Ma quale genocidio dei nativi americani?

Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » sab ott 09, 2021 9:15 pm

???

Amazzonia, attacco mortale ad ambiente e indios: l’ecocidio della foresta e il genocidio dei suoi popoli iniziato 500 anni fa
Angelo Bonelli
27 giugno 2021

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/0 ... a/6243149/

L’attacco mortale finale alla Foresta Amazzonica si chiama “PL 490”, projecto Lej 490, che cancellerà l’Amazzonia, terminando il genocidio contro gli indios iniziato 500 anni fa. Il 22 giugno, mentre fuori dal parlamento brasiliano la polizia di Jair Bolsonaro reprimeva con la violenza le proteste degli indios provenienti da tutta l’Amazzonia, veniva approvata la PL 490 dalla commissione per la Costituzione, la Giustizia e la Cittadinanza che ora attende di essere definitivamente ratificata dal congresso nazionale del Brasile. Con questa legge la costituzione viene modificata in via ordinaria, questo è un aspetto contestato dai legali che assistono i popoli indios, stabilendo che le terre indigene sono quelle occupate dai popoli tradizionali alla data del 5 ottobre del 1988. In questo modo è chiesta ai popoli indios la prova della presenza in quelle terre e quindi del loro diritto a viverci, il giorno in cui fu promulgata la costituzione brasiliana, la legge inoltre vieta l’espansione delle terre che sono già state delimitate, indipendentemente dai criteri e dalle rivendicazioni delle popolazioni indigene interessate e consente di rendere possibile l’entrata nelle aree abitate da indios isolati per motivi di pubblica utilità: la pubblica utilità è lo sfruttamento della foresta. Questa legge voluta dai parlamentari vicini a Bolsonaro ed in particolare dalla cosiddetta “Bancada ruralista” una lobby molto potente che raccoglie 200 deputati federali su 513 di diversi partiti, apre allo sfruttamento di quelle parti dell’Amazzonia che hanno resistito alla deforestazione perché difese dai popoli indios che vivono nelle terre demarcate. La Bancada ruralista rappresenta i grandi interessi dei grandi produttori agricoli e dei latifondisti, ed è considerata la più influente nella discussione, articolazione e negoziazione della politica pubblica nell’ambito del potere legislativo: nel 2019 è stata determinante per far approvare l’amnistia per chi ha deforestato illegalmente nella foresta amazzonica.

Cosa accadrà se la PL 490 verrà approvata dal congresso nazionale brasiliano? I popoli indios dovranno dimostrare al governo federale brasiliano la prova della loro presenza alla data del 5 ottobre del 1988 nelle terre dove vivono da secoli e secoli. Un’assurdità, criminogena, se pensiamo che fino al 1988 le popolazioni indios non venivano considerate dal governo, persone con capacità giuridica. Nei decenni gli indios sono stati sottoposti a processi di espulsione dalle loro terre e a gravi violenze per le continue invasioni dei cercatori d’oro, dei land grabber, tagliatori di legna e latifondisti: per le popolazioni indigene dimostrare che si trovavano nelle terre da loro rivendicate o provare che sono stati espulsi è molto difficile se non impossibile. Per comprendere la ratio criminale di questa legge contro i diritti umani e l’ambiente, prendo ad esempio una famiglia che coltiva un terreno da secoli, arrivano dei banditi armati e ti cacciano con la violenza dalle terre, viene approvata una legge che dice che siccome nella data fissata tu non c’eri a coltivare le terre hai perso il diritto a stare su quelle terre.

Amazzonia, l’assalto dei garimpeiros a colpi di pistola e mitraglie: due bambini morti tra indios Yanomami

La resistenza dei popoli indigeni per la loro sopravvivenza e contro la propria estinzione ha tutelato parte della foresta sino ad oggi. La demarcazione delle loro terre ancestrali, determinata dalla Costituzione del 1988, era funzionale a garantire la loro sopravvivenza e quella della foresta. In Amazzonia vivono 100 popoli indios isolati, che non hanno mai avuto contatti con i bianchi, sono persone che vogliono solo vivere in pace nelle terre dove vivono da sempre e per questo, preferiscono stare lontano dai bianchi. La PL 490 prevede la modalità per cacciarli e quindi portarli all’estinzione. Dice l’art.29 della PL 490: “nel caso di popolazioni indigene isolate, spetta allo Stato e alla società civile rispettare le loro libertà e modi di vita tradizionali, e il contatto dovrebbe essere evitato il più possibile, salvo prestare assistenza medica o mediare atti statali di pubblica utilità”. E’ bene ricordare che gli indios isolati hanno una difesa immunitaria diversa dalla nostra e l’influenza o una congiuntivite li può sterminare, ma il vero obiettivo è messo nero su bianco dalla legge: realizzare miniere, centrali idroelettriche, strade dentro le aree indigene e per poterlo fare Bolsonaro deve espellere gli indios.

Bolsonaro da presidente del Brasile ha tollerato e coperto le invasioni illegali delle terre indigene, realizzate con violenza e omicidi, da parte di cercatori d’oro, latifondisti e allevatori intensivi. Nelle sole terre indios Yanomami e Munduruku vi sono oltre 30.000 minatori che devastano la foresta minacciando e bruciando le case dei leader indios che si oppongono alle loro violenze. Nel maggio scorso un villaggio indigeno Yanomami che si trova lungo il fiume Uraricoera ha subito un attacco armato da parte di garimperos, cercatori d’oro, arrivati con i motoscafi provocando vittime e feriti, tra i quali due bambini di uno e cinque anni. Nelle terre indios l’estrazione mineraria è illegale, e nessuna autorità governativa li ferma anzi li tollera. Secondo la Cpt, commissione pastorale per la terra brasiliana, nel 2019 si sono registrati 1823 conflitti per le occupazioni delle terre con 32 leader indigeni assassinati. Uno di questi casi di omicidio è quello di Emyra Waiãpi, della terra indigena di Waiãpi, assassinata nel luglio 2019, all’età di 69 anni. È stata pugnalata a morte perché si opponeva all’invasione di cercatori d’oro in una regione dove sono in corso processi minerari illegali per l’estrazione di tantalio e oro. Questi dati e fatti vengono valutati dalla commissione pastorale come una conseguenza delle politiche dell’attuale governo.

Nel 2020, l’Amazzonia ha subito la più grande deforestazione degli ultimi 12 anni: 1.085.100 ettari sono stati distrutti, secondo i dati Inpe, Istituto nazionale per la ricerca spaziale. Un’altra ricerca, quella dell’Istituto Socio Ambiental, evidenzia come nei primi due anni del governo Bolsonaro la deforestazione è aumentata di quasi il 48% nelle aree protette dell’Amazzonia. Lo scienziato Carlos Nobre, premio Nobel per la Pace, ha denunciato che l’Amazzonia si sta avvicinando sempre di più al punto di non ritorno, ovvero a rischio desertificazione. L’aggressione al bioma dell’Amazzonia favorisce una maggiore interazione umana con gli animali selvatici tra chi vive nelle zone rurali e chi lavora nel cuore della foresta per organizzare la deforestazione, aumentando così le possibilità che un virus virulento, un batterio o un fungo salti da una specie all’altra, come ha affermato Adalberto Luís Val, ricercatore presso il National Amazon Research Institute (Inpa), con sede a Manaus. L’Istituto Evandro Chagas, un’organizzazione di ricerca sulla salute pubblica a Belém, capitale dello stato del Parà in Brasile nel cuore dell’Amazzonia, ha identificato circa 220 diversi tipi di virus in Amazzonia, 37 dei quali possono causare malattie negli esseri umani e 15 con il potenziale di causare epidemie. Se l’Amazzonia cesserà di essere un grande “regolatore climatico” sarà molto difficile, se non impossibile, contrastare il cambiamento climatico. La protesta degli indios, che a migliaia in questi giorni si trovano a Brasilia per protestare contro questa legge, sono nostri fratelli e sorelle e la loro battaglia deve diventare la mobilitazione di tutta la comunità internazionale per fermare quello che sta per trasformarsi in un crimine contro l’umanità.
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Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » sab ott 09, 2021 9:15 pm

Un Columbus Day politicamente corretto. Così Biden annacqua la memoria italiana
Così Biden cambia il Columbus Day in nome del politically correct
Roberto Vivaldelli
9 Ottobre 2021 - 11:58

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/co ... 1633795520

Per i nativi americani, spiega Biden, l'esplorazione occidentale ha inaugurato "un'ondata di devastazione: violenza perpetrata contro le comunità native, sfollamento e furto delle patrie tribali, introduzione e diffusione di malattie e altro ancora".


Così Biden cambia il Columbus Day in nome del politically correct

Sull'onda del politicamente corretto e della cancel culture imperante, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden cambia radicalmente il significato del Columbus Day, che si celebra l'11 ottobre per commemorare il giorno dell'arrivo di Cristoforo Colombo nel Nuovo Mondo. Biden decide dunque di strizzare l'occhio a quella sinistra progressista che, negli ultimi anni, ha preso di mira le statue e i monumeni dedicati ai confederati e allo stesso Colombo, così come a tutti i simboli dell'occidente colonizzatore e imperialista, riconoscendo anche "la dolorosa storia di torti e atrocità che molti esploratori europei hanno inflitto alle nazioni tribali e alle comunità indigene". Come spiega il presidente americano, è "una misura della nostra grandezza come Nazione" e del fatto che "non cerchiamo di seppellire questi vergognosi episodi del nostro passato", che li "affrontiamo onestamente, li portiamo alla luce" e facciamo tutto il possibile per affrontarli.


Così Joe Biden cambia il significato del Columbus Day

Per i nativi americani, prosegue il presidente, l'esplorazione occidentale ha inaugurato "un'ondata di devastazione: violenza perpetrata contro le comunità native, sfollamento e furto delle patrie tribali, introduzione e diffusione di malattie e altro ancora". In questo giorno, "riconosciamo questo passato doloroso" e ci "impegniamo nuovamente a investire nelle comunità native", sostenendo "i nostri impegni solenni e sacri nei confronti della sovranità tribale" e perseguendo "un futuro più luminoso incentrato sulla dignità, il rispetto, la giustizia e le opportunità per tutte le persone".

