Il caso di Minneapolis e la sua strumentalizazzione politica da parte dei democratici (compresi i mussulmani e i clandestini) antitrump, che falsificano un evento tragico di cronaca nera (con forse una qualche responsabilità colposa della polizia) deformandolo in un fatto di discriminazione razziale così da poterlo usare come arma di propaganda contro il governo.
Oltretutto il capo della polizia di Minneapolis è un nero e il sindaco un democratico.
Afroamericano ucciso dalla polizia, occupato e incendiato commissariato a Minneapolis. Trump: "Se iniziano i saccheggi dobbiamo iniziare a sparare"
Terza notte di proteste dopo la morte di George Floyd. Chiamata la Guardia Nazionale. Il sindaco della città proclama lo stato di emergenza. La protesta si estende a Los Angeles e New York. Il presidente attacca i manifestanti: "Teppisti". E Twitter segnala un altro post del leader: "Viola le regole"
di ANNA LOMBARDI
29 maggio 2020
https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 257880361/
Minneapolis brucia ancora. E ad ardere, adesso, c'è perfino un commissariato. Chiamare la guardia nazionale, almeno 500 uomini mobilitati, per ora non è bastato. Si fa sempre più violenta la protesta per la morte di George Floyd, afroamericano di 46 anni, soffocato lunedì dall'agente che lo aveva preso in custodia, dopo averlo fatto scendere dalla sua auto perché "sembrava drogato".
Insensibile ai suoi lamenti, l'agente Derek Chauvin, in 19 anni di carriera protagonista di numerosi altri episodi razzisti e violenti, ha continuato a premergli il ginocchio sul collo per 9 terribili minuti. Avevano tentato di farlo passare per un "problema medico". Poi è venuto fuori quel video girato con un cellulare dove si vede l'agonia di George. E la rabbia di Purple City, la città dove nacque (e morì) la star del rock Prince, è esplosa, secondo un copione già visto a Ferguson nel 2014, dopo la morte del diciottenne Michael Brown, l'episodio che ispirò il movimento Black Lives Matter.
L'episodio più grave è dunque quello del terzo distretto di polizia. Gli agenti avevano eretto una recinzione intorno alla loro sede, ma è stata abbattuta dalla folla, e mentre i poliziotti lasciavano l'edificio "nell'interesse della sicurezza personale", alcuni manifestanti sono riusciti a entrare, provocando diversi incendi anche all'interno. E ora si teme per armi ed esplosivi che erano lì dentro e che la folla potrebbe aver portato via mentre i loro compagni fuori intanto gridavano: "No Justice, No Peace" ("Nessuna pace senza giustizia"). Perché certo, i quattro poliziotti che hanno gestito l'arresto finito in tragedia sono stati subito licenziati. Ma sono ancora a piede libero mentre nei loro confronti si sta conducendo un'inchiesta. E sono in tanti a chiedersi il perché.
La protesta intanto si estende: a Los Angeles, a New York (40 arresti). E a Louisville, Kentucky. Dove ci si è decisi a chiedere giustizia pure per Breonna Taylor, infermiera afroamericana uccisa pochi giorni fa dalla polizia nel suo stesso appartamento dove gli agenti avevano fatto irruzione per errore.
Donald Trump è furioso. Nel pieno della pandemia e con l'economia a rotoli gli mancava solo la protesta antirazzista. E invece di cercare di placare gli animi, attacca tutti: i manifestanti, già bollati come "teppisti". Attacca pure il sindaco democratico di Minneapolis, Jacob Frey, nonostante gli 800 agenti già schierati: "Meglio che riporti al più presto la calma o farò intervenire l'esercito. Se iniziano i saccheggi noi dobbiamo iniziare a sparare", minaccia su Twitter. Sparare sulla folla. Come se di caos, in America, in questo momento, non ce ne fosse già abbastanza.
Ma lo stesso social network ha segnalato il post del presidente americano perché viola le regole di Twitter sull'esaltazione della violenza. "Questo tweet ha violato le regole di Twitter sulla esaltazione della violenza. Tuttavia, Twitter ha stabilito che potrebbe essere di interesse pubblico che il tweet rimanga accessibile", afferma l'avviso.
Twitter mette sullo stesso piano il Presidente degli USA con i criminali teppisti che saccheggiano e incendiano.
