Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mer feb 02, 2022 8:53 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » ven feb 18, 2022 9:21 am

14) come il maccartismo se non peggio è la cancell culture di sinistra

"Nel nuovo maccartismo di sinistra basta l'accusa di razzismo per cancellare una persona"
Giulio Meotti
15 febbario 2021

https://meotti.substack.com/p/nel-nuovo ... i-sinistra

Alan Dershowitz è stato definito “il penalista più vincente della storia”. Professore di diritto a Harvard e protagonista di molti fra i casi più eclatanti della storia giuridica americana (il miliardario Claus von Bülow, Mike Tyson e O. J. Simpson, oltre ad aver fatto prosciogliere Donald Trump dal secondo impeachment), Dershowitz ha appena detto: “È tempo che il popolo americano metta fine alla cancel culture. Sta rapidamente diventando la cultura americana". Promette di difendere gratuitamente le vittime della cancel culture. “Li rappresenterò pro bono. Mi dedicherò a far sì che il nuovo maccartismo dell'estrema sinistra non diventi la cultura americana. Questo è il problema numero uno che il Paese deve affrontare oggi".

In esclusiva per gli abbonati alla newsletter traduco un brano del nuovo libro di Dershowitz contro la cancel culture. Un grande documento contro la nuova intolleranza.

La cancel culture è il nuovo maccartismo della generazione woke. Come il vecchio maccartismo, pone fine a carriere, distrugge eredità, scioglie famiglie e provoca suicidi, senza alcuna parvenza di giusto processo o opportunità di confutare le accuse spesso false o esagerate. Come con il maccartismo, anche quando le accuse sono vere, o parzialmente vere, generalmente riguardano atti compiuti, dichiarazioni fatte o posizioni assunte molti anni prima, quando prevalevano valori e atteggiamenti diversi. E, come con il maccartismo, l'impatto va oltre l'individuo cancellato e colpisce altri membri della società, dal pubblico a cui è stato negato il diritto di ascoltare gli artisti cancellati, agli studenti a cui è stato negato il diritto di imparare dagli insegnanti cancellati, ai cittadini a cui è stato negato il diritto di votare per i politici cancellati.

Ricordo l'originale maccartismo e l'impatto devastante che ebbe sulla mia generazione. Venivamo avvertiti dai nostri genitori a non parlare, firmare petizioni, aderire a organizzazioni o partecipare a concerti che fossero in qualche modo associati a membri di sinistra, per non essere etichettati come ‘sovversivi’ e le nostre prospettive future annullato. I miei genitori, specialmente mia madre, erano terrorizzati dalle ‘liste’. ‘Ti metteranno in una lista’, mi avvertiva mia madre. Quando avevo quattordici anni ho fatto qualcosa che potrebbe avermi inserito in una lista. Fu durante l'apice del periodo di McCarthy, poco dopo che Julius ed Ethel Rosenberg furono condannati a morte per presunto spionaggio per l'Unione Sovietica. Un parente di Rosenberg stava chiedendo alla gente di firmare una petizione per salvare le vite dei Rosenberg. Ho letto la petizione e per me aveva senso, quindi l'ho firmata. Un vicino l'ha riferito a mia madre. Era convinta che la mia vita fosse finita.

Durante il culmine del maccartismo, non potevamo vedere film, andare a spettacoli o guardare programmi tv realizzati o interpretati da artisti nella lista nera, perché non ce n'erano. Non potevamo essere istruiti da insegnanti inseriti nella lista nera, perché erano stati licenziati. Non potevamo essere pazienti, clienti o elettori per medici, avvocati o politici inseriti nella lista nera, perché gli era stata negata la possibilità di esercitare la professione. Ancora più fondamentale, il vecchio maccartismo ha messo in pericolo i nostri diritti costituzionali alla libertà di parola e al giusto processo, che sono i principali protettori della libertà e le barriere contro la tirannia. Il nuovo maccartismo – la cancel culture - minaccia questi diritti. Questo potere è amplificato dalla pervasività e dalla velocità di Internet e dei social media, che sono le armi utilizzate dalla cultura dell'annullamento. L'arma più potente del maccartismo era su privati, aziende, istituzioni educative e media dell'epoca. Una volta che una persona veniva etichettata come comunista, quella persona veniva cancellata. Lui o lei non poteva più partecipare alla vita pubblica in America. Il City College, a Manhattan, era un focolaio di radicalismo e attivismo politico. Un giorno ci fu una manifestazione comunista e la polizia entrò per scioglierla. Un poliziotto ha colpito un manifestante alla testa. Il manifestante ha gridato: ‘Non picchiarmi. Sono un anticomunista’. Il poliziotto gli ha detto: ‘Non mi interessa che tipo di comunista sei’ e ha continuato a picchiarlo. Qualsiasi associazione con la parola comunista era sufficiente per cancellare, distruggere, diffamare ed emarginare la persona associata a quel termine.

Lo stesso vale per la cancel culture. Una semplice accusa di razzismo, sessismo, omofobia, pregiudizi anti-musulmani o incapacità di sostenere Black Lives Matter o il movimento #MeToo sono sufficienti per cancellare una persona innocente.



“Il nuovo antirazzismo è una religione razzista. Firmato: un prof di colore”
Giulio Meotti
19 febbraio 2021

https://meotti.substack.com/p/il-nuovi- ... -religione

“Per tutti tranne pochissimi, essere definiti razzisti è così intollerabile oggi che si preferirebbe tollerare qualche dissonanza cognitiva. Questo non avrebbe funzionato altrettanto bene, diciamo, nel 1967. In quell'America, molti bianchi chiamati razzisti da questo tipo di persone, nel bene e nel male, avrebbero semplicemente risposto con ‘Vaffanculo!’”.

È il libro che sta scrivendo John McWhorter, intellettuale afroamericano e linguista docente alla Columbia University, che nella sua newsletter anticipa i contenuti del suo prossimo libro sull’antirazzismo come religione. “The elect”, questo il titolo. Non capita tutti i giorni che ad attaccare gli antirazzisti sia una personalità di colore, per questo la critica di McWhorter è tanto più rara e merita di essere conosciuta al pubblico italiano.

“Si può dividere l'antirazzismo in tre ondate. La prima ha combattuto la schiavitù e la segregazione. La seconda, negli anni '70 e '80, ha combattuto atteggiamenti razzisti e ha insegnato all'America che essere razzisti era un difetto. La terza, diventando mainstream negli anni 2010, insegna che il razzismo è radicato nella struttura della società, quindi la ‘complicità’ dei bianchi. Questa terza ondata di antirazzisti è una religione e ha riorganizzato la definizione di razzismo dall'essere un'accusa onesta e utile a un randello retorico (…) I consigli scolastici di tutto il paese stanno costringendo insegnanti e amministratori a sprecare tempo in infusioni ‘antirazziste’ che non hanno più senso di qualsiasi cosa proposta durante la Rivoluzione culturale cinese (…) Molti mi vedranno come un traditore nello scrivere questo libro in quanto persona di colore. La terza ondata antirazzista sfrutta la paura degli americani di essere ritenuti razzisti per promulgare non solo l'antirazzismo, ma un tipo ossessivo, totalitario e assolutamente inutile di riprogrammazione culturale (…) Non sto attaccando la sinistra. Sto attaccano un particolare ceppo della sinistra che è arrivato ad esercitare una grave influenza sulle istituzioni americane, al punto che stiamo iniziando ad accettare come normali i tipi di linguaggio, politiche e azioni di cui George Orwell aveva scritto come finzione (…) Chiameremo queste persone ‘gli Eletti’. Nel 1500 si trattava di non essere abbastanza cristiani. Nel 2020 si tratta di non essere sufficientemente antirazzisti. Non vedono che anche loro stanno perseguitando le persone per non aderire alla loro religione. Ma come la maggior parte di noi può vedere, c'è una differenza tra l'essere antirazzista e l'essere antirazzista in modo religioso, fingendo che l'America non faccia mai alcun reale progresso e privatamente quasi sperando che non lo faccia, perché li priverebbe di uno scopo”.


Via il razzista William Gladstone"
Giulio Meotti
11 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/via-il-ra ... -gladstone

L'Università di Liverpool sbattezza la Gladstone Hall dopo che gli studenti si erano battuti per la sua rimozione. La “colpa” di William Gladstone, che diede forma al partito liberale inglese e che fu per quattro volte primo ministro? Avere un padre che possedeva schiavi nel XIX secolo. La decisione di cambiare il nome dell'edificio segue le proteste di Black Lives Matter. Cosa hanno in comune tutti questi politici, filantropi, militari e filosofi inglesi che cadono da oltre un anno, dai nomi delle strade, dalle biblioteche, dalle statue?

Dagli Stati Uniti è partita una campagna ultra progressista e fanatica contro la famiglia reale inglese. L’intervista a Meghan Markle, dove accusa la monarchia di razzismo, non era materia di gossip. Era molto di più. Ogni giorno ci sono editoriali e articoli sul New York Times contro i Windsor, come “Abbasso la monarchia inglese”. E poi “la fantasia post-razziale della famiglia reale” (CNN), “la problematica storia con la razza della monarchia” (TIME), “il razzismo nella famiglia reale non deve sorprenderci” (Huffington) e via dicendo. Elenco infinito.