Nel suo discorso, Joe Biden ricorda la storia di Cristoforo Colombo e degli altri esploratori: "500 anni fa, dopo essersi assicurato il sostegno della regina Isabella I e del re Ferdinando II, Cristoforo Colombo lanciò la Niña, la Pinta e la Santa Maria dalle coste della Spagna nel 1492. Mentre intendeva terminare la sua ricerca in Asia, il suo viaggio di 10 settimane lo portò invece sulle coste delle Bahamas, facendo di Colombo il primo di molti esploratori italiani ad arrivare in quelle che sarebbero poi diventate le Americhe" osserva. Molti italiani, sottolinea, "avrebbero seguito il suo cammino nei secoli a venire, rischiando la povertà, la fame e la morte alla ricerca di una vita migliore. Oggi, milioni di italoamericani continuano ad arricchire le tradizioni e la cultura del nostro paese e a dare un contributo duraturo alla nostra nazione". Il Columbus Day diventa dunque "un momento di riflessione", sullo "spirito di esplorazione dell'America", sul "coraggio e sui contributi degli italoamericani attraverso le generazioni", sulla "dignità e la resilienza delle nazioni tribali e delle comunità indigene", e sul "lavoro che rimane davanti a noi per adempiere la promessa della nostra Nazione per tutti".

Tutti contro Colombo

In molte città statunitensi le statue erette in onore di Cristoforo Colombo sono state rimosse o vandalizzate brutalmente, e le festività dedicate al navigatore genovese cancellate in ossequio ai dogmi del politicamente corretto. Davvero un peccato che il presidente Usa non abbia speso nemmeno una parola di condanna di quelle intollerabili violenze. Innegabile ciò che hanno subito le comunità indigene dopo la scoperta dell'America ma questa, piaccia o meno, è la storia, segnata da conquiste violente, guerre, colonizzazioni, popolazioni ridotte in schiavitù e quant'altro. Giusto pertanto fare i conti con il passato e riconoscere ciò che è stato: sbagliato, invece, applicare i criteri etici di oggi al passato. Un atteggiamento fondamentalista e ideologico che non porta da nessuna parte.



Alberto Pento
Gli USA e l'America sono quello che sono per l'apporto dei bianchi migranti europei con tutto il suo portato di bene e di male, più bene che male per l'umanità.
Cancellare la celebrazione annuale di Cristoforo Colombo e la scoperta dell'America da parte degli europei non cambia minimamente la storia e la realtà delle cose.
Si tratta di una tipica operazione demenziale di demonizzazione del Politicamento Corretto che porta solo del male, aumenta la conflittualità sociale, etnica e razziale che indebolisce l'America USA e tutto l'Occidente a favore del sinistrismo comunista, del nazismo maomettano e della Cina.




Menzogne e calunnie demenziali per demonizzare, criminalizzare e disumanizzare, per istigare alla paura, al disprezzo e all'odio etnico-ideologico-politico-religioso, al fine di depredare, schiavizzare e impedire il libero esercizio dei diritti umani, civili, economici e politici del prossimo.
viewtopic.php?f=196&t=2942
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8357587395


Colombo, gli indios e gli idiots
Marcello Veneziani
MV, La Verità (12 ottobre 2021)

https://www.marcelloveneziani.com/artic ... li-idiots/

Ero ieri a Genova e ho visto rientrare mestamente, dopo alcuni secoli, Cristoforo Colombo con le sue malconce caravelle, le sue tre sorelle molto navigate. È stato espulso dagli Stati Uniti perché considerato ormai persona non gradita, senza permesso di soggiorno, aggressivo, imperialista e colonialista.

Dopo un secolo e mezzo di celebrazioni del Columbus day, c’è qualcosa di nuovo nell’aria. C’erano già state brutte avvisaglie contro di lui negli ultimi anni: contestazioni, cancellazioni, statue di Colombo abbattute e imbrattante; alla furia anticolombiana si era accodato perfino il sindaco di New York, il pessimo Bill De Blasio, pur essendo figlio di emigrati italiani. Ora pure il rintronato Joe Biden, per assecondare i radical, i progressisti e le popolazioni di colore, ha avuto una pensata di quelle memorabili: ha furbescamente anticipato il Colombous day al giorno prima, l’11 ottobre, magari come preludio alla sua soppressione; e ha deciso di sovrapporre a quella ricorrenza la celebrazione dell’ “Indigenous People’s Day”, giorno in cui celebrare i popoli indigeni.

Non dirò che è un affronto alla civiltà occidentale, cristiana, alla storia e alla cultura italiana, europea e statunitense, sarebbe fiato sprecato. E poi so che quella conquista fu una violenza e una violazione di popoli e territori, lo zelo missionario s’intrecciò all’impeto colonialista e dominatore. Ho sempre nutrito rispetto, e anche affetto, per i nativi americani, per la loro fierezza, il loro attaccamento alla terra e alle loro tradizioni, la loro difficoltà di modernizzarsi, la loro refrattarietà al consumismo americano. Magari sarebbe stato saggio rifare i conti con la storia e onorare i nativi con una giornata dedicata a loro. Ma senza cancellare il giorno di Colombo, perché la storia non si cancella, perché se esistono gli Usa lo devono a lui (e magari ad Amerigo Vespucci), perché la civiltà cristiana, con le sue luci e le sue ombre non può essere espettorata come un catarro. E perché in quella festa si ricorda un altro popolo, quello degli europei e in primis degli italiani che andarono a vivere e lavorare negli Usa.

Però, visto che la demenza della cancel culture ha raggiunto pure la Casa Bianca e le istituzioni cittadine, avrei una proposta da farvi. Visto che Colombo vi sta sullo stomaco, restituite l’America agli indios, ai nativi. E voi tornate alle vostre terre d’origine. Il sindaco De Blasio ha da scegliere tra Grassano e Sant’Agata dei goti, da cui proveniva la sua famiglia, e sperare di fare l’assessore in uno di questi due comuni. E Biden può tranquillamente lasciare la Casa Bianca al pronipote di Toro Seduto, e il Pentagono agli Apache o ai Cheyenne.

Nella scoperta dell’America la comunità italiana negli Stati Uniti festeggia l’ardito navigatore genovese che non viaggiò solo dall’Europa all’America, ma dal Medioevo alla modernità e portò a compimento il sogno dell’Ulisse dantesco di varcare le mitiche Colonne d’Ercole, senza naufragare. Il mondo nuovo nacque con lui, pur antico e misterioso navigatore genovese. Quel Colombo fu per milioni di italiani emigrati negli Stati Uniti il loro Patrono, la loro carta di credito, il loro primo vero passaporto per non sentirsi intrusi in America.

Peraltro quest’odio verso Colombo non è coltivato dagli indios ma dagli idiots, i cretini progressisti americani; stanno stracciando simbolicamente i loro certificati di battesimo e le loro origini europee, preferiscono sentirsi figli di nessuno e di madre ignota, che da noi un tempo si scriveva “figli di mignotta”. A loro naturalmente si accodano i corrispettivi italici. “Idioti di tutto il mondo unitevi, contro la vostra storia e la vostra civiltà”.

Al loro fianco, però, si profila un’altra fazione di cretini radical che vorrebbe redimere Colombo considerandolo il primo degli emigrati italiani in America, una specie di Santo Protettore dei migranti. Non si rendono conto, gli uni e gli altri, che Colombo era un esploratore, un navigatore, per conto di un impero e di una regina, non era un emigrato o un rifugiato; non cercava accoglienza e benessere ma portava la civiltà e la cristianità (Cristoforo vuol dire proprio portatore di Cristo); e portava l’impero castigliano, le missioni e il colonialismo. Inclusi i soprusi e i massacri.

Voi che detestate Colombo, pensate come sarebbe stato il mondo se avessero dato all’America non il nome ma il cognome del navigatore fiorentino? Me lo sono sempre chiesto. Pensate, gli Stati Uniti di Vespuccia. Sarebbe mai diventata una superpotenza mondiale, avrebbe mai conquistato la terra e la luna e colonizzato i costumi del pianeta un Paese dedicato al diminutivo di un insetto? A chi avrebbero fatto paura i vespuccini, come avrebbero potuto imporre al mondo il vespuccian way of life? I vespuccini non avrebbero sofferto di gigantismo, come invece gli americani, e nemmeno di obesità; ma di nanismo, anzi di più, di insettismo e sarebbero passati inosservati o al più considerati molesti.

La loro bandiera sarebbe a strisce gialle su fondo nero, perché come spiegano le enciclopedie «i vespidi hanno strisce gialle su corpo bruno» (da cui Bruno Vespa). Il loro ronzio non avrebbe avuto risonanza mondiale, sarebbe bastato un buon insetticida per tenerli lontani dall’Europa; e i pellerossa sarebbero ancora i signori della loro terra. Nei dizionari non starebbero alle prime pagine come impone il loro sontuoso nome America; ma relegati in fondo, tra Vespasiano, l’imperatore dei gabinetti, e la Vispa Teresa, cacciatrice di farfalle. In fondo se lo stanno meritando.




DailyWire – DeSantis firma una dichiarazione per il Columbus Day, mentre la Sinistra diffama l’esploratore italiano
12 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -italiano/

DeSantis firma una dichiarazione per il Columbus Day, mentre la Sinistra continua a diffamare l’esploratore italiano.

Il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis lunedì ha firmato una dichiarazione che promuove il Columbus Day nello stato della Florida.

I commenti inequivocabili di DeSantis nella dichiarazione arrivano mentre gli attivisti e i politici di Sinistra continuano a ridefinire la festa come “Giornata dei Popoli Indigeni” e a diffamare il navigatore italiano.

“Il Columbus Day commemora la vita e l’eredità dell’esploratore italiano Cristoforo Colombo, che ha reso gli europei consapevoli dell’esistenza del Nuovo Mondo e i cui viaggi hanno aperto la porta allo sviluppo degli insediamenti europei nell’emisfero occidentale, che avrebbe infine portato alla creazione degli Stati Uniti d’America“, si legge nella dichiarazione di DeSantis.

