Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » mar lug 02, 2019 9:41 pm

Arresto non convalidato, Carola Rackete torna libera
2 Luglio 2019

http://www.ildesk.it/attualita/arresto- ... 06BnR2xGm4

La gip di Agrigento, Alessandra Vella, esclude il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, a causa di una “scriminante”: commettere l’illecito sarebbe giustificato dall’adempimento di un dovere, quello di salvare vite umane in mare
La gip di Agrigento, Alessandra Vella, non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch, escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra. Da stasera Carola Rackete è libera, perché viene meno la misura degli arresti domiciliari. Secondo la gip il reato di resistenza a pubblico ufficiale sarebbe stato giustificato da una “scriminante”, legata all’adempimento di un dovere”, quello di salvare vite umane in mare. La capitana della Sea Watch 3, era stata arrestata e posta ai domiciliari, dopo aver deciso di entrare nel porto di Lampedusa nonostante il blocco.


Alberto Pento
Speriamo che la procura faccia ricorso.
Bisognerebbe che il governo ritirasse lo stato italiano dalla convenzione internazionale sul soccorso in mare per gravi abusi e ragioni di sicurezza nazionale;
nonché dalla convenzione sui rifugiati e sull'asilo politico per le stesse ragioni, abusi e sicurezza nazionale;
e che sospendesse unilateralmente la legge europea di Dublino sino a che non venga modificata e adattata all'oggi.



PERCHÈ È POLITICA
Walter Marrocco

La decisione con la quale il GIP di Agrigento non ha convalidato l'arresto della nuova eroina della sinistra italiana, poggia su una valutazione di carattere politico.
Stando alle notizie divulgate dalla stampa, sarebbe stata riconosciuta la scriminante dell'adempimento di un dovere, prevista dall'art. 51 c.p., sul presupposto che, avendo Malta rifiutato (?) l'attracco, e non potendosi ritenere Libia e Tunisia porti sicuri, alla Rackete non restava che fare rotta su Lampedusa.
Dove sta la forzatura evidentemente ideologica in questo ragionamento? Nel ritenere, oltre alla Libia, anche la Tunisia alla stregua di "porto non sicuro".

La Convenzione di Amburgo del 1979 sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, impone un preciso obbligo di soccorso e assistenza delle persone in mare ed il dovere di sbarcare i naufraghi in un porto sicuro (place of safety).
Il luogo sicuro è una "località dove le operazioni di soccorso si considerano concluse, e dove: la sicurezza dei sopravvissuti o la loro vita non è più minacciata; le necessità umane primarie (come cibo, alloggio e cure mediche) possono essere soddisfatte; e può essere organizzato il trasporto dei sopravvissuti nella destinazione vicina o finale".
Dunque, in base alla Convenzione del 1979, porto sicuro è qualsiasi luogo dove è garantita la sicurezza fisica del naufrago.
Ora, secondo una interpretazione estensiva della norma, allorché il naufrago manifesti l'intenzione di avanzare richiesta di asilo, il porto sicuro deve anche garantire l'espletamento della relativa procedura.
Nonostante la Tunisia abbia sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, taluni giuristi à la page non riconoscono a detto paese la dignità di "porto sicuro" perché, a loro dire, non sarebbe "attrezzato per garantire i bisogni dei migranti".

Le ricadute di simile ragionamento sono pericolosissime.
Se neghiamo che anche la Tunisia (paese tra i più stabili dell'Africa) possa essere considerato porto sicuro, allora mi dite quale stato africano può esserlo?
Seguendo questa tesi, se, per assurdo, avvenisse un naufragio al largo del Senegal, visto che nessuno stato africano può considerarsi porto sicuro, dovremmo sbarcare i naufraghi in Portogallo o in Spagna, circumnavigando mezza Africa.


Salvare vite non è reato. Il Gip smonta le accuse contro la capitana Carola
Demolito l'impianto dell'accusa, il procuratore Patronaggio accusa il colpo: "Troppe tensioni politiche". Salvini su tutte le furie: "Sentenza vergognosa e politica". E minaccia vendetta: pronta la riforma della giustizia
Claudio Paudice
2 luglio 2019

https://www.huffingtonpost.it/entry/car ... 6116437322

Il Gip di Agrigento ha smontato su tutta la linea le accuse della Procura: Carola Rackete torna in libertà. E il ministro dell’Interno Matteo Salvini perde il controllo, attacca i giudici e annuncia una riforma della giustizia che, per toni e parole usate, ha il sapore della ritorsione politica nel momento più difficile per la magistratura italiana. Il giudice per le indagini preliminari non ha convalidato l’arresto della capitana della Sea Watch che quattro giorni fa ha infranto il divieto di entrare nel porto di Lampedusa per far sbarcare i 40 migranti a bordo. Notizia per certi versi attesa, non era attesa però la demolizione dell’impianto dell’accusa guidata dall’ufficio di Luigi Patronaggio.

Nessuna misura cautelare disposta, come il divieto di dimora richiesto dai pm, ed esclusione del reato di resistenza a nave da guerra perché la motovedetta della Gdf ‘stretta’ tra la nave dell’Ong e la banchina non può essere considerata tale. Esclusione anche del reato di resistenza a pubblico ufficiale perché entrando in porto in piena notte Carola ha agito in adempimento di un dovere, quello di portare in salvo i migranti. Inoltre, secondo il giudice, il Decreto Sicurezza bis “non è applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti”.

La demolizione dell’impostazione della procura ha innescato il disappunto di Patronaggio: “La richiesta di convalida dell’arresto di Carola Rackete è stata respinta: si evince quanto sia difficile muoversi in una materia che sconta forti tensioni politiche in cui qualsiasi decisione uno prenda ha sempre paura di sbagliare”, ha detto durante l’audizione in Commissione Antimafia, insinuando in altre parole che la decisione del gip sia stata influenzata dal clima politico acceso intorno alla vicenda. Carola torna quindi libera. Patronaggio aspetterà di leggere le motivazioni prima di valutare l’impugnazione: “Il nostro punto di vista era
diverso. Per noi era necessitata l’azione di salvataggio e non era necessitata invece la forzatura del blocco, che riteniamo un atto un pò sconsiderato nei confronti della vedetta della Guardi di Finanza. E’ evidente però che si rispettano le decisioni dei giudici”.

Il Prefetto di Agrigento ha già firmato intanto il provvedimento di allontanamento dall’Italia della capitana della Sea Watch, che sarà accompagnata alla frontiera dalle forze dell’ordine. Non prima però della convalida da parte dell’autorità giudiziaria, e certamente dopo il 9 luglio, quando Carola sarà di nuovo ascoltata dai magistrati in relazione all’altro filone dell’indagine, quella sul favoreggiamento di immigrazione clandestina.

La misura del Prefetto di Agrigento segue di pochi minuti il duro intervento del ministro Salvini. Aveva da poco finito di scattare selfie e scherzare sulla sua passione per gli hamburger durante il ricevimento nei giardini di Villa Taverna per i festeggiamenti dell’Indipendenza americana, quando la notizia della liberazione di Carola gli rovina umore e appetito. “Una fiaba pessima, horror, surreale. Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia? Mi vergogno di chi permette che in questo paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro. Se stasera una pattuglia intima l’alt su una strada italiana chiunque è tenuto a tirare diritto e speronare un’auto della polizia”.

Parole forti persino per il ministro più sgraziato di sempre, Salvini abbandona ogni freno istituzionale: “Permettetemi lo sfogo, sono arrabbiato e indignato, lo faccio a nome dei militari italiani che ogni giorno rischiano la vita e meritano rispetto, non sentenze vergognose che liberano i delinquenti”. Poi l’annuncio di una riforma della giustizia, che non può essere letta diversamente, per l’uso delle parole e per la tensione del momento, da una vendetta del potere esecutivo su quello giudiziario: “Quanto è urgente la riforma della giustizia, cambiare i criteri di assunzione, selezione e promozione di chi amministra la giustizia in Italia. Questa non è la giustizia che serve a un Paese che vuole crescere”. È un affondo senza precedenti, in un momento, peraltro, di particolare tensione per i magistrati, alle prese con uno dei maggiori scandali della storia della categoria, quello sulla spartizione delle nomine per i vertici della Procura di Roma e di altri uffici da parte del Csm. Salvini non si tiene: “E’ una sentenza politica. Si candidi signor giudice e cambierà le leggi, ma intanto le applichi senza interpretarle a vantaggio di chissà chi”.

L’alleato Luigi Di Maio si dice “sorpreso dalla scarcerazione di Carola
Rakete”, ma nulla dice sulle parole usate dall’omologo leghista. “Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi”.



"Via la ricca fuorilegge Rackete". La capitana Rakete verso l'espulsione
Chiara Sarra - Mar, 02/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... b5i2XhLJ3M

Un'ora dopo la rimessa il libertà, il prefetto firma l'espulsione per Carola Rackete. Salvini: "L'Italia non è una colonia"

A nemmeno un'ora dalla decisione del gip di Agrigento di non convalidare l'arresto di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch è stata espulsa dall'Italia.

A confermarlo all'Adnkronos è il prefetto del capoluogo siciliano dopo l'annuncio fatto da Matteo Salvini: "Le confermo che ho firmato il provvedimento di espulsione", ha detto Dario Caputo, "Vedremo cosa accade adesso perché è previsto un ulteriore interrogatorio ma nulla impedisce la firma del decreto di espulsione". Il provvedimento dovrà ora essere convalidato dall’autorità giudiziaria.

"Rispediamo subito in Germania la ricca fuorilegge", aveva tuonato Matteo Salvini pochi istanti dopo la sentenza del gip. Poi, in una diretta Facebook, si è scagliato contro il giudice che ha liberato la comandante: "Quella donna ha provato ad ammazzare 5 militari italiani. Non ho parole. Cosa bisogna fare per finire in galera in Italia?", si è sfogato, "Mi vergogno che in questo Paese arrivi il primo dall'estero e metta in pericolo le vite di militari italiani. Vorrei capire questo giudice cosa fa, se una pattuglia dei carabinieri intima l'alt ognuno è legittimato a speronare l'auto dei militari? Pessimo segnale".

In particolare il ministro dell'Interno e vicepremier ha parlato di "sentenza politica vergognosa", di "fiaba pessima, horror, surreale". E assicura che il Viminale è già al lavoro "per l'accompagnamento coatto della signorina su un aereo che la riporti in Germania". "Così eventuali altri danni li farà nel suo Paese", ha detto, "Il posto di quella signorina questa sera sarebbe stata la galera, un giudice ha deciso che non sia così. Ma questa giustizia la cambiamo per quegli uomini e quelle donne con la toga che non fanno politica, ma fanno giustizia".

Rivolto al giudice Alessandra Vella che non ha convalidato l'arresto, Salvini accusa: "Si candidi signor giudice e cambi le leggi, ma intanto le applichi e lo faccia senza interpretarle a vantaggio di chissà chi. Andrò a letto un po' arrabbiato e indignato, ma permettetemi lo sfogo, lo faccio a nome dei militari italiani che ogni giorno rischiano la vita e meritano rispetto, non sentenze vergognose che liberano i delinquenti".




Perché il Gip Alessandra Vella ha scarcerato Carola Rackete
mercoledì, 3, luglio, 2019

http://www.imolaoggi.it/2019/07/03/perc ... 8vYT9l2PR4

“L’attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa, che era già da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”. Lo sostiene il gip di Agrigento, Alessandra Vella , nel provvedimento con cui ha negato la convalida degli arresti domiciliari della comandante della Sea Watch Carola Rackete.

Il giudice, in sostanza, ritiene inapplicabile il decreto sicurezza bis: “Ritiene questo giudice che nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch 3, oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di ‘porti chiusi’ o il provvedimento del ministro degli Interni di concerto con il ministero della Difesa e delle Infrastrutture che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale, trattandosi peraltro solo di divieto sanzionato da sanzione amministrativa”.

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale deve ritenersi “scriminato per avere agito l’indagata in adempimento di un dovere”. Il dovere di soccorso dei naufraghi” non si esaurisce con la mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione al porto sicuro più vicino”.

Non solo, in merito al reato di resistenza e violenza a nave da guerra, spiega il gip: Le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano al di fuori delle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorità consolare”.

Anche il caso del presunto schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza, rileva il gip, “da quanto emerge dal video, deve essere molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria“.

Insomma, la decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta “conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali”.

Si legge ancora nel dispositivo del gip: I porti di Malta venivano esclusi perché più distanti e quelli tunisini perché, secondo la sua stessa valutazione, “In Tunisia non ci sono porti sicuri”. Le valutazioni di Carola sono condivise dal giudice “secondo cui Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004”. I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso da Carola, non sono stati ritenuti “conformi alla convenzione di Amburgo“. Il giudice sottolinea che la scelta è stata presa “avvalendosi della consulenza dei suoi legali”. AGI





L'ira della Gdf contro la toga: "Noi rischiamo la vita e Carola passa da eroina"
Sergio Rame - Mer, 03/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... qL0ELMFJ1A

L'amarezza dei finanzieri dopo la decisione del gip su Carola Rackete: "Chi viola la legge diventa un'eroina e chi difende la patria passa per delinquente"

"Il mondo va al contrario...". A parlare, in una intervista all'Adnkronos, è uno dei finanzieri che presta servizio nel gruppo navale della Guardia di Finanza a Lampedusa.

All'indomani della decisione del gip Alessandra Vella di rimettere in libertà Carola Rackete, dopo che questa per forzare il blocco del Viminale aveva speronato una motovedetta delle Fiamme Gialle (guarda il video), l'ira è violentissima. "Chi viola la legge diventa un'eroina e chi ha difeso la patria tra un po' passa per delinquente", spiega il militare che preferisce restare anonimo ma che non fatica a dirsi "molto amareggiato" per il comportamento della magistratura.

"Questo provvedimento è davvero ingiusto ma soprattutto contiene molte inesattezze". Il finanziere intervistato dall'agenzia Adnkronos ha letto e riletto più volte le carte della scarcerazione della comandante della Sea Watch e non riesce proprio a digerire quel passaggio dell'ordinanza sulla nave da guerra. Pur avendo violato il divieto di attracco al porto di Lampedusa impostole dalla Guardia di Finanza, secondo la ricostruzione del gip Vella, la Rackete non avrebbe commesso alcuna violenza nei confronti di una nave da guerra né avrebbe opposto resistenza ad un pubblico ufficiale. "Lo sanno pure i bambini che l'imbarcazione della Guardia di Finanza è una nave da guerra perché issa il vessillo e ha i colori della Marina militare come nave da guerra...", sbotta il finanziere che ricorda come, in caso di guerra, la Guardia di Finanza passa sotto l'egida della Marina militare. Non solo. Tutti i loro equipaggi appartengono al Cem, cioè appartengono al Corpo militare marittimi. Eppure il gip di Agrigento ha rigettato tutte le accuse nei confronti della camandante non convalidando l'arresto e non disponendo nei suoi confronti alcuna misura cautelare.

Nelle parole del finanziere intervistato dall'agenzia Adnkronos si può leggere tutta la frustrazione per quanto accaduto negli ultimi giorni. "Secondo qualcuno dovevamo essere noi a essere puniti", racconta. "È una assurdità. Noi abbiamo eseguito solo ordini legittimi e invece passiamo per chi commette un reato. Non ci sono più regole certe". Al militare sembra di trovarsi a teatro con le comparse. "Ma non so chi è il burattinaio...", dice. "Il collega ha eseguito ordini e gli è andata bene perché poteva rischiare la vita. Per il resto andiamo avanti ma non ci sono più le condizioni per lavorare bene, in serenità". "Quando mi alzo la mattina e leggo queste cose divento matto". Infine si chiede: "Il popolo con chi sta? Noi non abbiamo fatto abusi. Non ci sto a passare per delinquente. Proprio no".




