Il senso di colpa

Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 10:56 pm

Il senso di colpa

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Il senso di colpa lo provo solo quando sento di aver fatto del male, quando sento di aver violato le buone leggi universali della vita causando del male che mi si ritorce contro o che potrebbe ritorcermisi contro.
Se non ho coscienza di aver fatto del male non provo alcun senso di colpa.
E non vi è alcuna colpa nell'essere bianchi, occidentali, cristiani, atei, aidoli, laici, sani, forti, belli e ricchi, non vi è alcun male nello stare bene e lo stare bene non si fonda sul male degli altri, come la ricchezza non si fonda sulla povertà altrui e la forza non si fonda sulla debolezza altrui.
Il proprio star bene, la propria forza e la propria ricchezza benefica anche gli altri d'intorno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 10:57 pm

Distorsione e manipolazione del criterio di valutazione e di giudizio del bene e del male

Papa: no a uso religione contro i deboli
Angelus,'è meccanismo perverso ma Gesù dalla parte degli ultimi'
11 novembre 201812:47

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 7a185.html

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 11 NOV - "Gesù smaschera questo meccanismo perverso: denuncia l'oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose, dicendo chiaramente che Dio sta dalla parte degli ultimi". Lo ha detto Papa Francesco all'Angelus, sottolineando che il giudizio "risoluto" di Gesù è contro quelle persone che "si servono di Dio per accreditarsi come i difensori della sua legge. E questo atteggiamento di superiorità e di vanità li porta al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa".



Alberto Pento
Suggerisco a Bergoglio che Dio, forse, non parteggia per nessuno e che non sta dalla parte di chichessia.
Probabilmente è l'idolo del Papa che invece parteggia per qualcuno contro qualcun'altro.

No all'uso della religione contro i sani, forti, i benestanti e ricchi, poiché non vi è alcuna colpa nell'essere sani, forti, benestanti e ricchi;
usare la religione per colpevolizzare e demonizzare la parte di umanità che è sana, forte, benestante e ricca è demenziale, disumano e un crimine contro l'umanità.
Se al mondo esistono i malnati, i disabili, gli ammalati, i deboli, i poveri, gli ultimi, non è necessariamente responsabilità e colpa dei sani, dei forti, dei benestanti e dei ricchi;
come non è colpa e responsabilità dei belli se esistono i brutti o colpa e responsabilità del bene se esiste il male.
Il disprezzo per gli altri (siano essi deboli o forti, poveri o ricchi, sani o ammalati) non appartiene necessariamente ai sani, ai forti e ai ricchi ma si trova spessissimo presso i poveri, gli ammalati e gli ultimi, magari accompagnato dall'odio, dall'invidia, dal rancore, da pretestuose forme di giustizia e di venedetta sociale, politica e religiosa che altro non è che predazione disumana.


Essere umani e buoni uomini e per chi ci crede anche sensati cristiani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2746
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 10:58 pm

Niram Ferretti
19 maggio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Loro hanno il Corano, noi abbiamo il Grande Fratello, loro hanno i jihadisti dell'ISIS, di Al Shaabab, di Boko Haram, di Hamas, ecc, noi abbiamo Conchita Wurst, loro hanno una missione sacra, noi abbiamo i digital sex parties e le anguille ipereccitate del Tamigi a causa dell'alta percentuale di cocaina nell'acqua, loro hanno le gesta risolute del Profeta, noi abbiamo il vibrante consumismo dei metrosexual, loro hanno le moschee piene noi abbiamo le chiese semivuote. Loro hanno una identità ben definita, noi siamo post-identitari, loro fanno figli, noi non ne facciamo quasi più, loro hanno le famiglie composte da padri e madri, noi abbiamo i genitori uno e i genitori due.
Loro hanno una lunga storia, 1400 anni, che, pur nella diversità che la compone, è rimasta fedele a dei capisaldi inattaccabili, noi abbiamo una storia molto più antica che abbiamo provveduto progressivamente a picconare.
Loro, della loro storia sono orgogliosi, noi, appena se ne presenta l'occasione, non facciamo che scusarcene.
Le scommesse sul futuro sono aperte.



Discussione


Ferruccio Bovio
se non interpreto male, Niram Ferretti ci ammonisce a non illuderci che, nella nostra Europa, possa ripetersi una situazione del tipo "Graecia capta ferum victorem coepit"...In parte perchè il mondo romano era molto più laico, pragmatico e ricettivo rispetto a quello islamico ed in parte perchè la Grecia era rimasta custode di una tradizione culturale dalla quale era tutt'altro che propensa a discostarsi... al contrario, le nostre odierne società occidentali stentano invece a riscoprire una propria forma di identità , condizionate e pervase come sono dalla presenza di un diffuso e insano senso di colpa.

Gino Quarelo
Un senso di colpa che ci viene forse da quello cristiano.


Niram Ferretti
Ferruccio Bovio esattamente.

Ferruccio Bovio
Gino Quarelo , in parte la componente cattolica, soprattutto negli ultimi anni, può aver contribuito al sorgere di un atteggiamento auto accusatorio- terzomondista che ha finito per andare a nozze con la tradizione anti occidentale, di cui il PCI è stato l'alfiere principale. Però, lasciando per un attimo da parte l'evoluzione più recente del pensare e dell'atteggiarsi politico del cristianesimo, devo dirle che io, da ateo, tra le cose del Vangelo che ho sempre maggiormente apprezzato, c'è proprio quella sua capacità di generare in noi un'attitudine al pentimento, della quale il senso di colpa è la premessa indispensabile. Pertanto, almeno a mio avviso, il senso di colpa non è necessariamente un sintomo di debolezza spirituale e caratteriale che vada ad ogni costo combattuto...Certo, lo è quando, ad esempio, non è spontaneo, ma indotto da certe droghe ideologiche che ci portano a tollerare ed a SUBIRE atrocità odierne, semplicemente sulla base di eccessi e crimini commessi, magari dai crociati, centinaia di anni fa....

Gino Quarelo
Come gli ebrei di oggi non hanno alcuna responsabilità e colpa per la morte dell'ebreo eretico Gesù Cristo e dei primi cristiani, così io come ex cristiano ed europeo non ho alcuna responsabilità e colpa dei malanni che possono aver fatto i cristiani e gli europei nel corso dei millenni.
E non ritengo costituire una colpa l'essere creatura imperfetta e mortale.

Anche nell'ebraismo mi pare sia presente un certo senso di colpa da scontare, specialmente presso l'ortodossia antisionista e filo nazi maomettano palestinese dei Neturei Karta

https://www.tpi.it/esteri/chi-sono-gli- ... 130131490/

D: La vostra ideologia antisionista trova fondamenti oltre che nella teologia anche nei diritti dell’uomo?
H: Non è di nostra competenza intrometterci in questioni strettamente politiche. Le nostre convinzioni sono di natura squisitamente religiosa. Ovviamente critichiamo qualunque forma di prevaricazione dei sionisti nei confronti del popolo palestinese, unici veri proprietari di questa terra.
D: Ma questa non è la terra promessa ad Abramo 4 mila anni fa?
H: Si, ci era stata promessa, ma a causa dei nostri peccati siamo stati allontanati.
D: Quindi che le diaspore sono una punizione divina?
H: Si.

https://it.wikipedia.org/wiki/Neturei_Karta

Sentiamo se qualcun'altro, magari più esperto, ci aiuta ad approfondire la questione della colpa nell'ebraismo e poi nel cristianismo.