Il governatore ha notato che il Columbus Day è stato proclamato festa nazionale dal presidente Benjamin Harrison nel 1892, anche se, “negli ultimi anni” il “giorno dell’unità per tutti gli americani” è stato politicizzato.

“Colombo è una figura singolare nella civiltà occidentale che ha esemplificato il coraggio, l’assunzione dei rischi e l’eroismo di fronte alle probabilità sfavorevoli; come un visionario che ha visto le possibilità dell’esplorazione oltre l’Europa, e come un Padre Fondatore che ha gettato le basi per quello che un giorno sarebbero diventati gli Stati Uniti d’America, che avrebbero poi commemorato Colombo dando il suo nome al proprio Distretto Federale“, ha continuato il proclama.

DeSantis ha poi toccato il significato del Columbus Day per gli italo-americani.

“Colombo continua ad essere una figura storica che genera l’orgoglio di quasi 17 milioni di italoamericani, una comunità il cui calore, generosità, patriottismo e amore per la famiglia hanno reso queste caratteristiche in maniera ancora più grande parte della più ampia cultura e dello stile di vita americano“, ha detto.

Il proclama di DeSantis ha sottolineato che “dobbiamo imparare dalla storia e continuare a discutere i contributi, le scoperte e le esperienze di Colombo piuttosto che rivederne la storia, e riconoscere che gli individui che cercano di diffamare Colombo e cercano di espellere il giorno dal nostro calendario civico lo fanno come parte di una missione per ritrarre gli Stati Uniti e la storia occidentale in una luce negativa mentre cercano di incolpare il nostro paese ed i suoi valori per tutto ciò che è male nel mondo, piuttosto che vederlo come una forza del bene”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » dom ott 10, 2021 9:00 am

La Teoria Critica della Razza contro l'uomo bianco inizia così:
"12 ottobre 1492. Ha inizio il più grande eccidio della storia dell'umanità"


https://www.facebook.com/groups/fede.sc ... &ref=notif



12 ottobre 1492. Ha inizio il più grande eccidio della storia dell'umanità
12
https://left.it/2016/10/12/12-ottobre-1 ... llumanita/

Nessuno ha scoperto l'America. Quando Cristoforo Colombo sbarcò nelle Antille il 12 ottobre del 1492 ben 100 milioni di Americani vivevano già lì. Da millenni. Dal Columbus day al Día de la Resistencia Indígena, come il mondo celebra il Nuovo Mondo

Nessuno ha scoperto l’America. Quando Cristoforo Colombo sbarcò nelle Antille il 12 ottobre del 1492 ben 100 milioni di Americani vivevano già lì. Da millenni.

Quando Colombo “scopre” il Nuovo Mondo, in verità, ha inizio il più grande eccidio della storia dell’umanità. Tra epidemie, guerre, assassinii, schiavitù, espropri e fame, la dominazione europea costa agli indigeni tra le 50 e le 114 milioni di vite.

La festa dei dominatori. Gli italoamericani, orgogliosi del fatto che sia stato un navigatore italiano a compiere la più grande scoperta della storia, la chiamano Columbus Day, il il Giorno di Colombo. Il 12 ottobre l’Empire State Building di New York City accende le sue luci riproducendo il tricolore italiano. E in tutti gli Stati Uniti, banche, uffici postali e uffici federali sono chiusi, così come gli uffici dell’ambasciata italiana a Washington D.C. e i vari consolati italiani che si trovano nel Paese. Fu il presidente Franklin Delano Roosevelt a stabilire che il Giorno di Colombo diventasse festa nazionale in tutti gli States. Dal 1971, la ricorrenza è fissata per il secondo lunedì del mese di ottobre.
In Spagna il franchista “Día de la Raza”, dal 1958, è mutato in Día de la Hispanidad ed è festa nazionale. I tempi cambiano, e oggi sui social network la voce spagnola è quella di Pablo Iglesias: «Ai nostri amici latinoamericani: siamo orgogliosi della vostra indipendenza e di poterci guardare negli occhi».

In Costarica lo chiamano “Día de las Culturas” (giorno delle culture) e si festeggia con un carnevale l’unione della cultura spagnola, indigena e afro-caraibica. In Messico si portano fiori ai piedi del monumento alla razza situato a Città del Messico e, tra canti e balli, gli indigeni alzano le loro voci nella Piazza dello Zocalo. In Colombia si festeggia nelle scuole, dove con delle opere teatrali rappresentano il significato che questo giorno ha avuto per la storia. In Argentina, dal 1917, il 12 ottobre è il giorno della riaffermazione dell’identità ispanoamericana di fronte agli Stati Uniti, e lo chiamano il Día della Resistencia de los Pueblos Originarios (giorno della resistenza dei popoli originari). Ma è il Venezuela di Hugo Chávez che, dal 2002, cambia profondamente il senso di questa data: chiamando la festa Día de la Resistencia Indígena (Giorno della resistenza indigena), perché non lo considera come la data di una scoperta, ma come la commemorazione della resistenza aborigena contro l’invasione spagnola.

Nei decenni 1491-1550 per effetto delle malattie tra l’80% e il 95% della popolazione indigena delle Americhe perse la vita: un decimo dell’intera popolazione mondiale di allora (500 milioni circa). La prima malattia nel Nuovo Mondo, causata da un germe dell’influenza dei suini, nel 1493 a Santo Domingo, annientò la popolazione: da 1.100.000 a 10.000 abitanti.
Poi il vaiolo, che destabilizzò l’impero Inca favorendo la campagna di conquista di Francisco Pizarro e il massacro della popolazione. E dopo ancora il morbillo e le epidemie che giungevano dall’Africa insieme ai nuovi schiavi. E ancora, alla ricerca di oro, bruciavano villaggi sterminando le intere popolazioni e facendo prigionieri e schiavi. Infine, dove non uccisero le malattie, lo fecero le armi, la schiavitù, la deportazione, i lavori forzati e la fame.

Oggi si contano più di 800 popolazioni indigene, per una popolazione di circa ai 45 milioni di persone dove i governi progressisti riconoscono i loro diritti.




Questo articolo riproduce la demenziale e criminale Teoria Critica della Razza che demonizza con la calunnia l'uomo bianco euro americano e i cristiani, sul modello dei Protocolli dei Savi di Sion con cui si è cercato di demonizzare e criminalizzare i giudei detti anche ebrei.

Il 1492 è l'anno in cui il navigatore ispanico genovese Cristoforo Colombo ha scoperto il continente che poi sarebbe stato chiamato America; lui pensava di essere arrivato in India da cui il nome di Indiani e Indios dei nativi americani detti anche amerindi.
Dopo Colombo, sparsasi la voce di una nuova terra disponibile e solo parzialmente abitata, sono giunti via mare altri europei che hanno iniziato a colonizzare il nuovo continente detto Nuovo Mondo, allo stesso modo che qualche decina di migliaia di anni prima, dei nomadi dal continente asiatico attraverso qualche lembo di terra emergente prima della fine della glaciazione di Wurm, il cui disgelo ha poi sommerso impedendo loro il ritorno, hanno colonizzato le Americhe a partire da nord verso sud.
https://it.wikipedia.org/wiki/Preistoria_americana

Dopo gli europei sono arrivati gli africani (inizialmente in buona parte schiavi) e gli asiatici.
Questo articolo demenziale è un coacervo di falsità, atte solo a calunniare razzisticamente i bianchi e i cristiani con una interpretazione faziosa e falsa della storia, per istigare odio e giustificare ogni violenza invasiva, predatoria, criminale, politicamente corretta verso e contro di loro.


1)
Innanzi tutto l'europeo bianco Cristoforo Colombo ha effettivamente scoperto il Nuovo Mondo anche se decine di migliaia di anni prima dei nomadi asiatici lo avevano a loro volta scoperto popolandolo senza sapere però che continente fosse e senza comunicarlo al resto del mondo che avrebbe saputo della sua esistenza soltanto con Colombo.
Con la scoperta dell'America da parte di Colombo inizia la Storia americana per il mondo intero e in essa vi trova posto anche la storia degli indios o indiani e dei pellirossa che già la abitavano.
Per il Mondo la storia dell'America non inzia con gli amerindi ma con Colombo che l'ha portata a conoscenza di tutti, questo è l'inizio della storia americana e non altro.
Ciò che inizia con gli amerindi caso mai, non è la Storia ma la Preistoria umana dell'America

2)
Nel 1492 le americhe si ipotizza che potessero avere qualche decina di milioni di abitanti (forse 50) e non certo 100 milioni come riportato nel demenziale articolo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale

3)
Non esiste alcuna responsabilità né colposa né dolosa dei coloni europei bianchi per le epidemie batteriche e virali che hanno decimato/sterminato le popopolazioni amerinde venute a contato con loro, allo stesso modo che non esiste alcuna responsabilità né colposa né dolosa degli asiatici e degli africani dei millenni scorsi per le epidemie di peste, di covid e di vaiolo che hanno decimato e sterminato le popolazioni europee come la peste ai tempi di Giustiniano che si presume provenisse dall'Etiopia e la peste nera del XV secolo si presume proveniente dalla Cina.

Crollo demografico dei nativi o indigeni amerindi a causa delle epidemie portate dai migranti europei e dai loro animali

https://it.wikipedia.org/wiki/Colonizza ... e_Americhe

Il Nuovo Mondo conobbe nel corso del XVI secolo un notevolissimo crollo demografico della popolazione indigena del continente. Una delle ipotesi più diffuse lega questo evento alla diffusione di patologie non curabili quali il vaiolo, l'influenza, la varicella, il morbillo. Queste patologie vennero inconsciamente portate con sé dagli europei e dai loro animali, quando sbarcarono e si stabilirono nel nuovo continente. Si trattava di malattie pressoché inesistenti in America: mentre le popolazioni di Europa, Asia e Africa avevano sviluppato anticorpi specifici contro di esse, gli indiani si trovarono del tutto inermi: la rapidità del contagio e il tasso di mortalità furono molto elevati. Si stima che tra l'80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe perì in un periodo di tempo che va dal 1492 al 1550 per effetto delle predette malattie. Circa un decimo dell'intera popolazione mondiale di allora (500 milioni circa) fu decimato. Non è, tuttavia, possibile stabilire alcuna cifra certa, data dall'incertezza delle fonti a disposizione.