Twitter censura Trump: 'Esalta la violenza'
29 maggio 2020
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... a396b.html
Twitter censura un tweet del presidente Usa Donald Trump, accusandolo di violazione dei propri standard sull''esaltazione della violenza'. Il presidente, parlando dei disordini per l'uccisione dell'afroamericano George Floyd, aveva scritto: "Non posso star qui a guardare quel che succede in una grande città americana, Minneapolis. Una totale mancanza di leadership. O il debolissimo sindaco di estrema sinistra Jacob Frey si dà una mossa, o manderò la Guardia nazionale per fare il lavoro che serve". Il tweet resta però visibile.
Il tweet presidenziale proseguiva così in una seconda parte: "... questi TEPPISTI stanno disonorando il ricordo di Goerge Floyd, e io non permetterò che accada. Ho appena parlato con il governatore Tim Walz e gli ho detto che le forze armate sono totalmente con lui. Se ci sono difficoltà, assumeremo il controllo, ma quando parte il saccheggio, si inizia a sparare. Grazie!". "Questo tweet viola le regole di Twitter sull'esaltazione della violenza - ha scritto il social network sulla pagina di Trump - Ma Twitter ha stabilito che è nell'interesse pubblico che resti accessibile". La censura avviene dopo che due tweet del presidente erano stati segnalati come contenuti aventi bisogno di 'fact-checking' di Twitter nell'ultima settimana, scatenando l'ira di Trump e di molti suoi sostenitori. In risposta, il presidente aveva firmato un ordine che mira a togliere alle maggiori reti sociali l'immunità legale per quello che scrivono i loro utenti.
Floyd, scontri e roghi a Minneapolis. Trump: "Inizieremo a sparare"
Gerry Freda - Ven, 29/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/us ... 1590741969
Le proteste in nome di Floyd, da Minneapolis, si stanno estendendo ad altre metropoli degli Stati Uniti e stanno divenendo sempre più violente
Negli Usa dilaga la protesta contro gli abusi della polizia ai danni degli afroamericani, con migliaia di persone scese in piazza in questi giorni in nome di George Floyd, il quarantaseienne nero ucciso di recente a Minneapolis durante un fermo di polizia, a causa di un agente inginocchiatosi sul collo del malcapitato.
Manifestazioni a sostegno dei diritti delle persone di colore si stanno succedendo non solo nella città in cui si è consumato l’omicidio, ma in tante altre metropoli del Paese, come New York e Denver, ma gli stessi cortei stanno purtroppo sfociando in esplosioni di violenza e saccheggi.
Sulla vicenda di Floyd ha preso posizione in questi giorni anche l’Onu, per bocca di Michelle Bachelet, Alto commissario per i diritti umani. L’ex presidente cilena ha infatti condannato l’assassinio di quell’uomo, ricordando contestualmente tutti i cittadini di colore, come Breonna Taylor ed Eric Garner, rimasti uccisi in questi anni negli Usa nelle medesime circostanze, ossia nel corso di controlli di polizia.
Sull’onda dello sconvolgimento emotivo provocato negli Stati Uniti dall’assurda morte consumatasi ultimamente a Minneapolis, manifestazioni su manifestazioni stanno riempiendo innanzitutto le strade della città in questione, ma, allo stesso tempo, stanno diventando sempre più pericolose per l’ordine pubblico. In base a quanto riporta La Repubblica, questa notte è stata segnata lì da tafferugli e devastazioni, con “centri commerciali devastati, auto in fiamme, strade invase dai lacrimogeni, collegamenti pubblici sospesi”.
Il culmine della rabbia delle persone scese in strada nella metropoli per gridare il nome di George Floyd si è quindi avuto quando queste hanno deciso di condurre un assalto a un commissariato della polizia locale. I facinorosi, dopo avere mandato in frantumi i vetri dell’edificio, sono alla fine riusciti a entrare nella sede del comando delle forze dell’ordine, abbandonandosi di conseguenza ad atti di vandalismo contro gli uffici degli agenti e concludendo il loro raid dando alle fiamme parte dello stesso commissariato.
Anche altri palazzi della zona sono stati incendiati dalla folla, costringendo i reparti anti-sommossa a sgomberare i violenti esplodendo contro di loro dei proiettili di gomma. Constatata la piega insurrezionale sempre più assunta dal movimento di protesta, il sindaco di Minneapolis Jacob Frey, citato dal giornale romano, ha dichiarato lo stato di emergenza, invocando l’aiuto delle autorità dello Stato del Minnesota per ripristinare l’ordine e la sicurezza in città.
