Io non mi inginocchio di fronte al male

Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:48 am

Io non mi inginocchio di fronte al male e alla manipolazione del bene
viewtopic.php?f=196&t=2918


Immagine
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:49 am

Noi non dobbiamo scusarci di nulla e di nulla dobbiamo farci perdonare.

Io sono veneto, bianco, europeo, occidentale, di origine cristiana divenuto aidolo e non mi inginocchio di fronte al male e alla manipolazione del bene. Non mi inginocchio perché non ho alcuna colpa e alcuna responsabilità del male che altri uomini di ogni colore compiono e hanno compiuto ovunque sulla terra da quando esiste l'uomo.
Noi veneti non dobbiamo niente a nessuno e non abbiamo colpe da scontare e danni da risarcire a chicchessia in Europa, in Africa, in Asia e nelle Americhe.
Noi viviamo del nostro santo lavoro senza predare nessuno e senza schiavizzare chichessia, quello che abbiamo realizzato è interamente nostro ottenuto con il sacrificio, l'impegno, la fatica, l'amore e non dobbiamo spartirlo con nessuno e non dobbiamo donarlo e regalarlo a chiccchessia e non dobbiamo né restituirlo non avendolo mai rubato né darlo come risarcimento per danni mai fatti.
Questa è la nostra terra veneta e chi viene qui di frodo, da parassita, per predare, per mancarci di rispetto, per danneggiarci e farci del male magari per ucciderci deve andarsene che noi non lo vogliamo e andarsene il prima possibile.



Io sono un uomo bianco, orgogliosamente bianco e vivo nella terra della mia gente bianca che è l'Europa.
Se l'Africa è nera l'Europa è bianca.
Se gli africani neri hanno diritto all'Africa nera ciò vale anche per gli europei bianchi che hanno diritto all'Europa bianca.
Non solo bianca ma religiosa e non religiosa, atea, aidola, agnostica, giudaico cristiana, illuminata e laica.
L'Europa non è nera e nemmeno maomettana.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater


Razzismo dei neri contro i bianchi
viewtopic.php?f=196&t=2913

Razzismo contro i bianchi euroamericani, non né possiamo più del razzismo dei neri africani, dei sinistri e dei nazi maomettani
Io sto con i poliziotti che hanno difeso la legge e il buon diritto contro i criminali di qualsiasi colore.
Io sto con Abele e i 4 poliziotti che lo difendono e non con Caino e i suoi complici, difensori e sostenitori.
Io non mi inginocchio per la morte accidentale del delinquente abituale George Floyd.
Io sto con i figli di Abele e non con quelli di Caino che assomigliano al padre.
Io sto con l'uomo di buona volontà che si guadagna il pane con il sudore della fronte e non derubando il prossimo come i delinquenti abituali, i parassiti e certe mostruosità castuali che manipolano i valori, i doveri e i diritti umani naturali, universali e civili.


Forza Trump, gli uomini di buona volontà di tutta la terra sono con te!
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 6418241981
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:50 am

La voglia di libertà degli ebrei e le inconfessate cause dell’antisemitismo
Ugo Volli
28-06-2020

https://www.shalom.it/blog/editoriali-b ... mo-b898681

Che l’antisemitismo sia diffuso oggi come cento o cento cinquant’anni fa è un dato di fatto purtroppo accertato. Tutti ce ne lamentiamo, ma facciamo poco per comprendere le ragioni di questa nuova epidemia. L’aspetto più significativo è che oggi di nuovo l’antisemitismo non è solo un vizio dell’estrema destra e dei cristiani più reazionari, ma è diffuso largamente anche nel mondo islamico e nella sinistra che la appoggia. E’ ritornato insomma quell’odio “progressista” contro gli ebrei che nel 1893 August Babel chiamò “il socialismo degli imbecilli”. Ma l’idiozia non è una spiegazione sufficiente per l’antisemitismo e neppure l’odio lo è. Ci sono motivi storici, sociali e psicologici per esso, e pretesti che li coprono. Questi ultimi sono stati a lungo tratti dalle religioni (il “deicidio”, la “profanazione delle ostie”, l’infanticidio “rituale”, in ambito islamico il “tradimento” di Maometto e dei profeti, il “cosmopolitismo”), poi dall’economia (l’equivalenza di ebraismo e capitalismo teorizzata da Marx ma poi anche da Hitler), e dalla “razza”. Da decenni il pretesto è la “difesa dei palestinesi”, che non è vero interesse per gli arabi della regione, ma solo odio appena travestito per lo stato degli ebrei. Ma la ragione vera e assai costante è stata sempre un’altra: l’attaccamento degli ebrei alla loro identità, il rifiuto di inchinarsi alle altre culture, l’essere rimasti “ostinatamente” se stessi. Questo naturalmente per la parte del popolo ebraico che non è sparita, inghiottita fra i cristiani, i musulmani, i marxisti, le varie nazionalità, il progressismo di moda.

Oggi negli Usa ma non solo, gli ebrei vengono condannati in quanto “bianchi”, “occidentali”, “suprematisti”, oltre che naturalmente come sionisti. Il che significa semplicemente che non sono disposti a inginocchiarsi alla religione terzomondista del “Black lives matter” (come se le altre vite non contassero), dell’antiamericanismo e dell’anticapitalismo; né vogliono passare alla sottomissione (questo significa Islam).

