Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:43 pm

10) l'umanità è il cancro della terra e deve scomparire



L’insostenibile pesantezza dell’uomo: è lui il cancro del pianeta?
Fabio Balocco
1 agosto 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... a/3765917/

Chi abbia a cuore le sorti del pianeta e non solo il proprio apparente benessere non può che essere cosciente del fatto che lo sviluppo umano (anche se definito “sostenibile”) non è conciliabile con l’ambiente che ci circonda.

Plurimi sono gli indicatori dell’attuale inconciliabilità fra genere umano e Terra. Dal Global footprint, all’Earth overshoot day che ogni anno parte sempre prima.

Tanti sono i campanelli d’allarme, persino quello della Nasa, che a proposito in particolare dei cambiamenti climatici, afferma per bocca di un suo portavoce: “Il 2016 è rimarcabilmente il terzo anno record consecutivo. Per il futuro non ci aspettiamo un nuovo primato ogni anno, ma il trend di riscaldamento a lungo termine che è in atto è chiaro”, e a causarlo è “in gran parte l’aumento della CO2 e di altre emissioni in atmosfera da parte dell’uomo”.


Ma il medico pare individuare la malattia, non già i rimedi.

Sì, certo, c’è chi come gli amici Mercalli e Pallante rimette sostanzialmente all’atteggiamento individuale volto alla decrescita la soluzione del male ed esorta ad abbracciare comportamenti individuali virtuosi e compatibili con l’ambiente naturale. Chi invece ritiene che guerre o epidemie ridurranno l’umanità a numeri che siano conciliabili con la sua sopravvivenza, oppure chi auspica la colonizzazione di altri mondi. Pura fantascienza.

Ma c’è anche chi, molto più radicalmente, ipotizza che sia proprio l’uomo in sé a essere diventato incompatibile con la madre Terra. Ad esempio uno studio della Stanford University, abbracciando la sempre più diffusa teoria dell’Antropocene, sostiene che la sesta estinzione di massa causata proprio dall’uomo avrà ripercussioni anche sulla sua permanenza.

Ed infine c’è chi invece radicalmente sostiene che l’uomo già fin dalla sua nascita sia stato incompatibile con l’orbe terracqueo. Uno di questi è l’amico Bruno Sebastiani che ha elaborato di recente una teoria secondo cui sarebbe proprio l’uomo il cancro del pianeta.

Secondo l’autore, l’uomo, dopo una prima fase di relativa convivenza con Madre Natura, con l’aumentare delle proprie capacità cerebrali e dei mezzi a disposizione ha iniziato un percorso – acceleratosi con la rivoluzione industriale, ma solo (badate bene) acceleratosi – di depredazione irreversibile della Terra, che non potrà che portarlo all’estinzione.

Personalmente neanche io mi avventuro nel campo dei rimedi e mi limito molto modestamente ad avvertire dei pericoli. Se sotto tortura dovessi individuare una causa del male, la individuerei nella mancanza da parte dell’uomo dell’istinto di sopravvivenza come specie. L’uomo tende a voler possedere sempre di più, il capitalismo ne è espressione. Chi è povero ed esce dalla povertà cerca di essere sempre più benestante. Si vive alla giornata senza pensare al futuro né alle future generazioni. Un industriale che inquina non smetterà neppure di fronte all’ipotesi che i nipoti possano morire per le emissioni della sua fabbrica.



Per una nuova rivoluzione culturale
Bruno Sebastiani
23 giugno 2018

https://ilcancrodelpianeta.wordpress.co ... culturale/

La visione del mondo secondo cui l’essere umano è superiore ad ogni altro essere vivente nasce decine di migliaia di anni or sono, nel momento in cui nella mente dell’uomo si sviluppa la coscienza.

La motivazione di questa superiorità risiede nella maggiore capacità “elaborativa” del cervello umano rispetto a quello di ogni altro animale, ma questa spiegazione si affermò solo poche migliaia di anni fa, con i primi filosofi.

Sino ad allora prevalse il convincimento che fosse stato il creatore dell’Universo in persona ad investire l’uomo della funzione di re del mondo, e questa idea continuò ad esercitare il suo fascino anche in seguito, fino ai giorni nostri.

La superiorità di cui ci vantiamo è multiforme, non riguarda solo le capacità intellettive. Spazia dalle emozioni ai sentimenti, dall’etica all’estetica, dalla politica all’arte e così via.

Una delle sue più efficaci sintesi è stata messa in rima da Dante nel XXVI canto dell’Inferno: “… fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, versi che rinviano anch’essi all’investitura divina.

Ma questa superiorità è talmente ampia, indiscussa ed indiscutibile che nel tempo si è estesa anche al regno di cui saremmo stati nominati signori, oltreché alla già citata nostra origine ai vertici della creazione.

Il regno (la Terra) fu dunque immaginato al centro dell’Universo e noi ci fantasticammo forgiati direttamente dalle mani di Dio.

Oggi sappiamo che le cose non sono andate così. Ma per abbattere questi falsi convincimenti sono state necessarie due gigantesche rivoluzioni culturali, che hanno letteralmente scosso dalle radici la visione del mondo secondo cui l’essere umano è superiore ad ogni altro essere vivente.

La prima di queste rivoluzioni prese avvio nel 1543 con la pubblicazione del trattato astronomico di Niccolò Copernico “Sulle rivoluzioni dei corpi celesti”.

Fino ad allora resisteva saldo nella coscienza dell’umanità il convincimento espresso nel 350 a.C. da Aristotele nell’opera “De caelo”: “… il centro della terra e quello del Tutto si trovano a coincidere … È chiaro dunque che la terra si trova necessariamente posta al centro, ed è immobile …”.

Questa teoria, il geocentrismo, era poi stata avvalorata ne “L’Almagesto” di Claudio Tolomeo intorno al 150 d.C., da cui il nome di Sistema Tolemaico dato alla dottrina secondo la quale la Terra è ferma e il Sole, la Luna e gli altri pianeti le girano attorno.

È evidente la funzionalità di una simile teoria all’antropocentrismo, che vede l’uomo signore e padrone dell’Universo.

Ma la ragione evolve, e, a dispetto anche della considerazione che essa ha di se stessa, a un certo punto della storia la verità emerge. Faticosamente.

Le intuizioni di Copernico non furono infatti sufficienti a ribaltare d’emblée la visione del mondo tradizionale.

Il rogo di Campo de’ Fiori in cui perì nel 1600 Giordano Bruno e il processo a Galileo Galilei con la sua conseguente abiura forzata del 1633 ci fanno capire quanto sia stato irto di difficoltà il cammino che consentì il diffondersi della semplice constatazione che la Terra è un pianeta come gli altri e che, come gli altri, gira intorno al Sole.

Nella Sentenza pronunciata dal Tribunale del Sant’Uffizio contro Galileo l’accusa di eresia si basa esplicitamente sul fatto “d’haver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e Divine Scritture, ch’il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la Terra si muova e non sia centro del mondo”.

Ma infine, nonostante tutto, la dottrina copernicana si dimostrò veritiera ed iniziò ad aprire gli occhi dell’uomo sulle sue reali dimensioni: non siamo al centro dell’Universo, abitiamo solo uno dei tanti pianeti che girano intorno al Sole. E più avanti abbiamo capito che di astri come il Sole ne esistono a milioni!

Resisteva però il convincimento che Dio avesse generato direttamente tutta la realtà per asservirla all’essere umano. Egli, l’Onnipotente, aveva creato la luce, il cielo, la terra, l’acqua, le piante e gli animali e poi, separatamente, l’uomo, a “sua immagine”.

Per intaccare la saldezza di tale convincimento occorse una seconda grande rivoluzione culturale, e questa avvenne a metà Ottocento.

Fu Charles Darwin a darle avvio pubblicando nel 1859 “L’Origine delle Specie”, in cui delineò la teoria evoluzionistica, destinata ad affermarsi in tutto il mondo scientifico nel giro di qualche decennio.

In base a questa teoria l’uomo non sarebbe stato creato direttamente da Dio, a “sua immagine e somiglianza”, ma discenderebbe nientemeno che dalle scimmie. E così pure tutti gli altri esseri viventi si sarebbero evoluti con estrema lentezza e gradualità da qualche forma di vita primigenia, superando ogni nuova condizione esistenziale grazie a multiformi processi di selezione naturale.

Fortunatamente per il grande biologo e naturalista britannico il tribunale dell’inquisizione ai suoi tempi non aveva più il potere di due secoli prima e il clima storico culturale era completamente cambiato. Ciononostante non mancarono (e non mancano tuttora) i fieri avversari delle teorie darwiniste, nostalgici di un creazionismo che ai loro occhi sancisce in modo più convincente la superiorità dell’essere umano su ogni altra creatura.

Eppure l’evoluzionismo, pur avendo smantellato il creazionismo biblico, quello, tanto per intenderci, di Dio che plasma l’uomo con la polvere del suolo e la donna con una costola di Adamo, non esclude un “creazionismo remoto”, che, con le conoscenze da noi oggi acquisite, potrebbe situarsi prima del Big Bang.

Inoltre non contesta la superiorità dell’essere umano nei confronti di ogni altro essere vivente. Anzi, il termine stesso di evoluzione sottintende quello di sviluppo, di crescita, di incremento, tutti concetti che indirizzano il pensiero verso l’idea della preminenza di chi sta in cima alla scala, e non vi è alcun dubbio che quella posizione anche per Darwin spetti all’essere umano.