Ferruccio Bovio
Gino Quarelo , direi però che l'esempio riportato nell'interessante intervista, si colloca su un piano diverso rispetto alle considerazioni che io facevo sul senso di colpa e sul pentimento di matrice cristiana. Innanzitutto perchè il caso dei Naturei Karta riguarda una frazione quasi infinitesimale della popolazione mondiale ed è , quindi, ben difficilmente in grado di avere significative ripercussioni politiche al di fuori del suo particolarissimo microcosmo... poi perchè, comunque, si riferisce ad un tipo di "colpa" più di carattere religioso e formale, che di natura intima ed emotiva.
Il rabbino intervistato parla genericamente di punizioni divine che gli Ebrei - a suo avviso - giustamente subirebbero per aver infranto chissà quale comandamento imposto loro da Dio. Questo tipo di ortodossia porta ad avere una visione rassegnata e direi anche masochistica del destino ebraico nel mondo : gli Ebrei sono già colpiti dall'ira divina e, pertanto, psicologicamente, devono accettare con fatalistica indifferenza ciò che avviene intorno a loro.In sostanza, il loro atteggiamento filo palestinese, prescinde del tutto da quelle che possono essere le ragioni storiche e politiche delle parti in causa, perchè nell'attesa messianica, si tratta di questioni irrilevanti. Invece, il senso di colpa cristiano, nel quale entrambi abbiamo individuato un possibile elemento costitutivo di un certo terzomondismo anti occidentale, oltre ad avere, ovviamente, implicazioni di ben altra portata universale, si fonda su una continua analisi morale dei rapporti che un cristiano intrattiene col suo prossimo, inteso sia come individuo, che come popolo : da qui può scaturire facilmente un desiderio di ricompensare, in qualche modo, chi in passato ha subito torti e violenze da parte europea o americana. Naturalmente, a conclusione di tutto questo discorso, ci tengo a precisare che il mio è stato un confronto tra un aspetto del sentire e del vivere cristiano ( almeno come dovrebbe essere ) ed un altro modo di percepire certe realtà che è, appunto, quello specifico dei Naturei Karta, ma mi guarderei bene dall'avventurarmi, più in generale, in discussioni sul rapporto tra Ebraismo e Cristianesimo, che pur affascinandomi moltissimo, reputo argomenti troppo più grandi di me.




Gentile Ferruccio Bovio
...
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 10:58 pm

Il senso di colpa
In psicologia il senso di colpa è un sentimento umano che, collegato alla colpa, intesa come il risultato di un'azione o di un'omissione che identifica chi è colpevole, reale o presunto, di trasgressioni a regole morali, religiose o giuridiche, si manifesta a chi lo prova come una riprovazione verso sé stessi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Senso_di_colpa

Colpa
Il concetto di colpa nella filosofia parte dal mettere sotto osservazione l'adeguatezza dell'uomo con il suo essere e nei confronti del dovere e del ricordo. Heidegger affronta il concetto in Essere e tempo, definendo la colpa "esser fondamento di una nullità". Nell'opera Genealogia della morale, Nietzsche lega il senso di colpa all'oblio. Nella seconda dissertazione Nietzsche sottolinea il ruolo dell'oblio nel dare nuovo spazio cancellando i ricordi della "cattiva coscienza". Nei filosofi cristiani la colpa è legata indissolubilmente a un messaggio religioso di peccato, con conseguente redenzione.
https://it.wikipedia.org/wiki/Colpa_(filosofia)


Il rimorso è un'emozione sperimentata da chi ritiene di aver tenuto azioni o comportamenti contrari al proprio codice morale. Il rimorso produce il senso di colpa.
https://it.wikipedia.org/wiki/Rimorso
Il rimorso è caratterizzato da uno stato di pena, di turbamento della mente, di riflessione interiore, di non serenità, di dolore morale che provoca una sensazione di rammarico. Le persone incapaci di provare rimorso spesso sono identificate come personalità sociopatiche (Stati Uniti) o personalità psicopatiche (Regno Unito). La loro caratteristica principale è di trattare gli altri esseri umani secondo i propri bisogni narcisistici, secondo modalità prive di empatia.
...
In alcune religioni l'idea del rimorso è usata come stato necessario al fine di dimostrare l'esistenza del peccato. La giustizia di Dio (o, comunque, una qualche forma di giustizia trascendentale) è attenta alla coscienza morale dell'individuo, e da essa parte per risollevare le sorti dell'anima ed infondere nuovamente la serenità.
La consapevolezza di avere un comportamento scorretto, che può provocare il rimorso, parte dalla conoscenza del bene e del male. Solitamente ogni religione o forma di spiritualità ha un suo codice di comportamento morale, in cui è codificato ciò che si intende per bene e per male, e vi si trovano anche indicazioni di un "comportamento modello" da seguire, al fine di essere retti e non avere quindi rimorsi.
Per il Cristianesimo, ad esempio, uno dei codici di comportamento morale da seguire sono i dieci comandamenti dati da Dio a Mosè.
Esempio classico di rimorso si ha con l'episodio di Giuda (Matteo 27:3-5)
« Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. »
Giuda, dopo aver tradito Gesù, “provò rimorso (forma di metamèlomai)”, cercò di restituire il denaro pattuito per il tradimento e poi si suicidò impiccandosi. Provò rimorso, senso di colpa, costernazione, perfino disperazione, ma nulla indica che abbia manifestato la tristezza secondo Dio che porta al pentimento (v. Metanoia).




Peccato originale
Secondo quasi tutte le confessioni del cristianesimo, il peccato originale è il peccato che Adamo ed Eva, i progenitori dell'umanità secondo la tradizione biblica, avrebbero commesso contro Dio, così come descritto nel libro della Genesi. Conseguenza di questo peccato sarebbe stata la caduta dell'uomo: il peccato originale viene dunque descritto come ciò che ha diviso l'uomo da Dio e che, secondo alcune interpretazioni, avrebbe reso l'uomo mortale.
La natura del peccato originale è stata spiegata in vari modi a seconda delle interpretazioni che sono state date al brano biblico; in generale, comunque, esso sembra rappresentare la disobbedienza verso Dio da parte dell'uomo, che vorrebbe decidere da solo che cosa sia bene e che cosa sia male.

https://it.wikipedia.org/wiki/Peccato_originale

Il problema che emerge in sede di interpretazione è se, nelle intenzioni degli autori del testo e nell'ambiente vitale in cui il testo stesso venne scritto, si pensava davvero a un peccato "originale", un peccato - cioè - che fosse all'origine di una definitiva corruzione del genere umano o addirittura di tutto il cosmo. La riflessione condotta in questo capitolo della Genesi prende in considerazione il male già presente nell'umanità, e ne cerca la causa. La risposta che viene data è che la causa di questo male è il peccato dell'uomo. Alcuni teologi, come Karl Rahner, usano l'espressione peccato originale originante per distinguerlo dal peccato originale che ogni uomo porterebbe in sé – peccato originale originato.

Viene così proiettata sull'intera umanità la visione particolare che il popolo di Israele aveva della propria storia: alleanza offerta gratuitamente da Dio, rottura dell'alleanza da parte degli uomini, punizione e riconciliazione. Più che a un peccato originale, il testo biblico sembra far riferimento, attraverso il racconto simbolico, a quel peccato che "originava" le forme storiche e sociali di peccabilità del popolo d'Israele, cioè l'idolatria. Il serpente, infatti, nel brano biblico non è il diavolo - questa è un'interpretazione molto tarda - ma potrebbe rappresentare il culto cananeo della fertilità, verso cui il popolo d'Israele fu costantemente attratto.

L'apostolo Paolo, nei suoi scritti e in particolare nel capitolo 5 della Lettera ai Romani, ha presente il racconto della Genesi e ne sottolinea l'aspetto della solidarietà (nel male) che tutti gli esseri umani sperimentano. Questa categoria della solidarietà permette a Paolo di formulare il suo annuncio evangelico: Gesù Cristo (l'"agnus Dei qui tollit peccata mundi") è il centro della storia, il male originato da Adamo è vinto da Cristo, secondo Adamo, e per chi è solidale con Cristo il male può essere vinto.


