Ho preso lo spunto da questo articolo:Shoah: Dureghello, no banalizzazioni e non chiedeteci perdono25 gennaio 2021
https://www.shalom.it/blog/news-in-ital ... o-b1090171 "Temo le banalizzazioni della memoria, i tentativi di attualizzare quanto accaduto al popolo ebraico attraverso accostamenti impropri. Mi preoccupa il continuo riaffiorare dei suprematismi. E credo sia giunto il momento di smettere di chiedere il perdono per interposta persona. Questo è un atto che nell'ebraismo non è concepibile". Lo dice Ruth Dureghello, presidente della comunita' ebraica di Roma, in una conversazione con l'AGI, alla vigilia delle celebrazioni per la Giornata della Memoria. Iniziative che quest'anno saranno diverse dal solito, a causa del Covid, ma non per questo meno intense. "La pandemia non ci ha certo impedito di continuare a lavorare, di produrre cultura, di pregare e quindi di fare memoria e trasmetterla. Tutto quello che si svolgeva in presenza, quest'anno è passato nella forma più tutelante della divulgazione attraverso i canali social o le piattaforme informatiche. Senza però depotenziare o svilire il lavoro che si sta svolgendo e che, anzi, continua alacremente non solo nella Giornata della Memoria ma tutto l'anno. Il calendario delle iniziative è denso - spiega Dureghello - fra quelle con l'Archivio, il Museo, il Centro di Cultura. E poi c'è una mia chiacchierata, bellissima, con l'ultimo sopravvissuto di Roma: Sami Modiano. È una 'passeggiata' nel suo percorso umano, una delle cose più belle che ho fatto nella mia vita".
La conversazione con Sami Modiano, "sarà pubblicata sui social delle comunità e destinata ai ragazzi, perché quest'anno, per motivi contingenti, Sami non poteva certo andare nelle scuole. Abbiamo quindi voluto 'storicizzare' un suo dialogo - dice ancora la presidente - e metterlo a disposizione degli studenti che abitualmente, vedevano Sami in aula magna, o seduto fra loro. Ne è nata una chiacchierata delicata, colma di messaggi significativi e di grande speranza". Rispetto allo scorso anno anno, è cambiato qualche atteggiamento verso la cultura della memoria? "Sono cambiate tante cose - spiega la presidente della comunita' ebraica romana - è sotto gli occhi di tutti che la nostra società e i suoi valori sono stati completamente stravolti. Di positivo, c'è che ci arrivano, ad esempio, tante sollecitazioni dalla societa' civile, soprattutto dalle scuole attive per concretizzare una riflessione sulla giornata della memoria. Ma dall'altra parte, c'è in questo ultimo anno un riaffiorare del tema dell'antisemitismo. Con la pandemia sono riemersi pregiudizi, teorie complottiste, stereotipi sul web di natura antisemita. Ha ripreso vigore il tema dell'antisionismo, reso ancora più evidente e conclamato verso lo Stato di Israele e al suo diritto a esistere. E non ultimo, cosa che mi preoccupa moltissimo, c'è la ripresa del suprematismo, come accaduto nella società americana, che credevamo affrontato. Il suprematismo oggi, purtroppo, suscita tanto interesse e ha tanto appeal anche nella società europea, non ultimo in quella italiana. I suprematismi sono un pericolo, inutile negarlo, un pericolo reale. E in una società sofferente che vive un disagio, il modello di idolatria che il suprematismo crea può essere uno strumento per accalappiare le coscienze dei più deboli o di chi soffre e diventa facilmente strumento di diffusione di odio e violenza. Sì - sottolinea Dureghello -, ci sono stati cambiamenti in un senso e nell'altro. L'importante è, però, che non muti lo spirito con cui si affronta la Giornata della Memoria e quello con cui questa è stata istituita dai padri fondatori".
