno a gara e sfornare codici di parola cui tutti – se non vogliamo essere accusati di sessismo-razzismo-discriminazione – saremmo tenuti a adeguarci.

Fra i più deliranti di tali codici quelli emersi recentemente nell’industria delle comunicazioni audio e in ambito informatico. D’ora in poi un operaio, se non vuole essere accusato di sessimo, non potrà più parlare di jack maschio e jack femmina, e dovrà sostituire questi termini con spina e presa. Quanto agli informatici, guai parlare di architettura master-slave, che evocherebbe il dramma della schiavitù. E guai pure a parlare di quantum supremacy (supremazia dei calcolatori quantistici su quelli tradizionali): la parola supremacy è proibita, perché rischia di evocare il suprematismo bianco.

La terza mutazione (da cui la variante gamma) è la cosiddetta cancel culture, secondo cui tutta l’arte e la letteratura, compresa quella del passato, andrebbe giudicata con i nostri attuali parametri etici, e censurata o distrutta ogniqualvolta vi si trovano espressioni, immagini, o segni potenzialmente capaci di turbare la sensibilità di qualcuno. Le case editrici si dottano di sensitivity readers, che passano al setaccio i manoscritti non per valutare il loro valore artistico, ma per vedere se contengono anche la minima traccia di idee che potrebbero urtare qualcuno. Le statue dei grandi personaggi del passato vengono distrutte o imbrattate. I dipinti di Paul Gaugin vengono censurati perché il pittore aveva sposato una minorenne. Il finale della Carmen di Bizet viene capovolto, perché nel finale la protagonista viene uccisa da don Josè, e noi non ce la sentiamo di mettere in scena un femminicidio (ma un omicidio messo in atto da una donna sì).

La quarta mutazione (da cui la variante delta) è la discriminazione nei confronti dei non allineati. Professori, scrittori, attori, dipendenti di aziende, comuni cittadini perdono il lavoro, o vengono sospesi, o vengono sanzionati, non perché abbiano commesso scorrettezze nell’esercizio della loro professione, ma perché in altri contesti, o in passato, hanno espresso idee non conformi al pensiero dell’élite dominante. Non solo: nella politica delle assunzioni, in particolare nelle facoltà umanistiche, vengono esclusi gli studiosi non allineati all’ortodossia politica dominante.

La quinta mutazione (da cui la variante epsilon) è forse la più preoccupante. È la cosiddetta identity politics. Un complesso di teorie, filosofie, rivendicazioni, secondo cui quel che conta veramente non è che persona sei ma a quale minoranza oppressa appartieni. Da qui derivano le idee più strampalate, ad esempio che per tradurre un romanzo di una autrice nera tu debba essere nera (è successo). Che per parlare di donne tu debba essere donna; per parlare di omosessualità essere omosessuale; per parlare dell’Islam essere islamico; per parlare dell’Africa essere africano. Se osi parlare di qualcosa senza essere la cosa stessa sei accusato di «appropriazione culturale».

Ma da qui deriva, soprattutto, l’idea che nell’accesso a determinate posizioni non contino il talento, la preparazione, la competenza, le abilità, l’esperienza, ma che cosa hanno fatto i tuoi antenati. Se sono maschi bianchi eterosessuali devi lasciare il passo a chi ha antenati più in linea con l’ideologia dominante. Perché i discendenti delle minoranze doc hanno diritto a un risarcimento, e i discendenti dell’uomo bianco (anche se non hanno alcuna colpa) devono pagare per le colpe, vere o presunte, dei loro progenitori colonialisti, oppressori, schiavisti, in ogni caso privilegiati.

All’ideale dell’eguaglianza, generosamente perseguito da Martin Luther King, che pensava che tutte le differenze di razza, etnia, genere dovessero diventare irrilevanti, perché a contare dovevano essere solo le altre differenze (quelle che fanno di ogni individuo quel che è, con i suoi pregi e i suoi difetti), subentra l’idea opposta che solo le differenze di razza, etnia, genere contino. Lo scopo delle grandi istituzioni educative, a partire dalle università, non è più promuovere la conoscenza e ricercare la verità, ma combattere le ingiustizie sociali, riequilibrando le diseguaglianze con azioni positive, che privilegiano determinate minoranze e penalizzano maggioranza e minoranze non protette, prescindendo dai meriti e dalle capacità di ogni individuo.

Così la parabola della cultura liberal si compie. L’ideale di Martin Luther King e di tanti leader illuminati del passato (compreso Barack Obama), sconfiggere le discriminazioni con l’eguaglianza, si capovolge nel suo contrario: instaurare l’eguaglianza attraverso le discriminazioni.