La prima malattia che si diffuse nel Nuovo Mondo fu causata da un germe dell'influenza dei suini ed ebbe inizio nel 1493 a Santo Domingo e decimò la popolazione (da 1.100.000 a 10.000) Charles Mann "1493. Uncovering the New World Columbus "[senza fonte]; nel 1518 comparve il vaiolo ad Hispaniola che si propagò dapprima in Messico, poi in Guatemala e nel Perù; si ritiene che la malattia destabilizzò l'impero Inca favorendo la campagna di conquista di Francisco Pizarro ed il massacro della popolazione. Dopo il devastante passaggio del vaiolo e dei conquistadores, fu la volta del morbillo.

L'ipotesi epidemiologica è messa, però, in discussione da alcuni autori, tra i quali il demografo italiano Massimo Livi Bacci. Secondo Livi Bacci l'impatto delle malattie occidentali è stato sicuramente un evento distruttivo, ma non ha colpito allo stesso modo in tutto il continente. Due fattori, in particolare, hanno influito sul tasso di mortalità legato al vaiolo: le condizioni generali di vita e le specificità territoriali. Ad esempio in Messico la malattia colpì una popolazione ancora relativamente numerosa e con un'alta mobilità. I frequenti commerci e spostamenti a cui le persone erano abituate contribuirono enormemente alla diffusione del virus. Nel caso del Perù, invece, l'ipotesi dell'epidemia precedente all'arrivo degli spagnoli è contestabile: il vaiolo è una malattia estremamente debilitante, e sembra improbabile che sia riuscita a percorrere tutta l'America Centrale fino all'impero Inca in un periodo in cui il passaggio di persone tra i due luoghi era ancora piuttosto limitato. Di parere opposto è il professor David Noble Cook che nel suo libro "Born to Die: Disease and New World Conquest, 1492-1650" fa una disamina su tutti i tipi di malattie che si diffusero nelle Americhe non focalizzandosi principalmente sul morbillo e analizzandone la velocità di espansione.

4)
La colonizzazione europea del Nuovo Mondo è avvenuta gradualmente nei secoli e non ha comportato alcuna invasione di massa e militare finalizzata al sistematico sterminio delle popolazioni indigene per ridurle in schiavitù o per appropriarsi delle loro terre.
Quantunque vi siano state nei secoli delle guerre tra i nativi e i coloni europei, il graduale e scaglionato in centinaia di anni, confronto di civiltà (cultura, economia, tecnologia), tra i nuovi coloni europei (da millenni abituati alla civiltà stanziale cittadina, all'agricoltura, all'allevamento del bestiame, all'artigianato, al commercio e all'industria) e i nativi nomadi si è sviluppato con esito a favore dei coloni europei che si sono dimostrati portatori di una condizione e di una potenzialità umana più forte, e a sfavore dei nativi.
È vero che in questo confronto secolare, specialmente nel XIX secolo vi furono sopprusi ed eccidi dei nativi specialmente nel Nord America ma questi fenomeni violenti non risultano essere veri e propri stermini e genocidi di massa di interi popoli come l'umanità ha sperimentato nel XX secolo.
La colonizzazione del Nuovo Mondo da parte dei bianchi europei non può in alcun modo essere interpretata come un sistematico sterminio di massa e un genocidio delle popolazioni indigene.

5)
Oggi gli USA sono abitati in gran parte da persone che provengono da ogni parte del Mondo e che non hanno alcuna responsabilità nelle guerre con gli indiani.
3/4 degli americani bianche che popolano oggi gli USA sono arrivati in America dopo le guerre indiane.
3/4 del 1/4 costituito dai discendenti dei migranti arrivati prima e durante le guerre indiane non hanno praticato alcuna guerra e non hanno avuto alcuna responsabiltà nelle guerre indiane.

6)
Non vi è stata alcuna sistematica invasione delle americhe a seguito della scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo. Nessuna invasione di massa e militare, nessuna riduzione in schiavitù e nessuna predazione e di ché, nessun sterminio o genocidio, specialmente nel Nord America dove poi sono arrivati i primi coloni dall'Europa; quantunque vi siano state delle prepotenze, degli abusi, delle vicende vergognose a danno dei nativi e in qualche caso con violenze e stragi da parte.
Nel Nord America i primi coloni si sono insediati lungo la costa al riparo appena nell'interno dei fiumi navigabili. Vi era tanto spazio e molti europei bisognosi cercavano spazi vitali e speranza di vita e il Nuovo Mondo ghiela ha offerta.
Quando sono arrivati e sbarcati nessun indigeno è sopraggiunto a impedirglielo, nessun pellirossa si è presentato formalmente, pacificamente o in armi a dir loro che quella era la loro terra e che non potevano sbarcare né tanto meno insediarsi: disboscare e costruire le loro case, pescare, cacciare, allevare bestiame e coltivare la terra.
Vi erano spazi immensi e posto per tanti, per tutti, per quelli che già c'erano, gli indigeni pellirossa o indiani e per quelli che stavano arrivando i bianchi europei.
Anche i bianchi europei erano uomini e avevano il loro buon diritto, non stavano togliendo nulla a nessuno e nemmeno depredando.
Così è stato e i nuovi coloni europei sono cresciuti di numero e così le loro città, la loro economia e la forza della loro presenza si è fatta sentire e così dopo anni e decenni ... sono emerse le incompatibilità tra i due mondi, quello degli indigeni nomadi e quello dei migranti europei stanziali, dapprima frizioni e i attriti eppoi scontri armati.
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_indiane


I Padri Pellegrini arrivarono nel 1620 quindi circa 128 anni dopo la scoperta di Colombo e non erano certo una banda armata di predoni schiavisti e assassini.
I coloni inglesi del Mayflower detti Padri Pellegrini non hanno sterminato nessuno
https://it.wikipedia.org/wiki/Mayflower
La Mayflower (letteralmente "Fiore di maggio") fu la nave mercantile con la quale i padri pellegrini, salpati il 16 settembre 1620 da Plymouth (Inghilterra), raggiunsero gli attuali Stati Uniti a Capo Cod due mesi dopo, il 19 novembre.
Rinunciando alla concessione ottenuta, sbarcarono l'11 dicembre sulla costa occidentale del Massachusetts, dove fondarono la Colonia di Plymouth, riconosciuta ufficialmente il 1º giugno 1621. Secondo la tradizione, il punto esatto in cui i padri pellegrini misero per la prima volta piede a terra nel Nuovo Mondo è contrassegnato dalla Roccia di Plymouth, che può essere tuttora vista sul lungomare della cittadina.

I coloni inglesi del Mayflower detti Padri Pellegrini non hanno sterminato nessuno
https://it.wikipedia.org/wiki/Padri_Pellegrini
L'anno successivo però la colonia si era insediata ed era ben organizzata, aveva costruito case solide e coltivato le terre rivelatesi generose; aveva inoltre instaurato rapporti d'amicizia con gli indiani, tra cui Samoset, Squanto e Massasoit, capo della tribù dei Wampanoag. Nel marzo del 1621 Massasoit e il Governatore Carver stabilirono un trattato di pace e di mutua protezione. I nativi inoltre aiutarono i Pellegrini insegnando loro come sfruttare la terra e coltivare il mais. Nell'ottobre del 1621 i 53 Pellegrini sopravvissuti festeggiarono il raccolto, insieme a Massasoit e circa 90 dei suoi uomini. Le celebrazioni durarono tre giorni, durante i quali si banchettò con anatre, pesci e tacchini procurati dai coloni e cinque cervi portati dai nativi. La ricorrenza di questa festa fu il germe che generò la "Festa del ringraziamento", la più celebre delle festività americane. All'epoca, tuttavia, i Pellegrini non la chiamarono con questo nome: la prima festa che i Pellegrini stessi chiamarono "del ringraziamento" si svolse nel 1623, in seguito alla notizia dell'arrivo di ulteriori coloni e di provviste.

Le guerre indiane, contro gli indiani vennero dopo, molto dopo
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_indiane
La locuzione guerre indiane è il nome usato dagli storici nordamericani per descrivere la lunga serie di conflitti armati che contrapposero i nativi americani ai governi e ai coloni europei, e successivamente alle autorità degli Stati Uniti d'America e del Canada britannico, nonché marginalmente del Messico.
Alcune delle guerre furono provocate da una serie di paralleli atti legislativi, come l'Indian Removal Act, unilateralmente promulgate da una delle parti e potenzialmente considerabili alla stregua di guerra civile.
Le guerre, che spaziarono dalla colonizzazione europea dell'America del XVIII secolo fino al massacro di Wounded Knee 1890 e alla parallela conclusione dell'epopea USA della "frontiera", risultarono complessivamente nella conquista, nella decimazione, nell'assimilazione delle nazioni indiane, e nella deportazione di svariate migliaia di persone nelle riserve indiane.
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Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » sab apr 16, 2022 4:41 pm

Per due secoli i migranti europei sono giunti nel Nord America quasi disabitato a partire dal 1500 e non hanno sterminato nessuno vi è stato solo un confronto tra due mondi diversi per la supremazia e ha vinto quello dei migranti europei e quello dei nativi pellirossa nomadi e/o seminomadi ha dovuto soccombere perché incapace e impossibilitato a reggere a questo confronto che poi è stato anche militare e che ha prodotto dei morti.
Molti dei pellirossa morti sono morti a causa delle infezioni più che a causa del presunto sterminio dei bianchi.
3/4 degli americani USA oggi presenti sono arrivati in America dopo le guerre indiane.
3/4 dei discendenti del 1/4 che è costituito dai discendenti dei migranti arrivati prima e durante le guerre indiane non hanno praticato alcuna guerra e non hanno avuto alcuna responsabiltà diretta nelle guerre indiane.
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Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » lun ago 08, 2022 8:42 pm

La storia degli ebrei americani smentisce la tesi woke sulle origini razziste degli Usa
Nathan Greppi
19 Mar 2022

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... degli-usa/

Quando, negli ultimi anni, negli Stati Uniti si è iniziato ad abbattere le statue di personaggi storici, la scusa maggiormente utilizzata era che si trattava di figure legate al colonialismo e allo schiavismo; ciò però ha portato a prendere di mira persino Cristoforo Colombo, che tra l’altro è visto come un simbolo dell’emancipazione della comunità italoamericana. Il tutto rientra in uno schema più ampio di riscrittura della storia americana, vista solamente come un susseguirsi di discriminazioni dei bianchi nei confronti delle minoranze. Una tendenza che ha ricevuto sostegni considerevoli, come quello del New York Times che tramite il Progetto 1619 vorrebbe far risalire l’origine del Paese non al 1492, anno della scoperta del continente, ma al 1619, quando arrivarono in Virginia i primi schiavi dall’Africa.

