Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 8:56 pm

La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120

La violenza della menzogna del PC precede e anticipa la violenza fisica del suo totalitarismo sociale e politico istituzionale, poliziesco, giuridico e militare.


AlbertoPento
Non è certo l'intellettualume che fa la Cultura.
L'intellettualume fa solo pesudo cultura e bassa cultura.
La vera, alta ma semplice e buona cultura è sensata e universale, riflette e svela la vita, aiuta a distinguere il vero dal falso, il buono dal cattivo, il giusto dall'ingiusto, il bene dal male, rispetta i diritti umani, civili e politici delle persone, dei popoli e dei paesi, rispetta la libertà e la proprietà, produce conoscenza e scienza, tecnologia e saper fare, comprensione e rispetto umano, buona politica e nessun dogma ideologico e religioso, il resto è solo menzogna, illusione, inganno, truffa, prepotenza, conflitto e violenza.
L'intellettualume produce il PC (Politicamente Corretto) che è appunto menzogna, illusione, inganno, truffa, prepotenza, conflitto e violenza.




SEMPRE LA STESSA MINESTRA IN TUTTE LE SALSE

di Marcello Veneziani
29 novembre 2021

Vai al cinema e trovi la solita storia a sfondo lesbico, con un richiamo storico al Male Assoluto e un’occhiatina complice ai migranti, meglio se neri, più una tiratina di erbe ecocompatibili. Peggio ti senti se vai a teatro, dove adattano a quel presente corretto e a quel presepe ogm anche autori antichi, drammi e opere del passato, travestiti e parlanti con le solite menate di oggi. Poi ascolti la musica somministrata dai media e vedi e senti gruppi di musicanti ossessivi, di quelli che rompono i timpani e non solo, coi loro rumori e le loro grida bestiali di dannati in preda ad allucinazioni, osannati ogni giorno dai media, che lanciano il solito messaggio sui diritti gay e dintorni. Che grandi, si preoccupano dell’Umanità e dei Diritti… Vai in libreria e trovi un nugolo di libri dei più vari autori che dicono tutti la stessa cosa: basta con le identità, accogliamo il diverso, ripudiamo tutto quel che sa di tradizioni, radici, civiltà, famiglie, salviamo il pianeta in pericolo, attenti al nazi che rialza la testa, apriamoci al mondo entrando però tutti dalla stessa parte, percorrendo tutti lo stesso cammino di progresso ed emancipazione. Ridicolo questo elogio del diverso nella ripetizione dell’Uguale. Ti rifugi in chiesa e senti il Principale ripetere le password dell’epoca: accoglienza, poi la solita invettiva contro i muri e i confini, lo stesso pacchetto di precetti e condanne. La Chiesa smette di essere la Casa del Signore e diventa un gommone per trasportare migranti nell’odiato occidente.
Torni a casa nauseato e in tv il tg di Stato è il riassunto in cronaca e pedagogia di massa di quel rosario anzidetto, sbriciolato in una marea di episodi e servizi, intervistine da passeggio, anniversari e predicozzi per ammaestrarci. Non sono organi d’informazione ma fogli d’istruzione per conformarsi alle regole impartite. I talk show sono poi la messa cantata di quei pregiudizi e ogni sera si chiamano quattro esorcisti (tre più il conduttore) contro un diavolo per affermare la santa fede. Gli influencer sui social e nei video, ripassati a uncinetto coi loro tatuaggi e ridotti a tappezzeria vivente, veicolano il Non-Pensiero Unico e Conforme e fingono di farlo da spregiudicati anticonformisti, ribelli che sfidano il potere e rischiano grosso: ma la loro predica è del tutto conforme a quel minestrone, è solo un Marchettone alla medesima ideologia al potere, con ricco rimborso a piè di lista. La Monoidea coi suoi corollari passa col conforto della fede e il beneplacito delle istituzioni nei sermoni dei Massimi Rappresentanti interni e internazionali del Mondo Migliore.
Per una volta, anziché reagire, inveire o salvaguardare la tua incolumità mentale sottraendoti al tam tam, ti metti nei panni di costoro – il regista, l’attore, il cantante o il suo gruppo, l’intellettuale, lo scrittore, lo storico, la ballerina, il papa, il Presidente (uno a caso), il giornalista, il conduttore, l’influencer – e chiedi: ma non provate un po’ di vergogna e noia col vostro copia e incolla permanente? Non vi sentite un po’ macchiette e macchinette, pappagalli del mainstream, soldatini di piombo e pupazzi allineati come al calcio-balilla, ripetitori automatici dell’Unica Opinione Ammessa e Protetta? Non vi crea nessun disagio ripetere in massa sempre la stessa cosa, dire sempre le stesse otto tesi d’obbligo, fino all’ennesima dose, e fingere che siano pensate, sofferte e originali mentre sono prefabbricate, anzi premasticate e predigerite? Non vi sentite un po’ miserabili, con le vostre banalità seriali, non vi sentite delle nullità con un cervello-adesivo che non pensa ma si appiccica alle pareti del Palazzo e si uniforma al mainstream? Dov’è la vostra intelligenza, la vostra libertà, la vostra dignità, il vostro coraggio civile, nel ripetere sempre in coro quel rosario di precetti partoriti dallo Spirito del Tempo?
Agli altri invece cresce sempre di più la tentazione opposta: ma a che serve leggere, vedere un film, un’opera teatrale, ascoltare un gruppo musicale, seguire i tg, la tv e i media in generale, ascoltare un’opinione, sentire cosa dicono i Massimi Capi e Presidenti, se ci devono dire tutti le stesse cose del giorno prima, dell’anno prima; le medesime cose che ci ripetono a ogni grado e livello, con sfumature leggermente diverse, magari derivate dal timbro di voce e dall’inflessione? È un’istigazione a farsi selvatici, a ignorare tutto e tutti, a non vedere, non leggere, non sentire quello che si ricava da questo Rimbombo Infinito. Certo, con qualche fatica, cognizione e intelligenza, si può trovare anche qualcosa di diverso; basta cercare. Però gli ipermercati dell’Ovvio offrono con enorme visibilità quei prodotti uniformi con l’istigazione a conformarsi a loro. Non li ho citati per nome perché hanno smesso di essere persone e di esprimere messaggi personali; sono prototipi, moduli, si presentano come pale eoliche, tutti uguali, fissi, mossi dallo stesso vento; e citandone uno farei torto a tutti gli altri. Comunque ciascuno può facilmente risalire, dar loro un nome e una faccia. Ogni riferimento non è affatto casuale.
Si può fare qualcosa? Sì, usare il cervello e l’intelligenza critica, non farsi intimidire, non farsi isolare né addormentare; cercare alternative, denunciare le censure, portare allo scoperto i tanti che non la pensano così. Però una cosa va fatta prima di tutte: non lasciate il mondo in mano a loro, non sentitevi intrusi, non professatevi estranei, non chiamatevi fuori, perché il mondo non è loro, è anche vostro. Bucate quei palloni gonfiati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 8:57 pm

Ha nevicato per tutta la notte.
Alessandro Litta Modignani


Alle 08:00 faccio un uomo di neve.
Alle 8:10 passa una femminista e mi chiede perché non ho fatto una donna di neve.
8:15 faccio una donna di neve.
8:17 la mia vicina femminista si lamenta del seno voluminoso della donna di neve perché dipinge le donne di neve come oggetti.
8:20 una coppia gay che vive lì vicino mi guarda storto lamentandosi del perché non ci sono due uomini di neve.
8:22 un transessuale passando mi dice che avrei dovuto fare un uomo di neve con parti rimovibili.
8:25 dei vegani che abitano in fondo alla via si lamentano della carota usata come naso dicendo che è cibo e non una decorazione per pupazzi.
8:28 passano delle persone di colore e mi danno del razzista perché la coppia di neve è bianca.
8:31 dei musulmani sull'altro lato della strada chiedono che la donna di neve indossi un burka.
8:40 arriva la polizia dicendo che alcune persone si sono offese.
8:42 la mia vicina femminista si lamenta per la scopa che raffigura la donna umiliata e costretta a svolgere lavori domestici.
8:43 un funzionario del ministero per le Pari Opportunità arriva e mi minaccia di denuncia.
8:45 dei reporter del tg si avvicinano chiedendomi che differenza c'è tra l'uomo e la donna di neve. Io rispondo "le palle" e mi accusano di sessismo.
9:00 appaio al telegiornale come sospetto terrorista, razzista, omofobo e intenzionato a sollevare problemi durante il maltempo.
9:10 mi chiedono se ho dei complici.
9:15 mi arrestano
È UN MOMENTO STORICO DIFFICILE



"Gli slogan politicamente corretti mi ricordano le Guardie Rosse"
Giulio Meotti
16 novembre 2021

https://meotti.substack.com/p/gli-sloga ... e-corretti

Per il famoso dissidente e artista cinese Ai Weiwei il politicamente corretto in Occidente mostra pericolose somiglianze con la famigerata Rivoluzione Culturale di Mao Zedong. Weiwei ha dato un'intervista alla Pbs per discutere dell'autoritarismo in Cina e del suo nuovo libro. La Pbs gli fa notare una citazione dal suo libro dove fa riferimento all'ex presidente Donald Trump, chiedendogli se non fosse autoritario. "No, se sei autoritario devi avere un sistema che ti sostenga” ha risposto Weiwei. “Ma certamente, negli Stati Uniti, con le condizioni odierne, puoi facilmente avere un autoritario. In molti modi, siete già in uno stato autoritario. Semplicemente non lo sapete”.

Quando la Pbs ha insistito chiedendogli un esempio, Weiwei ha risposto indicando la campagna per far sì che le persone siano "unite in una certa correttezza politica". "È molto filosofico. Con la tecnologia di oggi, sappiamo molto di più di quanto realmente comprendiamo. Non devi agire su nulla. Sei purificato da certe idee. Questo sta mettendo in pericolo la società”.

Nel suo nuovo libro 1000 years of joys and sorrows, Weiwei scrive: “Sotto la pressione a conformarsi, tutti sono sprofondati in una palude ideologica di ‘critica’ e ‘autocritica’. Mio padre ha scritto ripetutamente autocritiche e quando i controlli sul pensiero e sull'espressione sono saliti al livello di minacciare la sua stessa sopravvivenza, lui, come altri, ha scritto un saggio in cui denunciava Wang Shiwei (dirigente comunista ucciso da Mao, ndr) prendendo una posizione pubblica che andò contro le sue convinzioni interiori. Situazioni come questa si sono verificate a Yan'an negli anni '40, si sono verificate in Cina dopo il 1949 e si verificano ancora ai giorni nostri. La pulizia ideologica, vorrei notare, esiste non solo nei regimi totalitari, ma è presente anche, in forma diversa, nelle democrazie occidentali liberali. Sotto l'influenza dell'estremismo politicamente corretto, il pensiero e l'espressione individuali sono troppo spesso frenati e troppo spesso sostituiti da vuoti slogan politici. Non è difficile trovare esempi oggi di persone che dicono e fanno cose in cui non credono, semplicemente per allinearsi alla narrativa prevalente…”.

Weiwei non è il solo esule cinese che attacca la cancel culture. Anche Xi Van Fleet, che ha vissuto vent’anni sotto il regime comunista cinese, ha definito ciò che sta accadendo negli Stati Uniti come una nuova Rivoluzione Culturale. "Voglio solo far sapere agli americani che quello che sta succedendo è davvero una replica della Rivoluzione Culturale in Cina. Voglio che le persone vedano che ci sono somiglianze e che le somiglianze sono terrificanti. Usano la stessa ideologia, la stessa metodologia, lo stesso vocabolario e lo stesso obiettivo. L'ideologia è il marxismo culturale in cui noi eravamo divisi in gruppi, oppressori e oppressi. Qui usiamo la razza, là usavano la classe. Le persone che hanno una visione diversa sono state etichettate come ‘razziste’, mentre nella Rivoluzione Culturale l'etichetta era ‘controrivoluzionario’. Quindi è un cappello che si adatta a tutti e una volta che il cappello ti finisce in testa, la tua vita è rovinata”. Lri Zhang, professore di Fisica, in un'intervista al Carolina Journal ha invece detto: “Sono d'accordo quando la gente dice che questo distruggerà l'America. Questo è quello che è successo sotto Mao e la Rivoluzione Culturale. A tutti i bambini fin da piccoli veniva detto ogni giorno di amare solo Mao e la rivoluzione”.

Ma c’è una differenza, come nota David Goldman su Asia Times: “La ‘Maledizione di Turandot’, tratto dall'opera di Giacomo Puccini del 1926, è uscita in 64.000 cinema cinesi. Nel frattempo, a New York, il Metropolitan Opera ha fatto rivivere l'opulenta messa in scena di Franco Zeffirelli dell'opera di Puccini, tra il virtuoso oltraggio dei media politicamente corretti. Il critico del New York Times Anthony Tommasini ha inveito: ‘C’è un'ondata di ostilità anti-asiatica che ha costretto le arti a riesaminare i pregiudizi persistenti e il razzismo stereotipi. Turandot è un esempio del problema’. I cinesi sono le persone più pragmatiche del mondo, mentre gli americani sono diventati dei pagliacci ideologici. Peccato che Puccini non abbia scritto un'opera buffa su di loro”.

E qui torniamo al libro di Ai Weiwei: “Di fronte all'autoritarismo, la maggior parte degli artisti perde il potere della parola, annullando l'estetica e l'etica con i loro compromessi morali. Io non ho dentro di me il compromesso. Ma in questa camera dell'eco, la censura oggi tocca tutti gli aspetti della vita, Internet e giornali e libri, concerti e mostre d'arte. Le idee lasciano il posto all'accondiscendenza, all’adulazione e al servilismo. In questo ambiente, la censura conferisce ai collaboratori volenterosi molti vantaggi pratici. Tutto ciò che devono fare è adattarsi alle esigenze del potere. Se non sei pronto a farti un nome attraverso la resistenza, devi inchinarti…”.

E come disse lo scrittore Henri Michaux, “chi canta in coro, quando glielo chiederanno metterà suo fratello in prigione”.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 8:59 pm

La disinformazione dei media mainstream è più potente e distruttiva di quella di QAnon
11 marzo 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -di-qanon/

L’attenzione dei media mainstream sul razzismo è una cortina fumogena per nascondere il più grande problema dell’America.
Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 23 febbraio 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

Noi di “Tucker Carlson Tonight” abbiamo osservato con crescente divertimento come i nostri guardiani dei mass media si agitino in una frenesia da isterismo schiumoso alla possibilità che qualcuno, da qualche parte, possa osare presentare dei fatti o formulare delle opinioni senza il loro esplicito permesso scritto. Il pensiero libero è ciò che odiano di più, perché è una minaccia al loro monopolio. Non possono dirlo ad alta voce, e così la chiamano “disinformazione“.

“La disinformazione è la vera minaccia“, dice il tizio che pensa che il sindaco dei giornalisti abbia l’esclusiva per darvi le notizie. È ridicolo.

Tuttavia, prima di giudicare queste persone, prendetevi un momento e provate un po’ di compassione. Immaginate se aveste passato trent’anni anni a guadagnarvi da vivere bene come meccanici d’auto, e all’improvviso la GM inventi un motore che chiunque può riparare a casa con un cacciavite. Sareste sconvolti. È così che la CNN si sente nei confronti di internet. Sta smascherando la loro truffa, quindi, naturalmente, sono un po’ agitati per questo.

La questione della disinformazione, ci stanno dicendo, non è che sia semplicemente dannosa per te personalmente. Non è come scofanarsi un barattolo di gelato o fumare di nascosto mentre i bambini sono a scuola. La disinformazione non è un peccato, è un crimine. La disinformazione è un’offesa a questo paese, un attacco all’America e, più significativamente, a qualcosa chiamato le nostre “regole“.

Se dobbiamo essere completamente onesti, c’è un fondo di verità in quello che stanno strillando. C’è della disinformazione là fuori e fa male alle persone, compromettendo la loro capacità di prendere decisioni sagge. Non si può sapere cosa fare se non si sa cosa sta realmente accadendo. Molte persone in questo paese sono in questa situazione. Ne abbiamo avuto la prova nei giorni appena trascorsi.