Noi ebrei vogliamo essere liberi, soggetti solo alla Legge (che è libertà, come spiega il Talmud) e al suo Creatore. Vogliamo continuare a essere noi stessi nella nostra patria. Dato che questa è la nostra vera colpa, meglio confessarla e non cercare compromessi con l’ultimo antisemitismo alla moda. Passerà anch’esso, se non ci tradiamo da soli.



Black Live Matter: Morte in Israele - Morte in America
7 luglio 2020

https://www.islamnograzie.com/black-liv ... n-america/


Da Gaza al Minnesota, globalizza l’Intifada!

All’interno di Our Lifetime, un’organizzazione pro-palestinese con sede a New York, ha organizzato una manifestazione “Day of Rage (Giorno della rabbia)” contro i piani israeliani di annettere parti della Cisgiordania. L’evento, che è stato chiamato “No all’annessione”, si terrà a Brooklyn il 1° luglio 2020, e il video dell’evento è stato caricato sulla pagina Facebook degli organizzatori.

Durante il raduno, un attivista di nome Jamie dell’organizzazione pro-Corea del Nord Nodutdol ha detto ai manifestanti che la Palestina sarà liberata, che la Corea sarà unificata e che gli Stati Uniti e i suoi governi fantoccio saranno “finiti”.

Un altro oratore, Amin Hosain di Decolonize This Place, un movimento anti-gentrificazione, ha detto che la polizia è nemica e un impedimento alla liberazione della Palestina, e ha detto che quando le auto della polizia di New York bruciano, un “paese rivoluzionario” viene risvegliato.

Dequi Kioni Sadiki, moglie dell’ex Pantera Nera Seko Odinga, ha detto che gli ebrei europei che costringono i palestinesi nei campi profughi, nei campi di concentramento e nei campi di asilo sono legati agli europei che hanno costretto gli africani a campi di schiavitù e di morte.

Ha aggiunto che la Palestina deve essere libera come la terra rubata del Nord America, che ha definito “Isola delle tartarughe”.

Un rappresentante del movimento di resistenza portorica di New York Borica ha detto che la polizia, Israele e il governo degli Stati Uniti devono essere aboliti.

Nerdin Kiswani di Within Our Lifetime ha detto che i palestinesi non solo vogliono tornare a Gaza e in Cisgiordania, ma che vogliono tutta la Palestina.

Avvolto in una bandiera rossa, un uomo di nome Rob del Partito per il Socialismo e la Liberazione ha portato la folla in canto in arabo: “Morte a Israele! Morte all’America!

Inoltre, la folla ha cantato: “Milioni di martiri stanno marciando verso Gerusalemme!… Le porte di Al-Aqsa sono fatte di ferro – le sue porte saranno aperte solo da un martire… Da Gaza al Minnesota, globalizza l’Intifada!… Le vite nere contano!… Non solo annessione, non solo occupazione, lotta per la liberazione – distruggere tutto!”
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:50 am

Chi ha sbagliato si scusi pure.
Se il Re del Belgio sente il dovere di scusarsi con il Congo, io e la mia gente veneta non abbiamo nulla di cui scusarci anche se qualche veneto del passato ha partecipato come italiano alle campagne coloniali di Libia ed Etiopia.
Certamente nessuna ricchezza è giunta al Veneto e ai veneti da queste campagne italiane in Africa, nessun schiavo africano è stato importato in Veneto.



Belgio, re Filippo chiede scusa "per le ferite coloniali in Congo"
ALBERTO D'ARGENIO
30 giugno 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 260567472/

BRUXELLES - A 60 anni esatti dall'indipendenza del Congo e dalle atrocità che i belgi hanno inflitto alla popolazione a cui avevano espropriato terra e beni, il re Filippo rompe il muro del silenzio e chiede scusa ai congolesi. E la prima volta che un esponente della famiglia reale più contestata d'Europa proprio per la sua condotta in Africa affronta apertamente il tema nascosto per anni dietro un silenzio imbarazzato.

"Esprimo il mio più profondo rammarico" per gli "atti di violenza" e le "sofferenze" inflitte al Congo belga, ha scritto re Filippo in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Antoine Tshisekedi Tshilombo, in occasione del 60mo anniversario dell'indipendenza del Paese. E l'attuale Repubblica democratica del Congo ha immediatamente risposto. "È balsamo per i cuori del popolo congolese", ha dichiarato in una nota la ministra degli Esteri di Kinshasa, Marie Tumba Nzenza. "Si tratta di una svolta che rafforzerà le relazioni amichevoli tra le nostre due Nazioni".
Finita in apertura di tutte le prime pagine dei quotidiani belgi, la lettera è considerata un evento storico, certamente accelerato dall'ondata di proteste contro i simboli del razzismo che si è scatenata dopo la morte di George Floyd.

"Per rafforzare ulteriormente i nostri legami e sviluppare un'amicizia ancora più feconda, dobbiamo essere in grado di parlare della nostra lunga storia comune in tutta verità e serenità", scrive il re, che ammette i molti "episodi dolorosi" della storia comune.

"Al tempo dello stato indipendente del Congo, sono stati commessi atti di violenza e crudeltà, che continuano a pesare sulla nostra memoria collettiva. Il periodo coloniale che seguì causò anche sofferenza e umiliazione", sottolinea Filippo, discendente di quel Leopoldo che aveva dichiarato il Congo belga sua proprietà personale, e lo aveva sfruttato e depredato per la sua ricchezza privata dal 1885 al 1908, prima di cederlo allo Stato belga che lo ha occupato fino al 1960.