La filosofa francese Simone Weil, morta di tubercolosi nel Kent nel 1943, scrisse che la Gran Bretagna era eccezionale tra le potenze europee nel mantenere “l’antica tradizione di libertà garantita dalle autorità”. Il compianto filosofo Roger Scruton ha descritto la monarchia come “la luce sopra la politica che risplende sul trambusto umano da una sfera più calma”. Il paradosso della monarchia è evidente nell'incoronazione. La regina è unta alla presenza di Dio e giura solennemente di obbedire ai rappresentanti eletti del popolo. Questo è il cuore della monarchia costituzionale britannica, unica al mondo. Storia, ordine, tradizione, gerarchia, decoro, eredità …Questo incarna la monarchia. Sono concetti da smantellare.

“Un giornalista francese una volta mi ha detto che la monarchia è stata una delle cose che hanno salvato la Gran Bretagna dal fascismo” scriveva George Orwell. “Quello che voleva dire era che le persone non possono, a quanto pare, andare d'accordo senza tamburi, bandiere e sfilate, e che è meglio che leghino il loro culto a una figura che non ha un vero potere. In una dittatura il potere e la gloria appartengono alla stessa persona. In Inghilterra il vero potere appartiene a uomini poco attraenti in bombetta. In ogni caso è possibile che mentre esiste questa divisione di funzioni un Hitler o uno Stalin non possano salire al potere. Nel complesso, i paesi europei che hanno evitato con maggior successo il fascismo sono state le monarchie costituzionali (…) In un'epoca come la nostra penso che la monarchia faccia molto meno male dell'esistenza della nostra cosiddetta aristocrazia”.

La monarchia oggi definisce il Regno Unito in tutto il mondo, per giunta dopo la Brexit e l’uscita dall’Unione Europea. E’ la grande istituzione che lega il passato, il presente e il futuro. Per questo è intollerabile agli occhi di chi vuole fare tabula rasa dei primi due e costruire un futuro distopico fatto di razze contrapposte.



Il prossimo obiettivo della "cancel culture" è George Washington
Roberto Vivaldelli
16 marzo 2021

https://it.insideover.com/societa/georg ... lture.html

La guerra identitaria avviata dalla cancel culture progressista, il movimento che vuole cancellare e riscrivere la storia, si prepara a mettere nel mirino della sua folle battaglia ideologica George Washington. Il presidente della Convenzione costituzionale di Filadelfia (1787) e primo presidente eletto degli Stati Uniti d’America (1789) è già stato messo in discussione dalla furia iconoclasta che vuole cancellare la storia. Come riporta la rivista The National Interest, l’eredità politica e culturale di George Washington è stata messa in discussione dal San Francisco School Board, che alla fine dello scorso anno ha annunciato che avrebbe cambiato i nomi di quarantaquattro scuole del rispettivo distretto ritenuti “offensivi” e non al passo con i tempi. A farne le spese Abraham Lincoln, Paul Revere e George Washington, la cui eredità è stata definita “disonorevole”.

Il politicamente corretto colpisce i padri fondatori

George Washington, infatti, è una delle dozzine di personaggi storici che, secondo il comitato del distretto scolastico di San Francisco, hanno vissuto una vita così macchiata di “razzismo, oppressione o violazioni dei diritti umani”, da non meritare di avere il proprio nome su un edificio scolastico. “Lo sradicamento dei nomi e dei simboli problematici che attualmente ingombrano edifici, strade, in tutta la città è uno sforzo degno”, ha spiegato Jeremiah Jeffries, presidente del comitato e insegnante di prima elementare a San Francisco.

Come nota il San Francisco Chronicle, tuttavia, la storia non è sempre così chiara e limpida. Le persone sono complicate. L’eroismo e il coraggio possono essere oscurati da credenze e comportamenti ritenuti abominevoli al giorno d’oggi se visti attraverso la lente della modernità. E applicare al passato gli standard morali di oggi è spesso sinonimo di fondamentalismo e fanatismo. Lo stesso che anima questa assurda battaglia contro statue e simboli del passato. Contro la stessa storia degli Stati Uniti, in questo caso.

Perché George Washington non è certo un personaggio qualunque: è il primo presidente degli Usa, colui che fu il fautore fondamentale del rafforzamento dei poteri del governo federale. Non solo. Come ricorda l’Enciclopedia Treccani, la sua amministrazione riassestò le finanze pubbliche, favorì la creazione di un sistema bancario nazionale e rafforzò contro i nativi le frontiere occidentali dell’Unione, mentre in politica estera si preoccupò soprattutto di tenere il Paese lontano dai conflitti tra potenze europee. È il padre degli Stati Uniti, e niente e nessuno potrà cancellare questo.

Come siamo arrivati a questo punto?

Com’è possibile che un movimento fanatico e profondamente ignorante come quello della cancel culture riesca a fare breccia, soprattutto negli Stati Uniti e fra i più giovani? Come spiega the National Interest, diverse generazioni di americani sono cresciute con poca conoscenza dell’educazione civica e della storia americana e molti giovani americani hanno imparato la storia attraverso le opere di Howard Zinn. Zinn era uno storico di estrema sinistra il cui famoso libro, A People’s History of the United States (Storia del popolo americano dal 1942 ad oggi), ha creato un’immagine imperfetta e ingannevole della storia americana. Come molti altri storici di estrema sinistra, il mantra delle loro argomentazioni è sempre lo stesso, carico di moralismo posticcio: è tutta colpa dell’Occidente e dell’uomo bianco. E questa visione moralistica e semplicistica fa apparire la storia per quello che non è.

Ad esempio, Zinn ha trasformato Cristoforo Colombo in un mostro genocida che ha gettato le basi per il capitalismo sfruttatore nel Nuovo Mondo. Per questo motivo le statue di Colombo sono state prese di mira dalla cancel culture. In onore di Zinn, infatti, è nato il Zinn Education Project, che promuove nelle scuole una profonda revisione – in senso politicamente corretto, ovviamente – della storia americana. Meno “bianca”, più “meticcia” e secondo i rigorosi dogmi del politically correct.




Quei classici greco-romani fascisti, razzisti, misogini e suprematisti bianchi”
Giulio Meotti
14 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/quei-clas ... i-fascisti

“Dovremmo bruciare l'eredità greco-romana? Questa assurda domanda non proviene da un visigoto del V secolo, ma dalle migliori università americane del XXI secolo”. A raccontarlo su Le Figaro è Raphaël Doan, saggista e studioso francese, autore di “Quand Rome inventait le populisme”. Il suo articolo è importante, perché fa luce su una nuova ondata di odio per i Classici nelle università americane.

Un professore di Storia romana a Stanford, Dan-el Padilla Peralta, ha detto che gli Studi classici sono fonte di razzismo e suprematismo bianco: “Spero che la materia muoia, e il prima possibile”, ha detto lo studioso. Per un altro professore di Stanford, Ian Morris, “l'antichità classica è un mito fondante euro-americano. Vogliamo davvero questo genere di cose?”. Johanna Hanink, associata di Classici alla Brown University, la disciplina è “un prodotto della supremazia bianca”. Donna Zuckerberg, classicista e fondatrice del sito Eidolon, si chiede se possiamo salvare una “disciplina implicata nel fascismo e nel colonialismo e che continua ad essere collegata alla supremazia bianca e alla misoginia”. In breve, riassume Nadhira Hill, studentessa di dottorato in storia dell'arte e archeologia all'Università del Michigan, "i classici sono tossici".

Uno degli obiettivi di questa ideologia è spezzare la supremazia dei Greci e dei Romani, per sostituirli con lo studio di popoli “invisibili”. Le minoranze. Katherine Blouin, professoressa di Storia romana all'Università di Toronto, ha detto che la conoscenza del Latino costituirebbe un “retaggio coloniale”. L'Università di Wake Forest nel North Carolina ha costretto gli studenti a un corso chiamato “Classics Beyond White”, i classici oltre il suprematismo bianco.

Questo non è il primo attacco subito dagli studi antichi, ma è senza precedenti arrivando dagli studiosi dell'Antichità e per l’ambizione distruttiva, scrive Doan. Eravamo abituati a studiosi come Jean-Pierre Vernant e Paul Veyne, che ci hanno tramandato la grandezza dei Classici. “Ora ci sono specialisti in Antichità, che hanno dedicato la loro vita a questi studi, ma li condannano e desiderano ardentemente vederli bruciare. E ciò che viene inventato nelle università degli Stati Uniti spesso si presenta a noi qualche tempo dopo”.

Alla Columbia la lettura delle “Metamorfosi” di Ovidio è preceduta da un “trigger warning”, un avvertimento agli studenti, perché il grande libro “contiene materiale offensivo e violento che marginalizza le identità degli studenti”. A Oxford lo studio dell’Iliade e dell’Odissea di Omero e dell’Eneide di Virgilio va ridimensionato per facilitare la “diversity” nei litterae humaniores, insegnati da 900 anni. Alla Sorbona, una rappresentazione delle “Supplici” di Eschilo è stata cancellata. In Inghilterra vogliono abbattere la statua dell’Imperatore Costantino. L’Iliade di Omero è stata proibita da un distretto scolastico nel Massachusetts. La logica conclusione? Arrivare a coprire le statue in Campidoglio, come abbiamo fatto in occasione della visita del presidente iraniano Rohani.