E allora come si spiega l’interminabile serie di disastri ambientali che dalla Rivoluzione Industriale in avanti hanno costellato il percorso della storia e che, soprattutto, fanno temere il peggio per gli anni a venire?

Certo, noi occidentali del XXI secolo viviamo all’apice della prosperità, e le porte del benessere sembrano schiudersi anche per molti figli del Celeste Impero. Ma il conto di questo banchetto deve ancora essere pagato, e non sappiamo fino a quando riusciremo a rinviare il redde rationem, avuto soprattutto presente che il numero degli abitanti del pianeta continua ad aumentare nelle aree più povere e depresse.

Da queste considerazioni nasce l’esigenza di una nuova grande rivoluzione culturale che abbatta definitivamente il mito della superiorità della razza umana su ogni altra specie vivente, al fine di demolire l’illusione di una impossibile crescita senza limiti.

E poiché la ragione evolutasi nel cervello dell’uomo si è dimostrata senza dubbio l’arma più potente nella battaglia per la vita di darwiniana memoria, ad essa è necessario far ricorso anche per questa terza grande rivoluzione culturale.

A tal fine molto umilmente ho tentato di imbastire una teoria che a mio avviso contiene alcuni spunti degni di riflessione.

In un saggio di recente pubblicazione (“Il Cancro del Pianeta”, Armando Editore) ho immaginato che la nostra intelligenza anziché essere una scintilla divina o una mirabile opera della natura sia un tragico errore del processo evolutivo della vita, una via “svantaggiosa” imboccata casualmente dalla natura, che ben presto la abbandonerà per far ritorno a forme di vita meno distruttive per l’ambiente.

In pratica l’intelligenza umana sarebbe il frutto di un’abnorme evoluzione patìta dal nostro cervello, evoluzione che ci ha consentito di piegare a nostro vantaggio le leggi della natura, di squilibrare, sempre a nostro vantaggio, il delicato ed ultra complesso sistema di congegni e meccanismi biologici formatisi spontaneamente in milioni e milioni di anni, e ci ha consentito di farlo in un battibaleno, in poche migliaia di anni, un’inezia di tempo cosmico; ma che non ci ha consentito, né mai ci consentirà, di creare un nuovo equilibrio altrettanto solido come quello che abbiamo distrutto.

E per far meglio comprendere questa amara realtà a Homo sapiens, tanto orgoglioso della sua presunta superiorità, cosa di meglio che paragonare la sua azione distruttrice a quella delle cellule che danno origine alla malattia oggi più temuta, il cancro?

Le analogie sono molte, ad iniziare dalla indiscriminata proliferazione delle cellule tumorali, alla distruzione che esse operano ai danni dei tessuti sani dell’organismo e così via, fino a quando, nel tragico epilogo, le cellule malate e quelle sane periscono insieme.

Non ha grande importanza che la correlazione abbia basi scientifiche o meno. Ciò che conta è che faccia intendere all’essere umano come il progresso di cui va tanto orgoglioso altro non sia per la biosfera se non una malattia che tutto distrugge. Questo morbo minaccia di far sparire la vita in una nuova estinzione di massa, indotta questa volta non da eventi esogeni, ma dall’errore commesso dalla stessa natura, da quella via svantaggiosa imboccata casualmente e che presto sarà abbandonata, come ogni errore che si produce nel corso del processo evolutivo.

Ecco delineata per sommi capi la teoria che a mio modesto avviso potrebbe scuotere le coscienze degli intellettuali più avveduti, contribuendo forse a rallentare, se non a interrompere, la marcia che ci vede procedere diritti verso il precipizio, come i bambini che seguirono il pifferaio magico, l’incantatore che nel nostro caso indossa i panni del progresso infinito ed illimitato.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:45 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:45 pm

11) responsabilità storiche della persecuzione degli ebrei e della Shoah e demonizzazione dell'Europa e dei nazionalismi europei e USA attraverso l'uso strumentale dell'antisemitismo e del razzismo attribuiti criminalmente/calunniosamente a chi antisemita e razzista non è.


Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi uccidendoli di nuovo, no grazie!
Io preferisco amare e stare con gli ebrei vivi e la loro terra di Sion Israele
viewtopic.php?f=197&t=2894
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674


No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà

No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà per demonizzare il sionismo, gli ebrei di Israele e il loro paese e stato israeliano paragonandoli ai nazisti hitleriani nei confronti dei palestinesi, quando in realtà avviene proprio il contrario e i cosidetti palestinesi in realtà sono solo nazi maomettani che voglio cacciare e sterminare gli ebrei e distruggere Israele.
No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà per demonizzare l'Europa, le destre europee, i sovranisti, i civilizzazionisti e identitaristi che difendono i loro diritti umani naturali e universali, civili e politici.
No all'uso improprio strumentale e pretestuoso dell'Olocausto o Shoà con paragoni impossibili inappropriati per giustificare, sostenere e promuovere l'invasione scriteriata e indiscriminata dei clandestini (e dei presunti e non: poveri, oppressi, ultimi, rifugiati) dall'Asia, dall'Africa e da ogni dove.





Due studenti americani su tre non sanno niente dell’olocausto
Il Segretario Generale dell’ONU denuncia una cosa spaventosa e cioè che i due terzi dei giovani americani non sa cosa sia l’olocausto ebraico. Ma quello che veramente spaventa è la crescita incontrollata dei gruppi neonazisti
26 Gennaio 2021

https://www.francolondei.it/due-studenti-americani-su25 Gennaio 2021-tre-non-sanno-niente-olocausto/

Quando ieri il Segretario Generale dell’ONU ha detto che due studenti americani su tre non sanno niente dell’olocausto non volevo crederci.

Così sono andato a risentirmi bene il discorso tenuto da Antonio Guterres in una sinagoga di New York in occasione del 76° anniversario della liberazione di Auschwitz, cioè nel giorno dedicato al ricordo.
Beh, se due terzi dei ragazzi americani non sa che i nazisti uccisero scientemente e con deliberata ostinazione e freddezza più di sei milioni di ebrei, allora cari amici possiamo alzare bandiera bianca. Il ricordo è andato perduto o, quantomeno, è su quella strada.
Guterres è andato anche oltre e ha lanciato una iniziativa per la formazione di una alleanza globale contro l’ascesa del neo-nazismo.
Il capo delle Nazioni Unite ha sollecitato anche un’azione internazionale “per combattere la propaganda e la disinformazione”, operazione assai ardua visto quello che fanno passare i social network sull’antisemitismo e sul razzismo.
Ora, io rispetto moltissimo Antonio Guterres per quello che ha fatto come Presidente del Consiglio Europeo e, soprattutto, come Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati dove non ha mai usato la retorica e ha sempre fatto seguire i fatti alle parole.
Ma questa volta temo che, nonostante le sincere intenzioni, sia andato leggermente oltre, non tanto per l’idea che è buonissima quanto piuttosto perché in molti casi chi controlla l’informazione sono gli stessi che a vario titolo e in modi diversi stanno dietro ai grandi gruppi neo-nazisti.
Vi siete mai chiesti come mai per far chiudere un gruppo neo-nazista su Facebook ci vogliono mesi o persino anni? Su Twitter poi è praticamente impossibile.
Steve Bannon ha potuto inondare il web di fake news razziste per interi anni, sui social e su diversi siti web ai quali nessuno è andato a chiedere conto di quello che pubblicavano o sono andati dai loro provider per farli chiudere.
E non vi fate ingannare dall’apparente retromarcia dei social media su Donald Trump. Lo hanno silenziato solo perché ormai si era politicamente suicidato ed era ormai alla fine. I grandi gruppi che per anni hanno veicolato i messaggi dell’ex Presidente e, soprattutto, i messaggi razzisti e antisemiti, sono ancora tutti online. Come sempre.
E per tornare all’incipit, è spaventoso che i due terzi dei giovani americani non sappia nulla dell’olocausto, spaventoso ma non incomprensibile quando ancora oggi dopo oltre 70 anni dal genocidio ebraico ci sono gruppi politici o che fanno capo a movimenti politici che non solo negano quanto successo, ma che riescono persino a giustificarlo. E se l’informazione non aiuta…




Alberto Pento
Certo conoscere la storia fa sempre bene, ma la storia vera e non manipolata per dare contro a qualcuno.
Come è demenziale accusare gli ebrei di oggi delle eventuali responsabilità e colpe di una parte degli ebrei di duemila anni fa nel conflitto violento tra ebraismo ortodosso ed ebraismo cristiano,
allo stesso modo è altrettando demenziale accusare i cristiani e gli europei cristiani e non cristiani di oggi, di responsabilità e colpe per la Shohà e la millenaria persecuzione etnico religiosa degli ebrei da parte dei cristiani non più ebrei e dei social fascio nazisti e comunisti nel novecento.
Io (che non sono più cristiano) come la stragran parte dei cristiani e degli europei di oggi non abbiamo alcuna responsabilità e colpa per quanto accaduto nel passato agli ebrei e accusarci di essere in qualche modo responsabili è ingiusto e calunnioso, al punto che molti o alcuni potrebbero percepire queste false accuse come un'aggressione che alimenta in loro il risentimento, ingenerando avversione e odio quando queste calunnie divengono pretesti e giutificazioni per calpestare e negare i diritti umani, civili e politici dei cristiani e degli europei (cristiani e non cristiani) nei loro paesi.

