Razzismo dei neri contro i bianchi

Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:15 pm

Razzismo contro i bianchi euroamericani, non né possiamo più del razzismo dei neri africani, dei sinistri e dei nazi maomettani

viewtopic.php?f=196&t=2913


Io sto con i poliziotti che hanno difeso la legge e il buon diritto contro i criminali di qualsiasi colore.
Io sto con Abele e i 4 poliziotti che lo difendono e non con Caino e i suoi complici, difensori e sostenitori.


Razzismo contro i bianchi euroamericani
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:17 pm

Razzismo contro i bianchi euroamericani. Siamo stanchi del razzismo dei neri africani e afro americani, come di quello dei nazi maomettani contro i bianchi euro americani e contro i cristiani e gli ebrei.
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Io sto con i poliziotti che hanno difeso la legge e il buon diritto contro i criminali di qualsiasi colore.

Terrence Floyd, fratello di George Floyd, chiede proteste pacifiche sulla scena della morte di suo fratello.
https://www.facebook.com/FoxNews/videos ... 9799261910

Alberto Pento
Non vi è alcuna giustificazione per le devastazioni, i saccheggi delle proprietà, i maltrattamenti delle persone, le violenze contro i bianchi e gli omcidi degli euroamericani.
Queste sono reazioni criminali disumane e incivili di rappresaglia razzista e feroce, questo è razzismo tribale, etnico, ideologico politico-religioso (internazi comunista e nazi maomettano) puro da respingere e combattere militarmente.
Bene fa Trump a dichiarare lo Stato di emergenza nazionale e schierare l'esercito con l'ordine di sparare per difendere la legalità, i cittadini e i loro beni.

Gli USA non sono un paese razzista infatti prima di Trump, per due mandati vi è stato un presidente mulatto Obama, a dimostrazione che questo paese oltre ad essere uno dei più democratici della terra è anche uno dei meno razzisti che esista dove anche un afroamericano, non clandestino, può diventarne il Presidente.





Vi ricordate del clandestino africano criminale assassino Kabobo che uccise a picconate tre milanesi incontrati per la strada a Milano?

"Kabobo ha ucciso a picconate papà. Ma lo Stato mi dà solo 7mila euro"
Claudio Cartaldo - Dom, 22/10/2017


https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 55141.html


La denuncia di Andreaa Masini, figlio di una delle vittime del clandestino Kabobo: "Il risarcimento dello Stato? Una presa in giro"

Era il maggio del 2013 quando Kabobo, il clandestino immigrato con precedenti penali che viveva a Milano, uscì in strada armato di machete e uccise tre persone.

Prima la mannaia, poi un piccone. Divenne il terrore del quartiere Niguarda e sotto la sua furia omicida caddero Ermanno Masini, 64 anni, Alessandro Carolé (40) e Daniele Carella.

Oltre al dolore, per le famiglie delle vittime si è aperta anche la stagione della beffa. Come spiegato ieri, infatti, lo Stato ha approvato una legge per istituire il fondo per risarcire le vittime (e i loro parenti) dei reati violenti (omicidio, stupro, ecc) commessi da persone nullatenenti. Insomma: se un criminale senza un soldo commette un reato orrendo, spesso le vittime rimangono senza risarcimento perché non è possibile rivalersi su nessun patrimonio del colpevole. E così ci dovrebbe pensare lo Stato a risarcire. Ma se fino a qualche mese fa il Fondo era rimasto una chimera (approvata la legge in ritardo, nonostante i moniti dell'Ue), ora la commedia si è trasformata in farsa. Le cifre previste per gli indennizzi fanno gridare allo scandalo: solo 3mila euro per i feriti, 7.200 per i parenti dei defunti e meno di 5mila euro per uno stupro.

Come nel caso di David Raggi, il ragazzo massacrato a Terni da un immigrato clandestino, anche nel caso di Kabobo le famiglie delle vittime non hanno visto un euro. "L' uomo che ha ucciso mio padre era un immigrato irregolare, con precedenti penali, che aveva già dimostrato una forte tendenza alla violenza - dice Andrea Masini, figlio di Ermanno, alla Verità - Non era una brava persona. Qualcuno mi deve dare risposte sul perché fosse in giro". Dopo la condanna a 20 anni, Kabobo ora si trova in carcere. Ma le spese legali della famiglia non verranno risarcite dal condannato, perché non ha in tasca un becco di quattrino. "Ho dovuto sostenere ingenti spese legali, per le perizie psichiatriche, per fare in modo che questa persona potesse andare in carcere - spiega Masini - Ma lui è nullatenente e nessuno le ripagherà, nonostante la condanna".

Decine di migliaia di euro spesi per impedire che l'avvocato difensore dell'immigrato convincesse il giudice che Kabobo fosse incapace di intendere e di volere. "Le analisi fatte dal nostro perito dicevano altro - spiega a La Verità Masini - parlavano di un disagio e di un comportamento che proviene da una cultura diversa dalla nostra, ma non di una persona folle. Era lucido quando ha ucciso. E pensarlo in ospedale psichiatrico o rivederlo libero dopo poco avrebbe ucciso anche me".

Il giudice alla fine del processo costrinse l'assassino a risarcire il figlio della vittima con 200mila euro. Non li ha, quindi ora interverrà lo Stato. Con quanto? Appena 7.200 euro. Sempre che arrivino davvero. "È una presa in giro - attacca Masini - La perdita di mio padre ovviamente non si può quantificare, però anche in termini pratici la cifra non si avvicina nemmeno a quanto ho speso in questi anni. In realtà preferirei che non mi venissero dati, sarebbe quasi una mancanza di rispetto"
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:20 pm

Quello di razzismo contro i bianchi, o razzismo antibianco, è un concetto che identificherebbe un razzismo o un'intolleranza specificatamente orientata verso individui antropologicamente classificati come caucasici, i bianchi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Razzismo_contro_i_bianchi

Negli Stati Uniti, ricercatori nel campo della sociologia come Jessica T. Simes e psicologi come Len Lecci e James D. Johnson parlano di una forma di odio verso i bianchi, al quale si riferiscono con le espressioni "sentimento antibianco" e "atteggiamenti antibianchi".

Uno studio dell'American Society of Criminology (ASC) analizzò le variazioni nei presunti crimini d'odio commessi ai danni dei bianchi; al netto delle disparità economiche e delle variazioni demografiche, il gruppo dei "bianchi" (primo nella vittimologia generica) fu classificato come il secondo gruppo più colpito dall'odio discriminatorio. Nella classifica dei delitti commessi per ideologia razzista, i bianchi sarebbero le vittime più numerose da parte di altri gruppi etnici (neri, ispanici, asiatici), dopo i neri afroamericani (da parte di bianchi, ma anche ispanici e asiatici), proprio in virtù dell'appartenenza all'etnia bianca europea e non per motivi di rapina, personali o sessuali.

Alcuni gruppi, specularmente al suprematismo bianco, propagandano il razzismo anti bianco e il potere nero fino al suprematismo al separatismo razziale in chiave di dominazione afroamericana, ad esempio i Black Muslims, il New Black Panther Party (NBPP) e la Nation of Islam. I discorsi di Khalid Abdul Muhammad mettevano spesso l'accento sull'odio verso i bianchi, così come fatto anche da Elijah Muhammad e Louis Farrakhan.. Le associazioni che si battono contro il razzismo negli Stati Uniti d'America come Anti-Defamation League e Southern Poverty Law Center, hanno classificato il NBPP come un "gruppo che fomenta l'odio" contro ebrei e bianchi non musulmani.

Nel 2016 l'ex militare Micah Xavier Johnson, militante del NBPP, realizzò la strage di Dallas durante una marcia pacifica di neri, con l'obiettivo di uccidere alcuni agenti di polizia come vendetta in seguito alle recenti uccisioni di cittadini afroamericani da parte delle forze dell'ordine. Tra le motivazioni, l'odio che Johnson provava per i bianchi.

https://en.wikipedia.org/wiki/Reverse_racism



Questa è una criminale razzista che accusa demenzialmente e calunniosamente persone innocenti. Questa andrebbe arrestata per istigazione alla violenza e gravi calunnie razziste.

CHE SUCCEDE NEGLI STATI UNITI? Ascoltate le parole di Mallory Tamika, che non le manda a dire a nessuno. Non si tratta di neri contro bianchi, o poliziotto buono contro cattivo. È una rivolta contro secoli di schiavitù, violenza e morte. È una rivolta per proteggere la vita di intere comunità.

"Siamo stanchi.
Non ci parlate di saccheggi,
voi siete gli sciacalli.
L'America ha saccheggiato i neri,
l'America ha saccheggiato le terre dei Nativi quando sono arrivati qui.
Sapete saccheggiare benissimo, l'abbiamo imparato da voi.
Abbiamo imparato la violenza da voi.
Quindi se volete che noi facciamo meglio,
e allora siate voi a fare di meglio!"

https://www.facebook.com/poterealpopolo ... 540432670/

Questa è una criminale razzista che accusa demenzialmente e calunniosamente persone innocenti. Questa andrebbe arrestata.