All’appello di Frey, fa sapere la Cnn, ha immediatamente risposto Tim Walz, governatore dell’entità federata, provvedendo a schierare la Guardia nazionale per prevenire disordini ad opera degli attivisti scesi in strada.
Contro il sindaco si è scagliato Donald Trump, accusandolo, tramite Twitter, di “assoluta mancanza di leadership” nella gestione della sicurezza urbana.
I facinorosi di Minneapolis sono stati poi bollati dal presidente come “teppisti”. E il presidente si è detto pronto a usare il pugno di ferro.
Le contestazioni ai danni della polizia e le devastazioni, rimarca la testata, si stanno però estendendo a macchia d’olio in tutti gli Stati Uniti.
Ad esempio, a New York, centinaia di manifestanti hanno recentemente invaso le strade di Manhattan denunciando la sorte subita da George Floyd, per poi dare vita a un lancio di bottiglie e di altri oggetti contro le pattuglie delle forze dell’ordine che stazionavano davanti al municipio della Grande mela. Al termine di tali scontri, un manifestante è stato arrestato per possesso illegale di armi, altri per avere gettato in strada i bidoni della spazzatura e per avere bloccato la circolazione.
Un’analoga situazione critica, creatasi sempre durante un corteo organizzato per condannare gli abusi degli agenti nei riguardi degli afroamericani, è quella di Denver, in Colorado. Anche in tale metropoli la pacifica contestazione di piazza si è trasformata in breve tempo in una minaccia all’ordine pubblico, con diversi colpi di arma da fuoco sparati da parte di alcuni manifestanti e con dei blocchi stradali illegali messi su dai medesimi partecipanti ai cortei in ricordo di Floyd e di tutti i cittadini di colore uccisi dalle forze dell’ordine statunitensi.
Altre città interessate per il momento da proteste in strada e da sit-in polemici all’indirizzo delle violenze dei poliziotti sono Oakland, San Francisco e Chicago.
George Floyd, cresce la rivolta: commissariato incendiato a Minneapolis
Minneapolis, 29 maggio 2020
https://www.quotidiano.net/esteri/georg ... -1.5173322
Non accenna a placarsi a Minneapolis la protesta per la morte dell'afroamericano George Floyd. A Minneapolis è stata la terza notte di disordini. Un incendio è esploso all'esterno del commissariato degli ex agenti coinvolti nella morte di George Floyd (46 anni) e l'edificio, assediato dai manifestanti, è stato abbandonato. Un corteo ha marciato verso il centro della città chiedendo giustizia e scandendo slogan contro la polizia e Donald Trump. Non distante dal luogo in cui Floyd è stato soffocato, un gruppo di facinorosi ha tentato di assaltare un mall ma è stato respinto dai gas lacrimogeni della polizia.
Nella città americana si vivono ore di tensione massima: centri commerciali devastati, auto in fiamme, strade invase dai lacrimogeni, collegamenti pubblici sospesi. Il sindaco di Minneapolis, Jacob Frey ha dichiarato l'emergenza locale, dunque chiedendo aiuto allo Stato, per riportare "l'ordine e la calma". E intanto la Guardia nazionale del Minnesota ha annunciato su Twitter la mobilitazione di oltre 500 dei suoi uomini, diretti a St.Paul e Minneapolis. "La nostra missione", si legge nel tweet, "è proteggere la vita, preservare le proprietà e il diritto a dimostrare in modo pacifico".
La polizia ha fermato la troupe della Cnn che stava coprendo i disordini a Minneapolis. E' la stessa Cnn, sul suo sito internet, a riportare la notizia.riferendo che il giornalista Omar Jimenez è stato preso in custodia dagli agenti, mentre stava facendo una diretta sul luogo delle manifestazioni, nonostante si fosse identificato come reporter. Tutta la troupe, compresi il producer e il cameraman, sono stati ammanettati. Successivamente sono stati rilasciati.
Disordini e New York
Ma la protesta dilaga anche nel resto degli States. Almeno 40 persone sono state arrestate a New York dove centinaia di persone sono scese in strada a Manhattan per protestare contro la morte di George Floyd ed esprimere la propria rabbia contro la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani. Momenti di tensione attorno a City Hall, la sede del municipio, dove c'è stato un lancio di bottiglie e di altri oggetti verso gli agenti. Ma la gente è scesa in piazza anche in altre cittaà degli Stati Uniti, da Memphis a Los Angeles. I procuratori hanno promesso un'indagine "rapida" pur di allentare la tensione.