Abbiamo recentemente letto una ricerca intitolata “Quanto sono informati gli americani rispetto a razzismo e polizia?”. È stata pubblicata dallo Skeptic Research Center, ed è un documento piuttosto sorprendente. I ricercatori hanno chiesto alle persone di stimare il numero degli afroamericani disarmati che sono stati uccisi dalla polizia nel 2019. Secondo i risultati, il 44% degli americani che si identificano come liberal crede che circa 1.000 o più afroamericani disarmati siano stati uccisi dalla polizia in quell’anno. Il numero effettivo di afroamericani disarmati uccisi dalla polizia nel 2019, però, è stato 27.

Il resto dello studio ha raccolto risultati simili: I liberal, per esempio, credono che la maggioranza assoluta delle persone uccise dalla polizia nel 2019 fosse composta da afroamericani. Il dato reale era però meno della metà, più vicino al 25%.

Questi non sono però degli errori da poco. Un sacco di americani sono completamente e totalmente disinformati, e questo ha conseguenze reali. L’opinione pubblica può cambiare drammaticamente sulla base di cose che la gente pensa di sapere ma che in realtà non sa. Quindi vale la pena di scoprire dove il pubblico riceve tutta questa “disinformazione“.

È QAnon? Il feed di Twitter di Marjorie Taylor Greene? Il Cremlino? I Proud Boys? Alex Jones?

La risposta è: nessuna delle precedenti. La risposta sono i notiziari via cavo e i politici che parlano in televisione. Sono loro che diffondono la disinformazione agli americani. Apparentemente, non solo un numero enorme di afroamericani disarmati vengono uccisi ogni anno a causa del colore della loro pelle, ma negare o anche solo mettere in dubbio questo fatto significa prendere parte effettivamente a quegli omicidi.

Dove – e questo è il pezzo mancante del puzzle – sono tutte le vittime di questa violenza razziale indiscriminata? Il mese scorso, la MSNBC era abbastanza sicura di aver trovato la risposta. La rete sosteneva che i poliziotti avessero cercato di giustiziare un uomo afroamericano disarmato chiamato Jacob Blake nel Wisconsin. Hanno ripetuto l’affermazione che Jacob Blake fosse disarmato ancora e ancora e ancora.

Tuttavia, qualcuno nella divisione notizie della MSNBC ha dimenticato di verificare con Jacob Blake quanto stavano riportando perché, una settimana dopo, lui stesso ha ammesso alle telecamere che era, in effetti, armato.

Jacob Blake, il 14 gennaio: “Sono scosso, sa? Mi sono reso conto che mi era caduto il coltello, un piccolo coltello tascabile, così l’ho raccolto dopo essermi allontanato da lui, perché mi hanno sparato col taser e gli sono caduto addosso… Non avrei dovuto raccoglierlo, ma considerando quello che stava succedendo in quel momento, non stavo pensando chiaramente.”

Ci dispiace per Jacob Blake, la cui vita è stata cambiata per sempre, ma la sua storia non è proprio la piccola storia di “moralità ordinata” che pensavamo fosse, vero?

Possiamo darvi molti esempi. Eccone uno di pochi giorni fa. Centinaia di attivisti si sono riuniti a New York per organizzare una marcia contro il “nazionalismo bianco“. Hanno detto che stavano cercando giustizia per un uomo di 84 anni dalla Thailandia che era stato aggredito a San Francisco e che poi è morto per le ferite riportate.

I manifestanti hanno preso d’assalto Washington Square Park scandendo slogan come “Le strade di chi? Le nostre strade!”. Uno teneva un cartello che diceva: “Il nazionalismo bianco è il virus”. Forse lo è, ma è difficile sapere esattamente chi ne sia stato infettato. La polizia ha arrestato un uomo di 19 anni di nome Antoine Watson per il crimine, e diciamo solo che è difficile immaginare che Antoine Watson sia un “suprematista bianco”.

Ma allora, perché suggeriscono il contrario? Una teoria interessante ci viene da un ricercatore chiamato Zach Goldberg, che non lavora alla CNN. Goldberg ha esaminato tutte le volte che il termine “razzismo” è stato utilizzato dai più grandi giornali americani e ha notato una tendenza. C’è stato un picco notevole subito dopo il 2011, che non a caso era proprio intorno al periodo del movimento “Occupy Wall Street”.

Quando la gente ha cominciato a parlare in pubblico di ciò che Wall Street faceva veramente, tutti insieme i giornalisti hanno concordato sul fatto che il vero problema dell’America fosse il razzismo. L’America non è un posto con un sistema economico incasinato che premia un piccolo numero di truffatori emotivamente danneggiati che possiedono abilità altrimenti inutili ed applicabili solamente alla finanza, mentre tutti gli altri diventano più poveri. Questo non è un problema. No, l’America è invece un posto dove il resto di noi deve odiarsi l’un l’altro in ogni momento a causa del colore della nostra pelle, che, a proposito, non può essere cambiato.

In questo modo, una volta che saremo tutti arrabbiati e scalpitanti per questioni razziali irrisolvibili, una volta che avremo rimosso la ferita finché non smetterà di sanguinare, non avremo più il tempo di farci nemmeno le domande più basilari sull’economia – domande come: “Perché tutti questi miliardari dei fondi speculativi pagano la metà delle tasse che pago io? Chi esattamente si sta arricchendo grazie alla Federal Reserve? Dove vanno a finire tutti quei soldi?”.

Non si vedono un sacco di storie su queste domande nel New York Times. Sono troppo occupati a parlare di razze e razzismo. È un’operazione piuttosto sofisticata. Vladimir Putin non ci riuscirebbe mai. Comprerebbe qualche stupida pubblicità su Facebook e la chiuderebbe lì.

No, ci vuole un organizzatore sofisticato per prendere il problema centrale della vita americana, la morte agonizzante della nostra classe media, e coprirlo con una cortina fumogena di odio razziale. Bisognerebbe davvero essere, come direbbe la CNN, una “rete di disinformazione” per riuscirci.

L’ironia, perché tutto è ironia, è che la CNN stessa è diventata una rete di disinformazione molto più potente di QAnon, e molto più distruttiva.



GIUSTA A LA PAGE
Niram Ferretti
6 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Giornata solenne ieri al Monte Stella di Milano alla presenza del sindaco Giuseppe Sala.
Gabriele Nissim, presidente della Onlus Gariwo ha canonizzato un gruppo di nuovi Giusti. Tra di loro, insieme a Dag Hammarskjöld e all'attivista cinese Liu Xiaobo non poteva mancare Ruth Bader Ginsburg, ex Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, morta l'anno scorso.
La Bader Ginsburg è una icona maxima del progressismo, una donna che ha portato le istanze liberali a vertici di un radicalismo diffiicilmente superabile.
Proveremo a rammentarne alcuni, consapevoli fin da ora che saremo deficitari. Come riferimento prenderemo un suo testo del 1977, una sorta di manifesto delle istanze progressiste e che oggi, a distanza di 44 anni è più attuale che mai. Anzi, si potrebbe dire che questo testo è una sorta di Magna Charta dello Zeitgeist. Si tratta di, "Sex bias in the U.S. code".
Grande paladina dell'eguaglianza dei diritti, probabilmente il motivo principale per cui è entrata nel pantheon secolare di Gariwo, Ruth Bader Ginsburg, partiva dall'idea di eliminare la ripartizione per sessi nei penitenziari, nei Boy Scouts e nelle Girl Scouts, in quanto perpetratori di "ruoli sessuali stereotipati", e, di conseguenza eliminare nei college le associazioni fraternitarie e quelle femminili per rimpiazzarle con "società collegiali".
Naturalmente anche la famiglia tradizionale non poteva non rientrare all'interno della sua prospettiva riformista. Per lei la bigamia era incostituzionale, così come sono indubbiamente discriminatorie, sessiste, parole come "uomo", "donna", "umanità".
"moglie", "madre", "sorella", "fratello", "figlia" e altre che riferite a professioni e tradotte dall'inglese perdono la loro specificità sessista, come "serviceman", "longshoreman", "postmaster", "watchman", "seamanship".
Gli statuti federali dovevano perdere ogni riferimento ai pronomi personali nella terza persona singolare, al loro posto andavano usate costruzioni plurali.
Queste istanze della Giusta, Bader Ginsburg sono state recepite recentemente proprio dal Partito Democratico relativamente ai documenti delle Camere. Si è arrivati al punto che non si dovrà più fare riferimento a "chairman", ma ci si riferirà a lui come a "chair". Il presidente diventato sedia è uno dei lasciti della Bader Ginsburg.
Siamo al cospetto di un egualitarismo utopico direttamente figliato dal marxismo, in cui il futuro che si profila dovrebbe avere il volto neutro di una indistinta umanità che non corrisponde più a categorie, limiti, leggi di natura- Tutto cio, ovviamente, in nome della parità dei diritti e della giustizia sociale.
Come può non piacere a una ONLUS come Gariwo per la quale la Shoah può essere accostata a un maremoto, e un genocidio al Covid-19? Dove regna l'indistinto, tutto si equivale.



“Il politicamente corretto ci soffoca”
Giulio Meotti
gennaio 2021

https://meotti.substack.com/p/il-politi ... ci-soffoca

Nelle università si è sviluppato un clima tale che posizioni e opinioni divergenti sono marginalizzate e moralmente sanzionate. 70 scienziati tedeschi hanno fondato un'iniziativa contro le restrizioni alla libertà accademica, fra cui il politologo Ulrike Ackermann, la filosofa Maria-Sibylla Lotter e gli storici Andreas Rödder e Sandra Kostner. È la prima volta che anche in Germania si prende posizione contro il pensiero unico. Queste restrizioni seguono un programma ideologico preciso e ostacolano una ricerca razionale e aperta della conoscenza, che è il fulcro della libertà nella tradizione illuminista. “Cancel Culture e politicamente corretto hanno fatto sparire il dibattito libero e controverso”, spiegano gli studiosi. La metà dei firmatari è stata oggetto di campagne di esclusione.

Lo studioso di diritto Reinhard Merkel ha parlato di “minaccia latente di una sanzione informale”. Chiunque, come lui, esprima posizioni critiche nei confronti dell'Islam o dell'immigrazione verrà liquidato come razzista senza alcuna ulteriore giustificazione. “Questa è una minaccia emotiva molto seria. Sei cancellato come persona morale. Si può aver paura di questo”, ha detto Merkel. Lo storico Andreas Rödder ha sottolineato i sottili metodi di esclusione. Può consistere nel rifiuto di pubblicazioni o di finanziamenti per ricerche su temi che non sono più parte del “corridoio morale” accettato.

Come il professor Jörg Baberowski, preside della Facoltà di filosofia della Humboldt University, che proviene da una famiglia di sinistra ma ha iniziato a criticare la politica sull’immigrazione di Angela Merkel. Le sue lezioni si devono spesso svolgere sotto la protezione della polizia.

In Turchia non si placano le proteste degli studenti contro la nomina di Melih Bulu a rettore della prestigiosa Università del Bosforo di Istanbul, considerato vicino al presidente Recep Tayyip Erdogan. Gli studenti temono l’ortodossia di stato. In Occidente ci pensa la censura morale.



Gb, follia all'Università: il politicamente corretto fa fuori gli autori classici
Roberto Vivaldelli
03/02/2021
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/le ... 1612351114

Nel mirino del politicamente corretto finiscono ora autori fondamentali come Geoffrey Chaucer e lo scrittore Sir Thomas Malory, che raccontò Re Artù

È un dato di fatto piuttosto preoccupante: le università - soprattutto statunitensi e anglosassoni - sono diventate la culla della cancel culture e del politicamente corretto.

Il sapere viene messo da parte per inculcare agli studenti le derive ideologiche del politically correct e dei suoi dogmi con autori "inclusivi", "antirazzisti" e Lgbt. In poche parole, propaganda progressista spacciata per cultura. A farne le spese, sono spesso gli autori classici, messi da parte perché giudicati non abbastanza contemporanei dai professori di sinistra. Nei giorni scorsi, come riporta il Daily Mail, l'Università di Leicester ha annunciato l'intenzione di accantonare il gigante letterario Geoffrey Chaucer a favore di modelli sostitutivi che rispettino di più razza e genere. L'Università giustifica tale scelta con l’esigenza di modernizzare i piani di studio rendendoli più adeguati alla sensibilità e alle prospettive degli studenti di letteratura inglese.

I piani dell'università sono emersi la scorsa settimana, quando il Telegraph ha pubblicato una mail interna inviata a tutto il personale docente al fine di informare i professori delle modifiche ai corsi orientati al rispetto di "razza, etnia, sessualità e diversità". Il nuovo programma di letteratura inglese, secondo l'università, deve essere "straordinariamente innovativo". A farne le spese, autori come Geoffrey Chaucer (1343-1400), universalmente riconosciuto come il padre della letteratura inglese e autore di capolavori del calibro de I racconti di Canterbury o il poema Il libro della duchessa. Esclusi dai nuovi piano studio inclusivi e politicamente corretti dell'Università di Leicester anche il romanzo Sir Gawain e il Cavaliere Verde (Sir Gawain and the Green Knight) e la Storia di re Artù e dei suoi cavalieri di Sir Thomas Malory. A rischio anche lo studio Paradiso perduto, poema epico in versi sciolti di John Milton (pubblicato nel 1667) e le poesie di John Donne (1572-1631). E chissà che fine farà William Shakespeare.

Il celebre accademico Robert Tombs dalle colonne del Daily Mail attacca l'università di Leicester e i suoi programmi "inclusivi": "Che tragedia se questi autori vengono negati agli studenti e che follia se questa chiusura viene fatta in nome della diversità e della decolonizzazione. Il valore della letteratura è aiutare è immaginare mondi che altrimenti non potremmo raggiungere, non parlarci di ciò che ci è già familiare". Purtroppo, però, il politicamente corretto non si pone limiti nella sua furia iconoclasta e ha la pretesa di giudicare autori del passato con i canoni della modernità (rigorosamente progressista). Un fondamentalismo ideologico che arriva a scagliarsi contro i classici della letteratura, peraltro senza dare spiegazioni convincenti circa le motivazioni di questa folle scelta.



“Il politicamente corretto? Propaganda per prendere il potere. Poi avremo la società del controllo"
Giulio Meotti
16 febbraio 2021

https://meotti.substack.com/p/il-politi ... propaganda

“Il disastro che l'utopismo ha provocato è incommensurabile. E anche il bellissimo nuovo mondo scintillante, colorato e digitale, disegnato come una promessa dai think tank dalla California a Davos, potrebbe rivelarsi un nuovo incubo globale”. Così scrive in una delle sue ultime column sul mensile tedesco Cicero il filosofo Alexander Grau, uno dei più originali e apprezzati intellettuali tedeschi, autore di numerosi volumi come “Hypermoral”, “Politischer kitsch” e “Kulturpessimismus”.

Qual è l’obiettivo del politicamente corretto?

Il problema è che molte persone hanno perso di vista il vero obiettivo del politicamente corretto: il potere. Credo che tra i sostenitori del politicamente corretto ci siano molte persone che in realtà vogliono solo il meglio, cioè tolleranza, linguaggio non violento - tutte cose molto lodevoli. Ma in realtà non si tratta di diritti umani, ma di stabilire il potere politico. Questo non deve essere ottenuto attraverso le elezioni, ma occupando l'opinione pubblica. Una volta stabilita l'egemonia attraverso le scuole, le università, i teatri, i cinema, la televisione e la radio, presto o tardi avranno anche la maggioranza nei parlamenti. E poi avremo la società diversificata, colorata, omogenea, monitorata e controllata con l'aiuto delle società di comunicazione.

Molti si domandano se sia futile o necessaria una forma di resistenza a questo processo ideologico, considerando il prezzo che si deve pagare.

Sono scettico. Secondo me la sinistra ha vinto, si può tentare di resistere in privato, preservando e coltivando antiche tradizioni in famiglia e tra amici (lo storico belga David Engels ha scritto un libro su questo). Politicamente, si dovrebbe riguardare unire politicamente l'intero campo non di sinistra, ma al momento è illusorio. E i conservatori farebbero bene a non adottare sempre concetti di sinistra, ma a formulare la loro nuova visione delle società europee.

A cosa andiamo incontro? Cosa è questo “incubo” di cui parli?