Fin da allora, il Belgio non è mai riuscito a fare i conti con il suo passato coloniale. Basti pensare che il museo che a Bruxelles raccoglie i milioni di reperti di ogni genere provenienti dal Congo, da quelli naturali a quelli storici, è stato aperto solo a fasi alterne perché travolto ogni volta dalle polemiche sugli allestimenti considerati tutti razzisti.

Anche per questo, il governo ha deciso di creare una commissione parlamentare che cercherà di scrivere la vera storia della colonia, traendo gli insegnamenti del caso. "Nel 2020 dobbiamo essere capaci di guardare a questo passato comune con lucidità e discernimento, un passato ricco di disuguaglianze e violenze verso i congolesi", ha detto la premier Sophie Wilmes inaugurando una targa dedicata all'anniversario dell'indipendenza. Mentre la città di Ghent ha rimosso il busto del re belga.


La storia del Congo

Dal 1879, giorno in cui l'esploratore britannico Stanley partì alla volta del Congo assoldato da Leopoldo, che aveva intuito l'immensa ricchezza che si nascondeva in quella fitta foresta pluviale, al 1885, il re belga consolidò il suo potere esclusivo sul Paese africano. Se ne impossessò con il beneplacito di tutta la comunità internazionale, meno visionaria del monarca.

Da allora la storia del Congo plasmata del regnante ha conosciuto solo sfruttamento, violenze e torture. I reati venivano saldati con l'amputazione di piedi o mani, per dirne una. "Porcheria immonda", titola David van Reybrouck nel suo libro Congo il paragrafo dedicato alla parentesi leopoldiana. Depredata di tutte le sue materie prime e trasformata in un Paese schiavo nella mani di un potente capriccioso, il Congo è stato governato da Leopoldo fino al 1908. Non è andata meglio dopo, quando è passata nelle mani di Bruxelles, e neanche dopo, raggiunta l'indipendenza nel 1960.

Il Paese è uno dei più ricchi del continente africano tra miniere di diamanti, rame, uranio e altri minerali, tutte risorse concentrate maggiormente nella regione del Katanga e sfruttate però da compagnie straniere. Per questo paga da sempre il prezzo più alto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:51 am

Questa volta l’impennata dell’estrema Sinistra potrebbe avere successo (come sta accadendo in Europa)
Daniel Pipes
30 giugno 2020

http://caratteriliberi.eu/2020/06/30/mo ... in-europa/


Rivolte di piazza, licenziamenti di eminenti progressisti, il Partito Democratico che vira bruscamente verso Sinistra: tutto questo ci riporta direttamente a una serie di avvenimenti accaduti cinquant’anni fa.

Gli “anni Sessanta” (di fatto, gli anni che vanno dal 1965 al 1975) sono stati un decennio di grandi cambiamenti, segnato dalla ribellione contro la stabilità, la crescita e (sì, bisogna proprio dirlo) contro il compiacimento del periodo immediatamente successivo alla Seconda guerra mondiale, tra il 1945 e il 1965.

Gli anni Sessanta vengono oggi ricordati soprattutto come un’epoca di ribellione giovanile, sesso, droga e rock ‘n’ roll. Gli hippies universitari a bordo di furgoncini della Volkswagen con il simbolo della pace stampato sulle portiere rappresentavano l’avanguardia e i giovani studenti li seguivano Woodstock rappresentò l’apice del successo e l’Altamont Free Concert l’epilogo.

Il poeta britannico Philip Larkin ha commemorato questo spirito in una famosa poesia con il suo incipit: “I rapporti sessuali ebbero inizio/nel 1963 (quando era piuttosto tardi per me)”.

Ma non era tutto roseo, a quel tempo la Sinistra sposava le classiche tesi del marxismo-leninismo, focalizzando l’attenzione sull’imperialismo e insistendo sul fatto che la ricchezza dell’Occidente fosse frutto del saccheggio del resto del mondo.

Il sistema imperialista, con la sua continua ricerca di nuovi mercati in cui riversare le eccedenze della sua produzione industriale, rappresentava il grande flagello dell’umanità: la guerra in Vietnam era il peggiore esempio della sua rapacità.

All’epoca, l’etnia e la razza non avevano alcuna importanza. Sì, è vero, era il decennio dei diritti civili, ma la Sinistra non guidò questa trasformazione; all’infuori di alcune parti dell’estremo sud degli Stati Uniti, emerse un consenso nazionale sul fatto che i neri meritassero finalmente la piena cittadinanza.

Io ho vissuto in prima persona questa presunta rivoluzione, soprattutto durante gli anni del college, dal 1967 al 1971. Da conservatore in erba, attraversavo “le linee di picchetto” per mangiare alla mensa del campus e frequentare le lezioni che i miei genitori pagavano. Purtroppo, non essendo io di Sinistra mi sentivo sfigato. Sembrava anche che l’egemonia di Sinistra si sarebbe diffusa dall’università al resto della società.

Ovviamente, ciò non accadde. Dopo gli orrori comunisti che fecero seguito alla sconfitta americana in Vietnam nel 1975, l’ala sinistra perse slancio. Peggio ancora, l’Unione Sovietica implose e la Cina abbandonò il maoismo a favore del capitalismo sponsorizzato dallo Stato. Il Vietnam è diventato una Cina in miniatura e Cuba è caduta inesorabilmente in rovina. Il Venezuela non ispira affatto ottimismo.