Cancel Culture, l'idiozia è il nuovo standard: un favore ai nemici esterni e interni dell'America
Atlantico Quotidiano
Rob Piccoli Europeo per nascita, Americano per filosofia http://www.srpiccoli.eu
24 marzo 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/rubr ... llamerica/

Non più tardi di cinque o sei anni fa, chi avrebbe mai pensato che le piattaforme dei social media dominanti d’America, come Facebook, Google-YouTube e Twitter, avrebbero attaccato i diritti del Primo Emendamento impegnandosi a mettere a tacere un numero enorme di loro utenti tramite censura, cancellazione e deplatforming? Di tutte le maledizioni che si potevano abbattere sugli Stati Uniti d’America, la censura e la cancel culture sono forse le peggiori.

Ma questi due fenomeni del nostro tempo non avrebbero mai oltrepassato il livello di guardia se non si fossero sommati ad un altro flagello biblico, non meno devastante, un fiume in piena che da qualche mese a questa parte ha rotto tutti gli argini e sta dilagando in tutto il Paese. Ne ha parlato qualche giorno fa, su American Thinker, un tale che utilizza lo pseudonimo A.C. Smith e che ha giustamente ritenuto opportuno ricordarci un film del 2006, Idiocracy, commedia di ambientazione fantascientifica in cui viene rappresentato uno scenario distopico del futuro dove, a causa della maggiore prolificità degli idioti, il livello di intelligenza medio raggiunge livelli talmente bassi da mettere addirittura a rischio la sopravvivenza del genere umano.

Nell’America raffigurata dal film, qualunque cosa somigliasse alla ragione e alla logica era stata del tutto abbandonata. “Nel corso dei decenni i fondamentali erano precipitati così in basso che i contadini annaffiavano i loro raccolti con Gatorade invece che con l’acqua e le persone si comperavano lauree di risulta al supermercato”. Molto divertente, osserva Smith, peccato che in questi ultimi mesi la profezia si sia tragicamente avverata, essendo ormai evidente che non solo il dissenso politico e culturale, ma anche la logica è stata “cancellata”, ed ora osserviamo increduli come, una stupidata dopo l’altra, l’idiozia è diventata il nuovo standard, portandosi dietro nuove regole, convenzioni e persino leggi. “L’idiozia sta diventando necessaria quanto una volta lo era la logica,” e nei grandi dibattiti sui maggiori problemi della nazione la logica non ha più bisogno di essere applicata, al contrario, visto che, oltretutto, è probabilmente “razzista”.

Del resto, la nazione più potente della Terra ha un leader che sempre di più ha l’espressione di uno che sembra chiedere “Dove sono, e cosa diavolo dovrei fare qui?“ Questa è un’assurdità, ok, ma in un’idiocrazia l’assurdità va bene. E quando Biden dice a Nancy Pelosi cose tipo “Whatever you want me to do“ (qualunque cosa tu voglia che io faccia), nessuno, tranne i notiziari conservatori, osa obiettare che è brutto che il leader del mondo libero segnali all’opinione pubblica dell’intero pianeta che lui, Joseph Robinette Biden Jr., detto Joe, in teoria il 46esimo presidente degli Stati Uniti, non è realmente in carica – “nessuno ha eletto Nancy Pelosi alla presidenza l’ultima volta che ho controllato,” annota sarcastico Smith. D’altra parte, “i media mainstream hanno elogiato quasi tutto ciò che Biden fa, ma non sta facendo nulla e tutti fanno finta che questo non abbia importanza,” constata sconsolato l’autore del pezzo.

Ma torniamo al punto dal quale siamo partiti e poniamoci la domanda fondamentale sulla cancel culture (cultura della cancellazione), che, ricordiamolo, è una linea di pensiero che spinge verso l’annichilimento – anche attraverso l’online shaming – di prodotti culturali, ma anche di persone, aziende e istituzioni colpevoli di discriminazione nei confronti di minoranze, etnie, generi, ecc. La domanda è questa: perché la cultura della cancellazione – che pure ha dimostrato ampiamente di essere capace soltanto di dividere e di fomentare l’odio tra gli americani – è così drammaticamente in aumento in America? Perché dopo generazioni e generazioni di americani che hanno considerato sacre le libertà di parola e di associazione, nonché la presunzione di innocenza, adesso molti giovani (ed anche meno giovani) sembrano accettare di buon grado, se non addirittura abbracciare con entusiasmo, queste pratiche censorie e liberticide? La risposta migliore la si ottiene se si individuano innanzitutto i beneficiari del movimento, che sono alcuni nemici esterni degli Stati Uniti, in particolare quelli che vogliono “rifare” il mondo, come il Partito Comunista Cinese e, come suggerisce su American Thinker Scott S. Powell, senior fellow presso il think tank conservatore di Seattle Discovery Institute, le élite associate al World Economic Forum di Klaus Schwab, famoso per i suoi incontri annuali a Davos e per la spinta a realizzare il “Grande Reset”.

A queste forze ostili esterne si uniscono nemici interni che si nascondono tra le élite statunitensi, nei partiti politici, nelle burocrazie governative, nel mondo accademico e aziendale, nonché in gruppi come Black Lives Matter (BLM) e Antifa. “Le élite – spiega Powell – usano questi ultimi gruppi nello stesso modo in cui Hitler usava le camicie brune. BLM e Antifa sono essenzialmente i fanti delle élite usati per fomentare la paura interna e la divisione, oltre che per distruggere il legame della società con il suo passato e persino per far precipitare il Paese in una guerra civile, il che facilita il gioco finale di subordinare gli Stati Uniti al Nuovo Ordine Mondiale voluto dall’élite globale”. Insomma, cancellare e distruggere l’eredità americana è necessario per raggiungere la nuova “Terra promessa”: il Nuovo Ordine Mondiale. Quello che probabilmente (ma non necessariamente) i “nemici interni” ignorano è che la cultura della cancellazione è regressiva, non progressiva.

Il futuro distopico immaginato da George Orwell nel suo “1984”, pubblicato nell’anno che segnò l’inizio del regime comunista di Mao Zedong in Cina, il 1949, si è infine avverato. Orwell non ha usato l’espressione cancel culture, ma ha descritto con precisione come la cosa funziona: “Colui che controlla il passato controlla il futuro [e] colui che controlla il presente controlla il passato”. Interessante, per chi ha voglia di approfondire, la ricostruzione storico-critica di Powell sulle radici marx-leniniste della cultura della cancellazione – non che ci fossero dubbi in proposito, ma sempre meglio essere precisi…

Di certo in America (e in tutto l’Occidente) siamo stati troppo lenti ed esitanti ad affrontare la minaccia comunista dalla Cina. Il PCC, ammonisce Powell, non è solo la nostra più grande minaccia militare all’esterno: in realtà, attraverso i suoi programmi multimiliardari di spionaggio e sovversione industriale, accademica e politica in corso negli Stati Uniti, è anche la nostra più grande minaccia esistenziale.

“Il punto di partenza per proteggere le nostre libertà ed espandere le opportunità in America è rifiutare di accettare o facilitare forze che sono chiaramente associate alla repressione e alla tirannia. Anche quando le nostre fazioni politiche e le differenze rendono difficile costruire un consenso, la prima regola è ‘non fare (farsi) del male’. Quando riconosciamo chiari modelli di pratiche che sono stati parte integrante dei sistemi politici più distruttivi della storia umana, gli americani non possono permettersi di essere ingannati. Non c’è posto negli Stati Uniti per la cultura della cancellazione e per la censura”.

Infine, già che ci siamo, avete mai sentito parlare di Bari Weiss? È la giovane scrittrice che ad un certo punto si è sentita in dovere di dimettersi dal New York Times perché non sopportava il “pensiero di gruppo”, cioè l’indottrinamento progressista che ora pervade quel giornale. Ebbene, è appena uscito un suo saggio sul City Journal, “The Miseducation of America’s Elites”, che vale senz’altro la pena di leggere. Lo stesso tipo di pensiero di gruppo che è stato l’incubo della Weiss si è ormai impadronito anche delle prestigiose scuole superiori private del Paese, ormai prigioniere dell’ideologia della “giustizia sociale”, nelle quali i genitori ricchi stanno versando enormi quantità di denaro col risultato di far indottrinare i figli. Scuole in cui l’idea di mentire per compiacere un insegnante, cosa un tempo normale nell’Unione Sovietica, è ormai la regola. “A Brooklyn – scrive Weiss – un insegnante di discipline scientifico-tecnologiche noto per essere friendly verso gli studenti scettici ha riso quando mi ha riferito dell’ultima assurdità: gli studenti gli hanno detto che la loro lezione di storia aveva un’unità su Beyoncé e si sono sentiti obbligati a dire che amavano la sua musica, anche se non era vero. ‘Ho pensato: non hanno nemmeno diritto alle proprie preferenze musicali’, ha detto. ‘Cosa significa quando non puoi nemmeno dire la verità sulla musica che ti piace?’ Un insegnante di inglese a Los Angeles riconosce tacitamente il problema: chiede alla classe di disattivare i propri video su Zoom e chiede a ogni studente di rendere anonimo il proprio nome in modo che possano avere discussioni disinibite.”

Non esistono dati affidabili di indagine sulla libertà di espressione tra gli studenti delle scuole superiori, ma la scorsa settimana, la Heterodox Academy – un gruppo formato da 4 mila e passa accademici impegnato a contrastare la mancanza di diversità di punti di vista nei campus universitari – ha pubblicato il suo rapporto annuale, basato su un sondaggio sulla libertà di espressione nei campus: è risultato che, nel 2020, il 62 per cento degli studenti universitari intervistati ha convenuto che il clima nel loro campus impedisce agli studenti di dire cose in cui credono.