Lo immagino molto bene. Sarà un mondo delimitato e molto artificiale. Non sarà una dittatura. Le persone adoreranno questa società e penseranno che sia fantastica. Saranno manipolati a sentirsi liberi ed emancipati. Tutti saranno molto attenti e tolleranti, le persone si sentiranno superiori, progressiste e mondane. Non avranno più un'identità, ma identità mutevoli. Tutti saranno uguali. Saremo monitorati per assicurarci di mangiare le cose giuste, bere le cose giuste e fare abbastanza sport. Ci sarà un sistema di credito sociale che determinerà se ottieni un posto all'università e se avrai successo nella tua carriera. Devi aver dimostrato di non essere né sessista né razzista, osservato dal ministero dell'Uguaglianza e dei diritti umani. E per rendere la società più colorata, alle persone verrà probabilmente detto con chi possono avere figli. Sarà molto bello.



I dannati del politicamente corretto: ecco le vittime della caccia alle streghe
Autore Andrea Muratore
9 Settembre 2020

https://it.insideover.com/societa/i-dan ... retto.html

Non si ferma la caccia alle streghe degli alfieri del politicamente corretto, che ha ripreso vigore dopo che le proteste seguite negli Usa alla morte di George Floyd sono state deviate dai loro fini sociali e egemonizzate da movimenti in cui prosperano i fautori della cancel culture e delle culture war contro tutte le figure storiche che possono anche solo essere sospettate di non aderire ai canoni del progressismo contemporaneo. La fattispecie più preoccupante è constatare la presenza di un ampio movimento mediatico e d’opinione dietro questa marea montante di proteste. L’ultimo a finire nel tritacarne è stato Voltaire. Il grande filosofo francese del XVIII secolo è stato fustigato sulle prestigiose colonne di Foreign Policy, dal cui palcoscenico la giornalista freelance franco-algerina Nabila Ramdani ha sottolineato che Voltaire avrebbe diffuso “oscurantismo, non illuminismo”, invitando la Francia a smettere di “venerare” un “razzista anti-semita che ha ispirato Hitler”.

Fermo restando che la generica accusa di aver “ispirato Hitler” è senza senso (si dovrebbero per questo distruggere tutti i dischi di Wagner perché il Fuhrer ne era amante? Bruciare in pubblica piazza i libri di Hegel e Nietzsche di cui il nazismo diede una lettura deviata?) l’articolo della Ramdani è un esempio da manuale dell’ideologia riduzionista e faziosa che anima gli iconoclasti del politicamente corretto. Fondata su un sostanziale narcisismo, sull’assioma secondo cui se le figure e gli avvenimenti del passato non si sono conformati ai dettami della religione civile progressista odierna è la storia ad essere necessariamente sbagliata. A cui si aggiunge quel vittimismo di fondo di cui nel 1993 Robert Huges aveva scritto descrivendo la nascente egemonia politicamente corretta in La cultura del piagnisteo. In nome del progresso e del rispetto della sensibilità di minoranze e gruppi ritenuti necessariamente più deboli, il politicamente corretto si fa impositivo, pretende di riscrivere la storia e di piegare a sè la narrazione. Le proteste estive hanno segnato un’impennata nella campagna frontale di manifestanti e protestanti contro un ampio novero di figure storiche, di cui Voltaire rappresenta solo l’ultimo esempio.

Negli Stati Uniti il primo bersaglio è stato un classico nemico dei fautori della cancel culture: Cristoforo Colombo. Il grande navigatore genovese è stato considerato il simbolo del colonialismo e dell’oppressione che hanno seguito la scoperta europea delle Americhe e dunque potenziale mandante morale dell’omicidio di George Floyd. La guerra a Colombo è stata spietata: statue decapitate, come a Boston, rimozioni preventive per evitare vandalismi, come accaduto a Chicago, monumenti smantellati come tributo pagato da amministrazioni e governi locali ai manifestanti e a Black Lives Matter. Sono almeno trentacinque i monumenti a Colombo rimossi negli Usa da giugno a oggi. E a molte altre figure non è andata meglio: Thomas Jefferson, Ulysses S. Grant e Theodore Roosevelt, tre presidenti Usa del passato, sono finiti nel mirino come “razzisti” e i loro monumenti messi al tappeto dalla Georgia alla California. Un nemico meno noto dei politicamente corretti è stato San Junipero Serra, il frate e missionario spagnolo vissuto dal 1713 al 1784 celebre per aver evangelizzato la California, canonizzato nel 2015 da papa Francesco in una cerimonia a Washington che fu ritenuta un importante evento di valorizzazione dell’anima latina degli States. Ma per Junipero Serra, purtroppo, questo non basta: non va giù ai cacciatori di streghe il fatto che egli abbia espresso in vita considerazioni negative sulla cultura dei nativi americani. E sono almeno sette i suoi monumenti smantellati in tutta la California.

La religione è stata attaccata frontalmente anche alle sue fondamenta. Il 23 giugno scorso l’attivista Shaun King, uno tra i leader del movimento Black Lives Matter (Blm) ha esortato ad abbattere tutte le statue e distruggere qualunque rappresentazione di Gesù e della Vergine come “bianchi europei”, che a suo dire rappresentano una forma di “suprematismo bianco”. Ha dei richiami con l’ondata globale di proteste, a proposito, quanto sta accadendo in Polonia, dove gli attivisti pro-Lgbt da settimane assaltano chiese e luoghi simbolo del cattolicesimo nazionale, costringendo le autorità a imprre un controllo serrato con le forze di polizia sui luoghi di culto.

Da Vox.com invece è nata la guerra a una figura centrale per la letteratura americana del Novecento, Howard Philips Lovecraft. Il grande autore di racconti dell’orrore, influente su una vasta gamma di scrittori che ha in Stephen King il suo volto più noto, morto nel 1935 è nel centro del mirino per aver espresso in vita considerazioni razziste. Fino alla prima metà del Novecento, in ogni caso, era organico alla concezione della maggioranza Wasp (bianco, protestante, anglo-sassone) della popolazione Usa un senso di superiorità, molto spesso deviato, verso gli altri gruppi etnici: ma entrare nel terreno scivoloso dell’identificazione tra pensieri dell’autore e valore oggettivo dell’opera è sempre un rischio. Il Foglio ci ricorda che a Londra sono finiti nel calderone nientemeno che Charles Dickens e Ludwig Beethoven; in passato era stato il cantore dell’India britannica Rudyard Kipling a far discutere di sé.

Da una sponda all’altra dell’Atlantico, non possiamo non citare quello che per i protestanti europeo è il nemico per eccellenza: Winston Churchill, il primo ministro britannico che “era solamente un razzista”. Le immagini del vandalismo subito dalla statua dell’ex primo ministro di fronte al Parlamento inglese hanno aperto a molti gli occhi sulla deviazione delle proteste verso l’iconoclastia. Analogo destino per l’esploratore Cecil Rhodes, mentre ben più certosina e dettagliata è stata la caccia alle statue dei finanziatori o degli investitori sulla tratta degli schiavi che l’Inghilterra coloniale portò avanti nell’età moderna. La ricerca ha, inspiegabilmente, trascurato il suo più famoso investitore: Isaac Newton, che a fine Seicento fu attivo operatore finanziario che scommesse molto denaro sulle fortune imperiali di Londra. Attendiamo i politicamente corretti negare, per coerenza, la validità della legge di gravitazione universale.

In Italia il fenomeno è arrivato in via incidentale, colpendo le statue di Indro Montanelli a Milano e di Vittorio Emanuele II a Torino. Ma attendiamo un revival: se lo scontro si sposterà dai monumenti fisici a quelli intellettuali, ad esempio, aspettiamoci di vedere Dante Alighieri assorbito dalle proteste per l’insito razzismo, antisemitismo e tradizionalismo della Divina Commedia; Torquato Tasso e Ludovico Ariosto messi al bando per la rappresentazione caricaturale dei popoli mediorientali; Giuseppe Verdi finire nel centro del mirino come poeta sovranista.

Ragioniamo per assurdo, ma vogliamo avvertire della follia a cui può condurre la cancel culture. Il Sole 24 Ore ricorda che per il professore della Columbia University David Freedbergg “le controversie iconoclaste viaggiano attraverso le culture e le religioni e sono un fenomeno ciclico e ricorrente. Dal grande movimento iconoclasta di Bisanzio, passando per la Riforma protestante, la Rivoluzione francese, quella russa, fino all’abbattimento della statua di Saddam Hussein a Baghdad nel 2003”. L’iconoclastia politicamente corretta, però, aggiunge un elemento di problematicità: mira a smantellare senza proporre di edificare alcunchè al posto delle macerie lasciate a terra. Siamo alla damnatio memoriae e al tentativo di impadronirsi con la forza del passato, con l’aggravante che tutto questo, formalmente, è fatto in nome di un uomo vittima dell’arbitrio della polizia nella provincia statunitense. Il cui ricordo è ora usato come grimaldello per battaglie che con le rivendicazioni sociali e personali degli emarginati di tutto il mondo hanno ben poco a che fare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:01 pm

L'espressione correttezza politica (in inglese political correctness) designa una linea di opinione e un atteggiamento sociale di estrema attenzione al rispetto formale, soprattutto nel rifuggire l'offesa verso determinate categorie di persone. Qualsiasi idea o condotta in deroga più o meno aperta a tale indirizzo appare quindi, per contro, politicamente scorretta (politically incorrect).

https://it.wikipedia.org/wiki/Politicamente_corretto

L'opinione, comunque espressa, che voglia aspirare alla correttezza politica dovrà perciò apparire chiaramente libera, nella forma e nella sostanza, da ogni tipo di pregiudizio razziale, etnico, religioso, di genere, di età, di orientamento sessuale, o relativo a disabilità fisiche o psichiche della persona nei confronti di categorie considerate come discriminate.

L'uso dell'espressione nell'accezione corrente può essere ricondotta agli ambienti di intellettuali statunitensi di sinistra d'ispirazione comunista degli anni trenta, sebbene riguardo alle origini del concetto di "politicamente corretto" vi siano altre ipotesi.


Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo.
viewtopic.php?f=196&t=2942
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8357587395

Il senso di colpa
viewtopic.php?f=196&t=2914

Il senso di colpa lo provo solo quando sento di aver fatto del male, quando sento di aver violato le buone leggi universali della vita causando del male che mi si ritorce contro o che potrebbe ritorcermisi contro.
Se non ho coscienza di aver fatto del male non provo alcun senso di colpa.
E non vi è alcuna colpa nell'essere bianchi, occidentali, cristiani, atei, aidoli, laici, sani, forti, belli e ricchi, non vi è alcun male nello stare bene e lo stare bene non si fonda sul male degli altri, come la ricchezza non si fonda sulla povertà altrui e la forza non si fonda sulla debolezza altrui.
Il proprio star bene, la propria forza e la propria ricchezza benefica anche gli altri d'intorno.


Io non mi inginocchio di fronte al male e alla manipolazione del bene
viewtopic.php?f=196&t=2918
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2853240946
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:01 pm

Indice


1)
Razza e colore della pelle. Il PC contro i bianchi, l'occidente euro americano, i cristiani, gli ebrei e Israele

2)
Il PC contro la normalità, la diversità e la disuguaglianza

3)
Il PC contro la diversità di genere: femmina/maschio, padre/madre, etero/omosessuale

4)
Transgender e teoria del gender

5)
Il PC che paragona i criminali clandestini, gli zingari che vivono predando il prossimo e i nazi maomettani palestinesi che terrorizzano gli ebrei di Israele agli ebrei della Shoà.

6)
Il PC contro la famiglia e a danno dei nostri figli: il caso Bibbiano

7)
Il PC nazi maomettano sostenuto dai suoi demenziali alleati atei internazi comunisti e cristiani come Bergoglio che si è inventato la Islamofobia per dare contro ai critici del maomettismo demonizzando le loro giuste critiche come ingiusti pregiudizi.

8)
Il PC e l'invasione del clandestini, dei migranti irregolari, dei rifugianti umanitari e parassitari

9)
Il PC green e il clima, ci fa morire

10)
Il PC è un dogmatismo illiberale violento, menzognero, calunniatore, assassino

11)
Il PC e l'esercito, il caso USA dei democratici della banda di Biden Biden

12)
Il PC sostiene la demenziale, innaturale e criminale idea che sia più umano e giusto occuparsi prima degli altri che di se stessi e della propria famiglia e del proprio paese.

13)
Il PC e i crimini dei neri, dei clandestini, dei migranti e degli stranieri e le calunnie contro i bianchi

13a)
Il PC e i crimini dei neri, dei clandestini, dei migranti e degli stranieri e le calunnie contro i bianchi
Il caso del nero George Floyd negli USA, fatto passare per un santo martire vittima del razzismo dei bianchi e della supremazia statale bianca, le manipolazioni, le omissioni e le falsità.

14)
Il PC antifascista

15)
Il PC filonazimaomettano

16)
Il PC del Cancel Culture

17)
Il PC attacca Dante Alighieri per conto del nazi maomettani

18)
Il PC promuove un mondo senza confini e senza frontiere, senza muri e senza porte, senza delimitazioni territoriali e senza proprietà, senza indentità di genere, famigliare, clanica, tribale, etnica, di popolo e nazionale, senza un ordine naturale e storico, ... il mondo del Caos in cui il male è equiparato al bene e dove il bene è considerato demenzialmente e criminalmente la causa del male

19)
Il PC censura la verità e la legittima difesa della critica con la pretestuosa accusa di incitamento all'odio

20)
Il PC contro la polizia che in Occidente ci difende dal male dell'invasione dei clandestini, del suprematismo razzista e nazista nero, comunista e maomettano

21)
Altre demenzialità del PC

22)
La manipolazione della realtà con la parola

23)
Il PC del rubare ai ricchi (e per estensione a tutti coloro che hanno qualcosa) per dare ai poveri e agli ultimi, specialmente a quelli presunti tali.

24)
Il PC dell'irresponsabile e demenziale Papa Bergoglio che ci discrimina, che ci fa molto del male e che ci uccide

25)
La vera correzione "politica" del male e delle imperfezioni della vita e del vivere è quella naturale che l'uomo e l'umanità perseguono da sempre ed è il contrario del PC Politicamente Corretto.
La correzione naturale migliore le cose e non fa del male a nessuno, produce bene e non male ed è sempre giusta, al contrario del PC che apparentemente pare produrre del bene per qualcuno ma in realtà fa del male agli altri ed è sempre ingiustizia.

26)
Il PC dell'egualitarismo e il falso mito dell'uguaglianza

27)
Il PC contro i belli, i forti, i sani, i ricchi, i buoni, i giusti

28)
Bianchi demenziali che odiano i bianchi e il mondo occidentale

29)
La demenziale guerra alla parole

30)
Sentenze demenziali politicamente corrette


...
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:02 pm

1)
Razza e colore della pelle. Il PC contro i bianchi, l'occidente euro americano, i cristiani, gli ebrei e Israele



"È un uomo bianco...". Non può tradurre le poesie di Amanda
Gerry Freda

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/no ... 1615542570

Prima del traduttore catalano, un'altra artista europea aveva dovuto rinunciare per lo stesso motivo alla traduzione delle poesie della Gorman

La casa editrice statunitense Viking Books, che pubblica in tutto il mondo le opere della giovane poetessa afroamericana Amanda Gorman, ha ultimamente scartato un traduttore dei testi di quest’ultima giudicandolo “di profilo inadeguato”.

A subire il rifiuto del gruppo Usa è stato il traduttore catalano Victor Obiols, in quanto “uomo” e “bianco”. Obiols è stato sollevato dall’incarico, per tale motivazione, nonostante avesse perfettamente tradotto in catalano la poesia The hill we climb, recitata dalla Gorman in persona alla cerimonia di insediamento di Joe Biden.