Associare il sovranismo-civilismo-identitarismo che non è antisemita e antisraeliano al suprematismo bianco social fascio-nazista antisemita è una demenzialità che va ad alimentare l'antisemitismo.



Le scuse di Emanuele Filiberto su leggi razziali, le reazioni di Ucei e Cer
25 Gennaio 2021

https://www.progettodreyfus.com/emanuel ... -razziali/

Emanuele Filiberto di Savoia ha chiesto perdono a nome di tutto il Casato per le leggi razziali, firmate da Re Vittorio Emanuele III, suo bisnonno, nel 1938.

L’erede di casa Savoia ha porto le proprie scuse in una lettera, letta al tg5 dell’edizione serale:

“Mi rivolgo a tutti voi, Fratelli della Comunità Ebraica italiana, per esprimervi la mia sincera amicizia e trasmettervi tutto il mio affetto nel solenne Giorno della Memoria. Vi scrivo a cuore aperto una lettera certamente non facile, una lettera che può stupirvi e che forse non vi aspettavate. Eppure sappiate che per me è molto importante e necessaria, perché reputo giunto, una volta per tutte, il momento di fare i conti con la Storia e con il passato della Famiglia che oggi sono qui a rappresentare, nel nome millenario di quella Casa Reale che ha contribuito in maniera determinante all’unità d’Italia, nome che orgogliosamente porto”.

La missiva continua così:

“Scrivo a voi, Fratelli Ebrei nell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, data simbolo scelta nel 2000 dal Parlamento della Repubblica Italiana, a memoria perpetua di una tragedia che ha visto perire per mano della follia nazi-fascista 6 milioni di ebrei europei, di cui 7500 nostri fratelli italiani. È nel ricordo di quelle sacre vittime italiane che desidero oggi chiedere ufficialmente e solennemente perdono a nome di tutta la mia Famiglia”.

Alla lettera di Emanuele Filiberto hanno risposto l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità Ebraica di Roma.

Ucei ha scritto in una nota (ne riportiamo una parte):

“Oggi, dopo 82 anni il discendente, il bisnipote Emanuele Filiberto, afferma un sentimento di ripudio e condanna rispetto a quanto avvenuto. Un lasso di tempo molto lungo. Perché ora? Si tratta in ogni caso di un’iniziativa che è da ritenersi ad esclusivo titolo personale, rispondendo ciascuno per i propri atti e con la propria coscienza. Né l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane né qualsiasi Comunità ebraica possono in ogni caso concedere il perdono in nome e per conto di tutti gli ebrei che furono discriminati, denunciati, deportati e sterminati”.

Anche la CER ha risposta tramite una nota:

“Prendiamo atto delle dichiarazioni di Emanuele Filiberto di Savoia Il rapporto con Casa Savoia, nella storia e nella memoria è noto e drammatico. Ciò che è successo con le leggi razziali, al culmine di una lunga collaborazione con una dittatura, è un’offesa agli italiani, ebrei e non ebrei, che non può essere cancellata e dimenticata. Il silenzio su questi fatti dei discendenti di quella Casa, durato più di ottanta anni è un’ulteriore aggravante. I discendenti delle vittime non hanno alcuna delega a perdonare e né spetta alle istituzioni ebraiche riabilitare persone e fatti il cui giudizio storico è impresso nella storia del nostro Paese”.

Le scuse di Emanuele Filiberto sono una presa di coscienza – molto tardiva – dell’infamità delle leggi razziali, che fecero vivere gli ebrei italiani come cittadini di serie B. 82 anni sono un tempo estremamente lungo per porgere le proprie scuse. Potrebbero volercene altrettanti per accettarle o rifiutarle.

Ma il problema, non è neanche questo. La stragrande maggioranza di quegli ebrei italiani che sono state vittime delle leggi razziali non ci sono più. Noi, che ne abbiamo ereditato la memoria, non siamo nella facoltà per poter decidere se accettare o rifiutare le scuse.

Solamente chi ha subito quelle atrocità sulla propria pelle, è in diritto di farlo. Ma oggi, come già detto, la maggior parte di quelle persone non c’è più.

Non c’è più sia perché decedute di morte naturale, sia perché a ucciderle sono state proprio le conseguenze delle leggi razziali.


הדר ישראל
Sia l'ebraismo sia il cristianesimo predicano il perdono. Tuttavia. i due concetti di perdono sono profondamente diversi. La differenza è nella base del perdono. Nell'ebrasimo è la teshuvah, il ritorno [vedi dopo]. Nel cristianesimo è la confessione [dei peccati].
Secondo l'ebraismo, la Teshuvah consiste di quattro elementi: 1) Haqarath Ha-Chet - riconoscere che si è agito contro la Parola di Dio, la Torah; 2) Charathà Le-She'avar - espressione [esplicita, non implicita] di pentimento; 3) Tiqun Ha-Chet - riparare il peccato - per esempio, restituire ciò che si è rubato o pagare per esso; 4) Qabalah Le-Ha-Ba - impegnarsi sinceramente a non peccare di nuovo e assumere uno stile di vita veramente nuovo.
Il cristianesimo, tuttavia, si soddisfa con la confessione del peccato e la fede in Gesù. Propone che attraverso la fede il peccatore viene perdonato. Noi ebrei, tuttavia, non possiamo scambiare la nostra base del perdono con la loro... La Chiesa Cattolica magari ha ammesso molto in ritardo che degli ebrei innocenti hanno sofferto a causa della Chiesa. Essa quindi chiede il perdono ebraico. Tuttavia, la Chiesa non ha ancora detto che i vari papi e la Chiesa stessa avevano torto ed erano colpevoli di peccati per duemila anni di persecuzioni! Il che include anche l'istigazione da parte di preti, che fu una delle cause maggiori di tutti i pogrom, violenze carnali, assassinii, saccheggi, commessi contro di noi nel nome della Chiesa (vedi: "The History of Antisemitism", di L. Poliakov, Schocken Books, pag. 47, 180, 330). Vogliamo sentire una piena Charathà Le-She'avar - [espressione esplicita, non implicita, di pentimento] - l'espressione completa di pentimento e l'assunzione delle colpe per i peccati commessi dalla Chiesa contro gli ebrei per 2000 anni.
Inoltre, non c'è nessun Tiqun Ha-Chet [riparazione del peccato]: i crimini del Vaticano contro il nostro Popolo continuano. Perdipiú, il Papa e i suo Portavoce Vaticano aderiscono da sempre a una politica di equidistanza nel giudizio, paragonando il terrorismo arabo con l'autodifesa israeliana, al punto che un papa ha dato il benvenuto al capo terrorista e arci-assassino Yasser Arafat [le cui foto mentre baciava il papa tappezzarono i muri di Betlemme!!!] dopo la sua espulsione dal Libano da parte dell'Esercito Israeliano negli anni '80.
Perdippiù, opere d'arte e manoscritti ebraici di valore inestimabile - fra cui si dice oggetti rubati dal Secondo Tempio e i Manoscritti di Maimonide - sono tenuti nascosti nei sotterranei del Vaticano, e agli ebrei non è permesso di vederli e di certo non hanno nessuna intenzione di restituirli al nostro Popolo. Una vittima normale forse perdonerebbe un ladro che ammette di aver rubato e che il bottino è nelle sue mani, ma che rifiuta di restituirlo al legittimo proprietario? Secondo ogni tipo di contabilità, la Chiesa ha rubato miliardi di dollari di proprietà agli ebrei per secoli - tuttavia, neppure un centesimo viene offerto alle vittime, alle loro famiglie, o al loro posto allo Stato d'Israele.
Non possiamo perdonare la Chiesa anche se confessa e chiede perdono. La Chiesa Cattolica non è al livello richiesto dall'ebraismo per essere perdonati. Per noi, scambiare le nostre condizioni di perdono ebraiche tradizionali della Teshuvah con le loro, vuol dire compromettere la nostra fede con la loro - che è esattamente ciò che la Chiesa vorrebbe che facessimo seguendo la sua agenda di compromettere la religione ebraica.



Alberto Pento

Ricordare e denunciare sempre!
Ma non accusare e calunniare innocenti.
Io bianco, ex cristiano divenuto aidolo, veneto, italiano, europeo, indipendentista, identitarista e sovranista e nazionalista come Trump, Salvini e Netanyahu, assolutamente non antisemita nelle sue versioni di antigiudaismo e antisionismo/antisraelismo, rispetto alle passate persecuzioni degli ebrei e alla Shoah non ho alcuna responsabilità e alcuna colpa da scontare e da farmi perdonare.
Il demenziale Savoia che ancora aspira al trono italico, probabilmente ha qualche responsabilità e qualche colpa sulle spalle che gli pesa e di cui non potrà mai più cancellarne la macchia e farebbe meglio a tacere e a chiedere scusa senza clamore.

Vero che il male fatto non può essere cancellato però può servire come monito a non farlo più e può indurre chi lo ha fatto o che si sente in qualche modo responsabile a risarcire i discendenti delle vittime.

Anche questa è una realtà storica da considerare.
Certo ma non va dimenticato che l'antigiudaismo cristiano nasce all'interno dell'ebraismo, nel conflitto tra l'eresia ebraico cristiana e l'ortodossia ebraica non cristiana. Conflitto che portò alla morte prima del rabbino ebreo Cristo ad opera dei romani invasori e poi dell'ebreo cristiano Stefano considerato il primo martire cristiano ad opera degli ebrei ortodossi.
Da questa base poi si è sviluppato l'antisemitismo millenario dei cristiani non più ebrei etnici con le persecuzioni e la Shoah.
Poi non va dimenticato che oggi l'antisemitismo più diffuso e pericoloso è quello nazi maomettano e internazicomunista nella sua versione antisionista/antisraeliana e filo nazi maomettana palestinese, praticato anche da molti ebrei sinistrati.