L’economista austriaco Joseph Schumpeter sosteneva che il capitalismo non cadrà perché non riesce a produrre prosperità, ma piuttosto perché ne produce così tanta da generare una classe di ricchi oziosi con niente di meglio da fare che lamentarsi che la società deve essere abbattuta perché non è perfetta. Il saggio di Bari Weiss conferma in pieno la tesi di Schumpeter, nonché il dato di fatto che l’imbarazzante distopia di Idiocracy è diventata la realtà concreta e tangibile dei nostri giorni. Parafrasando Mao Zedong, “Grande è l’idiozia sotto il cielo. La situazione è indecente”.




“Abbattete Napoleone, suprematista bianco genocida”
La statua di Giuseppina, moglie di Napoleone, decapitata a Fort-de-France
Giulio Meotti
20 marzo 2021

https://meotti.substack.com/p/abbattete ... prematista

“Dopo un anno in cui le statue di schiavisti e colonizzatori sono state rovesciate, deturpate o abbattute in tutta Europa e negli Stati Uniti, la Francia ha deciso di muoversi nella direzione opposta”. Scrive così sul New York Times l’accademica Marlene Daut. “Sta per commemorare il più grande tiranno francese, un'icona della supremazia bianca, Napoleone Bonaparte, morto 200 anni fa sull'isola di Sant'Elena”. Daut spiega che, “come donna nera di origine haitiana e studiosa del colonialismo francese, trovo particolarmente irritante vedere che la Francia intende celebrare l'uomo che ha restaurato la schiavitù nei Caraibi francesi, un architetto del genocidio moderno”.

A Fort-de-France, in Martinica, attivisti del Black Lives Matter hanno tirato giù un cartello stradale con il nome di Victor Hugo, prima di bruciarlo. “Se Victor Hugo è indegno, nessuno è degno”, ha detto la Lega internazionale contro il razzismo e l’antisemitismo. La statua di Giuseppina, moglie di Napoleone, è stata decapitata. Stessa sorte per il monumento a Victor Schoelcher, il legislatore francese che abolì la schiavitù.

“Napoleone era, nel bene e nel male, un uomo bianco; non era vegano, non divideva la spazzatura” commenta ironico Michel de Jaeghere, direttore del Figaro Histoire. “Vogliono imporci i canoni della loro nuova moralità decretando ciò che ha diritto o meno alla nostra ammirazione. Ciò che li affligge, in Napoleone, non sono le vere o presunte debolezze del suo regno, è l'aver illustrato in modo brillante questo ‘mondo di prima’ di cui intendono farci vergognare. La risposta che daremo ai suoi accusatori testimonierà il nostro desiderio di continuare l'avventura, o la nostra rassegnazione di uscire confusi dalla storia”.

In Francia la sinistra militante che si abbevera al New York Times ci sta provando. Se il sindaco di Rouen vuole sostituire la statua di Napoleone con una donna, il ministro dell’Uguaglianza Elisabeth Moreno lo definisce “uno dei più grandi misogini della storia”. Ma se non va bene Napoleone, come commemorare tutti gli altri, si chiede l’editrice Teresa Cremisi sul Journal du dimanche: “È il momento di celebrare Voltaire? Figurarsi, un islamofobo e antisemita. Rousseau? Impossibile, abbandonò i figli. Richelieu? Un traditore nato. Baudelaire? Un drogato misogino e depresso. C'è da domandarsi se almeno Santa Teresa di Lisieux potrebbe sfuggire al cattivo umore dei nostri contemporanei”.
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Re: Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » ven feb 18, 2022 9:21 am

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Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:34 am

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Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:34 am

15) Trump e i trumpiani sono soggetti psicotici da curare

IL SILLOGISMO DI LEE
Niram Ferretti
30 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

A gennaio scrivevo un post a proposito di tale Brandy X. Lee, psichiatra forense alla scuola di medicina di Yale, la quale, intervistata da "Scientific Amercan", affermava che Trump e i suoi sostenitori sono soggetti da curare.
Bene. La Lee, non contenta aveva accusato anche Alan Dershowitz di essere psicotico. Sì. Per la Lee, Dershowitz usa troppo spesso la parola "perfetto", chiaro indice di psicosi, infatti la usa frequentemente anche l'ex presidente Donald Trump, solo che, questa volta, alla Lee è andata male.
Dershowitz ha protestato con l'ateneo, sottolineando che la Lee aveva formulato una diagnosi su di lui senza mai averlo visitato.
Va detto che Yale, aveva già fatto presente alla pischiatra (lei sì perfetta nell'ex Unione Sovietica, o nell'attuale Corea del Nord) che i suoi pareri su Trump non coinvolgevano in alcun modo l'ateneo e di comportarsi professionalmente.
La signora, tuttavia, ha persistito. È più forte di lei. La sua logica è implacabile ed è alla base di un ben noto sillogismo. Il sillogismo di Lee:
Trump è psicotico. Tutti i sostenitori di Trump sono psicotici, l'avvocato di Trump è psicotico.
Tuttavia, nonostante lo splendore del sillogismo, Yale l'ha licenziata.
Ora lei ha fatto causa all'università perché sarebbe stata esclusa per motivi "politici". Strano che non abbia fatto riferimento a quelli razziali, essendo di origine asiatica, o al fatto di essere donna.
Ci auguriamo che possa chiedere l'assistenza di Rula Jebreal, esperta in questioni razziali e discriminazione di genere, che, sicuramente, le potrà fornire preziosi consigli su come procedere e vincere la causa.



Gli psichiatri americani ribadiscono: Trump è un socio-psicopatico
I commenti del presidente sul crollo di Wall Street («gli operatori hanno ascolto i dibattiti dei democratici») rilanciano l’allarme sulla salute mentale del presidente
Giulia Crivelli
28 febbraio 2020

https://www.ilsole24ore.com/art/gli-psi ... o-ACOiRgMB

Non è andata in onda sulla Cnn, il network più apertamente critico verso Donald Trump, che da sempre si rifiuta di rispondere alle domande dei suoi giornalisti e che mai è stato ospite di una trasmissione del network. La trasmissione di cui stiamo per parlare è stata trasmessa nella serata di giovedì 27 febbraio su Nbc, il più famoso network americano generalista insieme alla Cbs (che, a differenza della Cnn, non è all news, ma trasmette anche altri tipi di programmi).

Il presentatore del programma Tonight’s Last Word, Lawrence O’Donnell , giornalista molto rispettato negli Stati Uniti, ha fatto ascoltare una parte della conferenza stampa in cui Donald Trump ha annunciato di aver scelto il vicepresidente Mike Pence come responsabile per l’emergenza da coronavirus.

Per commentare alcuni passaggi di Trump («certo che Wall Street è crollata... credo sia perché gli operatori di Borsa hanno ascoltato alcuni dei dibattiti tra candidati democratici alle elezioni di novembre e si sono terrorizzati»). O’Donnell aveva in collegamento Lance Dodes, psichiatra e docente di psichiatria dell’università di Harvard, uno dei 37 psichiatri che hanno pubblicato il libro (best seller negli Stati Uniti) The Dangerous Case of Donald Trump.

Dodes ha definito Trump un con man (impostore) e ha spiegato che «Trump pensa solo a se stesso, non al Paese, non alla salute pubblica». Lo psichiatra ha aggiunto che «Trump ha già gravemente minacciato la democrazia per il fatto stesso di essere un socio-psicopatico».

Insieme al presentatore hanno poi sottolineato come Trump abbia di fatto ignorato le parole dette dopo il suo intervento da Anthony Fauci, un immunologo che ha fornito contributi fondamentali nel campo della ricerca sull’Aids e altre immunodeficienze, sia come scienziato che come capo dell'istituto statunitense National Institute of Allergy and Infectious Diseases.



Ecco il documentario che analizza la psicologia malata di Donald Trump
Linkiesta.it
Dario Ronzoni
22 ottobre 2020

https://www.linkiesta.it/2020/10/trump- ... o-maligno/

Gli aspetti che rendono Donald Trump inadatto al ruolo che (per ora) ricopre sono pressoché infiniti. Può essere lo stile, la personalità, le idee. Perfino l’estetica. Ma la ragione più seria si può riassumere nella sua totale mancanza di competenza. Oppure, come suggerisce “#Unfit”, film-documentario di Dan Partland che esce il 22 ottobre in Italia, nella sua psicologia.

Nonostante abbia più volte sostenuto di stare bene, anzi benissimo («very stable genius», diceva), il parere di numerosi psicologi e psichiatri è molto diverso. Trump soffrirebbe di narcisismo maligno, sindrome che comprende quattro elementi: comportamento anti-sociale (totale assenza di rimorso), paranoia (la convinzione di essere sempre sotto attacco), sadismo (la violenza verbale, nei tweet e nei rapporti con le persone) e, come è ovvio, narcisismo, spinto all’estremo.

Non ci sarebbe nulla di male – spiegano – in questa ultima componente. «Molti politici sono narcisisti», sorride John Gartner, psichiatra ed ex professore alla Johns Hopkins Medical School che compare più volte nel film. Il problema è il mix con le altre: il risultato è che Trump è allora un narcisista «del tutto privo di empatia», disinteressato agli altri, manipolatore, infido e inaffidabile.