I progressisti si sono auto-isolati nella “controcultura”. Le vecchie idee non si sono esaurite, ma sono rimaste per lo più limitate al sistema educativo. A posteriori, questo si è rivelato un saggio investimento a lungo termine, perché cinquant’anni dopo l’odierna rinascita della Sinistra deriva direttamente dal persistente indottrinamento da essa esercitato per intere generazioni.

Con il crollo delle teorie fondamentali del marxismo-leninismo in materia finanziaria, la politica dell’identità ha preso il loro posto. La cultura ha rimpiazzato l’economia. Marcuse e Gramsci sostituirono Marx e Lenin; La tolleranza repressiva rimpiazzò Il Capitale. L’etnia ha sostituito la struttura di classe. I diritti dei transgender hanno rimpiazzato quelli dei lavoratori.

Il privilegio bianco ha rimpiazzato la borghesia. Il razzismo ha sostituito l’imperialismo. Le vittime palestinesi hanno rimpiazzato il paradiso cubano. L’atto di inginocchiarsi ha sostituito i pugni alzati guantati simbolo del black power. Gli immigrati hanno rimpiazzato il Terzo Mondo. Gli spazi protetti hanno sostituito il sesso. I cibi locali hanno rimpiazzato le droghe. Le pride parade hanno sostituito il rock ‘n’ roll

La Sinistra di allora aveva dei sogni e si divertiva, quella di oggi ha gli incubi e soffre.

Ma la Sinistra odierna ha un impatto ben più esteso sul “mondo reale”. Cinquant’anni fa, i politici democratici e i sindacalisti opponevano resistenza ai dogmi della Sinistra, oggi invece si sottomettono. Le scuole, i media e l’ambiente artistico di allora tollerarono una serie di punti di vista che sono difficilmente immaginabili oggi, in quest’epoca di soffocante progressismo.

La chiesa di Black Lives Matter con la sua indignazione per il minimo dissenso, incarna questa epoca del “Grande Risveglio” di annullamento della cultura e del de-platforming.

Nonostante le loro numerose differenze, la Sinistra di allora e quella di oggi condividono delle similitudini fondamentali come l’anarchismo, un’innocenza arrogante e il modo (in stile Saul Alinsky) di trattare gli oppositori, come fossero dei nemici da distruggere. L’odio ossessivo nei confronti di Nixon si è riversato meticolosamente su Trump. Quanto osservato da David Horowitz: “In ogni progressista c’è un totalitario che urla per venire allo scoperto”, è valido in entrambe le epoche.

E la Destra, come sempre, non riesce a stare al passo. I bambini accorrono da Bernie Sanders che mescola promesse di cose gratuite con la rabbia nei confronti dell’1 per cento. Concetti come le micro-aggressioni e l’intersezionalità non suscitano una reazione da parte conservatrice. #AbolishICE ispira manifestazioni di strada. #ProtectTheBorders esiste a malapena. #ClimateChange affonda #SecureTheGrid. #BlackLivesMatter surclassa #StopRacialPreferences. Chi ha più cache #MeToo o #AbolishTheAdministrativeState? La Sinistra dice “fidatevi delle donne” quando Brett Kavanaugh viene accusato, ma poi lestamente cambia registro e parla di innocente fino a prova contraria, quando è Joe Biden a finire sul banco degli imputati.

La prima impennata dell’estrema Sinistra americana ha spianato la strada alla seconda. Decenni di duro lavoro di squadra hanno dato i loro frutti.

È in gioco la civiltà occidentale, minacciata dall’interno. Il movimento odierno, profondamente radicato, potrebbe riuscire ad arrivare al potere. D’altronde lo sta facendo in gran parte dell’Europa.
Washington Times
June 14, 2020
Traduzione a cura di Angelita La Spada
http://www.danielpipes.org/19557/this-t ... ht-succeed
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:51 am

Non dobbiamo permettere questi crimini a casa nostra in Europa e contro la nostra gente bianca europea.
Questi africani "ospiti" ma criminali razzisti, violenti e senza rispetto vanno neutralizzati con ogni mezzo ed espulsi a vita. I cittadini europei debbono reagire e difendersi da queste criminali aggressioni e porre un freno e un limite all'accoglienza di questa gente.


Terribile violenza in Germania, africano fa inginocchiare una ragazza bianca, l'aggredisce e poi scappa
30 giugno 2020
https://twitter.com/i/status/1277971934836219912
https://voxnews.info/2020/06/30/la-fa-i ... eno-video/
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:52 am

Dietro la maschera
David Cavaliere
2 luglio 2020

http://caratteriliberi.eu/2020/06/02/in ... -maschera/

Sette anni fa nasceva Black Lives Matter, un movimento sociale impegnato nella lotta alla discriminazione razziale negli Stati Uniti. I mass media mondiali lo hanno presentato come un nuovo e pacifico movimento per i diritti civili, ma le cose non stanno così.

Black Lives Matter è, fin dalle sue origini, un’organizzazione rivoluzionaria di estrema sinistra ispirata alle Black Panther e al Black Liberation Army. Tutto inizia nel 2013, quando il poliziotto George Zimmerman viene assolto dall’accusa di omicidio dell’adolescente nero Trayvon Martin.