"Recupero sospetto, strana telefonata a Sea Watch". Carola, non è finita: Patronaggio apre un'altro fronte
3 Luglio 2019

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... g.facebook

Non è ancora finita per Carola Rackete, che dovrebbe temere una seconda inchiesta, quella sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per il recupero dei migranti al largo della Libia. A confermarlo è lo stesso procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio: "Finora non abbiamo rilevato la prova di una collusione tra i trafficanti di esseri umani e le Ong. Questo, però, non significa che non si possano registrare chiamate di questo tipo", ha spiegato ieri, martedì 2 luglio, all'audizione davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

Nel caso del penultimo sequestro della Sea Watch 3 del 19 maggio - rivela Il Giornale - gli inquirenti hanno a disposizione una telefonata molto sospetta giunta dalla Libia con un cellulare al Centro di soccorso della Guardia costiera di Roma. Chi ha chiamato non parlava benissimo l'inglese e cercava Sea Watch, ma aveva sbagliato numero. Che Tripoli non fosse un porto sicuro lo ha già detto Patronaggio, ma ora gli inquirenti vogliono capire se la presenza della nave umanitaria nella zona di ricerca e soccorso libica (Sar) sia giustificata o meno. Alle 9.53 del 12 giugno, l'aereo Colibrì, dei Piloti volontari francesi finanziato dalla Sea Watch, avvista un gommone a circa 35-40 miglia dalla costa in zona Sar di Tripoli. Come ha fatto a trovarlo in mezzo al mare? Il primo punto oscuro è l'attesa di almeno un'ora prima di dare l'allarme. Questo lasso di tempo avrebbe - secondo il quotidiano - permesso l'avvicinamento dei migranti alla Sea Watch 3. La capitana però si difende affermando che la Guardia costiera libica non ha assunto subito il coordinamento del soccorso. Diverso parere, invece, quello di Tripoli che ammette: "Abbiamo soccorso prima che iniziassero le operazioni di recupero da parte della Ong".

Carola dichiara di "avere lanciato due gommoni veloci per andare incontro ai migranti". Il sospetto è che l'abbia fatto per prevenire l'arrivo della motovedetta libica. I tedeschi hanno intercettato i migranti alle 12.30 e per Sea Watch "il gommone era in difficoltà, senza strumenti di navigazione, con poco carburante e sovraffollato". Tutto questo a parole, perché i fatti dicono altro: la stessa Ong ha pubblicato una foto su Twitter al momento dell'arrivo della motovedetta Talil salpata da Zawhia. L'imbarcazione però mostra il gommone con i tubolari belli gonfi, senza alcun problema di navigabilità. Ai libici non resta che tornare indietro, dato che a prendersi i migranti ci aveva già pensato la Sea Watch.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » mar lug 02, 2019 9:41 pm

Il colpo di spugna del gip su Carola rafforza gli ultrà dell'immigrazione
Andrea Indini - Mer, 03/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... Jnaz5b9n8k

La decisione del gip Vella è una resa alla pirateria, un assist alle ong che sono tornate in mare. Esultano i buonisti e gli scafisti

È la resa alla pirateria, alle ong che favoriscono l'immigrazione clandestina, ai comandanti disobbedienti che calpestano le nostre leggi.

Il gip Alessandra Vella ha rimesso in libertà Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3 che ha forzato il blocco dei porti italiani per far sbarcare a Lampedusa 40 migranti recuperati al largo della Libia. Un colpo di spugna che rafforza i talebani dell'immigrazione e gli ultrà dell'accoglienza perché, oltre a non convalidare l'arresto, il magistrato ha anche escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, ritenendo che la scelta della capitana sia giustificata dall'avere agito "all'adempimento di un dovere", quello di salvare vite umane in mare. E, mentre Matteo Salvini accusa la giudice di agire per interessi politici, i fan delle ong scendono in piazza a festeggiare.

L'intero caso Sea Watch è un precedente pericolosissimo che di fatto arma tutte le altre ong che in queste ore stanno tornando a solcare il Mar Mediterraneo. Dopo un anno di lotta all'immigrazione clandestina, segnata dagli ottimi risultati incassati con la chiusura dei porti italiani, il blitz della Rackete e il buonismo delle toghe sono il lasciapassare per nuove incursioni contro l'Italia. Tanto che la stessa ong tedesca ha fatto sapere che, pur avendo la Sea Watch 3 sotto sequestro nel porto di Licata, è pronta a mettere in mare un'altra imbarcazioni. E non sono gli unici. Nei giorni scorsi la "Alan Kurdi" della tedesca Sea Eye e la "Open Arms" dalla spagnola Proactiva Open Arms hanno ripreso a pattugliare le acque davanti alla Libia e hanno già effettuato la prima operazione di recupero. A queste si è aggiunta, ieri, anche Mediterranea Saving Humans che, non potendo usare la Mare Jonio, ha deciso rimesso in mare la propria barca di appoggio, la "Alex". La decisione del gip Vella è per tutti questi talebani dell'accoglienza un via libera a calpestare le nostre leggi, un invito a venire in Italia con la certezza che, per quanto Salvini chiuda i porti o stringa le corde, troveranno sempre un magistrato pronto a perdonar loro qualsiasi tipo di reato.

Mentre le ong organizzano nuove scorribande, i buonisti di sinistra stappano bottiglie di champagna inneggiando alla nuova eroina. In prima fila c'è Gad Lerner che su Repubblica parla di "disfatta della politica di Salvini" e ringrazia il gip Vella per aver "restituito al nostro Paese una onorabilità che rischiava di perdere di fronte ai suoi partner europei". Su Twitter Fabio Fazio scrive che "non si possono arrestare le conquiste di una intera Civiltà che proprio il mare ha costruito e fatto crescere". Vauro si dice orgoglioso di essere italiano "nonostante epidemia di cinismo sadico". A Massimo Cacciari, invece, la decisione del gip non basta e all'Adnkronos confida che "ormai siamo alla vigilia della totale barbarie". Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando arriva addirittura a chiedere ai magistrati di accertare se il ministro dell'Interno "ha commesso un illecito nell'impedire l'adempimento del dovere. È la fiera dell'anti salvinismo più bieco, dove emerge tutto l'odio della sinistra per il leader leghista. Si mettono tutti in coda per pestare duro. Ci sono anche tutti i dem che la scorsa settimana sono saliti sulla Sea Watch 3 a scattarsi qualche selfie. I clandestini, che non sono ancora partiti per l'Italia, ringraziano. E con loro anche gli scafisti che sognano un'estate ricca di partenze.



Il caso Rackete non è chiuso: un atto incastra la capitana
Mauro Indelicato - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... Ijm8l4sdNo

I pm non si arrendono: "L'indagine andrà avanti a lungo". Pronta la strategia per incriminare l'Ong e la comandante

Sul caso riguardante Carola Rackete la parola più diffusa, a commento della decisione del Gip Alessandra Vella, è quella di “sentenza”: su molte testate, così come sui social, si parla di sentenza che scarcera la giovane capitana della Sea Watch 3.

Ma in realtà, quella emessa nella giornata di martedì, altro non è che la decisione relativa al provvedimento di custodia cautelare. Dovrebbe essere superfluo sottolineare tutto ciò, ma invece sembra essenziale per capire meglio i termini della vicenda. All’interno soprattutto dell’opinione pubblica si diffonde la sensazione che il via libera alla scarcerazione da parte del Gip, metta la parola “fine” alla vicenda di Carola Rackete.

Ma così non è ed a dimostrarlo è un atto proveniente dal tribunale che, apparentemente, sembra un altro punto a vantaggio della capitana, ossia il no all’immediata esecuzione dell’espulsione decisa dal prefetto di Agrigento.

Le indagini vanno avanti, all’interno degli uffici del palazzo di giustizia della città dei templi nessuno vuol sentir parlare di caso finito. Martedì prossimo Carola Rackete deve nuovamente presentarsi in tribunale per un altro interrogatorio e dunque non è conveniente mandarla via adesso dall’Italia.

E se per adesso l’attenzione dei media è tutta sullo speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza, negli uffici della procura la concentrazione è massima sull’altro filone dell’inchiesta, quello cioè sul presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

È proprio su questo binario dell’indagine che gli inquirenti vogliono sentire la versione dei fatti di Carola Rackete. All’interno del tribunale la sensazione è che l’inchiesta sia solo all’inizio e che buona parte del lavoro in merito viene svolta proprio in queste delicate ore, in cui il caso della scarcerazione della capitana della Sea Watch è tra i più caldi a livello nazionale sotto il profilo politico.

Lo si intuisce già lunedì per la verità, quando subito dopo l’interrogatorio alla ragazza tedesca il procuratore Luigi Patronaggio convoca repentinamente una conferenza stampa per illustrare i punti più salienti relativi all’inchiesta ed alla posizione della procura di Agrigento. Al suo fianco, i due pm titolari dell’inchiesta: Salvatore Vella e Gloria Andreoli. È proprio in quell’incontro con i giornalisti che Patronaggio fa riferimento a diversi elementi coperti da segreto istruttorio che, specialmente in questi giorni, vengono presi sotto esame e costituiscono parte integrante dell’inchiesta sul favoreggiamento: “Andremo a verificare le concrete modalità del salvataggio – dichiara in quell’occasione Patronaggio – cioè a dire se vi sono stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch, se il contatto è avvenuto in modo fortuito o ricercato”.

A distanza di 48 ore dalla fase più calda del caso di Carola Rackete, costituito per l’appunto dalla sua scarcerazione, non mancano le fatidiche voci di corridoio all’interno del palazzo di giustizia. Voci che parlano dell’intenzione di Salvatore Vella, curiosamente omonimo ma non parente del Gip Alessandra Vella, di voler andare fino in fondo nell’inchiesta: “Lui – afferma una fonte sentita da IlGiornale.it in tribunale – è un tipo molto tosto, che non lascia mai nulla al caso. Sicuramente anche in questa vicenda premerà per chiarire ogni singolo aspetto dell’indagine”.

Ecco quindi il perché del nuovo interrogatorio e della volontà da parte dei titolari dell’inchiesta di ascoltare nuovamente Carola Rackete. Si vuole far luce proprio su quegli elementi a cui fa riferimento Patronaggio in conferenza stampa, i quali attualmente risultano coperti dal segreto istruttorio.

E se c’è chi in via Mazzini, dove ha sede il tribunale di Agrigento, fa notare che proprio Patronaggio nella giornata di martedì in audizione alla commissione affari costituzionali della Camera dichiara la non esistenza attuale di prove certe, a livello complessivo, di contatti tra trafficanti ed Ong, c’è però anche chi sottolinea un altro passaggio del discorso del procuratore: “Anche se finora non abbiamo avuto una prova di collusione– sono le parole di Patronaggio – Questo non significa tra trafficanti ed Ong non si siano registrati contatti o che si registreranno in futuro”.

Martedì prossimo, quando Carola Rackete comparirà nuovamente davanti ai magistrati, questo caso forse non avrà più lo stesso risalto mediatico degli ultimi giorni e forse la vicenda della Sea Watch sarà repentinamente scavalcata da altri fatti come accaduto in passato per la nave Diciotti o la Mare Jonio. Ma questo non vuol dire che tutto sarà finito: al contrario, le indagini potrebbero essere molto lunghe e delicate e riservare, alla distanza, non pochi colpi di scena. In poche parole, quella emessa martedì dal Gip non è affatto la parola fine all'inchiesta.



La bandiera che batte sulle ONG non è folklore, leggete questo pezzo
Augusto Sinagra, docente di diritto internazionale.

Cercherò di fare una riflessione esclusivamente tecnico-giuridica di diritto internazionale di cui sono stato Professore Ordinario nell’Università.
1. Le navi che solcano i mari battono una Bandiera. La Bandiera non è una cosa meramente folkloristica o di colore. La Bandiera della nave rende riconoscibile lo Stato di riferimento della nave nei cui Registri navali essa è iscritta (nei registri è indicata anche la proprietà pubblica o privata).
2. La nave è giuridicamente una “comunità viaggiante” o, in altri termini, una “proiezione mobile” dello Stato di riferimento. In base al diritto internazionale la nave, fuori dalle acque territoriali di un altro Stato, è considerata “territorio” dello Stato della Bandiera.
Dunque, sulla nave in mare alto si applicano le leggi, tutte le leggi, anche quelle penali, dello Stato della Bandiera.
3. Il famoso Regolamento UE di Dublino prevede che dei cosiddetti “profughi” (in realtà, deportati) debba farsi carico lo Stato con il quale essi per prima vengono in contatto. A cominciare dalle eventuali richieste di asilo politico.
4. Non si vede allora quale sia la ragione per la quale una nave battente Bandiera, per esempio, tedesca, spagnola o francese, debba – d’intesa con gli scafisti – raccogliere i cosiddetti profughi appena fuori le acque territoriali libiche e poi scaricarli in Italia quando la competenza e l’obbligo è, come detto, dello Stato della Bandiera.
5. Da ultimo è emerso che due navi battenti Bandiera olandese e con il solito carico di merce umana, non si connettano giuridicamente al Regno di Olanda e né figurino su quei registri navali, come dichiarato dalle Autorità olandesi.
Allora, giuridicamente, si tratta di “navi pirata” le quali non sono solo quelle che battono la bandiera nera con il teschio e le tibie incrociate (come nei romanzi di Emilio Salgari).
6. Ne deriva il diritto/dovere di ogni Stato di impedirne la libera navigazione, il sequestro della nave e l’arresto del Comandante e dell’equipaggio.
Molti dei cosiddetti “profughi” cominciano a protestare pubblicamente denunciando di essere stati deportati in Italia contro la loro volontà. Si è in presenza, dunque, di una nuova e inedita tratta di schiavi, di un disgustoso e veramente vomitevole schiavismo consumato anche con la complicità della UE, che offende la coscienza umana e che va combattuto con ogni mezzo.



Luttwak spara a zero: "Carola Rackete è una fuorilegge che congiura con i trafficanti"
Pina Francone - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/palermo/l ... AvhREq5XLw

Il politologo contro la comandante della Sea Watch 3 e il giudice che l'ha scarcerata: "In Italia evidentemente la legge è facoltativa"

Edward Luttwak non ha dubbi: secondo lui, Carola Rackete è una fuorilegge, che congiura con i trafficanti di uomini.

Il politologo si scaglia contro la comandante della Sea Watch 3 e contro il giudice – il gip di Agrigento Alessandra Vella – che l'ha scarcerata, non convalidandone l'arresto in quanto la 31enne "ha agito per salvare vite umane".

"In Italia evidentemente la legge è facoltativa. Se il ladro è simpatico, carino, un bel ragazzo, lo lasciamo andare, mentre la legge si applica solamente se la persona è antipatica…", ironizza l'economista ai microfoni de La Zanzara, su Radio 24, e prosegue così: "Questa signora tedesca era lì per caso con la sua barca? O ci è andata deliberatamente per prendere i migranti in pratica alleata coi trafficanti che li hanno messo a bordo delle barche? In tacita alleanza con i futuri sfruttatori di questi immigrati. Questa è una tacita congiura".

Dunque, il saggista fa ancora uso dell'ironia e del paradosso per spiegare come l'azione dell’attivista della Ong sia stata assolutamente contraria alla legge: "Mi è venuta un'idea: invece di arrivare a Fiumicino col mio passaporto, voglio entrare senza passaporto. E portandomi dietro un intero orfanatrofio di bambini. E quindi potrò entrare senza far vedere il passaporto. E magari qualche organizzazione non governativa mi darà pure dei soldi…".

Nel mirino di Luttwak, quindi, anche le organizzazioni non governative e pure Gino Strada, del quale dice: "È interessato all’umanità dove ci sono le telecamere, i giornalisti, dove sei fotografato, sei il grande eroe, sei andato a Bongo Bongo e hai salvato qualcuno. Se invece vai a casa tua, aiuti i poveretti, la signora che non riesce a salire le scale, se vuoi aiutare queste persone, non c’è la stampa. Chi va ad aiutare solamente gli esotici stranieri, lo fa per ragioni non umanitarie".



Alessandra Vella smentita da Cassazione: speronare Finanza è reato
Luglio 4, 2019
https://voxnews.info/2019/07/04/alessan ... pSyCRybks4



Sea Watch, quello che non torna nell'ordinanza del gip su Carola Rackete
Domenico Ferrara - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... voOK3rRonw

Le motivazioni della non convalida dell'arresto della Rackete non convincono ex magistrati e addetti ai lavori: ecco perché

C'è qualcosa che non torna nell'ordinanza del gip Alessandra Valle in merito alla non convalida dell'arresto di Carola Rackete, comandante della Sea Watch. E non parliamo solo delle cinque anomalie ben spiegate sul Giornale da Fausto Biloslavo.

Parliamo anche e soprattutto della giustizia in generale, della discrezionalità del giudice e del rispetto delle leggi di un paese.

In questi giorni ex magistrati, docenti di diritto e addetti ai lavori stanno esprimendo la propria opinione sulla decisione del giudice di Agrigento. E, a parte un intervento scritto da Andrea Natale, giudice del Tribunale di Torino, sul periodico di Magistratura democratica (guarda caso la corrente di sinistra delle toghe), gli altri interventi vanno tutti nella direzione opposta a quella sentenziata dalla Valle. E basta questo a far storcere il naso. Ma andiamo avanti.