Lo si è visto in ogni occasione: ha mentito più o meno ogni volta che ha potuto, si è attribuito meriti non suoi, ha negato colpe e responsabilità, ha lanciato accuse infondate. Per ottenere il proprio vantaggio personale non ha esitato a fomentare odio e divisione, ha esacerbato lo scontro, si è appoggiato a gruppi estremisti solo perché gli davano ragione. Ha fatto dell’arte dell’inganno la sua vera arte del business, dimostrandosi privo di scrupoli. Addirittura, spiega Rick Reilly, giornalista sportivo che compare nel documentario, «bara anche quando gioca a golf», nonostante sia – e questo è una sorpresa – «il più bravo, tra i presidenti americani». Un bisogno quasi patologico: ha fatto truccare la sua golf car per renderla più veloce delle altre, arrivare prima degli altri e spostare la posizione della pallina. «Ha dichiarato vinti tornei in cui era l’unico giocatore. A volte erano in due, lui e Melania».

Sarebbe un aspetto bizzarro ma divertente, se si fermasse lì. Ma per Reilly «una persona che bara nel golf, cioè nello sport dove è più facile in assoluto farlo – non ci sono arbitri, nessuno ti controlla, spesso si è da soli – può barare in qualsiasi situazione». Dai rapporti d’affari a quelli di amicizia, passando per quelli coniugali (le sue infedeltà sono più che note) fino alle dichiarazioni dei redditi.

Trump è il profilo psicologico sbagliato nel posto sbagliato e nel momento storico sbagliato. Il documentario si allarga a questo punto a un confronto, inquietante, con altre figure di potere della storia che hanno condiviso i suoi tratti: Mussolini, Hitler, ma anche Gheddafi, Mobutu e gli attuali leader non democratici del mondo come Putin, Kim Jong-un, Bolsonaro e Duterte. Tutte figure che, anche in tempi e situazioni diverse, hanno condiviso la convinzioe che «la democrazia sia un esperimento ormai fallito». Un leader insensibile a questi valori (anche per la sua conformazione psicologica) rappresenta la peggior carta che potesse uscire dal mazzo.

Uno degli aspetti più interessanti del documentario riguarda il problema delle diagnosi a distanza. Proibite, o quantomeno sconsigliate, dalla famosa regola Goldwater. Non è proprio così, spiega Gartner.

Nel 1964, durante la campagna elettorale per le presidenziali, la rivista “Fact” aveva pubblicato un sondaggio di oltre mille psicologi e psichiatri secondo i quali il candidato repubblicano fosse «unfit» per diventare presidente.

Si trattava di un ammasso di affermazioni infondate: Berry Goldwater, dicevano non avrebbe «superato il fatto che suo padre fosse ebreo», addirittura «aveva in fondo una natura genocida». Il senatore li denunciò e vinse. «E ha fatto bene». Da questo episodio nasce la cosiddetta regola, diventata – a livello di percezione comune – una sorta di dogma: mai fare diagnosi di personalità pubbliche che non si sono conosciute di persona.

«Ma in realtà non c’è mai stato un bavaglio». Era piuttosto l’invito a non esprimere speculazioni infondate sul profilo psicologico di una persona. Non conoscere il paziente, o conoscerlo pochissimo, senza dubbio poteva portare a diagnosi inesatte. In quei casi, meglio evitare.

Nel caso di Donald Trump è diverso. Anche perché, negli anni, sono cambiate molte cose, gli orientamenti generali degli psicologi sono mutati e,«come è scrittonegli ultimi DSM, il manuale diagnostico dei disturbi mentali», l’analista può fare una diagnosi basandosi su ogni tipo manifestazione del comportamento del soggetto considerato. E di Donald Trump «queste manifestazioni abbondano». Sono i tweet, le conferenze stampa, le apparizioni televisive, le interviste: «il presidente fornisce manifestazioni evidenti del suo comportamento più di chiunque».

La diagnosi, insomma, è solida. Anzi, «se sottoposto a un incontro tradizionale, data la sua natura sociopatica e incline alla bugia, avrebbe mentito, negato, sottovalutato ogni sintomo». È un narcisista maligno, il parere degli esperti è chiaro. Anche per questo è inadatto a fare il presidente.

Avere un disturbo mentale, spiega il documentario, non costituisce sempre e comunque un impedimento per questo ruolo. Abraham Lincoln soffriva di depressione, ma questo non lo ha ostacolato. Anzi, forse proprio questa sua disposizione mentale «lo avrebbe aiutato a sopportare le sofferenze della Guerra Civile».

Il problema di Trump, oltre a Trump stesso, è il suo disturbo. La negazione della realtà che lo infastidisce, l’incapacità di sopportare il dissenso, la considerazione eccessiva di sé, le menzogne e i «fatti alternativi» che impediscono un confronto sereno con la realtà rischiano di diventare i tratti patologici di un intero Paese. E le conseguenze – il documentario chiude sul potere del presidente di azionare gli armamenti nucleari – potrebbero essere devastanti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:34 am

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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:34 am

16) Le demenzialità Woke



L'ascesa del "Woke" nel Regno Unito: marxismo culturale in salsa razziale e gender
Atlantico Quotidiano
Rob Piccoli Europeo per nascita, Americano per filosofia http://www.srpiccoli.eu
21 Lug 2021

http://www.atlanticoquotidiano.it/rubri ... -e-gender/

È nato negli Stati Uniti ed è parente stretto della Critical Race Theory (di cui abbiamo già avuto modo di parlare qui un mesetto fa) e del movimento Black Lives Matter, e si chiama “Woke” o “Wokeism”, alludendo a un presunto “risveglio” degli adepti da un altrettanto presunto sonno della ragione che affliggerebbe i bianchi e in genere tutte le persone normali… Di fatto si potrebbe pure spicciativamente affermare che questo fenomeno – di cui per altro ci siamo già occupati qui – non è altro che l’ennesima reincarnazione del marxismo culturale, stavolta in salsa razziale, gender, ecc. Adesso ha varcato l’oceano e ha trionfato negli stadi di calcio ai recenti campionati europei con la pantomima degli inginocchiamenti a un tanto al chilo. Nel Regno Unito pare stia spopolando, come attestato da una ricerca sul campo svolta dal famoso e rispettato sondaggista-polititologo americano Frank Luntz.

“I nostri sondaggi”, ha scritto Luntz qualche giorno fa sul britannico Daily Mail, “hanno coperto una vasta gamma di argomenti, dalla politica all’economia, dalla società alla cultura, in collaborazione con il Centre for Policy Studies, il think-tank co-fondato da Margaret Thatcher. Avevamo una missione semplice: ascoltare ciò che tutti i britannici pensano e sentono veramente, non solo quelli rumorosi con i loro megafoni abilitati per i social media, e poi riportare i risultati”.

Ebbene, il sondaggio ha rilevato che quando viene chiesto di scegliere tra le affermazioni “Il Regno Unito è una nazione di uguaglianza e libertà” e “Il Regno Unito è una nazione istituzionalmente razzista e discriminatoria”, il 37 per cento degli intervistati afferma che si tratta di un Paese razzista, mentre se chiedi se la società britannica “offre alle persone un’equa possibilità di affermarsi a quelli che lavorano sodo e si assumono le proprie responsabilità” oppure se “è piena di ingiustizie e disuguaglianze che limitano pesantemente troppe persone”, il 42 per cento – e il 58 per cento degli elettori laburisti – afferma che il Paese è pieno di ingiustizie e disuguaglianze.

Il quadro peggiora sensibilmente se si analizza il Paese in base all’età e all’appartenenza partitica e sociale. Innanzitutto, dice Luntz, la Gran Bretagna “sta votando sempre più in base alla cultura, non all’economia”. In secondo luogo, le persone che pensano che la Gran Bretagna sia istituzionalmente razzista e discriminatoria sono per la stragrande maggioranza i giovani. Inoltre, è molto più probabile che gli elettori laburisti dicano che la Gran Bretagna è “razzista”, “disuguale” e in generale dilaniata da gravi conflitti. Sono profondamente convinti che il sistema politico ed economico sia contro di loro: tra i 18 e i 29 anni, il 57 per cento la pensa così, 20 punti in più rispetto a qualsiasi altro gruppo di età.

“Vedono il mondo che li circonda in modo completamente diverso da quelli che sono più anziani”, scrive Luntz, e se da una parte la maggioranza degli interpellati crede che il “White privilege” esista effettivamente, i giovani ritengono che il problema “debba essere affrontato direttamente con specifiche iniziative educative e politiche pubbliche” e che “i bianchi debbano capire che tutta la loro vita è stata più facile a causa del colore della loro pelle”. Viene invece scartata l’altra opzione, e cioè che “l’attenzione dovrebbe essere rivolta alle persone che hanno bisogno di aiuto indipendentemente dal colore della pelle”. È curioso notare, inoltre, che i giovani nel loro insieme hanno maggiori probabilità di pensare che il loro Paese sia sistematicamente razzista rispetto alla comunità non bianca…

Il risultato dell’ascesa del Wokeism è che la fede nei principi di libertà economica e meritocrazia è ai minimi storici nel Regno Unito. La fiducia della gente nella democrazia stessa è seriamente scossa.