USA: DONNA MASSACRATA DAI NERI PERCHE’ DIFENDE IL SUO NEGOZIO
https://www.facebook.com/danco.ferrarin ... 480754554/


Cleveland, Ohio – questi italo-americani difendono con successo la loro panetteria dai saccheggi dei presunti antifascisti – in realtà volgari ladri.
https://twitter.com/i/status/1267227484300378112


Questa è stata la scena a Los Angeles questa mattina dopo una notte di saccheggio in un quartiere prevalentemente ebraico. Diverse imprese sono state distrutte e le sinagoghe sono state deturpate. https://forward.com/news/national/44769 ... ighborhood


Donne somale nazi maomettane partecipano al saccheggio
https://www.islamnograzie.com/minneapol ... get-store/
La Somal Democrat Ccongress Muslim del Minnesota, Ilhan Omar, è stata sorpresa ad alimentare i rivoltosi nel suo distretto sostenendo che “la nostra rabbia (per la morte di George Lloyd) è giusta”. Infatti, le donne che indossavano hijab sono state sorprese a saccheggiare il negozio target come la figlia di Omar procurandosi una “lista di provviste” i saccheggiatori ne avevano bisogno.
MadWorldNews La deputata del Minnesota ha osservato i rivoltosi saccheggiare il negozio Target, e si è rifiutata di condannarli. Invece, ha alimentato la rivolta, ora è fuori controllo e ancora in corso, facendo dichiarazioni che possono essere interpretate come dare ai rivoltosi una giustificazione.


Gli Antifa hanno bruciato la storica chiesa di San Giovanni vicino alla Casa Bianca. L’edificio è completamente in fiamme.
https://www.imolaoggi.it/2020/06/01/vio ... sa-bianca/


I rivoltosi di Black Lives Matter hanno dato fuoco a una casa multifamiliare con bambini all'interno e poi hanno impedito ai vigili del fuoco di intervenire
2 giugno 2020

https://www.islamnograzie.com/i-rivolto ... tervenire/

I rivoltosi di Black Lives Matter hanno dato fuoco a una casa multifamiliare con bambini all’interno e poi hanno impedito ai vigili del fuoco di intervenire

William Smith, il capo del dipartimento di polizia di Richmond in Virginia, è scoppiato in lacrime davanti ai membri della stampa mentre raccontava il caos che si è verificato durante le rivolte di sabato sera.

Smith descrive come i “manifestanti” abbiano intenzionalmente dato fuoco a una residenza con un bambino all’interno e poi abbiano impedito ai vigili del fuoco e ai servizi di emergenza di raggiungere l’incendio. Per fortuna, gli ufficiali sono stati in grado di aiutare i vigili del fuoco a sfondare la linea di Black Lives Matter e Antifa per raggiungere la casa e salvare i bambini

Smith osserva anche che il suo dipartimento di polizia ha informazioni che molti degli anarchici hanno viaggiato da tutto il paese per prendere parte ai disordini.

“Sappiamo che si tratta di uno sforzo organizzato. Ci impegniamo a identificare coloro che sono dietro di esso. E stiamo facendo ogni sforzo necessario per arrestare coloro che stanno facendo violenza alla nostra comunità, alla nostra città e ai nostri cittadini”, ha concluso Smith


Mostruosità contro una bianca disabile
https://www.facebook.com/LifeIsUnfair/v ... 079429064/


Le auto in una concessionaria di Oakland Mercedes-Benz sono state vandalizzate venerdì e almeno una è stata data fuoco durante le proteste in risposta alla morte coinvolta dalla polizia di George Floyd.
1 giugno 2020
https://www.facebook.com/FoxNews/videos ... 526843570/


David Dorn, capitano della polizia in pensione di St. Louis, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre proteggeva il banco dei pegni del suo amico dai saccheggiatori.
David aveva 77 anni, il suo omicidio è stato trasmesso in streaming su Facebook.
Anche la sua vita conta.

Usa, muore David Dorn, poliziotto afroamericano in pensione
Roberto Vivaldelli - Gio, 04/06/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/us ... 67942.html

David Dorn, 77 anni e afroamericano, ufficiale in pensione, è morto mentre stava proteggendo un negozio a St.Louis, ucciso dai criminali che stanno devastando l'America

Ci sono vite che valgono meno delle altre. È il caso di David Dorn, afroamericano di 77 anni e ufficiale della polizia in pensione, morto martedì in diretta Facebook mentre cercava di difendere un negozio dall'assalto dei manifestanti, a St.

Louis. Dorn è morto a seguito di alcuni colpi di armi da fuoco, secondo quando ricostruito dal commissario di polizia, John Hayden. L'uomo si era ritirato dal dipartimento di polizia di St. Louis nel 2007 e dal 2008 era il capo della polizia di Moline Acres, piccola città del Missouri. Per la sua morte nessuna marcia, nessuna protesta, né indignazione: la dice lunga su cosa siano diventate le proteste scoppiate negli Stati Uniti dopo la morte di George Floyd. La moglie di David Dorn, riporta Abc News, Ann Marie Dorn, ha spiegato che suo marito era un amico del proprietario del banco dei pegni e controllava spesso l'attività quando si attivavano gli allarmi.

La morte di Dorn è arrivata in una notte da dimenticare per la polizia americana. Nelle stesse ore un ufficiale di polizia è stato attaccato a New York City e quattro poliziotti sono stati uccisi a St. Louis dopo che le manifestazioni in tutta la nazione a seguito della morte di Floyd sono diventate sempre più violente. L'ufficiale del dipartimento di polizia metropolitana di Las Vegas Shay Mikalonis, 29 anni, è stato gravemente ferito mentre fronteggiava violenti manifestanti fuori dal Circus Hotel & Casino a Las Vegas. Nel frattempo, la polizia uccideva un uomo pesantemente armato che sembrava indossare un'armatura davanti a un tribunale federale nelle vicinanze.

La morte di David Dorn è stata pressoché ignorata dai media di orientamento liberal, compresa la Cnn, che ha quasi snobbato la notizia. "Dorn aveva 77 anni. La sua morte è stata mostrata su Facebook Live. Era un uomo di colore. Un uomo di famiglia. Un uomo buono. Le vite nere contano. Ma non per saccheggiatori, rivoltosi e agitatori. Diamo la colpa diquesto al razzismo sistemico?" si chiede Greg Gutfeld su Fox News. La sensazione è che i criminali che stanno mettendo a ferro e fuoco l'America possano concedersi e permettersi tutto, ma proprio tutto. Secondo Chris Cuomo della Cnn non c'è scritto da nessuna parte che i manifestanti debbano essere "educati e pacifici": "Ora troppi vedono le proteste come un problema. No, il problema è ciò che ha costretto i tuoi concittadini a scendere in piazza: ineguaglianze persistenti e ingiustizie", ha detto Cuomo ai suoi telespettatori. "E per favore, mostrami dove si dice che i manifestanti debbano essere educati e pacifici". In pratica, una legittimazione della violenza e della criminalità, che nulla hanno a che fare con la politica o con le sacrosante rivendicazioni della comunità afroamericana, colpita nel cuore dal brutale assassinio di George Floyd. Ma questo a sinistra, anche negli Usa, è concesso. E David Dorn può essere tranquillamente dimenticato, anche se era afroamericano, esattamente come Floyd.
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:22 pm

Questo è un euro-americano che ha cercato di difendere il suo negozio dal saccheggio criminale da parte degli afro-americani; guardate con quale e quanta disumana ferocia più che razzista, massacrano e depredano il pover'uomo a terra sanguinante e con le ossa rotte
http://www.imolaoggi.it/2020/05/31/usa- ... accheggio/

https://twitter.com/LibertyHangout?ref_ ... cheggio%2F

Nessuna indignazione, nessuna protesta, nessuna lacrima per il bianco massacrato e derubato dai razzisti neri che hanno devastato e saccheggiato le città americane.
Il bianco può crepare vero?
Il bianco non è un uomo vero?
Il bianco innocente è sempre colpevole vero?
Il bianco si può uccidere vero?
Nessuna protesta per il bianco vero?
Il bianco non merita nemmeno una lacrima vero?
https://twitter.com/i/status/1266926402269523969

Nessuna indignazione, nessuna protesta, nessuna lacrima per il bianco massacrato e derubato dai razzisti neri che hanno devastato e saccheggiato le città americane.

Questo è un euro-americano che ha cercato di difendere il suo negozio dal saccheggio criminale da parte degli afro-americani; guardate con quale e quanta disumana ferocia più che razzista, massacrano e depredano il pover'uomo a terra sanguinante e con le ossa rotte
https://twitter.com/i/status/1266926402269523969



Usa, proteste a Oakland: ucciso un agente
30 Maggio 2020

https://www.laprovinciacr.it/news/itali ... M.facebook

Durante gli scontri a Oakland, in California, nel corso di manifestazioni di protesta ieri sera, legate alla morte dell'afroamericano George Floyd, è stato ucciso un militare del Servizio di protezione federale e un altro è rimasto ferito. Entrambi erano in servizio davanti all'edificio federale quando sono stati raggiunti da colpi d'arma da fuoco. Durante le proteste, alle quali hanno preso parte almeno 7.500 persone, ci sono stati furti, incendi, atti vandalici. Diverse persone sono state arrestate.