הדר ישראל
Alberto Pento
puro revisionismo storico!
Non fu MAI rabbino: infatti fu cacciato dalla sua yeshivah perché si fece una prostituta pure sposata in una locanda...
POI INVEIVA SEMPRE PUBBLICAMENTE CONTRO I RABBINI (nei vostri testi i Farisei) ADDITANDOLI ALLE SPIE ROMANE, POI I ROMANI LI ARRESTAVANO, TORTURAVANO E ASSASSINAVANO!!!
Se lo ricorda PER STRADA, interpellare rabbini dicendo (con una presunzione pazzesca totalmente antiebraica!) “a voi è stato insegnato... MA IO VI DICO...” ripetuto nei vostri testi???
Insegnava IL CONTRARIO di quanto insegnato dai rabbini, dal cibo kosher allo Shabbath!
Casca male, gentile signore: sono uno storico che controlla FONTI PRIMARIE in sette lingue, compresi Ebraico, Greco e Latino!

Alberto Pento
Può darsi che lei abbia ragione però Gesù Cristo era un ebreo e non un gentile.
Io poi non sono nemmeno più cristiano essendo divenuto aidolo e le controversie interne all'ebraismo mi interessano relativamente e non ho alcun desiderio di parteciparvi aderendo all'una o all'altra parte, anche se non nascondo che preferisco il realismo dei farisei al fanatismo di Gesù Cristo che tanto affascina le moltitudini.
Certamente l'eresia ebraico cristiana fu inizialmente opera di ebrei e non di gentili.
Io poi non ho alcun sentimento antisemita e gli ebrei mi piacciono come mi piace Israele che ritengo uno dei popoli e dei paesi più umani e civili della terra.

Alberto Pento

A me dispiace tanto perché erano tutti brava gente, innocenti, buoni uomini, buone donne e buoni bambini.
Non favevano del male a nessuno però erano visti e descritti come se fossero il male più abbietto e questo ha permesso che venissero uccisi e sterminati senza pietà, come se fossero animali infetti, quando invece erano solo uomini di buona volontà tra i più umani e civili della terra.
Se fossero stati cattivi non mi sarrebbe dispiaciuto ma erano buoni, solo buoni, ed erano tutti innocenti.




Il Giorno della Memoria e la presenza di Israele
Niram Ferretti
27 Gennaio 2021

http://www.linformale.eu/il-giorno-dell ... i-israele/

“L’insegnamento di questo passato ci interessa per l’avvenire, che è la sola cosa di cui ci preoccupiamo”.
Georges Bensoussan, L’Eredità di Auschwitz, Come ricordare?


Oggi ricorre la Giornata della Memoria. Il sole nero della Shoah, per citare Jean Marie Lustiger, brilla di una luce inguardabile. Sull’indicibilità di questa catastrofe unica per particolarità, organizzazione, dimensione storica, simbolica, teologica, è stato riversato un fiume sterminato di parole. Oggi l’indicibilità si trasformerà nella dicibilità dei ricordi dei pochi sopravvissuti ancora rimasti e in quella delle commemorazioni ufficiali, dei discorsi pubblici, dell’inevitabile retorica.

Il ricordo ha questa ambivalenza, mantiene vivo ciò che non è più, ma allo stesso tempo lo congela, e nel caso della Shoah lo musealizza, trasformandolo in un monumento gigantesco, in una entità ormai intangibile. All’indicibilità dell’orrore si somma il suo confinamento in uno spazio sempre più lontano, astratto.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale ci separano 76 anni. Non sono molti. Anzi, sono un battito di ciglia nell’ampia prospettiva dei tempi storici, eppure tanti, un’intera vita individuale quasi. Il passato afferra i vivi e i morti. L’oblio non è altro che un affondamento nell’acqua della dimenticanza come sapevano i greci. Tuttavia, ricordare non può ridursi unicamente alla commemorazione, né all’afflizione ma a uno sguardo sul presente in vista del futuro, e questo sguardo non può non contemplare oggi il subdolo e allo stesso tempo ovvio riciclo dell’antisemitismo nella forma sdoganata dell’antisionismomilitante. Chiaramente l’antisemitismo tradizionale è sempre presente, soprattutto nella forma dell’ebreo visto come detentore di un potere occulto, perverso e pervasivo, ma a questo si è aggiunto ormai da cinquanta anni a questa parte la criminalizzazione dello Stato ebraico.

E’ ben nota l’obiezione degli odiatori di Israele: essere antisionisti non significa odiare gli ebrei, tant’è che vi sono ebrei antisionisti, significa semplicemente e innocentemente essere avversi alle politiche dello Stato ebraico. Obiezione assai fragile e profondamente disonesta. Fare di Israele un’entità criminale accusandolo di praticare genocidi, segregazionismi, violenze, ecc. non è altro che una trasposizione delle stesse accuse mosse per secoli agli ebrei in quanto ebrei, attraverso i libelli del sangue medioevali che li accusavano di avvelenamenti, stregonerie, sacrifici umani.

Essere antisionisti significa affermare che Israele, nato dal sionismo, non avrebbe dovuto esistere, significa affermare che lo Stato degli ebrei sarebbe nato nella colpa. Criticare le politiche di uno Stato è un conto, affermare che questo Stato non ha legittimità di esistere, unico Stato al mondo che viene accusato di questo, è ben diverso. E’ esattamente la stessa cosa che affermare che gli ebrei in quanto popolo non hanno diritto di esistere, ciò che affermava Adolf Hitler.

Lo sguardo sul passato, sulla catastrofe, non può dunque essere disgiunto da ciò che oggi è la maggiore affermazione dell’ebraismo a livello collettivo e mondiale, Israele, e su come questo Stato, con i suoi difetti inevitabili, come quelli di ogni altro Stato, di ogni aggregato umano, sia al centro di un’opera pervasiva di delegittimazione demonizzante che non ha confronto.

Così avviene che mentre si compiangono istituzionalmente i morti ebrei del passato, e li compiange quell’Europa che così poco ha fatto per impedire e arginare la catastrofe che li ha travolti, quando si tratta invece di ebrei israeliani assassinati da chi è stato istruito fin da bambino all’interno delle comunità islamiche a sentirsi dire che essi sono usurpatori o veri e propri demoni, si preferisce passare a un registro assai diverso, quando non del tutto giustificatorio, accomodante.

Oggi, buona parte della violenza che in Occidente si manifesta contro i cittadini ebrei è legata a Israele, manifestando un cortocircuito in cui l’ebreo e l’israeliano non sono altro che il retto e il verso della medesima medaglia.

Una cosa va detta senza tentennamenti. Se Israele fosse stato incapace di difendersi come furono incapaci di difendersi gli ebrei europei durante la seconda guerra mondiale, sarebbe già stato distrutto, nel 1948 e poi nel 1967 e ancora nel 1973.

La Shoah europea sarebbe proseguita in Medioriente per mano araba. Questo va tenuto fermamente a mente. Le forze distruttive che fino a 76 anni fa si sono esercitate in Europa per cancellare dalla faccia della terra il popolo ebraico, sono quelle che, in un’altra forma, hanno cercato di cancellarlo in Medioriente e vorrebbero cancellarlo ancora oggi se ne avessero i mezzi.

Non è un caso se durante gli ultimi scontri che si sono verificati tra il confine di Israele e Gaza a partire dal marzo del 2017, dalla parte di Gaza, controllata da Hamas, costola palestinese di quei Fratelli Musulmani promotori del jihadismo moderno e solerti distributori del Mein Kampf in versione araba durante la “Conferenza Parlamentare per gli arabi e i paesi musulmani” del 1938, sia stata vista garrire una bandiera palestinese con la svastica e siano stati lanciati su Israele aquiloni incendiari con lo stesso emblema.

Matthias Kuntzel, nel suo saggio seminale, Il Jihad e l’odio contro gli ebrei ha mostrato in modo incontrovertibile come l’Islam radicalizzato abbia ereditato dal nazismo non solo i suoi tropi propagandistici ma anche l’intento eliminazionista verso gli ebrei che lo animava. Hassan Nassrallah, segretario di Hezbollah, ancora nel 2002 poteva dichiaraere impunenente al Daily Star di Beirut, “Se gli ebrei si radunassero in Israele, ci risparmierebbero la fatica di cercarli in giro per il mondo”.

Senza uno sguardo proiettato sul futuro e sulla presenza di Israele, il Giorno della Memoria diventa solo uno sterile compianto davanti a una tomba per sempre sigillata.