Eppure, vi è una minoranza il cui percorso dimostra come la storia americana non sia solo fatta di ingiustizie ma, al contrario, di conquiste per coloro che aspiravano ad ottenere libertà e diritti: quella ebraica. Infatti, sebbene gli stessi americani ne siano poco consapevoli, sin dalla scoperta del Nuovo Mondo i primi ebrei che vi emigrarono dall’Europa lo fecero soprattutto per sfuggire all’Inquisizione spagnola, che anche dopo la loro espulsione dalla penisola iberica nel 1492 continuava a braccarli.

Come ha raccontato lo storico americano Edward Kritzler nel suo libro del 2008 “Jewish Pirates of the Caribbean”, molti marrani, ossia ebrei che avevano finto di convertirsi al cristianesimo per evitare rappresaglie, si arruolarono tra i marinai di Colombo, e dopo che questi divenne governatore delle Indie occidentali, trovarono nelle isole dei Caraibi un rifugio sicuro. Altri emigrarono in Sudamerica al seguito di conquistadores come Cortez i quali, pur venendo oggi dipinti come spietati invasori, secondo Kritzler erano più tolleranti verso gli ebrei rispetto a tanti loro connazionali. Nel corso dei secoli, alcuni discendenti di questi marrani divennero corsari e attaccarono le navi spagnole per conto dell’Olanda e dell’Inghilterra.

Ma è durante la Guerra d’Indipendenza americana che molti ebrei si batterono con coraggio per vedere riconosciuti i propri diritti: come spiegava Giuliana Iurlano nel 2018, già docente di storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento, la piccola comunità presente nelle colonie britanniche in Nordamerica si inserì bene, dedicandosi al commercio, alla viticoltura, alla costruzione e al noleggio di navi mercantili. Al pari degli altri coloni, gli ebrei partecipavano con grande dedizione alla politica locale, anche perché lì l’antisemitismo era molto meno diffuso che in qualsiasi altro territorio sotto il dominio inglese. A New York, in particolare, sin dal 1729 avevano diritto ad ottenere incarichi pubblici senza essere obbligati a prestare giuramento sulla Bibbia cristiana.

Al momento dell’adozione della Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776, nelle colonie vivevano tra i 2.000 e i 2.500 ebrei. Tutti loro avevano vissuto con grande apprensione le vicende del Paese: la maggior parte era dalla parte dei patrioti, anche perché erano imprenditori che mal sopportavano le tasse e altre restrizioni economiche imposte dalla corona inglese, mentre una minoranza, formata da famiglie benestanti che in parte fornivano gli approvvigionamenti all’esercito, era con i lealisti; altri ancora volevano restare neutrali di fronte al precipitare degli eventi. Ci furono intere famiglie che giuravano fedeltà ad una delle due parti in causa, e altre che invece si ritrovarono divise al loro interno. Quelli che scelsero di schierarsi con i patrioti lasciarono le città sotto controllo inglese, quali New York e Savannah, per trasferirsi a Philadelphia.

Molti di loro si arruolarono come volontari nell’esercito continentale; così fece Francis Salvador, un proprietario terriero nato a Londra e che nel 1774 divenne il primo ebreo eletto ad una carica pubblica nelle colonie. Quando l’esercito britannico attaccò la Carolina del Sud, nella notte tra il 31 luglio e il 1 agosto 1776, venne colpito mortalmente, e un indiano cherokee alleato degli inglesi gli tagliò lo scalpo. Probabilmente Salvador fu il primo ebreo caduto nella rivoluzione americana, e a lui è dedicata una stele nel Hall Park di Charleston City, che recita: “Nato aristocratico, divenne un democratico. Inglese, ha incrociato il suo destino con l’America; fedele alla sua antica fede, ha dato la vita per nuove speranze di libertà e comprensione umana.”

Furono almeno un centinaio gli ebrei che si arruolarono negli eserciti di entrambe le fazioni; un numero che può sembrare esiguo, ma bisogna considerare che i maschi adulti in età da servizio militare nella comunità erano circa 500 in tutto e, dunque, furono il 20 per cento del totale a prendere parte al conflitto. Ricoprirono diversi ruoli, dal semplice soldato di fanteria all’alto ufficiale.

Un aspetto importante della vicenda è che, quando in precedenza venivano arruolati nell’esercito britannico, nessuno di loro poteva aspirare a diventare un ufficiale, a meno che non si convertisse al protestantesimo (lo stesso valeva anche per i cattolici irlandesi). Al contrario, nell’esercito continentale almeno tre di loro ottennero incarichi di prestigio: Mordecai Sheftall, arruolatosi come furiere nella milizia della Georgia, divenne colonnello, mentre David S. Franks e Solomon Bush, ufficiali di stato maggiore, diventarono tenenti colonnello.

Ci fu anche chi si batté per l’indipendenza delle colonie senza prendere parte direttamente agli scontri, ma tramite il sostegno economico e attività di spionaggio: il più importante fu Haym Salomon (alla sinistra di George Washington nelle statue in foto), un imprenditore nato in Polonia e discendente di ebrei cacciati dalla Spagna e dal Portogallo nel 1492. Dopo essere emigrato prima a New York e poi a Philadelphia, si schierò con i patrioti, tanto che tra il 1781 e il 1784 finanziò le campagne di George Washington con 650.000 dollari di allora (che equivalgono a oltre 16 milioni dei giorni nostri). Alla vita di Salomon sono dedicati il cortometraggio “Sons of Liberty”, prodotto nel 1939 dalla Warner Bros che non a caso venne fondata da figli di immigrati ebrei polacchi, e il romanzo storico “Haym Salomon, Son of Liberty”, scritto nel 1941 da Howard Fast.

La rivoluzione americana significò per la minoranza ebraica l’uguaglianza politica e il diritto alla libertà di culto. Quando, nel 1789, George Washington divenne il primo presidente degli Stati Uniti, gli ebrei, in una lettera del presidente della loro congregazione di Newport, Moses Seixas, gli espressero la loro profonda gratitudine, assieme alla loro promessa di sostenere il nuovo governo. In risposta, Washington ribadì la libertà di coscienza e i privilegi legati all’essere cittadini americani. Aggiunse che da quel momento in poi non si sarebbe più parlato di tolleranza, in quanto “il governo degli Stati Uniti […] richiede solo che coloro che vivono sotto la sua protezione si comportino da buoni cittadini, sostenendolo concretamente in ogni occasione.”

In conclusione, chi parla degli Stati Uniti come di un Paese intrinsecamente razzista e fondato sull’oppressione dovrebbe leggere la storia degli ebrei americani, che proprio in quelle terre trovarono molta più libertà di quanta non ne avessero all’epoca i loro correligionari in Europa e nei Paesi islamici.
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Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » lun ago 08, 2022 8:43 pm

Il Papa si scusa
Ma i cattolici sono i veri anti-schiavisti
di SILVANA DE MARI
8 agosto 2022