Il linguista iberico, che pure vanta un curriculum professionale di tutto rispetto, essendosi cimentato, fra gli altri, con Oscar Wilde e William Shakespeare, aveva ricevuto tre settimane fa dall'editore di Barcellona Univers una richiesta di produrre una versione catalana del poema della Gorman, con una prefazione della presentatrice televisiva statunitense Oprah Winfrey. Dopo avere finito il lavoro, il suo editore ha però ricevuto dagli Stati Uniti l'indicazione che Obiols "non era la persona giusta". Non si sa se il rifiuto sia arrivato dalla casa editrice d’Oltreoceano o dall'agente della poetessa nera, ma comunque il linguista è stato scartato dalla Viking Books poiché, per quest’ultima, il traduttore ideale delle opere della Gorman deve essere “donna, giovane, attivista e preferibilmente di colore”. Obiols ha poi reagito con le seguenti parole alla motivazione fornita dal gruppo Usa: "Mi hanno detto che non sono adatto a tradurla. Non hanno messo in dubbio le mie capacità, ma se non posso tradurre una poetessa perché donna, giovane, di colore e americana del XXI secolo, allora non posso neanche tradurre Omero perché non sono un greco dell’VII secolo a.C., né potrei avere tradotto Shakespeare perché non sono un inglese del Cinquecento”. Il traduttore ha poi precisato di avere comunque ricevuto dalla Viking il compenso previsto per il lavoro svolto.

Il rifiuto subito da Obiols segue una decisione analoga presa dalla stessa casa editrice Usa ai danni dell’artista Marieke Lucas Rijneveld, vincitrice dell’International Booker Prize del 2020, attivista, ma bianca. Quest’ultima era stata, a fine febbraio, incaricata di tradurre in olandese gli scritti della Gorman, ma molti si erano allora indignati sostenendo che le opere della poetessa statunitense potessero essere interpretate solamente da qualcuno che condividesse etnia, genere e identità dell’autrice Usa. Alla fine, la Rijneveld, su impulso delle critiche, aveva dovuto rinunciare a quel lavoro.


Alberto Pento
Le poesie di questa donna nera che discrimina i bianchi culturalmente e umanamente non valgono nulla, leggerle e diffonderle serve solo a propagare il demenziale razzismo del Politicamente corretto (PC) e di certe minoranze nere contro i bianchi.
La vera poesia è umanamente universale pur nelle sue specificità etnico geografiche e storiche che nella loro diversità valorizzano l'umanità e i suoi valori che sono naturalmente universali.



Cantiamo l'uomo bianco, la nostra umanità e il diritto-dovere di amarla e di difenderla.
Noi siamo parte del bene e non il male!

Cantiamo dell'uomo bianco come il sale e lo zucchero della terra, la luce della ragione e il lievito dell'umanità.
Io sono bianco, noi siamo uomini dalla pelle bianca, noi siamo bianchi e il bianco è il nostro colore umano.

La natura e Dio ci hanno fatto bianchi e noi né siamo felici e fieri, il nostro splendore è il candore, noi siamo uomini dalla pelle bianca come il pane e come il latte.

Non vi è nulla di male ad esser bianchi come non vi è nulla di male ad essere neri, il male sta solo in chi non rispetta gli altri.

viewtopic.php?f=205&t=2945
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6802338446

Razzismo dei neri contro i bianchi

viewtopic.php?f=196&t=2913
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7477876384





La Statua di Lincoln che celebrava l'emancipazione dalla schiavitù è stata rimossa perche "razzista".
L'Osservatore Repubblicano
2 dicembre 2020

https://www.facebook.com/elezioniusa202 ... &ref=notif

Una statua di Abraham Lincoln con uno schiavo liberato inginocchiato ai suoi piedi è stata rimossa dal suo piedistallo a Boston.
Il problema era che lo schiavo nero inginnochiato costituiva una mancanza di rispetto e un'ingiustizia razziale.
Gli operai del comune hanno rimosso l'Emancipation Memorial, noto anche come Emancipation Group e Freedman's Memorial, all'inizio di martedì da un parco appena fuori Boston Common, dove si trovava dal 1879.
I funzionari della città avevano deciso alla fine di giugno di rimuovere il memoriale dopo le lamentele e un aspro dibattito sul progetto . Il sindaco Marty Walsh aveva riconosciuto all'epoca che la statua metteva "a disagio" sia i residenti che i visitatori.
Il "disagio" è solo nella mente di chi pensa a queste sciocchezze.
Se viene rimossa la statua di colui che ha combattutto la schiavitù degli afroamericani e la loro emancipazione, accusandola di razzismo allora è la fine della ragione.
La statua in bronzo è una copia di un monumento eretto a Washington, DC, tre anni prima nel 1876. La copia è stata installata a Boston perché la città ospitava il creatore della statua, Thomas Ball.
È stato creato per celebrare la liberazione degli schiavi in America ed era basato su Archer Alexander, un uomo di colore che sfuggì alla schiavitù, aiutò l'esercito dell'Unione ed era l'ultimo uomo rimesso in schaivitù ai sensi del Fugitive Slave Act del 1850.
Ma mentre alcuni hanno visto l'uomo a torso nudo alzarsi in piedi mentre si scuoteva dalle catene spezzate sui polsi, altri lo hanno percepito in ginocchio davanti a Lincoln, il suo emancipatore bianco.
L'iscrizione su entrambe le statue a Washington e Boston dice: "Una razza liberata e il paese in pace. Lincoln riposa dalle sue fatiche".
Più di 12.000 persone avevano firmato una petizione che chiedeva la rimozione della statua e la commissione per le arti pubbliche di Boston ha votato all'unanimità per rimuoverla. La statua dovrà essere conservata fino a quando la città non deciderà se esporla in un museo.
Il memoriale era sotto osservazione almeno dal 2018, quando la città di Boston ha lanciato una revisione completa per verificare se sculture pubbliche, monumenti e altre opere d'arte riflettessero la diversità della città e non offendessero le comunità di colore.
La commissione per le arti ha detto che stava prestando particolare attenzione alle opere con "storie problematiche".
La scorsa estate, i manifestanti antirazzisti, BLM avevano promesso di abbattere la statua originale a Washington, spingendo la Guardia Nazionale a schierare un distaccamento per proteggerla.

https://www.foxnews.com/us/statue-of-ab ... -in-boston


“Sono donna, nera ed ebrea, ma gli antirazzisti mi chiamano ‘domestica negra’”
Giulio Meotti
12 marzo2021

https://meotti.substack.com/p/sono-donn ... tirazzisti

Madre ebrea polacca e padre gambiano, Rachel Khan è una sceneggiatrice, attrice e scrittrice francese di talento e successo, prima ancora di essere una donna, nera o ebrea, europea e africana allo stesso tempo, francese e gambiana. Nel suo nuovo libro, “Racée”, Khan attacca l’antirazzismo nato nei campus americani e che contamina, vent'anni dopo, l’Europa…

“Senza dubbio avrei fatto una carriera più mediatica se avessi scelto di essere una ‘imprenditrice del vittimismo’”, dice Khan a Le Figaro. “In quanto donna, ebrea, nera e altro ...”. Durante la guerra la madre di Khan si nascose, il padre gestiva un negozio di abbigliamento chiamato Shmates, "stracci" in yiddish. “È stato quando sono uscita di casa a diciotto anni che ho incontrato persone che affermavano di essere antirazziste e che mi dicevano che dovevo scegliere tra nera ed ebrea, ebrea e musulmana. Ma questo è l'obiettivo di queste ideologie: non permettere l'uguaglianza e poi lamentarsene. Sono stupita che le persone, in una democrazia, si concedano il diritto di parlare a nome di persone che hanno lo stesso colore della loro pelle (…) Hanno una nostalgia per la parola razza, una nostalgia per i ghetti. Non sono nati nel posto giusto o al momento giusto. Avrebbero voluto essere nell’Alabama negli anni ‘50. Questi movimenti non fanno che peggiorare le profonde spaccature nel nostro paese e quando segnalo il mio attaccamento a certe cose che compongono l'universalismo, la Repubblica, lo Stato di diritto e la nostra democrazia, immediatamente, vengo trattata da ‘domestica negra’. Dopo ogni spettacolo su LCI, ricevo messaggi come ‘traditrice’ o simili”.

Khan parla di Assa Traoré, la ragazza francese oggi simbolo delle battaglie antirazziste. “Per condurre seriamente questo tipo di battaglia, è preferibile non indossare ... una parrucca! (ride) Mi sembra che dietro ci sia un'intera strategia di comunicazione. Pubblicizza magliette, è una forma inquietante di opportunismo. Si fa beffe della presunzione di innocenza che è un principio fondamentale. Se Assa Traoré andasse in Mali, dubito che potrebbe impegnarsi in questo tipo di battaglia”.

La vittimizzazione dilaga. “La vittimizzazione risponde alla colpa. Di fronte alle vittime, ad alcuni piace fustigarsi e farsi sentire in colpa, è una pratica strana ... C'è una sorta di perversione in questo. È come se ci vergognassimo dei nostri valori francesi ed europei di fronte a una perdita di riferimento. Come se fosse necessario cancellare il passato, la storia ... Questi fenomeni in atto in Occidente possono sembrare dettagli, ma li considero pericolosi”.



“Quel razzista di Debussy”. Il grande compositore cancellato a New York
Giulio Meotti
7 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/quel-razz ... -il-grande

"Le Petit nègre" e "L'angolo dei bambini" di Claude Debussy (“Claudio di Francia”, l'aveva soprannominato con la solita ricercatezza il nostro Gabriele d'Annunzio) sono state bandite in una scuola di musica americana.

La Special Music School del Kaufman Music Center ha deciso di eliminare dal suo repertorio definitivamente due brani per pianoforte di Debussy: “Questi due brani non sono più accettabili nel nostro attuale panorama culturale e artistico. Vogliamo rendere la nostra scuola un luogo in cui tutti i nostri studenti si sentano supportati ed entrambe le commedie hanno sfumature razziste”. Sfumature razziste? Parlano di una bambola che danza su una ballata di schiavi.

Assieme a Mahler, Mendelssohn e Schoenberg, il grande Debussy era stato bandito dai nazisti perché la moglie era ebrea. Oggi viene bandito dagli idioti del razzialmente corretto, per i quali la musica classica stessa è razzista. Così, la British Library vuole eliminare il busto di Beethoven, simbolo della “supremazia della civiltà occidentale”, mentre all'Opera di Parigi si ricontestualizzeranno “Lo schiaccianoci" e “Il lago dei cigni”.

Qualche giorno fa, sul New York Times, Pierre Nora, il celebre intellettuale che in Francia ha diretto la rivista Le Débat, ha attaccato così la cancel culture: “Alcuni di noi sono abbastanza vecchi da avere echi in testa di Goebbels che disse: ‘Quando sento la parola ‘cultura’, metto mano alla pistola’”.




Le creme di colore bianco non piacciono a questa demenziale razzista nera

Le mandano prodotti chiari, influencer tra le lacrime denuncia: il mondo del beauty non inclusivo
La denuncia di Loretta Grace, sui social Grace on your Dash
25 febbraio 2021

https://video.espresso.repubblica.it/vi ... 5319/15419

Loretta Grace, sui social Grace on your Dash, è un’influencer italiana nera. Da anni prova a sensibilizzare i brand di make up ad essere più inclusivi, soprattutto riguardo le shade, le tonalità, dei fondotinta e delle ciprie sempre troppo chiare. Quando le è arrivato un pacco con un nuovo prodotto che sta spopolando online, ha postato la foto con un fondotinta che chiaramente non le sta bene. E tra la lacrime denuncia anche la scarsa solidarietà del mondo dei prodotti di bellezza.


https://www.facebook.com/permalink.php? ... ry_index=0

Gino Quarelo
Che demenzialità! Che si faccia lei i prodotti di altro colore, che personaggio ignorante, stupido e razzista.
Anche la farina per il pane, il latte, il formaggio, il burro, la panna, la neve, la luce e il sale marino sono di color bianco o chiaro o al massimo dorati o ambrati come lo zucchero integrale o di canna.
Anche il latte delle donne nere è di color chiaro e non scuro, perché lo bevono?




"Il nichilismo antirazzista è il nuovo oppio degli intellettuali"
Giulio Meotti
15 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/il-nichil ... e-il-nuovo

Nicolas Baverez è editorialista di tutte le grandi testate francesi (Le Monde, Le Figaro, Le Point, Les échos), siede nel direttivo della rivista Commentaire ed è lo studioso oltre che l’allievo di Raymond Aron, il principale rappresentante del liberalismo in Francia che avrebbe salvato l’onore degli intellettuali contro i totalitarismi del XX secolo e che nel suo “L’oppio degli intellettuali” recitò il ruolo di antidoto alla seduzione del sartrismo. Nel suo ultimo articolo su Le Figaro, Baverez spiega perché gli antirazzisti sono gli eredi del razzismo novecentesco. È un tema che mi sta molto a cuore perché penso che stia distruggendo l’unità e la cultura dell’Occidente.

Arthur de Gobineau pubblicò il ‘Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane’ tra il 1853 e il 1855. La sua tesi consisteva nell'affermare che la storia si fonde con quella delle razze, che obbediscono a una classificazione e a un ordine rigorosi e immutabili: ‘L'umanità è divisa in razze secondo una gerarchia logica, permanente e indelebile’. Ne trasse tre conclusioni: la critica radicale della democrazia basata sull'uguaglianza tra gli individui; la logica della colonizzazione che ha assicurato il dominio della presunta razza bianca superiore; l'inevitabile corsa delle società e delle civiltà verso il nulla a causa dell'incrocio della popolazione.

Gobineau, molto più di Darwin, è l'inventore del razzismo eretto a dottrina politica, basata su postulati falsamente scientifici. Le sue idee, che rimasero marginali in Francia, fiorirono in Germania grazie all’amicizia con Richard Wagner, e negli Stati Uniti, dove furono utilizzate dai sostenitori della schiavitù. Hanno contribuito alla violenta crisi della democrazia alla fine del XIX secolo, segnata da una doppia spinta populista e antisemita, e poi all'emergere del totalitarismo nazista basato sull'idolatria razziale.

Sotto questo rovesciamento dei poli si punta a un identico ragionamento: razze e colonizzazione sarebbero strutture permanenti e intangibili che costituirebbero il vero motore della storia. Alexis de Tocqueville, di cui Gobineau era il collaboratore, aveva fin dall'inizio denunciato la sua filosofia e difendendo il carattere universale dei diritti umani, sottolineando che la generalizzazione delle disuguaglianze non poteva che portare a una spirale di odio e violenza, rifiutando qualsiasi determinismo di razza per riaffermare la dignità di tutti gli uomini e la loro libertà di decidere il proprio destino. È grazie a questi valori e a questi principi che la democrazia ha resistito e poi ha superato nel corso del Ventesimo secolo le ideologie di razza e classe, che affermavano di avere un senso della storia e si basavano su un misto di terrore e menzogne sostenute da false scienza.

Ironia della sorte, le idee di Gobineau tornano oggi sotto la maschera dell’antirazzismo e del decolonialismo. La gerarchia di razze, sessi, culture o civiltà è capovolta: neri, meticci, donne, ex colonie, paesi del Sud o Islam sono modelli politici e morali; i bianchi, gli uomini, le chiese e l'Occidente sono condannati a lamentarsi come tante figure dominanti. Ma al di sotto di questa inversione di polarità si punta allo stesso ragionamento: le razze e la colonizzazione sono strutture permanenti e intangibili che costituiscono il vero motore della storia.

Le conseguenze intellettuali e politiche di questo antirazzismo radicale sono altrettanto nichiliste quanto le vaticinazioni di Gobineau. Poiché si presume che il razzismo e il colonialismo siano sistemici, le libertà fondamentali - a cominciare dalla libertà di espressione - sono formali e ridotte a una maschera di oppressione, come in Karl Marx. Questo giustifica il perseguimento della morte sociale e intellettuale - anche fisica - di chi non condivide queste idee attraverso le mobilitazioni della ‘woke culture’, che intende governare tutti gli aspetti della vita intellettuale, ma anche economica, sociale e politica. Si richiede la riscrittura della storia, la censura della letteratura, ma anche la costruzione di un uomo nuovo, posto agli arresti domiciliari a causa di razza, etnia, religione o sesso. L'idolatria delle identità dissolve l'idea di umanità che condivide una natura e valori comuni. Essendo l'umanità dilaniata in razze e comunità irriducibilmente opposte, la storia umana obbedisce a una guerra inesplicabile e illimitata di razze, etnie, religioni e sessi.

Queste teorie sono incompatibili con la democrazia perché sfidano non solo lo stato di diritto, il pluralismo delle opinioni, la moderazione nell'esercizio del potere, ma il principio stesso di una comunità di cittadini, la nazione ridotta a un'aggregazione di individui e tribù. È la ragion d'essere e l'onore della democrazia accettare lo sviluppo e il confronto di idee e punti di vista, compresi i liberticidi.