Non vi è nulla di razzista nelle razze animali
viewtopic.php?f=196&t=2966

Non vi è nulla di razzista nelle razze animali, si tratta solo della naturale varietà e diversità di tutti gli esseri viventi (e delle loro comunità) e di tutte le cose, tra cui anche l'uomo che è una specie animale.
Le razze sono un bene e non un male.

https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2923470733

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Dialogo tra il Signor A e il Signor B, da due mondi paralleli
Atlantico Quotidiano
Roberto Ezio Pozzo
24 Lug 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... paralleli/

Supponiamo che due individui vivano in mondi paralleli. I nostri due si chiamano, rispettivamente, A e B. Vediamo come vivono i due.

A può tranquillamente avere le proprie idee politiche e manifestarle liberamente senza finire in liste di proscrizione, senza dover vivere sotto scorta, senza doversene giustificare. Il solo limite è quello fissato dalle leggi penali.

B è costretto a schierarsi ed obbligato a dichiarare da che parte stia, viene accusato d’inciviltà e d’ignoranza animalesca qualora non la pensi come chi sta al governo, rischia di essere penalmente perseguito a causa del suo pensiero.

A può contare su una maggioranza di persone solidali, civili, pronte a dargli una mano disinteressatamente, di occuparsi prevalentemente degli affari suoi, del suo lavoro, della sua famiglia, nessuno lo obbliga a salvare il mondo.

B vive circondato da persone sospettose, pronte a denunciarlo e a emarginarlo, deve prima pensare a salvare il Pianeta da sempre nuove minacce, la difesa delle sue cose e dei suoi famigliari non è riconosciuta affatto, bene se lavora, ma se non lavora meglio ancora. Ci pensa lo Stato immettendolo in una categoria sorvegliata e dotata di tessera di riconoscimento da esibire nei negozi.

A si veste come vuole, possiede l’auto che vuole, ascolta la musica che vuole, può scegliere tra un’infinità di spettacoli di ogni tipo, non ha la benché minima idea delle opinioni politiche dei suoi attori e cantanti preferiti, i quali hanno avuto successo per capacità artistitica.

B deve vestirsi come va di moda, sennò viene puntualmente trattato da sfigato, ascolta la musica di regime, sempre la stessa che gli viene propinata. Stessa cosa per cinema, teatro e televisione: tutti propongono la stessa zuppa e tutti gli artisti devono dichiarare come votano. Attenzione ad andare al concerto del cantante sbagliato: addirittura si rischia.

A vota come vuole, non è tenuto a dire come ha votato, se intende appoggiare un partito ne acquista la tessera e lo stesso per il sindacato. Può scegliere di sostenere il partito che vuole tra un’offerta assai vasta e variegata nelle minime sfumature e, almeno per qualche anno, può stare ragionevolmente certo che tali idee rimarranno coerenti con i principi fondamentali di quel partito. Esiste una destra, un centro, una sinistra. Ogni tanto, un politico di ritira, si mette ad occuparsi d’altro ed esce dalla scena.

B vota come può, deve dichiararlo ad ogni piè sospinto, non ha un sindacato che rappresenti i suoi interessi perché da decenni i sindacati non servono più a nulla. Non sa cosa e chi votare e, soprattutto, aveva magari votato un partito di opposizione e lo trova al governo assieme a quelli che stanno ai suoi antipodi. Ogni mese ri-spunta un politico ritiratosi (a parole) anni prima, destra, centro e sinistra non esistono più, con buona pace di tutti e nessuno sdegno degli elettori per chi passa da un emiciclo all’altro del Parlamento: non è vergogna ma bensì un merito.

A se ha un problema legale, va dall’avvocato, se il problema è di salute, dal medico, se è morale va dal prete. In linea di massima ciascuno parla delle cose che conosce, che ha studiato, che costituiscono l’oggetto del suo lavoro. Difficilmente capita che il medico si metta a fare l’economista oppure che l’avvocato dia pareri medici. Si fa carriera, almeno formalmente ed ufficialmente, per merito; esistono donne in gambissima che rivestono ruoli d’alto rango ma anche donne palesemente incapaci, e lo stesso vale per gli uomini. Le uniche assunzioni obbligatorie si riferiscono agli invalidi.

B è costretto a subire la lezioncina di diritto dal farmacista, quella di economia dal geometra di Cuneo, le fini dissertazioni sul diritto costituzionale dal chi ha la laurea breve e la lingua lunga. Le donne sono per definizione tutte bravissime e perciò vengono imposte nelle assunzioni con criterio tabellare, perché essere capaci ed intelligenti, evidentemente, non basta. Degli invalidi non importa più un accidente a nessuno perché sono tutti troppo occupati a proteggere sempre nuove categorie di “soggetti deboli” e poi, da quando è obbligatorio chiamare i disabili “diversamente abili”, di quale aiuto possono aver mai bisogno se abili lo sono? Appartenere, invece, ad una delle nuove categorie protette rappresenta un privilegio assoluto, e se è uno schiaffo all’art. 3 della Costituzione pazienza.