Ebraismo
I teologi ebrei sono in disaccordo riguardo alla causa del peccato di Adamo, quello che poi, in ambito cristiano, fu chiamato "peccato originale". Senza dubbio fu un peccato dei Progenitori, che cedettero alla tentazione di mangiare il "frutto proibito", con le conseguenze del caso. Dai loro discendenti, tuttavia, non è stata ereditata la colpa, ma soltanto le conseguenze, esattamente quelle elencate nella Genesi. La maggioranza delle opinioni rabbiniche, ad ogni modo, non ritiene Adamo responsabile dei peccati dell'umanità.[1]

Gli esegeti ebrei spiegano che, in Genesi 8,21 e 6,5-8, Dio riconobbe che Adamo non peccò intenzionalmente e che lo perdonò. Adamo però viene riconosciuto da alcune correnti[2] come colui che portò la morte nel mondo con la sua disobbedienza: è a causa del suo peccato, che tutti i discendenti vivono una vita mortale che termina nella morte dei loro corpi.[2]

La dottrina di un "peccato ereditario" non si riscontra, quindi, nella maggior parte dell'ebraismo mainstream. Sebbene alcuni ebrei ortodossi diano la colpa ad Adamo per la complessiva corruzione del mondo, e ci siano alcuni insegnanti ebrei dei tempi talmudici che ritenevano la morte come una punizione per l'umanità a causa del peccato di Adamo, questa non è la visione dominante della maggior parte dell'ebraismo d'oggi. L'ebraismo moderno generalmente afferma che gli esseri umani nascono senza peccato e incontaminati e scelgono loro di peccare in seguito, procurandosi problemi e sofferenze.[3][Nota 2]

Cristianismo
Nella Bibbia ebraica è menzionato un "peccato di Adamo" e non originale o con la terminologia propria della teologia posteriore. Le Chiese cristiane, pur riconoscendo alcune l'allegoricità del racconto, attribuiscono a esso una verità spirituale almeno per quanto attiene alla sfera della fede e del destino umano ultraterreno.
Come questione teologica, il peccato originale riguarda tre aspetti sostanziali: l'universalità, l'originalità e l'ereditarietà della colpa. Relativamente all'ereditarietà del peccato originale e dei relativi effetti sulla stirpe umana, esistono differenti opinioni fra le diverse religioni abramitiche, ma anche fra confessioni e correnti di pensiero all'interno di una stessa confessione religiosa, esiste una tensione tra responsabilità personale e solidarietà nel peccato.
I Vangeli non ne parlano espressamente. Anche se nel quarto vangelo si ribadisce che qualsiasi uomo è peccatore ed è per questo che ha bisogno di una giustificazione che lo renda "accettato" dinanzi a Dio, non viene evidenziata nessuna particolare relazione con Adamo o chiunque altro (Gv 3,16).
Nelle lettere di Paolo, e in particolare nella Lettera ai Romani, viene dato rilievo principalmente alla responsabilità di ciascuno per le proprie azioni (cfr. Rm 2,6-11 e 3). In particolare in (3,19-26) è precisato che ogni essere umano in quanto tale è peccatore, e perciò "privo della gloria di Dio": solo con la fede nel sacrificio di Gesù sulla croce può essere salvato. Sempre nella lettera ai Romani, tuttavia, emerge anche l'idea di un'umanità profondamente lacerata sin dalle origini, e quindi di una sorta di corruzione posta sotto l'insegna del comune progenitore, Adamo (Rm 5,19).

Cattolicesimo
Secondo l'ortodossia cattolica tutti gli uomini, quali discendenti di Adamo ed Eva, ereditano la colpa del peccato originale. Estinta poi gratuitamente (per grazia) dal Messia/Cristo, figlio di Dio e redentore universale. Quindi una colpa ed una redenzione collettive e quindi gratuite per tutti.

Ma, in linea con gli scritti di Paolo, mediante la fede personale: cioè remissione non a tutti bensì ai soli credenti. Anzi, come sottolinea Agostino, la colpa viene estinta con il sacramento del battesimo personale. Quindi giustificazione non collettiva per sola gratia ma personale mediante la fede. Che sarà possibile ottenere solo con il battesimo individuale.
Inutile evidenziare che la redenzione di Cristo ha eliminato la colpa originale, ma non le sue conseguenze sull'Umanità (ben note ed elencate in Genesi 3,16-19), che a tale colpa sono quindi imputate.
La dottrina cattolica afferma che, sempre per effetto del peccato originale, l'uomo eredita inoltre l'inclinazione verso il male, che è chiamata concupiscenza. Questa inclinazione, che accompagna l'uomo nel corso dell'intera sua vita non costituisce in sé peccato, ma una debolezza di base dell'essere umano che è la causa dell'agire malvagio degli uomini nella storia dell'umanità. La trasmissione di questa inclinazione costituirebbe un mistero non ben compreso. Un'interpretazione può essere che i Progenitori abbiano sì ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé ma per tutta la natura umana, ma il peccato commesso abbia alterato la stessa natura umana. Unico rimedio a questo stato "decaduto" consiste nella grazia della redenzione, ottenuta però col battesimo, degli infanti o degli adulti, e i successivi sacramenti, quali canali della grazia per la salvezza personale.
La "storia della salvezza" si svilupperebbe poi dagli antichi patriarchi fino alla redenzione del Messia biblico.
La dottrina cattolica sul peccato originale e sulla redenzione è ben sintetizzata nel catechismo della chiesa cattolica, Compendio del 2005 (quesiti: 7, 75 e 76).
In merito alla storicità dei personaggi coinvolti, nel 1950 papa Pio XII, nell’enciclica Humani Generis, precisava: "I fedeli non possono abbracciare quell’opinione i cui assertori insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine, per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che Adamo rappresenta l’insieme di molti progenitori".
Adamo ed Eva[ sono infatti venerati come santi dalla Chiesa Cattolica[Nota 4].

Protestantesimo
Per il cristianesimo riformato (sia della riforma protestante sia successivo) il peccato originale è pure caratterizzato dal concetto di ereditarietà della colpa, evincibile dalle Sacre Scritture e illustrato da Paolo, come poi ripreso da Agostino nella sua aspra polemica contro Pelagio.
La dottrina del peccato originale venne ripresa da Martin Lutero, principale fautore della Riforma in polemica con la Chiesa romana, sempre in funzione antipelagiana. Ma Lutero rincara la dose: il peccato originale avrebbe a tal punto corrotto l'anima umana da privarla della possibilità di volgersi da sola verso il bene, quindi di compiere opere buone. L'uomo sarebbe stato quindi privato del libero arbitrio, posseduto prima del peccato originale e che gli permetterebbe di scegliere fra bene e male. Solo con la grazia, quindi solo con la redenzione del Cristo, avrebbe potuto riacquistarlo, superando il servo arbitrio per ciò ereditato. Per il quale appunto fu data la Legge.
Ma mediante la fede personale, da Lutero valorizzata. La quale però è dono di Dio, come sottolineato da Calvino: per cui è Dio che, prima della sua nascita, decide chi giustificare o salvare: la salvezza è dovuta solo a Dio, che ci ha giustificato con la redenzione del Cristo solo mediante la fede personale. Quindi (si insiste) non tutti sono giustificati o salvati. A prescindere dalle loro azioni: le opere che un individuo compie durante la sua esistenza di credente o meno non hanno alcun'influenza sul suo destino umano. Le opere buone sono semmai il prodotto della fede, e sono utili tuttalpiù per la santificazione.
Nel calvinismo è proprio la riflessione sulla predestinazione dell'essere umano a essere sviluppata: per Calvino tutti gli uomini sarebbero meritevoli di dannazione, ma Dio ne ha predestinati alcuni (il cui numero e la cui identità sono sconosciute agli uomini), per suo imperscrutabile volere, a essere eletti e salvati malgrado le loro colpe, grazie alla fede nel sacrificio espiatorio di Gesù, che si è sostituto a loro nella meritata punizione. Questo è il nuovo popolo eletto (che sostituisce quello del vecchio testamento). Gli altri sono perciò destinati alla perdizione.
Ma alcune recenti confessioni americane, di provenienza calvinista inglese (es. Quaccheri e Mormoni), hanno particolari convinzioni contrastanti su tutta la questione.
Il battesimo dovrebbe essere solo per adulti (per la fede), anche se mantenuto per gli infanti (eccetto anabattisti e battisti).