Non dobbiamo ripetere il tragico errore dei pacifisti degli anni Trenta o dei compagni degli anni Cinquanta, che travolsero le nazioni libere facendo il gioco dei totalitarismi.




"Per non sembrare razzista mi sono autocensurata nel mio nuovo romanzo"
Giulio Meotti
20 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/per-non-s ... ta-mi-sono

La celebre scrittrice Lionel Shriver rivela The Times ritiene che sia in corso una capitolazione alla cancel culture, ammettendo che per un romanzo in uscita lei stessa ha accettato di rimuovere un dialogo. La scrittrice americana, che si era sempre descritta come una sostenitrice del "diritto di pubblicare ciò che vogliamo", rivela di aver “capitolato su un paio di punti". Ha detto: “Ad esempio, nel mio prossimo libro avevo messo un po’ di accento africano in un dialogo. Sono stata scoraggiata dall'usarlo e ho obbedito. La mia casa editrice, Harper Collins, era in ansia”.

Al Festival della letteratura di Brisbane, Shriver aveva causato un terremoto attaccando la censura. Poi, in un lungo saggio di copertina per la rivista inglese Prospect, Shriver aveva spiegato che la letteratura contemporanea sta morendo, ridotta a uno di quegli “spazi sicuri” che spuntano come funghi nei campus americani, “bolle in cui nascondersi dalle idee e dalle parole”. È la fine del romanzo, scandisce Shriver. Gli editori ora assumono “lettori sensibili” per “pettinare i manoscritti”. “È impossibile valutare il grado di censura politicamente corretta in atto dietro le quinte di case editrici e agenzie letterarie” denuncia Shriver. “Gli autori sono lasciati con sospetti inquieti sul motivo per cui i loro manoscritti potrebbero non attirare, ma senza prove concrete. Altrettanto impossibile valutare l’estensione dell’autocensura collettiva degli autori. Piuttosto che entrare in punta di piedi in questo campo minato, molti scrittori devono stare al sicuro con personaggi, argomenti e trame che non li metteranno nei guai”.

Siamo “ossessionati dalla virtù”, dice Shriver, e ci aspetta una letteratura “timida, omogenea, deprimente”. In effetti, da quant’è che non prendiamo in mano un nuovo romanzo che ci sconvolga e bruci le dita e che non sia un bignami di buoni sentimenti?



“I nuovi stalinisti sono bambini viziati che pensano solo a censurare”
Giulio Meotti
22 marzo 2021

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L’“Inquisizione” e la “caccia alle streghe” da parte dei “piccoli stalinisti”. Così la chiama la giornalista francese Caroline Fourest nel suo nuovo libro tradotto in tutta Europa, “La generazione offesa”. Questi “estremisti identitari di sinistra” sono per lo più millennial che non hanno più nulla a che fare con la libertà del maggio ‘68: “Pensano solo a censurare ciò che li offende. La lotta delle razze ha soppiantato quella di classe”. La terribile logica ideologica è: “Dimmi qual è la tua origine e ti dirò se ti è permesso di parlare”.

In una intervista a Niusdiario, Fourest spiega: “La ‘generazione offesa’ è una generazione di bambini viziati. Sono persone che provengono da grandi università, negli Stati Uniti, da centri come l'Università della California a Berkeley, o in Francia, dalle grandi scuole universitarie. Vogliono, da un lato, ritagliarsi una nicchia professionale. Usano molto bene i meccanismi della battaglia culturale, che si tratti di strategie di marketing o militanti, e giocheranno la carta della razza e del genere, adottando la posa delle vittime”.

Hanno la tendenza a premiare chi può rivendicare di più lo status di vittima. “In Canada, un corso di yoga è stato bandito perché considerato un'appropriazione culturale. In Francia, abbiamo visto sindacati studenteschi combattere contro le opere del drammaturgo greco Eschilo perché c'erano attori che interpretavano personaggi neri con delle maschere. Negli Stati Uniti abbiamo visto artisti richiedere la censura di un dipinto antirazzista perché dipinto da un artista bianco. L'ultima assurda polemica è quella della traduttrice olandese che ha dovuto dimettersi dal suo lavoro dall'opera della giovane poetessa nera americana Amanda Gorman. Insomma, questa sinistra si occupa di cose assolutamente ridicole, mentre aumentano le disuguaglianze, le persone cadono in povertà e accadono cose che, in generale, non vengono prese in considerazione”.

Fourest ha scritto il libro più importante che ha rivelato l’islamista eroe delle banlieue, Tariq Ramadan, Frère Tariq. “È stato nel 2006 che l'estrema sinistra si è rivolta contro di me. È stato quando ho criticato l'intellettuale svizzero Tariq Ramadan. Fu allora che iniziai a ricevere minacce di ogni tipo dagli islamisti e a subire campagne diffamatorie dall'estrema sinistra. Ho sofferto il peggio. Ma sono sopravvissuta a ogni tentativo di annullamento. Serve molta resistenza”.



“L’uomo bianco è il nuovo Satana. Temo la guerra tribale”
Giulio Meotti
24 marzo 2021

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“L'uomo bianco è come una nuvola scura: entrambe portano il male”. Così scrive il celebre scrittore e saggista Pascal Bruckner in esergo al suo lungo saggio pubblicato dalla Neue Zürcher Zeitung, il più antico e prestigioso giornale in lingua tedesca (primo numero nel 1780). “Le persone non sono più giudicate per le loro azioni, ma sono ridotte al loro sesso o al colore della pelle. Questo è l'opposto del progressismo. Dove una volta c'era la lotta di classe, le parole d'ordine sono ora razza, genere e identità. Nel neofemminismo, nell'antirazzismo e nel decolonialismo, questi concetti strutturano il pensiero e il nuovo nemico di classe viene rapidamente trovato: il maschio bianco eterosessuale appare ora come il colpevole. Ridotto al suo colore della pelle e al suo orientamento sessuale, è il cattivo che dovrebbe essere responsabile di tutti i mali del mondo”.

Ciò che rende il mondo occidentale il capro espiatorio per eccellenza è il fatto che riconosce e si pende dei suoi crimini e le sue menti più brillanti ne parlano apertamente e in continuazione, scrive Bruckner. “Questo è in contrasto con altri paesi e imperi che fanno di tutto per celare i misfatti. Pensate alla Russia, all'Impero Ottomano, alle dinastie cinesi, o agli eredi dei vari regni arabi che hanno occupato la Spagna e cercato di colonizzare la Francia per quasi sette secoli”.

Ma cosa significa la nuova Vulgata, che collega la colpa al colore della pelle? “Si ha l'impressione di vivere un brutto remake, ma invertito, degli anni '60” scrive Bruckner. “Se l'emancipazione della razza allora era all'ordine del giorno, questo progetto è diventato una farsa. Ora ci sono solo piccoli gruppi etnici, tribù e comunità. Siamo di fronte a un grande paradosso: è proprio nelle democrazie occidentali, dove i diritti delle donne o delle minoranze sono meglio protetti, che si fanno le proteste più forti contro le violazioni. Contro chi sono rivolte le accuse? Non contro le dittature o le autocrazie, no, criticano le condizioni che prevalgono nelle democrazie parlamentari, cioè in quella forma di governo che concedono al popolo il massimo di autonomia”.

A cosa corrispondono i discorsi sul sesso, il colore della pelle e altre caratteristiche, ispirati dalle università americane? “L'umanità dovrebbe essere ri-gerarchizzata. In fondo alla scala, come un paria, dovrebbe esserci il maschio bianco eterosessuale occidentale. In cima, la donna nera, araba o indigena, lesbica o queer, naturalmente. E tra lei e lui, in varie gradazioni, tutte le possibili sfumature trovano il loro giusto posto; dal bianco al beige, dal beige al marrone, dal marrone al nero. Fino a quando non raggiungeremo questo nuovo idillio, i misfatti del Satana maschio devono essere incessantemente denunciati. Nessun bianco ha il diritto di considerarsi vittima del razzismo, poiché egli stesso è razzista per natura. E qualsiasi cosa l'uomo bianco faccia, è sbagliato”.

Come rispondere a questa isteria? “Che porta inevitabilmente a una guerra in cui il motto è ‘tutti contro tutti’. Degradando l'uomo bianco allo status di capro espiatorio, una forma di razzismo viene sostituita da un'altra, aprendo la strada a un futuro in cui una moltitudine di tribù difende gelosamente le proprie identità”.




“Ci è vietato di amare la nostra storia e ci è ordinato di accogliere tutto ciò che ci accusa"
Giulio Meotti
26 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/ci-e-viet ... tra-storia

“Fin dall'inizio, l'Unione Europea si è vista come un processo indefinito e benedetto dalla storia.
Agiamo come se avessimo l'eternità davanti a noi ... Gli imprevisti e i rischi non fanno per noi. Le nostre nazioni sono deboli e si stanno indebolendo: è un dato di fatto. L'Unione Europea si è dimostrata incapace di produrre la forza che manca alle nazioni, un altro dato di fatto. Abbiamo preso la strada sbagliata. La prima domanda è: abbiamo ancora il diritto di governarci? Se la risposta è sì, allora le nostre nazioni devono cominciare col recuperare i mezzi di autogoverno”.

Parla così a Le Figaro l’insigne filosofo Pierre Manent, direttore dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Cita la Brexit e grande studioso di Machiavelli. “I negoziati tra il Regno Unito e l'Unione Europea si trascinavano in modo triste. All'improvviso, riaccendendo l'energia e il buon senso di questo grande popolo politico, Boris Johnson ha deciso che era giunto il momento di attuare ciò che era stato deciso: ‘Finisci la Brexit’! Gli elettori hanno riposto la loro fiducia in lui in modo schiacciante. Ecco il governo rappresentativo!
I paesi dell'Unione europea non vogliono più questa libertà o questa responsabilità. Apprezzano l’impotenza perché garantisce la propria innocenza”.

Siamo in un declino totale. “Il senso del declino è ampiamente condiviso. Un declino particolarmente marcato nell'intera Europa e Occidente. Sono in atto enormi processi demografici ed economici che stanno portando a un declassamento dell'Europa, è un dato di fatto. Ci siamo costruiti una bella residenza all'asciutto per le giornate di sole che si chiama Unione Europea, ma non ci viviamo davvero. Non la abiteremo mai veramente”.

Odiamo ciò che siamo. “Fino a che punto si spingerà la follia dello stato di sorveglianza? Siamo straordinariamente docili. Ma come possiamo avere fiducia in noi stessi? Abbiamo permesso che si affermasse una disciplina della parola e del sentimento che ci proibisce di difendere e, per così dire, di amare ciò che siamo, la forma di vita che ci è propria, ma che, in compenso, ci comanda imperiosamente di accogliere con avidità tutto ciò che ci accusa, tutto ciò che ci turba, tutto ciò che ci offende. Eravamo un popolo che pretendeva di governarsi da solo e di far parte della storia. Abbiamo rinunciato a questa ambizione e l'abbiamo dichiarata ingiusta. La nostra nazione ci separa dall'umanità, è urgente dissolverla nell'umanità, tale è la nostra nuova religione politica. E siccome non vogliamo più continuare la storia, cosa possiamo fare se non disfarla? D'ora in poi, sarà la storia dei nostri misfatti. La crisi va più in profondità dello stesso regime politico. Se oggi sembriamo pronti a sacrificare tutto per salvare delle vite individuali, è forse perché abbiamo rinunciato a preservare ciò che è più grande di noi”.



"I bianchi devono tacere nei dibattiti sul razzismo". Bufera sulla vicesindaco di Parigi
Gerry Freda
31 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/i- ... 1617179322

La vicesindaco, esponente di sinistra, è stata criticata non solo dai suoi avversari politici, ma anche da membri della sua stessa area politica

È polemica in Francia per le dichiarazioni della vicesindaco di Parigi Audrey Pulvar, avendo lei dichiarato che gli individui bianchi non devono partecipare ai dibattiti sul razzismo e sulle discriminazioni.

La 49enne Pulvar, esponente di sinistra e originaria della Martinica, è stata subito additata, a causa di questa sua affermazione, come una rappresentante della “cancel culture” americana. Tale filone di pensiero, sviluppatosi appunto nelle università statunitensi, promuove un radicale cambiamento della cultura e della società, da attuare mediante l’eliminazione di ogni riferimento storico, linguistico o istituzionale al colonialismo e al suprematismo bianco, legittimando però, di fatto, eccessi e forzature.

Nel dettaglio, la vicesindaco ha affermato di recente che gli individui bianchi dovrebbero “chiudere la bocca e assistere in silenzio” ai dibattiti aventi come tema le discriminazioni etniche, giustificando con le seguenti parole la sua presa di posizione: “Le persone che subiscono discriminazioni sentono, proprio per questo, la necessità di riunirsi solamente tra loro per potere discutere serenamente su tale argomento”.

Contro le parole anti-bianchi della Pulvar si sono immediatamente scagliati non solo gli avversari politici di quest’ultima, ma anche importanti intellettuali e accademici transalpini. Tali critiche evidenziano proprio il fatto che le dichiarazioni della vicesindaco sarebbero un chiaro esempio dell’infiltrazione in Francia della cancel culture americana, tendente a legittimare un “razzismo al contrario” e a esaltare il vittimismo delle minoranze e il politicamente corretto.

A contestare la 49enne esponente di sinistra, biasimandola per volere “erodere i valori francesi” importando nel Paese ideologie estremiste d’Oltreoceano, sono stati però anche dei pezzi da novanta della gauche, tra cui l’ex primo ministro socialista Manuel Valls. Quest’ultimo ha infatti bollato le recenti dichiarazioni della vicesindaco come un “tradimento” dei valori nazionali, per poi aggiungere: “Questa mentalità, sempre incline a giustificare le vittime, porta al disastro… Sarebbe quindi necessario essere ebrei per potere parlare di antisemitismo?”. Nel dibattito sulla “caccia al razzismo presente nelle istituzioni” era in precedenza intervenuto lo stesso presidente Emmanuel Macron, che, a ottobre, aveva tuonato contro quelle ideologie e scienze sociali “Made in Usa” che mettono a rischio l’unità nazionale.

La Pulvar, dopo l'esplosione della polemica, ha reagito assicurando di non volere affatto ridurre al silenzio la parte bianca della popolazione francese e affermando che alcune sue parole sarebbero state distorte e decontestualizzate.

Il tema delle discriminazioni etniche e del “retaggio colonialista” da cui sarebbe affetta la Francia è finito al centro di feroci discussioni in seguito alle manifestazioni svoltesi nel Paese quest’estate all’indomani dell’uccisione dell’afroamericano George Floyd. Nei cortei in questione, diversi attivisti transalpini hanno denunciato le violenze perpetrate dalle autorità d’Oltralpe contro neri e immigrati, invocando una profonda “destrutturazione” della cultura attualmente dominante nell'Esagono.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:06 pm

UDITE UDITE
Patrisse Khan-Cullors, co-fondatrice dei Black Lives Matter, ha acquistato una casa di 1,4 Milioni di dollari in un quartiere bianco di Los Angeles.
Gli introiti dell’associazione sono circa 90 milioni l’anno, quanti di questi soldi tornano alle comunità nere?



BLM Co-Founder Patrisse Khan-Cullors Buys Million Dollar Home And The Streets Have Questions
Written by Ann Brown
Apr 09, 2021

https://moguldom.com/347232/blm-co-foun ... questions/

BLM Co-Founder Patrisse Khan-Cullors Buys Million Dollar Home And The Streets Have Questions. Photo: Patrisse Cullors promotes the film “Bedlam” at the Sundance Film Festival, Jan. 27, 2019, in Park City, Utah. (Photo by Taylor Jewell/Invision/AP)

Black Lives Matter co-founder Patrisse Khan-Cullors is once again getting backlash over money and BLM finances after purchasing a $1.4-plus million home in the rustic and predominately white Los Angeles community of Topanga Canyon.

Kahn-Cullors, 37, is a graduate of University of California, Los Angeles and University of Southern California who has been married for about five years to social activist and amateur boxer Janaya Khan, co-founder of Black Lives Matter Toronto, Dirt reported.