Trump
Il presidente Usa, Donald Trump, ha twittato sulle violente proteste a Minneapolis, bollando come "criminali" le persone coinvolte e minacciando di inviare la Guardia nazionale. "Non posso sopportare di vedere quanto sta accadendo a una grande città americana, Minneapolis", scrive il capo della Casa Bianca, "una totale mancanza di leadership". E ancora il monito: "Quando comincia il saccheggio si comincia a sparare". Ancora una volta Twitter ha segnalato il tweet del presidente dicendo che il suo tweet "esalta la violenza". A Trumo risponde il sindaco di Minneapolis: "Donald Trump non sa nulla della forza di Minneapolis, supereremo questo momento difficile".
L'influenza di Trump sui poliziotti (razzisti) di Minneapolis
Massimo Teodori
29 maggio 2020
https://www.huffingtonpost.it/entry/lin ... b68e067260
L’uccisione dell’afroamericano George Floyd arrestato dalla polizia di Minneapolis è l’ultimo episodio di una lunga serie di tragici abusi sui neri delle polizie locali che risalgono agli anni ’50 nella stagione dei diritti civili, alle rivolte dei ghetti negli anni ’60, ed a molti altri casi simili verificatisi nel mezzo secolo che è alle spalle.
Riflettiamo sui motivi profondi del comportamento della polizia in una metropoli del nord durante il mandato di Donald Trump, considerato, a ragione, “il primo presidente bianco” degli Stati Uniti, nel senso di essere stato portato a Washington dal massiccio voto dei bianchi, preoccupati dal crescente peso nella società americana delle minoranze di colore, nere e latinos.
Il presidente populista e nativista ha provocato una divisione senza precedenti tra “noi”, gli amici, e “loro”, gli estranei. Ha accentuato lo scontro razziale, ha lusingato i gruppuscoli dell’ultradestra anche neonazisti, ha esaltato al di là della Costituzione il diritto individuale a portare in pubblico le armi d’ogni tipo anche nelle scuole e negli edifici istituzionali, ha difeso ambiguamente i corpi di polizia locali indipendentemente dai loro comportamenti, e ha rafforzato nel partito repubblicano i Tea Party che costituiscono la sua principale base elettorale.
Intendiamoci, qui non confondiamo in maniera equivoca i comportamenti delle polizie locali con la politica presidenziale. Ma nell’epoca dei social che diffondono istantaneamente i tweet del presidente, anche quando veicolano fake news e idee ambigue, la compiacenza del leader federale influenza i comportamenti di coloro che nutrono sentimenti affini al modo di pensare del capo.
Il razzismo – o, meglio i comportamenti razzisti - è negli Stati Uniti un fiume carsico permanente dai mille rivoli. Può restare sotterraneo e apparire sporadicamente, oppure può eruttare improvvisamente rompendo gli argini che lo tengono a bada. Il Bill of Rights per gli individui e i Checks and Balances per le istituzioni sono gli argini; le tendenze illiberali dei leader politici, a cominciare dal presidente, provocano strappi nella superficie che contiene il razzismo.
A noi pare che la politica di Trump sia stata orientata proprio nella direzione della rottura degli argini legali e abbia così assottigliato lo Stato di diritto. Non stiamo enunciando la teoria della “responsabilità oggettiva” che è un’idea lontana dalla cultura di chi scrive. È solo una riflessione nutrita da senso storico sulla vicenda americana dell’ultimo secolo.
Caso George Floyd, la polizia spara contro gli abitanti a Minneapolis | Un manifestante morto a Indianapolis
31 maggio 2020
https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/m ... 002a.shtml
A Minneapolis gli agenti in assetto antisommossa hanno fronteggiato i manifestanti che sfidavano il coprifuoco protestando per la morte di George Flyod, lanciando lacrimogeni e granate stordenti per tenerli lontani dalla caserma di polizia numero 5, riferiscono i media Usa. Nei giorni scorsi i dimostranti avevano dato alle fiamme la caserma numero 3.
La polizia ha arrestato quasi 1.400 persone in 17 città Usa da quando sono iniziate le proteste che sono continuate per tutta la notte. In tutto sono tre le vittime dall'inizio delle proteste. Solo a New York tra sabato e domenica sono state arrestate 345 persone e nei disordini 33 agenti sono rimasti feriti e 47 mezzi della polizia sono stati danneggiati o distrutti.