Secondo Dureghello, "il monito che si deve fissare, è quello di ricordare la unicità, la gravità e la disumanità della Shoah, affinchè questa non si ripeta. Se invece il ricordo deve diventare un pretesto per strumentalizzare, rivedere, analizzare o addirittura fare retorica ad uso della destra, sinistra, della politica in generale, allora sicuramente c'è qualcosa che non va e occorre riportate tutto nella giusta direzione". C'è quindi un rischio di banalizzazione della memoria? "Certo. E di questo sono molto preoccupata. Si sta distorcendo il senso originario di fare memoria - afferma - e alle volte si usa la Shoah con i suoi testimoni e modelli per rappresentare concetti politici che non hanno nulla a che vedere con la memoria ma andrebbero affrontati in modo diverso. Il problema è anche culturale, lo sappiamo bene. Dobbiamo infatti insistere sulla cultura europea della consapevolezza, sull'educazione alla memoria. Perche', da qui a dire che abbiamo tutti maturato un processo di responsabilizzazione, introitamento e consapevolezza, ce ne corre. Quella cultura che davamo in qualche modo acquisita avendoci lavorato tanto, non e' invece cosi solida, come l'avevamo immaginata. Troppo spesso viene impoverita dall'ignoranza, nel senso del vero della parola".
E a proposito di scarsa cultura, c'e' un tema spesso mal posto ed e' quello del perdono. Molte volte ad un sopravvissuto, si chiede se e' disposto a perdonare... "Troppo spesso siamo sollecitati sul tema del perdono perche' ai piu' - spiega Dureghello - risulta difficile comprendere quello che nell'ebraismo e' un concetto fondamentale: quando vengono perpetrate delle offese, il perdono non puo' essere per delega. Io posso, nelle condizioni in cui e' possibile, operare un reciproco confronto e cercare di superare la situazione perche', e lo sottolineo, non c'e' nessun tipo di delega al perdono. Non puo' esserci. E anche questo e' un pregiudizio, perche' pensare o immaginare che il popolo ebraico debba vivere questo modello esattamente come altre culture e altre religioni, significa non riconoscere una connotazione tipica, una peculiarita' millenaria che e' quello che ci ha consentito di arrivare fino a dove siamo arrivati oggi e dove speriamo, saremo per altri millenni insieme all'umanita' intera. Culturalmente, questo concetto del perdono nell'ebraismo non c'e' e se esiste, e' frutto di un confronto fra due parti contrapposte che cercano di trovare una sintesi fra posizioni diverse. Il rapporto e il dialogo sono diretti, non puo' essere mai mediato. Noi non abbiamo assolutamente la delega per altri: sarebbe un abominio se io, per esempio, dicessi si' o no al posto di mio nonno. E' inconcepibile. Quasi fosse una colpa se non perdoniamo... Questa cosa ci mette in difficolta' perche' devo prendermi una responsabilita' per un mio parente non sopravvissuto. Non spetta a noi viventi perdonare".
Tempo fa, la presidente della comunita' ebraica di Roma ha indicato Israele come un modello nella gestione della pandemia e delle vaccinazioni: "Ho detto e ripeto che se dobbiamo guardare a modelli positivi, e Israele nel momento della pandemia e vaccinazione ha costituito un modello positivo, non vedo perche' non guardare a questo Stato e comprendere quell'esempio. A volte, anche nelle cose positive c'e' presunzione. Anche questo e' un pregiudizio. Mentre invece Israele, grazie anche a innovazione e tecnologia, ha affrontato la pandemia e puo' essere un valido strumento di confronto e miglioramento. Non vorrei ci fossero dietro le solite teorie complottiste e negazioniste che spesso si palesano. Anche questo e' uno spunto per riflettere sul tema dell'antisemitismo". (AGI)
Alberto PentoIo veneto, europeo, bianco ed ex cristiano, e sovranista come lo sono gli ebrei di Israele, non ho alcuna colpa di quanto capitato loro nel passato e non ho da farmi perdonare nulla da loro.