L'ex magistrato Carlo Nordio, sul Messaggero, avverte: "Il fenomeno dell'immigrazione irregolare è troppo complesso per lasciarne la gestione alla magistratura, lo dimostrano le contraddizioni che spesso emergono durante le indagini penali, e che possono portare a conclusioni diverse - e spesso opposte - a quelle della politica e persino del buon senso". Secondo Nordio "alcuni problemi non possono essere risolti dai giudici", in particolare quelli "che si presentano con un impatto emotivo nella società moderna, e che richiedono strumenti di valutazione, di controllo e di guida ben più efficaci della maestosa incertezza del processo penale".

L'ex magistrato Bruno Tinti, sulle colonne di Italia Oggi, sentenzia in modo chiaro: "L'ordinanza è giuridicamente errata". Motivo? "Nel territorio dello Stato si applicano le leggi ordinarie dello Stato. Se il giudice ritiene che una di queste leggi, rilevante nel caso che deve risolvere, sia in contrasto con la Costituzione, deve sospendere il procedimento e sollevare eccezione di incostituzionalità. Deve, non può. In altri termini, il giudice non può semplicemente disapplicare la legge dello Stato perché, a suo avviso, in contrasto con la Costituzione. O chiede alla Corte costituzionale di dichiararne l'incostituzionalità o la applica", scrive Tinti.

Che poi aggiunge: "Il Gip ha riconosciuto l'esistenza di una legge dello Stato che legittimava le disposizioni adottate dalle Autorità competente nel caso di specie; e ha ritenuto che esse dovevano essere considerate illegittime in quanto in contrasto con trattati internazionali che prevalgono sulla legge ordinaria. Errore marchiano, frutto di una visione del proprio ruolo autoreferenziale. Conseguentemente, la scriminante di cui all'art. 51 codice penale (l'adempimento del dovere), che il Gip ha utilizzato per ritenere legittimo l'operato del comandante della Sea Watch, è del tutto insussistente. Il dovere discenderebbe da norme internazionali che però sono in contrasto con una legge dello Stato. Ma, solo ove quest'ultima fosse dichiarata incostituzionale, potrebbe ritenersene obbligatoria l'osservanza. Fino ad allora, violare la legge italiana non è un dovere ma un reato".

Merita una nota a parte la chiusa dell'intervento di Tinti: "Va bene arrestare lo scioperante che dà una spinta al carabiniere nel corso di una manifestazione di lavoratori e si giudica episodio modesto quello di una nave da oltre mille tonnellate che schiaccia una motovedetta di 17? Ecco, questa considerazione non era necessaria giuridicamente; ma costituisce una buona chiave di lettura del provvedimento nel suo complesso".

Il punto è, come segnala l'avvocato Stefano Manfreda del foro di Reggio Emilia, che "il gip ha detto che non sussiste reato perché la nave della GdF non sarebbe una nave da guerra. Nel farlo cita come precedente Corte costituzionale, sentenza n. 35/2000. Nella sentenza della Corte costituzionale non mi pare che si dica che l'imbarcazione della GdF è nave da guerra solo quando la GdF è in alto mare! La Corte costituzionale anzi richiama l'articolo 200 del codice di navigazione che è rubricato "polizia esercitata dalle navi da guerra" che recita così: "In alto mare, nel mare territoriale, e nei porti esteri dove non sia un'autorità consolare, la polizia sulle navi mercantili nazionali è esercitata dalle navi da guerra italiane. A tal fine, i comandanti delle navi da guerra possono richiedere alle navi mercantili informazioni di qualsiasi genere, nonché procedere a visita delle medesime e ad ispezione delle carte e dei documenti di bordo; in caso di gravi irregolarità possono condurre le navi predette per gli opportuni provvedimenti in un porto dello Stato, o nel porto estero più vicino in cui risieda un'autorità consolare. Nei porti ove risiede un'autorità consolare le navi da guerra italiane esercitano la polizia, a norma dei comma precedenti, su richiesta dell'autorità medesima". La Corte costituzionale ha richiamato l'articolo 200 cod. nav. forse durante un copia incolla venuto male perché omette il pezzo che richiama il mare territoriale! La gip poteva rendersi conto molto bene che si tratta di un errore materiale semplicemente leggendo l'articolo. Del resto, esaminando la giurisprudenza in materia di qualifica di nave da guerra, tutte le sentenze sono concordi nel ritenere che le navi della GdF e altri corpi di polizia sono sempre navi da guerra".

Ad aggiungere un ulteriore tassello è Augusto Sinagra, docente di diritto internazionale. "Il famoso Regolamento Ue di Dublino prevede che dei cosiddetti "profughi" (in realtà, deportati) debba farsi carico lo Stato con il quale essi per prima vengono in contatto. A cominciare dalle eventuali richieste di asilo politico. Non si vede allora quale sia la ragione per la quale una nave battente bandiera, per esempio, tedesca, spagnola o francese, debba (d'intesa con gli scafisti) raccogliere i cosiddetti profughi appena fuori le acque territoriali libiche e poi scaricarli in Italia quando la competenza e l'obbligo è, come detto, dello Stato della Bandiera".

Come ha spiegato anche Alfonso Mignone, esperto di diritto della navigazione, "il passaggio della nave non è conforme alla lettera g) dell'articolo 19 Convenzione di Montego Bay del 1982 in quanto è stata violata una legge interna dello Stato italiano in materia di immigrazione (articolo 11 comma ter Decreto Legislativo n. 286 del 1998); è stato violato l'articolo 1100 codice navigazione in quanto, a differenza di quanto argomenta il gip con una sentenza della Corte Costituzionale (n.35/ 2000), ai sensi della Cassazione penale, Sez. III, 21 settembre 2006, n° 31403 "le manovre compiute dall’imbarcazione che cerca di opporsi all’inseguimento ed all’abbordaggio da parte di una motovedetta della Guardia di Finanza integrano il reato di cui all’art. 1100 cod. nav. di resistenza contro nave da guerra, dal momento che il naviglio della Guardia di Finanza, a prescindere dall’esercizio delle funzioni di polizia marittima e dall’equipaggiamento con personale militare, è iscritto dalla legge nella categoria delle navi da guerra come è attestato dal fatto che l’art. 6 L. n. 1409 del 1956 punisce gli atti di resistenza o di violenza contro tale naviglio". Non sussiste la scriminante ex articolo 51 codice penale poiché, violato, come riportato sopra, l'articolo 1100 codice navigazione, sussiste la violazione dell'articolo 337 codice penale".

Insomma, sull'ordinanza della gip, i dubbi degli addetti ai lavori non sono pochi.



"Recupero sospetto". Ecco il nuovo fronte per la comandante
Fausto Biloslavo - Mer, 03/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... V6Aq-oFPDM

"Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Ong-scafisti, niente prove"

Carola Rackete dovrebbe temere una seconda inchiesta, quella sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per il recupero dei migranti al largo della Libia.

Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, lo ha evidenziato e ieri ha partecipato all'audizione davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera. «Finora non abbiamo rilevato la prova di una collusione tra i trafficanti di esseri umani e le Ong. Questo, però, non significa che non si possano registrare chiamate di questo tipo» ha spiegato. Nel caso del penultimo sequestro della Sea Watch 3 del 19 maggio gli inquirenti hanno a disposizione una telefonata molto sospetta giunta dalla Libia con un cellulare al Centro di soccorso della Guardia costiera di Roma. Chi ha chiamato parlava non benissimo in inglese e cercava Sea Watch, ma aveva sbagliato numero.

Patronaggio conferma che i porti libici «non sono da considerare sicuri». A Tripoli continua la guerra per il controllo della capitale nonostante le recenti sconfitte del generale Haftar. Secondo il procuratore «il pericolo maggiore sono gli sbarchi fantasma, perché con questi arrivano persone con problemi giudiziari e pure chi potrebbe avere legami con organizzazioni terroristiche come l'Isis». Il suo sostituto, Salvatore Vella, si sta concentrando sull'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il 9 luglio la comandante della Sea Watch verrà interrogata. Il Giornale è in grado di ricostruire quello che non quadra nel recupero dei 53 migranti al largo della Libia. Gli inquirenti vogliono capire, prima di tutto, se la presenza della nave «umanitaria» nella zona di ricerca e soccorso libica (Sar) sia giustificata o meno. Alle 9.53 del 12 giugno, l'aereo Colibrì, dei Piloti volontari francesi finanziato Sea Watch, avvista un gommone a circa 35-40 miglia dalla costa in zona Sar di Tripoli. Come ha fatto a trovarlo in mezzo al mare? Il primo punto oscuro è l'attesa di almeno un'ora prima di dare l'allarme. Questo lasso di tempo permette l'avvicinamento dei migranti a Sea Watch 3. Secondo la capitana la Guardia costiera libica non ha assunto subito il coordinamento del soccorso. Da Tripoli replicano che «l'abbiamo fatto prima che iniziassero le operazioni di recupero da parte della Ong».

Carola dichiara di «avere lanciato due gommoni veloci» per andare incontro ai migranti. Il sospetto è che l'abbia fatto per prevenire l'arrivo della motovedetta libica. I tedeschi intercettano i migranti alle 12.30 e per Sea Watch «il gommone è in difficoltà, senza strumenti di navigazione, con poco carburante e sovraffollato». In pratica sta affondando. In realtà la stessa Ong ha twittato una foto, quando è arrivata la motovedetta Talil salpata da Zawhia, che mostra il gommone con i tubolari belli gonfi, senza problemi di navigabilità. A bordo si notano diverse taniche in plastica per il carburante. La Sea Watch ha già caricato i migranti comprese nove donne e due bambini. Ai libici non resta che tornare indietro a mani vuote.

Dopo il recupero la capitana chiede di sbarcare i migranti «in un porto sicuro» rifiutando l'offerta libica. Bene, ma la nave si trova a 69 miglia da Zarzis, in Tunisia, a 48 da Tripoli e 124 da Lampedusa. La capitana non prende in considerazione l'idea di dirigersi in un porto tunisino, ma punta dritta l'Italia. E ora, dopo l'ennesimo sequestro, i talebani dell'accoglienza di Sea Watch annunciano che schiereranno una nuova nave. Probabilmente grazie al milione e 200mila euro raccolti nel caso Carola.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » gio lug 04, 2019 2:33 pm

Certe sentenze dei Giudici (relative al soccorso in mare o fuori del territorio dello Stato, all'accoglienza, all'ospitalità dei clandestini, dei migranti, dei rifugianti/asilanti) che comportano oneri di spesa rilevanti o costanti e frequenti per lo stato e percò per i contribuenti, per le risorse pubbliche dei cittadini, per il deficit e per il debito pubblico, dovrebbero sottostare anche ad un serrato vaglio di compatibilità finanziaria ed economica (oltre che giuridico, sociale, culturale e politico);
allo stesso modo dei provvedimenti legislativi del Governo e del Parlamento che debbono avere sempre una copertura di spesa.
I giudici non possono sentenziare a vantaggio e a beneficio dei clandestini/migranti/rifugianti/asilanti/stranieri/ dei non cittadini e dei richiedenti protezione, ecc. e a danno dei cittadini italiani ed europei.
Nessun provvedimento giudiziario, amministrativo, legislativo in tema dei clandestini/migranti/rifugianti ecc. dovrebbe comportare un danno per i cittadini, una diminuzione dei servizi dello stato verso di loro, un aumento del debito pubblico, del deficit, delle tasse.



La copertura delle leggi di spesa
https://temi.camera.it/leg17/temi/la_co ... i_di_spesa
Sulla base dell'obbligo di copertura di ogni legge che determini costi a carico delle finanze pubbliche, previsto dall'articolo 81 della Costituzione, la quantificazione degli oneri di ciascun provvedimento oneroso è operata dalla relazione tecnica, sottoposta ad una procedura parlamentare di verifica presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato.

Atti legislativi e amministrativi – Principio della copertura finanziaria
https://www.bilancioecontabilita.it/att ... iaria.html

Articolo 81 della Costituzione italiana
https://www.senato.it/1025?sezione=127& ... rticolo=81

Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale.


Alberto Pento
Le leggi, le convenzioni e i regolamenti internazionali che in qualsiasi modo danneggiano i cittadini italiani ed europei non dovrebbero essere applicate dai giudici, anzi dovrebbero essere da questi contestate e impugnate presso le sedi nazionali e internazionali opportune.
I magistrati che con le loro "sentenze interpretative" caricano lo stato e i suoi cittadini di oneri finanziari, economici, sociali e di disagi relativamente all'ordine pubblico e alla loro sicurezza e di gravosi e magari irrisolvibili problemi civili e politici dovrebbero essere rimossi e perseguiti per malversazione, per eversione e per tradimento.
Il territorio dello stato, i diritti civili, le risorse economiche e finanziarie, i servizi pubblici come la sanità e la scuola, la pensione sociale, sono beni dei cittadini italiani e non dell'umanità intera e i magistrati italiani (pm e giudici) non possono agire come se questi beni non siano dei cittadini europei e italiani ma dell'intera umanità.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » ven lug 05, 2019 3:16 am

Sea Watch, ex pm Agueci a Salvini: "Studi e faccia il concorso in magistratura"
Claudio Carollo - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/sea-watch ... JDNokpnmh0

Leonardo Agueci ex procuratore aggiunto di Palermo ha voluto ripagare con la stessa moneta il ministro Matteo Salvini che aveva accusato il gip di Agrigento Alessandra Vella di aver emesso una "sentenza politica" sul caso Sea Watch
"Studi e si prepari per il concorso da magistrato!" . È la provocazione di Leonardo Agueci, ex procuratore aggiunto di Palermo e oggi in pensione, in riposta allo sfogo di Matteo Salvini contro il gip di Agrigento Alessandra Vella che non ha convalidato l'arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete.
"È superiore ad ogni immaginazione la violenza e volgarità di alcuni commenti alla decisione del Gip di Agrigento e davvero profondo è il disgusto che provocano. Ovviamente non è in gioco il dissenso verso il contenuto della decisione - che può anche essere opinabile - ma piuttosto la grave sollecitazione all'intolleranza verso la Giurisdizione non gradita al potere od alle masse adeguatamente indottrinate" ha commentato Agueci.
E per ripicca aggiunge: "Al Ministro Salvini, che invita il Giudice a candidarsi alle elezioni per entrare in Parlamento, mi sento di rispondere con un corrispondente invito a mettersi a studiare diritto per prepararsi al concorso in magistratura!!"
In un video Salvini aveva infatti detto: "Se qualche giudice vuole fare politica si tolga la toga e si candidi con la sinistra"
Il Gip Alessandra Vella avrebbe anche cancellato il suo profilo Facebook per gli insulti e le minacce ricevute.



Sea Watch, il giudice Nordio: «Sui migranti non decidano i magistrati»
giovedì 4 luglio 2019
di Giorgia Castelli

https://www.secoloditalia.it/2019/07/se ... pmInlITtFM

«Il fenomeno dell’immigrazione irregolare è troppo complesso per lasciarne la gestione alla magistratura», lo dimostrano «le contraddizioni che spesso emergono durante le indagini penali, e che possono portare a conclusioni diverse – e spesso opposte – a quelle della politica e persino del buon senso». A scriverlo in un editoriale (dal titolo: Sea Watch, il naufragio della legge) pubblicato su Il Messaggero è l’ex magistrato Carlo Nordio dove parla della vicenda della capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete. Secondo Nordio «alcuni problemi non possono essere risolti dai giudici», in particolare quelli «che si presentano con un impatto emotivo nella società moderna, e che richiedono strumenti di valutazione, di controllo e di guida ben più efficaci della maestosa incertezza del processo penale».


Nordio sul caso della capitana

Nel caso di Carola Rackete, arrestata e liberata, «l’opinione pubblica – evidenzia Nordio – si è come al solito atrocemente divisa, ma la cosa era nell’aria. Innanzitutto perché la stessa procura aveva chiesto il solo divieto di dimora, quindi il gip non poteva applicare una misura più grave, e poi perché una camera di consiglio così lunga non poteva che preludere a una motivata contestazione delle ragioni che avevano indotto i pm a disporre l’arresto della capitana». La decisione di non convalidare l’arresto, non significa che la Rackete sia stata scagionata: «probabilmente – spiega Nordio – il pm ricorrerà per Cassazione» e in ogni caso «sarà il processo a decidere sulla colpevolezza o meno dell’imputata, che nel frattempo, come è giusto che sia, è presunta innocente. Tutto questo è conforme alla nostra procedura e al nostro stato di diritto, e guai a noi se non fosse così». Mentre la politica, continua l’ex magistrato, «purtroppo sembra ignorare che il processo ha le sue regole, che a molti possono sembrare stravaganti ma che vanno rispettate». Il ministro Salvini «ha proclamato l’espulsione di Rackete, con esecuzione immediata. Sennonché è proprio la condizione di imputata che consente alla capitana di restare in Italia. Avendo infatti il diritto di difendersi dalle imputazioni elevate – e da quelle suppletive di favoreggiamento all’immigrazione clandestina – non può essere cacciata e magari poi processata “in absentia”».