Islam
Nella religione islamica è assente il concetto di eredità della colpa[senza fonte], perché ognuno è responsabile del proprio peccato. Secondo l'Islam il peccato originale sarebbe solo un errore commesso da Adamo ed Eva, ma essi si sarebbero pentiti e quindi sarebbero stati perdonati da Dio, senza che il loro sbaglio si ripercuotesse sul genere umano, come testimoniato dal passaggio coranico della Surat al-najm ("della stella"), versetti 38-40:
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 10:59 pm

Cristianesimo, la religione dei sensi di colpa? Tutto quello che ci hanno insegnato...
Korazym.org
10 dicembre 2008

http://www.korazym.org/962/cristianesim ... insegnato/

Forse l’abbiamo imparato male noi: abbiamo sbagliato, abbiamo equivocato, abbiamo commesso l’errore di dar peso a quanto non lo meritava e di trascurare ciò che invece era importante. L’essenza stessa del messaggio. O forse no, la responsabilità non è nostra: ce lo hanno davvero insegnato così, in parrocchia, al catechismo, agli incontri di preghiera, magari anche a scuola o in famiglia. Forse questo cristianesimo ce lo hanno davvero presentato in modo scadente, come peggio non si poteva, assorbendo i luoghi comuni più insensati e facendoli diventare centrali, cruciali, essenziali. Il cattolicesimo: la religione dei sensi di colpa.

Una fede che ti opprime, che ti schiaccia, che non ti fa respirare. Che controlla l’anima e il corpo, che ne impedisce ogni libero movimento, che ne indirizza ogni minimo passo. Che in ogni aspetto della tua vita interviene per mostrarti con superbia l’errore, la mancanza, la tua inadeguatezza. Un cristianesimo che chiede e impone, che ti detta regole di comportamento e modalità di pensiero: che ti dice cosa devi fare e cosa devi pensare. Che soprattutto ti dice cosa non devi fare e cosa non devi pensare. Mai. Te lo dice, te lo dice forte: ti fa proprio l’elenco, e non si preoccupa minimamente di spiegartene il senso. Così è, “per il tuo bene”, ovviamente.
E tu non sai che fartene, di questo “bene”. Con esso, a causa di esso, hai perso perfino il senso di ciò che desideri. Hai una palla di piombo al piede – o nel cuore – che ti impedisce non solo di volare, non solo di saltare, ma anche semplicemente di camminare, di muoverti. Ancorato al passato, a ciò che è stato e non doveva essere, hai perennemente di fronte l’errore, lo sbaglio, il peccato: il presente che ne risulta è anemico, incapace di osare, di sperare, di tentare, di realizzare, di vivere. Tanto è sviluppato e insito in questo cattolicesimo il senso di colpa, che sinistramente hai imparato a conviverci, quasi fosse necessario, quasi facesse parte del “pacchetto completo”, e non potesse essere rifiutato. Se vuoi credere in Dio (e tu non solo credi, ma sai e senti che nella tua vita lui c’è) questo è ciò che devi fare e questo è ciò che non devi fare: il libretto di istruzioni del cattolicesimo. La religione dei “no”.

Quante sciocchezze ci hanno raccontato, che oggi ci costringono a lotte imprevedibili e impreviste, anzitutto contro noi stessi. Il divieto invece della proposta, il giudizio invece dell’invito, la durezza del cuore invece della bontà, l’intransigenza invece del sorriso. Il negativo invece del positivo. In qualche modo, ci hanno taciuto di quel Dio che non fa il giustiziere ma solo il padre, l’amico, il fratello. Quel Dio con il quale il rapporto personale si nutre e vive ogni giorno di grandi e genuini “si”, e non di dovuti e doverosi “no”. Il cattolicesimo: la religione dei “si”.

Nulla accade nel cristianesimo, quello vero, senza un “si”. Non ci sarebbe neppure stato, il cristianesimo, quello autentico, senza il “si” umile e fiducioso di Maria all’annuncio dell’angelo. E altra cosa sarebbe stato senza il sorprendente “si” di Pietro che contro l’evidenza dei fatti, sulla sola parola di Gesù, prende il largo e “getta le reti”. Il cristianesimo è fatto di tanti “si”, che segnano le pagine del Vangelo e le pagine della vita quotidiana di ogni cristiano. Il “si” di Matteo che lascia tutto e segue Gesù, il “si” di Tommaso che infine crede al Risorto, il “si” di Zaccheo che accoglie in casa il Maestro, il “si” di Marta che alla morte di Lazzaro crede sinceramente in quel Gesù che le dice: “Io sono la resurrezione e la vita”. E, oggi, il “si” giornaliero a Dio e al prossimo del missionario che vive nella povertà o del parroco che aiuta la sua gente, il “si” costante e reciproco degli sposi che crescono i figli o degli innamorati che fra mille difficoltà costruiscono un futuro. E’ il “si” (la disponibilità, la fiducia, l’affidamento, la speranza) a caratterizzare il cristianesimo. Insieme alla gioia, la gioia sapiente di chi vive la vita dando al passato – e a tutto ciò che esso ha significato – il giusto peso. Non un grammo di più. Una religione, un cristianesimo, finalmente lontano dalle polemiche: quello che ci piace vivere.


Monastero di Bose - Il senso di colpa

https://www.monasterodibose.it/ospitali ... o-di-colpa

Se il nostro cu15 02 09 il senso di colpaore ci accusa, Dio è più grande del nostro cuore e discerne ogni cosa (cf. 1Gv 3,20). La parola della Bibbia lascia intendere che non ci si dovrebbe affidare al senso di colpa, sia che si adotti con Calvino e gli antichi riformatori l’interpretazione di un Dio ben più severo del “nostro cuore”, sia che si adotti con Lutero e i moderni l’interpretazione di un Dio ben più misericordioso del “nostro cuore”. L’età moderna ha fatto un passo ulteriore

mostrando che la colpevolizzazione è uno stato d’animo non necessariamente corrispondentea una realtà. La difficoltà di descrivere il senso di colpa dipende dalla difficoltà di rendere conto della suagenesi. Si noti la definizione che ne fornisce Françoise Dolto: “Un verme roditore nel cuore, uno stato affettivo, un sentimento diffuso di indegnità personale, talvolta senza relazione con un preciso atto riprovevole, con un atto di carattere nocivo volontario” (F. Dolto, G. Sévérin, La libertà d’amare, Rizzoli, Milano 1979, p. 101).