ANTISEMITISMO: CHI SONO I NEGAZIONISTI, REVISIONISTI E COMPLOTTISTI SECONDO LE INDAGINI 2020 CONDOTTE DA EURISPAS


IL 15,6% DEGLI ITALIANI NEGA LA SHOAH
◾COMPLOTTISTI:
- La tesi secondo cui gli ebrei controllano il potere economico e finanziario vedono la percentuale superiore al centro-destra con il 33,3%, destra con il 31% e sinistra con il 17,2%.
- Per quanto riguarda l’influenza decisiva degli ebrei sulle decisioni politiche americane, la tesi trova sostegno soprattutto tra gli elettori del Movimento 5 Stelle con il 33,5%, tra quelli di destra con il 31,8% e quelli di centro-destra con il 31,8%.
◾NEGAZIONISTI E REVISIONISTI:
- La credenza che la Shoah non abbia mai avuto luogo vede la più alta percentuale, il 23,5%, tra gli elettori di centro-sinistra.
- Coloro per i quali l’Olocausto degli ebrei è avvenuto realmente ma ha prodotto meno vittime di quanto si affermi, risultano più numerosi a sinistra con il 23,3%, mentre il 23% al centro.
Dall'accanimento della sinistra contro il Giorno della Memoria della Shoah, tutto torna!
(E vada considerato anche che queste percentuali sono riportate dai nostri seri, affidabili e assolutissimamente non faziosi giornalisti!).


Eurispes, l’antisemitismo non è stato ancora superato - Eurispes
15 Ottobre 2020

https://eurispes.eu/news/eurispes-lanti ... -superato/

«Siete idealmente i miei nipoti», così nel suo ultimo discorso pubblico la senatrice a vita Liliana Segre ha esortato i giovani a non dimenticare, affidando ai ragazzi la testimonianza della Shoah. E proprio in concomitanza con la ricorrenza del rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma (16 ottobre 1943), l’Eurispes rilancia i risultati dell’indagine contenuta nel Rapporto Italia 2020, per richiamare ancora una volta l’attenzione sul delicato problema dell’antisemitismo, dell’Olocausto e di una pericolosa perdita della conoscenza della nostra storia più recente.

Ebrei e stereotipi: i risultati dell’indagine Eurispes. Il 15,6%% nega la Shoah

L’Eurispes ha voluto indagare dunque la diffusione e le caratteristiche degli atteggiamenti di pregiudizio e sospetto ancora oggi purtroppo associati al popolo ebraico.

Una parte minoritaria, ma comunque significativa della popolazione italiana, coltiva anche oggi pregiudizi antisemiti, fino ad arrivare a posizioni di negazionismo rispetto alla Shoah.

Rispetto all’affermazione secondo la quale l’Olocausto degli ebrei non è mai avvenuto, la quota di quanti si dicono d’accordo si attesta al 15,6% (con un 4,5% addirittura molto d’accordo ed un 11,1% abbastanza), a fronte dell’84,4% non concorde (il 67,3% per niente, il 17,1% poco). Invece l’affermazione secondo cui l’Olocausto non avrebbe prodotto così tante vittime come viene sostenuto trova una percentuale di accordo solo lievemente superiore: 16,1% (il 5,5% è molto d’accordo), mentre il disaccordo raggiunge l’83,8% (con il 64,9% per niente d’accordo ed il 18,9% poco d’accordo).

Gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario? Questa affermazione raccoglie il generale disaccordo degli italiani: il 76% (il 39,6% per niente d’accordo ed il 36,4% poco), non manca però chi è di questa opinione: il 23,9% (18,9% “abbastanza” e 5% “molto” d’accordo). Gli ebrei controllerebbero invece i mezzi d’informazione a detta di più di un quinto degli italiani intervistati (22,2%; il 4,3% molto, il 17,9% abbastanza), mentre i contrari arrivano al 77,7% (con un 46,4% del tutto in disaccordo). La tesi secondo cui gli ebrei determinano le scelte politiche americane incontra la percentuale più elevata di consensi, pur restando minoritaria: il 26,4%, contro un 73,6% di pareri contrari.

Complottisti e negazionisti da destra a sinistra con diverse intensità

La tesi secondo cui gli ebrei controllano il potere economico e finanziario trova accordo in percentuale superiore alla media tra gli intervistati che si collocano politicamente al centro-destra (33,3%) e a destra (31%), meno tra quelli di centro (7,7%) e di sinistra (17,2%). Risultati analoghi si riscontrano rispetto al presunto controllo dei mezzi di informazione da parte degli ebrei, su cui concordano soprattutto gli elettori di destra (30,5%) e centro-destra (29,7%), meno quelli di centro (7,7%) e di sinistra (12,4%). Per quanto riguarda l’influenza decisiva degli ebrei sulle decisioni politiche americane, la tesi trova sostegno soprattutto tra gli elettori del Movimento 5 Stelle (33,5%) e tra quelli di destra (31,8%) e centro-destra (31,8%). La credenza che la Shoah non abbia mai avuto luogo vede la più alta percentuale di soggetti concordi (abbastanza o molto) tra gli elettori di centro- sinistra (23,5%). I revisionisti risultano più numerosi della media a sinistra – per il 23,3% l’Olocausto degli ebrei è avvenuto realmente, ma ha prodotto meno vittime di quanto si afferma di solito – ed al centro (23%).

2004-2020: in aumento chi pensa che l’Olocausto non sia mai avvenuto(dal 2,7% al 15,6%)

A distanza di oltre 15 anni, nel confronto con la prima indagine condotta dall’Eurispes su questi stessi temi, la percentuale di italiani secondo i quali gli ebrei determinano le scelte politiche americane è oggi più bassa: dal 30,4% al 26,4%. Nel 2004 per oltre un terzo del campione (34,1%) gli ebrei controllavano in modo occulto il potere economico e finanziario, nonché i mezzi d’informazione, mentre oggi la percentuale risulta inferiore ad un quarto. Aumenta invece il numero di cittadini secondo i quali lo sterminio per mano nazista degli ebrei non è mai avvenuto: dal 2,7% al 15,6%. Risultano in aumento, sebbene in misura meno eclatante, anche coloro che ne ridimensionano la portata (dall’11,1% al 16,1%).

Antisemitismo: episodi violenti sono casi isolati, ma esiste il problema di un linguaggio diffuso basato su odio e razzismo. L’allarme arriva dai giovani.

Secondo la maggioranza degli italiani, i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese (61,7%). Al tempo stesso, il 60,6% ritiene che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Per meno della metà del campione (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2%, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.

I cittadini più giovani sono meno propensi a definire gli episodi antisemiti come casi isolati: lo fa meno della metà dei 18-24enni (46,7%) ed il 50,8% dei 25-34enni; la quota raggiunge il 55,7% tra i 35-44enni, per salire al 69,5% tra i 45-64enni ed al 68,9% dai 65 anni in su. I ragazzi tra i 18 ed i 24 anni considerano con frequenza superiore alla media gli atti antisemiti come conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo: 67,6%, a fronte di valori intorno al 60% nelle altre fasce d’età. Tra i 35 ed i 44 anni si trova la quota più alta di chi considera gli episodi antisemiti avvenuti in Italia bravate messe in atto per provocazione o per scherzo (41%); tra i più maturi, al contrario, si registra la quota più contenuta (34,1%). Sono sempre i più giovani a vedere nei reati antisemiti il segnale di una pericolosa recrudescenza di antisemitismo in Italia e non soltanto atti sporadici ed isolati: lo pensa oltre la metà (57,1%), a fronte del 49,2% dei 25-34enni, del 47,1% del 35- 44enni, del 45,4% dei 45-64enni e del 45,7% degli over65.

L’anima politica dell’italiano

Quali affermazioni esprimerebbero al meglio l’anima politica della maggioranza degli italiani? Trova un discreto consenso presso gli intervistati l’affermazione secondo cui “molti pensano che Mussolini sia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio” (19,8%). Con percentuali di accordo vicine tra loro seguono “gli italiani non sono fascisti ma amano le personalità forti” (14,3%), “siamo un popolo prevalentemente di destra” (14,1%), “molti italiani sono fascisti” (12,8%) e, infine, “ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani” (12,7%). Oltre un italiano su quattro (26,2%) non condivide nessuna delle opinioni presentate, prendendo così del tutto le distanze da una certa immagine dei cittadini del nostro Paese.


Europa e Occidente, antigiudaismo/antisemitismo e Shoà
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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:46 pm

L'uso improprio e criminale o abuso dell'Olocausto per colpevolizzare e demonizzare l'Europa e gli europei
viewtopic.php?f=205&t=2888
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???

Dio e la storia non sono morti ad Auschwitz
Marcello Veneziani
La Verità 27 gennaio 2021
https://www.marcelloveneziani.com/uncat ... auschwitz/

Il Giorno della Memoria dura un anno, ogni anno, da svariati anni. Cresce in gennaio, diventato il Mese della Memoria, si acutizza nell’ultima settimana e raggiunge il suo acme il 27 gennaio, cioè oggi. Poi comincia il richiamo, come per il vaccino, e si va avanti a ogni occasione, ricorrenza, testimonianza riesumata, episodio di cronaca. È una memoria ininterrotta che coinvolge le scuole, la tv, il cinema, i giornali, il teatro, le istituzioni centrali e locali, ogni luogo pubblico. E i tribunali. Mattarella, ad esempio, l’avrà celebrato centinaia di volte da quando è presidente della Repubblica.

Sulla Shoah niente da obiettare, c’è solo da condividere l’orrore. Le obiezioni riguardano invece il monopolio della memoria perché si ricorda solo un Evento del Passato e si cancellano tutti gli altri, tragici e grandiosi, se non collegati a quella memoria e la memoria storica viene identificata con l’orrore; la sfasatura temporale, perché più si allontana nel tempo e più se ne parla, e ciò non risponde a nessuna comprensione logica e storica e a nessun decorso umano degli eventi e nella memoria; la copertura totalitaria delle celebrazioni, che invadono ovunque e finiscono col generare un senso di nausea e rigetto anche in chi non nega lo sterminio, rispetta gli ebrei e detesta i loro aguzzini. Se vedi qualunque film, fiction o testo ambientato tra gli anni Trenta e la guerra, conosci già la trama e lo sviluppo prima di vederli.