Io da cristiano e critico verso gli ebrei e Israele sono divenuto aidolo e fraternamente amico degli ebrei e di Israele che considero uno dei popoli e uno dei paesi più umani e civili della terra e che difendo contro tutti e tutto come difendo il mio diritto umano, civile e politico sovranista di veneto, italiano ed europeo.
La Dureghello che condanna la strumentalizazzione politico ideologica della Shoah, da ogni parte essa provenga, sembra non accorgersi di fare altrettanto a danno della destra poiché lei è di sinistra, confondendo il suprematismo razzista minoritario con il sovranismo che demonizza altrettanto pregiudizialmente e demenzialmente di quanto fanno i suprematisti di ogni colore della pelle, di ogni ideologia politica e religiosa con gli altro religiosi (specialmente se ebrei e cristiani) con i bianchi e con i neri.
La signora Dureghello ebrea italiana politicamente schierata a sinistra pare non accorgersi che il suo atteggiamento, il suo comportamento e il suo dire viola profondamente i miei diritti umani, civili e politici, di essere umano e cittadino veneto, italiano europeo, né più né meno di quanto fanno certi suprematisti bianchi, neri, cristiani, atei, social fascio-nazi comunisti e nazi maomettani con gli ebrei e con Israele.Il suprematismo razzista non va confuso con il sovranismo.Tutti i suprematisti (di ogni colore, razza, etnia e ideologia politico religiosa) sono demenziali e non vanno confusi con gli uomini di buona volontà di tutta la terra che nella loro casa, nella loro terra, nel loro paese difendono i loro sacrosanti diritti umani, civili e politici, la loro vita, i loro beni, la loro dignità, la loro libertà e sovranità
L'analisi della realtà e la attribuzione delle colpe e delle responsabilità del male esistente, proprie di questi demenziali suprematisti è condizionata da abissale ignoranza e da pregiudizialità insensate e immotivate che ricalcano il modello preistorico del capro espiatorio scelto sulla base di tradizioni come quella antisemita che il buon senso e la storia hanno ampiamente dimostrato non avere alcun fondamento.
Io nel mio passato e nel passato della mia gente, lungo almeno 2000 anni, non trovo alcun episodio in cui gli ebrei ci abbiano fatto del male, anzi trovo solo comportamenti umani e civili.
Cosa che invece non trovo nei cristiani poco cristiani e in particolare nei maomettani osservanti e negli utopisti di matrice socialista come i fascisti, i nazisti e i comunisti.
Suprematismo, identitarismo/civilizzazionismo e sovranismohttp://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2832La missione democratica del sovranismo in Italia e in Europa
Daniele Scalea
https://www.centromachiavelli.com/2021/ ... ia-europa/ “Sovranista non è colui che si rifiuta di cedere sovranità, ma di cederla a organismi non controllabili democraticamente“. Sono parole di Marcello Pera, già presidente del Senato, in occasione d’un recente dibattito promosso dal Centro Studi Machiavelli.
Il Prof. Pera ricordava come l’UE, elitaria e burocratica, non possa considerarsi gestita in maniera democratica. Ne è esempio recente il caso dello scontro con Polonia e Ungheria sullo Stato di diritto: l’introduzione surrettizia, tramite reinterpretazioni ad hoc, di norme atte a imporre a Polacchi e Ungheresi valori estranei alle loro tradizioni e non graditi. Ma, ricordava Pera, anche il paradosso verificatosi a partire da luglio 2019, allorché quello stesso PD sconfitto in Italia alle elezioni si trovò a dettarci le regole stando in maggioranza all’Europarlamento (paradosso risoltosi rapidamente solo grazie al cambio d’alleanze del M5S che ha riportato il PD al potere anche in Italia).
Le considerazioni di Marcello Pera ci richiamano a quell’intima connessione che lega sovranismo e democrazia. Una connessione negata dai suoi detrattori, che riconducono falsamente il sovranismo a fascismo e nazismo, ma talvolta non messa sufficientemente in risalto nemmeno da commentatori neutrali o persino favorevoli al sovranismo, che maggiormente fanno riferimento a concetti come “Stato nazionale” e “sovranità nazionale” per spiegarlo. Concetti positivi con cui v’è senz’altro attinenza, ma che fanno apparire il sovranismo come un qualcosa di desueto e nostalgico.