Kahn-Cullors created the #BlackLivesMatter hashtag in 2013 after George Zimmerman was acquitted in the 2012 shooting of Black teenager Trayvon Martin. The BLM movement grew tremendously during worldwide protests of George Floyd’s killing in the summer of 2020 by Minneapolis police. Donations poured in for BLM. After pressure, the organization finally revealed it had raised $90 million in 2020.
Twitter

Since launching BLM, Kahn-Cullors has been busy making deals. She published a book, “When They Call You a Terrorist: A Black Lives Matter Memoir,” in 2018. And last fall she inked a deal with Warner Bros. TV to create original programming that raises Black voices on streaming services and traditional TV channels, The Los Angeles Times reported.

With BLM growing in presence and financial power, Khan-Cullors was called on the carpet for what some have called grifting off of Black tragedy for financial gain. Due to disagreements over the running of the organization, co-founder Alicia Garza and Opal Tometi split from BLM.

Now the purchase of the $1.4 million-dollar home has resulted in more backlash against Khan-Cullors.

People are questioning why and how Kahn-Cullors is shelling out so much for a home, but the largest chunk of tweets in response to political scientist @JamelTheCreator were devoted to why she might have chosen to buy in Topanga Canyon.

“For somebody that claims to love Black people, it’s kinda strange that she chose a place to live that’s practically devoid of Black people,” a Twitter user wrote.

Some accused her of cashing in on BLM. “She capitalized on that ‘Injustice against Black People’ bag. They’ve been scamming since day 1,” another tweeted.

“This is blood money,” charged another.

https://twitter.com/KingrillaPerry/stat ... 84162?s=20

Kahn-Cullors’s new home is not quite 2,400 square feet with a three-bedroom, two-bath main house and a separate one-bedroom, one-bath guest apartment, private entry and a living room with a kitchenette, according to Dirt.

The average price for a home in Topanga is $1,419,592, according to Zillow.

Listen to GHOGH with Jamarlin Martin | Episode 73: Jamarlin Martin Jamarlin makes the case for why this is a multi-factor rebellion vs. just protests about George Floyd. He discusses the Democratic Party’s sneaky relationship with the police in cities and states under Dem control, and why Joe Biden is a cop and the Steve Jobs of mass incarceration.



"La società non è razzista". E il commissario nero all’antirazzismo diventa Goebbels
Giulio Meotti
11 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/la-societ ... ommissario

Dopo l’abbattimento delle statue e le proteste di piazza, il primo ministro inglese Boris Johnson aveva creato la Commissione sulle disparità razziali ed etniche. Il suo presidente, Tony Sewell, insegnante ed educatore da una vita, era stato incaricato di capire se ci fosse razzismo sistemico in Inghilterra. Hanno così esaminato “le idee che non dovevano essere messe in discussione”, vale a dire “gli articoli di fede dell'industria razziale”. Nel suo rapporto, la commissione ha concluso che, sebbene la Gran Bretagna non sia ancora “una società post-razziale”, il razzismo sistemico è una balla. "La Gran Bretagna dovrebbe essere vista come un modello per altri paesi a maggioranza bianca", dichiarano.

Sewell, che è nero - solo uno degli altri 10 commissari è bianco - è stato colpito da una ondata di violenti attacchi. Si va da “Zio Tom” a un professore di Cambridge che lo ha paragonato al ministro nazista Joseph Goebbels. Un membro laburista del parlamento ha scomodato anche il Ku Klux Klan.

Sewell definisce gli attacchi come "una sorta di antirazzismo che rasenta il razzismo". Rileva una certa disperazione, "non solo nelle lobby dei neri ma nella sinistra bianca": "hanno paura del rapporto". Non è sorpreso dal veleno che è stato diretto contro di lui. Una rete di enti di beneficenza, consulenti, ricercatori, dipartimenti accademici e attivisti politici sono "letteralmente investiti" nel mantenere viva l'idea del razzismo. "Le persone hanno un interesse finanziario in quest'area e si ha la sensazione che debbano proteggere la propria base”. Alle critiche, Sewell ha risposto così parlando al Telegraph: “Quando le persone cercano disperatamente di zittirti e screditarti, devi aver detto qualcosa di vero”.

Nell’attuale delirio razziale, anche Martin Luther King sarebbe considerato un fascista.

Gino Quarelo
Certo ma i paesi a maggioranza nera dove dovrebbero guardare?




BRAVISSIMA FIAMMA NIRENSTEIN SUL "GIORNALE"
Ugo Volli
Il Giornale, 11 aprile 2021

Fra tante vicende che dipingono di colori violacei la nuova era americana del neorazzismo antibianco tanto auspicata dagli oppositori di Trump, quella più espressiva riguarda gli aztechi. No, non è marginale:possiamo benissimo immaginarlo in qualsiasi parte del mondo, in Israele con i caananiti o i samaritani, in Italia con gli Aquitani o i Reti. Succederà: "La bianchezza (traduco così il concetto di whiteness, nda) inquina l'aria, devasta le foreste, scioglie i ghiacci, diffonde e finanzia le guerre, appiattisce i dialetti, infesta la coscienza, uccide la gente...", lo ha scritto Damon Young, collaboratore del New York Times, e lo cita Victor Davis Hanson, lo storico conservatore, in una bellissimo saggio sul razzismo antibianco.
Torniamo agli aztechi: una nuova proposta di curriculum scolastico per 10mila scuole californiane per la quale si vota proprio in questi giorni e che riguarda 6 milioni di studenti, in nome della decolonizzazione degli USA reintroduce il simbolismo azteco religioso nel nuovo programma (al voto in questi giorni) chiamato "Ethinic Studies Model Curriculum" e lo allarga dai campus americani alla scuola primaria e secondaria. Il curriculum si basa sulla "pedagogia degli oppressi" sviluppato dal teorico marxista Paolo Freire che sostiene che in primis gli studenti devono essere educati sull'oppressione per ottenerne "comprensione critica", e di conseguenza essere in grado di rovesciare i loro oppressori, cioè i bianchi. Ormai è lectio comune, sostenuta da una quantità di fake news: per esempio l'assassino di massa del Colorado è stato subito unanimemente attribuito a un "fascista bianco" a un "suprematista" per poi scoprire che si trattava di un siriano musulmano. Ma ormai anche la nipote e consigliera di Kamala Harris, Meena Harris, aveva già twittato che "gli uomini bianchi violenti sono la maggiore minaccia per il nostro Paese".
Riporta sul "City Journal" Christopher Rufo che secondo il programma californiano dunque gli insegnanti devono, come compito primario, aiutare gli studenti a "sfidare credenze razziste, bigotte, discriminatorie imperialiste, coloniali". E chi le alberga? I bianchi, che tutti quanti, che lo sappiano o meno. La società americana è accusata tutta di essere razzista, partecipe di ogni forma di oppressione e di razzismo, consapevole e inconsapevole, oggi, ieri o in qualsiasi altro tempo: essa dunque richiede, subito, oggi, una disinfezione della storia, per cui i monumenti a George Washington e ad altri padri della patria devono essere rovesciati; si deve cancellare il linguaggio, e con esso il pensiero, dei maggiori scrittori bianchi, compreso Shakespeare, Dante Alighieri (una sentina di pregiudizi razziali!) o Hemingway. Questo vale per gli artisti: Michelangelo (come si permette di rappresentare David come un giovane atleta bianco?) o Edward Hopper, secondo Tolteka Cuathtin il co-chair del Ethnic Studies Model Curriculum californiano, ma anche secondo moli altri testi in voga sono basati su "paradigmi europei etnocentrici, suprematisti bianchi (razzisti, antineri, anti-indigeni) capitalisti (classisti) patriarcali (sessisti o misogini) terepatriarcali (omofobici) e antropocentrici". Il testodi Cuathtin parla di "furto della terra, istituzione di gerarchie bianche ed europee che hanno creato ricchezza eccessiva divenuta la base dell'economia capitalista". Da essa una "egemonia" che non si è mai interrotta fino al giorno d'oggi in cui le minoranze vengono assoggettate con "la socializzazione, l'addomesticamento e addirittura la "zombificazione".
È un disegno malefico e aggressivo, la cultura monoteista giudaico cristiana (anche con la sua ramificazione pacifica musulmana), la democrazia e il liberalismo diventano i suoi rami spinosi e carichi di frutti velenosi. L'idea curiosa e totalmente priva di fondamento logico è che i contemporanei oggi avrebbero agito infinitamente meglio, e che comunque la nostra cultura è peggiore delle altre, anche quelle, come quella cinese o islamica che palesemente non consentirebbero mai a una persona di etnia e religione diversa, di governare. Sulla questione non minore della schiavitù, che è una delle principali memorie e rivendicazioni del movimento "woke" si seguita a ignorare il fatto che non c'è cultura, inclusa quella nera stessa e quella islamica, che non abbiano avuto o addirittura tuttora abbiano un versante schiavista. Tutti hanno avuto schiavi, e in realtà i primi a liberarsene sono stati i bianchi.
Cuauhtin spiega dunque, riguardo agli aztechi, che i cristiani hanno compiuto un teocidio, rimpiazzando gli dei indigeni col loro credo. La conseguenza, per lui, è che occorre oggi una resistenza di "controgenocidio" e "controegemonia" che spazzi via il cristianesimo (e immagino anche l'ebraismo) e rimetta in sella qualche dio spaventoso che appare con fauci aperte e denti acuminati sulle piramide si Teotihuacan, e a cui il nuovo curriculum suggerisce che non si dedichi solo la memoria storica, ma si canti e si preghi, coi bambini in fila che lo lodano. Un programma di canzoni indigene include "in Lak Ech affermazione" in cui si chiede al Dio Tetzkalipoka, che veniva onorato con sacrifici umani, di fare dell'orante un coraggioso guerriero. Agli altri dei si chiede uno spirito rivoluzionario e alla fine si impetra "liberazione, trasformazione, decolonizzazione".
A New York una scuola privata di Manhattan di elevato livello, la Grace Church School, va dall'asilo d'infanzia alla 12esima classe, dà agli studenti 12 pagine di guida sul linguaggio: vi si sostituiscono le parole madre, padre, genitori con "i grandi", "i compagni", "la famiglia" i guardiani". Anche i riferimenti a una casa fissa di abitazione sono cancellati. Invece di chiedere a una persona "di dove sei" o "che cosa fai" si deve chiedere "quale è la tua l’origine culturale o etnica" e "di dove sono i tuoi progenitori".
La conseguenza di questa situazione è la paura: nei campus chi non concorda con la revisione culturale razziale è sospettato di "suprematismo bianco" solo per il colore della sua pelle, con marginalizzazione e "shaming" nelle scuole, e nella cultura,con sospetti e espulsioni dal lavoro. Così anche per chi non si confà alle ideologie woke su donne, lgtb, neri, ecologia, paesi terzi. Anche Netflix, come tutta Hollywood, non produce più un film in cui non si snocciolino tutti i credo anticapitalista, anticoloniali, prodonna, eccetera eccetera... Con la conseguenza di una noia infinita. Molti scrittori e intellettuali quasi senza accorgersene percorrono la stessa strada.
Un articolo di Bari Weiss (espulsa dal New York Times) racconta un dialogo esitante e segreto di un gruppo di genitori allarmati, emarginati: "Se si sapesse che ci siamo riuniti a parlare" -dicono dalla loro riunione clandestina a Los Angeles- "potremmo riceverne serie ripercussioni". Si tratta di gente molto benestante che manda i figli in scuole milionarie. Ma qui ormai oltre alla ripetizione quotidiana di teorie anticapitaliste che rendono i figli straniti e fissati, risuona il discorso incessante sull'America come Paese cattivo, da cancellare, da ricostruire da zero. I genitori alla riunione si ripetevano che la scuola ti può espellere per qualsiasi ragione e se vieni definito "razzista" sei peggio di un assassino, e non verrai mai più accettato: "Vedo cosa sta accadendo ai miei bambini" -dice un genitore- "sono educati nel risentimento e nella paura".
La cultura del vittimismo, sta diventando distruttiva e dilagante: "A scuola un bambino nero multimilionario ha detto al mio che si sente ‘inherently oppressed’ intrinsecamente oppresso. Allora mio figlio gli ha chiesto perché, e lui gli ha detto "per via del colore della mia pelle". Questo mi ha fatto impazzire". Nel cambio dei curriculum, persino "Piccole donne" e "La lettera scarlatta" sono stati eliminati. I teorici della svolta americana, come Ibram Kendli, autore di "Come essere antirazzista" sostengono che il centro del razzismo è la negazione. Più sei razzista, più neghi di esserlo. Così, si forgiano nuove norme per cui nelle scuole americane se sei bianco e maschio non puoi mai parlare per primo anche se sai la risposta, e il ragazzo, raccontano i genitori, torna spesso a casa facendo un mea culpa per il razzismo di cui nè lui nè la sua famiglia si sono mai macchiate. I piccoli si adeguano a questa nuova realtà cambiando persino la musica preferita (in America è Beyonce) che viene decisa dall'insegnante. Si formano gruppi di "solidarietà razziale" da cui vengono espulsi i bianchi, i maschi o chi non mostra "solidarietà e compassione razziale e non possa partecipare dello sconforto, confusione, difficoltà che spesso accompagno il risveglio razziale".
Il problema razzista oscura l'uso della violenza da parte di Black Lives Matter stessa, o di Antifa, impedisce di giudicare le persone come individui e non come una razza o un genere. La scala di valori di una società liberale è stata rovesciata al punto della più assoluta confusione, il giudizio contro chi viene a priori considerato parte della agenda "suprematista" è sempre incredibilmente più aggressivo. Quando 30mila soldati sono stati dispiegati vicino a Capitol Hill dopo il disastroso attacco che ha segnato Trump per sempre, nessuno ha detto una parola; ma, dice Davis Hanson, quando Trump minacciò di mandare le truppe federali a fermare le rivolte che avevano spazzato il paese con incendi, rapine, vandalismi, 280 ex generali ammiragli e ufficiali della sicurezza hanno firmato una lettera per cui la sua minaccia era considerata dittatoriale. E' interessante che la nuova ondata razziale è guidata da elite bianche, ricche, spesso intellettuali... È sempre stato così, anche quando ero una ragazza degli anni ‘70.
Si spezza qui il sogno di Martin Luther King che sperava che un giorno ogni uomo venisse giudicato per quel che vale, e non per il colore della sua pelle. Dopo tanto lavoro della società americana e del mondo democratico c'è ancora il razzismo ed è, oggi, alla rovescia.



“Dio, aiutami a odiare i bianchi”
Giulio Meotti
15 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/dio-aiuta ... -i-bianchi

Il libro, “A Rhythm of Prayer”, è già in cima alla lista dei best seller di Amazon e del New York Times. Racconta Newsweek di oggi che all’interno della raccolta di interventi del libro c’è un brano di Chanequa Walker-Barnes, teologa e professoressa, intitolato "Prayer of a Weary Black Woman”. Inizia così:

“Caro Dio, per favore aiutami a odiare i bianchi… Voglio smetterla di preoccuparmi di loro, individualmente e collettivamente. Voglio smetterla di preoccuparmi delle loro anime fuorviate e razziste, smetterla di credere che possano essere migliori, che possano smettere di essere razzisti”.

Niente male per chi si definisce antirazzista.

Nelle stesse ore Roger Kimball, l’editore americano controcorrente di Encounter Books, sul Wall Street Journal raccontava come da Amazon a Bookshop i giganti delle vendite di libri hanno rimosso una serie di suoi titoli critici dell’ideologia transgender, come il best seller di Ryan Anderson “When Harry Became Sally”.

“In qualità di editore di quel bestseller del 2018, sono rimasto sorpreso dai rapporti secondo cui il libro di Anderson non era disponibile nella ‘libreria più grande del mondo’” scrive Kimball. “All'inizio, mi sono chiesto se ci fosse qualche errore. Ma no. È stato un atto deliberato di censura. Non hanno semplicemente smesso di vendere il libro. L'hanno inserito nell’oblio digitale, cancellandone ogni traccia dal sito di Amazon. Hanno fatto la stessa cosa presso Audible, che vende audiolibri, e AbeBooks, che vende libri di seconda mano. La decisione di schiacciare il libro di Anderson è l'avanguardia di uno sforzo più ampio per mettere a tacere il dibattito e imporre la conformità ideologica su qualsiasi questione controversa in cui i commissari della cultura hanno fatto un investimento. Non ha niente a che fare con i principi e tutto a che fare con il potere. Ci saranno più interdizioni, cancellazioni e soppressioni. Possono farlo, quindi lo faranno”.