La ripetizione ossessiva del tema è giustificata sempre dal fatto che l’antisemitismo “sta tornando”. Da settant’anni, ogni giorno, sta tornando. Ci sarà sempre un episodio anche minimo per giustificare l’allarme.

Vorrei dire tre o quattro cose al di là dell’Olocausto.

La prima è che chiedere scusa per conto terzi e per conto avi è insensato, retorico, così come accordare o negare il perdono per conto terzi e per conto avi. Tutti possono esprimere un giudizio, ricordare e condannare la Shoah, ma nessuno può parlare e scusarsi a nome dei suoi nonni o di un’altra epoca. O arrogarsi il diritto di concedere o negare il perdono. Per fare solo l’ultimo esempio, Emanuele Filiberto di Savoia può manifestare tutto il suo sdegno per le leggi razziali ma non può chiedere scusa per conto del suo bisnonno. Mi pare insensato l’esercizio delle scuse postume anche da parte di papi; la cosa che reputavo più discutibile di Papa Woytila fu quel suo caricarsi delle colpe del passato e chiedere scusa tante volte nel nome della Chiesa dei secoli andati. Nobile intenzione, quando non è opportunismo, ma nessuno può sostituirsi al passato e modificarlo, chiedendo scusa al posto di chi ne fu protagonista. La storia non contempla la retroattività né la surroga.

La seconda riflessione è che la storia ha smesso da alcuni decenni di celebrare le vittorie o le patrie per celebrare solo le vittime. Non racconta più gli eventi e i conflitti ma s’inginocchia alle vittime, le sole che meritano di essere ricordate. Non i vinti, le vittime. L’impianto vittimario e sacrificale della storia, notava René Girard, ha una derivazione cristiana, o perlomeno giudeo-cristiana. Anche nella memoria collettiva, nella nuova toponomastica, si tende a sostituire l’eroe con la vittima, chi viene ucciso merita uno speciale ricordo anche a prescindere da quel che è stato in vita. Anche uno spacciatore, un delinquente può diventare oggetto di culto perché rimase vittima. Capovolgendo Sant’Agostino non è la causa ma la pena a rendere martiri. Sulla Prima guerra mondiale, ad esempio, non si parla più di vittoria, di patria e di eroi ma si ricordano solo i caduti, e ancor più i renitenti alla leva, i disertori puniti. La memoria storica commemora solo le vittime. Non conta la storia ma le storie soggettive di chi patì.

La terza riflessione riguarda la mutazione di un evento storico come lo sterminio degli ebrei in evento assoluto, spartiacque tra il Bene e il Male; la rivelazione che Dio non c’è o è morto ad Auschwitz. La tragedia assoluta per l’occidente cristiano è stata per millenni la crocifissione di Gesù Cristo. Da alcuni decenni la tragedia sacra e assoluta è la Shoah; tutto il resto è relativo. La Shoah ha preso il posto della Crocifissione, è l’Evento Cruciale che segna il Lutto Incancellabile per l’Umanità, la cesura Unica e Permanente dei tempi e l’avvento del Male Assoluto, con la Redenzione seguente. Ma al posto della Resurrezione, la Liberazione. Non è più il Figlio di Dio in Croce a sacrificarsi per noi ma un popolo immolato, eletto o maledetto secondo le due versioni classiche. Satanico è il carnefice ma anche chi non s’inginocchia alla Vittima. Non trovo altra spiegazione all’Enfasi Assoluta, Indiscutibile e Indelebile della Shoah. Si relativizzano la fede e la civiltà cristiana a cui si chiedono solo mea culpa, non atti di fede e di fedeltà. Al suo posto c’è la Shoah, nuova religione dell’umanità fondata sull’orrore. Auschwitz prende il posto del Golgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdì Santo. E guai a obiettare: si può scherzare pure su Cristo in Croce, fare vignette un tempo ritenute “blasfeme” o profanare il crocifisso con l’arte; ma guai a osare una cosa simile sulla Shoah.

Infine, un’osservazione minore, banale, ma ogni tanto va ripassata: non caricate l’olocausto sulle spalle del presente e dei presenti. Non caricate i lager e lo sterminio sulle spalle di Salvini e la Meloni, come il gulag e le foibe non possono gravare sulle spalle di Zingaretti o del Pd. Osservazione di una banalità sconcertante; ma se guardi intorno ti accorgi che non è affatto scontata; per demonizzare un avversario lo si definisce “negazionista”, anche per il covid. Persiste un implicito – e talvolta esplicito – uso allusivo e intimidatorio degli orrori passati per inibire o invalidare leader e idee, movimenti e comportamenti d’oggi. È il peggior abuso della Shoah a scopo di lucro; ovvero per trarre profitti di vario tipo. Sciacalli.


Alberto Pento
Non condivido che in minima parte quello che ha scritto Marcello Veneziani.
Condivido che non si possa scaricare sul presente e sui discendenti le responsabilità e le colpe degli avi del passato che apparteneva ad altri ora morti. Però trovo giusto che si ricordi e che si attribuiscano le colpe e le responsabilità a chi le ha avute effettivamente e che serva da monito per il futuro e che vi sia un risarcimento materiale personale e collettivo per chi per esempio si è appropriato dei beni degli ebrei perseguitati e uccisi.
Non condivido affatto il suo accostamento tra l'uccisione dell'ebreo Cristo e lo sterminio degli ebrei culminato nella Shoah anche perché non vi è proprorzione tra la morte di un uomo e quella di milioni e milioni di uomini, oltre al fatto che Veneziani dimentica di ricordare che ad uccidere Cristo furono i romani e che a perseguitare gli ebrei furono i romani cristianizzatisi che hanno accusato ingiustamente gli ebrei di essere gli assassini di Cristo per coprire le loro responsabilità e colpe.
Poi non condivido l'accostamento del valore di Patria alla demenziale Prima guerra mondiale che ha distrutto la mia terra veneto friulana e mietuto centinaia di migliaia di inutili vittime e milioni di feriti.
Sono molte altre le cose che non condivido con il nostalgico demenziale fascista Marcello Veneziani.
A Marcello Veneziani poi ricordo che tra i nostalgici del demenziale Mussolini e del suo social fascismo e dell'alleato social nazismo, vi sono molti antigiudei e antisemiti filo nazi maomettani che sono anche antisionisti e antisraeliani (come lo sono tutti i social comunisti), quindi è un bene ricordare il passato per prevenire il ripetersi del male.
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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mar mar 30, 2021 9:46 pm

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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mer lug 21, 2021 6:49 am

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Re: Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mer lug 21, 2021 6:49 am

12) L'uso strumentale e abnorme o abusi dell'accusa calunniosa di razzismo per demonizzare, criminalizzare e così disumanizzare il prossimo


A praticare questo comportamento criminale sono generalmente i maggiori razzisti della terra:

1) gli islamici o nazi maomettani contro chi, più che giustamente, critica l'Islam e discrimina preventivamente i mussulmani per la loro prepotenza violenta, per le loro minacce, per la loro effettiva pericolosità mortale che costoro chiamano islamofobia come se fosse una malattia mentale e non una legittima difesa preventiva motivata da fatti reali;
2) i nazi maomettani detti impropriamente palestinesi contro gli ebrei di Israele;
3) i cristiani sinistri come Bergoglio contro i bianchi e gli occidentali che nei loro paesi difendono e promuovono i loro sacrosanti valori, doveri e diritti umani, civili e politici e che vengono chiamati sovranisti, nativisti, identitaristi, civilizzazionisti;
4) gli internazi comunisti che come i cristiani sinistri di Bergoglio, sono contro l'esercizio della sovranità democratica popolare, della legittima difesa della proprietà, della persona, del suo paese, dei diritti umani, civili e politici dei cittadini delle nazioni europee e degli Stati USA;
5) gli zingari che vivono parassitando e predando il prossimo;
6) ...



Un caso esemplare dell'uso improprio del termine razzismo per coprire un comportamento criminale e razzista

Profugo sieropositivo ha infettato 300 attiviste antirazziste: “Erano le mie cavie bianche”
A proposito di integrazione. Vi raccontiamo la storia di un richiedente asilo che si divertiva ad infettare le sue “cavie bianche”.
28 gennaio 2021

https://voxnews.info/2021/01/28/profugo ... e-bianche/

Simon Moleke Njie, detto Mol, nacque a Buéa, in Camerun, nel 1973. Nel 1999, affermando di essere vittima di persecuzioni per la sua militanza politica e l’attivismo giornalistico a sostegno dei diritti umani, chiese asilo politico alla Polonia, che glielo concesse l’anno successivo. Mol si trasferì dunque a Varsavia, dove da subito divenne un astro nascente, riconosciuto e benvoluto, nei circoli della sinistra polacca. Assunto come giornalista per il periodico anglofono The Warsaw Voice, Mol si dedicò con particolare passione allo scottante tema del razzismo, nel suo nuovo Paese, guadagnandosi la stima di Amnesty International e venendo perfino insignito, nel 2003, del prestigioso premio come “anti-fascista dell’anno”. Nel 2005 organizzò una conferenza di protesta contro un articolo apparso in un giornale polacco che attribuiva una parziale responsabilità nel diffondersi dell’Aids in Africa al mancato utilizzo del preservativo da parte degli uomini africani, che in questa maniera contagiavano anche le proprie mogli: Adam Lesvczynski, autore del pezzo sotto accusa, venne criticato da Mol, che lo definì razzista e discriminatore.