Patrick Underwood agente federale afroamericano ucciso dai manifestanti criminali
https://eu.usatoday.com/story/news/nati ... 308024002/
L'agente ucciso vicino alla protesta in California è stato identificato; la sparatoria con un poliziotto dell'Ohio è stata "intenzionale", dice il capo.
Daisy Nguyen Associated Press
1 giugno 2020
https://eu.usatoday.com/story/news/nati ... 308024002/
OAKLAND, Calif. - Un ufficiale delle forze dell'ordine federali, ucciso durante una protesta, è stato identificato domenica, durante una sparatoria al tribunale statunitense di Oakland.
Dave Patrick Underwood, 53 anni, è morto per le ferite d'arma da fuoco subite dopo che qualcuno ha sparato dei colpi da un veicolo non identificato venerdì sera, ha detto l'FBI domenica.
Un altro agente è rimasto gravemente ferito nella sparatoria fuori dal Ronald V. Dellums Federal Building. Un aggiornamento sulle condizioni dell'agente non è stato rilasciato.
Nessuno è stato arrestato e non è stato determinato il movente della sparatoria. L'FBI, la polizia di Oakland e il Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms stavano indagando sulla sparatoria.


Morte Floyd a Minneapolis: la moglie del poliziotto arrestato chiede il divorzio
Kellie Chauvin, ex miss e sposata da 10 anni con l'agente accusato di aver soffocato l'afroamericano, ha notificato la richiesta di separazione: "È devastata"
30 maggio 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 258026195/

MINNEAPOLIS - Licenziato, arrestato con l'accusa di omicidio e ora lasciato anche dalla moglie, una ex reginetta di bellezza del Minnesota. Derek Chauvin, l'ex agente incriminato per la morte a Minneapolis di George Floyd, l'afroamericano che aveva immobilizzato a terra tenendo un ginocchio sul suo collo per nove minuti, ha ricevuto una richiesta di divorzio dalla moglie Kellie. "È devastata dalla morte di Floyd e desidera sciogliere il suo matrimonio", ha fatto sapere il suo avvocato dello Studio legale Sekula. I due sono sposati da 10 anni e non hanno figli. "Mio marito ha modi ruvidi, ma sotto l'uniforme è un tenerone", aveva detto la signora Chauvin in una intervista del 2018 durante il concorso di Miss Minnesota.

La donna, nata nel Laos e vissuta per anni in un campo di rifugiati, ha due figli da un precedente marito di cui era rimasta vedova. La casa della coppia nel sobborgo di Oakdale, fuori Minneapolis, è stata vandalizzata dalla folla arrabbiata. I manifestanti si sono ritrovati davanti all'abitazione mostrando cartelli alle auto di passaggio e gridando il nome di Floyd.

Kellie e Derek si erano conosciuti dieci anni fa in un ospedale di Minneapolis, dove lei faceva la radiologa e lui aveva portato un sospetto criminale per dei controlli. Lo stesso ospedale dove è morto Floyd lunedì scorso.

Chauvin è stato arrestato venerdì con l'accusa di omicidio preterintenzionale e omicidio di terzo grado: rischia una condanna massima di 25 anni. Il procuratore della Contea di Hennen, Mike Freeman, l'ha definita "l'incriminazione più veloce in un'indagine contro un agente di polizia".
L'ex agente, 44 anni, è stato ripreso in un video mentre preme il ginocchio sul collo di Floyd, dichiarato morto poco dopo essere stato trasportato in ospedale. Il video-denuncia e la morte hanno suscitato proteste a Minneapolis e in tutti gli Stati Uniti.
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:22 pm

Se il razzista è nero e odia i bianchi, è politically correct
1 luglio 2017

http://blog.ilgiornale.it/rossi/2017/12 ... y-correct/

Prendete il New York Times, la Bibbia liberal dei progressisti di tutto il mondo. La voce della sinistra radical-chic che sogna global, dei fighetti che stanno sempre dalla parte degli ultimi (con i soldi dei primi). Il giornale del multiculturalismo ideologico e dei poteri economici, dell’anti-razzismo e dei Maestri illuminati della finanza apolide.

Bene, ora prendete un giurista afro-americano di nome Ekow Yankah che insegna Diritto alla Yeshiva University di New York; attivo nel Partito Democratico come Capo del Consiglio degli Avvocati del DNC e i cui articoli sono ospitati regolarmente sul New York Times appunto e sul Huffington Post.

Ora miscelate tutto, shakerate con forza e bevete il cocktail di un razzismo così violento, ignorante, spudorato e repellente al confronto del quale un volantino del Ku Klux Klan sembra un testo di integrazione multirazziale.
Solo che siccome questa volta il razzista è nero e l’odio è contro i bianchi, allora per l’ipocrisia di sinistra è politically correct.

Se il razzista è nero, il suo razzismo è politically correct perché considerato un atto di difesa contro i bianchi

UN DELIRIO POLITICALLY CORRECT
Qualche giorno fa il Prof. Yankah, in un editoriale ospitato sul New York Times, si è domandato: “i miei figli possono essere amici dei bianchi?”.
Ovviamente la sua risposta è no. I suoi figli non possono essere amici dei bianchi. E non perché lui è un razzista ma perché lo sono i bianchi; quindi siccome i bianchi sono razzisti allora lui insegnerà ai suoi figli a non avere amici bianchi. Semplice no?

Ma perché i bianchi sarebbero razzisti?
Innanzitutto perché sono bianchi; e quindi portano una sorta di marchio d’infamia razzista per l’eternità a causa dello schiavismo.

Poi perché bianchi sono quelli che hanno votato Trump e la sua elezione costringe il povero professore nazi-black a ricordare ai suoi ragazzi la lezione delle vecchie generazioni; cioè “insegnerò loro il sospetto e insegnerò loro la sfiducia” e quindi insegnerà loro a tenersi alla larga dai bianchi cattivi.

Per carità lui scrive queste cose con “il cuore spezzato” ma purtroppo non ci sono alternative: “La storia ha fornito alla gente di colore pochi motivi per avere fiducia dei bianchi (…) e questi ultimi mesi hanno messo in risalto il disprezzo con il quale il paese misura il valore delle minoranze”.

E l’elezione di Trump ha fissato nella mente del povero giurista nero “un pensiero terribile ma familiare ai neri americani: non puoi fidarti di queste persone”, cioè dei bianchi.

E attenzione, non solo dei bianchi che hanno votato Trump ma anche di quelli che odiano Trump ma non fanno di tutto per contestarlo.

Come ha scritto Scott Greer: quello espresso qui “è un concetto folle che mina gli insegnamenti sulla razza degli ultimi 60 anni” cioè di non “giudicare qualcuno dal colore della pelle ma dal proprio carattere individuale”. Il professore liberal progressista invece afferma il contrario trasformando la razza nel “fattore principale per giudicare una persona”.

Possiamo solo immaginare cosa sarebbe successo se un giurista bianco avesse pubblicato un editoriale affermando di voler insegnare ai propri figli a non avere amici neri. Probabilmente gli avrebbero tolto l’insegnamento, sarebbe stato linciato sui media (e non solo lì) e forse denunciato per istigazione razziale.
Ma se il razzista è nero, la sua discriminazione è solo un atto di difesa; perché il razzismo contro i bianchi è un razzismo vittimistico: io vi odio perché voi odiate me.

Questo sul New York Times è un delirio razzista per certi versi più pericoloso di quello dei suprematisti bianchi.
Perché è un razzismo espresso dall’élite liberal e legittimato dal potente sistema dei media; perché quello che preoccupa è che Enkow Yankah insegna il suo razzismo anti-bianchi all’Università, così come lo fa, per esempio, la professoressa Jessie Daniels, sociologa (bianca) della City University di New York che pochi giorni fa ha spiegato che le famiglie composte di bianchi e che “riproducono bambini bianchi”, generano il razzismo in quanto legittimano la supremazia bianca nel Paese. E che quindi solo le famiglie multirazziali dovrebbero essere agevolate: “Se sei un bianco che si definisce anti-razzista ma poi fai dei figli bianchi, allora sei parte del problema”. Insomma se sei bianco o bianca e non vuoi essere complice del razzismo devi procreare con una donna o un uomo neri.
Una così dovrebbe essere rinchiusa in una clinica psichiatrica invece insegna in un’università pubblica americana.

L’odio ideologico nei confronti di Trump impedisce all’élite intellettuale liberal di riconoscere che le minoranze razziali sono tutelate dalla Costituzione americana; da quel XIV Emendamento che rappresenta una delle più grandi conquiste civili di tutti i tempi e che fu promosso e voluto da legislatori bianchi (e repubblicani visto che gli schiavisti furono storicamente i Democratici).

Il razzismo di un razzista è facile da combattere, perché visibile, esecrabile, spesso caricaturale; certo violento ma facilmente perseguibile dall’opinione pubblica.
Ma il razzismo dell’anti-razzista è subdolo, nascosto, ipocrita perché considerato politically correct dall’élite. Un po’ come il fascismo degli anti-fascisti.
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:24 pm

Nella morte del cittadino americano nero a Minneapolis, arrestato dalla polizia dopo che si era rifiutato di fermarsi all'alt e bloccato a terra con un ginocchio sul collo, non vi è alcun elemento razzista.