Perché sono stati in grado di far passare anche l’idea che è in nome della tolleranza e dell’“inclusione”, ovvero nella spaventosa neolingua politicamente corretta, che si può pregare di odiare i bianchi.



Accusati di razzismo, insegnanti inglesi minacciati di morte

Ne parlano The Times e The Guardian.
Giulio Meotti
30 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/accusati- ... ti-inglesi

Una scuola di Londra accusata di razzismo è al centro di un'indagine della polizia per le minacce di morte contro il suo preside. La Harris Academy a Tottenham ha emesso un avviso di sicurezza per tutto il personale, dopo che il suo preside è stato pesantemente minacciato di morte. C’è chi propone anche di pugnalare gli insegnanti su Change.org, che ospita la petizione che invitava il preside a dimettersi e che denunciava la discriminazione nei confronti degli studenti di colore e ha già raccolto 6.000 firme da venerdì. “La sicurezza degli insegnanti è messa a repentaglio dalle petizioni online contro le scuole che portano a minacce violente contro di loro”, ha affermato una delle più grandi associazioni accademiche. Un portavoce della polizia di Londra ha detto che nella zona sono state organizzate pattuglie.

Siamo arrivati a questo. Alla fatwa antirazzista, simile a quella degli islamisti che a marzo hanno costretto un insegnante inglese della Batley Grammar School a nascondersi, a finire sotto scorta e a cambiare città, dopo aver ricevuto minacce di morte per aver mostrato una vignetta del profeta Maometto durante una lezione.

A forza di dire che l’uomo bianco è un criminale di guerra a qualcuno verrà in mente di passare ai fatti.



Il nuovo oscurantismo
Caratteri Liberi
Davide Cavaliere
29 aprile 2021

http://caratteriliberi.eu/2021/04/28/cu ... urantismo/

La Howard University – storica accademia statunitense nella quale si è formata l’attuale vicepresidente Kamala Harris – ha chiuso il proprio Dipartimento di Studi Classici. Omero, Cicerone, Socrate, Platone, Sofocle sarebbero troppo bianchi per gli studenti, in maggioranza afroamericani, del celebre ateneo.

L’università di Oxford, intanto, rivede il corso di storia della musica e riduce le lezioni dedicate ai compositori europei in favore della musica africana. Inoltre, impone corsi di storia non occidentale e cancella quelli di storia del Cristianesimo. Una scuola di New York ha deciso di rinominare le leggi di Newton, definizione considerata eccessivamente eurocentrica. Nel frattempo, un ateneo inglese ha avviato un corso in merito al “razzismo” del filosofo Immanuel Kant.

Alcuni anni fa, i corsi sulla storia della civiltà europea vennero eliminati dalla University of Texas perché ritenuti “intrinsecamente di destra”, come sentenziò il corpo docente. Mentre l’università di Yale restituì venti milioni di dollari di finanziamento piuttosto che reintrodurre corsi sulla civiltà occidentale.

La guerra contro la cultura classica e cristiana è in corso da decenni. I numi tutelari della cultura europea, da Aristotele a Beethoven, passando per Dante e Shakespeare, sono ritenuti intrinsecamente oppressivi in quanto bianchi, maschi e, talvolta, cristiani. È un fenomeno che ha le sue radici nella contestazione studentesca dei radicali Sixties. Gli anni Sessanta durante i quali i giovani distrussero le accademie al grido di motti come “From Plato to Nato”.

A sentire i guru della nuova ondata di razzismo contro i bianchi – intossicati dagli scritti di Foucault, Derrida, Said e Marcuse –, il grande misfatto della cultura europea consisterebbe nella sua tendenza ad assolutizzare i valori della propria concezione del mondo e dei rapporti sociali. Tale disposizione mentale sarebbe alla base del razzismo, del colonialismo e dell’imperialismo. Le vicissitudini dello spirito europeo si trovano ridotte a “violenza verso l’Altro”. Dal Liceo di Aristotele si arriverebbe diretti alla morte di George Floyd.

È la posizione sostenuta, per esempio, dallo studioso di origini dominicane Dan-el Padilla Peralta che, in tempi recenti, ha condannato gli studi classici senza possibilità di appello: essi, sostiene lo storico, avrebbero contribuito alla formazione di una “white culture” da cui sarebbero derivati il colonialismo, il fascismo e, naturalmente, il razzismo. Si tratta della trasposizione accademica del punto di vista della leader di Black Lives Matter, Tamika Mallory, secondo la quale “i bianchi, in quanto persone bianche, sostengono la supremazia bianca”.

L’ondata di odio che investe i bianchi e il loro retaggio non è solo un malinteso antirazzismo, ma un vero e proprio suprematismo nero. L’obiettivo non è solo quello di “decostruire” i fondamenti della civiltà nata dall’incontro di Atene e Roma con Gerusalemme, ma di cancellarli per fare spazio a una cultura africanocentrica, filoislamica e, in generale, orientata verso le minoranze etniche.

Dietro alla retorica dell’uguaglianza, della giustizia sociale, del relativismo si nasconde una ferocia antieuropea, anticristiana e antisemita, nutrita da un’incultura generalizzata e da un vero e proprio analfabetismo umanistico.

L’ossessione per il “genere” e la “razza” ha creato un clima soffocante e oscurantista, che mina la libertà di espressione e di ricerca. Come scrisse il grande fustigatore delle mode accademiche sessantottine, Allan Bloom: “La libertà di pensiero ha bisogno non solo, o non soprattutto, dell’assenza di vincoli legali, ma anche della presenza di pensieri alternativi. La tirannia più riuscita non è quella che usa la forza per assicurarsi l’uniformità, ma che elimina la coscienza di altre possibilità, che fa sembrare inconcepibile che siano fattibili altri modi, che cancella il senso dell’esistenza di qualcosa all’esterno”.

La tirannia del presente parla il linguaggio dell’antirazzismo.



Le università americane ora escludono i bianchi
Giulio Meotti
7 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/le-univer ... -escludono

Siamo arrivati alla segregazione e all’esclusione dei bianchi. La Cornell University, una delle università della Ivy League americana, ha introdotto un corso riservato a “neri, indigeni, latinos, asiatici o altre persone di colore”. Esclusi i bianchi.

Le università americane sono travolte da questa folle ideologia che sta producendo la classe dirigente politica, economica e culturale di domani. A Yale hanno eliminato lo storico corso di storia dell’arte perché “troppo bianco”. La Loyola University di Chicago ha dato la possibilità di saltare i tradizionali corsi di “civiltà occidentale” e iscriversi invece a “corsi di diversità”. All’Università della California gli studenti dovevano seguire un corso su Chaucer, Shakespeare e Milton, i capisaldi della letteratura anglosassone. Sono stati sostituiti con corsi su “gender, razza e sessualità”. La Howard University ha appena eliminato il dipartimento di Studi dell’Antichità, perché “suprematisti bianchi”.

Ancora nel 1970, 10 delle 50 principali università avevano un corso obbligatorio di “civiltà occidentale”, mentre 31 lo offrivano agli studenti se avessero voluto sceglierlo. Oggi, secondo un rapporto dal titolo The Vanishing West della National Association of Teachers, nessuna università americana offre quasi più simili corsi. L’Occidente è stato identificato come il Grande Satana, processato e bruciato in effigie. È la nuova guerra del mainstream e la stanno combattendo senza più nascondersi.

“Le forze che cercano di soppiantare la tradizione occidentale sono cresciute al potere da tempo” scriveva ieri Jeremy Tate sulla National Review. “Quando gli ideologi razzisti hanno rimosso Omero dal curriculum in una scuola del Massachusetts, gli insegnanti applaudirono e una addirittura disse che era ‘molto orgogliosa’ della censura. Un intero movimento di insegnanti, che opera con l'hashtag #disrupttexts, tenta di sostituire il canone occidentale. A Princeton, Dan-el Padilla Peralta, un noto storico di Roma antica, si è augurato la fine del suo campo accademico, affermando: ‘Spero che la disciplina muoia. . . e che muoia il più rapidamente possibile’”.

Come siamo arrivati a tutto questo? Lo spiega Jordan Peterson, il celebre psicologo clinico dell’Università di Toronto, in una intervista pubblicata questa settimana dal Wall Street Journal. Peterson dice che il “nulla nichilista fa il paio con il politicamente corretto”. E ricorda la famosa frase di George Orwell nella sua recensione del Mein Kampf nel 1940: “Mentre il socialismo, e anche il capitalismo in modo più riluttante, hanno detto alla gente ‘io ti offro il benessere’ Hitler gli ha detto ‘io vi offro lotta, pericolo e morte’ e di conseguenza tutta la nazione si inchinata ai suoi piedi’”.

È proprio il caso di dirlo che in America si sono inginocchiati…



Undicesimo comandamento: non criticare Black Lives Matter
Giulio Meotti
24 maggio 2021

https://meotti.substack.com/p/undicesim ... -criticare

Una professoressa della Mount Allison University in Canada è stata sospesa senza paga a causa delle lamentele degli studenti che il suo blog personale era "razzista" e "discriminatorio". La professoressa Rima Azar, originaria del Libano e che insegna Psicologia della salute, dovrà sottoporsi anche a un corso di "formazione su equità, diversità e inclusione" per le sue “trasgressioni”, riferisce la CBC. Queste trasgressioni includono “negare il razzismo sistemico” ed “etichettare Black Lives Matter un gruppo radicale”. “Il Canada NON è razzista” aveva scritto Azar. “Non abbiamo il razzismo ‘sistemico’. Abbiamo solo un'ingenuità sistemica perché siamo un paese giovane e perché vogliamo salvare il mondo”.

Nelle università nordamericane è dura, durissima, la vita dei professori che mettono in discussione la vulgata “neri buoni bianchi cattivi”. Un elenco imparziale dei casi rende l’idea del clima violento che si respira.

Il direttore di una delle principali pubblicazioni accademiche americane, Harald Uhlig dell’Università di Chicago, il più noto economista tedesco negli Stati Uniti, dopo che ha criticato Black Lives Matter, paragonando l’organizzazione ai terrapiattisti per via della campagna a favore dello scioglimento dei dipartimenti di polizia, è stato messo in congedo dal Journal of Political Economy, una delle cinque riviste del settore in America. Il giornalista Andrew Sullivan ha scritto a difesa di Uhlig: “E’ rivelatore che con entusiasmo questi fanatici sostengano l’eliminazione e il licenziamento di pensatori sbagliati. E’ il loro primo istinto: quello di punire. Mi fanno schifo”.

Un professore della Cornell Law School, William Jacobson, è stato censurato dal suo preside per aver criticato Black Lives Matter. Cosa aveva fatto di così terribile? Aveva chiamato i fondatori di Black Lives Matter “attivisti antiamericani che vogliono distruggere il capitalismo in un atto di vendetta”.

Una ricercatrice del Buffalo State College, Erica Cope, è stato indagine per aver detto agli studenti di essere stufa di parlare di Black Lives Matter.

Il professor Charles Negy, da ventidue anni docente di Psicologia all’Università della Florida, aveva scritto: “Il ‘black privilege’ è reale, affirmative action, borse di studio speciali e altri posti a parte, oltre a essere protetti dalle legittime critiche, un privilegio”. L’università ora vuole licenziarlo.

Tim Gordon è stato licenziato dalla Garces Memorial High School, istituto superiore cattolico di Bakersfield, in California, per aver definito “terrorista” Black Lives Matter durante i saccheggi. Si può dunque criticare il magistero della Chiesa Cattolica, ma non l’organizzazione afroamericana.

Un professore dell’Università della California, Gordon Klein, è stato licenziato per essersi rifiutato di concedere più tempo per gli esami agli studenti durante le proteste di Black Lives Matter.

Joshua Katz, un famoso classicista a Princeton, ha pubblicato un appello per la libertà di parola. “Non riesco a spiegarmi come qualcuno – persone straordinariamente privilegiate, vorrei sottolineare, professori di Princeton – diano vantaggi extra solo in ragione del colore della pelle. Fantasticare che si possa fare a meno della polizia è l’apice del privilegio. Negli Stati Uniti, grazie al cielo, la libertà di pensare è ancora un diritto, non un privilegio”. Come ha spiegato il Wall Street Journal, Katz è sopravvissuto alla richiesta di licenziamento, ma gli è stato tolto un incarico accademico.

Un preside del Vermont, racconta sempre il Wall Street Journal, è stato licenziato dopo aver pubblicato su Facebook: "Credo fermamente che Black Lives Matter, ma solo perché non vado in giro con un cartello BLM non dovrebbe significare che sono un razzista".

“Il regime della diversità sta vivendo il suo momento ‘1793’”, scrive il sociologo canadese Mathieu Bock-Côté nel suo nuovo libro La révolution racialiste. La ghigliottina non è più in uso, ma l'impulso è lo stesso a distruggere carriere, mezzi di sussistenza e reputazioni. L'ondata di dimissioni, licenziamenti, disconoscimenti e rimozioni forzate nel mondo accademico dovrebbe farci riflettere sul pericolo che correremmo anche noi se questo movimento attecchisse in Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:06 pm

AMAC – La grande maggioranza degli Americani rifiuta la Teoria Critica della Razza e supporta i diritti dei genitori
9 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -genitori/

Dopo mesi di indignazione pubblica, tensione nelle riunioni dei consigli scolastici, ed una serie di dimissioni tra gli insegnanti e gli amministratori scolastici, sembra chiaro che la spinta per dei programmi scolastici ispirati alla Teoria Critica della Razza (CRT) e ad altre ideologie radicali nella Scuola da parte della Sinistra possa subire a breve un contraccolpo.

La prova più recente viene dall’American Enterprise Institute (AEI), che ha condotto un sondaggio che dimostra come gli Americani di tutte le estrazioni sociali e idee politiche non sono propriamente dei fan dell’ultima ondata di estremismo di Sinistra nell’istruzione pubblica, e che invece la maggior parte della gente vuole che le scuole si concentrino sull’insegnamento dei valori e delle competenze più tradizionali.

Secondo il sondaggio, l’81% dei bianchi, l’81% degli afro-americani e l’87% degli ispanici credono che “il luogo migliore per i bambini per apprendere ad essere orgogliosi della loro identità etnica o razziale è a casa,” e la stessa percentuale ha detto che “la scuola è dove dovrebbero imparare cosa significa essere un americano” era “molto” o “un po’” vicino alla loro visione.

Allo stesso modo, il 70% dei bianchi, il 69% degli afro-americani e il 70% degli ispanici hanno detto che la seguente frase era “molto” o “abbastanza vicina” alla loro opinione: “Le scuole in questi giorni prestano troppa attenzione alle differenze tra gruppi etnici e razziali e non abbastanza a ciò che hanno in comune“.

Non solo queste cifre supportano l’assoluta evidenza di una diffusa indignazione tra i genitori nei confronti di programmi scolastici completamente stravolti che hanno visto nei video, diventati virali, delle riunioni dei consigli scolastici, ma contraddicono anche la narrativa di Sinistra secondo cui i gruppi delle minoranze vogliano che le scuole si concentrino di più sull’identità e sull’anti-razzismo piuttosto che sui programmi scolastici di base. Dopo tutto, se questo fosse vero, come potrebbe una schiacciante maggioranza di bianchi, afro americani ed altre minoranze dire di credere che le scuole si concentrino troppo su ciò che divide, piuttosto che su ciò che unisce gli studenti? Un tale sentimento è difficile da far quadrare con la convinzione dei teorici della CRT che anche le materie come la matematica contengano elementi di “razzismo sistemico“.

Non solo la gran parte dei genitori, di diverse origini etniche, credono che le scuole si siano concentrate troppo sul razzismo e sulle divisioni, ma credono anche che le scuole dovrebbero insegnare l’importanza dell’unità nazionale, indipendentemente dalla razza di appartenenza. Lo stesso studio dell’AEI ha anche scoperto che l’85% dei bianchi, l’84% degli afro-americani e il 78% degli ispanici credono che sia “assolutamente essenziale che le scuole pubbliche insegnino ai bambini… che qualunque sia il loro background etnico o razziale, sono tutti parte di una nazione“.