Comunque sia, come dice Luntz, il vero problema che abbiamo con la cultura Woke è che è altrettanto intollerante di ciò a cui sostiene di opporsi. Secondo “loro” la voce di chi dissente non dovrebbe essere ascoltata, e questo semplicemente perché apparterrebbe a dei “privilegiati”. Gli adepti della nuova setta ritengono che io, dissidente, possa essere impunemente licenziato, disumanizzato, delegittimato. “Invece di sollevare chi è nel bisogno, si cerca di abbattere tutti gli altri”.

Come possiamo accettare che nel 2021, in un Paese come il Regno Unito, il 28 per cento delle persone abbia smesso di parlare con qualcuno, in presenza oppure online, per una cosa detta magari di sfuggita, parlando di politica? Ma, attenzione, “tra i 18 ei 29 anni, la percentuale sale al 53 per cento, la maggioranza”.

Noi in America abbiamo già visto dove porta tutto questo, racconta amaramente Luntz. “Il woke non distrugge solo le amicizie o la qualità del dibattito, ma mina anche il rispetto per il passato, la fede nel futuro e l’impegno per la libertà economica per tutti”. Esso afferma senza esitazione che tu “non hai avuto successo nella vita grazie al duro lavoro, alla fatica e alla perseveranza”. No, se ci sei riuscito è solo “perché hai sfruttato gli altri, anche se non ti rendevi conto di farlo e anche se quello sfruttamento è avvenuto decenni o addirittura secoli fa”.

Per quanto riguarda il resto d’Europa, e l’Italia in particolare, non c’è motivo di pensare che, dal punto di vista della diffusione del fenomeno Woke, si sia messi molto meglio del Regno Unito. Tra l’altro abbiamo in comune con la Gran Bretagna il fatto che il trend politico (elettorale) sia tutt’altro che orientato a sinistra, e dunque, se malgrado ciò il fenomeno dilaga al di là della Manica non possiamo pensare di essere al sicuro neppure noi al di qua. Ma se le cose stanno così, l’avvertimento finale di Luntz ad imprenditori e aziende British riguarda anche gli omologhi dentro la Ue: non ci saranno sconti per chi si genuflette davanti al nuovo verbo:

“Gli Stati Uniti hanno visto una sfilza di aziende scrivere assegni a sette cifre ai Black Lives Matter, umiliandosi davanti ai guerrieri di Woke, nella speranza di essere risparmiati. Non funziona. Non è mai successo. Non lo sarà mai. Nel mondo di oggi, puoi parlare quanto vuoi del tuo scopo aziendale o delle donazioni di beneficenza. Il Woke ti odierà comunque”.

Il che, a modestissimo avviso di chi scrive, può ben essere esteso a partiti e politici nostrani: nessuno si illuda di poter cavalcare impunemente la tigre.
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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:35 am

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Re: Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:36 am

17)
I crimini dei cattolici, il caso dei bambini nativi morti e altre calunnie



Un nuovo studio nega l'uccisione di bambini nelle scuole residenziali cattoliche in Canada
2 febbraio 2022

https://it.aleteia.org/2022/02/02/nuovo ... in-canada/

Lo storico Jacques Rouillard mette in discussione l'ubicazione dei presunti “resti mortali”, e indica gravi incongruenze nei rapporti che hanno scioccato il mondo nel 2021

Circa 7 mesi dopo uno scandalo di proporzioni planetarie su “centinaia di bambini indigeni” sepolti in modo anonimo “nelle scuole cattoliche del Canada”, una svolta mette alla berlina gran parte delle narrative del 2021.

Lo storico Jacques Rouillard, professore emerito della Facoltà di Storia dell’Università di Montreal (Canada), ha pubblicato sul portale canadeseDorchesterReview.ca l’11 gennaio un testo in cui afferma che “nessun corpo” di bambino è stato trovato nelle presunte fosse comuni, in sepolture clandestine o in qualsiasi altra forma di sepoltura irregolare nella Scuola Residenziale Indigena Kamloops del Canada, e men che meno sono stati trovati indizi del fatto che dei bambini siano stati assassinati.

In base ai documenti presentati da Rouillard, 51 bambini sono morti in quell’internato tra il 1915 e il 1964. Nel caso di 35 di loro sono stati trovati documenti che provano la causa della morte, soprattutto malattie e in alcuni casi incidenti. Nessuno dei 51 bambini è stato assassinato.

Le voci del 2021

Nel corso del 2021, tuttavia, ha avuto ampie ripercussioni sui grandi media canadesi, e da lì su quelli mondiali, la presunta scoperta di sepolture senza identificazione in scuole residenziali indigene del Paese. Diffuse immediatamente sulle reti sociali, queste affermazioni si sono trasformate in narrative diverse, alcune delle quali affermavano che “centinaia di bambini” erano “state uccisi” e “sepolti segretamente” in “fosse comuni” o in tumuli irregolari nei terreni di “scuole cattoliche” di “tutto il Canada”.

Varie delle scuole residenziali indigene in questione, pur appartenendo al Governo canadese, erano affidate per la gestione a congregazioni religiose, molte delle quali cattoliche. Per questo, la Chiesa è stata rapidamente accusata di “connivenza o omissione” di fronte ad “abusi e atti di violenza, fisica e psicologica”, inflitti ai bambini nativi in quelle istituzioni, fondate dal Governo per “integrare i bambini nativi” nella società canadese.

Il modello governativo di presunta integrazione, però, è stato accusato di costringere i bambini a distanziarsi bruscamente da cultura, tradizioni e lingue del proprio popolo. Visto che non è stato possibile sostenere che “centinaia di bambini” siano “state uccisi” in “scuole cattoliche”, i media sono passati a enfatizzare l’indignazione sociale provocata non dalle morti in sé, ma da modo in cui i bambini erano stati separati dalla famiglia sia in vita che al momento della sepoltura.

Perfino la Cina, il cui Governo comunista perpetra esplicitamente abusi sistematici e comprovati nei confronti dei diritti umani dei propri cittadini, ha chiesto al Tribunale dei Diritti Umani dell’ONU, nel giugno 2021, un’indagine sulle “violazioni dei diritti umani della popolazione indigena del Canada”. Amnesty International, organizzazione che difende apertamente l’assassinio di bambini in gestazione attraverso l’aborto libero, ha chiesto che i responsabili dei “resti mortali” ritrovati a Kamloops venissero processati.
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Re: Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » sab feb 19, 2022 9:36 am

La storia della Chiesa cattolica è costellata di crimini: milioni di esseri umani sono stati massacrati in nome di Dio, sotto la furia distruttrice di un potere che per sopravvivere e prosperare ha fatto ricorso all’imposizione, alla violenza, alle stragi e all’inganno.
Davide Rossetti
17 febbraio 2022

https://www.facebook.com/groups/fede.sc ... 8139427837

La storia della Chiesa cattolica è costellata di crimini: milioni di esseri umani sono stati massacrati in nome di Dio, sotto la furia distruttrice di un potere che per sopravvivere e prosperare ha fatto ricorso all’imposizione, alla violenza, alle stragi e all’inganno.
Oggi solo i metodi sono cambiati: nessuno tollererebbe ancora roghi e plateali massacri, ma non di meno santaromanachiesa continua a mantenere il potere attraverso sistemi iniqui, ingannando il suo gregge. La Chiesa di Bergoglio viene osannata dai più come quella del “cambiamento”, ma andando oltre le luci della ribalta, si scopre che il papa argentino ha inaugurato e continua a portare avanti il pontificato delle banalità, delle parole dirette alla pancia della gente, delle dichiarazioni apparentemente anti teologiche, della finta ingenuità, del “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.
Laura Fezia

Alberto Pento
Quante demenzialità anticristiane calunniose!

Davide RossettiAutore
Alberto Pento perché? Cosa trovi di calunnioso?
I cristiani hanno commesso nefandezze in tutto il mondo da 2000 anni.
Il crocifisso ha benedetto stragi e stermini.

Alberto Pento
Tu sei un ignorante demente calunniatore razzista, istigatore all'odio.
Gesù Cristo non ha mai ucciso e mai ha ordinato di uccidere, al contrario di Moametto che ha ucciso e ordinato di uccidere.
Come hanno fatto anche i comunisti in tutta la terra.
Quelli come te andrebbero portati in tribunale.


Riccardo Tampieri
Alberto Pento posso chiederle da dove è tratta questa frase?
"L'angelo del Signore, quando distrusse i primogeniti degli egiziani, sarebbe passato sopra le case segnate dal sangue dell'anello"
O la frase è falsa, oppure la divinità di cui si parla ha ucciso almeno una volta.
Secondo la bibbia, chi ha mandato il diluvio universale? Sempre la divinità... che sempre stando alla bibbia, è una e trina, una specie di 3 in 1.
Ergo... sempre stando alla bibbia, questa divinità ha ucciso eccome...

Davide RossettiAutore
Pino Grasso gli insulti sono accettati?

Davide RossettiAutore
Alberto Pento dovresti moderare le parole.
Io ho parlato di “cristiani” non di Gesù che, ritengo una figura fittizia…probabilmente mai realmente esistita.
Le stragi dei cristiani sono note a tutti…Crociate, Inquisizione…conquiste dei territori americani ecc…

Fabrizio Moschella
Alberto Pento quelli come te dovrebbero studiare.

Giannino Pace
Alberto Pento taci ! Spergiuro!!!