Questo stato affettivo si presenta anzitutto come una propensione naturale a farsi carico dell’infelicità imposta dall’esterno, della colpa altrui. Nessun argomento razionale è in grado di influenzare la reazione più spontanea al verificarsi di una disgrazia: cosa ho fatto per meritare questo? Ora, questo farsi carico diventa ben presto inconsapevole, e il soggetto non sa più se ha commesso o subito ciò che gli è capitato. Qui si intravvede come la sua autoaccusa diventi subito per lui il mezzo per esercitare un potere su se stesso e per negare il senso di totale impotenza in cui lo avevano lasciato la disgrazia e/o la colpa altrui. Il risvolto attivo della colpevolizzazione rappresenta quello che spesso attualmente viene chiamato un “vantaggio”: una compensazione sufficiente perché il soggetto, anche se si lamenta, malgrado tutto resti attaccato al suo senso di colpa. Il fatto è che punendo se stesso il soggetto recupera un potere narcisistico tale che può immaginarsi di aver “pagato” abbastanza per essere ormai perfetto e irreprensibile. Si può parlare di “peccato in senso biblico” – cioè di rottura della relazione con Dio – a partire dal momento in cui l’intensità del senso di colpa provoca il ripiegamento della persona su se stessa e l’incapacità di comunicare. Ma è chiaro che nessuno può giudicare in proposito, né la persona stessa, né qualcuno di esterno: è questa la conseguenza dell’affermazione biblica centrale secondo la quale solo la grazia può far prendere coscienza a una persona del peccato nel quale essa prima si trovava; o, in termini più esistenziali, solo una relazione realmente libera può far prendere coscienza a qualcuno della paura che prima ostacolava quella relazione. È tuttavia possibile individuare, come punti di riferimento, due criteri per discernere una colpevolizzazione positiva, ricca di potenzialità di ricaduta su di sé e di vita nuova, da una colpevolizzazione

che distrugge la relazione con Dio e, immancabilmente, anche quella con gli altri. Il primo criterio è questo: i sensi di colpa sono fecondi, stimolanti? Aprono alla relazione con l’altro-Altro? La favoriscono? Se questo non avviene essi creano quell’autosufficienza che è peccato per definizione, intesa come rottura della relazione con l’altro-Altro. La cecità più pericolosa dal punto di vista della fede consiste nell’annettersi Dio e nel confondere una visione prettamente umana con la sua visione. Questo è dovuto, da una parte, all’intensità del senso di colpa e al bisogno di giustificazione (potere così minaccioso che se ne attribuisce facilmente l’origine a Dio), e dall’altra, al “vantaggio” principale della colpevolizzazione che consiste nel ritrovare il potere perduto. A una situazione dolorosa di frustrazione, di fallimento o di impotenza, la persona contrap-pone la “spiegazione” offerta dalla colpevolizzazione, pronunciandosi sovranamente sul bene e sul male al posto di Dio, cosa che le permette di risparmiarsi la dimensione di ingiustizia della sofferenza e la dimensione di mistero inesplicabile del male e del dolore.

Evangelizzare il senso di colpa significa vivere una conversione di quella che è una propensione naturale. Non è naturale rinunciare a organizzare la propria vita in funzione della colpevolizzazione, reale o immaginaria che sia. I “vantaggi” del senso di colpa sono tali che si pensa di avere troppo da perdere. Ora, è necessaria proprio la forza dell’invito evangelico a “perdere la propria vita” per arrischiarsi a uscire da se stessi, cioè dal sistema di sopravvivenza rappresentato dalla “spiegazione” della colpevolizzazione. “E quelle diciotto persone sulle quali è caduta la torre di Siloe e le ha uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,4-5), dice Gesù: voi sarete “perduti”, non riuscirete a reperire la verità profonda del vostro essere che si trova in Dio. E a quelli che volevano lapidare una donna adultera, Gesù dice: “Chi tra di voi non ha mai peccato le getti la prima pietra ... Voi giudicate secondo la carne [secondo i criteri umani, secondo la propensione naturale alla colpevolizzazione], io non giudico nessuno” (Gv 8,7.15).



Senso di colpa e coscienza di colpa

https://www.ilcattolico.it/catechesi/ps ... colpa.html

"alla Tua luce vediamo la luce" (Sl. 36,10)
holy_spirit_fire«Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo».

(Gn. 4,6-7)

Se c'è una cosa che scandisce le nostre scelte, i nostri orientamenti, le nostre prospettive, questi è il senso di colpa.

Il senso di colpa affiora nella vita psichica inconscia per una ferita ben più profonda e nessuno ne è immune.
Dalla vita inconscia passa e si manifesta nella vita cosciente in tanti modi e in tante nevrosi e compensazioni.
Il senso di colpa non è tanto qualcosa creato dall'esterno ma qualcosa che è già in noi in maniera larvale dalla ferita dovuta al peccato originale e che si acuisce con gli errori educativi e le nostre scelte sbagliate. Una ferita che ci portiamo dietro che "ricorda" la nostra ribellione verso Dio e l'immagine falsa che di Lui ci siamo creati e ci creiamo continuamente.
Questo senso di colpa "larvale" può essere riconosciuto oppure nascosto, in ogni caso orienterà le nostre scelte se rimane sotto forma di nevrosi e non di coscienza.


La Bugia e la fuga

Tra le bugie più grandi che sono state rivolte verso i cristiani è quella che essi ed il cristianesimo avrebbero inoculato nel cuore dell'uomo e nel sentire comune il senso di colpa.
Questo perché il cristianesimo annuncia una redenzione da una colpa e parla di peccato. Nulla di più falso. E' invece vero il contrario che il Cristianesimo si fonda sul reale e sull'adesione piena a ciò che l'uomo fugge da sempre con onestà: la conoscenza di sé.
Il Cristianesimo risveglia l'uomo da tutti gli inganni che quotidianamente e lungo le epoche egli si struttura, consapevolmente ed inconsapevolmente. Questa avversione che si ha verso Cristo ed i Cristiani è simile a quella che potremmo avere davanti alle indicazioni di un caro amico che, che a noi ammalati di cancro, ci fa constatare amorevolmente che abbiamo un arto che potrebbe andare in cancrena e che possiamo guarire invece di perire, se affrontiamo l'evidenza con una cura.
A questo punto, forti del nostro senso di colpa, neghiamo (anche con strumenti razionali) e gli diciamo di andare a quel paese e, chiudendo occhi, mente e cuore all'evidenza, lo insultiamo dicendogli:"con la tua osservazione fondamentalista e proibizionista mi impedisci di vivere e mi proibisci di essere sano".
La sola colpa del nostro amico è quella di essere realista, la nostra stupidità è quella di essere fondamentalisticamente chiusi nello sguardo al reale.

Si fugge dal reale perché non si può sopportare il peso di non essere adeguati, di essere feriti, "danneggiati".. e così si va avanti fuggendo sempre dalla verità di se stessi.
Chi fugge si perde e davanti a questa cancrena non ci sono sconti.
Prima l'uomo sragiona, poi si disumanizza, poi cerca di autodistruggersi... magari con le buone e nevrotiche intenzioni di compiere un bene sociale e, talvolta, anche la volontà di Dio. Curioso notare come i grandi propagatori ideologici della storia e contemporanei nell'accusare i cristiani di fondamentalismo siano i primi ad essere incoscienti, immorali, staccati dal reale e in piena fuga dalla civiltà e dal progresso.
Se vediamo ad esempio le manifestazioni pro Pacs o pro 194, il delirio dei guru dei quotidiani nazionali, le rabbie radicali ecc, con quest'ottica ci accorgiamo di avere a che fare non solo con pecore senza pastore ma con pecore impazzite ricurvate in se stesse come Caino nel suo volto abbattuto e irritato. Persone volontariamente chiuse all'invito amoroso che Dio fa di dominare la zona oscura del proprio cuore.
Ma questa arte della fuga non colpisce solo i non credenti, gli atei, gli agnostici ma anche i catto-simpatizzanti e i catto estremisti che peccano di conservatorismo o di progressismo.
Può non sembrare ma se ci fermiamo con occhio attento vediamo che il motore è sempre quello: il senso di colpa.

Le ideologie, malattia del cuore

Tutte le ideologie della storia e contemporanee portano questo marchio di alienazione.
Sono le ideologie il vero oppio dei popoli. Tutte.
Perché non parlano all'uomo della verità dell'uomo ma di ciò che egli non è.. il mito del buon selvaggio continua a mietere costantemente vittime, anche nel mondo politico contemporaneo e nel mondo dei consumi; nel mondo della sanità, nel mondo della ricerca psicologica, nel mondo scolastico, ecc.

Certo che l'uomo è buono; egli viene dalle mani di Dio.