Nordio: lo stratagemma dei clandestini per restare in Italia

«Il nostro severo giudizio complessivo sul comportamento della Rackete non ci fa affatto dimenticare che la carcerazione preventiva dev’essere un’eccezione giustificata – anche se questo da noi non avviene – solo da fattori eccezionali», dice Nordio aggiungendo che «queste regole le sanno benissimo proprio i clandestini, che spesso si fanno arrestare per reati banali proprio perché, una volta indagati, hanno il diritto di restare qui fino alla sentenza definitiva, che, come sappiamo, interviene dopo circa un decennio». «Da anni – conclude Nordio – il problema dell’immigrazione è stato affrontato in modo emotivo ed elettorale, oscillante tra un indifferenziato e generico solidarismo, che aprirebbe le porte all’intero continente africano, e un altrettanto generico rigorismo che urta contro la realtà delle cose (ad esempio il massiccio rimpatrio dei clandestini) o contro le regole dello stato di diritto. La soluzione più razionale, che maggioranza e opposizione si siedano attorno un tavolo e dicano chiaro e tondo agli italiani come intendono concretamente risolvere la questione, e quella ancor più auspicabile che il tavolo si allarghi all’intera Europa, sembra purtroppo ancora di là da venire».



Le Ong cavalcano la sentenza "Agiremo come la Sea Watch"
Chiara Sarra - Mer, 03/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... D17nb6yEyY

Da Mediterranea a Open Arms, le Ong sono pronte a sfruttare la decisione del gip su Carola per forzare i futuri blocchi

La rimessa in libertà di Carola Rackete rischia di creare un precedente. E di invogliare le altre Ong a riprendere il mare e a forzare il blocco che dovesse essere imposto in caso vogliano entrare in acque italiane dopo aver preso a bordo i migranti nel Mediterraneo.

"Agiremo ancora come ha fatto la Sea Watch, seguendo la legge del mare", avvisa Alessandro Metz di Mediterranea. "L'ordinanza del gip restituisce dignità all'Italia, raccoglie, racconta e spiega in maniera sintetica ciò che non succede a livello governativo", spiegano le altre Ong chiedendo ora il dissequestro immediato delle navi Mare jonio e Sea Watch, "Se Salvini salisse sulla nostra nave e non tendesse la mano ai naufraghi che stanno per annegare, sarebbe un mostro. Siamo stanchi di essere insultati da lui".

Mediterranea - insieme a Tavolo Asilo, Open Arms e Medici senza frontiere - era stata invitata a un'audizione alla Camera sul decreto sicurezza bis. Ma le associazioni hanno deciso di disertare l'incontro dopo che è stata esclusa Sea Watch e protestando contro "il vizio di chi è al governo di considerare il Parlamento come se fosse casa propria, ascoltando solo chi si vuole". Per Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia, "si tratta di una autoesclusione non comprensibile": "Avevo ritenuto di dare seguito alle richieste avanzate da due gruppi parlamentari, escludendo la Sea Watch dalle audizioni, perché quel caso ha assunto una sensibilità mediatica tale da sovrapporre le finalità del confronto", ha spiegato.

Ma le associazioni hanno preferito incontrare solo i giornalisti a poca distanza dalla Camera. E si preparano a tornare nel Mediterraneo "per salvare vite". La stessa motivazione che - secondo il gip di Agrigento, Alessandra Vella - aveva mosso Carola Rackete e alla base della non convalida dell'arresto delal capitana della Sea Watch.


Attacchi intollerabili e dovere di salvare. La vera forza della legalità
Giuseppe Anzani
giovedì 4 luglio 2019

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine ... 7GoqIl0O2s

Per i governanti la liturgia cristiana ha una speciale preghiera. I governanti cambiano nel tempo, i buoni governanti sono una grazia, i cattivi una sventura. Ma la preghiera è costante. Per i capaci e per gli incapaci. Per i buoni e per i cattivi ("etiam discolis", dice la Scrittura). Ne abbiamo avuti in passato e forse ancora qualcuno.

Ma, fatta la preghiera, invocata sugli incapaci la sapienza e sui discoli il ravvedimento, laicamente da cittadini pretendiamo da tutti loro il rispetto delle regole fondamentali che reggono il villaggio umano, la convivenza civile, la libertà e la giustizia garantita dall’equilibrio dei poteri e delle funzioni sovrane. Almeno il rispetto essenziale delle regole di sistema. Sentire uno dei governanti caricare a testa bassa contro la pronuncia di un giudice della Repubblica, perché non ha confermato i ceppi ai polsi di Carola Rackete, e l’ha invece liberata dicendo che il suo attracco nel porto non è stato un «delitto», ma un «dovere» giuridico, sentirlo coprire di contumelie la giovane comandante della nave di salvataggio, è francamente intollerabile. Ma oltre al clima di odio che ne viene obliquamente alimentato, come attestano gli insulti e le minacce postate sui social, la denigrazione del giudice ("vergogna, tolga la toga" riportano alcuni titoli di giornale) ha un grado diverso; allarmante, perché istituzionale. Noi non siamo disposti a diventare un Paese dove le sentenze si devon fare come piacciono ai governanti, e l’indignazione civile dovrebbe contagiare anche quelli che davanti a simili comizi sembran prostrati in ipnosi.

L’equilibrio dei poteri non sopporta d’essere sovvertito da nessuna arroganza. O verremo al punto che diventerà un sogno, come per il mugnaio di Potsdam, avere «un giudice a Berlino»; o come nel film "Zeta" di Costa Gavras confidare che un piccolo giudice tenga testa all’«orgia del potere»? Perché alcuni politici dicono sempre «gli italiani» come se fossero il loro seguito personale, in totalità invece che in frazione? Le sentenze, quelle sì, sono pronunciate «in nome del popolo italiano», ma per statuto, per missione, per vocazione giudiziaria. Soggette solo alla legge, non al gradimento, o alla paura. I governanti che fanno varare leggi a misura dei vantaggi che dà la durezza di cuore, le ritengono l’ombelico del mondo. Ma il mondo del diritto conosce norme sovranazionali che essi non possono annientare, e Trattati e Convenzioni e Dichiarazioni Universali, e Diritti consuetudinari; doveri civili e infine gli indistruttibili diritti umani. Ho sotto gli occhi l’ordinanza del giudice di Agrigento. Che queste cose le sa. Percorre il diritto con rigore di metodo e saggezza di analisi. Ma per intero. Applica "le leggi di casa nostra", come volevasi. Tutte, però. È legge di casa nostra l’art. 10 della Costituzione, che con l’art. 117 ci innesta nel mondo e vincola il potere legislativo al rispetto degli obblighi internazionali. È legge nostra dunque la grande Legge del Mare (Onu 1982), la Convenzione Sila (Londra 1974), la Convenzione Sar (Amburgo 1979), e quanto in esse si dispone per il salvataggio e l’approdo in porto sicuro. È un crimine punito dalla legge nostra l’omissione di soccorso in mare (art. 1158 del nostro codice della navigazione); e il soccorso non è solo il salvagente gettato ai naufraghi, non finisce col ripescaggio, ma chiede agli Stati l’approdo nel porto sicuro.

Chi ha chiamato l’approdo «violenza a una nave da guerra» (giuridicamente inconsistente: quale guerra, in casa nostra?) forse insieme al grottesco d’una parola tragica confessa ostilità, inimicizia, belligeranza segreta contro i disperati del mare. Non così, non così le leggi, le nostre leggi. E il giudice non ha guardato da miope la sola sequenza dell’attracco, ha voluto vedere tutto il film, tutta la vicenda del salvataggio secondo le leggi, le intere leggi; culminando in quella specifica norma interna (art. 51 del codice penale) che scavalca i divieti quando bisogna adempiere un dovere. Così ha scritto, così ha giudicato. Salvare è dovere, salvare è la «suprema lex». Non per capriccio, non per jattanza, non per obiezione, ma per dovere: bisogna salvare.



Alberto Pento
Certe sentenze dei Giudici (relative al soccorso in mare o fuori del territorio dello Stato, all'accoglienza, all'ospitalità dei clandestini, dei migranti, dei rifugianti/asilanti) che comportano oneri di spesa rilevanti o costanti e frequenti per lo stato e percò per i contribuenti, per le risorse pubbliche dei cittadini, per il deficit e per il debito pubblico, dovrebbero sottostare anche ad un serrato vaglio di compatibilità finanziaria ed economica (oltre che giuridico, sociale, culturale e politico);
allo stesso modo dei provvedimenti legislativi del Governo e del Parlamento che debbono avere sempre una copertura di spesa.
I giudici non possono sentenziare a vantaggio e a beneficio dei clandestini/migranti/rifugianti/asilanti/stranieri/ dei non cittadini e dei richiedenti protezione, ecc. e a danno dei cittadini italiani ed europei.
Nessun provvedimento giudiziario, amministrativo, legislativo in tema dei clandestini/migranti/rifugianti ecc. dovrebbe comportare un danno per i cittadini, una diminuzione dei servizi dello stato verso di loro, un aumento del debito pubblico, del deficit, delle tasse.
Le leggi, le convenzioni e i regolamenti internazionali che in qualsiasi modo danneggiano i cittadini italiani ed europei non dovrebbero essere applicate dai giudici, anzi dovrebbero essere da questi contestate e impugnate presso le sedi nazionali e internazionali opportune.
I magistrati che con le loro "sentenze interpretative" caricano lo stato e i suoi cittadini di oneri finanziari, economici, sociali e di disagi relativamente all'ordine pubblico e alla loro sicurezza e di gravosi e magari irrisolvibili problemi civili e politici dovrebbero essere rimossi e perseguiti per malversazione, per eversione e per tradimento.
Il territorio dello stato, i diritti civili, le risorse economiche e finanziarie, i servizi pubblici come la sanità e la scuola, la pensione sociale, sono beni dei cittadini italiani e non dell'umanità intera e i magistrati italiani (pm e giudici) non possono agire come se questi beni non siano dei cittadini europei e italiani ma dell'intera umanità.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » ven lug 05, 2019 7:14 am

Non è certo colpa dell'Europa e dell'Italia se i criminali clandestini annegano in mare mentre cercano di compiere il loro crimine invasionista magari abusando, sfruttando e frodando la convenzione internazionale sul soccorso in mare e quella sull'asilo/rifugio.
Se c'è una responsabilità, questa è quella di coloro che si professano pro migranti, pro invasione, che invitano i clandestini a invaderci e che vanno a prenderli direttamente in mare magari in prossimità delle coste africane dove i trafficanti d'uomini e gli scafisti li fanno partire su natanti appositamente malridotti per farli naufragare così da poter essere soccorsi-salvati e portati direttamente in Europa dalle ong; ogni tanto però le cose non funzionano come previsto o sperato e così qualcuno ci lascia la pelle.


Naufraga un gommone, 80 i migranti dispersi "Solo 5 sopravvissuti"
Giovanni Corato - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... LNiEa-t4ag

La denuncia di Alarm Phone: "80 migranti dispersi al largo della Tunisia, solo 5 sono sopravvissuti". E l'Ong accusa: "L'Europa e i suoi confini uccidono"

Almeno 80 migranti potrebbero essere mori in mare davanti alle coste della Tunisia.

Lo denuncia Alarm Phone, secondo cui un barcone si sarebbe rovesciato ieri non lontano dalle coste di Zarzis.

L'ong cita la testimonianza di Chamseddine Marzoug, volontario della Mezzaluna rossa tunisina, secondo cui "solo cinque persone sono sopravvissute". Poi l'attacco all'Unione europea: "L’Europa e i suoi confini uccidono!", scrivono in un tweet.

Nei "cinguettii" successivi, Alarm Phone riferisce che i sopravvissuti sono stati portati a Zarzis, ma che uno di loro è morto una volta giunto in ospedale. "Siamo sconvolti da queste continue stragi in mare", accusano, "Auguriamo forza alle famiglie e amici che hanno perso i loro cari".



Alberto Pento
Chi è causa del suo mal pianga se stesso
Non è certo colpa dell'Europa e dell'Italia se i criminali clandestini annegano in mare mentre cercano di compiere il loro crimine invasionista magari abusando, sfruttando e frodando la convenzione internazionale sul soccorso in mare e quella sull'asilo/rifugio.
Se c'è una responsabilità, questa è quella di coloro che si professano pro migranti, pro invasione, che invitano i clandestini a invaderci e che vanno a prenderli direttamente in mare magari in prossimità delle coste africane dove i trafficanti d'uomini e gli scafisti li fanno partire su natanti appositamente malridotti per farli naufragare così da poter essere soccorsi-salvati e portati direttamente in Europa dalle ong; ogni tanto però le cose non funzionano come previsto o sperato e così qualcuno ci lascia la pelle.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » ven lug 05, 2019 7:16 am

Sono i magistrati con le loro sentenze interpretative che violano i diritti umani naturali e universali, civili e politici dei cittadini italiani ed europei ad alimentare l'odio.


Caso Sea Watch, l'Anm contro Salvini: "Commenti sprezzanti alimentano clima d'odio"
Lavinia Greci - Mer, 03/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... URqN2I-ack

A poche ore dalla decisione di assolvere Carola Rackete, il ministro Salvini aveva criticato la decisione del Gip. Questa mattina la nota dell'Anm: "Quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell'Interno, scatta immediatamente l'accusa al magistrato di fare politica"

Ieri sera, a poche ore dalla decisione del giudice per le indagini preliminari di Agrigento, Alessandra Vella, di assolvere Carola Rackete, il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, è intervenuto con una diretta per commentare, e criticare, la scelta di liberare la capitana tedesca.

Questa mattina è arrivata la replica dell'Associazione Nazionale Magistrati, che registra "ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore".

Nella nota, poi, la Giunta esecutiva centrale dell'Anm ha sottolineato che "quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell'Interno, scatta immediatamente l'accusa al magistrato di fare politica". L'associazione ha poi ribadito la sua posizione sul rischio di un'ulteriore ingerenza politica sulla scelta dei giudici: "Appare poi estremamente grave la prospettazione di una riforma della giustizia finalizzata a selezionare i magistrati in modo che assumano esclusivamente decisioni gradite alla maggioranza politica del momento".

L'appunto, infine, si conclude con un'ulteriore puntualizzazione: "I giudici, nei tribunali e nelle corti, applicano le leggi interpretandole secondo la Costituzione e le norme sovranazionali. Questo è il loro dovere in uno Stato di diritto e in una democrazia liberale e costituisce ineludibile garanzia per la tutela dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini".



Ancora sugli insulti a Carola Rackete. Il vero senso del pudore
Mauro Leonardi
martedì 2 luglio 2019

https://www.avvenire.it/opinioni/pagine ... 7hQmwskqm4


Vengono resi pubblici, e poi subito cancellati prendendone maldestramente le distanze, video schifosi contro Carola Rackete, la comandante della “Sea Watch 3”. Quelle parole sono il miglior spot a favore del pudore, valore sul quale si può discettare quando si è stesi in spiaggia a prendere il sole sorseggiando una granita, ma che insorge invincibile in casi come questi. Quando il contrasto politico diventa invettiva sessista, bisogna fare un discorso sul pudore perché è necessario dire che la vergogna non riguarda solo i centimetri e i gesti da compiere in pubblico o quelli da destinare all’intimità, ma si riferisce anche alle parole. Le parole, soprattutto in epoca di Internet, vanno sorvegliate più dei gesti. Perché, lo si vede anche in questo caso, non basta cancellare qualcosa dalla propria piattaforma perché vengano cancellati anche dal web, e perché le parole arrivano in profondità, minano dentro. La violenza fisica è terribile, ma quella psicologica è forse ancora peggio.

Il pudore è il velo della dignità e del rispetto con cui ci rivestiamo e con il quale riteniamo necessario porre una doverosa membrana tra noi e agli altri, perché significa la protezione che vale il rispetto della persona “come persona”, quella cioè al di là delle convinzioni politiche. Il pudore viene spesso visto come valore minore associato com’è di frequente, a virtù più altisonanti quali la castità o la verità. Invece, proprio quando la crisi è grande, il valore “piccolo” del pudore è necessario e splende. Splende non perché relativo al grande, come di luce riflessa, splende da se stesso per la sua capacità di cogliere gli equilibri lievi. I frequenti riferimenti di papa Francesco al «fare chiacchiere» (l’ultimo è stato a Pentecoste) riguardano anche il pudore perché il senso di questa virtù non sta solo nei centimetri di pelle scoperti ma anche nei centimetri di anima raccontati senza che ce ne sia l’adeguata necessità.