Ma quale genocidio dei nativi americani?
viewtopic.php?f=196&t=2890


La Teoria Critica della Razza contro l'uomo bianco inizia così:
"12 ottobre 1492. Ha inizio il più grande eccidio della storia dell'umanità"

https://www.facebook.com/groups/fede.sc ... &ref=notif



12 ottobre 1492. Ha inizio il più grande eccidio della storia dell'umanità
12
https://left.it/2016/10/12/12-ottobre-1 ... llumanita/

Nessuno ha scoperto l'America. Quando Cristoforo Colombo sbarcò nelle Antille il 12 ottobre del 1492 ben 100 milioni di Americani vivevano già lì. Da millenni. Dal Columbus day al Día de la Resistencia Indígena, come il mondo celebra il Nuovo Mondo

Nessuno ha scoperto l’America. Quando Cristoforo Colombo sbarcò nelle Antille il 12 ottobre del 1492 ben 100 milioni di Americani vivevano già lì. Da millenni.

Quando Colombo “scopre” il Nuovo Mondo, in verità, ha inizio il più grande eccidio della storia dell’umanità. Tra epidemie, guerre, assassinii, schiavitù, espropri e fame, la dominazione europea costa agli indigeni tra le 50 e le 114 milioni di vite.

La festa dei dominatori. Gli italoamericani, orgogliosi del fatto che sia stato un navigatore italiano a compiere la più grande scoperta della storia, la chiamano Columbus Day, il il Giorno di Colombo. Il 12 ottobre l’Empire State Building di New York City accende le sue luci riproducendo il tricolore italiano. E in tutti gli Stati Uniti, banche, uffici postali e uffici federali sono chiusi, così come gli uffici dell’ambasciata italiana a Washington D.C. e i vari consolati italiani che si trovano nel Paese. Fu il presidente Franklin Delano Roosevelt a stabilire che il Giorno di Colombo diventasse festa nazionale in tutti gli States. Dal 1971, la ricorrenza è fissata per il secondo lunedì del mese di ottobre.
In Spagna il franchista “Día de la Raza”, dal 1958, è mutato in Día de la Hispanidad ed è festa nazionale. I tempi cambiano, e oggi sui social network la voce spagnola è quella di Pablo Iglesias: «Ai nostri amici latinoamericani: siamo orgogliosi della vostra indipendenza e di poterci guardare negli occhi».

In Costarica lo chiamano “Día de las Culturas” (giorno delle culture) e si festeggia con un carnevale l’unione della cultura spagnola, indigena e afro-caraibica. In Messico si portano fiori ai piedi del monumento alla razza situato a Città del Messico e, tra canti e balli, gli indigeni alzano le loro voci nella Piazza dello Zocalo. In Colombia si festeggia nelle scuole, dove con delle opere teatrali rappresentano il significato che questo giorno ha avuto per la storia. In Argentina, dal 1917, il 12 ottobre è il giorno della riaffermazione dell’identità ispanoamericana di fronte agli Stati Uniti, e lo chiamano il Día della Resistencia de los Pueblos Originarios (giorno della resistenza dei popoli originari). Ma è il Venezuela di Hugo Chávez che, dal 2002, cambia profondamente il senso di questa data: chiamando la festa Día de la Resistencia Indígena (Giorno della resistenza indigena), perché non lo considera come la data di una scoperta, ma come la commemorazione della resistenza aborigena contro l’invasione spagnola.

Nei decenni 1491-1550 per effetto delle malattie tra l’80% e il 95% della popolazione indigena delle Americhe perse la vita: un decimo dell’intera popolazione mondiale di allora (500 milioni circa). La prima malattia nel Nuovo Mondo, causata da un germe dell’influenza dei suini, nel 1493 a Santo Domingo, annientò la popolazione: da 1.100.000 a 10.000 abitanti.
Poi il vaiolo, che destabilizzò l’impero Inca favorendo la campagna di conquista di Francisco Pizarro e il massacro della popolazione. E dopo ancora il morbillo e le epidemie che giungevano dall’Africa insieme ai nuovi schiavi. E ancora, alla ricerca di oro, bruciavano villaggi sterminando le intere popolazioni e facendo prigionieri e schiavi. Infine, dove non uccisero le malattie, lo fecero le armi, la schiavitù, la deportazione, i lavori forzati e la fame.

Oggi si contano più di 800 popolazioni indigene, per una popolazione di circa ai 45 milioni di persone dove i governi progressisti riconoscono i loro diritti.




Questo articolo riproduce la demenziale e criminale Teoria Critica della Razza che demonizza con la calunnia l'uomo bianco euro americano e i cristiani, sul modello dei Protocolli dei Savi di Sion con cui si è cercato di demonizzare e criminalizzare i giudei detti anche ebrei.
Il 1492 è l'anno in cui il navigatore ispanico genovese Cristoforo Colombo ha scoperto il continente che poi sarebbe stato chiamato America; lui pensava di essere arrivato in India da cui il nome di Indiani e Indios dei nativi americani detti anche amerindi.
Dopo Colombo, sparsasi la voce di una nuova terra disponibile e solo parzialmente abitata, sono giunti via mare altri europei che hanno iniziato a colonizzare il nuovo continente detto Nuovo Mondo, allo stesso modo che qualche decina di migliaia di anni prima, dei nomadi dal continente asiatico attraverso qualche lembo di terra emergente prima della fine della glaciazione di Wurm, il cui disgelo ha poi sommerso impedendo loro il ritorno, hanno colonizzato le Americhe a partire da nord verso sud.
https://it.wikipedia.org/wiki/Preistoria_americana

Dopo gli europei sono arrivati gli africani (inizialmente in buona parte schiavi) e gli asiatici.
Questo articolo demenziale è un coacervo di falsità, atte solo a calunniare razzisticamente i bianchi e i cristiani con una interpretazione faziosa e falsa della storia, per istigare odio e giustificare ogni violenza invasiva, predatoria, criminale, politicamente corretta verso e contro di loro.

1)
Innanzi tutto l'europeo bianco Cristoforo Colombo ha effettivamente scoperto il Nuovo Mondo anche se decine di migliaia di anni prima dei nomadi asiatici lo avevano a loro volta scoperto popolandolo senza sapere però che continente fosse e senza comunicarlo al resto del mondo che avrebbe saputo della sua esistenza soltanto con Colombo.
Con la scoperta dell'America da parte di Colombo inizia la Storia americana per il mondo intero e in essa vi trova posto anche la storia degli indios o indiani e dei pellirossa che già la abitavano.
Per il Mondo la storia dell'America non inzia con gli amerindi ma con Colombo che l'ha portata a conoscenza di tutti, questo è l'inizio della storia americana e non altro.
Ciò che inizia con gli amerindi caso mai, non è la Storia ma la Preistoria umana dell'America

2)
Nel 1492 le americhe si ipotizza che potessero avere qualche decina di milioni di abitanti (forse 50) e non certo 100 milioni come riportato nel demenziale articolo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale

3)
Non esiste alcuna responsabilità né colposa né dolosa dei coloni europei bianchi per le epidemie batteriche e virali che hanno decimato/sterminato le popopolazioni amerinde venute a contato con loro, allo stesso modo che non esiste alcuna responsabilità né colposa né dolosa degli asiatici e degli africani dei millenni scorsi per le epidemie di peste, di covid e di vaiolo che hanno decimato e sterminato le popolazioni europee come la peste ai tempi di Giustiniano che si presume provenisse dall'Etiopia e la peste nera del XV secolo si presume proveniente dalla Cina.

Crollo demografico dei nativi o indigeni amerindi a causa delle epidemie portate dai migranti europei e dai loro animali


https://it.wikipedia.org/wiki/Colonizza ... e_Americhe

Il Nuovo Mondo conobbe nel corso del XVI secolo un notevolissimo crollo demografico della popolazione indigena del continente. Una delle ipotesi più diffuse lega questo evento alla diffusione di patologie non curabili quali il vaiolo, l'influenza, la varicella, il morbillo. Queste patologie vennero inconsciamente portate con sé dagli europei e dai loro animali, quando sbarcarono e si stabilirono nel nuovo continente. Si trattava di malattie pressoché inesistenti in America: mentre le popolazioni di Europa, Asia e Africa avevano sviluppato anticorpi specifici contro di esse, gli indiani si trovarono del tutto inermi: la rapidità del contagio e il tasso di mortalità furono molto elevati. Si stima che tra l'80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe perì in un periodo di tempo che va dal 1492 al 1550 per effetto delle predette malattie. Circa un decimo dell'intera popolazione mondiale di allora (500 milioni circa) fu decimato. Non è, tuttavia, possibile stabilire alcuna cifra certa, data dall'incertezza delle fonti a disposizione.

La prima malattia che si diffuse nel Nuovo Mondo fu causata da un germe dell'influenza dei suini ed ebbe inizio nel 1493 a Santo Domingo e decimò la popolazione (da 1.100.000 a 10.000) Charles Mann "1493. Uncovering the New World Columbus "[senza fonte]; nel 1518 comparve il vaiolo ad Hispaniola che si propagò dapprima in Messico, poi in Guatemala e nel Perù; si ritiene che la malattia destabilizzò l'impero Inca favorendo la campagna di conquista di Francisco Pizarro ed il massacro della popolazione. Dopo il devastante passaggio del vaiolo e dei conquistadores, fu la volta del morbillo.