Polizia per strada, partono spari all'indirizzo di abitanti a Minneapolis Un video pubblicato su Twitter mostra la polizia che spara contro gli abitanti che stavano filmando l'arrivo degli agenti, in tuta antisommossa, intervenuti per far garantire il coprifuoco. Dalle immagini si vedono i poliziotti che prima gridano contro i residenti: "Entrate dentro"; poi che sparano a chi non esegue l'ordine.
E proprio a Minneapolis il corpo senza vita di un uomo è stato trovato vicino ad un'auto bruciata dai vigili del fuoco che hanno spento le fiamme. Non è ancora chiaro se l'episodio sia legato alle proteste per la morte di George Floyd.
Donald Trump, parlando da Cape Canaveral, ha definito la morte di George Floyd "una grande tragedia" e ha difeso "il diritto a manifestare pacificamente" ma ha condannato le violenze e il caos attribuendoli al movimento Antifa e alla sinistra radicale. "La mia amministrazione fermerà la violenza di massa", ha promesso. La memoria di Floyd è stata "disonorata da rivoltosi, saccheggiatori e anarchici", ha aggiunto, lanciando un appello per la "riconciliazione, non l'odio, per la giustizia, non il caos".
Il candidato alla presidenza americano Joe Biden ha condannato la violenza delle proteste scoppiate negli Usa, sottolineando tuttavia che gli americani hanno diritto di manifestare. "Protestare contro tale brutalità è giusto e necessario. È una risposta assolutamente americana - ha dichiarato - ma incendiare le comunità e distruggere inutilmente non lo è. La violenza che mette in pericolo la vita non lo è. La violenza che distrugge e chiude le attività che servono alla comunità non lo è".
Un giornalista dell'Huffington Post, Chris Mathias, è stato preso in custodia dalla polizia mentre seguiva le proteste contro il razzismo a New York City e poi rilasciato. Lo riferisce la stessa testata. Il cronista è stato rilasciato intorno all'una del mattino del 31 maggio dopo essere stato portato al distretto di polizia di Brooklyn.
A Jacksonville, in Florida, un poliziotto è stato "pugnalato o ferito al collo ed è attualmente in ospedale". Lo ha riferito lo sceriffo di Jacksonville Mike Williams, citato da Cnn. Altri agenti sono stati attaccati durante le proteste con pietre e mattoni e diverse persone sono state arrestate.
New York, in un video polizia investe manifestanti - La polizia di New York sta indagando su un video che mostra una camionetta della stessa polizia mentre investe una folla di manifestanti. Lo riferisce la Cnn. Il video, pubblicato su Twitter, mostra l'auto ferma di fronte a un gruppo di persone che lanciano oggetti contro il veicolo, davanti al quale c'era una transenna. Poi la macchina cerca di sfondare la barriera protettiva e investe alcune persone. Il sindaco Bill de Blasio ha dichiarato che l'incidente è sotto inchiesta, ma ha sottolineato che gli ufficiali potrebbero non aver avuto altra scelta.
Legale famiglia Floyd: omicidio premeditato Quello di George Floyd è stato un "omicidio premeditato": lo ha detto alla Cbs Benjamin Crump, l'avvocato della famiglia, che non condivide l'accusa di omicidio colposo per l'agente Derek Chauvin. "Pensiamo che avesse l'intenzione... ha tenuto per quasi nove minuti il suo ginocchio sul collo di un uomo che implorava di respirare e per quasi tre minuti dopo che aveva perso conoscenza. Non capiamo come non sia un omicidio di primo grado", ha spiegato, chiedendo inoltre come mai non siano stati arrestati anche gli altri tre agenti.
Stati Uniti nel caos, ancora rivolte per morte George Flyod
Federico Garau - Dom, 31/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/st ... 1590922084
Un'altra notte difficile negli Stati Uniti, dove in almeno 25 città è stato dichiarato lo stato di emergenza ed è intervenuta la guardia nazionale. Fino ad ora sono 1400 le persone arrestate per i tumulti, 13 gli agenti di polizia rimasti feriti e 3 i morti in totale
Si è ormai abbattuta un'implacabile bufera sugli Stati Uniti d'America. Per il quinto giorno consecutivo, infatti, lungo le strade di numerose città si sono registrati contestazioni e violenti scontri fra le forze dell'ordine e gruppi di manifestanti scesi a protestare a causa della morte del 46enne afroamericano George Flyod.