Inoltre, secondo lo stesso studio, il 69% dei bianchi, il 63% degli afro-americani e il 61% degli ispanici credono che ai bambini dovrebbe essere insegnato “che gli Stati Uniti sono un paese fondamentalmente buono“, mentre l’89% dei bianchi, l’84% degli afro-americani e l’88% degli ispanici “si arrabbierebbero o preoccuperebbero se un insegnante… criticasse costantemente l’economia e il sistema politico americano”. Ancora più significativo, e direttamente contrario alla Teoria Critica della Razza (CRT), l’86% dei bianchi, l’81% degli afro-americani e l’80% degli ispanici dice che sarebbe “turbato” o “un po’ preoccupato” se un insegnante “insegnasse che l’America era, ed è ancora, un paese fondamentalmente razzista“.

Questo è, naturalmente, il principio fondamentale della Teoria Critica della Razza.

Il sondaggio dell’AEI non è l’unico negli ultimi mesi a riportare tali risultati. Secondo un sondaggio del The Economist all’inizio di quest’anno, più della metà degli intervistati che hanno detto di sapere di questa Teoria Critica della Razza hanno detto di avere un’opinione sfavorevole ad essa.

A maggio, Parents Defending Education ha scoperto che l’80% degli intervistati si oppone all’uso delle classi per promuovere l’attivismo politico, il 74% si oppone all’insegnamento secondo cui i bianchi sono intrinsecamente privilegiati e le persone di colore siano intrinsecamente oppresse, ed il 69% si oppone alle scuole che insegnano che l’America è stata fondata sul razzismo e che sia strutturalmente razzista.

I membri dei consigli scolastici che promuovono dei programmi di studio ispirati alla Teoria Critica della Razza (CRT) si sono anche trovati ad essere oggetto di azioni di richiamo in tutto il paese, in luoghi come la Contea di Loudoun, in Virginia, che è diventata il punto di riferimento nella lotta nazionale contro questa ideologia.

Il candidato democratico a governatore della Virginia Terry McAuliffe ha preso una batosta su questa questione, di recente, dopo aver ammesso apertamente che “non credo che i genitori dovrebbero dire alle scuole cosa dovrebbero insegnare”. Come ci si poteva aspettare, i contribuenti della Virginia che finanziano quelle scuole non sono rimasti troppo contenti per il commento. Inoltre, i commenti di McAuliffe sono stati un’altro esempio di una tendenza allarmante di politici ed attivisti Democratici che sostengono sempre di più che i genitori non debbano avere voce in capitolo su ciò che viene insegnato ai loro figli a Scuola.

In breve, tutti gli indicatori suggeriscono che la Teoria Critica della Razza potrebbe essere essa stessa in condizioni “critiche“. Mentre i sindacati degli insegnanti hanno iniziato a difendere l’insegnamento della teoria nelle classi “K-12” dopo aver inizialmente sostenuto per mesi che non venisse assolutamente insegnata al di fuori delle scuole autorizzate per legge, la percezione pubblica sembra essere fermamente contraria alla Teoria Critica della Razza e ad una serie di altre politiche del “Wokeismo” che la Sinistra ha tentato di introdurre di nascosto nei programmi scolastici.

Se questo è veramente il caso, il prossimo e più importante passo per coloro che guidano la carica contro la Teoria Critica della Razza è quello di tradurre l’opposizione del pubblico in un cambiamento concreto da manifestare nelle urne. Mentre i suddetti sforzi di richiamo nei consigli scolastici sono un inizio promettente, i genitori e i cittadini preoccupati devono organizzarsi per far sentire la loro voce anche a livello statale e federale, soprattutto perché il Dipartimento dell’Educazione di Joe Biden ha già fatto sentire il suo peso dietro l’agenda della Teoria Critica della Razza.

In definitiva, ci vorrà probabilmente uno sforzo di base massiccio e sostenuto nel corso di diversi cicli elettorali per sconfiggere definitivamente la Teoria Critica della Razza e ripristinare completamente un’educazione onesta ed equilibrata in ogni classe americana. Anche se raggiungere l’obiettivo finale sarà senza dubbio un compito arduo, i segni promettenti visti finora, sia attraverso i sondaggi che nell’energia tangibile delle comunità locali, forniscono la speranza che si tratta di un obiettivo raggiungibile e che vale la pena di raggiungere.

Amac.us

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L’Association of Mature American Citizens (AMAC) è un’organizzazione conservatrice e gruppo di interesse con sede negli Stati Uniti, in Florida, fondata nel 2007. Il suo presidente e fondatore è Daniel C. Weber, proprietario di un’agenzia di assicurazioni e ora in pensione.

L’AMAC è un’organizzazione per le persone sopra i 50 anni. Il gruppo si definisce “l’alternativa conservatrice all’AARP.” È una delle diverse organizzazioni che si posizionano come rivali conservatrici dell’AARP, il principale gruppo d’interesse per pensionati e over 50.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:07 pm

L’INGANNO DEL MULTICULTURALISMO
di Guglielmo Piombini,
da “La gabbia delle idee - Il grande inganno del politicamente corretto”, 2019, pag. 144-151

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8016979261

All’inizio del XX secolo i comunisti affermavano che, se fosse scoppiato un conflitto tra le potenze europee, le classi lavoratrici di ogni paese si sarebbero ribellate e avrebbero rovesciato i propri governi per edificare una nuova Europa comunista.
Tuttavia nel 1914, quando scoppiò la grande guerra, le masse non mostrarono alcun sentimento rivoluzionario.
Solo in Russia i bolscevichi riuscirono a prendere il potere, ma tutti i tentativi di esportare la rivoluzione nell’Europa occidentale fallirono per mancanza di sostegno popolare.
I marxisti cominciarono così a interrogarsi sulle ragioni del fallimento della rivoluzione in Occidente: cos’era andato storto ?
Due importanti intellettuali, l’italiano Antonio Gramsci e l’ungherese George Lukacs , arrivarono alla stessa conclusione: in Occidente le masse non erano pronte per la rivoluzione comunista perché troppo fortemente condizionate dalla cultura tradizionale e dalla morale giudaico-cristiana.
Non era possibile edificare una società comunista, dissero Gramsci e Lukacs, se prima non venivano estirpati alla radice i valori e le istituzioni tradizionali della società occidentale, come la famiglia, la religione, l’etica borghese.
Per realizzare il socialismo non bastava conquistare gli apparati del potere statale, se nello stesso tempo non si conquistava la cultura. Gramsci ideò quindi una nuova strategia per la conquista del potere totale che, alla lunga, si dimostrò più efficace.
All’opposto di quanto aveva fatto Lenin in Russia, l’instaurazione del socialismo doveva essere preceduta da una “lunga marcia attraverso le istituzioni“, cioè dalla progressiva occupazione da parte dei comunisti di tutti gli organismi della società civile.
Mentre Lenin aveva teorizzato la conquista della società tramite la conquista violenta dello Stato, Gramsci propose il procedimento inverso: la conquista dello Stato attraverso l’occupazione pacifica delle istituzioni che esprimono i valori culturali della società, scuole, università, case editrici, riviste, giornali, associazioni, partiti, sindacati, chiese.
Anche George Lukacs aveva tentato, subito dopo la prima guerra mondiale, di imporre dall’alto il suo programma di sovvertimento culturale quando divenne viceministro all’istruzione nell’effimera repubblica sovietica ungherese di Bela Kun.
Proclamando la necessità di “una rottura totale con tutte le istituzioni e le forme di vita dominanti nel mondo borghese“, teorizzò l’uso del terrore per condizionare le arti e la letteratura.
Priva di sostegno popolare, la Repubblica rivoluzionaria durò pochi mesi, dal marzo all’agosto 1919, e dopo la sua caduta Lukacs scappò in Germania.
A Francoforte fondò nel 1923 l’Istituto per il marxismo, che prese poi il nome più neutro di Istituto per la ricerca sociale.
Il centro studi era finanziato da Felix Weil , un ricco ereditiere affascinato dalle idee di Lukacs. Questo istituto è il luogo in cui furono poste le basi teoriche della “correttezza politica“ così come la conosciamo oggi.
Nel 1930 giunse alla guida dell’istituto Max Horkheimer, il quale insieme ai filosofi Theodor Adorno ed Herbert Marcuse e agli psicologi Eric Fromm e Wilhelm Reich sviluppò il lavoro pionieristico di Lucas in un’ideologia compiuta. Diversamente da Marx, secondo cui la cultura è una semplice sovrastruttura determinata dalla struttura economica della società, Horkheimer e i suoi colleghi affermarono che la cultura rappresentava un fenomeno sociale indipendente e di grande importanza.
Mentre per i marxisti ortodossi il capitalismo e la struttura di classe da esso creata dovevano essere rovesciati perché opprimevano i lavoratori, per la scuola di Francoforte la classe operaia non costituiva più l’agente della rivoluzione. L’oppressione infatti nasceva, ancor prima che dai rapporti economici, dalla famiglia borghese e dai principi morali tradizionali.
Erano queste le catene della tirannia che dovevano essere spezzate dalla rivoluzione. La liberazione dalla repressione culturale prodotta dalle restrizioni sociali divenne così l’obiettivo principale dei neo marxisti.
Nel 1933, con l’avvento al potere di Hitler, i membri dell’istituto furono costretti a lasciare la Germania e l’anno seguente si stabilirono a New York.
Dagli Stati Uniti riuscirono con successo a diffondere il proprio credo grazie all’elaborazione della “teoria critica”, che oggi rappresenta il principale strumento di analisi utilizzato nei dipartimenti universitari di studi sociali dominati della correttezza politica.
La teoria critica non mirava a comprendere la società, ma a trasformarla, minando le istituzioni esistenti.
Ogni aspetto della società capitalistica (l’etica del lavoro, la famiglia nucleare, l’industria dei consumi, la produzione di massa, la televisione, la pubblicità, etc) veniva sottoposto ad attacchi interminabili e incessanti.
Tutte le credenze ereditate dal passato venivano condannate come pregiudizi. Non venivano mai indicate, però, le alternative che avrebbero dovuto prendere il posto delle istituzioni contestate.
Era la stessa tattica utilizzata da Marx, il quale aveva criticato senza sosta la società liberale senza mai descrivere in positivo i caratteri della futura società comunista.
Tuttavia, mentre il marxismo ortodosso individuava la classe dominante nei possessori dei mezzi di produzione, secondo il neo marxismo culturale l’oppressione sociale proveniva da alcuni gruppi definibili secondo la razza, il sesso, l’etnia, la religione.
In particolare i maschi bianchi vennero etichettati come “oppressori“, mentre altri gruppi (le donne, i neri, i musulmani, gli omosessuali) furono definiti “vittime”.
I primi erano automaticamente dalla parte del torto e i secondi dalla parte della ragione, a prescindere dal loro comportamento individuale: tutto dipendeva dal gruppo di appartenenza. Grazie a Herbert Marcuse, il celebrato guru della contestazione giovanile degli anni 60, queste idee si diffusero tra le generazioni nate durante il baby-boom.
Marcuse, vero e proprio evangelista del marxismo culturale, insegnava agli studenti dell’Università di Yale, Harvard e Columbia che la logica formale e il metodo scientifico rappresentavano il nemico perché “negavano la realtà dell’utopia”.
Marcuse si opponeva alla libertà di espressione, ingannevole strumento ideato dalle classi dominanti per criticare l’utopia comunista, e affermava che “non c’è bisogno della logica, del dibattito e del libero scambio di idee“, dato che il comunismo “fornisce tutte le risposte“.
Solo le classi oppresse, così come definite dai marxisti culturali, meritavano la tolleranza; per tutte le altre era prescritta l’intolleranza.
Una volta conquistate le cittadelle del potere, gli allievi di Marcuse hanno messo in pratica il suo metodo di guerra culturale inventando dei nuovi reati di opinione come “l’incitamento all’odio“, per incriminare i propri avversari ideologici. Nell’università gli studenti, invece di essere incoraggiati ad argomentare con la logica e i fatti, vengono spinti a boicottare le conferenze di coloro che esprimono idee non gradite.
Negli Stati Uniti episodi del genere sono all’ordine del giorno, mentre in Italia si può ricordare il caso della sollevazione di docenti e studenti contro Papa Benedetto XVI, il quale nel 2007 rinunciò a tenere il discorso di inaugurazione dell’anno accademico all’università La Sapienza di Roma. Con grandi onori venne invece invitato, sei anni dopo, Jorge Mario Bergoglio, campione del multiculturalismo.
Se c’è un aspetto che accomuna l’ideologia marxista, il politicamente corretto e l’islamismo è la radicale ostilità alla libertà di espressione.
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Nel 1923 Lukacs aveva suggerito, come strategia preparatoria per la rivoluzione, di fomentare il “pessimismo culturale“, in modo da accrescere lo stato di alienazione, disperazione e vuoto spirituale tra la popolazione occidentale.
Questo nichilismo indotto dalle élite marxiste spiega la fatica che sembra aver pervaso una larga parte degli europei, i quali non riescono più a trovare delle ragioni valide per difendere e tramandare la propria civiltà e sembrano accogliere con sollievo l’idea di estinguersi in un’imprecisata “società multiculturale”.
Anche nelle esortazioni di Bergoglio, e persino nei libri di scuola, si trova costantemente ripetuta l’idea che la vecchia sterile Europa deve “cedere il testimone” ad altre popolazioni e lasciare il posto ad altre culture.
Il metodo che finora si è rivelato più efficace per corrodere e diluire ciò che resta della cultura europea è la promozione e l’imposizione, spesso contro il desiderio della popolazione autoctona, dell’immigrazione di massa proveniente da culture estranee o incompatibili.
Il multiculturalismo è infatti un gigantesco esperimento di ingegneria sociale, radicale, utopistico e pericoloso quanto il comunismo.
Si nasconde dietro parole suadenti come tolleranza e diversità così come il comunismo si mascherava dietro gli slogan di libertà, pace o democrazia, ma si tratta di un’ideologia totalitaria che ha come unico obiettivo la distruzione della civiltà di origine europea, dato che solo gli occidentali sono accusati di razzismo se desiderano preservare la propria cultura.
Non era mai successo, nella storia umana, che una popolazione finanziasse l’arrivo nella propria terra di una popolazione apertamente ostile e intenzionata a sradicare la cultura ospite per instaurare la propria.
Eppure, è proprio questo che da qualche decennio sta accadendo in Europa occidentale con l’arrivo di massa islamiche aggressive e fanatizzate, che in larga misura vivono di sussidi assistenziali. Come si è potuti arrivare a una tale follia autodistruttiva?
Il fatto che dopo la fine del socialismo reale gli intellettuali filo marxisti siano saliti in massa sul carro del multiculturalismo dimostra chiaramente che quest’ultimo non è altro che la prosecuzione del comunismo con altri mezzi.
È un tentativo di rivincita di coloro che ai tempi della Guerra Fredda militavano dalla parte dell’Unione Sovietica, e che non hanno mai accettato la caduta del muro di Berlino.
Hanno cambiato le parole d’ordine, dato che non parlano più di piani quinquennali o di abolizione della proprietà privata, ma il loro obiettivo finale è rimasto lo stesso: l’edificazione di una società socialista ed egualitaria soggetta al potere assoluto di uno Stato totalitario.
Questa sinistra ha perso tutto ciò che aveva: l’Urss, il terzo mondo, la classe operaia, e ora vede l’Islam radicale come un proletariato surrogato per mobilitare il mondo contro il libero mercato e l’uccidente.
Un tempo molti utili idioti in Occidente propagandavano l’idea che il comunismo in Russia fosse un paradiso; adesso i nuovi utili idioti ripetono che il mondo sarà più giusto ed egualitario quando l’Occidente avrà accettato la sottomissione all’Islam.
Avendo fallito nel loro primo tentativo di realizzare una rivoluzione in Occidente, oggi sperano che gli immigrati islamici, con la loro attitudine per le azioni violente e distruttive, formino una nuova massa rivoluzionaria.
La sinistra occidentale sta importando un nuovo tipo di proletariato, dopo essere stata delusa dal primo.
L’esultanza per l’immigrazione di massa di musulmani in Europa è dunque la vendetta segreta della sinistra per il crollo del socialismo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Il Politicamente corretto (PC): un crimine contro l'umanità

Messaggioda Berto » sab mar 13, 2021 9:11 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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