Su Twitter inizia a comparire l’hashtag «#BlackLivesMatter», che viene fatto proprio dalle attiviste della sinistra radicale Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi. Le tre donne sono affiliate alla Freedom Road Socialist Organization, un gruppo di matrice maoista e marxista-leninista.

Nel 2014, l’associazione Dream Defenders alleata di Occupy Wall Street, lancia lo slogan «Hands Up – Don’t Shoot», che diventa un motto popolare fra i membri di Black Lives Matter. La Freedom Road Socialist Organization discende dal New Communist Movement, sostenitore della Cina comunista e della Cuba di Castro. Black Lives Matter è solo uno dei tanti movimenti rivoluzionari che gravitano nell’orbita del gruppo maoista e, indubbiamente, il più finanziato.

Democracy Alliance, la potente rete di finanziatori della sinistra, che comprende George Soros e Tom Steyer, ha elargito generose donazioni al movimento. Alicia Garza è una militante marxista di numerose sigle radicali, mentre Patrisse Cullors si è distinta per cori violenti contro la polizia ed è stata allieva di Eric Mann, leader di estrema sinistra ed ex membro del gruppo terrorista Weather Underground Organization.

Opal Tometi è figlia di immigrati clandestini nigeriani e direttore della Black Alliance for Just Immigration, ente accusato di promuovere l’immigrazione illegale negli Stati Uniti e anch’essa finanziata da Soros e da Kellogg.

Nel corso degli anni, Black Lives Matter ha incassato il sostegno di numerosi finanziatori e di personaggi sospetti come il nazionalista nero Van Jones e Louis Farrakhan, guida dell’organizzazione antisemita e islamista Nation of Islam.

Numerose altre associazioni islamiche si sono unite al BLM. Nel 2015, alcuni membri del Consiglio per le relazioni islamico-americane vicino ai Fratelli Musulmani, hanno partecipato insieme ad attivisti del BLM a una azione violenta contro l’ufficio del governatore della California Jerry Brown.

Gli attivisti del movimento hanno fatto proprio l’invito di Lenin a sobillare le masse e a usare l’inganno per abbattere l’ordine costituito. Black Lives Matter e le altre sigle della sinistra portano avanti una narrazione falsa sul razzismo in America e imbevuta di odio contro i bianchi, gli ebrei e i cristiani. Si sono distinti per l’uso di un linguaggio intimidatorio e ricattatorio, accusando di «razzismo» chiunque si opponga ai loro progetti rivoluzionari.

Hanno avviato campagna di diffamazione degli avversari politici e sostenuto le tesi dei docenti neomarxisti, secondo cui l’America sarebbe permanentemente razzista, pertanto i membri delle classi «oppresse» sarebbero legittimati a ribellarsi e saccheggiare.

Uno degli esponenti di punta del movimento BLM, Deray Mckesson, ha sostenuto apertamente che il saccheggio serva alla giustizia razziale e sociale. Il co-fondatore delle Black Panther, Bobby Seale, ha designato Black Lives Matter come erede della celebre organizzazione marxista-leninista.

Inoltre, numerosi membri del movimento hanno espresso sostegno e ammirazione per ex terroristi dei gruppi rivoluzionari neri degli anni Settanta. BLM è un gruppo ferocemente antisionista, la Cullors è una sostenitrice del movimento BDS e più volte, i membri, hanno espresso posizioni antisemite e anti-israeliane.

Proprio ieri, a Fairfax, vicino a Los Angeles, una sinagoga è stata vandalizzata da alcuni membri delle proteste presuntivamente antirazzista. Black Lives Matter è un pericoloso movimento sovversivo, il cui obiettivo è muovere guerra all’America bianca e ai valori liberali e democratici.

Print Friendly, PDF & Email
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:52 am

Schiavismo, la strana autoflagellazione dell'Occidente
Anna Bono
2 luglio 2020

https://lanuovabq.it/it/schiavismo-la-s ... loccidente


La tratta atlantica degli schiavi non è né il primo né il più grave dei fenomeni di schiavismo nella storia, anche per quel che riguarda l'Africa. Quasi mille anni prima è iniziata quella arabo-islamica, con una stima che va dai 14 ai 17 milioni di schiavi. E anche il tribalismo africano ha dato un enorme contributo.

Si dice che la storia la scrivono i vincitori. Se è vero, noi europei siamo dei perdenti oppure degli strani vincitori perché, invece di presentare le nostre imprese nella luce migliore, da decenni non facciamo che autoaccusarci di misfatti e torti chiedendone continuamente scusa e per contro onoriamo di virtù e valore il resto dell’umanità.

Il fenomeno della schiavitù è un esempio. Se negli atenei europei si studia lo schiavismo, se i mass media ne parlano, si può essere certi che il riferimento è alla tratta atlantica degli schiavi che ha portato milioni di africani nelle Americhe. «Il termine ‘schiavitù evoca immagini di catene, ceppi e navi transatlantiche»: così inizia un articolo peraltro interessante e ricco di dati scritto e pubblicato nel 2019 da Kate Hodal, corrispondente del The Guardian specializzata in condizione femminile e schiavitù. Gli studenti dell’ateneo di Torino imparano che cos’è la schiavitù nei corsi di Lorenzo Kamel, associato di Storia contemporanea e direttore delle collane editoriali dell’Istituto affari internazionali secondo cui la tratta atlantica rappresenta «la più grande emigrazione forzata della storia».