L'ipotesi epidemiologica è messa, però, in discussione da alcuni autori, tra i quali il demografo italiano Massimo Livi Bacci. Secondo Livi Bacci l'impatto delle malattie occidentali è stato sicuramente un evento distruttivo, ma non ha colpito allo stesso modo in tutto il continente. Due fattori, in particolare, hanno influito sul tasso di mortalità legato al vaiolo: le condizioni generali di vita e le specificità territoriali. Ad esempio in Messico la malattia colpì una popolazione ancora relativamente numerosa e con un'alta mobilità. I frequenti commerci e spostamenti a cui le persone erano abituate contribuirono enormemente alla diffusione del virus. Nel caso del Perù, invece, l'ipotesi dell'epidemia precedente all'arrivo degli spagnoli è contestabile: il vaiolo è una malattia estremamente debilitante, e sembra improbabile che sia riuscita a percorrere tutta l'America Centrale fino all'impero Inca in un periodo in cui il passaggio di persone tra i due luoghi era ancora piuttosto limitato. Di parere opposto è il professor David Noble Cook che nel suo libro "Born to Die: Disease and New World Conquest, 1492-1650" fa una disamina su tutti i tipi di malattie che si diffusero nelle Americhe non focalizzandosi principalmente sul morbillo e analizzandone la velocità di espansione.

4) La colonizzazione europea del Nuovo Mondo è avvenuta gradualmente nei secoli e non ha comportato alcuna invasione di massa e militare finalizzata al sistematico sterminio delle popolazioni indigene per ridurle in schiavitù o per appropriarsi delle loro terre.
Quantunque vi siano state nei secoli delle guerre tra i nativi e i coloni europei, il graduale e scaglionato in centinaia di anni, confronto di civiltà (cultura, economia, tecnologia), tra i nuovi coloni europei (da millenni abituati alla civiltà stanziale cittadina, all'agricoltura, all'allevamento del bestiame, all'artigianato, al commercio e all'industria) e i nativi nomadi si è sviluppato con esito a favore dei coloni europei che si sono dimostrati portatori di una condizione e di una potenzialità umana più forte, e a sfavore dei nativi.
È vero che in questo confronto secolare, specialmente nel XIX secolo vi furono sopprusi ed eccidi dei nativi specialmente nel Nord America ma questi fenomeni violenti non risultano essere veri e propri stermini e genocidi di massa di interi popoli come l'umanità ha sperimentato nel XX secolo.
La colonizzazione del Nuovo Mondo da parte dei bianchi europei non può in alcun modo essere interpretata come un sistematico sterminio di massa e un genocidio delle popolazioni indigene.

5)
Oggi gli USA sono abitati in gran parte da persone che provengono da ogni parte del Mondo e che non hanno alcuna responsabilità nelle guerre con gli indiani.
3/4 degli americani bianche che popolano oggi gli USA sono arrivati in America dopo le guerre indiane.
3/4 del 1/4 costituito dai discendenti dei migranti arrivati prima e durante le guerre indiane non hanno praticato alcuna guerra e non hanno avuto alcuna responsabiltà nelle guerre indiane.


6)
Non vi è stata alcuna sistematica invasione delle americhe a seguito della scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo. Nessuna invasione di massa e militare, nessuna riduzione in schiavitù e nessuna predazione e di ché, nessun sterminio o genocidio, specialmente nel Nord America dove poi sono arrivati i primi coloni dall'Europa; quantunque vi siano state delle prepotenze, degli abusi, delle vicende vergognose a danno dei nativi e in qualche caso con violenze e stragi da parte.
Nel Nord America i primi coloni si sono insediati lungo la costa al riparo appena nell'interno dei fiumi navigabili. Vi era tanto spazio e molti europei bisognosi cercavano spazi vitali e speranza di vita e il Nuovo Mondo ghiela ha offerta.
Quando sono arrivati e sbarcati nessun indigeno è sopraggiunto a impedirglielo, nessun pellirossa si è presentato formalmente, pacificamente o in armi a dir loro che quella era la loro terra e che non potevano sbarcare né tanto meno insediarsi: disboscare e costruire le loro case, pescare, cacciare, allevare bestiame e coltivare la terra.
Vi erano spazi immensi e posto per tanti, per tutti, per quelli che già c'erano, gli indigeni pellirossa o indiani e per quelli che stavano arrivando i bianchi europei.
Anche i bianchi europei erano uomini e avevano il loro buon diritto, non stavano togliendo nulla a nessuno e nemmeno depredando.
Così è stato e i nuovi coloni europei sono cresciuti di numero e così le loro città, la loro economia e la forza della loro presenza si è fatta sentire e così dopo anni e decenni ... sono emerse le incompatibilità tra i due mondi, quello degli indigeni nomadi e quello dei migranti europei stanziali, dapprima frizioni e i attriti eppoi scontri armati.
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_indiane


I Padri Pellegrini arrivarono nel 1620 quindi circa 128 anni dopo la scoperta di Colombo e non erano certo una banda armata di predoni schiavisti e assassini.
I coloni inglesi del Mayflower detti Padri Pellegrini non hanno sterminato nessuno
https://it.wikipedia.org/wiki/Mayflower
La Mayflower (letteralmente "Fiore di maggio") fu la nave mercantile con la quale i padri pellegrini, salpati il 16 settembre 1620 da Plymouth (Inghilterra), raggiunsero gli attuali Stati Uniti a Capo Cod due mesi dopo, il 19 novembre.
Rinunciando alla concessione ottenuta, sbarcarono l'11 dicembre sulla costa occidentale del Massachusetts, dove fondarono la Colonia di Plymouth, riconosciuta ufficialmente il 1º giugno 1621. Secondo la tradizione, il punto esatto in cui i padri pellegrini misero per la prima volta piede a terra nel Nuovo Mondo è contrassegnato dalla Roccia di Plymouth, che può essere tuttora vista sul lungomare della cittadina.

I coloni inglesi del Mayflower detti Padri Pellegrini non hanno sterminato nessuno
https://it.wikipedia.org/wiki/Padri_Pellegrini
L'anno successivo però la colonia si era insediata ed era ben organizzata, aveva costruito case solide e coltivato le terre rivelatesi generose; aveva inoltre instaurato rapporti d'amicizia con gli indiani, tra cui Samoset, Squanto e Massasoit, capo della tribù dei Wampanoag. Nel marzo del 1621 Massasoit e il Governatore Carver stabilirono un trattato di pace e di mutua protezione. I nativi inoltre aiutarono i Pellegrini insegnando loro come sfruttare la terra e coltivare il mais. Nell'ottobre del 1621 i 53 Pellegrini sopravvissuti festeggiarono il raccolto, insieme a Massasoit e circa 90 dei suoi uomini. Le celebrazioni durarono tre giorni, durante i quali si banchettò con anatre, pesci e tacchini procurati dai coloni e cinque cervi portati dai nativi. La ricorrenza di questa festa fu il germe che generò la "Festa del ringraziamento", la più celebre delle festività americane. All'epoca, tuttavia, i Pellegrini non la chiamarono con questo nome: la prima festa che i Pellegrini stessi chiamarono "del ringraziamento" si svolse nel 1623, in seguito alla notizia dell'arrivo di ulteriori coloni e di provviste.

Le guerre indiane, contro gli indiani vennero dopo, molto dopo
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_indiane
La locuzione guerre indiane è il nome usato dagli storici nordamericani per descrivere la lunga serie di conflitti armati che contrapposero i nativi americani ai governi e ai coloni europei, e successivamente alle autorità degli Stati Uniti d'America e del Canada britannico, nonché marginalmente del Messico.
Alcune delle guerre furono provocate da una serie di paralleli atti legislativi, come l'Indian Removal Act, unilateralmente promulgate da una delle parti e potenzialmente considerabili alla stregua di guerra civile.
Le guerre, che spaziarono dalla colonizzazione europea dell'America del XVIII secolo fino al massacro di Wounded Knee 1890 e alla parallela conclusione dell'epopea USA della "frontiera", risultarono complessivamente nella conquista, nella decimazione, nell'assimilazione delle nazioni indiane, e nella deportazione di svariate migliaia di persone nelle riserve indiane.




Davide RossettiAutore
Alberto Pento Si ritiene che tra i 55 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie contro cui i popoli nativi non avevano difese immunitarie, mentre molti furono oggetto di deliberato sterminio poiché considerati barbari. Secondo Thornton, solo nel nord America morirono 18 milioni di persone. Per altri autori la cifra supera i 100 milioni, fino ad arrivare a 114 milioni di morti in 500 anni.

Alberto Pento
Certo,
ma non esiste alcuna responsabilità né colposa né dolosa dei coloni europei bianchi per le epidemie batteriche e virali che hanno decimato/sterminato le popopolazioni amerinde venute a contato con loro, allo stesso modo che non esiste alcuna responsabilità né colposa né dolosa degli asiatici e degli africani dei millenni scorsi per le epidemie di peste, di covid e di vaiolo che hanno decimato e sterminato le popolazioni europee come la peste ai tempi di Giustiniano che si presume provenisse dall'Etiopia e la peste nera del XV secolo si presume proveniente dalla Cina.
Con la tua logica dovremmo demonizzare i gialli asiatici e i neri africani per le epidemie che hanno involontariamente e inconsapevolmente diffuso in Europa sterminando gli indigeni europei.

Solo l'epidemia da Covid dei nostri giorni potrebbe essere considerata come un crimine vero e proprio attribuibile alla responsabilità colposa e dolosa della Cina, perché la Cina ne era al corrente, lo ha nascosto e non ha fatto nulla per impedirne e limitarne la sua diffusione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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