Solo un anno dopo, nel 2006, cominciarono i pettegolezzi, e infine le conferme certe, di donne più o meno conosciute sulla scena progressista polacca che sostenevano di aver contratto il virus dell’Hiv dopo aver fatto sesso non protetto proprio con Simon Mol. Il giornalista rispose denunciando una macchinazione contro di lui, intrisa di pregiudizio nei confronti dei neri: “Tacciarti di essere sieropositivo è l’ultima arma che il tuo nemico può usare contro di te, se sei africano”. La polizia polacca rifiutò a lungo di indagare in merito, per timore delle ripercussioni dovute alle connessioni politiche di Mol, ma il numero delle denunce contro il giornalista camerunense continuò ad aumentare, e le testimonianze si fecero più scabrose: a una ragazza che gli aveva chiesto di indossare il profilattico prima di un rapporto sessuale aveva risposto che si trattava di una richiesta razzista, che implicava che tutti i neri fossero automaticamente portatori di Hiv. Ad altre aveva raccontato che il suo sperma aveva poteri magici e non poteva essere sprecato.

Nel 2007 venne finalmente arrestato con l’accusa di aver deliberatamente infettato con l’Hiv, che gli era stato diagnosticato ben otto anni prima, le proprie partner sessuali. A conti fatti, Simon Mol fece sesso non protetto con oltre 300 polacche, infettandone più di 40 con la sindrome dell’immunodeficienza acquisita. Molte tra queste erano attiviste antifasciste e antirazziste, alcune contrassero il virus da Simon durante la sua visita a Gdansk nel 2006, dove organizzava il festival antirazzista “Musica contro l’intolleranza e la violenza”. Parecchie vittime di Mol erano assidue frequentatrici del “Salone di Varsavia”, un circolo artistico e liberale molto conosciuto. Nei suoi scritti, per i quali venne anche premiato, Mol descrisse queste donne come “topi bianchi”, come cavie: “Donne sensibili e adoranti che credevano di fare il proprio giusto dovere attraverso il politicamente corretto e cioè soprattutto aiutando i poveri rifugiati”. Simon Mol morì in conseguenza della malattia, il 10 ottobre 2008.

Il migrante è per una minoranza fanatica il nuovo idolo da adorare e, al tempo stesso, l’altare su cui espiare le proprie colpe offrendosi in sacrificio. Per questo l’accoglienza è, prima di tutto, una patologia mentale.
Oggi le definiremmo ‘sardine’.



Il cortocircuito del "fascismo eterno": la categoria nata per "fascistizzare" la destra che si addice più alla sinistra
Umberto Camillo Iacoviello
7 novembre 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... -sinistra/

Su Atlantico Quotidiano abbiamo già parlato della vocazione totalitaria dell’antifascismo, quest’ultimo è giustificato dal presunto pericolo di un ritorno del fascismo in una nuova veste. Manifesto di tale idea è un discorso pronunciato da Umberto Eco alla Columbia University il 25 aprile 1995 intitolato “Eternal Fascism”. Secondo Eco i regimi politici totalitari possono essere rovesciati ma “dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni”. Questi modi di pensare e di sentire, questi “istinti oscuri” e “insondabili pulsioni” sono aspetti che caratterizzano un regime totalitario ma possono essere riscontrati anche al di fuori di un regime totalitario.

Eco fa una lista di caratteristiche tipiche di quello che chiama “l’Ur-Fascismo, o il fascismo eterno. Tali caratteristiche non possono venire irreggimentate in un sistema; molte si contraddicono reciprocamente, e sono tipiche di altre forme di dispotismo o di fanatismo. Ma è sufficiente che una di loro sia presente per far coagulare una nebulosa fascista”. Di questa lista fanno parte il richiamo alla tradizione, la paura della differenza, il razzismo, il disprezzo per la cultura, il machismo e più in generale l’intolleranza. Tra le righe si legge che nei partiti di destra – secondo Eco – ci sono tracce di fascismo.

Le categorie individuate da Eco sono molto generali e di conseguenza soggette a libera interpretazione, ad esempio può essere considerato razzista chi decide di mettere un freno all’immigrazione clandestina di massa? Può essere considerato omofobo chi si oppone alla teoria di genere e alla proposta di legge Zan-Scalfarotto? Per la sinistra che vede fascismo ovunque, sì. Sostanzialmente per i progressisti tra Salvini e il Ku Klux Klan non c’è differenza.

A ben vedere una categoria in particolare dell’Ur-Fascismo definito da Eco si addice perfettamente alla sinistra: l’intolleranza. Gli esempi si sprecano: la sopracitata proposta di legge Zan-Scalfarotto di fatto introduce un reato di opinione; non molto tempo fa gli esponenti del Partito democratico hanno apertamente gioito per la chiusura della pagina Facebook di CasaPound (la Boldrini chiedeva addirittura lo scioglimento del movimento), alla casa editrice Altaforte è stato impedito di accedere al Salone del Libro di Torino. L’esempio di CasaPound è esemplificativo perché assistiamo ad antifascisti che insegnano ai fascisti (in questo caso sono loro stessi a definirsi tali) cos’è l’intolleranza e la censura. Un capolavoro democratico. L’intolleranza del Pd in verità si spinge oltre, per loro non è più tollerabile nemmeno il nostro patrimonio artistico, la nostra cultura, tanto che occorre censurare le statue pur di non offendere i musulmani.

Ma torniamo a Umberto Eco. Il filosofo di Alessandria scrive che il 27 luglio del 1943 comprando un giornale apprese che in Italia era ritornata la libertà: libertà di parola, di stampa, di associazione politica, il giovane Eco era “rinato uomo libero occidentale”. Ma è lo stesso Umberto Eco che nel giugno 2015 afferma:

“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.

Lo stesso Eco che nel 2001 insultava gli elettori del centrodestra dalle colonne di Repubblica:

“Che senso ha parlare a questi elettori di off shore, quando al massimo su quelle spiagge esotiche desiderano poter fare una settimana di vacanza con volo charter? Che senso ha parlare a questi elettori dell’Economist, quando ignorano anche il titolo di molti giornali italiani e non sanno di che tendenza siano, e salendo in treno comperano indifferentemente una rivista di destra o di sinistra purché ci sia un sedere in copertina?”

Ritorna il sempreverde adagio della sinistra: siamo tutti uguali e liberi di esprimerci finché hai idee di sinistra, se metti in discussione le idee progressiste sei antropologicamente inferiore, un ignorante, un fascista che non merita il diritto di parola (e forse neanche quello di voto).

L’antifascismo -in assenza di fascismo- viene utilizzato dalla sinistra come mezzo di legittimazione del proprio potere e a furia di cercare il fascismo ovunque, hanno imparato ad emularne i metodi. Quanto più le loro idee verranno messe in discussione, tanto più aumenterà la loro intolleranza. Non dovremmo parlare di fascismo eterno, ma di antifascismo eterno.
È ancora Eco a scrivere che “l’Ur-Fascismo può ancora tornare sotto le spoglie più innocenti. Il nostro dovere è di smascherarlo e di puntare l’indice su ognuna delle sue nuove forme – ogni giorno, in ogni parte del mondo”, il fascismo è potenzialmente ovunque, ma non dobbiamo temere, in Italia abbiamo sentinelle pronte ad avvisarci quando questo pericolo cresce. Oltre alle giaculatorie provenienti dai salotti radical, abbiamo la new entry Chiara Ferragni, che tra un selfie e l’altro è pronta a metterci in guardia dai potenziali fascisti. Come si dice, possiamo dormire tra due guanciali.




Un altro caso esemplare è quello di una carnefice nera e vera razzista che dà strumentalmente e calunniosamente del razzista ai bianchi per poi uccidere una bambina bianca a botte.

Questa è una donna nera statunitense, una suprematista nera dei BLM che ha ucciso a botte la figlioletta adottiva di tre anni perché bianca.
Questi sono due razzisti democratici che giustificano e sostengono:
il suprematismo nero dei BLM,
il suprematismo internazi comunista degli ANTIFA,
il suprematismo islamico dei nazi maomettani,
in particolare contro bianchi, cristiani ed ebrei israeliani


https://www.ilprimatonazionale.it/primo ... er-180844/



Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2523
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1751910232

La paura e l'orrore nei confronti dell'Islam o nazismo maomettano non è motivata da paure irrazionali per fatti supposti ma inesistenti e da pregiudizi malevoli e falsi come nel caso della giudeofobia,
ma è motivata esclusivamente dai dati di fatto:
-dalla vita di Maometto, dal suo cattivo esempio, dai suoi crimini, dalle sue parole;
-da quanto prescritto di malvagio e violento nel Corano e in altri testi islamici;
-da quanto hanno fatto di male i suoi seguaci nel corso della storia, lungo i 1400 anni di esistenza del nazismo maomettano;
-da quanto a tutt'oggi fanno di male i nazi maomettani nei loro paesi teocratici;
-da quanto i mussulmani fanno di male in giro per il mondo e da tutti i problemi e i conflitti che provocano.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Menzogne demenziali per demonizzare, criminalizzare

Messaggioda Berto » mer lug 21, 2021 6:50 am

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Messaggioda Berto » mer feb 02, 2022 8:53 pm

13) Sterminio per fame nel mondo, il nuovo olocausto?