Per limitarsi all’Africa, la tratta atlantica tra il XVI e il XIX secolo ha portato tra 9 e 12 milioni di schiavi africani oltreoceano: catturati o acquistati da mercanti e mediatori africani, da questi venduti ai negrieri europei che a loro volta li rivendevano arrivati a destinazione. Ma la tratta atlantica è stata preceduta quasi mille anni prima da quella arabo-islamica, iniziata nel VII secolo e durata fino agli inizi del XX, simile nello svolgimento, superiore nei numeri: si calcola tra 14 e 17 milioni di schiavi. Entrambe sono state rese possibili dal tribalismo e dall’endemica conflittualità etnica.

La lotta contro la tratta di schiavi africani è iniziata a partire dal 1833 con la decisione della Gran Bretagna di proibire la schiavitù in tutto l’impero. Ha messo fine prima alla tratta atlantica e, molto dopo, a quella araba.

Questi in sintesi sono i fatti. Ecco come li racconta il professor Kamel dell’università di Torino. Prima di tutto riduce la tratta arabo-islamica a 9 milioni di schiavi. Inoltre, precisa che «l’espressione "mercanti arabi" di schiavi dovrebbe essere intesa in senso culturale, non etnico o "razziale"» non sussistendo - secondo lui - una distinzione netta tra mercanti arabi e africani. Il professore prosegue spiegando che oltre a essere stata «la più grande emigrazione forzata della storia» (il che è provatamente falso), la tratta atlantica «ha determinato una svolta senza precedenti nella storia dell’umanità in generale e del sistema della schiavitù in particolare. È infatti solo con l’avvio della tratta atlantica che l’essere schiavo divenne, per la prima volta nella storia, un tratto permanente. La qualifica di schiavo divenne infatti ereditaria nel contesto dello sviluppo delle colonie del Nuovo Mondo», mentre in Africa e in altre parti del mondo era previsto «“che il figlio di uno schiavo non acquisisse ipso facto il medesimo status. In altre parole, quanti venivano fatti schiavi nelle fasi storiche antecedenti all’avvio della tratta atlantica erano socialmente e politicamente "mobili", ovvero non soggetti ad alcun vincolo ereditario di matrice schiavista».

È falsa anche questa ricostruzione dei fatti. In Africa gli schiavi erano «socialmente e politicamente mobili» solo nel senso che era facoltà e arbitrio dei loro proprietari affrancare loro e ai loro figli nati schiavi un marchio che persisteva per generazioni e tuttora segna e discrimina i discendenti di schiavi, tanto più se, come spesso succede, estranei per etnia. D’altra parte la società africana tribale ammette ben poche forme di mobilità sociale e politica poiché vincola idealmente status e ruoli a fattori ascritti.

Almeno si riconosce che un’altra tratta di schiavi sia esistita, oltre a quella atlantica. Invece, quando si parla di colonizzazione, è ammessa solo quella europea, al punto che di solito non si ritiene neanche necessario aggiungere un aggettivo specificativo. Si dice: epoca coloniale – periodo, dominazione… – ed è scontato che sia quella europea. Invece due colonizzazioni di portata continentale hanno preceduto quella europea della fine del XIX secolo. La prima, forse la più cruenta, si è svolta nel primo millennio dopo Cristo ed è stata compiuta dal grande gruppo etno-linguistico dei Bantu. Si è trattato di una migrazione plurisecolare grazie alla quale la lavorazione del ferro e l'agricoltura sono state introdotte in gran parte delle regioni subsahariane. I Bantu però hanno respinto le etnie dedite alla pastorizia transumante nelle grandi savane semi aride e hanno decimato i cacciatori-raccoglitori costringendoli a ritirarsi nelle foreste e nei deserti, gli ambienti più inospitali dove tuttora sopravvivono, disprezzati ed emarginati.

Dal VII secolo è incominciata la seconda colonizzazione del continente, anch’essa devastante per violenza e impatto destabilizzante. È quella arabo-islamica che, partendo dall'Arabia Saudita pochi anni dopo la morte del profeta Maometto avvenuta nel 632 dopo Cristo, ha conquistato il nord Africa per poi proseguire più lentamente verso sud. Ha diffuso l’Islam al quale molte etnie si sono convertite, sistemi politici meglio organizzati, contatti economici più estesi e complessi. Quasi subito le merci più richieste del commercio a lunga distanza sono diventate alcuni prodotti animali – zanne di elefante, pelli… – e gli esseri umani.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:54 am

Piloti ricoperti d'oro da regimi autoritari e razzisti ci spiegano l'antirazzismo
Marco Faraci
7 luglio 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... irazzismo/

Alla partenza del Gran Premio d’Austria di Formula Uno di questa domenica abbiamo assistito, cosa alquanto irrituale nel contesto sportivo automobilistico, ad un atto politico organizzato dal campione del mondo Lewis Hamilton per sostenere l’”anti-razzismo”, ma anche nei fatti, apertamente, il movimento Black Lives Matter.

Il clou è stato rappresentato dalla foto di gruppo dei piloti di Formula Uno con la maggior parte di essi inginocchiati al momento dell’inno nazionale, secondo il gesto reso celebre negli ultimi anni, ma soprattutto nelle ultime settimane, dalla campagna del movimento radicale “nero”.