https://www.facebook.com/paolo.verni/po ... 87KKwjpDPl

Papa Francesco durante il viaggio in Canada si è scusato, per altro riferendosi a fatti non accertati. Ma ha dimenticato che i cattolici sono il baluardo contro lo schiavismo: i missionari hanno portato il bene in tante terre, hanno difeso i popoli, sacrificando spesso la loro vita.
I cattolici baluardo contro lo schiavismo
Papa Francesco in Canada ha destato scalpore scusandosi per fatti di dubbia storicità. Ma ha dimenticato di ricordare tutto ciò
che di bene i missionari hanno portato in ogni Paese, le vite che hanno salvato e il sacrificio (documentato) di tanti martiri cristiani
Hanno destato molto scalpore le parole di Jorge Bergoglio in Canada. Vale la pena di ricordare la vera storia dello schiavismo e della guerra allo schiavismo nelle Americhe.
Quando Colombo vi arrivò, le Americhe erano praticamente spopolate, abitate da popolazioni attualmente in fase di beatificazione, che in realtà erano sistematicamente dedite alla guerra, allo schiavismo e ai sacrifici umani di apocalittica ferocia. Molto frequente anche al cannibalismo, sia a scopo rituale che alimentare.
La popolazione era scarsissima ed enormi parti del territorio erano disabitate, anche a causa della belligeranza permanente dei vari gruppi. Tra i più feroci gli Irochesi, noti anche per l’abitudine di mangiare i condannati cotti, ma vivi.
L’evangelizzazione delle Americhe è ben raccontata da Agostino Nobile nel libro Quello che i cattolici devono sapere - almeno per evitare una fine ridicola-, uscito nel 2015, la cui lettura è sempre più urgente. «Nessuno più di Isabella di Castiglia ( 1451- 1504) si preoccupò per le anime dei suoi nuovi sudditi, che insieme a papa Paolo III vietò lo schiavismo e gli abusi contro gli indios. Già nel 1478 la Regina cattolica aveva fatto liberare gli schiavi dei coloni nelle Canarie, e la proibizionedella schiavitù degli indigeni del Nuovo Mondo viene rispettata dai suoi successori, incoraggiando i matrimoni tra i suoi sudditi e gli indios.
Escludendo la regione dei Caraibi, l’Argentina e il Brasile, i paesi di lingua latina sono popolati da una maggioranza amerinda e meticcia, mentre nel nord protestante non esistono quasi più indios.
L’altissima percentuale dei neri presenti negli Stati massonico protestanti del nord provano come la tratta degli schiavi negli Stati del nord America sia stata così estesa da cambiare la struttura sociale e culturale.
Il vero sfruttamento oggi germoglia e si cela dietro utero in affitto e aborto
I missionari cristiani, a differenza degli altri colonizzatori, hanno portato il messaggio che nobilita l’uomo, estirpando da quelle culture le tradizioni che vogliono l’uomo guerriero, schiavo, vittima sacrificale per gli dei. Gli Incas e gli Aztechi, per esempio, celebravano sacrifici umani di massa. Per accattivarsi la benevolenza degli dei arrivavano a gettare dalle loro piramidi migliaia di schiavi donne, uomini e bambini. Il teologo spagnolo Francisco de Vitoria (1492-1546) a difesa degli indios scrisse una carta dei diritti umani che vale la pena riportare.
1. Per nascita gli uomini sono liberi.
2. Per diritto naturale nessuno è superiore agli altri.
3. Il bambino non viene all’esistenza in ragione degli altri, ma di sé stesso.
4. È meglio rinunciare al proprio diritto che violare quello altrui.
5. È lecita all’uomo la proprietà privata, ma nessuno è talmente proprietario che non debba, a volte, condividere con altri i suoi beni. In caso di estrema necessità tutte le cose sono comuni.
6. I dementi perpetui - che non hanno e non c’è speranza che avranno l’uso della ragione - sono soggetti di diritto e possono essere proprietari.
7. Al condannato a morte è lecito fuggire, perché la libertà si equipara alla vita.
8. Se il giudice, non curando l’ordine del diritto, ottiene a forza di torture la confessione del reo, non può con dannarlo, perché così agendo non si è comportato da giudice.
9. Non si può mettere a morte una persona che non sia stata giudicata e condannata legittimamente.
10. Ogni nazione ha diritto a governare se stessa e può scegliere il regime politico che vuole, anche quando non è il migliore.
11. Tutto il potere del re viene dal la nazione, perché questa è libera per principio.
12. L’orbe intero, che in certa maniera costituisce una repubblica, ha il potere di dare leggi giuste e convenienti a tutta l’umanità.
13. Non è lecita una guerra che porti alla nazione un male ben maggiore dei vantaggi che per mezzo di essa si vogliano raggiungere, quali che siano le ragioni e i titoli per cui si ritiene che sia giusta.
14. Se il suddito constata l’ingiustizia del la guerra, può rifiutarsi di parteciparvi, anche contro il mandato del principe.
15. L’uomo non è lupo per l’uomo, ma è innanzitutto uomo.
Se analizziamo i testi, possiamo renderci conto che lo schiavismo è stato un fenomeno atroce e totale al di fuori del cristianesimo, molto meno feroce all’interno del cristianesimo, e anche qui dobbiamo fare una distinzione tra protestantesimo e cattolicesimo.
La condanna dello schiavismo è nata nel cattolicesimo. Al l’interno del cattolicesimo sono sicuramente esistiti schiavisti, ma le linee teoriche dell’antischiavismo sono nate qui. In Canada Bergoglio ha dimenticato la verità storica, le missioni cattoliche che hanno creato scuole, ospedali e villaggi dove finalmente non era più permessa la tortura e non era più permesso lo schiavismo, normalmente praticato degli irochesi e dagli altri gruppi etnici, esattamente come non era più permesso lo stupro etnico, le donne di altre tribù schiavizzate. I missionari cattolici hanno pagato con la vita e con il dolore. La loro storia è raccontata da padre Celestino Testore, nel libro I santi martiri canadesi, 1941. In Canada Bergoglio non ha ricordato questi martiri e le innumerevoli vite che hanno salvato, e si è scusato per fatti mai avvenuti. Quello delle fosse comuni di bambini è una leggenda nera clamorosamente smentita, visto che non sono mai stati riesumati dei cadaveri. Quei bambini erano stati tolti alle loro famiglie dallo stato canadese, non certo dai sacerdoti cattolici che non dividevano mai i bambini dalle famiglie, stato che poi li ha affidati orfanotrofi cattolici, perché non intendeva occuparsene. Lo storico Jacques Rouillard, docente della Facoltà di Storia dell’Università di Montreal, lo scorso 11 gennaio ha pubblicato sul portale canadese Dorchester Review un lungo articolo in cui dimostra come non ci sia nessuna sepoltura irregolare o di massa, ma semplici cimiteri per gli studenti e per i docenti. Le cause di morte dei bambini, documentate, sono tubercolosi, influenza e, più raramente, incidenti, e sono assolutamente in linea con le statistiche sanitarie di quegli anni.

Se la nostra religione sarà annientata la dignità umana non esisterà più
Il professor Tom Flanagan e il magistrato Brian Gesbrecht, nel 2022 sul Dorchester Review con il titolo The False Narrative of the Residental Schools Burials, ribadiscono come non ci sia traccia di un solo studente ucciso nei 113 anni di storia delle scuole residenziali cattoliche. Perché Bergoglio si è scusato per fatti mai provati? La civiltà cristiana cattolica è stato il primo baluardo contro lo schiavismo, contro genocidio, contro lo sfruttamento estremo dell’uomo sull’uomo. Dopo che sarà stata abbattuta, cancellata o ridotta a un cagnolino che sta al guinzaglio del nuovo ordine mondiale e prende ordini da Davos, non ci saranno
più baluardi. Siamo stati noi ipadroni della scienza, della tecnica, della filosofia e dell’arte, i paladini della guerra allo schiavismo, coloro che hanno parlato di dignità umana non perché fossimo migliori degli altri, ma perché noi abbiamo avuto straordinaria fortuna di fondere la spiritualità biblico evangelica, la filosofia greca, il diritto romano, e anche la passione dei barbari. È stato un miracolo. Una volta che noi saremo stati annientati, distrutti, addomesticati, sostituiti, il concetto di dignità umana non esisterà più, e lo schiavismo, che stagià germogliando nascosto dentro parole molto più miti come gravidanza per altri ed eutanasia del non consenziente, esploderà come non mai. I miracoli non si ripeto no. La Provvidenza non interviene una seconda volta, dopo che i suoi doni sono stati buttati.
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Re: Ma quale genocidio dei nativi americani?

Messaggioda Berto » mer dic 14, 2022 7:38 am

Questo è un demente anti americano e antisemita che racconta un mucchio di menzogne e istiga all'odio verso i bianchi e l'occidente, gli ebrei e Israele, dovrebbe essere bandito dai social e perseguito penalmente.

OttolinaTv ha pubblicato un video nella playlist I pipponi del Marrucci.
USA FONDATA SUL GENOCIDIO
6 dicembre 2022