Un'altro paragone assurdo e impossibile è quello fatto decenni fa, dal sinistro social-liberale Pannella e dalla sua corte radicale, molto sinistri e poco liberali, che chiamavano la morte per fame esistente al mondo, "sterminio per fame e nuovo olocausto," causato secondo loro dal disordine economico internazionale capitalista con la complicità dei governi dei paesi ricchi guarda caso esclusivamente occidentali.
Questi sono anche i difensori del carnefice Caino quando viene catturato e i demonizzatori di Abele quando questo si difende da Caino.
Demenziale presunzione propria di chi è affetto della sindrome sinistra del Salvatore del mondo che demonizza l'occidente euroamericano, bianco e cristiano, industriale e capitalista dell'uomo di buona volontà.


Nel febbraio del 1979, Marco Pannella denuncia per la prima volta in Italia a livello politico il dramma dello sterminio per fame nel mondo e accusa i governi dei paesi “ricchi” di rendersi di fatto complici del nuovo olocausto, essendo la malnutrizione nel mondo più il frutto di un vero e proprio “disordine economico internazionale” che di una penuria di alimenti.



Fame nel mondo
PARTITO RADICALE Nonviolento Transpartito Transnazionale
Prefazione

https://www.partitoradicale.it/fame-nel-mondo/


Il 1979 fu proclamato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale del Fanciullo. Nel gennaio dello stesso anno l’UNICEF, l’agenzia specializzata dell’ONU che appunto si occupa dei problemi dell’infanzia, pubblicò un rapporto dal quale risultava che oltre 17 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni sarebbero morti nel corso di quello stesso anno di malattie e privazioni che avevano tutte la stessa origine di fondo: la fame e la malnutrizione, questo flagello che nell’era delle più sofisticate scoperte tecnologiche avrebbe continuato ad uccidere oltre 30 milioni di vite umane. Il rapporto UNICEF, per una volta, non finì nei cassetti dei burocrati internazionali, ma fu l’occasione per il lancio di una campagna senza precedenti.

Questo breve lavoro ne è una testimonianza.
1. L’azione dei radicali in Italia e in Europa

1979
Nel febbraio del 1979, Marco Pannella denuncia per la prima volta in Italia a livello politico il dramma dello sterminio per fame nel mondo e accusa i governi dei paesi “ricchi” di rendersi di fatto complici del nuovo olocausto, essendo la malnutrizione nel mondo più il frutto di un vero e proprio “disordine economico internazionale” che di una penuria di alimenti. Al contrario, egli dimostra facilmente che mentre nel 1945 l’Africa era esportatrice netta di prodotti cerealicoli alimentari, adesso è costretta ad importarli, ed in misura sempre crescente, per effetto delle monocolture di prodotti tropicali da esportazione che la divisione internazionale del lavoro ha imposto ai paesi ex coloniali. Così, mentre si assiste ogni anno al rinnovo del contratto di vendita di grano americano all’Unione Sovietica, nonostante i propositi di “guerra economica” più volte minacciati dall’Amministrazione Carter, ed ora Reagan, nei confronti del blocco dell’Est, nei paesi del Terzo Mondo si muore proprio per la mancanza di quelle due dozzine di milioni di tonnellate di cereali che ove fossero equamente ripartite fra la popolazione, specie rurale, o fosse possibile produrre in loco, e ove fossero integrate da un minimo di infrastrutture igienico-sanitarie, consentirebbero di ridurre grandemente il problema della fame. E questo per non parlare naturalmente del problema della corsa agli armamenti che vede destinare nel mondo oltre 750 miliardi di dollari alla produzione o all’acquisto di armi, allorché solo 32 miliardi di dollari sono destinati, in tutto e per tutto, all’aiuto pubblico allo sviluppo.

Marco Pannella e tutto il partito radicale ne chiedono conto in primo luogo, ovviamente, al Governo italiano. Domandano, in particolare, l’immediato rispetto degli obblighi internazionali contratti dall’Italia in tema di aiuto pubblico allo sviluppo. Ciò significa esigere subito l’attuazione della Risoluzione 2626 approvata in seno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1970, che vincola i Governi dei paesi industrializzati a versare almeno lo 0,70% del Prodotto Nazionale Lordo, come aiuto pubblico allo sviluppo.

Nel ’79 l’Italia forniva solo 200 milioni di dollari, pari ad appena lo 0,08% del Prodotto Nazionale Lordo. Di fronte a questa situazione, Pannella inizia uno sciopero della fame chiedendo al Governo di allocare immediatamente 5.000 miliardi come aiuto pubblico allo sviluppo, pari all’1,40% del Prodotto Nazionale Lordo, di cui 2.500 miliardi come versamento ordinario per rispettare l’obbligo assunto in base alla Risoluzione 2626 e 2.500 miliardi come contributo “una tantum” per tutti gli stanziamenti evasi negli anni precedenti. Si costituisce un Comitato per la Vita, per la Pace e per il Disarmo che raduna uomini politici di cultura e di scienza, autorità religiose e semplici cittadini in nome dell’impegno contro lo sterminio per fame.

A Pasqua, il Comitato e il Partito Radicale organizzano la prima Marcia contro lo sterminio da Porta Pia al Vaticano, a testimoniare l’importanza che un movimento laico attribuiva ad una netta parola del Papa contro lo sterminio e a sottolineare che solo da una mobilitazione delle coscienze si poteva sperare di invertire la tendenza in corso. I partecipanti alla manifestazione (oltre 10 mila) con alla testa Umberto Terracini, Aurelio Peccei, Susanna Agnelli, Giorgio Benvenuto, oltre agli esponenti radicali, vengono ricevuti davanti al Quirinale dal presidente Pertini che ripete in quell’occasione il suo appello a “svuotare gli arsenali e riempire i granai”, mentre nel suo discorso “urbi et orbi” il Papa afferma che non vi sarà pace nel mondo fino a che non sarà assicurata a tutti gli uomini “una vita degna dei figli di Dio”.

Pannella sospende dopo quaranta giorni il suo digiuno, poiché nel frattempo erano state indette nuove elezioni, e raccogliendo altresì un invito del Presidente della Repubblica, del presidente del Consiglio Andreotti e dei Presidenti dei due rami del Parlamento.

Ad agosto, subito dopo le elezioni che vedono una consistente affermazione radicale (dall’1,2 al 3,4% con 20 eletti nei due rami del Parlamento italiano e tre deputati al Parlamento Europeo) i neo eletti si fanno promotori di una richiesta di convocazione straordinaria del Parlamento. Il quorum viene raggiunto per la seconda volta nella storia della Repubblica e le Camere sono riunite nella seconda metà di settembre. Il 17 il Senato ed il 20 la Camera approvano una Mozione che impegna il Governo a raggiungere in tempi brevi l’obiettivo di versare lo 0,33% del Prodotto Nazionale Lordo in aiuto pubblico allo sviluppo, così da raggiungere la media dei donativi internazionali (media DAC) invitando il Governo al adoperarsi “in tempi coerenti” per il raggiungimento dello 0,70%.

Nel frattempo i radicali intensificano i contatti con gli organismi internazionali. La loro tesi è semplice e forte: da trent’anni la FAO, l’UNICEF, il PNUD e tutte le altre agenzie del sistema ONU che si occupano di sviluppo hanno investito capitali, uomini e mezzi in questo settore: il risultato è un deterioramento delle condizioni di vita delle classi povere e rurali dei paesi del Terzo Mondo, mentre tuttalpiù si è assistito al consolidarsi di una nuova classe dirigente indigena urbana che ha sostituito, senza nulla modificare, i rapporti di forza instaurati dall’antica dirigenza coloniale. Ad agosto ’79 Maria Antonietta Macciocchi, Marco Pannella, Emma Bonino e Aldo Ajello sono invitati alla riunione annuale del Consiglio Mondiale della Alimentazione e per la prima volta in un’assise internazionale espongono la concezione radicale sullo sterminio come problema eminentemente di volontà politica e non di rimedi tecnico-operativi, livello al quale da tempo si cerca di confinarlo. Basterebbe rimuovere gli ostacoli politici che si oppongono ad un massiccio intervento in questo settore, affermano i deputati radicali, e il problema sarebbe se non risolto quanto meno per la prima volta abbordato con speranze di successo. Nella stessa occasione il Governo annuncia il raddoppio dell’aiuto italiano allo sviluppo, che passerebbe quindi dallo 0,08% allo 0,16% del Prodotto Nazionale Lordo.

A settembre i radicali ed altri deputati depositano al Parlamento Europeo una Risoluzione sul dramma della fame nel mondo, esigendo una discussione immediata. Marco Pannella inizia un nuovo digiuno volto ad ottenere al più presto questo dibattito (che si svolge finalmente nelle sessioni di ottobre e poi di novembre). Il Parlamento Europeo approva, con l’astensione dei radicali, un documento nel quale chiede ai governi dei 9 di raggiungere subito lo 0,70% del PNL in aiuto pubblico allo sviluppo e istituisce un gruppo di lavoro incaricato di elaborare una relazione dettagliata sul problema della fame in rapporto alla politica comunitaria di aiuto allo sviluppo.

Per la prima volta l’argomento “fame” in quanto tale entra a far parte dei dibattiti comunitari che fino ad allora se ne erano occupati solo sotto la mera angolazione di cooperazione allo sviluppo.


Ebrei, clandestini, zingari odierni e altro, accostamenti e paragoni impossibili
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