È legittimo chiederci, certo, contro quale “razzismo” i piloti manifestino. E la risposta è facile. Puntano il dito contro il “razzismo” americano o in generale occidentale. Cioè puntano il dito, paradossalmente, contro l’unica parte del mondo che il razzismo è stata, nel tempo, in grado di riconoscerlo e in grandissima parte di superarlo – contro l’unica parte del mondo verso la quale persone di ogni razza ed etnia ogni anno accorrono alla ricerca di quei diritti e di quelle opportunità che non si vedono riconosciute dai propri compatrioti nelle terre natali.

E mentre punta il dito contro l’America e l’Occidente, la Formula Uno stabilisce un fondamentale accordo di sponsorizzazione con la compagnia petrolifera dell’Arabia Saudita. E si fa ricoprire di soldi da Paesi autoritari, razzisti e nemici dei diritti umani come la Russia, il Barhain, gli Emirati Arabi, la Cina o il Vietnam.

Hamilton non si inginocchia per il fatto che la Cina reprima i diritti degli hongkongesi o che sterilizzi forzatamente le donne della minoranza uigura, Non si inginocchia per l’oppressione dei montagnard in Vietnam, né per la persecuzione degli sciiti in Barhain, Quando si troverà a correre in quei Gran Premi, non ci saranno pugni chiusi, ma i sorrisi di sempre.

Con che coerenza, allora, ci si tappano gli occhi contro le più palesi violazioni di diritti e ci si scaglia invece proprio contro il Paese al mondo che conferisce più opportunità a qualsiasi minoranza?

A pensarci bene, forse, in realtà una coerenza c’è. La genuflessione di domenica in nome dell’”anti-razzismo” forse è più parente di quanto si pensi delle genuflessioni alla Cina, al Vietnam o al Barhain. In entrambi i casi semplicemente si va dove sono i soldi. In Occidente i soldi stanno con la gigantesca macchina di marketing del “virtue signalling” e del “politicamente corretto”, in altri Paesi stanno con i relativi regimi statali. E non c’è nessuna necessità di scegliere tra i soldi garantiti dall’opportuno “lip service” al progressismo occidentale e quelli del “lip service” ai peggiori sistemi autoritari del resto del mondo – perché tanto non c’è alcuna vero conflitto tra queste due sfere che si rispettano perfettamente in nome di una sorta di amorale “cujus regio, ejus religio”.

È come per la Lega Calcio che si proclama in prima linea nella battaglia per i diritti delle donne e contro il femminicidio ed allo stesso tempo decide di andare a disputare la finale della Supercoppa italiana a Riyadh con tanto di segregazione sugli spalti. Qualcuno forse ci ha visto una contraddizione?

Ma la perfetta recita “anti-razzista” del Gran Premio austriaco ha avuto, a suo modo, la sua piccola nota stonata. Sei piloti – Charles Leclerc, Max Verstappen, Kimi Raikkonen, Daniil Kvyat, Antonio Giovinazzi e Carlos Sainz Jr – hanno rotto le righe e non si sono inginocchiati. E forse, più degli altri quattordici, il vero segnale lo hanno mandato loro: c’è anche chi, non senza qualche rischio personale in termini di immagine, è disposto a sostenere che la sostanza dei valori e dei comportamenti vale più dell’adesione a riti conformisti di sottomissione al “verbo di successo”.

E alla fine Charles Lecrerc, il “principino” monegasco della Ferrari, è persino arrivato davanti ad Hamilton.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Io non mi inginocchio di fronte al male

Messaggioda Berto » sab lug 11, 2020 7:55 am

I PRESIDENTI NELLA ROCCIA E LA ROCCIA DEL PRESIDENTE
Niram Ferretti
4 luglio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

In South Dokota, al Monte Rushmore, per il 4 luglio, Donald Trump dice chiaramente quale è la posta in gioco.

"Il 1776 ha rappresentato il culmine di migliaia di anni di civiltà occidentale e il trionfo non solo dello spirito, ma della saggezza, della filosofia e della ragione. Eppure, mentre ci incontriamo qui stasera, c'è un pericolo crescente che minaccia ogni beneficio per il quale i nostri antenati hanno combattuto così duramente, lottando, dando il loro sangue per assicurarlo. La nostra nazione sta assistendo a una campagna spietata per spazzare via la nostra storia, diffamare i nostri eroi, cancellare i nostri valori e indottrinare i nostri figli. I facinorosi stanno cercando di abbattere le statue dei nostri fondatori, sfigurare i nostri monumenti più sacri e scatenare un'ondata di crimine violento nelle nostre città. Molte di queste persone non hanno idea del perché lo stiano facendo, ma alcuni sanno cosa stanno facendo. Pensano che il popolo americano sia debole, tenero e sottomesso, ma no, il popolo americano è forte e orgoglioso e non permetterà che il nostro paese e tutti i suoi valori, la sua storia e la sua cultura gli siano sottratti. Una delle loro armi politiche è cancellare la cultura, scacciare le persone dal loro lavoro, umiliare i dissidenti e chiedere la sottomissione totale a chiunque non sia d'accordo. Questa è la definizione stessa di totalitarismo, ed è completamente estranea alla nostra cultura e ai nostri valori e non ha assolutamente posto negli Stati Uniti d'America.