Shock a Minneapolis, George Floyd muore bloccato da agenti
«Lasciatemi, non riesco a respirare». Appello drammatico di George Floyd avvenuto a Minneapolis e che riporta la mente alla morte di Eric Garner a New York nel 2014
27 Maggio 2020
https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it ... video.html



La presa al collo che ha ucciso George Floyd era stata denunciata dalla serie «Orange is the New Black»
Eugenio Spagnuolo
29 maggio 2020

https://www.gqitalia.it/news/article/ge ... -new-black

L’agente di polizia tiene immobilizzato a terra il prigioniero con un ginocchio sul collo. Questi prova a liberarsi dalla presa mortale, inutilmente. Dice: «I can't breathe» (non respiro) e via via il respiro si affievolisce e muore. La scena atroce della morte di George Floyd a Minneapolis purtroppo è un film già visto. Nel vero senso della parola: è così che muore, nel 12° episodio della quarta stagione di Orange is The New Black, la «detenuta» Poussey Washington (Samira Wiley), per mano di un agente della penitenziaria. Un momento topico per la serie di Netflix: la morte di Poussey scatena infatti una rivolta che terrà banco per tutta la quinta stagione di OITNB.

Inquietante preveggenza degli autori? Niente affatto: semplice resa narrativa di qualcosa che era già noto a tutti. E che Jenji Kohan e Piper Kerman, rispettivamente showrunner della serie e autrice del libro da cui ha preso le mosse hanno voluto raccontare in Orange is the New Black, per denunciarlo un’ennesima volta. La tecnica del ginocchio sul collo usata dalla polizia americana per immobilizzare qualcuno è infatti stata spesso oggetto di proteste. Scrive la Cnn: «La knee-to-neck-move è vietata da alcuni dei principali dipartimenti di polizia metropolitana, ma la polizia di Minneapolis consente alla polizia di trattenere il collo dei sospetti se sono aggressivi o resistono all'arresto. Floyd era disarmato e ammanettato quando era bloccato a terra».

Da anni le organizzazioni dei diritti civili come Black Lives Matter sostengono che quella tecnica di immobilizzazione andrebbe bandita perché pericolosa. Il motivo lo spiega sempre la Cnn: «A seconda del modo in cui viene posizionata la testa di qualcuno e del peso della persona che esercita una pressione sul collo, la manovra può causare danni significativi, secondo Seth Stoughton, professore associato di diritto presso l'Università della Carolina del Sud». Stoughton, coautore di Evaluating Uses of Force of Force ha identificato tre modi in cui gli agenti possono causare lesioni usando quella mossa. Tutti e tre causano asfissia posizionale: il fermato non riesce a respirare completamente, quindi perde gradualmente ossigeno e perde conoscenza. Stroughton, che è stato ufficiale di polizia, nel suo libro sull'uso della forza, scrive: «Gli agenti dovrebbero evitare di mettere il loro peso corporeo sul collo o sulla testa del soggetto; la pressione di una tale posizione può fratturare l'osso ioide o la colonna cervicale. Inginocchiarsi al collo per un lungo periodo di tempo potrebbe essere fatale».

La morte di Poussey, uno dei personaggi più amati di OITNB, a causa proprio di quella tecnica di contenimento non è l’unica denuncia degli autori verso la giustizia americana e i modi spicci della polizia. In un altro episodio, un giovane nero perde la vita per mano di un poliziotto corrotto, che si difenderà parlando di aggressione. E continui sono i riferimenti alle storture del sistema carcerario americano dove la gran parte della popolazione carceraria ha origini afroamericane. L’episodio in cui muore Poussey, è stato scritto da Tara Herrmann e Jenji Kohan ispirandosi a fatti reali, resi noti dal movimento Black Lives Matter come la morte di Eric Garner, soffocato da un poliziotto nel 2014, mentre vendeva sigarette per strada a New York . Le sue ultime parole furono «I can’t breathe», le stesse pronunciate da Poussey nella finzione di OITNB e da George Floyd.

Eppure, questo non è bastato a far mettere definitivamente fuori legge la knee-to-neck-move. Almeno non ovunque. Scrive sempre Cnn che il dipartimento di polizia di Minneapolis consente agli ufficiali di arresto di utilizzare due tipi di restrizioni per il collo, ma solo gli ufficiali di polizia addestrati possono usarli, secondo il Manuale delle procedure. Ma non è così, al punto che qualche anno fa il capitano di Polizia Sonia Pruitt, portavoce della National Black Police Association, aveva chiesto ai membri di altri dipartimenti di polizia se avevano ricevuto addestramento per applicare quella mossa pericolosa, perché aveva visto che veniva usato ripetutamente, in particolare con i sospetti neri.



Minneapolis, l’autopsia su George Floyd: «Ginocchio sul collo per 9 minuti»
30 maggio 2020

https://www.corriere.it/esteri/20_maggi ... 7b00.shtml

L’autopsia su George Floyd ha accertato che «non ci sono elementi fisici che supportano una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento» sull’afroamericano morto a Minneapolis dopo che un agente bianco gli ha tenuto un ginocchio sul collo per 8 minuti e 53 secondi mentre era a terra. Secondo il referto, riportato dai media americani, «gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte». Ma la famiglia di Floyd vuole una autopsia indipendente dopo che quella del coroner della contea di Heppepin ha escluso asfissia traumatica e strangolamento. Lo rende noto il suo avvocato, secondo il quale i familiari di Floyd non si fidano delle autorità di Minneapolis.

Il Pentagono ha allertato l’esercito. Lo si vuole dispiegare a Minneapolis per sedare gli scontri. E anche a Washington non accennano a diminuire le proteste davanti alla Casa Bianca. Se fossero riusciti a superare la cancellata, i dimostranti «sarebbero stati accolti dai cani più feroci e dalle armi più minacciose che io abbia mai visto. E questo sarebbe stato il momento in cui la gente si sarebbe fatta veramente male, almeno», twitta Donald Trump, complimentandosi con gli agenti del Secret Service per essere stati non solo «totalmente professionali» ma anche «molto cool». Secondo il Guardian, i manifestanti hanno lanciato acqua contro gli agenti dei Servizi segreti schierati, mentre alcuni denunciano sui social l’uso dei lacrimogeni sulla folla.

Intanto è stato proclamato lo stato d’emergenza ad Atlanta. Mentre il governatore del Minnesota Tim Waltz ha rivolto un appello ai manifestanti: «Capisco la rabbia, ma la situazione è incredibilmente pericolosa. Dovete andare a casa». In una conferenza stampa il governatore ha detto che in questo momento nella città il numero di poliziotti dispiegati è tre volte quello delle proteste contro la segregazione razziale negli anni 60. «Tutto questo non riguarda la morte di George Floyd, né le diseguaglianze, che sono reali. Questo è il caos», ha detto Waltz visibilmente provato. «Ci sono persone là fuori che vogliono solo creare conflitti».




Minneapolis, arrestato poliziotto coinvolto nella morte di Floyd. Caos in città, bruciato il commissariato
Minneapolis, afroamericano ucciso dalla polizia: commissariato in fiamme, un morto

https://www.ilmessaggero.it/mondo/minne ... 56650.html

Derek Chauvin, il poliziotto di Minneapolis coinvolto nella morte dell'afroamericano George Floyd, è stato arrestato. Lo riporta l'agenzia Bloomberg. Chauvin è l'agente che, premendo sul collo di Floyd, lo ha soffocato.

Non si placano le tensioni a Minneapolis nel mezzo dello sdegno per la morte del 46enne afroamericano. La Cnn riferisce di un commissariato dato alle fiamme, spiegando che gli agenti avevano eretto una recinzione intorno alla stazione di polizia presa d'assalto da migliaia di manifestanti che l'hanno abbattuta. Alcuni dimostranti sono riusciti ad arrampicarsi e ad appiccare il fuoco all'interno degli uffici. Il commissariato è stato così evacuato «nell'interesse della sicurezza del personale».

Intanto Il corrispondente della Cnn Omar Jimenez e la sua troupe sono stati rilasciati dopo l'arresto in diretta durante la copertura delle proteste di Minneapolis. Lo scrive la stessa emittente sul suo sito. Jimenez è stato arrestato mentre riferiva in diretta dalle proteste a Minneapolis e dopo essersi chiaramente identificato come reporter agli agenti. Sono stati ammanettati anche i membri della troupe di Jimenez. La Cnn ha reagito definendo l'accaduto «una violazione del primo emendamento». Il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente; e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti.