Per avere successo nella vita bisogna mettere in piazza le proprie preferenze sessuali, con un occhio di riguardo per chi lo faccia con un mai richiesto outing. Meglio ancora se si dichiarano non meglio identificate brutte vicende domestiche delle quali si sia stati vittime in verde età. Vige la parità di genere ma se si appartiene ad un genere troppo banale e scontato non va nemmeno tanto bene. Ci vuole fantasia.

A ha la scuola dell’obbligo garantita, se vuole andare avanti lo fa di sua scelta, la laurea è il massimo grado d’istruzione e sono in minoranza coloro che ce la fanno fino alla fine del percorso di studi. In linea di massima, i bambini delle elementari hanno la schiena intatta e a nessun insegnante verrebbe in mente di caricare fino a 20 kg di libri sulle loro povere schiene. Gli insegnanti, dalle maestre ai professori universitari, sono perlopiù all’altezza del loro compito, a loro non si dà del “tu” e a scuola ci si va vestiti decentemente, per imparare vere materie di studio più che a fare politica, teatro e musica moderna (meglio se etnica, quella coi tamburoni). Non è la scuola ad adeguarsi agli studenti, ma vale il principio opposto. A scuola si studia.

B avrebbe la scuola dell’obbligo garantita ma i costi di moltissimi libri, oltre ai c.d. materiali didattici (non sempre indispensabili) tracciano un bel solco tra abbienti e meno abbienti. A scuola e all’Ateneo ci si va vestiti come in spiaggia o in discoteca, ma rigorosamente con le scarpe di plastica, che fanno benissimo. Vengono inaugurate ogni anno decine di nuove facoltà, alcune delle quali tanto inutili e bislacche che nemmeno si capisce dal nome di cosa si tratti. La promozione è la condizione di default e per essere bocciati bisogna, come minimo, aver preso a randellate un professore che abbia riportato lesioni con prognosi superiore ai 20 giorni s.c. Comunque, può contare su banchi a rotelle, borraccette in alluminio ed altri gadget di gran moda. Tutta la scuola, dall’asilo all’università si adegua agli studenti e cerca di non scontentarli mai, anche perché il pletorico corpo insegnante cosa farebbe? Una laurea non la si nega proprio a nessuno. In sostanza, una laurea non serve più ad un accidente perche tutti ce l’hanno ma, avendo abolito anche il prefisso “dott.”, chi se ne accorge? Viva l’uguaglianza!

Ebbene, il Signor A ha vissuto in Italia fino, all’incirca, all’anno 1990, mentre il Signor B vive nell’Italia di oggi.