Il pudore, però, più che un discorso, è “un senso”. Come il senso del buon umore, il senso del ridicolo, il senso della misura, quello estetico, quello della giustizia o quello del buon gusto, è un criterio pratico che è vero in quanto avvertito, non perché teoricamente spiegato o dimostrato. E così gli insulti a Carola Rackete sono schifosi senza dover spiegare il perché.

La minuta virtù del pudore, si trova, nei momenti attuali, ad adempiere un compito straordinario: aiutare l’uomo contemporaneo a superare una delle più laceranti ferite del suo vivere quotidiano, la dicotomia anima-corpo. E tutto ciò, va detto, non è solo a favore dell’anima, ma anche di quello del corpo. Se si perde il senso dell’anima, si perde anche il corpo perché chi non sa cos’è la destra, dimentica anche cosa sia la sinistra. Chi ha difficoltà a rendersi conto che le nostre anime siano conculcate ogni giorno, rifletta su quanto il nostro corpo reclama, su come si lamenta di essere dimenticato. Il corpo chiede di essere messo in gioco ma a corpi senz’anima non si possono offrire anime senza corpi. È necessario assolutamente allontanare da noi qualsiasi punto di vista basato sull’idea che il corpo sia solo un insieme di fastidiosi inconvenienti. Questo genere di mentalità, che per osmosi dal corpo si trasferisce alla storia, al mondo, e infine alla realtà tutta, conduce inevitabilmente ai due estremi dell’utopia e del disincanto. Il pudore è una sapienza pratica, come l’arte, e l’arte ha bisogno di gente commossa, non di gente riverente. Dire che gli insulti a Carola Rackete sono irricevibili e punto, che lo sono a prescindere da qualsiasi ragione politica, vuol dire educare alla capacità di discernere con facilità, per istinto, se sia o no pudica una situazione. È questa educazione è semplicemente rendersi conto di essere disagio, di “diventare rossi”, di commuoversi in negativo. Perché quegli italiani che a Lampedusa hanno detto quelle cose, mi fanno vergognare e fanno venir voglia anche a me di chiedere scusa, come italiano, alla capitana della “Sea Watch”.

P.S.
Le considerazioni qui sopra riportate prescindono dalla questione della Sea Watch. Gli insulti, che siano contro Carola Rakete, Giorgia Meloni o Matteo Salvini, sono sempre irricevibili e condannano solo chi li pronuncia. È la linea del rispetto che da quando scrivo porto avanti, a volte con fatica, ogni giorno.



DALLA PARTE GIUSTA
Niram Ferretti
5 luglio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Carola Rackete ha davvero tutti i requisiti dell'icona di sinistra da portare in processione lungo le strade, e i portantini non possono che essere tutti a loro volta icone o iconcine progressiste, come Gad Lerner, Roberto Saviano, Roberto Vecchioni e altri.

Carola è ambientalista, ha un pc con sopra adesivi di Greenpeace, è pro-immigrazionista, probabilmente è pro-pal, sicuramente è per i confini aperti, molto aperti o molto porosi e si batte da capitana per l'Umanità sofferente e derelitta contro chi vorrebbe limitare l'accoglienza in base a leggi additate come ingiuste.

Il quotidiano "La Repubblica" ormai da tempo trasformato in ammiraglia antisalviniana e antitrumpiana, in luogo in cui si aduna il meglio del vociame più demagogico contro il governo in carica, ne ha fatto la propria luminosa beniamina. Novella Antigone che ha sfidato, vincendo, il truce Creonte-Salvini il quale, ai diritti umani voleva anteporre un nomos ingiusto, nomos che molti secoli fa Socrate accettò a prezzo della vita.

Ma Socrate non è più con noi, Antigone sì e i suoi cantori, tra cui Vecchioni, anche, solo che, a guardare bene da vicino, non si tratta veramente dell'eroina sofoclea ma di una sua caricatura.

Il confronto tra la legge sovrana di uno Stato trasformata in despotismo di fronte alla necessità di salvare vite umane che questa stessa legge metterebbe a rischio, è una presa in giro. Non si trattava qui, infatti, di procurare salvezza (nessuno dei migranti a bordo della Sea Watch era in condizioni estreme che necessitavano un soccorso immediato), ma di imporre una volontà precisa nel modo più eclatante possibile. Quella di sovvertire un principio di legalità additandolo come disumano.

Se i porti sono chiusi l'umanità sofferente non può entrare ed essa ha la precedenza su ogni altra considerazione etica, pratica non è nemmeno il caso di prenderla in considerazione.

Di nuovo si tratta di mostrare il volto del "fascismo" salviniano che chiuderebbe i porti ai disperati invece di lasciarli aperti.

La teologia dell'immigrazione prevede che chiunque si opponga al proprio verbo sia un antagonista infero da additare nella sua ferinità.

Scomparsi i proletari, invecchiati e imborghesiti gli ex rivoluzionari, restano sempre i dannati della terra, non più gli insorgenti anticolonialisti di Fanon, ma i migranti, i nuovi "ebrei".

La sinistra, che si crede vocazionalmente portatrice di Giustizia, ha sempre bisogno di trovare il povero da accudire, il diserdato da sfamare, il disgraziato da redimere. È la figura archetipa della propria ragione d'essere senza la quale non potrebbe sopravvivere a se stessa.

Non importa poi se, come nel sublime "Viridiana" di Buñuel, vero e proprio apologo contro il sentimentalismo e l'utopismo demagogico dei filantropi, i pitiocchi accolti dall'anima bella borghese si rivelino pari se non peggio degli sfruttatori, l'importante è l'idea, il concetto alto da salvaguardare.

Che si fotta la realtà.


https://it.wikipedia.org/wiki/Viridiana
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » ven lug 05, 2019 8:19 am

Salvini e il governo italiano abbiano il coraggio di dire chiaro, alto e forte al Mondo, all'Europa e agli italiani che lo stato italiano non può accogliere più nessuno,

prima perché non vi sono disponibili assolutamente risorse finanziarie ed economiche pubbliche, che scarseggiano persino per gli italiani, che non si può fare debito per accogliere chiunque arrivi a discapito dei cittadini italiani e delle generazioni italiane future che si ritroveranno il debito soffocante sulle spalle già spaventosamente alto;
poi perché non si possono offrire prospettive dignitose di lavoro, d'integrazione e di futuro che mancano anche a milioni di italiani i cui interessi, bisogni, problemi e diritti vengono molto prima;
infine perché molti dei clandestini-migranti sono un grave pericolo criminale e incivile per le nostre comunità, per i cittadini italiani, per la loro sicurezza, per l'ordine pubblico, per la convivenza civile pacifica e fraterna. specialmente per quanto riguarda i nazi maomettani che sono la maggioranza.




Giustizia, Poniz (Anm) risponde a Salvini su Sea Watch: "Giudici non rispondono a esigenze governo. È contro Costituzione"
5 Luglio 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... Uqe0ojJM8c

“Se il ministro ha in mente un sistema in cui il giudice decide secondo le aspettative della maggioranza questo è fuori dal sistema costituzionale”. Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Poniz, ha parlato così ai microfoni di Radio Anch’io, su Radio1, a proposito della riforma della giustizia evocata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in seguito alle sentenze e ai provvedimenti che hanno riguardato la nave della ong Sea Watch. “Questa non è una riforma – ha aggiunto il magistrato – ma uno stravolgimento dei principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale“, una riforma così “non può esistere”.

Non è la prima volta che il vicepremier leghista e il presidente di Anm arrivano allo scontro verbale. Già mercoledì, dopo che il gip di Agrigento, Alessandra Vella, ha deciso di non confermare l’arresto per Carola Rackete, il capitano della Sea Watch 3 che con una manovra improvvisa ha superato il blocco davanti al porto di Lampedusa ed è riuscita ad attraccare permettendo lo sbarco dei 40 migranti rimasti a bordo della nave della ong tedesca, i due erano stati protagonisti di un botta e risposta. “Mi vergogno di chi permette che in questo Paese arrivi il primo delinquente dall’estero e disobbedisca alle leggi mettendo a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro”, aveva detto il leader della Lega. In difesa di Vella era intervenuto proprio Poniz: “Nessuno ci ha mai intimidito. Non le pallottole, non il tritolo, non le oscene manifestazioni della politica sulle scalinate di questo tribunale”, aveva dichiarato.

Oggi, il magistrato chiede al leader del Carroccio di non limitarsi a lanciare accuse e sferrare attacchi quando le decisioni della magistratura non sono in linea con le sue idee, ma di argomentare: “Salvini ha tutti i titoli per poter criticare una decisione della magistratura – ha aggiunto – Ma deve spiegare perché è sbagliata e ancora non abbiamo sentito una sola valutazione sul perché quella decisione sia sbagliata”.

“Non ho nemici, solo alleati per la difesa della legalità, della sicurezza e del benessere del mio Paese. E attentare alla vita di militari italiani non è qualcosa che può rimanere impunito”, ha risposto in mattinata il vicepremier.

Il presidente di Anm ritiene “stravagante” che “sino a qualche giorno fa il magistrato politicizzato era il procuratore di Agrigento e ora il nemico sia diventato il giudice”. Quando il procuratore Luigi Patronaggio, spiega, ha presentato la richiesta di convalida di arresto della capitana della Sea Watch “e ha fatto la cosa giusta, secondo la stessa politica che prima lo attaccava, è diventato un magistrato che non fa politica, ma diritto”, ha fatto notare Poniz.


Alberto Pento
I giudici rispondono alla legge e la legge la fa il Parlamento e il Governo che sono espressione della volontà dei cittadini sovrani. La legge che i giudici sono tenuti a rispettare la fanno i cittadini sovrani attraverso il Parlamento e il Governo.




Anm: giudici applicano leggi interpretandole secondo la Costituzione e le norme sovranazionali
3 luglio 2019

http://www.associazionemagistrati.it/do ... JVmOJB47bI

"Commenti sprezzanti a decisioni giudiziarie alimentano clima d'odio e avversione"

L’Associazione Nazionale Magistrati registra, "ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore".

Spiega con una nota la Giunta Esecutiva Centrale dell'Anm: "Quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell'Interno, scatta immediatamente l’accusa al magistrato di fare politica. Appare poi estremamente grave - sottolinea ancora l'Associazione Nazionale Magistrati- la prospettazione di una riforma della giustizia finalizzata a selezionare i magistrati in modo che assumano esclusivamente decisioni gradite alla maggioranza politica del momento".

I giudici, nei tribunali e nelle corti, "applicano le leggi interpretandole secondo la Costituzione e le norme sovranazionali.
Questo è il loro dovere in uno Stato di diritto e in una democrazia liberale e - conclude la nota - costituisce ineludibile garanzia per la tutela dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini".


Alberto Pento
Quando l'interpretazione delle Leggi, della Costituzione e delle articolazioni giuridiche internazionali va contro la volontà politica sovrana dei cittadini, contro i loro diritti umani, civili e politici, contro i loro legittimi interessi e quando fa loro del male allora c'è qualcosa che non va in questi giudici.
Ricordo ai giudici che la convenzione sul soccorso in mare è stata fatta per salvare i veri naugraghi e non per favorire l'immigrazione/invasione clandestina e ridurre in schiavitù i paesi che accolgono questi finti e abusivi naufraghi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » sab lug 06, 2019 6:26 am

Altri casi come quello della "capitana" Carola Rackete della Sea-Watch, casi di cattiveria, disumanità, irresponsabilità, criminalità e inciviltà travestiti da bontà, umanità, responsabilità, buon senso, giustizia e civiltà.


L'Ong di Casarini "strappa" migranti alla Libia. E li carica sulla barca a vela
Giuseppe De Lorenzo - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/long-ruba ... Edam9MsftE

Mediterranea interviene dopo la segnalazione arrivata da Allarm Phone. Salvini: "È in acque libiche, vada a Tunisi"

Detto, fatto. Il veliero di Mediterranea Saving Humans "strappa" altri migranti alla Guardia Costiera libica e carica a bordo 55 persone.

I disperati sono dunque accalcati sulla "Alex", la barca "da crociera" da 20 metri che da ieri pattuglia la zona Sar di competenza attribuita alla Libia.

Stamattina l'Ong su Twitter informava i follower delle mancate segnalazioni di barconi in difficoltà. Ma non ha dovuto attendere molto. Intorno alle 15.45 Allarm Phone, il servizio che raccoglie le richieste di aiuto, riceve la chiamata da una "barca in pericolo" salpata dalle coste libiche. Immediatamente informa le autorità e, ovviamente, Mediterranea che subito si dirige verso il "gommone in pericolo con 55 persone, di cui 11 donne (una incinta) e 4 bambini". Casarini&co hanno contattato il centro di coordinamento italiano, che - come logico - ha ribadito la competenza della Libia che aveva "assunto il coordinamento dell'evento, inviando anche sul posto una motovedetta". A questo punto i buonisti avrebbero dovuto attendere le autorità di Tripoli, ma non l'hanno fatto. Il motivo? Ideologico. "Devono essere salvati - scrive Mediterranea online - non riportati in Libia".

Il caso Sea Watch e la scarcerazione di Carola sembrano aver dato nuova linfa alle organizzazioni solidali, pronte a sfidare l'Italia mentre la Libia minaccia di rilasciare tutti gli immigrati. Mediterranea lo ha detto forte e chiaro: nonostante la Mare Jonio sia sotto sequestro, ha deciso di mettere in mare il veliero fino ad ora utilizzato come nave da appoggio. La barca non è attrezzata per il search and rescue e se incontra dei naufraghi può solo fornire il primo soccorso. Poi avrebbe bisogno di trasbordare i migranti altrove. Nessun problema: al suo fianco navigano sia la Open Arms che la Sea Eye con altre due imbarcazioni meglio attrezzate.

Dopo circa un'ora dall'avvistamento, l'Ong dei centri sociali ha comunicato urbi et orbi che "tutti i 54 naufraghi sono stati salvati e si trovano adesso a bordo di Alex". Secondo Mediterranea la motovedetta libica sarebbe "arrivata tardi". In realtà, una volta sul posto, la Marina di Tripoli ha "intimato l'alt", ha seguito la barca a vela e solo successivamente si è allontanata dalla scena. I migranti ora sono tutti sul ponte della nave bialbero, probabilmente stretti. Se il veliero non avesse tirato a bordo gli immigrati, i libici li avrebbero soccorsi e ricondotti in Libia. "Gli immigrati presi a bordo da Mediterranea sono in acque libiche - attacca Salvini -e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa. Se questa ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati faccia rotta nel porto sicuro più vicino, altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo". Ma la "Alex" è già sul piede di guerra e chiede "un porto sicuro" a Lampedusa. Dove in queste ore sono sbarcate altre 55 persone, soccorse dalle motovedette italiane.


Mediterranea sfida Salvini. Quel cavillo della bandiera per aggirare lo stop
Giuseppe De Lorenzo - Gio, 04/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... zi2PP9Yne0

Mediterranea carica a bordo 54 migranti. La Alex fa rotta verso Nord. Salvini: "Andate in Tunisia". Ma l'Ong lo sfida: "Porto sicuro non in base ai suoi desiderata"

C'è un motivo se Mediterranea Saving Humans "non teme un nuovo caso Sea Watch" e se, dopo aver caricato 54 migranti a bordo della nave "Alex", sta già facendo rotta verso Nord, incurante degli avvertimenti del ministro Salvini ad andare in Tunisia.

Tutto ruota attorno al fatto che la barca a vela con cui l'Ong di Casarini sta pattugliando il Mediterraneo batte bandiera italiana.

I centri sociali sono tornati in mare due giorni fa nonostante la loro imbarcazione "madre", quella Mare Jonio per cui hanno speso migliaia di euro, sia ferma al porto di Licata sotto sequestro. L'Ong veleggia nel Mediterraneo con una barca "da crociera" di 20 metri, non attrezzata per il search and rescue. Tradotto: non ha i mezzi per soccorrere al meglio gli immigrati. Perché allora è partita lo stesso? L'obiettivo dichiarato è quello "di mettere in mare una nave battente bandiera italiana, attrezzata perchè possa svolgere un'azione di monitoraggio e di eventuale soccorso". Ma in realtà la vera sfida è contro Salvini. Sfruttando la leva del Tricolore.