Questo attacco alla nostra libertà, la nostra magnifica libertà, deve essere fermato e sarà fermato molto rapidamente. Denunceremo questo movimento pericoloso, proteggeremo i figli della nostra nazione da questo assalto radicale e preserveremo il nostro amato stile di vita americano. Nelle nostre scuole, nelle nostre redazioni, persino nelle nostre sale riunioni aziendali, c'è un nuovo fascismo di estrema sinistra che richiede fedeltà assoluta. Se non parli la sua lingua, esegui i suoi rituali, reciti i suoi mantra e segui i suoi comandamenti, allora sarai censurato, bandito, inserito nella lista nera, perseguitato e punito. A noi non succederà.

Non ingannatevi. Questa rivoluzione culturale di sinistra è progettata per rovesciare la rivoluzione americana. In tal modo distruggerebbero la stessa civiltà che ha salvato miliardi dalla povertà, dalle malattie, dalla violenza e dalla fame e che ha portato l'umanità a nuovi livelli di successo, scoperta e progresso. Per renderlo possibile, sono determinati nel demolire ogni statua, simbolo e memoria della nostra eredità nazionale... Questo è il motivo per cui sto schierando le forze dell'ordine federali per proteggere i nostri monumenti, arrestare i rivoltosi e perseguire gli offensori con la massima severità.

Sono lieto di riferire che ieri gli agenti federali hanno arrestato il sospetto leader dell'attacco alla statua del grande Andrew Jackson a Washington, DC, e inoltre, altre centinaia di persone sono state arrestate. In virtù dell'ordine esecutivo che ho firmato la scorsa settimana in merito al Veterans Memorial Preservation Memorial and Recognition Act e ad altre leggi, le persone che danneggiano o deturpano statue o monumenti federali verranno condannate a un minimo di 10 anni di carcere e ovviamente questo include il nostro bellissimo Monte Rushmore.

Le nostra gente ha una grande memoria. Non dimenticheranno mai la distruzione di statue e monumenti di George Washington, Abraham Lincoln, Ulisse S. Grant, di abolizionisti e molti altri. Il caos violento che abbiamo visto nelle strade e nelle città che sono gestite dai democratici liberali è il risultato prevedibile di anni di estremo indottrinamento e parzialità nell'istruzione, nel giornalismo e in altre istituzioni culturali. Contro ogni legge della società e della natura, ai nostri figli viene insegnato a scuola a odiare il proprio paese e a credere che gli uomini e le donne che lo hanno costruito non fossero eroi ma dei malfattori.

La visione estremista della storia americana è una rete di menzogne, ogni prospettiva viene rimossa, ogni virtù viene oscurata, ogni ragione viene deformata, ogni fatto viene distorto e ogni difetto viene ingrandito fino a quando la storia viene eliminata e i risultati vengon sfigurati in modo da renderli irriconoscibili. Questo movimento sta attaccando apertamente il lascito di chi è raffigurato sul Monte Rushmore. Hanno contaminato il ricordo di Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt".

Trump ha dunque proseguito, con alle spalle le effigi dei presidenti americani scolpiti nella roccia, per onorarne il ricordo, e sottolineare il loro lascito perenne.



Io sono un uomo bianco, orgogliosamente bianco e vivo nella terra della mia gente bianca che è l'Europa.
Se l'Africa è nera l'Europa è bianca.
Se gli africani neri hanno diritto all'Africa nera ciò vale anche per gli europei bianchi che hanno diritto all'Europa bianca.
Non solo bianca ma religiosa e non religiosa, atea, aidola, agnostica, giudaico cristiana, illuminata e laica.
L'Europa non è nera e nemmeno maomettana.
Lo spirito divino e umano non è soggetto alle manipolazioni delle ideologie e delle utopie politiche e religiose.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater

Non vi è nulla di male ad essere bianchi, europei, occidentali, cristiani, ebrei e non religiosi.
Anzi è un di più per l'umanità che vi siano anche i bianchi, perché la ricchezza della diversità è un bene della vita, della terra, della creazione e dell'universo.


Il senso di colpa
viewtopic.php?f=196&t=2914

Il senso di colpa lo provo solo quando sento di aver fatto del male, quando sento di aver violato le buone leggi universali della vita causando del male che mi si ritorce contro o che potrebbe ritorcermisi contro.
Se non ho coscienza di aver fatto del male non provo alcun senso di colpa.
E non vi è alcuna colpa nell'essere bianchi, occidentali, cristiani, atei, aidoli, laici, sani, forti, belli e ricchi, non vi è alcun male nello stare bene e lo stare bene non si fonda sul male degli altri, come la ricchezza non si fonda sulla povertà altrui e la forza non si fonda sulla debolezza altrui.
Il proprio star bene, la propria forza e la propria ricchezza benefica anche gli altri d'intorno.


Demolire le statue razziste? Certo!
https://www.facebook.com/DirittiUmanide ... 3948710790


Gli Stati Uniti d'America, sono uno stato costituito da uomini migrati nei secoli da tutta la terra dove i bianchi sono la stragrande maggioranza e gli amerindi una minoranza e tutti, rossi, bianchi, neri e gialli hanno lo stesso diritto a vivervi nel reciproco rispetto e chi vorrebbe ridurre questi diritti a chicchessia va considerato un mortale criminale razzista antiamericano, nemico dell'umanità, della libertà, della civiltà, della fraternità e della pace.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Diritti umani, discriminazioni e razzismi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti

cron