Tuttavia è anche ferito e talvolta non fa altro che alimentare e allargare questa ferita che lo porta ad allontanarsi da Dio e ad odiarsi.. a non cercare più il suo vero bene. Questa pazzia dell'anima diventa poi pazzia della vita psichica, orientamento di scelte apparentemente razionali ma profondamente irragionevoli e autodistruttive.
Sono le cattive scelte che obnubilano l'uomo e lo portano a non affrontare chiaramente la verità di se stesso.
Le ideologie, queste antiche e sempre uguali "tecniche di vendita" partono dai bisogni più limitrofi dell'uomo per proporre una panacea che lo allontana da quelli più veri e profondi.. non curando né questi né quelli.
Anzi creando dipendenze che lo distraggono dall'unico argomento serio della nostra vita: la vita eterna!

Infatti anche il cuore può ingannare e ingannarsi. Anzi spesso lo fa. Fallace è il ricorso alla coscienza come ultimo termine di giudizio del vero. Il cuore necessita di essere educato, così la coscienza. Il cuore e la coscienza necessitano della luce di Cristo; della guarigione dello Spirito.
Altrimenti la ragione "ragiona" male, si contorce, si deforma, specchiandosi nelle caricature che essa stessa si è creata.
Altrimenti il cuore "sente" male e si inganna in un narcisismo che è caparra dell'inferno, nell'idolatria che il cuore si crea.

Il capro espiatorio

Davanti alla colpa, infatti, noi operiamo delle difese ideologiche e comportamentali che sono un raffigurare perenne del "capro espiatorio".. attribuiamo fuori di noi qualcosa che è dentro di noi perché pensiamo di essere incapaci di portarne il peso.
Gesù in fin dei conti non poteva mostrare l'Amore del Padre se non rivelando la realtà della colpa e nello stesso tempo l'importanza prioritaria della persona. Basti guardare l'atteggiamento di Gesù per esempio verso la peccatrice o la parabola del figliol prodigo, ma anche la responsabilizzante e amorosa richiesta che Dio dice a Caino.

Se non c'è questa verità del limite e della colpa non c'è realtà ma alienazione. Tuttavia la differenza è tutta qui: la reazione che noi abbiamo davanti alla colpa.

Il senso di colpa nasce da una consapevolezza più o meno sotterranea di aver compiuto qualcosa di non giusto.
La coscienza di colpa sta nel guardare questo "non giusto" negli occhi ma nella consapevolezza di essere amati da Dio e di "significare" ben di più di qualunque colpa commessa.
Non sono gli altri che mi fanno "venire i sensi di colpa" ma sono io piuttosto che davanti ad alcune sollecitazioni esterne faccio memoria di qualcosa che non va e, questo non posso e non voglio accettarlo. Da qui nasce la rabbia, la contestazione, i dissensi, giù giù fino alle lotte contro la vita, i comportamenti sociali errati, ecc.


Il senso di colpa, dunque, non nasce tanto da un debito ma da un senso di inadeguatezza e di alienazione alla coscienza del limite. Ma non ci si confonda non c'è nessuno di più a-critico di colui che vive nel senso di colpa e più ancora nella coscienza rimossa della colpa. Costoro infatti dicono: "Colpa di che cosa?".. in tal caso, a meno che la domanda non sia fatta con onestà, siamo ben lontani da una piena e responsabile coscienza di sé.. anzi come in Caino, il peccato è alla porta, ma poiché non viene chiamato per nome, anzi viene, per paura, per difesa psico-spirituale e per scelta rimosso, questi non è dominato e conduce all'omicidio.
Innanzitutto all'omicidio di sé in sé, come accadde a Caino, il quale, inannzitutto, uccise se medesimo prima di uccidere Abele.

L'uomo e la donna aprono allora la porta al peggio di sé e alle contraddizioni vanesie sostenute da delirio di onnipotenza come quelle presenti in tante battaglie ideologiche contro la vita e contro la morale naturale che partono dai tiranni di ogni tempo fino ai tanti umori anarco-ateistici, falso risorgimentisti, dei liberali contemporanei.

In piazza senza centrare l'obiettivo

Non basta infatti una legge come la 194 a ridurre il peso della responsabilità e della colpa (più o meno consapevole) di un aborto. Sia la donna che coloro che l'hanno aiutata in questo gesto contro la vita sono, per quanto si sforzino di pensare il contrario, responsabili di aver terminato una vita nascente, di aver ucciso. Non è infatti questione di fare del peccato una legge dello stato (come sostengono per tecnica di vendita alcuni radicali) ma di ricordare all'uomo ciò che egli è e di centrare culturalmente e socialmente l'obiettivo della vita senza inciampare in scorciatoie disumane ed illiberali.
Infatti si vuole fare in modo di creare una coscienza morale che minimizzi il gesto enfatizzando il bisogno di libertà della donna, delle sue scelte, della sua vita, carriera, ecc.. sono solo scorciatoie disumanizzanti e a-morali che promuovono una cultura della menzogna contro la vita e, non in ultimo, contro la donna.
Sono un modo truffaldino di non responsabilizzarsi davanti al male di cui si è capaci.. ma di chiamare male il bene e bene il male. E' una forma infantile di difesa culturale e sociale; ma più la donna e l'uomo la attuano più si disumanizzano.
Queste processioni di piazza sono, nella fattispecie, battaglie inutili contro finti mulini a vento, invece di promuovere a tutto tondo una cultura a sostegno della vita e finalmente a difesa della donna.
Non ci si stupisca è tipico in coloro che vivono nella rimozione della colpa.
Dietro uno pseudo-libertino o liberale spesso si nasconde infatti un rigido moralista, un super-io malato che è incapace di perdonare, perdonar-si e farsi perdonare. Per questo il libertino non sopporta la parola "proibizione", "regola" et similia.. gli ricorda vivamente quello che egli fa ed ha sempre fatto duramente al cuore del suo cuore:
tiranneggiare se stesso e soprattutto, chiudersi alla grazia.

La risposta di Cristo alla colpa

Solo una cosa può vincere questi nuclei di morte singoli e collettivi, l'Amore di Dio.

L'amore del Padre che parla anche attraverso di noi. E' questo il veicolo dello e nello Spirito Santo.
E' lo Spirito Santo infatti che convince al peccato, il che significa che rivela e vince con te il male che è dentro di te.

Ovvio che in questo non c'è nessuna magia ma solo tanta pazienza e fiducia nell'amore di Dio che trova le sue strade ed i suoi canali. Per questo la preghiera e il dono di sé sono il mezzo privilegiato per la conversione nostra e dei fratelli. Lo Spirito di Cristo dal Suo cuore squarciato sulla croce non ha convertito immediatamente i suoi aguzzini, non ha convinto al peccato i suoi persecutori.. c'è voluto del tempo e la libera collaborazione dell'uomo ad essere nella verità. Lo Spirito di Cristo convince non impone.. cioè etimologicamente, vince con te, assieme a te.

Come?

Ti fa vedere quello che fin ad ora tu hai sempre fuggito, magari per una vita, dietro una spessa coltre di narcisismo e di superbia e di costante sotterranea e cosciente auto-giustificazione, ma te lo fa vedere avvolto dal Suo Amore.

Solo da questo momento puoi incominciare ad essere diverso e togliere tutto il peso amaro del senso di colpa, responsabilizzandoti nel tuo cammino con Cristo come Chiesa; puoi finalmente essere un uomo ed una donna.


Solo quando sei nudo sei libero.

Diceva infatti Francesco di Assisi: "poiché quanto l'uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più" (FF169)



Peccato "originale" e senso di colpa. Guida alla rimozione.
di Emanuele Russo

https://www.educazionementale.it/peccat ... rimozione/

Anzitutto c’è da capire che si tratta di un peccato così “originale” da esserci anche se non hai fatto niente…

Come mai ce lo ritroviamo ?