https://www.facebook.com/salvatore.vita ... &ref=notif

perchè lo sterminio sistematico dei nativi del nord america non ci ha mai scandalizzato più di tanto
ma voi ci pensate mai a sta cosa che l’autoproclamato paese leader del mondo libero è sostanzialmente l’unico al mondo ad essere letteralmente fondato sul genocidio?
la rimozione dalla coscienza collettiva dello sterminio sistematico dei nativi del nord america è probabilmente la più gigantesca operazione propagandistica della storia umana
il primo tassello: convincerci fin nel profondo del nostro inconscio che prima dell’arrivo dei coloni bianchi in missione per conto di Dio, in tutto quel continente, inspiegabilmente, non ci fosse sostanzialmente una seganiente
“la loro terra è spaziosa e vuota, sono pochi, e non fanno altro che correre sull’erba come le volpi e le bestie selvagge. non sono operosi e non possiedono le facoltà necessarie per usare la terra o i suoi prodotti, tutto si deteriora ed è sciupato. come gli antichi patriarchi, è legittimo prendere questa terra che nessuno usa e utilizzarla” scriveva nel 1622 un colono
andrebbe chiesto ad esempio a quelli che fino ad allora erano vissuti piuttosto serenamente lungo le coste dell’attuale california
il primo a incontrarli e a descriverli era stato nel 1542 l'esploratore portoghese juan rodriguez cabrillo. parlava di aree densamente popolate, e sopratutto di “bellissime valli piene di mais e cibo”
“in generale si può affermare che le piante commestibili del nuovo mondo superavano di gran lunga in varietà ed efficacia le colture che erano disponibili in europa al tempo della scoperta dell’america. gli antichi indiani che si occupano della selezione delle piante fecero decisamente un buon lavoro”
fagioli, zucche e altre verdure, in particolare il mais che in quanto a rendimento e varietà di utilizzo era notevolmente superiore a qualsiasi prodotto europeo, crescevano in campi che erano così curati da sembrare immensi giardini anzichè terre coltivate
buona parte della regione era attraversato da vie di comunicazione, e gli scambi commerciali tra le varie tribù erano floridi
alcuni popoli, come quello degli hohokam, avevano costruito una vasta e complessa rete di canali per l’irrigazione, grazie alla quale erano riusciti a rendere molto fertile un'area di oltre 30 chilometri quadrati di deserto
le comunità chacoan presenti tra colorado e new mexico erano fortemente urbanizzate, e i centri urbani erano caratterizzati da complessi di edifici su più piani, come quello di pueblo bonito “un singolo edificio a 4 piani composto da circa 800 camere, con dozzine di spazi comuni”. nessun’altra struttura negli stati uniti ha ospitato così tante persone fino al XIX secolo, quando furono costruiti gli enormi condomini di new yor city
sulla costa occidentale della florida i calusa avevano sviluppato sofisticate tecniche di pescicultura
un resoconto di un missionario spagnolo del XVI secolo”afferma che l’abitazione di un capo era sufficientemente ampia per ospitare duemila persone senza essere eccessivamente affollata”
la società calusa era fortemente stratificata: “capi supremi, al comando di un esercito permanente di guerrieri professionisti, governavano direttamente su decine di città e ne controllavano indirettamente molte altre attraverso un sistema di tributi. la società era suddivisa in nobili, cittadini comuni e schiavi (principalmente prigionieri di guerra)”
altrove invece l’organizzazione sociale e politica era decisamente più democratica
secondo molti studiosi la confederazione delle cinque nazioni della lega irochese, fondata verso la metà del XV secolo, fu addirittura un modella per la costituzione degli Stati Uniti
secondo J.N.B. Hewitt della “alcune idee alla base della lega delle 5 nazioni erano fin troppo radicali persino per gli artefici più innovatori della Costituzione americana. Dovettero trascorrere più di centocinquan’tanni prima che l’uomo bianco accettasse il suffragio femminile che era parte fondamentale del governo indiano. Ancora oggi non si è giunti all'abolizione della pena capitale come avevano stabilito gli irochesi. e la legislazione per la tutela dell'infanzia, essenziale nella struttura sociale irochese, dovette aspettare un secolo o più prima di essere riconosciuta dall’uomo bianco”
il gesuita pierre charlevoix rimase particolarmente colpito dai metodi educativi: usare violenza verso un bambino era sostanzialmente inconcepibile. “alcuni indiani”, puntualizzava, “iniziano a castigare i loro figli, ma questo accade solo tra quelli che si sono convertiti al cristianesimo o si sono stabiliti nella colonia”
a colpirlo in particolare il fatto che ciò nonostante i giovani adulti apparissero decisamente educati e rispettosi
anche nella gestione della cosa pubblica
jean de brebeuf, altro missionario gesuita, racconta lo stupore nell'assistere alle riunioni dei capi indiani. “una delle caratteristiche più straordinarie del comportamento”, scrive, “è la cautela e la moderazione nel parlare”
"durante queste assemblee ogni procedimento è svolto con saggezza” rilancia il missionario pierre francois Charlevoix. “una calma e una cognizione di causa, ma anche un'integrità, che avrebbero fatto invidia all’atene dei giorni migliori. nulla è risolto in modo precipitoso”
il contrasto tra le maniere regali dei capi indiani e quelle dei sovrani britannici era particolarmente accentuato durante questa prima fase degli insediamenti dei coloni in Virginia, perché l’inghilterra era allora governata da re giacomo I, noto per la sua mancanza di pulizia personale, per il modo volgare di parlare e perchè mangiava e beveva di tutto producendo suoni tipo branco di cinghiali. un po’ come me
la civiltà dei nativi affascinò tanti
benjamin franklin si lamentava perchè “un bambino indiano cresciuto tra noi, che ha imparato la nostra lingua e ha appreso le nostre abitudini, se torna tra la sua gente, non vorrà più ritornare tra noi. ma se un bianco è stato preso prigioniero dagli indiani quand’era giovane e ha vissuto con loro, benchè riscattato dai suo amici e trattato con tutta la tenerezza possibile per convincerlo a rimanere tra gli inglesi, in breve tempo è disgustato dalle nostre maniere, e coglie la prima occasione per scappare di nuovo”
“migliaia di europei sono divenuti indiani, mentre non abbiamo nemmeno un esempio di un aborigeno che per scelta sia diventato europeo”, scriveva hector de crevecoeur
peccato non sia mai stato un ostacolo a perpetrare i massacri più cruenti
nel 1607 sbarcano a jamestown nell’attuale virginia 104 coloni inglesi. un’area dove il capo tribù dei powathan, la tribù di pocahontas, era riuscito a mettere assieme 30 tribù diverse residenti in gran parte nella Virginia orientale, chiamata Tenakomakah, che significa "Terra densamente abitata". terra di nessuno stocazzo
in realtà all’epoca erano già state violentemente decimate dal contatto con i primi esploratori
è lo sterminio causato dalle virus e dai batteri importati dall’europa, che spesso è stato utilizzato per dare una pennellata di fatalità allo sterminio
effettivamente le malattie hanno fatto più morti dei fucili. ma tra i due aspetti c’è sempre stata una felice collaborazione. si moriva per malattia anche a causa delle condizioni imposte dalla deprivazione, e poi chi si salvava riceveva la cura del piombo
nonostante la decimazione nel 1607 i powathan erano ancora 15 mila. alla fine del secolo ne erano rimasti poco più di 500
non erano stati tutti sterminati però
è la dottrina berkley, che della virginia è stato a lungo governatore
“il piano di berkeley consisteva nel massacrare tutti i maschi adulti, ma risparmiare le donne e i bambini, che andavano invece venduti come schiavi. in questo modo la guerra di sterminio si sarebbe ripagata da se”, spiega david stannard, l’autore di olocaustso americano, il testo da cui abbiamo estratto il grosso delle informazioni di questo video
nel frattempo gli inglesi fondano anche la colonia del new england, all’estremo nord della costa orientale USA, a cavallo tra gli attuali stati del maine, Vermont, New Hampshire, Massachusetts, Connecticut e Rhode Island
anche qua una bella botta iniziale era stata data con le malattie, che aveva portato alla sostanziale estinzione di intere tribù, come quella dei patuxet. l’ultimo membro della tribù, noto come tisaquantum è morto nel 1622. due anni prima aveva aiutato i pellegrini sbarcati a plymouth a non morire di fame, insegnandoli come far crescere i raccolti in quella terra a loro sconosciuta. non ricevette una grande ricompensa
“tutta, via non era sufficente”, sottolinea stannard. “alcuni indiani sopravvissero”
e furono i più sventurati
come i 600 pequot che furono bruciati vivi durante un singolo agguato
"in poco più di un’ora, il mondo fu liberato da 5-600 selvaggi di cui sopportava il peso”, esultò il teologo puritano cotton mather
a guidare l’agguato fu john mason, che grazie alla sua lucida follia da sterminatore inflessibile più avanti fu premiato col ruolo di vicegovernatore
li coglievano di sorpresa anche perchè di solito i nativi avevano un’idea un po’ diversa della guerra
come spiegava un nativo a un colono britannico nel XVII secolo “siamo inclini a vivere in pace: se intendiamo combattere contro di te, te lo facciamo sapere e ti spieghiamo le ragioni, e se tu ci dai risposte soddisfacenti allora non ti faremo la guerra. e se tu intendi dichiararci guerra, dovresti comunicarci le tue intenzioni e le motivazioni. se non ti diamo risposte soddisfacenti, puoi farci la guerra. altrimenti non dovresti”
ovviamente ai nostri occhi è ingenuità. ma magari è semplicemente saggezza
come scrisse ruth benedict “la mancanza di comprensione che dimostrarono verso la guerra era abissale. nella loro cultura non esistevano le basi su cui si fonda l’idea della guerra”
di sicuro c’è che la pagarano carissima
in new hampshire e in parte del vermont la tribù degli abenaki occidentali contava circa 12 mila unità. un secolo dopo l’arrivo degli inglesi ne erano rimasti 250
nel massachussets la tribù dei pocumtuck contava 18 mila membri. cinquan’tanni dopo erano in 900
ed era già la seconda ondata. la prima appunto era stata quella caratterizzata dal diffondersi delle malattie. e poi di ondate arrivò anche la terza
a fine secolo del popolo dei norridgewock erano rimasti appena 10 individui. nel 1726 si erano ulteriormente ridotti. 25. ancora peggio andò al popolo degli androscoggin, che a fine secolo erano rimasti in 160. nel 1726 erano 10
in virgia in general, si registrò un calo del 93% della popoolazione indigena tra il 1685 e il 1790, cioè dopo che nel secolo precendete c’era già stata una riduzione del 95% della popolazione, che a sua volta aveva seguito lo sterminio del secolo precedente a causa delle malattie
“nella zona orientale del sud e del nord carolina, il declino tra il 1685 e il 1790 fu del 97%, in luisiana del 91, e in florida dell’88: duemila inidividui in tutto. nel 1520 erano 700 mila” riassume stannard
lo sterminio finale e totale delle tribù era stato architettato scientemente attraverso lo sterminio sistematico di donne e bambini
ma non era ancora finita
ad attenderli c’era una quarta ondata di stermini
era la guerra di indipendenza. per quanto gli inglesi avessero sistematicamente perpetrato il genocidio, per gli eroi della guerra d’indipendenza non era abbastanza
nel 1779 george washington diede ordine al generale sullivan di attaccare gli irochesi e di “devastare tutti gli insediamenti circostanti. il paese non deve essere solo invaso, ma distrutto. la esorto a non prendere in considerazione nessuna offerta di pace prima della totale distruzione dei loro insediamenti”
28 cittadine su 30 del popolo seneca vennero totalmente spazzate via. e le truppe vittoriose si divertivano a scorticare i corpi delle vittime “dalla anche in giù per fare coperture per gli stivali o gambali”