Il natante comandato da Carola Rackete era olandese e Salvini, con il decreto Sicurezza Bis, le aveva impedito l'ingresso in acque italiane. L'articolo 2 costringe infatti il comandante della nave "all'osservanza della normativa internazionale e i divieti e le limitazioni", prevedendo multe da 10mila a 50mila euro (più il sequestro della nave se recidiva) "in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane". Perché in questo caso Mediterranea non teme ripercussioni? Semplice: nonostante il dl non faccia distinzioni tra navi italiane o straniere, l'Ong dei centri sociali può far leva sul fatto che una barca col Tricolore è di fatto territorio italiano. Ed è dunque più difficile contestarle la violazione del divieto di ingresso in acque territoriali.

Per questo motivo Salvini stava pensando di modificare il decreto Sicurezza Bis, specificando che la norma vale anche per i natanti che espongono la bandiera del Belpaese. Ma non ha fatto in tempo. Un emendamento simile, infatti, deve passare per il Parlamento e intanto la Alex ha già caricato altri 45 immigrati. Mediterranea si sente forte, anche grazie alle sentenze favorevoli del Gip di Agrigento. Sa di poter forzare la mano e mettere in difficoltà Salvini nonostante il ministro ripeta che "per la Mediterranea c'è il divieto di ingresso nelle acque italiane".

La Alex sta viaggiando verso Nord, tenendo a bordo i migranti nonostante il poco spazio (la nave non è adatta alle operazioni Sar). Il ministro dell'Interno l'ha avvertita di rivolgersi alla Tunisia, "altrimenti attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo", ma Mediterranea non intende ascoltare. "Stiamo richiedendo al centro di coordinamento le disposizioni per il porto sicuro più vicino, che va assegnato in base alle normative e non in base ai desiderata di Matteo Salvini", attacca Alessandro Metz, armatore e portavoce dell'Ong. Che poi avverte il ministero nel caso in cui volesse bloccarla al largo di Lampedusa: "Nel momento in cui dovesse essere usato in modo improprio qualsiasi ostacolo, rallentamento o impedimento allo sbarco nel porto sicuro più vicino, dovremmo fare i conti con un atto contrario alla legge. Cosa che sta avvenendo, ma noi partiamo dal presupposto che le normative valgono per tutti".


Finalmente l'Ong confessa: "Migranti strappati alla Libia"
Giuseppe De Lorenzo - Ven, 05/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... EWM1oXR0SA

L'Ong carica 54 migranti e si dirige verso l'Italia. Poi twitta: "Felici di averli strappati dall'inferno libico"

Solo un soccorso, oppure c'è dell'altro? Mediterranea Saving Humans, dopo aver recuperato 54 migranti, si appresta a giocare l'ormai nota battaglia per far sbarcare i migranti in Europa.

Possibilmente in Italia. Ma mentre di solito le Ong festeggiano il "salvataggio", stavolta si sono spinte oltre. Esultando per aver "strappato 54 vite umane dall'inferno della Libia". E non è una dichiarazione da poco.

Come noto in Italia esiste un reato chiamato "favoreggiamento dell'immigrazione clandestina", norma per la cui presunta violazione sono già indagati alcuni capitani o esponenti di navi Ong, come Carola Rackete e Luca Casarini. L'articolo 12 del testo unico dell'immigrazione punisce (da 1 a 5 anni) chiunque "promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l'ingresso nel territorio dello Stato". Le Ong si appellano però al diritto del mare e alle Convenzioni internazionali che disciplinano l'obbligo di soccorrere i naufraghi in mare. Salvare da morte certa un clandestino, è in sintesi la tesi, è un obbligo e le opreazioni Sar si concludono solo con lo sbarco dei naufraghi. E visto che considerano Lampedusa il porto più sicuro più vicino alla Libia, si sentono legittimate a portarle lì senza rischiare la condanna per favoreggiamento.

Non tutti i giuristi condividono questa lettura, ma starà ai magistrati valutare chi ha ragione. Non è questo il punto. Quello che di sicuro le norme internazionali non prevedono è il diritto di "strappare migranti dall'inferno della Libia". Sorge allora una domanda: le 54 persone caricate a bordo della "Alex" sono state "soccorse" (perché in pericolo) o sono state "strappate" da un Paese dove non volevano tornare? La differenza c'è, ed è abissale.

Le dinamiche dell'evento Sar sembrano suggerire il desiderio degli umanitari di portare i migranti verso l'Ue a tutti i costi. Per quale motivo, altrimenti, chi governava la barca a vela, che non è adatta ad accogliere tutta quella gente ("il sole è a picco", "non è in grado di navigare per oltre 100 miglia"), non ha atteso l'arrivo della motovedetta libica prima di tirarli a bordo? In fondo, come riporta la cronaca di Repubblica (che è lì con loro), la Marina di Tripoli è arrivata solo "pochi minuti dopo". E ha pure ricordato ai volontari che quel tratto di mare era "di nostra competenza".

L'Ong ha risposto che "c'era una imbarcazione in distress e siamo intervenuti". Bene, parliamo allora del distress. Le immagini pubblicate da Repubblica mostrano le fasi del trasbordo sulla barca a vela. Il gommone è affollato, ma i tubolari sono gonfi e non sembra in fase di affondamento. Sullo sfondo poi si vedono diverse grandi navi, sicuramente più adatte a soccorrerli. Perché non aspettarle? La Guardia costiera italiana ha poi anche avvisato l'Ong "che l'evento sar ricadeva in area di responsabilità delle autorità libiche che avevano assunto il coordinamento dell'evento il controllo dell'operazione". Spettava dunque a loro decidere come soccorrere quei migranti. Ma Mediterranea, "considerando la presenza di donne a bambini", ha deciso di trasferirli a bordo.

Anche le dichiarazioni pubbliche espresse da esponenti di Mediterrnea suggeriscono che l'Ong spinga per anticipare Tripoli e fare in modo che i migranti sfuggano a quel Paese. "Abbiamo messo in salvo 54 persone in mare - ha detto l'armatore Alessandro Metz - per fortuna prima che intervenisse la motovedetta della Guardia costiera libica che ha intimato l'alt. Noi non l'abbiamo ascoltato e porteremo nel porto sicuro più vicino quelle persone". L'Ong non vuole che siano riportati a Tripoli. Il Tweet pubblicato a caldo è eloquente: "Felici di aver strappato 54 vite umane all'inferno della Libia". Ci sia permesso allora un ultimo quesito: è quindi legittimo andare fin lì, "strapparli" alla marina di Tripoli e portarli verso l'Europa?




Spagna diffida Open Arms nel silenzio dell'Europa
Giorgia Baroncini - Ven, 05/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... kgBg4N7sLs

Il governo di Sanchez minaccia multe fino a 900mila euro, ma Francia e Germania si indignano solo per quelle previste dall'Italia nel dl sicurezza bis che non supererebbero il 50mila euro
Quando la Spagna ha diffidato Open Arms dal salvare i migranti con una pena fino a 900mila euro, nessuno in Europa ha avuto niente da ridire.
Ora che in Italia si parla di multe da 10.000 a 50.000 euro al massimo per la Sea Watch, come il Decreto sicurezza bis prevede in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, da Germania e Francia arrivano parole di condanna.
Come spiega La Verità, la Spagna era stata categorica quando aveva ordinato all'imbarcazione di Óscar Camps di non andare a prendere migranti nelle acque internazionali prossime alla Libia e portare il carico umano "in luoghi troppo lontani dalle zone di riscatto". La nave era stata poi bloccata per tre mesi.
Camps, che non aveva gradito l'ordine, si era messo ad aspettare fino a quando le gesta della capitana Carola Rackete non lo hanno risvegliato: dopo che la Sea Watch ha forzato il blocco a Lampedusa, il catalano ha twittato che era venuto il momento anche per lui di trasgredire gli ordini.
Così Open Arms è tornata a salvare naufraghi con l'approvazione del sindaco di Barcellona, Ada Colau. Nel documento fatto recapitare due giorni fa a Camps si legge che se l'imbarcazione si ostina a perlustrare il Mediterraneo in attesa di operazioni di salvataggio, Open Arms dovrà rientrare in qualche porto spagnolo per poi non muoversi più. Prevista anche una multa che va da un minimo 300.000 euro fino a un massimo di 900.000.
Ma Óscar Camps non sembra interessato e continua a sfidare Spagna ed Europa, nel silenzio di Francia e Germania.





Sea Eye, Salvini inchioda Berlino: "L'Italia non è l'hotspot della Ue"
Andrea Indini - Ven, 05/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sea ... nk_L2VhjQQ


L'ong tedesca recupera 65 migranti in Libia e fa rotta verso l'Italia. Salvini dispone il blocco: "Li prenda la Germania"

Un'altra ong ha recuperato illegalmente altri 65 immigrati clandestini al largo della Libia e si prepara a ingaggiare un nuovo braccio di ferro con le autorità italiane.

Si tratta della Sea Eye, un'altra organizzazione non governativa tedesca, proprio come la Sea Watch. Questa mattina ha lanciato ai governi di Malta, Italia e Libia un appello per la presa in carico dei migranti. Ma l'operazione della "Alan Kurdi", questo il nome dell'imbarcazione messa in mare, non ha seguito il diritto internazionale. Tanto che il Viminale ha già predisto il divieto di ingresso in acque territoriali italiane e Matteo Salvini ha scritto al suo omologo tedesco Horst Seehofer per invitarlo a farsi carico del problema.

Lo schema è lo stesso usato dalla Sea Watch 3, capitanata da carola Rackete, per anticipare l'intervento della Guardia costiera libica e portare gli immigrati in Europa. Secondo quanto riferito dalla Sea Eye, il gommone "soccorso" questa mattina aveva un motore funzionante e sufficiente carburante, ma gli occupanti non avevano a disposizione telefoni satellitari o Gps. "Senza alcuna conoscenza nautica e senza telefoni, il loro destino era segnato", ha giustificato Gorden Isler della "Alan Kurdi", battezzata in ricordo del bambino siriano trovato morto nel 2015 su una spiaggia turca e la cui foto fece il giro del mondo. Si è così riaperto il teatrino sul "porto sicuro" verso cui far rotta. L'ong punta ad attraccare in Italia o, alla peggio, a Malta. Ma da Roma è già arrivato un secco "no". "La nave potrà fare rotta verso la Tunisia o verso la Germania", sbottano al ministero dell'Interno che, nelle ultime settimane, sono stati alle prese con l'assalto della Sea Watch al porto di Lampedusa. Anche in questo caso, la posizione del governo italiano coincide perfettamente con quella di Malta, "due Paesi che stanno subendo, ormai da anni, l'indifferenza e l'incapacità dell'Unione europea".

I porti italiani restano, dunque, chiusi. Il Viminale ha subito predisposto il divieto di ingresso in acque territoriali italiane, mentre Salvini ha scritto a Seehofer invitandolo apertamente ad assumere le necessarie iniziative "con urgenza" (leggi il documento). "Dall'evolversi della situazione - gli ha fatto notare - si tratta dell’oramai consueto modus operandi esercitato dalle imbarcazioni di ong nel Mediterraneo che, conducendo operazioni in aree marittime di competenza di altri Paesi, si dirigono successivamente per lo sbarco verso le coste italiane". Contro questa strategia il leader leghista ha iniziato a battersi da quando è arrivato al Viminale, senza però avere aulcun supporto da Bruxelles e dagli altri Stati membri dell'Unione europea. Come sempre, infatti, l'Italia è stata e continua ad essere lasciata sola nel risolvere l'emergenza dell'immigrazione clandestina. "Pur continuando a rispettare la normativa sovranazionale e a difendere responsabilmente le frontiere europee a beneficio di tutti gli Stati Membri dell'Unione - scrive il ministro dell'Interno - non intendiamo più essere l'unico hotspot d'Europa".

Già per i 53 immigrati portati a forza dalla Sea Watch in Italia, Berlino non aveva mosso un dito. Anzi proprio Seehofer si era messo di traverso quando alcuni sindaci tedeschi si erano offerti a fare la propria parte e accoglierli. Ora Salvini si aspetta che non faccia altrettanto con la "Alan Kurdi". "Assicurate alle persone a bordo il rapido sbarco in apposito luogo", scrive Salvini nella lettera sottolineando che il luogo non potrà essere l'Italia, "neppure ai fini di una prima accoglienza, in vista di una successiva, ipotetica operazione di redistribuzione" dei 65 clandestini a bordo della stessa nave "verso altri Stati". Come ricorda lo stesso vicepremier leghista, il quadro normativo in vigore prevede che lo Stato di bandiera sia responsabile delle operazioni in mare e dell'individuazione di un approdo per la nave. "Qualsiasi eventuale deterioramento della situazione a bordo - fa quindi notare - non potrà non ricadere nell'esclusiva responsabilità dello Stato di bandiera e del Comandante e dell’equipaggio della Alan Kurdi". La Germania è avvisata.



Malta offre il suo porto ma la ong di Casarini rifiuta. Alex, spudorato atto politico. Salvini: "Non entrate"
5 Luglio 2019

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... qI-u7g6Ask

Una provocazione continua, una sfida all'Italia e Matteo Salvini che non conosce sosta. Ora, dopo Sea Watch 3, è il turno di Alex, la barca a vela della ong Mediterranea, di cui Luca Casarini è capo missione. Dopo aver recuperato 54 immigrati in acque sar libiche, ovvero laddove a loro non compete (tanto da essere inseguiti dalle autorità locali, che poi hanno desistito), ecco che Alex ha fatto rotta verso Lampedusa. Ora si trovano a 12 miglia dal porto. In barba, ancora una volta, alle leggi e al fatto che non sia il porto sicuro più vicino. "La Nave Alex di #Mediterranea fa rotta verso Nord, fuori dalla zona SAR libica. Abbiamo chiesto a ITMRCC Roma l'assegnazione urgente di #Lampedusa come porto sicuro più vicino di sbarco per le 54 persone salvate a bordo", ha twittato alle 21.30 l'imbarcazione. Anche se il Centro di coordinamento del salvataggio di Malta ha offerto come "gesto di buona volontà" la disponibilità del governo maltese allo sbarco sull'isola delle 54 persone a bordo di Alex. Ma ovviamente, dalla ong fanno sapere che "per le condizioni psicofisiche delle persone a bordo e le caratteristiche della nave, non è in grado di affrontare la traversata verso Malta. Siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della Guardia Costiera italiana". La solita messinscena: il loro obiettivo, proprio come quello di Carola Rackete con Sea Watch 3, è andare allo scontro con l'Italia. Una chiara sfida politica alla quale Salvini ha risposto all'alba, con un atto formale di chiusura dei porti. Prima il ministro dell'Interno aveva affermato: "Se la ong Mediterranea ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati allora ora nave Alex faccia rotta nel porto sicuro più vicino, che è in Tunisia rispetto a Lampedusa". Ma l'unica volontà di Mediterranea, ovviamente, è politica.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » lun lug 08, 2019 9:12 pm

Sea Eye vuole lo scontro: "Salvini non ci intimidisce". E punta verso Lampedusa
Sergio Rame - Ven, 05/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... K_Mtqqzj6U

L'ong tedesca si rifiuta di tornare in Libia e fa rotta verso Lampedusa: "Non siamo intimiditi da Salvini". Inizia un nuovo braccio di ferro

"La cosiddetta Guardia Costiera libica ci ha assegnato un porto per le 65 persone a bordo.

Abbiamo respinto questa indicazione. La Guardia Costiera finanziata dall'Unione europea ci chiede di violare la legge internazionale: non rimetteremo le persone soccorse nei campi di tortura libici". È con questo tweet che la ong tedesca Sea Eye fa sapere che la nave "Alan Kurdi" non tornerà indietro a portare i 65 migranti irregolari recuperati al largo delle coste libiche. "Siamo ora sulla rotta per Lampedusa", fanno poi sapere lanciando una nuova sfida a Matteo Salvini che oggi pomeriggio gli ha precluso l'accesso alle acque territoriali italiane. "Non siamo intimiditi da un ministro dell'Interno, ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino".

Era già tutto scritto questa mattina quando l'equipaggio della "Aln Kurdi" si è fiondato a recuperare i migranti irregolari che si trovavano su un barcone che non aveva lanciato alcun segnale d'allarme. La stessa ong tedesca ha, infatti, riferito nelle scorse ore che il gommone "soccorso" aveva un motore funzionante e sufficiente carburante e ha giustificato il proprio intervento spiegando nessuno a bordo aveva a disposizione telefoni satellitari o Gps. "Senza alcuna conoscenza nautica e senza telefoni, il loro destino era segnato", ha spiegato Gorden Isler della "Alan Kurdi", battezzata in ricordo del bambino siriano trovato morto nel 2015 su una spiaggia turca e la cui foto fece il giro del mondo. Si è così riaperto il teatrino sul "porto sicuro" verso cui far rotta. Sin dalle prime battute l'ong tedesca ha fatto sapere che voleva attraccare in Italia o, alla peggio, a Malta. Da Roma è subito arrivato un secco "no". "La nave potrà fare rotta verso la Tunisia o verso la Germania", hanno tuonato dal ministero dell'Interno dopo che, nelle ultime settimane, sono stati alle prese con l'assalto della Sea Watch al porto di Lampedusa.