Donald Trump twitta mentre infuria la protesta a Minneapolis dopo la morte del 46enne afroamericano George Floyd rimasto soffocato durante un fermo di polizia. «Non posso sopportare di vedere quanto sta accadendo in una grande città americana, Minneapolis», scrive il presidente americano, che critica il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey e parla di «totale mancanza di leadership». «O il molto debole sindaco di estrema sinistra - afferma Trump - riporta la città sotto controllo o invierò la Guardia nazionale». «Questi delinquenti disonorano la memoria di George Floyd e non permetterò che questo accada - aggiunge il presidente - Ho appena parlato con il governatore Tim Walz e gli ho detto che i militari sono con lui». «Quando iniziano i saccheggi - conclude - si inizia anche a sparare».

La Guardia nazionale del Minnesota ha annunciato su Twitter la mobilitazione delle sue unità. «Abbiamo attivato più di 500 soldati per Saint Paul, Minneapolis e le comunità limitrofe - si legge - La nostra missione è proteggere le vite, tutelare le proprietà e il diritto a manifestare in modo pacifico».

«È inaccettabile quello che abbiamo visto nelle ultime ore e nelle ultime due notti in termini di saccheggi», ha detto il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey. «Le nostre comunità - ha detto nelle dichiarazioni riportate dalla Cnn - non possono tollerarlo e non lo tollereranno». Il sindaco ha proclamato lo stato di emergenza di 72 ore nella città del Minnesota. E ha chiesto aiuto al governo del Minnesota e alla Guardia Nazionale per cercare di «tenere sotto controllo la situazione».

Sette feriti in Kentucky. Sette persone sono state ferite in una sparatoria durante una protesta a Louisville, Kentucky, per l'uccisione in marzo di una afroamericana, Breonna Taylor, 26 anni, nel corso di una perquisizione da parte di tre agenti bianchi nella sua casa. Le tensioni stanno montando sull'onda del caso di George Floyd. Il sindaco Greg Fisher ha riferito che nessun agente ha aperto il fuoco. Alcuni video sui social sembrano mostrare che gli spari sono stati esplosi mentre i dimostranti circondavano un'auto della polizia.



Minneapolis: arrestato Derek Chauvin, il poliziotto che ha ucciso George Floyd
29 maggio 2020

https://www.fanpage.it/esteri/minneapol ... rge-floyd/


Derek Chauvin, l'agente di polizia di Minneapolis coinvolto nella morte dell'afroamericano George Floyd, è stato arrestato. Deve rispondere di omicidio colposo. Lo rende noto l'agenzia Bloomberg. Chauvin è il poliziotto che, premendo sul collo di Floyd, lo ha soffocato.

Di pari passo alle proteste che stanno mettendo a ferro e e fuoco Minneapolis proseguono dunque le indagini per fare luce sulla morte di George Floyd: Andrea Jenkins, vicepresidente del consiglio cittadino, ha fatto sapere che l'afroamericano e l'agente si polizia si conoscevano, avendo lavorato per la sicurezza dello stesso night club, il Nuevo Rodeo. "Si conoscevano, erano colleghi da molto tempo" ha detto Jenkins, confermando le parole dell'ex proprietaria del club, Maya Santamaria, secondo cui i due avevano lavorato per il suo locale nello stesso periodo, pur specificando di non essere sicura che si conoscessero, perché Chauvin "lavorava all'esterno", mentre Floyd "all'interno" del locale. L'ha rivelato il Washington Post.

George Floyd è deceduto dopo essere stato arrestato e trattenuto a terra da Chauvin, che per diversi minuti gli ha premuto il ginocchio sul collo, impedendogli di respirare. La morte dell'uomo ha scatenato le proteste degli afroamericani in città, che chiedono giustizia; il poliziotto è stato arrestato e formalmente indagato per omicidio mentre i suoi tre colleghi, che hanno assistito impassibili alla scena, sono stati licenziati e non è escluso che anche loro vengano incriminato per aver concorso alla tragedia.

Chi è Derek Chauvin

Quello di Chauvin era da tempo il profilo di un uomo che probabilmente mai si sarebbe dovuto occupare di ordine pubblico: il poliziotto in 19 anni di carriera ha infatti collezionato molte denunce per uso eccessivo della forza e almeno una causa relativa ad un’accusa di violazioni dei diritti costituzionali federali di un prigioniero. Già nel 2006 il nome dell'agente compariva tra quelli dei poliziotti che dopo essere entrati in una casa di Minneapolis, nell’ambito del caso Reyes, spararono contro l'uomo, che aveva tentato la fuga a bordo del suo camion e non rappresentava più una minaccia per la loro incolumità. Malgrado quella controversa vicenda Chauvin rimase in servizio e appena due anni più tardi fu protagonista di un altro episodio: dopo essere entrato in casa Ira Latrell Toles, una ragazza di 21 anni, ingaggiò con lei una colluttazione al termine della quale le sparò due colpi all'addome.

Contestata perversa indifferenza a vita

Al poliziotto è stato contestato l'"omicidio di terzo grado", una definizione data al reato di omicidio in tre stati, tra cui il Minnesota, dove il "terzo grado" è riferito ai casi di omicidio in cui si è verificata una "perversa indifferenza alla vita". Il massimo della pena è di 25 anni di carcere
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:26 pm

La violenza criminale negli USA e la conseguente violenza della Polizia.


I metodi violenti dei poliziotti in Usa non creano indignazione. Da noi gettano fango
Gian Micalessin - Mar, 30/07/2019

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 33498.html

«Questo tizio ha pugnalato più volte un poliziotto e lo ha ucciso. E il (Washington) Post si preoccupa perché è stato bendato per un po' di tempo?».

Il commento di tale Franck Dudley Berry Jr. in calce al pezzo in cui il quotidiano americano descrive la foto del 18enne Christian Hjorth, complice di Finnegan Lee Elder, l'assassino materiale del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, riassume lo spirito con cui tanti lettori statunitensi hanno accolto l'immagine di quel criminale ammanettato e bendato dopo la cattura. Uno spirito ben diverso da quello trasmessoci da tanta nostra stampa pronta a far le pulci ai servitori dello Stato anche quando riposano sul marmo dell'obitorio.

Per l'America legalista e rispettosa del lavoro dei poliziotti, l'immagine di quel delinquente bendato non comporta né turbamento, né scandalo. Semmai la turba constatare che un proprio concittadino s'è trasformato in un teppista assassino meritevole della pena di morte in base alle leggi della maggior parte degli stati americani. Del resto, anche volendo far polemica, gli americani non hanno grandi esempi da offrire. Per capirlo partiamo da un episodio analogo del luglio 2012. In quei giorni l'afro americano Milton Hall si presenta in strada nella cittadina di Saginaw nel Michigan minacciando con un coltello alcuni poliziotti. Per tutta risposta questi - come racconta in un servizio dell'epoca la Cnn - estraggono le pistole e lo impallinano 46 volte in meno di cinque secondi. In Italia invece Luigi Preiti, il mentecatto che il 28 aprile 2013 sparò, riducendo in sedia a rotelle il brigadiere Giuseppe Giangrande in servizio a Palazzo Chigi durante il giuramento del governo Letta, è ancora vivo perché catturato senza sparare un colpo dagli altri carabinieri.

Paragoni a parte i cittadini statunitensi sono abituati a tutt'altri metodi. Per capirlo basta il rapporto di «Amnesty International» intitolato «Una forza mortale, la violenza della polizia negli Usa». Stando al rapporto «Tutti i 50 Stati e il distretto di Columbia non rispettano gli standard internazionali sull'uso di forza letale da parte della polizia». Un'affermazione che trova conferma nelle statistiche di «Mapping Police Violence», il sito che tiene conto delle persone, colpevoli o meno, cadute sotto i colpi dei poliziotti americani. Stando a quel sito, le vittime degli interventi di polizia sono state 1149 nel 2014, 1307 nel 2015, 1152 nel 2016, 1147 nel 2017 e 1164 nel 2018. Numeri analoghi a quelli di una guerra, se pensiamo che Washington ha lasciato 4442 morti in Irak e quasi 2400 in Afghanistan. Ma ancora più inquietanti, se paragonati agli standard italiani e alla presunta «indignazione» americana registrata dai nostri media, sono le circostanze di quelle morti e le reazioni delle autorità. Un'indagine del Dipartimento di Giustizia americano rivela che «per il 52% dei funzionari di polizia non è infrequente chiudere un occhio su condotte improprie». E per la stessa fonte «il 43 per cento degli agenti concorda con l'idea che seguire le regole non sia compatibile con la necessità di portare a termine il proprio lavoro». Sempre per il Dipartimento di Giustizia, «l'84 per cento dei poliziotti è stato testimone diretto dell'utilizzo di violenza spropositata da parte di un collega». Dati ancor più inquietanti se s'analizza il colore della pelle delle vittime. Stando al quotidiano inglese The Guardian nell'America garantista, tanto cara ai giornalisti italiani prontissimi a biasimare i carabinieri, gli afro americani, e le persone di pelle scura, corrono un rischio doppio rispetto ai bianchi di venir uccisi dalla polizia anche se disarmati. Insomma, persino nella tragedia di un coraggioso servitore dello Stato e nell'obbrobriosa vicenda di due teppistelli arrivati ad uccidere in un'Italia scambiata per il paese dei balocchi, la stampa più allineata ai luoghi comuni della sinistra ha fatto di tutto per gettare fango sulla condotta, in larga parte esemplare, delle nostre forze dell'ordine. Perché se il disfattismo è la virtù nazionale, i giornalisti di sinistra e i loro partiti di riferimento ne sono i veri campioni.