Il sovranismo risponde invece a una grande emergenza della nostra epoca: il progressivo declinare della democrazia, in particolare quella di matrice liberale e rappresentativa. Un declino che va di pari passo, non a caso, con quello della cultura occidentale che ne è stata madre e nutrice. Diverse sono le cause e i segnali di ciò:
l’esautorazione del Parlamento dalla sua funzione legislativa. Sempre più norme (vincolanti o soft law) sono introdotte nell’ordinamento d’uno Stato come quello italiano sotto forma di direttive dell’Unione Europea, di risoluzioni dell’ONU o del Consiglio d’Europa, di trattati e dichiarazioni internazionali. A ciò s’aggiungono certe correnti “progressiste” della magistratura, che teorizzano e pongono in atto l’idea che il suo potere di “interpretazione” si traduca in uno di legiferazione de facto: ne sono esempi gli assertori americani della living constitution o gli abusi nostrani della “interpretazione costituzionalmente conforme”;
il venir meno dell’unità di fondo, valoriale, all’interno delle società occidentali. La logica dell’alternanza, propria delle nostre democrazie, riesce a funzionare laddove ci sia una reciproca accettazione e legittimazione tra le parti; il che, a sua volta, avviene laddove la totalità o stragrande maggioranza dei cittadini sia accomunata almeno nella visione dei fondamentali. Solo così la parte minoritaria non si sente minacciata nei suoi diritti irrinunciabili da quella maggioritaria. La nuova svolta ideologica della Sinistra, che oltre al laicismo anti-cristiano ha abbracciato un neo-comunismo non più operaista ma ancor più rivoluzionario, la allontana dalle tradizioni della civiltà occidentale, che ormai essa ripudia apertamente. Ecco perché Destra e Sinistra si scambiano accuse di “illegittimità” ogni qual volta l’altra assurga al potere. Quadro ulteriormente complicato dall’immigrazione di massa: una società multiculturale, in cui convivono enclavi con usi, costumi e tradizioni agli antipodi, è ancor meno in grado di trovare una condivisione sui diritti fondamentali e le regole inviolabili.
le tendenze monopoliste e “l’economicidio” della classe media. Emergono potentati economici sempre più concentrati, spesso più ricchi di intere nazioni, che in nome della “corporate responsibility” abbracciano agende progressiste e intervengono con pesanti ingerenze nella vita politica, censurando o boicottando le voci non allineate. Tali giganti multinazionali, che godono di privilegi fiscali da aristocrazia d’Ancien Regime, sono assieme alle frontiere aperte i principali responsabili dell’annichilimento del ceto medio, da sempre spina dorsale del repubblicanesimo democratico.
A fronte di queste pericolose tendenze esiziali per l’ordine democratico – tendenze, tutte, favorite e vezzeggiate da coloro che più amano definirsi (indegnamente) “i democratici” – tocca ai sovranisti difenderlo. Il sovranismo deve riconsegnare nelle mani dei cittadini l’esclusività del potere legislativo (cosa non incompatibile, si badi, con una necessaria riforma presidenzialista in Italia, che sanerebbe l’attuale esautorazione de facto del Parlamento a opera di esecutivi non votati direttamente dal popolo). In tema d’Europa, non si tratta di perdersi nella diatriba europeismo-euroscetticismo, poiché tra l’Italexit e gli Stati Uniti d’Europa vi sono molte soluzioni intermedie: la battaglia sovranista è, in primis, che ogni istituzione europea sia trasparente e controllabile democraticamente. Il che richiederà un dibattito, aperto e coraggioso, su come riempire il deficit democratico dell’UE con nuovi o riformati ordinamenti e istituzioni.