Quando dalla Guardia costiera libica ha assegnato il porto a cui attraccare, l'equipaggio della "Alan Kurdi" ha subito fatto resistenza screditando il governo di Tripoli e attaccando duramente l'Unione europea. "Ci chiedono di violare il diritto internazionale", hanno lamentato. E, dopo tre ore di silenzio, hanno deciso di far rotta verso il porto di Lampedusa, nonostante Salvini abbia già disposto il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. "Non siamo intimiditi da un ministro dell'Interno, ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino", ha replicato l'ong tedesca seguendo il copione della capitana Carola Rackete che ha portato la Sea Watch 3 nel porto dell'isola siciliana. "Si applica la legge del mare - hanno quindi aggiunto - anche se alcuni esponenti governativi non vogliono ammetterlo".


Alberto Pento
Salvini e il governo italiano abbiano il coraggio di dire chiaro, alto e forte al Mondo, all'Europa e agli italiani che lo stato italiano non può accogliere più nessuno,
prima perché non vi sono disponibili assolutamente risorse finanziarie ed economiche pubbliche, che scarseggiano persino per gli italiani, che non si può fare debito per accogliere chiunque arrivi a discapito dei cittadini italiani e delle generazioni italiane future che si ritroveranno il debito soffocante sulle spalle già spaventosamente alto;
poi perché non si possono offrire prospettive dignitose di lavoro, d'integrazione e di futuro che mancano anche a milioni di italiani i cui interessi, bisogni, problemi e diritti vengono molto prima;
infine perché molti dei clandestini-migranti sono un grave pericolo criminale e incivile per le nostre comunità, per i cittadini italiani, per la loro sicurezza, per l'ordine pubblico, per la convivenza civile pacifica e fraterna. specialmente per quanto riguarda i nazi maomettani che sono la maggioranza.





"Ora basta salvataggi in mare". Sea Watch, l'Olanda si spacca sulle sue Ong: un cortocircuito
5 Luglio 2019

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... FbKMiP8yXg

La proposta del Vvd (il partito popolare per la libertà e la democrazia) di adottare la linea dura contro le Ong che salvano le imbarcazioni nel Mediterraneo ha spaccato la coalizione di governo: i partiti del gabinetto Rutte III sono seriamente divisi sul disegno di legge. Se il Cda (il partito cristiano democratico) non esclude a priori la stretta, Christen Unie (l' Unione Cristiana) e D66 (Democratici 66) sono fermamente contrarie alle regole più severe. Per D66 e ChristenUnie chiunque non aiuti una persona in mare è punibile ai sensi della legislazione vigente e delle convenzioni internazionali. Ma alla fine nessuno parla esplicitamente di crisi di governo.

Durante il dibattito parlamentare, infatti, il progetto è stato già ridimensionato con una mozione che ha chiesto al parlamento di "indagare" sulla possibilità di punire missioni come quella di Sea Watch. E il segretario di Stato Ankie Broekers-Knol (Vvd) ha ridotto i proclami dei giorni passati nell'intenzione di «guardare la normativa più da vicino».

Il deputato Vvd Jeroen van Wijngaarden che aveva formulato il suo "piano" parla di una "difficile questione legale", ma il "suggerimento" potrebbe essere quello di emendare il Codice penale, in modo da inserire nel codice penale il reato di "favoreggiamento dell' immigrazione clandestina".

Ricapitolando. Il partito di destra del primo ministro Mark Rutte vuole che i membri dell'equipaggio che battono bandiera olandese e che eseguono le "operazioni di salvataggio" non autorizzate rischino fino a 4 anni di carcere o una multa fino a 83 mila euro. Il riferimento è chiaramente alla Sea Watch 3 e a tutte quelle navi che salvano delle persone nel Mar Mediterraneo e che poi restano bloccate per lunghi periodi di tempo perché nessun paese dell' Unione Europea vuole farsi carico dei migranti. Ad aprile il governo olandese ha adottato delle regole più severe per le navi coinvolte nel salvataggio di richiedenti asilo ma si è anche assicurato che le navi e i loro equipaggi siano attrezzate per prendersi cura delle persone a bordo per periodi più lunghi.



“Telefonate tra Carola, parlamentari Pd e Procura”
giovedì, 4, luglio, 2019

https://www.imolaoggi.it/2019/07/04/tel ... _3ZJLeRR5w

“La politica conta nulla, la politica la fanno i giudici. Ad Agrigento prima il Pm fa il duro e arresta Carola Rackete, ma il gip usa il guanto di velluto e la rimette in libertà. Poi il prefetto espelle Carola e il pm usa il velluto e dice che non è possibile. Tutti d’accordo per non far nulla”.

A parlare è il forzista Enrico Costa che si confida con Augusto Minzolini, il quale riporta tutto nel suo articolo su Il Giornale. Poi l’accusa più pesante: “Tra le telefonate tra Carola, i parlamentari del Pd e la Procura c’è da pensare che i tempi siano stati studiati per trovare di turno proprio quel gip” (Alessandra Vella), insinua l’azzurro Piergiorgio Cortelazzo.

Il centrodestra è in fibrillazione sul tema giustizia e politica. “Ci vorrebbe un esame comparato tra i casini del Csm e la procura di Agrigento: visto che Carola ha riavuto la libertà per la politica, il pm dovrebbe avere il coraggio di incriminare i finanzieri” spiega il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, a Minzolini.

Una sfida che però non convince l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, continua Minzo. “Le leggi su questi temi non servono: Salvini può fare pure cento decreti, ma con in ballo le organizzazioni umanitarie e il diritto internazionale, il giudice dà l’interpretazione che vuole. L’unica strada è il codice di comportamento concordato con le Ong. Né il ministro dell’Interno può ritagliarsi un ruolo alternativo alla magistratura: così il sistema salta! Salvini dovrebbe parlare senza proclami ma solo con gli atti, come un certo Minniti“.


Veliero Alex attracca a Lampedusa, ma migranti non sbarcano. La ong: 'Questo è sequestro di persona'
6 luglio 2019

http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca ... PM53s6bl-0

La barca a vela Alex della ong Mediterranea ha attraccato nelle banchina del porto di Lampedusa. Dal molo qualcuno ha applaudito, altre persone hanno gridato "bravi, bravi". Sono presenti le forze dell'ordine. I migranti, tutti con il salvagente addosso, sono ora sul ponte del veliero in attesa. "Siamo in una situazione surreale. Ci sono persone che rischiano di svenire e che devono andare in bagno, i nostri servizi igienici sono inservibili e nessuno ci dice cosa fare. Questo è un sequestro di persona, non è più uno Stato di diritto. Devono farci sbarcare". Lo ha detto Alessandra Sciurba, portavoce di Mediterranea Saving Humans commentando la situazione a bordo del veliero Alex.

"Non autorizzo nessuno sbarco di chi se ne frega delle leggi italiane e aiuta gli scafisti". Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini, a proposito della nave Alex appena arrivata a Lampedusa. "Io denunciato per sequestro di persona? Siamo al ridicolo", aggiunge Salvini.

"La nave dei centri sociali, che a quest'ora sarebbe già arrivata a Malta che aveva dato la disponibilità di un porto sicuro, infrange la legge, ignora i divieti ed entra in acque italiane. Le Forze dell'ordine sono pronte ad intervenire, vediamo se anche in questo caso la 'giustizia' tollererà l'illegalità: in un Paese normale arresti e sequestro della nave sarebbero immediati. Questi non sono 'salvatori', questi sono complici dei trafficanti di esseri umani". Lo dice il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

"Al Decreto Sicurezza Bis la Lega presenterà emendamenti per aumentare le multe fino al milione di euro e rendere più semplici sequestri dei mezzi". Lo afferma il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini, facendo riferimento al caso dell'ultimo arrivo a Lampedusa del veliero Alex.

La Germania è pronta ad accogliere alcuni dei migranti che si trovano a bordo delle due navi delle ong al largo di Lampedusa. Lo ha detto il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer. "Sia nel caso della 'Alan Kurdi' che nel caso di 'Alex' siamo pronti, nell'ambito di una soluzione solidale europea, a prendere alcune delle persone salvate", ha detto.

E' ancora scontro fra le Ong ed il ministro dell'Interno Salvini sui salvataggi di migranti in mare e la volontà di portarli a Lampedusa. La nave 'Alan Kurdi' della Ong Sea Eye, con a bordo 65 naufraghi, sfida il titolare del Viminale e si dirige verso l'isola. In un tweet la Ong afferma: "Non siamo intimiditi da un ministro dell'Interno".

"Ieri sono stati consegnati più di 400 litri di acqua potabile alla barca a vela Alex e altrettanti sono stati successivamente rifiutati. Oltre all'acqua, l'Italia ha garantito cibo, coperte e medicinali". Lo rende noto il vicepremier Matteo Salvini. "Attraverso il proprio ufficio stampa, Alex ha fatto sapere che le bottiglie d'acqua erano troppo ingombranti e a causa delle condizioni igienico-sanitarie ha deciso di infrangere il divieto di accesso nelle acque italiane", aggiunge il titolare del Viminale. "Pur di infrangere la legge mettono a rischio la vita degli immigrati", commenta Salvini.

"Con 65 persone soccorse a bordo ci stiamo dirigendo verso Lampedusa. Non siamo intimiditi da un ministro dell'Interno ma siamo diretti verso il più vicino porto sicuro. Si applica la legge del mare, anche quando qualche rappresentante di governo rifiuta di crederlo". Così Sea Eye in un tweet in mattinata, sulla rotta presa dalla nave Alan Kurdi dopo il salvataggio di ieri. Una motovedetta della Guardia di Finanza ha notificato al comandante della nave il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane.



Ong, Salvini ai vertici militari: "Dovete difendere i confini"
Sergio Rame - Sab, 06/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 83jt4DZDoY

Il ministro dell'Interno ribadisce il divieto di sbarco alla nave Alex: "È un attacco al governo italiano". E denuncia: "Sono operazioni pianificate"

Per Matteo Salvini è "una battaglia di civiltà e legaltà". Ed è pronto a combatterla fino in fodo. Ma, dopo che anche la ong "Mediterranea Saving Humans" ha forzato il blocco portando la nave "Alex" nel porto di Lampedusa (guarda il video), sente la necessità di non essere lasciato "da solo" a combattere.

Da qui l'appello al ministro della Difesa Elisabetta Trenta e ai vertici militari di difendere tutti i confini. "È in atto un attacco al governo italiano e al Ministero dell'Interno perché vedono che gli italiani sono sempre più con noi", denuncia il vice premier leghista in una diretta Facebook (guarda il video).

Mentre la ong dei centri sociali già parla di sequestro di persona, Salvini tira dritto. I porti sono chiusi e restano chiusi. Per questo non ha autorizzato lo sbarco dalla nave "Alex" dopo che il capomissione, l'onorevole Erasmo Palazzotto alla sua seconda legislatura con Liberi e Uguali, ha deciso di forzare il divieto e attraccare al porto di Lampedusa. Lo "stato di necessità" addotto dall'equipaggio è stato presto smontato dal Viminale che nelle scorse ore ha sempre avuto sotto controllo la situazione ed è più volte intervenuto per ottemperare a tutte le richieste che gli venivano avanzate dallo staff dell'imbarcazione. Addirittura, come rivela lo stesso ministro dell'Interno, hanno rifiutato il secondo rifornimento di acqua spiegando che "non c'era spazio" a sufficienza e poi oggi sono entrati in porto dicendo che "non avevano acqua". Tutta l'operazione condotta dalla Alex, una barca "da crociera" che la ong affitta sborsando 8mila euro la settimana, è costellata da innumerevoli contraddizioni che si possono spiegare solo se si tiene presente l'intento prettamente politico dell'assalto al porto di Lampedusa.

Nelle prossime ore Salvini porterà sul tavolo del governo la presenza di navi militari italiane nel Mediterraneo. Durante la diretta Facebook di questa sera già fa notare che la difesa dei confini è un diritto-dovere da parte delle istituzioni. Ma vuole sapere dai vertici delle forze armate e della Guardia di Finanza se anche per loro è così. "O se i confini italiani sono diventati un 'di più'". Per il leader leghista i confini via mare vanno, infatti, difesi esattamente come quelli via terra. "Io posso indicare un porto sicuro e bloccare uno sbarco non autorizzato, ma le forze armate in mare non dipendono da me", lamenta in evidente polemica sia con il caso di oggi sia con il recente sfondamento della Sea Watch 3. "Se servono da scorta per le navi fuorilegge domandiamoci sull'utilizzo di queste unità (militari, ndr)".

Per Salvini quelle delle ong sono operazioni pianificate. Dietro ci sono persone note che muovono i fili: "speculatori miliardari alla George Soros" che "vogliono cancellare popoli, radici, culture e tradizioni e vogliono nuovi schiavi". "Se qualcuno pensa di farmi mollare hanno trovato un testone", mette in chiaro in diretta sui social ammettendo di essere "sconcertato" dalle "complicità che emergono da questo traffico di essere umani, palesemente organizzati". Come denunciato oggi dalla stessa Guardia costiera libica, si tratta di recuperi scelti "in data precisa" e "in un momento preciso". È anche il caso della nave Alex a cui il governo maltese aveva dato la possibilità di attraccare alla Valletta. Ma l'equipaggio si è rifiutato di obbedire all'ordine. "Dentro la nave ci sono parlamentari di sinistra, giornalisti di sinistra", fa notare il leader leghista ricordando che "chi tifa per i fuorilegge fa male all'Italia" e sostiene quei miliardari, mascherati da filantropi, che progettano queste "operazioni di invasione del Continente europeo".



Migranti a Lampedusa, tensione nel governo. Salvini: lasciato solo da ministri Difesa ed Economia
sabato 6 luglio 2019

https://www.ilmessaggero.it/politica/mi ... 6H7GspFzl0


Tensione nel governo sul caso della nave Alex, attraccata a Lampedusa con 41 migranti a bordo. Matteo Salvini ha negato lo sbarco dei profughi salvati dalla ong Mediterannea ma in un lungo video su facebook si è lamentato di sentirsi «lasciato solo dai ministri dell'Economia e della Difesa».

Nave Alex a Lampedusa, in porto spunta la pasionaria leghista con la bandiera "Prima gli italiani"

«Discuteremo della presenza di navi militari italiane nel Mediterraneo: domando ai vertici delle forze armate se la difesa dei confini italiani è un dovere o è un di più», dice il ministro dell'Interno. «Ogni tanto mi sento un po' solo», aggiunge, chiedendo l'intervento del ministro della Difesa e del ministero dell'Economia che hanno la responsabilità della Marina e della Guardia di Finanza: «Vorrei che fossero al mio fianco». «Posso indicare un porto sicuro, ma non dipendono da me la forze armate», a meno che «servono da scorta alle navi fuorilegge...». «Io non mollo e vado fino... Se qualcuno pensa di farmi mollare ha sbagliato: hanno trovato un testone al ministero dell'Interno».

«È chiaro ed evidente che è in corso un attacco contro il governo italiano, in particolare contro un ministro che ha dimostrato di avere le palle e di avere il consenso del popolo italiano». «In Europa sono terrorizzati - aggiunge - e le proveranno tutte pur di fermarci e di danneggiarci».

A nulla serve la replica della Difesa che a Salvini ricorda che «da giorni abbiamo offerto supporto al Viminale sulla situazione di queste ore e il Viminale lo ha respinto, in più di una occasione». Fonti del Viminale puntualizzano «che il supporto è necessario per bloccare le navi che vogliono portare i clandestini in Italia e non per aiutarle nel trasporto».


E ora il sindaco di Lampedusa chiede aiuto a Salvini: "Qui troppi migranti"
Serena Pizzi - Dom, 07/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... O71Tf6N6-4

Il primo cittadino di Lampedusa cambia idea e i migranti iniziano a diventare un problema per la sua isola: "Ci sono troppi immigrati nell'hotspot. È al collasso"

Evidentemente, il comportamento delle navi Sea Watch 3 e di Alex sta scatenando qualche malumore, anche nei più convinti sostenitori di "apriamo i porti".

Forse, più in generale, le ong che si comportano come meglio credono stanno stancando un po' tutti. E questo vale anche per il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello. Il primo cittadino, infatti, fino a qualche settimana fa diceva con fermezza che "se qualcuno sta per annegare mica gli dici che non lo aiuti perché c'è il decreto". Ma non solo. Faceva il passo più lungo della gamba sostenendo che "in mare non esistono circolari e se c'è bisogno io chiedo di entrare e tu mi devi fare entrare. Basta, il porto è aperto, non ci sono cannoni puntati".