I poliziotti americani non hanno tutti i torti | Tempi
RodolfoCasadei
17 dicembre 2014

https://www.tempi.it/blog/i-poliziotti- ... i-i-torti/

Gli Stati Uniti non sono un paese che ho conosciuto da vicino. Solo una volta sono stato di passaggio ad Atlanta, al tempo del golpe soft in Honduras dove andai a intervistare il presidente ad interim Roberto Micheletti. Però vorrei dire la mia sulla questione all’ordine del giorno, quella su cui si stanno esercitando i commentatori: il tema della presunta brutalità poliziesca tinta di razzismo della polizia americana.

Che i poliziotti statunitensi di ogni colore – bianchi, neri, gialli e latinos – si mostrino più aggressivi con gli afroamericani che con gli altri cittadini americani, è un fatto segnalato dai numeri: benché i discendenti delle vittime della tratta schiavista rappresentino solo il 14 per cento della popolazione statunitense, è afroamericano il 29 per cento di coloro a cui le forze di polizia sparano.
Basta questo dato per accusare di razzismo la polizia americana?
Direi di no, se si tiene conto di un’altra statistica: a Ferguson, a Cleveland e a Phoenix agenti delle forze dell’ordine hanno sparato a neri disarmati (il primo e il terzo stavano commettendo un reato, il secondo era un ragazzino che stava comprando una pistola giocattolo), ma il 42 per cento di coloro che sparano a poliziotti negli Stati Uniti e di cui si riesce ad accertare la razza, risultano essere neri.
Le forze dell’ordine mostrano pregiudizio verso gli afroamericani, ma solo perché l’esperienza gli dice che mediamente sono più pericolosi degli altri gruppi di popolazione. Lo confermano anche gli organi della giustizia americana, che mandano dietro alle sbarre una percentuale di afroamericani molto più alta della percentuale di bianchi e di americani di tutte le razze: secondo le stime più favorevoli, il tasso di incarcerazione dei neri è del 2,2 per cento, mentre quello della popolazione generale è dello 0,7 per cento (fra i bianchi è lo 0,4). Possiamo discutere le cause del maggior tasso di criminalità dei neri rispetto alle altre componenti della popolazione statunitense, possiamo attribuirlo a ingiustizie sociali e a emarginazione frutto di atteggiamenti razzisti verso i neri, al peso della storia e agli ambienti urbani dove tanti appartenenti a questa minoranza nascono e crescono, ma resta il fatto che il poliziotto medio non ha torto quando teme un atto aggressivo da parte di un nero più di quanto lo tema da parte di un bianco. Più che denunciare il razzismo, bisognerebbe concentrarsi sulle condizioni di vita degli afroamericani, sulle criticità che dipendono da loro stessi e su quelle che dipendono dalla società tutta intera.

Non saranno razzisti veri e propri, i poliziotti americani, ma sono gente dal grilletto facile, replicano i commentatori: in un anno hanno ammazzato almeno 458 persone mentre erano in servizio, e si tratta quasi sicuramente di una sottostima. Secondo alcuni analisti le loro vittime sarebbero un migliaio. In Gran Bretagna e in Giappone, nello stesso periodo, la polizia non ha ammazzato nemmeno un delinquente, in Germania solo 8. Anche calcolando i superiori tassi di criminalità americani e il maggiore numero di abitanti degli Usa rispetto ai paesi citati, pare proprio di essere davanti a una carneficina inaccettabile per un paese industrializzato e con alto indice di sviluppo umano. Che però diventa un filo meno sproporzionata quando la si confronta col numero dei poliziotti americani caduti in servizio nel corso di un anno: ben 46. Anche questa cifra surclassa quelle analoghe dei paesi evoluti. E allora per forza di cose si arriva alla questione delle questioni: quella delle armi. Negli Usa il diritto dei cittadini di possedere armi è tutelato dalla Costituzione nel secondo emendamento. Fa parte della filosofia individualista di vita americana, per la quale il diritto del singolo all’autodifesa deve essere garantito e promosso. Fa parte della storia di un paese impegnato a colonizzare terre selvagge e senza legge, abitate da indigeni ostili, per più di un secolo. Ma restare fedeli alla propria storia e a una certa visione della vita e dei diritti ha il suo prezzo: negli Usa circolano 300 milioni di armi personali, con un tasso pro capite prossimo a 1 arma per abitante che è il più alto del mondo. Mettetevi nei panni del poliziotto americano: quando lo chiamano per un intervento d’emergenza, la prima cosa che pensa è che si troverà davanti a criminali armati; quando ferma automobilisti indisciplinati e sospetti, pensa che tireranno fuori un’arma dal cruscotto e gli spareranno a bruciapelo non appena abbassato il finestrino. Nel solo distretto di New York, l’anno scorso gli agenti del NYPD sono stati coinvolti in 200.000 interventi dove avevano a che fare con persone armate. Giorno dopo giorno questo stress forma una mentalità, crea dei riflessi condizionati, produce quella personalità aggressiva e incline alla perdita dell’autocontrollo delle cui imprevedibilità tanti turisti e viaggiatori italiani negli States giurano di avere fatto esperienza.

Gli americani vogliono che le forze dell’ordine garantiscano la sicurezza in un paese dove circolano 300 milioni di armi. Nel 2008 la Corte Suprema ha confermato il diritto dei cittadini a possedere e portare armi. Gli stessi non possono lamentarsi troppo se poi la polizia si comporta come si comporta.



Poliziotti d’America: vittime e carnefici
VITTORIO ZUCCONI
la Repubblica, 11 luglio 2016, pag. 6

http://www.vittoriotripeni.it/poliziott ... carnefici/

Per finalità di studio, non essendo disponibile in rete, ho trascritto quest’articolo di Vittorio Zucconi. È stato estratto da pagina 6 di la Repubblica di lunedì 11 luglio 2016.

Il detective del New Jersey che mi parla sotto l’obbligo legale dell’anonimato per tutti i 750mila agenti di polizia americani in servizio racconta il mondo visto dall’altra parte del muro: «Quando uno di noi in servizio uccide un uomo di colore, andiamo in prima pagina. Quando un uomo di colore uccide uno di noi, facciamo il funerale con le cornamuse, la vedova in nero, gli orfani con l’abito della festa e la bandiera e non gliene frega niente a nessuno».

Conosco questo cop, questo piedipiatti come si dice nello slang americano, da anni. I suoi figli giocano a basket e baseball con i miei nipoti nei sobborghi ovest di New York. La moglie cucina lasagne e melanzane alla parmesan come vuole la loro origine italiana e la sua storia potrebbe essere ripetuta da uomini e donne, bianchi, neri, bruni, asiatici, irlandesi, italiani, latinos che lavorano con il “badge” di metallo in tasca e la pistola d’ordinanza alla cintola o nella fondina sotto l’ascella se in borghese, in tutte le 18mila organizzazioni di pubblica sicurezza Coast to Coast. «L’uniforme non ci può dare la licenza di uccidere. Ma da la licenza di essere uccisi».

Nella tavolozza di colori e umori acri che il pennello della “Guerra in Bianco e Nero” sta dipingendo sulla tela americana, appare l’immagine dell’insanabile ambiguità che nelle democrazie sempre circonda il lavoro della polizia. La visione del “Cruiser”, del barcone dipinto in bianco e blu o bianco e nero secondo le scelte delle contee, degli sceriffi, delle polizie metropolitane, che scivola silenzioso nella strade di notte o che arriva, ululando con “l’albero di natale”, le luci rotanti accese, nella propria strada, scatena sentimenti opposti: il sollievo di chi si sente minacciato da quella sagoma scura che si aggira attorno alla casa, il terrore di quella sagoma scura che sa di potere essere fatto secco senza avere fatto altro che essere una sagoma scura.

La percezione del ruolo della polizia cambia secondo il luogo dove ti trovi e secondo il colore della pelle. Lo stesso “Cruiser”, la stessa autopattuglia che “protegge e serve” nelle strade di Beverly Hills a Los Angeles, di Georgetown a Washington, di Times Square a Manhattan, è accolto come un’astronave di predator alieni nelle mean street, nelle strade malvagie di East Los Angeles, di Detroit, del Bronx, dei Projects, i casermoni popolari di Chicago. Nessun regolamento, nessuna sensibilizzazione, nessuna predica di capi o presidenti può cambiare la semplice, letale realtà che una poliziotta, lei stessa di pelle nera, raccontò all’Atlantic: «La reazione ti uccide, l’azione ti salva». Tradotto: se aspetti che quel sospetto cerchi di strapparti l’arma della fondina o estragga una delle 330 milioni di pistole che circolano è troppo tardi.