UN PUNTO DI VISTA FANTASMA, MA SOLTANTO IN PUBBLICO
di Ernesto Galli della Loggia, Corriere delle Sera
Niram Ferretti
6 novembre 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Essere culturalmente e ideologicamente, non politicamente, conservatori in Italia è facile. Anche perché fondamentalmente conservatore, come si sa, è il nostro Paese. Ma è facile esserlo in privato. Non è facile per nulla, invece, avere una voce di tipo conservatore nel dibattito pubblico. Esprimere un punto di vista diverso, magari critico o addirittura contrapposto rispetto alla cultura progressista, ma con la speranza che tale punto di vista non venga bollato all’istante come inconcepibile, retrogrado, privo di qualunque ragionevolezza, magari espressione di una cieca disumanità. Ma al contrario entri, come dicevo sopra, nell’arena pubblica, nel circuito dei media che contano. L’ennesima riprova si è avuta dalle reazioni al voto contrario del Senato sul disegno di legge Zan. «Vergognatevi» ha titolato l’indomani un quotidiano a tutta pagina, rivolgendosi evidentemente agli oppositori della legge ed esprimendo in una sola parola il sentimento largamente prevalente in tutto il sistema dei media più accreditati. Ma vergognarsi di cosa? No di certo del fatto che la bocciatura fosse avvenuta con il voto segreto, immagino, dal momento che , guarda caso, proprio con un eguale voto segreto — deciso allora dal presidente Fico e nell’assenza di qualunque protesta — la legge passò un anno fa alla Camera, un particolare tuttavia pudicamente sottaciuto dal fronte degli odierni scandalizzati. I quali invece si servono oggi dell’uso da parte dei loro avversari del voto segreto per dipingerli come una subdola congrega di congiurati usi a colpire nell’ombra. Inoltre, visto che come i fatti hanno mostrato la maggioranza del Senato era contraria alla legge, mi chiedo: i sostenitori della legge Zan pensano forse che invece sarebbe stato meglio, più conforme alle regole della libera rappresentanza, che il voto palese avesse obbligato gli avversari della legge a votare contro il proprio convincimento? È questo che bisogna intendere per democrazia parlamentare?
Di che cosa, allora, avrebbero dovuto vergognarsi gli oppositori della legge? Suppongo di non voler proteggere chi è vittima di disprezzo o di aggressione a causa del proprio orientamento sessuale, e perciò di essere più o meno larvatamente a favore della discriminazione e della violenza contro omosessuali, trans ecc. E sicuramente è questa oggi la convinzione della stragrande maggioranza dell’opinione pubblica progressista. La quale però, mi pare che non abbia avuto modo di riflettere a sufficienza su due punti importanti della legge Zan. Sull’articolo 4 — che nelle materie di sesso stabiliva essere assicurata a chiunque la «libera espressione di convincimenti ed opinioni purché non idonee a determinare il concreto pericolo di atti discriminatori e violenti» — e sull’articolo 7 che stabiliva una giornata nazionale, da celebrare nelle scuole, contro l’omofobia, la transfobia, ecc. al fine tra l’altro di «contrastare i pregiudizi motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere».
Bene. Ma chi decide quale convincimento o opinione è o non è «idoneo» a determinare un «pericolo concreto» di violenza legato all’orientamento sessuale? E chi decide nella medesima materia la differenza tra un giudizio (consentito) e un «pregiudizio» (viceversa sanzionato)? È ammissibile allora, mi chiedo, trattandosi di un bene tra quelli supremi garantiti dalla Costituzione come la libertà di pensiero, una tale vaghezza? Un tale indeterminato ricorso all’opinione di questo o quel tribunale? Personalmente sono sicuro che in grande maggioranza anche l’opinione progressista del Paese una simile domanda non avrebbe mancata di porsela. Ovviamente a una condizione: se essa fosse stata adeguatamente informata circa la legge di cui stiamo parlando.
Qui si tocca il punto nevralgico di cui dicevo all’inizio. Il fatto cioè che nel nostro Paese in specie dopo la scomparsa politica dei cattolici e l’avvento di una società massicciamente secolarizzata è diventata estremamente difficile l’espressione pubblica di un punto di vista che non accetti a occhi chiusi il punto di vista della cultura progressista. Riemerge con forza l’antica mancanza di educazione democratica del Paese sicché qualsivoglia opinione dissenziente tende a essere immediatamente classificata come puramente reazionaria e a essere quindi messa al bando. È in questo clima che una voce di orientamento conservatore opposta al dominio del politicamente corretto diviene pressoché impossibile. O per essere più precisi, un tale punto di vista può benissimo essere manifestato ma è quanto mai improbabile che esso venga preso realmente in considerazione dalla discussione pubblica ufficiale e trattato come un normale elemento del dibattito culturale alla pari con quelli di segno contrario.
Nell’arena pubblica specie radiotelevisiva capita quasi sempre, infatti, che il punto di vista culturalmente conservatore sia implicitamente spogliato di qualunque contenuto e dignità ideali, e quindi preliminarmente stigmatizzato come indegno di vera considerazione. Al massimo trattato soltanto come frutto di una posizione puramente politica, ridotto in sostanza a un’espressione di partito. Esso viene sottoposto cioè a un meccanismo di depotenziamento e soprattutto di declassamento. Viceversa il punto di vista ispirato ai canoni del politicamente corretto progressista viene sempre presentato come un punto di vista che ha sì conseguenze di tipo politico, ma che soprattutto è suffragato dalla più accreditata modernità culturale. Cioè dal bene per antonomasia. Negli studi televisivi che fanno opinione la modernità diviene un feticcio solo da adorare; quanto poi pensa o decide l’Europa assurge a compimento del progresso e delle sue prescrizioni politiche o morali. Tanto è vero che nel dibattito televisivo di prammatica a illustrare queste ultime sarà di regola chiamato il noto scrittore X o il brillante filosofo Y, a obiettare ad esse, invece, un qualche maldestro parlamentare della Lega o di Fdi , al massimo il giornalista di qualche foglio di destra.
I temi etici o attinenti i costumi sessuali costituiscono l’ambito elettivo di questa finta discussione alla pari di cui si compiace 24 ore su 24 praticamente l’intero sistema dei media del Paese o perlomeno quelle sue parti che contano. Realizzando così la virtuale esclusione dal dibattito pubblico di un gran numero di cittadini. Ma nelle società attuali essere esclusi dal dibattito pubblico significa di fatto essere esclusi dalla democrazia, dal suo cuore pulsante di ogni giorno, significa non essere riconosciuti, vedersi negata una rappresentanza essenziale, forse più essenziale di quella elettorale. Significa essere dichiarati cittadini di serie B e quindi spinti a rinunciare a partecipare alla vita pubblica o ad abbracciare posizioni di rottura. Significa la trasformazione del regime democratico in un’insopportabile oligarchia di depositari della virtù civica e della presunta verità dei tempi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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