Utilizziamo il sistema degli investigatori per ritrovare la pistola fumante e andiamo a vedere a chi giova la sua esistenza… con il metodo “segui i soldi”…

Anzitutto chi sono le vittime? Siamo noi nati nella cultura cattolica… si, perché il peccato “originale” ce l’hanno solo i cattolici. Per tutti gli altri che fanno riferimento alla bibbia, si tratta di un errore dovuto al libero arbitrio, che si ci ha fatto uscire dal paradiso terrestre, doverci procurare il cibo con il sudore della fronte, coltivare la terra, ecc… ma non un “peccato” tanto forte e bloccante da doverci battezzare alla nascita altrimenti non avremmo possibilità di “salvezza”. (Wikipedia)

Al di là delle simbologie legate alla storia della creazione, ciò che ci preme è perché è diventato così importante da essere trattato in modo completamente diverso nella religione cattolica.

Allora se siamo “vittime” esattamente di cosa stiamo parlando?

Parliamo di una “eggregora”, cioè di un forte simbolo mentale ed energetico capace di influire in modo occulto e subdolo sulla nostra coscienza anche se questa non ne ha consapevolezza. E questo simbolo, che ricordiamo viene associato alla nascita ad ogni figlio di cattolici, insinua di essere comunque nel peccato anche se non abbiamo fatto nulla di male e ci ricorda di doverci “salvare” e per far questo passare per la chiesa.

Questi pensieri stratificati nel subconscio hanno generato nella storia una dipendenza dalla chiesa che la ha di proposito sfruttata per determinare il suo potere… la “pistola fumante”... mentre noi ci ritroviamo con un vago senso di incompletezza, una sorta di debolezza latente dovuti al senso di colpa sepolto nella coscienza e spesso anche con una rabbia, un senso di ribellione di cui non conosciamo i motivi profondi, quando c’è un pizzico di consapevolezza in più. E tutto ciò ci rende menomati di una parte importante che ci darebbe la forza e l’equilibrio necessari per stare in piedi da soli… le “vittime”…

Senso di colpa

Dal nostro punto di vista energetico e mentale, il senso di colpa è una forza contraria che ci inibisce e debilita nella nostra azione.

Immaginiamo, infatti, che vogliamo andare avanti decisi per risolvere una situazione importante. AB11756Dovremmo avere tutte le energie fisiche e mentali concentrate nella direzione dell’azione. Se una parte di queste energie fosse deviata in direzioni laterali o addirittura contrarie, la nostra azione sarebbe svilita, debole e forse non riusciremmo neanche a portarla a termine.

Il senso di colpa lavora proprio così, riportando una parte della mente indietro nel tempo alle cose che “non dovevamo” fare, dire, pensare, ecc.. e togliendo quindi energia e decisione alle azioni che stiamo per fare. Una mente così abituata sarà una mente debole.

È ovvio che non stiamo parlando della normale attenzione che uno fa per migliorare la sua azione eliminando gli errori del passato. C’è una enorme differenza tra sbagliare ed avere il senso di colpa per un errore commesso.

Teoria degli errori

Gli errori sono consentiti e accettati. A volte non per alcune persone e non per certe cose gravissime, ma se non si sbaglia non si impara.

Esiste addirittura la “Teoria degli Errori“. In Topografia, quando si rilevano delle misure è richiesta una ottima precisione. E’ necessario quindi applicare questa regola perché è previsto, ed è anche sicuro, che ci saranno delle approssimazioni, che le letture non saranno mai perfette e che non coincideranno con la realtà anche con gli strumenti più precisi. Quindi si misurano più volte le stesse distanze, prendendole in diversi modi, e poi si farà la media, e cioè: facendo più volte la stessa cosa, e sbagliando sempre e comunque, alla fine si arriva in ogni modo ad una buona approssimazione della realtà.


Rimozione del peccato originale

In definitiva il senso di colpa determinato dal peccato originale è la matrice generatrice di tutti gli altri sensi di colpa. Allora è probabile che una immagine di essa, della mela, di Eva, ecc. si sia consolidata anche dentro di noi.

Quindi entrando in uno stato leggero di meditazione andiamo a cercare con l’intuizione questa immagine dentro al nostro corpo. È probabile che la troviate dietro al collo, alla gola, associata con la mela e l’atto di mangiarla.

Forse si tratta dalla sola mela, ma potrebbero anche esservi l’albero, Adamo ed Eva, il serpente. Cercate di visualizzarla (anche solo un po’), ma fidatevi comunque della vostra intuizione: la vostra mente sa bene dove essa si trovi.
Cominciate a tirarla fuori attraverso la bocca sino a porla a circa un metro davanti a se.

Applicate poi la stessa tecnica di scioglimento di cui abbiamo parlato precedentemente, inondandola di luce, facendola allontanare mentre la luce ne consuma la struttura “tesa”. Forse noterete “fili” di tensione che la tengono collegata a punti dietro al vostro corpo, forse dietro la gola, che faremo sciogliere con la luce.

Alla fine lasciamo andare il tutto e immaginiamo che lentamente sparisce alla distanza.

Dopo possiamo controllare se abbiamo ancora la sensazione che ci sia nel nostro corpo e magari riprovare a togliere quel che è rimasto. Nei mesi successivi, se vi capita di ricordarvi di questo lavoro, potrete rifare un test ed eventualmente togliere i residui.

Conclusioni

In sintesi, ciò che ci libererà definitivamente e ci renderà la nostra forza originale è la piena consapevolezza in ogni momento di essere forti e potenti quanto basta per portare a termine le nostre azioni. E questa si ottiene ripulendo la mente dai pensieri disarmonici e distraenti, come anche i sensi di colpa. Ed anche capendo come tutto ciò si è venuto a creare e come in certi casi ha influito sulla nostra vita.

Dopo non resta che attrezzarci con strumenti mentali per usare la nostra mente nel modo migliore e quindi allenarsi a non sedimentare più sensi di colpa, ma solo memorie di “cose che possono esser fatte anche meglio”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 11:00 pm

UNA RELIGIONE È NATA

https://www.facebook.com/dragor.alphan. ... 2790327668

Una religione senza Dio. Il suo nome è colpevole. Bisogna sentirsi in colpa. Siamo responsabili di tutte le disgrazie dell'universo. Ogni cosa ha una causa "antropica", quella parola di moda per stigmatizzare tutta l'umanità. Stigmatizzare un'etnia va male, tutto il genere umano va bene. Il senso di colpa collettivo è la nuova versione del peccato originale, la tara ereditaria che si trasmette da padre in figlio. Siamo colpevoli di tutto: il cambiamento climatico, i terremoti, le epidemie, la colonizzazione, i meteoriti, il CO2, la deriva dei continenti, il buco nello strato di ozono, le macchie solari, la scomparsa dei dinosauri. L ' uomo e la donna sono le peggiori disgrazie che siano arrivati al nostro pianeta. Ci vogliono colpevoli, umiliati, piagnucolosi, carcasse sbavose e tremanti senza dignità e senza onore che chiedono perdono anche quando li uccidiamo.
Ho sempre sparato alle religioni, gabbie dello spirito e focolai di violenza. Ora ho un nuovo bersaglio, una religione che si sente in colpa e manda all'inferno senza nemmeno offrire una coperta come un dio benevolo, un paradiso, un perdono. Non avrò pietà, sono orgoglioso di essere umano. Una specie che ha prodotto Bach non può essere del tutto cattivo.
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » sab giu 06, 2020 9:37 pm

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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » sab giu 06, 2020 9:39 pm

Razzismo dei neri contro i bianchi
viewtopic.php?f=196&t=2913

Razzismo contro i bianchi euroamericani, non né possiamo più del razzismo dei neri africani, dei sinistri e dei nazi maomettani
Io sto con i poliziotti che hanno difeso la legge e il buon diritto contro i criminali di qualsiasi colore.
Io sto con Abele e i 4 poliziotti che lo difendono e non con Caino e i suoi complici, difensori e sostenitori.