Quella violenza che ormai nugoli di smartphone riprendono e che le minicam installate sulle autopattuglia o indossate dagli agenti riprendono e la prova visiva di forze di polizia che sembrano più dedite ad abbattere che a proteggere. Mentre per loro le conseguenze legali degli omicidi in servizio, oscenamente evidenti, restano marginali. Soltanto tre casi su 100 di poliziotti accusati di avere ammazzato un sospetto, di avere usato excessive force, finiscono davanti a un giudice, incriminati. Per gli altri, l’impunità, la complicità, la comprensione di una magistratura che di quegli stessi cop ha bisogno per fare il lavoro d’indagine, è garantita.

Ma ciò che a noi, cittadini, sembra una guerra contro un solo nemico, “l’uomo nero”, il predator come fu definito da Bill Clinton negli Anni ‘90 stanziando miliardi per reclutare 180mila nuovi agenti in tutti gli Stati Uniti, alla “sottile linea blu”, ai poliziotti, sembra l’iniquità strumentale di una “sinistra” che non ha mai superato l’equazione fra cop e pig, questurino e maiale, scolpita negli Anni ‘60, non solo negli Usa, dalla retorica ideologica. Eppure le statistiche compilate dallo Fbi raccontano di una guerra con molte più sfumature di grigio. Nel 2015 più bianchi che neri sono stati uccisi dagli agenti: il 50% delle vittime erano bianchi, il 26% di colore. E la maggioranza degli uccisi portava un’arma. Non è neppure vero che siano poliziotti bianchi a sparare più disinvoltamente: gli agenti di colore, secondo una ricerca del Ministero della Giustizia del 2015, fanno fuoco 3 volte più facilmente dei colleghi bianchi. Gli agenti uccidono e sono uccisi: più di 100 all’anno cadono, 56 già nei primi sei mesi di questo 2016.

«Nelle Accademie di Polizia dove anch’io insegno — mi racconta il detective che spera di diventare tenente l’anno prossimo e andare in pensione a 45 anni con 20 di anzianità perché «non ne può più» — addestriamo le reclute a sparare sempre al bersaglio grosso, al torace, perché mirare alla gambe espone soltanto al rischio di essere sparati senza colpire niente». Ma in queste Accademie, dove decenni di sforzi non sempre vigorosi dovrebbero produrre più agenti di colore, il reclutamento è difficile. La paga buona, superiore alla media.

Fra straordinari e anzianità, un agente di 35 anni porta a casa 70-80mila dollari lordi annui, più di un operaio o vigile del fuoco e la pensione è pari allo stipendio. Ma migliaia di giovani afroamericani che vorrebbero arruolarsi sono respinti perché nel loro curriculum spuntano macchie, arresti per possesso di marijuana, reati minori da ragazzi, ma sufficienti per squalificarli. E la percentuale di cop con la pelle scura è inchiodata al 12 per cento della Forza. Simile alla percentuale della popolazione afroamericana, ma sproporzionata rispetto ai reati, che sono concentrati nella fascia di popolazione di colore — fino al 46% dei crimini — dove la presenza costante di “fratelli” con lo stesso volto sarebbe indispensabile. La Forza non è con loro.

La percezione è tutto. Il rapporto fra cittadini e poliziotti supera le statistiche, i casi clamorosi e imperdonabili, come gli ultimi che hanno spezzato i nervi scossi di Micah, reduce dall’Afghanistan, è soggettivo, ma si traduce nei fatti oggettivi. «Se la polizia è vista come nemica, la tratterai come nemica e lei ti rispenderà come una forza d’occupazione in territorio ostile», spiega lo studio condotto dalla Fondazione Marshall. E se la polizia si sente sola, abbandonata in pasto alla voracità sensazionalista dei media e alla collera delle vittime, il risultato è quello che vediamo: l’inasprimento di uomini e donne armati che si sentono soli e assediati.

Percezione, fatti, sangue, odio e diserzione politica, nel cocktail micidiale al quale imbonitori elettorali si abbeverano per strappare voti spaventati. «Ci sentiamo soli nelle strade», dice il mio detective mentre guardiamo i nostri bambini contendersi un rimbalzo. «Abbiamo più paura noi di quelli che dovremmo spaventare. Un capitano nella mia stazione ci dice, scherzando solo un po’, di non immobilizzare e ammanettare più sospetti, ma di dare a loro le manette perché si leghino i polsi da soli».

Un pubblico illuso dal facile mantra della “certezza della pena” e della “tolleranza zero” ha scaricato sui giudici, sui penitenziari e sui 750mila agenti compiti di assistenza, di salute mentale, di prevenzione e interpretazione psichiatrica che a loro non spetterebbero. Ignorando che la polizia è per una società quello che i pneumatici sono per le automobili, il punto di contatto fra il veicolo e l’asfalto della realtà, le chiede di essere tutto, pilota e strada. «Sono entrato nella polizia del New Jersey vent’anni or sono per ripulire la mia contea dai bad guys, dai delinquenti, come vedevo fare nei telefilm e scopro di essere diventato io il cattivo dello show. Ora conto solo i giorni che mi dividono dalla pensione». La partita di basket fra i bambini è finita e mi saluta con un regalo per rabbonirmi: un tesserino del “Fraterno Ordine” degli amici della polizia che mi eviterà una futura contravvenzione per eccesso di velocità. Un piccolo privilegio, accanto a uno molto più grande: nessun cop mi sparerà mai. Sono bianco.
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:26 pm

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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:27 pm

La criminalità negli USA



Statistiche manipolate, i dati dovrebbero letti sulla base della percentuale etnica dei comportamenti criminali e delinquenziali, i neri delinquono molto di più dei bianchi.

La polizia Usa uccide più neri che bianchi, specie se giovani, rispetto alla popolazione
18/07/2016

https://www.giornalettismo.com/violenza ... atistiche/

Le uccisioni di afro-americani da parte della polizia statunitense stanno provocando forti tensioni etniche. Dopo Dallas, ora anche a Baton Rouge diversi poliziotti sono stati uccisi da un afro-americano vendicando così l’uccisione di un nero avvenuta pochi giorni fa. Il Washington Post ha avviato un progetto in cui si mostra come effettivamente gli afro-americani siano più frequentemente vittime della polizia rispetto ai bianchi, anche se Time sottolinea come il vero problema sia l’eccessiva violenza da parte delle forze dell’ordine.

Nel 2015 uno dei più importanti quotidiani statunitensi, The Washington Post, ha avviato un progetto editoriale per conteggiare le persone uccise dalla polizia. Un calcolo alternativo alle cifre ufficiali fornite dalle autorità americane, che arrivano in ritardo e dati che non sembrano sempre rispecchiare la verità dei fatti. Dal primo gennaio del 2015 fino a settimana scorsa le vittime della polizia Usa sono state 1502: 732 bianchi, 381 neri, e 382 appartenente a un’altra minoranza etnica. Il conteggio dei soli morti fornisce però un quadro parziale, visto che gli afro-americani sono molto meno dei bianchi, che rappresentano il 62% della popolazione, contro il 13% dei neri. Le vittime della polizia sono però per il 49% di origine anglosassone o europea, rispetto al 24% di afro-americani uccisi. I neri hanno una probabilità di 2 volte e mezzo superiore ai bianchi di esser ammazzati dalla polizia. Gli agenti Usa hanno ucciso lo stesso numero di bianchi e neri non armati, 50. La probabilità di morte per un afro-americano non armato è stata superiore di 5 volte rispetto a un bianco nell’ultimo anno e mezzo.

La sproporzione tra neri e bianchi uccisi dalla polizia diventa ancora più evidente per quanto riguarda i giovani tra i 18 e i 29 anni. Tra gennaio e luglio 2015 gli afro-americani tra i 18 e i 29 anni vittime degli agenti sono stati 175: 24 di loro erano disarmati. Tra i giovani bianchi gli uccisi sono stati 172, di cui 18 senza armi. I conservatori e i difensori delle forze dell’ordine abitualmente contestano queste statistiche rimarcando come nelle comunità nere il tasso di reati compiuti sia molto più alto. Il dato più citato è fornito dal Fbi, che rimarca come nelle 75 più grandi contee degli Usa il 62% degli accusati di furti, il 57% degli accusati di omicidio fosse nero nonostante una percentuale della popolazione pari al 15%. Altre ricerche però smentiscono, almeno parzialmente, questa interpretazione, visto che non ci sarebbe alcuna correlazione tra il tasso di crimine e la sproporzione etnica degli omicidi della polizia, così come sia appurata la maggior predisposizione degli agenti a usare la forza contro i neri. Un commento pubblicato su Time rimarca però che il vero problema è l’eccessiva violenza della polizia nei confronti della popolazione.



Delinquenti arrestati dalla polizia nel 2012
https://it.qwe.wiki/wiki/Crime_in_the_United_States

Bianco 6.502.919 (223.553.265 abitanti) 2,91%
Nero 2.640.319 (38.929.319 abitanti) 6,78%
American Indian o Alaska Native 135.165 (2.932.248 abitanti) 4,61%
Asiatico o Islander Pacific 112.322 (15.214.265 abitanti) 0,738%


Caratteristiche di criminali variano dalla media per specifici tipi di reati e crimini specifici. In termini di crimine violento per sesso, nel 2011, 80,4% delle persone arrestate erano maschi e il 19,6% era di sesso femminile. I maschi erano 88,2% degli arrestati per omicidio, mentre le femmine erano 11,8%. Tra gli arrestati per stupro nel 2011, i maschi erano 98,8% e le femmine erano 1,2%. Per reati contro il patrimonio nel 2011, il 62,9% delle persone arrestate erano maschi e il 37,1% era di sesso femminile.