Jefferson nel 1807 diede istruzioni al ministro della guerra affinché tutti gli indiani che opponevano resistenza all'espansione “incontrassero l’accetta”. nel 1812 ribadiva: i nativi dovevano essere “estirpati dalle terre” o trasferiti fuori dalla portata americana. come ricorda stawnnard, “le stesse parole, proclamate da un capo di stato tedesco nel 1939 e dirette agli ebrei europei, si sarebbero scolpite nella memoria dell’uomo”. “tuttavia” continua, “poiché sono state pronunciate da uno dei padri fondatori americani, proprietario di schiavi del sud, e stimato filosofo della libertà, sono state dimenticate da moltissimi storici che per secoli hanno celebrato la saggezza e l’umanità di jefferson”
per sentire tutto l’impatto della quarta ondata i cherokee dovettero attendere il 1828, quando venne eletto andrew jackson. lo stesso che una volta aveva scritto che "L'intera nazone cherokee dovrebbe essere frustrata”, che aveva guidato diversi agguati ad accampamenti pacifici e che si vantava “di aver sempre conservato lo scalpo di quelli che aveva ucciso”
appena nominato presidente, la Georgia rivendicò il possesso di un'enorme porzione di territorio cherokee, che fecero ricorso alla corte suprema. e lo vinsero pure. solo che nel frattempo i coloni si erano già insediati ovunque, e riuscirono a imporre un trattato. per quanto ridicolo. come osservò alexis de tocqueville, “è impossibile distruggere gli uomini con un maggiore rispetto delle leggi”
dopo il trattato ebbe inizio quello che viene definito “Il cammino delle lacrime”, e cioè la deportazione. “ho combattuto durante la guerra civile e ho visto uomini fatti a pezzi e massacrati a migliaia, ma il trasferimento dei cherokee è stato l’avvenimento più crudele cui abbia mai assistito" dichiarerà un colonnello delle forze confederate
dei 17 mila che partirono, raggiunsero la destinazione finale meno della metà
nel 1863 in colorado un quotidiano locale, il rocky mountain news, lancia una campagna incendiaria che esortava lo sterminio degli indiani “sono una razza dissoluta, vagabonda, brutale e ingrata e dovrebbe essere cancellata dalla faccia della terra”. fu solo il primo d'una lunga serie. fino a che non avvenne il casus belli che tutti stavano aspettando
come spiega sstannard “una famiglia di coloni fu uccisa da un gruppo di naini. di quali daini si trattasse nessuno si interessò. il governatore però emise un provvedimento di emergenza: si autorizzava la formazione spontanea di reggimenti di cittadini armati che potevano uccidere tutti gli indiani ostili che trovavano. in cambio, si potevano impossessare di tutti i loro beni”
in questo clima il colonello chivington condusse un battaglione di ben 700 soldati armati fino ai denti fino a uno dei principali insediamenti indigeni rimasti. vi trovarono 600 persone. solo 35 erano guerrieri. non era un caso, gli era stato comunicato che il grosso sarebbero stato fuori per la caccia. e sapeva anche che nel villaggio non c’erano sostanzialmente armi. “il governo considerava quegli indiani prigionieri di guerra innocui e disarmati, e il colonnello ne era informato", spiega stannard. furono sterminati tutti senza pietà. passò alla storia come il massacro di sand creek
“a quelle persone era stato inflitto ogni genere di sofferenza, li avevano scotennati, avevano fatto loro saltare le cervella; gli uomini usarono i coltelli, sventrarono le donne, bastonarono i ragazzini, li colpirono alla testa con i fucili, li ammazzarono di botte, mutilarono i loro corpi, in tutti i sensi. comprese le donne, e i bambini di due o tre mesi” riporta una testimonianza
secondo il presidente teodore roosevelt si trattò di “un’impresa virtuosa e benefica come quella compiute alla frontiera”
nel 1906 gli dettere il nobel per la pace
stesso copione in sud dakota. è il massacro di wounded knee. 300 dei 350 componenti del villaggio vennero trucidati a colpi di cannone. i restanti vennero poi rincorsi nei boschi e trucidati a mazzate
poco prima il direttore dell’aberdeen saturday pioneer, il principale giornale locale, aveva scritto: “la nobiltà dei pellerossa si è estinta e quei pochi che sono rimasti non son altro che cagnacci che guaiscono e leccano le mani che li percuotono. i bianchi, per la legge della conquista, per la giustizia della civiltà, sono padroni del continente americano. e la sicurezza degli insediamenti di frontiera potrà essere assicurata solo con il totale annientamento dei pochi rimasti”
si chiamava Frank Baum. 10 anni dopo diventò celebre in tutto il mondo per aver dato alla luce il libro per ragazzi “il fantastico mondo di oz”
nel frattempo in california a condurre lo sterminio erano direttamente le missioni francescane
veri e propri campi di concentramento, dove il 36% dei bambini che venivano internati morivano entro 12 mesi, e i 3 quarti morivano entro la pubertà. gli andava comquneu meglio che a quelli che nelle missioni ci nascevano: il 93% non raggiungeva i 10 anni
nelle strutture, come dice stannard “lo spazio a disposizione era forse appena appena superiore a quello a cui erano costretti gli africani prigionieri nelle stive delle navi negriere. ovviamente, in simili condizioni le malattie introdotte dagli spagnoli dilagavano violentemente. anche perchè non mangiavano. l’apporto calorico medio era circa un terzo di quello garantito agli schiavi neri delle piantagioni. nonostante i campi che lavoravano regalassero raccolti strepitosi”
e così “nel 1845, dopo circa 80 anni di storia delle missioni, la popolazione indigena della california era stata ridotta di tre quarti”
non gli era andata poi malissimo. quando successivamente subentrò il governo americano, sarebbe diminuita di un altro 80% in appena 25 anni
era il frutto di una campagna di sterminio totale dei nativi annunciata ufficialmente dal governatore della california nel 1851: “è già in corso una guerra, ma deve continuare fino a quando gli indiani non si saranno estinti”, aveva dichiarato. negli 8 anni successivi la popolazione indigena passò da 85 mila unità a 35 mila
“mai razze inferiori erano state estirpate come erbacce nel giardino dell'umanità attraverso processi organici e consapevoli, rapidamente come oggi. questo è inevitabile,e non privo di giustificazioni. la pietà e la compassione, afferma Nietzsche, sono oggi una malattia, e siamo chiamati a mostrarci superiori ai principi morali e a ripulire il mondo per la sopravvivenza di coloro che sono più adatti perchè più forti”. ad affermarlo è stanley hall. il principale pedagogista statunitense dell’800
riformulato, è lo stesso concetto che il celebre giornalista del wall street journal christopher hitchens ha ribadito in diversi editoriali alla vigilia del columbus day, le grandi celebrazioni che nel 1992 festeggiarono i 500 anni di stermini che presero il via dallo sbarco di Colombo nella americhe
dichiarava che era innegabile che i nativi americani avessero sofferto pene indicibili dall’arrivo dei coloni inglesi in poi, ma definiva quelli che se ne lamentavano "ridicoli autodisprezzatori, ignoranti e incapaci di comprendere il semplice fatto che la distruzione massiccia di popoli tecnologicamente più arretrati è il motore della storia”. “questi secoli di orrore sarebbero invece da celebrare con grande vigore e gusto”, ha affermato
le analogie con lo sterminio degli ebrei europei e degli zingari non possono che saltare all’occhio. ma c’è una differenza piuttosto importante. quello dei nativi dell’america settentrionale è stato probabilmente l’unico genocidio ad aver compiutamente raggiunto lo scopo per cui è stato perpetrato. gli ebrei hanno oggi un loro stato, fanno parte a pieno titolo della comunità internazionale, il loro genocidio viene universalmente riconosciuto e celebrato, ed anzi viene spesso utilizzato per zittire ogni forma di critica nei confronti del regime di sostanziale apertheid che vige in israele
quello dei nativi americani no. neanche dagli ebrei stessi
benny morris è un importante storico della ben gurion university
qualche anno fa ha rilasciato un'intervista al quotidiano haaretz. il titolo è indicativo: “la sopravvivenza dei più forti”
mell’intervista utilizza il genocidio dei nativi americani per giustificare la nakba, la pulizia etnica effettuata dallo stato di israele a danno di 700 mila palestinesi nel 1948: “non puoi fare una frittata senza rompere le uova. anche la grande democrazia americana non sarebbe potuto venire fondata senza l’annichilimento degli indiani. ci sono casi dove il fine ultimo giustifica tutte le crudeltà commesse per raggiungerlo”, ha dichiarato
la storia la scrivano i vincitori. sempre. e così l’unico vero genocidio che rimane, è quello commesso da chi poi la guerra l’ah persa. anche i nazisti, come suggerito da benny morris “perseguivano un fine supremo, che giustificava l’annichilimento degli ebrei, degli zingari e di altri ancora”. in quel caso però, fortunatamente, i nazisti persero, e oggi non c’è nessun equivalente di hitchens che celebra lo sterminio degli ebrei “con grande vigore e gusto”. anzi, giustamente, solo mettere in discussione l’olocausto è un vero e proprio reato
negli USA invece quando cominciò a circolare la voce che la smithsonian institution stava valutando se definire finalmente genocidio lo sterminio dei nativi del nord america, un gruppo di rappresentanti repubblicani gudati da ted stevens minacciò un’iniziativa parlamentare per tagliarne i fondi
il punto non sono i riconoscimenti simbolici. il punto è che senza quei riconoscimenti simbolici, la discriminazione continua, e rimane impunita
alla fine degli anni ‘40, dopo quasi 3 secoli di pulizia etnica, e dopo la ghettizzazione dei nativi nelle riserve, gli USA hanno intrapreso una politica che hanno denominato liquidazione. qualcuno gli ha fatto osservare che ricordava i nazisti troppo da vicino. e allora da sinceri democratici, hanno recepito le critiche, e l’hanno ribattezzata: terminazione
come dice stannard, “bisogna ammettere che effettivamente il termine è adeguato: l’idea era infatti quella di porre definitivamente fine una volta per tutte a tutto ciò che rimaneva di peculiarmente indiano negli individui indiani, abolendo per legge le tribù, e requisendo i terrenti rimasti. una vera e propria campagna di sterminio, anche se non indirizzata agli individui ma alla loro esistenza come etnia, cultura e organizzazione
tra il 1954 e il 1966, oltre 100 tribù vennero eliminate, e oltre 1,3 milioni di acri di terreno requisiti
fortunatamente la lunga stagione delle battaglie per i diritti civili iniziata a fine anni ‘60 ha interrotto questo ulteriore progetto di genocidio culturale, ma i problemi sono ancora tutti irrisolti
attualmente sul territorio statunitense ci sono 310 riserve di nativi americani
sono per lo più localizzate in luoghi remoti, con infrastrutture pietose, acqua potabile inclusa
alcune sono state anche utilizzate come discariche di scorie radioattive. come la riserva dei navajo, dove un quarto delle donne presentano tracce di sostanze radiattive nell’organismo
l’aspettativa di vita degli indiani americani è di 5,5 anni inferiore alla media nazionale, e le condizioni di salute sono disastrose: l’incidenza del diabete è 3,2 volte superiore alla media nazionale, quelle delle malattie croniche del fegato di 4,6 volte, e il tasso di suicidio è più che doppio
il tasso di povertà è superiore al 25%. quello dei bianchi americani non arriva all’8
un indiano americano maschio ha 4 volte più probabilità di essere incarcerato rispetto a un connazionale bianco. 6 volte se è femmina
diciamo che di compiti da fare a casa prima di potersi permettere di andare in giro per il mondo a dare lezioni di rispetto dei diritti umani ne avrebbero a sufficenza
anche a noi i compiti da fare a casa per diventareil primo media che dà finalmente voce anche a chi ha una storia che non coincide con la narrazione del suprematismo culturale bianco non mancano. aiutaci a inventarci il modo per farlo sempre di più e sempre meglio. aderisci alla campagna di sottoscrizione di ottolinatv su GoFundMe ( https://gofund.me/c17aa5e6 ) e su PayPal ( https://www.paypal.com/donate/... )
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