Che l'evento avrebbe portato gravissime conseguenze era stato evidente fin dai primi istanti succeduti al decesso dell'uomo. Fermato da quattro poliziotti la sera dello scorso 25 maggio in una strada di Minneapolis, la Chicago Avenue South, Flyod era stato atterrato dagli agenti, sicuri che si trovasse in uno stato di alterazione psicofisica per l'assunzione di sostanze stupefacenti. Con il ginocchio di uno dei poliziotti premuto sul collo, il 46enne aveva inutilmente tentato di liberarsi, implorando gli uomini in divisa di spostarsi e permettergli di respirare. A nulla, tuttavia, erano servite le sue suppliche. Flyod è deceduto durante le fasi di arresto, secondo l'opinione di molti proprio a causa dell'asfissia.
Le prime tensioni si erano registrate proprio dinanzi agli uffici del Minneapolis Police Department, con una folla inferocita riunitasi per manifestare contro la violenza mostrata dagli agenti. Nonostante il licenziamento immediato dei 4 poliziotti, il malcontento generale non si è tuttavia placato, ed in questi giorni è letteralmente esploso.
La scena di un agente bianco che si accanisce su un uomo di colore disarmato ha scatenato una reazione di proporzioni colossali, soprattutto nella comunità afroamerica, che ha visto riaprirsi vecchie e mai sanate ferite.
Dai cartelli provocatori “Black Lives Matter”, “I can’t breathe” e “Hands up, don’t shoot!” si è presto passati ai disordini veri e propri, che hanno interessato non solo Minneapolis ma numerose città degli Stati Uniti, tanto da costringere a blindare la stessa Casa Bianca.
Sarebbero almeno 30 le città in rivoltà, perché di rivolta si tratta. Sono stati incendiati cassonetti, edifici e diverse auto appartenenti alla polizia; vetrine di negozi sono andate in frantumi, ed in alcune zone sono state erette delle barricate. Non in tutte le località si sono registrati scontri particolarmente violenti, ma la gravità della situazione ha costretto le autorità a proclamare il coprifuoco in almeno 25 città, fra cui Philadelphia, Atlanta e Los Angeles. In alcuni casi la furia dei manifestanti ha portato alla mobilitazione della guardia nazionale.
Secondo quanto riportato dalla Cnn, la scorsa notte ben 13 agenti di polizia sono rimasti feriti nel tentivo di contenere le proteste. Ad Indianapolis si è verificata una sparatoria, ed una persona ha perso la vita. Un morto ad Oakland, dove è stato ucciso un agente di sicurezza federale. Ed una vittima anche a Detroit, vale a dire un giovane di 19 anni, crivellato dai proiettili esplosi contro la folla da un'auto in corsa. Fino ad ora sono circa 1400 le persone in stato di arresto, e si sono registrati disordini persino dinanzi alla Casa Bianca. Nonostante gli sforzi della polizia, le proteste non si sono in alcun modo placate. Pare che anche il Pentagono abbia messo a disposizione delle forze armate.
Una crisi di proporzioni colossali negli Stati Uniti, già impegnati a gestire l'emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus.
A manifestare insieme agli afroamericani moltissimi bianchi, che si sono uniti al movimento; la comunità Amish, ad esempio, ha fatto sapere di essere dalla parte dei contestatori.
Notizie sono arrivate anche questa mattina, dopo l'ennesima notte di proteste. Il dipartimento di polizia di Ferguson (Missouri) è stato preso di mira e danneggiato, tanto da costringere tutto il personale ad evacuare. Molti negozi sono stati chiusi, fra i quali “Target”, che ha temporaneamente serrato ben 175 punti vendita. A Jacksonville (Florida), un agente è stato "pugnalato o ferito al collo” e si trova ricoverato in ospedale, come riferito dallo sceriffo Mike Williams nel corso di una conferenza stampa.
A commentare la situazione degli Stati Uniti il candidato democratico Joe Biden.“Protestare tale brutalità è giusto e necessario", ha dichiarato, come riportato dalla Cnn. “Ma bruciare le comunità e distruggere inutilmente non lo è. La violenza che mette in pericolo la vita non lo è. La violenza che distrugge e chiude le attività che servono la comunità non lo è”, ha aggiunto.
Pugno duro da parte del presidente Donald Trump, preoccupato per la sicurezza dei cittadini. Secondo il capo dello Stato e lo stesso governatore del Minnesota, nascosti fra i manifestanti ci sarebbero degli infiltrati. Soggetti che starebbero fomentando la rabbia dei protestanti, servendosene per scatenare il caos negli Stati Uniti in vista delle prossime elezioni.