Per il crimine violento da corsa nel 2011, 59,4% degli arrestati erano bianchi, 38,3% erano neri, e il 2,2% erano di altre razze. Per le persone arrestate per omicidio nel 2011, il 49,7% erano neri, il 48% erano bianchi, e il 2,3% erano di altre razze. Per le persone arrestate per stupro nel 2011, il 65% erano bianchi, 32,9% erano neri, e il 2,1% erano di altre razze. Per reati contro il patrimonio nel 2011, il 68,1% delle persone arrestate erano bianchi, il 29,5% erano neri, e il 2,4% erano di altre razze.

Nel 2011, le forze dell'ordine ha riportato 6.222 casi motivati da pregiudizi, noto come crimini d'odio, per i quali sono stati identificati 5.731 trasgressori. Di questi, il 59% erano bianchi, il 20,9% erano neri, il 7,1% erano di varie razze, 1,4% erano Islanders asiatici o del Pacifico, lo 0,8% erano nativi americani, e il 10,8% erano di razza sconosciuta.



Uber, oltre 6mila aggressioni sessuali sulle sue auto negli Stati Uniti nel 2017-18
Numeri shock nel Rapporto sicurezza della compagnia. 9 omicidi e 58 incidenti mortali in un anno
06 dicembre 2019

https://www.repubblica.it/esteri/2019/1 ... 242694006/

WASHINGTON - Uber ha reso noto che negli Usa nel 2018 si sono verificati oltre 3.000 casi di aggressioni sessuali durante le sue corse, con nove persone assassinate e 58 morte a causa d'incidenti stradali. Gli scioccanti dati sono contenuti in un atteso rapporto sulla sicurezza messo a punto dall'azienda californiana, che però sottolinea come gli incidenti rappresentino una frazioni infinitesimale rispetto a un numero di corse negli Usa di oltre 1,3 miliardi ogni anno. "Sono comunque numeri scioccanti e difficili da digerire", ammette Tony West, responsabile legale Uber.

Nel biennio 2017-2018 le aggressioni sessuali sono state circa 6.000, tra cui 235 stupri e migliaia tra molestie, abusi e tentativi di violenza carnale. Dal rapporto di Uber inoltre emerge come in due anni gli incidenti stradali mortali sono stati 97 e hanno provocato 107 vittime. Inoltre si registrano anche 19 aggressioni fisiche mortali.

È la prima volta che l'azienda diffonde questi dati, dopo le pressioni compiute su Uber da istituzioni e associazioni per la difesa dei consumatori perché sia aumentato il livello di sicurezza di chi utilizza la app.




È vero che negli Usa le armi uccidono più degli incidenti e delle guerre?
AGI - Agenzia Giornalistica Italia
6 agosto 2019

https://www.agi.it/fact-checking/armi_u ... 019-08-06/

Due sparatorie negli Stati Uniti, durante il weekend del 3-4 agosto, hanno causato diverse vittime. A El Paso, in Texas, un estremista di destra è entrato in un centro commerciale e ha sparato con un kalashnikov prendendo di mira gli immigrati ispanici: i morti sono ad ora 20. Poche ore dopo a Dayton, in Ohio, un altro attentatore - anche in questo caso un giovane bianco, di cui non si conoscono al momento le motivazioni - ha fatto una carneficina in un locale, uccidendo 7 persone.

Come riporta Gun Violence Archive, gruppo di ricerca no profit che tiene traccia delle “sparatorie di massa”, intese come sparatorie con 10 o più vittime tra morti e feriti, con questi due attacchi sale a 251 il totale nel solo 2019.

Questi fatti di cronaca hanno riacceso il dibattito sulle armi negli Stati Uniti. Nel Paese il loro possesso è un diritto costituzionale (sancito dal secondo emendamento), ma c’è discussione sui limiti che questo diritto possa e debba incontrare.

Vediamo quali sono i numeri delle vittime di armi da fuoco negli Stati Uniti.
Quanti morti fanno le armi negli Usa?

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention, che fa parte del Dipartimento della Salute statunitense, nel 2017 i morti per armi da fuoco sono stati 39.773, con un trend in crescita negli ultimi vent’anni.

Di questi, più della metà sono stati suicidi (23.854), mentre gli omicidi sono stati 14.542, le morti accidentali 486 e i morti in guerra o per intervento armato legittimo 553.

Soffermiamoci sugli omicidi: nel 2017 sono stati in totale 19.510 nel Paese, dunque quelli commessi con armi da fuoco (14.542) rappresentano la grande maggioranza, i tre quarti del totale.
Un confronto con l’Italia

Giusto per dare un’idea delle dimensioni del fenomeno, negli Stati Uniti risiedono circa 330 milioni di persone, in Italia circa 60 milioni: cinque volte e mezzo di più. In compenso, gli omicidi nel 2017 sono stati circa cinquantacinque volte di più (19.510 negli Usa e 357 in Italia). Detto in altre parole, gli omicidi negli Usa - normalizzando il dato della popolazione - sono dieci volte più frequenti che in Italia, dove il possesso di armi da fuoco è regolato dalla legge in senso restrittivo.

A questo proposito, è utile guardare anche al tasso di omicidi ogni 100 mila persone. Secondo quanto riporta l’Unodc, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, nel 2016 (i dati sono qui scaricabili) il tasso per gli Usa è stato di 5,4, mentre per l’Italia di 0,7. Un rapporto di quasi 8 a 1.

Se poi guardiamo in particolare agli omicidi commessi con armi da fuoco, qui i dati relativi all’Italia dell’Unodc si fermano al 2014, quando ci furono 475 omicidi, di cui 175 con armi da fuoco. Negli Usa invece ci furono 14.164 omicidi di cui 8.342 con armi da fuoco. I tassi ogni 100 mila abitanti sono quindi rispettivamente dello 0,3 e del 2,6.

Dunque anche in un anno, il 2014, in cui gli omicidi erano di più in Italia che nei tempi più recenti, e meno negli Usa rispetto agli ultimi anni (oltretutto con un’incidenza delle armi da fuoco inferiore), il tasso americano è stato quasi 9 volte superiore a quello italiano.
Due confronti: gli incidenti d’auto e le guerre

Facciamo un altro confronto, quello con le vittime di incidenti stradali. In Italia negli ultimi anni sono state circa 3.500 ogni dodici mesi (3.378 nel 2017) e, come abbiamo verificato di recente, rappresentano la prima causa di morte tra i giovani. Rispetto ai morti per omicidio, sono in rapporto quasi di 1 a 10 (357 a 3.378).

Negli Stati Uniti la situazione è molto diversa. I morti per incidenti stradale in tempi recenti sono stati - secondo quanto riporta il National Safety Council - circa 40 mila all’anno (40.231 nel 2017). Più o meno lo stesso numero dei morti per armi da fuoco, includendo anche i suicidi. Rispetto ai morti per omicidio, sono in rapporto di 1 a 2 (19.510 a 40.231).

Il numero dei morti per armi da fuoco è ancora più impressionante se poi consideriamo che nel corso dei conflitti combattuti dagli Usa dal 2001 in poi - in Iraq e Afghanistan, ma non solo - sono morti in azione meno di 5.500 soldati (in particolare 3.490 in Iraq e 1.847 in Afghanistan).

In un periodo equivalente (1999-2017) sono morte per armi da fuoco 612.310 persone (se togliamo i suicidi, 251.877): un numero di due ordini di grandezza superiore.

Il numero dei caduti in guerra è meno della metà degli americani che si sono uccisi per sbaglio con armi da fuoco (11.914) nel medesimo periodo di tempo.
Conclusione

Negli Stati Uniti è altrettanto probabile morire in un incidente d’auto che morire uccisi da un proiettile. Nel 2017 le vittime di queste due categorie di eventi sono state in entrambi i casi circa 40 mila.

Le armi da fuoco libere fanno poi nettamente più morti (americani) che le guerre condotte da Washington negli ultimi 18 anni. Basti pensare che i soli morti “accidentali” per armi da fuoco tra il 1999 e il 2017 sono più del doppio dei soldati uccisi in missione dal 2001 al 2019 (le vittime di armi da fuoco, nel complesso, sono più di 100 volte tanto).

Rispetto all’Italia, i morti per omicidio negli Usa sono 55 volte tanto. In un Paese come gli Stati Uniti che ha una popolazione 5,5 volte maggiore a quella italiana, significa comunque un rapporto di 1 a 10.

Il rapporto tra le vittime stradali e le vittime di omicidio negli Usa è poi di 2 a 1. In Italia è di quasi 10 a 1. Insomma, negli Usa è nettamente più facile essere uccisi che in Italia, e nei tre quarti dei casi l’omicidio negli Stati Uniti avviene con un’arma da fuoco.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Razzismo dei neri contro i bianchi

Messaggioda Berto » ven giu 05, 2020 7:27 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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