Razzismo contro i bianchi euroamericani
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

Forza Trump, gli uomini di buona volontà di tutta la terra sono con te!
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... 6418241981


I neri del Mondo, sia in Africa che negli USA non sono vittime del razzismo, dell'oppressione e dello sfruttamento dei bianchi, degli occidentali, dei cristiani, spesso è il contrario, specialmente in Africa, negli USA e in Europa e specialmente dei neri maomettani il cui suprematismo è peggiore di quello hitleriano.

Burgess Owens, nero, ex campione di football americano, uomo d'affari di successo, oggi politico repubblicano. Discendente di un bisnonno schiavo che costruì la sua storia di uomo indipendente diventando un rispettato membro della sua comunità.

Niram ferretti
6 giugno 2020

https://www.facebook.com/profile.php?id=100004575318063

Owens rifiuta la condiscendenza dei progressisti bianchi e degli attivisti neri, che vorrebbero, attraverso la proposta del "Reparation Act" fornire ai discendenti degli schiavi neri un indennizzo per le ingiustizie subite.
Rifiuta lo status di vittima. Spiega perchè con il sacrificio delle migliaia di americani che diedero la loro vita nella guerra civile del 1861-1865 combattuta anche per l'abolizione della schiavitù, l'indennizzo è stato già pagato. Spiega che considerare i neri vittime unicamente per il colore della loro pelle è, di fatto, una forma di razzismo.
Un'altra voce della comunità di colore, e sono molte, contro il totalitarismo progressista del politicamente corretto.

https://www.frontpagemag.com/fpm/2020/0 ... 8.facebook

Fabio Giuseppe Corinto
Ottimo. Sottolineo però come, storicamente, la Guerra Civile Americana non sia scoppiata per abolire la schiavitù, dato che sarebbe stato ben difficile mobilitare milioni di uomini per questo. Lo scopo di Lincoln, tendenzialmente segregazionista e che voleva mandare la gente di colore in Liberia, non era inizialmente quello di abolire la "peculiare istituzione". Lo fece DOPO, per motivi strategici a guerra già iniziata da un pezzo, con l'Atto di Emancipazione che entrò in vigore nel 1863.
Inoltre fu il Sud a dare avvio alla guerra, attaccando ed espugnando Fort Sumter il 12-13 aprile 1861.
Aggiungo poi che se è vero che milioni di soldati combatterono e morirono per questo ULTERIORE e successivo motivo, dall'altra parte ce ne furono moltissimi altri che combatterono per le ragioni opposte. Pertanto, secondo il mio modestissimo parere, questa obiezione è portata avanti con ottime intenzioni ma, ahimè, fallace sotto diversi punti di vista.
Speriamo che non se ne accorgano i contestatori

Niram Ferretti
Sono sostanzialmente d'accordo. Tuttavia, il punto di vista espresso da Burgess Owens ha una sua legittimità.
Grazie per la tua puntuale precisazione Fabio.

Fabio Giuseppe Corinto
Niram, il punto di vista di Burgess Owens non solo è legittimo, ma è anche intriso di quella dignità e dell'orgoglio di avercela fatta che mancano a tutte le mammolette che protestano per fare i propri comodi (leggasi depredare, vandalizzare, aggredire), avere la pappa pronta e non prendersi la responsabilità delle proprie azioni, incolpando sempre gli altri e la società.

Gino Quarelo

Vi è da dire che:
1)
Più di tre quarti degli americani USA odierni sono arrivati negli Stati Uniti dopo la fine delle "guerre indiane" e non possono avere quindi alcuna responsabilità e alcuna colpa nel presunto sterminio o genocidio dei pellirossa, né diretta né indiretta;
perciò è del tutto demenziale e calunnioso accusare gli americani di genocidio degli indigeni, oltretutto tra gli americani odierni, come cittadini USA vi sono anche i pellirossa o nativi amerindi scampati al presunto genocidio.
In generale, accusare e demonizzare gli americani per il presunto genocidio dei pellirossa non è né segno di grande umanità né di elevata cultura storica e civiltà giuridica, ma solo segno di strabordante e demenziale ignoranza.


2)
Lo stesso si può dire per quanto riguardo lo schiavismo, la stragrande maggioranza degli americani odierni non ha alcuna responsabilità e colpa, sono tutti arrivati negli USA dopo l'abolizione della schiavitù e la maggior parte parte non ha partecipato alla discriminazione dei neri e un'altra parte poi è arrivata negli USA dopo la fine della segregazione razziale.
La responsabilità è sempre individuale e accusare l'America o gli USA e gli americani di razzismo è una calunnia demenziale, A suo tempo solo una parte degli americani USA era schiavista e sono morti tutti da molti molti anni.
Gli americani USA odierni poi sono costituiti da migranti che sono arrivati nei secoli da tutto il Mondo, da ogni continente tra cui l'Africa e molti afroamericani sono arrivati da uomini liberi e non sono discendenti dagli antichi schiavi.

Popolazione delle americhe nei millenni e nei secoli

Stime popolazione mondiale
https://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale
in milioni

Nord America (nativi e migranti dall'Europa e dal Mondo)
nell'anno 1750 circa 2 milioni
nel 1800 circa 7 milioni
nel 1850 circa 26 milioni
nel 1900 circa 82
nel 1950 circa 172
nel 2000 circa 307

Popolamento delle Americhe
https://it.wikipedia.org/wiki/Popolamen ... e_Americhe



Africa razzista, il continente nero è tra i più razzisti della terra
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2750



“GEORGE FLOYD NON È IL MIO MARTIRE”
dice Candace Owens, donna afroamericana, «Tutti fingono che quest’uomo conducesse uno stile di vita “eroico”.Nessuno vuole dire la verità a riguardo».
La verità a cui si riferisce è che Floyd era stato condannato per ben 5 volte a una pena detentiva e che nel 2007 aveva fatto irruzione nella casa di una donna incinta e l’aveva minacciata puntandole la pistola sulla pancia. Il giorno della sua morte Floyd era strafatto di fentanyl e metanfetamine.
La Candance si chiede anche: "Perché l'atroce omicidio della ragazzina bianca Tessa Major per mano di 3 minorenni neri non è considerato crimine a sfondo razziale?".
Parole da prendere in considerazione come un tassello nel mosaico, non per relativizzare la brutalità del poliziotto, ma per indurre a riflettere chi oggi eccita e sostiene i saccheggi e le devastazioni in atto.
(La Owens è stata minacciata di stupro e di morte).


Ma quale genocidio dei nativi americani?
viewtopic.php?f=196&t=2890
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 26, 2020 9:11 pm

Io sono un uomo bianco, orgogliosamente bianco e vivo nella terra della mia gente bianca che è l'Europa.
Se l'Africa è nera l'Europa è bianca.
Se gli africani neri hanno diritto all'Africa nera ciò vale anche per gli europei bianchi che hanno diritto all'Europa bianca.
Non solo bianca ma religiosa e non religiosa, atea, aidola, agnostica, giudaico cristiana, illuminata e laica.
L'Europa non è nera e nemmeno maomettana.
Lo spirito divino e umano non è soggetto alle manipolazioni delle ideologie e delle utopie politiche e religiose.

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Non vi è nulla di male ad essere bianchi, europei, occidentali, cristiani, ebrei e non religiosi.
Anzi è un di più per l'umanità che vi siano anche i bianchi, perché la ricchezza della diversità è un bene della vita, della terra, della creazione e dell'universo.
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Re: Il senso di colpa

Messaggioda Berto » ven giu 26, 2020 9:16 pm

Liberiamo l'Europa dai sensi di colpa, dai miti e dai pregiudizi
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =92&t=2669
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