Ecco, queste sono le parole che Salvatore Martello, che da sempre si definisce "uomo di sinistra", aveva pronunciato quando a marzo la nave della ong italiana Mediterranea Saving Humans aveva recuperato al largo della Libia 49 migranti. Il ministro dell'Interno italiano si era messo di traverso, mentre il primo cittadino di Lampedusa spalancava le porte. Il solito braccio di ferro, quindi.

Ora, dopo il caso della capitana di Sea Watch 3 e di Alex, anche quell'"uomo di sinistra" sembra aver cambiato idea. O meglio, evidenzia una situazione di difficoltà: "L'hotspot di Lampedusa è al collasso, ci sono oltre duecento persone. Cento persone in più del previsto. Il Viminale ci aiuti". Risulterà strano, ma a dirlo è stato proprio Salvatore Martello all'Adnkronos all'indomani dell'attracco della nave Alex. Non solo, quindi, un ammettere una palese difficoltà, ma anche una richiesta di aiuto. A chi? Proprio al suo peggio "nemico": Matteo Salvini. Proprio quel Matteo Salvini che critica da mesi.

"La capienza (nell'hotspot, ndr) è di 97 persone - conclude il primo cittadino di Lampedusa - pure i poliziotti hanno dovuto lasciare gli alloggi per fare spazio". Insomma, la Sea Watch 3 ha fatto il bello e cattivo tempo. Alex pure. E ora tutta quella sinistra dei porti aperti non sa più come comportarsi. E cosa fa? Lancia appelli, appelli velati dalle solite critiche: "Il malessere nell'isola? Colpa di Salvini che fa diventare un caso eccezionale lo sbarco di piccoli gruppi ogni volta che c'è di mezzo una ong. In questo modo fa crescere all'esterno la sensazione che siamo sotto assedio e qui da noi monta la tensione per il clima ingiustificato che si crea. Qui gli sbarchi non si sono mai fermati, altro che porti chiusi. Questa situazione sta esasperando il clima, sta portando a una mistificazione della realtà. Io l'ho sempre detto e lo ripeto: Lampedusa è un'isola che, per sua stessa collocazione geografica, ha una vocazione naturale all'accoglienza. E da parte nostra non si negherà mai un aiuto a chi è in difficoltà e ha bisogno di soccorso. Ma parallelamente a tutto questo non si può abbandonare l'isola a se stessa, non si può giocare con i lampedusani e non si può - e non si deve in alcun modo - continuare a sfruttare il disagio dei nostri concittadini per puro calcolo politico o elettorale".



La "Alex" attracca a Lampedusa: nave sequestrata e equipaggio indagato
La Alex ha dichiarato lo stato di necessità: "Acqua a bordo terminata". E adesso fa rotta su Lampedusa
La nave Alex dell'ong "Mediterranea Saving Humans" adesso imita la Sea Watch.
Angelo Scarano - Sab, 06/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 22184.html

La barca con a bordo 42 migranti ha deciso di far rotta su Lampedusa e di entrare in porto. Il veliero messa in mare da Luca Casarini e compagni ha dichiarato "lo stato di necessità". Dopo qualche giorno di stallo a largo dell'isola di Lampedusa, l'equipaggio ha deciso di riprendere la navigazione. L'obiettivo è stato chiaro sin da subito: forzare il blocco imposto dal Viminale e proseguire fino al porto di Lampedusa per procedere allo sbarco.

E così l'ong Mediterranea Saving Humans ha fatto sapere che l'acqua a bordo è finita e che l'imbarcazione ha "forzato il divieto". Un gesto che apre nuovamente in modo duro lo scontro tra il Viminale e l'ong. Mediterranea è entrata nel porto dell'isola siciliana come ha fatto già la Rackete con Sea watch. La barca è stata scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza. L'ong ha rifiutato più volte un porto di attracco a Malta affermando che il veliero non può sostenere una traversata fino a La Valletta. Ad annunciare la ripresa della navigazione è stato Luca Casarini: "Sono partiti. Nave Alex si sta dirigendo verso il porto di Lampedusa ed entro un'ora saranno lì", ha affermato all'agenzia Adnkronos. A bordo di nave Alex ci sono 41 migranti più l'equipaggio. "La situazione a bordo era impossibile da sostenere - ha proseguito Casarini - Mancava l'acqua. Uno stato di necessità. Bisogna entrare. Basta".

Si va verso un nuovo scontro. E il pensiero va alla notte in cui la Rackete ha forzato il blocco nel porto di Lampedusa speronando una motovedetta della Guardia di Finanza. Salvini ha già risposto alla mossa dell'ong vietando lo sbarco. "Non autorizzo nessuno sbarco di chi se ne frega delle leggi italiane e aiuta gli scafisti", ha messo in chiaro smetendo le voci di chi ipotizzava una nuova deuncia per sequestro di persona. Poi ha annunciato una nuova stretta per contrastare l'immigrazione clandestina e chi la favorisce: "Rifiutano acqua per poter dichiarare lo stato di necessità a bordo e forzare il blocco: così sperano nell’impunità. Chiedono soldi per pagare le multe previste dal decreto Sicurezza bis: così aumentano le donazioni e il business. Sono tornate davanti alla Libia: così incentivano le partenze e il rischio di naufragi e fanno felici gli scafisti. Queste sono le Ong". Il leader leghista promette, tuttavia, di non lascirsi intimidire: "Non ci piegheremo ai ricatti, difenderemo l’Italia". Nelle prossime ore la Lega presenterà emendamenti al decreto Sicurezza bis per aumentare le multe fino al milione di euro e rendere più semplici sequestri dei mezzi.

In serata la nave Alex è stata ormeggiata al Molo Favarolo dove è stata spostata per consentire l'attracco della nave traghetto al porto commerciale di Lampedusa. Subito dopo il ministero dell’Interno ha disposto che venissero fatti scendere gli immigrati che si trovavano a bordo. Questo per effetto del sequestro penale disposto d’iniziativa dalla Guardia di Finanza. Intanto tutto l’equipaggio è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.




Migranti, Salvini blinda i porti. Ora la Marina fermerà gli sbarchi
Giovanna Stella - Lun, 08/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... nEwbgzp7YQ

Il nuovo piano di Salvini per controllare gli sbarchi: navi della Marina e GdF a difesa dei porti, accordi con la Tunisia

I casi di Sea Watch 3 e della Alex hanno fatto ripiombare l'Italia nel caos immigrazione clandestina (e selvaggia).

Perché nonostante il ministro dell'Interno abbia sempre vietato lo sbarco alle ong, le imbarcazioni hanno sempre fatto di testa loro addirittura violando le leggi. Così Carola Rackete ha fatto sbarcare i migranti recuperati al largo della Libia e lo stesso ha fatto l'imbarcazione Alex della ong italiana Mediterranea.

E proprio questi due casi, in queste ore, stanno facendo litigare Matteo Salvini ed Elisabetta Trenta. Il primo si sente lasciato solo, la seconda dice che questo arrivo smisurato di ong in Italia si sarebbe potuto evitare con l'operazione (fallimentare) Sophia. Così, il vicepremier leghista oggi ha convocato e presieduto il Comitato ordine e sicurezza proprio sul tema migranti.

Dopo più di un'ora di colloquio, dal Viminale arrivano nuove misure d'intesa con i vertici delle Forze dell'ordine, Marina militare e Guardia Costiera. Per prima cosa, schierare le navi della Marina e della Guardia di Finanza per difendere i porti italiani. E dopo il controllo sul nostro confine, è necessario anche intervenire nei Paesi di partenza. Per questo si parla di un incremento dei controlli per ridurre le partenze (con utilizzo di radar, mezzi aerei e navali). Radar e pattugliamenti con aerei e navi italianii serviranno ad individuare le imbarcazioni al momento della partenza e ad avvertire in tempo reale le Guardie Costiere dei Paesi di partenza che dovranno intervenire per fermare le imbarcazioni.

Alla riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica si è deciso anche di intensificare i contatti con la Tunisia per migliorare e aumentare i rimpatri e per ridurre le partenze e di inviare dieci motovedette italiane da consegnare alla Guardia Costiera Libica entro l'estate. Durante il colloquio, si è anche parlato degli emendamenti al decreto Sicurezza Bis per rendere più efficace il contrasto al traffico di esseri umani e per aumentare le pene per scafisti e trafficanti.

Durante il Comitato nazionale ordine e sicurezza, inoltre, è stato espresso apprezzamento anche per la decisione della Slovenia, che confermando le intenzioni anticipate al governo italiano, ha annunciato il via ai pattugliamenti congiunti con la polizia croata. La base di partenza della discussione è stata la soddisfazione per la riduzione degli sbarchi alla data di oggi (comprese tutte le tipologie) passati dai circa 17mila dell'anno scorso ai 3mila di quest'anno.
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Re: Il male peggiore è da sempre quello travestito da bene.

Messaggioda Berto » lun lug 08, 2019 9:13 pm

Manifestare e denunciare, ottimo esempio


Una donna di Benevento ha denunciato il Gip di Agrigento, Alessandra Vella
05/07/2019
Come scrive il sito di informazione Imolaoggi.it, l'atto è stato presentato alla Procura della Repubblica di Caltanissetta

https://www.lasicilia.it/news/agrigento ... vella.html

Una donna di Benevento, Ornella Mariani Forni, ha provveduto questa mattina a denunciare presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta la Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, contro la sua decisione di scarcerare Carola Rackete.

La donna ha presentato una dettagliata denuncia partendo dal presupposto che la decisione del Gip appare basata su presupposti giuridicamente errati a cominciare dal fatto che gli immigrati trasportati dalla Sea Watch non erano naufraghi, ma soggetti con destinazione predefinita.

Per la denunciante, non può essere sfuggito al Gip l'intenzionalità della comandante tedesca nel restare quattordici giorni in mare pur nella consapevolezza di potere, nello stesso arco temporale, raggiungere porti tunisini, algerini, marocchini, portoghesi, spagnoli, francesi, maltesi, albanesi, egiziani, croati etc.;
La Rackete non stava effettuando la millantata operazione di salvataggio, - si legge ancora nella denuncia - ma aveva prelevato i Migranti a bordo della Sea Watch 3, senza che alcuna emergenza lo esigesse, così mancando lo stato di necessità e le ipotesi di pericolo o di Forza Maggiore richiamate dall’art. 54 C.P..

Per tutto questo, Ornella Mariani Forni, ha deciso di denunciare il Gip di Agrigento, Alessandra Vella, la cui decisione - si legge ancora - offende gli interessi, i sentimenti ed i valori dello Stato italiano, per ”Delitto contro la personalità dello stato” poiché la sua attività, svilendo ed esautorando le Forze dell’Ordine impegnate in loco, ha violato l’art. 241 CP nel quale è scritto: “… chiunque compia atti diretti o idonei a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche “ e per quanti altri reati l’A.G. adita ravviserà.

La Forni con ogni riserva di richiesta di danni in ogni sede, quale cittadina e contribuente, ha trasmesso copia della denuncia anche al C.S.M. per le opportune valutazioni e, chiede di essere informata dell’esito della presente denuncia ai sensi dell’art. 406 c.p.p. nel caso in cui il P.M. avanzi formale richiesta di proroga delle indagini preliminari. Chiede altresì di essere informata nel caso in cui, ai sensi dell’art. 408 c.p.p. il P.M presenti richiesta di archiviazione.


«Le leggi si applicano e sono stanca dell'anarchia che regna in Italia, ecco perché ho denunciato il gip Vella»
6 luglio 2019

https://www.lasicilia.it/news/agrigento ... kAiaq3eUlY


Parla Ornella Mariani Forni, la donna di Benevento secondo cui la decisione di scarcerare il capitano della Sea Watch Carola Rackete sarebbe basata presupposti giuridicamente errati: «Il sentire è comune e ho presentato una denuncia anche contro i quattro-cinque parlamentari che sono saliti» sulla nave della Ong

«Sono un contribuente e sono stanca dell’anarchia che regna in questo Paese dove nulla è più certo. Dopo la mia denuncia, ce n'è stata una valanga. Il sentire è comune». Esordisce così Ornella Mariani Forni contattata dall'Adnkronos spiegando i motivi che l’hanno spinta a presentare una denuncia presso la procura della Repubblica di Caltanissetta contro il gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, per la sua decisione di scarcerare Carola Rackete, il capitano della Sea Watch. La donna vive a Benevento ed è una storica.

«Sono due le denunce che ho presentato - aggiunge - la prima per associazione a delinquere finalizzata alla tratta di immigrazione clandestina contro i quattro-cinque parlamentari del Pd che sono saliti sulla Sea Watch; la seconda nei confronti del giudice che evidentemente non ha valutato bene il caso. Le leggi non si interpretano, si applicano. O altrimenti si cambia mestiere».

Secondo la beneventana Mariani Forni, la decisione del gip sarebbe basata su presupposti giuridicamente errati a cominciare dal fatto che gli immigrati trasportati dalla Sea Watch non erano naufraghi, ma soggetti con destinazione predefinita. Inoltre, e sempre a suo giudizio, ci sarebbe stata l’intenzionalità della Rackete nel restare quattordici giorni in mare pur sapendo di poter raggiungere altri porti. In sostanza, il capitano non avrebbe effettuato la millantata operazione di salvataggio ma prelevato i migranti a bordo della Sea Watch 3 senza che alcuna emergenza lo esigesse, così mancando lo stato di necessità e le ipotesi di pericolo o di forza maggiore richiamate dall'art. 54 del codice penale. Una manovra, sempre secondo quanto esposto in Procura dalla Mariani Forni, che ha messo a repentaglio la vita dei finanzieri con una manovra intenzionale. Per la donna la decisione del gip offende gli interessi, i sentimenti ed i valori dello Stato italiano.


Ora i libici accusano le ong: "Usano i soldi dei trafficanti"
Angelo Scarano - Sab, 06/07/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... QLAeGEosRQ

L'ammiraglio Qassem non usa giri di parole e punta il dito contro le navi "buoniste": "Legami coi trafficanti di uomini"

Adesso parla la Guardia Costiera libica. Dopo il caso Sea Watch e soprattutto dopo il braccio di ferro con Alex e Alan Kurdi, i libici prendono una posizione chiara sui salvataggi delle ong davanti alle coste di Tripoli.

A parlare di quello che accade in mare e di presunti rapporti tra le stesse ong e gli scafisti: "Con un pieno ritorno delle attività delle ong nel Mediterraneo ci sarà un esodo di migranti verso l’Italia", ha affermato all'Adnkronos Ayoub Qassem, ammiraglio e portavoce della Guardia Costiera libica. Il militare manda un messaggio chiaro alle ong ma anche al governo italiano. Il rischio, a suo dire, è che gli arrivi con le ong diventino una sorta di prassi che può risvegliare un'odata di partenze dalla Libia: "Il governo italiano - continua - non deve permettere alle persone salvate da queste navi di poter sbarcare perchè altrimenti si diffonderà di nuovo la cultura dell’emigrazione verso l’Europa, con evidenti ripercussioni sia sulla Libia che sull’Italia". A questo punto Qassem parla proprio delle mosse delle ong. L'accusa è abbastanza chiara: interferiscono con le operazioni di soccorso. Spesso le ong intervengono senza aspettare l'arrivo delle motovedette e dunque caricano i migranti a bordo senza averne l'autorizzazione.

"Non possiamo continuare a fare gare di velocità con le imbarcazioni delle ong. Quando il centro di coordinamento di soccorso riceve la conferma del nostro intervento, non deve permettere ad altri di entrare in azione. Noi non vogliamo scontrarci con le ong", ha aggiunto. Infine arriva l'accusa più pesante per le ong. L'ammiraglio parla di presunti rapporti tra gli equipaggi delle navi e i trafficanti di esseri umani: "Abbiamo il sospetto che ottengano ricompense dirette, oltre a quelle indirette, per ogni persona che fanno arrivare in Europa. Ogni intervento che fanno loro è per favorire l’immigrazione in Libia dall’Africa subshariana e per avere maggiore peso politico in Europa. A questo si aggiunge l’aspetto materiale: non solo aumentano le raccolta dei fondi a proprio favore ma non escludiamo che abbiano finanziamenti direttamente legati ai trafficanti di essere umani". Parole pesantissime che di certo faranno discutere. Mediterranea ha infatti deciso di portare in tribunale Salvini che ha definito "trafficanti" gli operatori delle ong. Ora i "buonisti" quereleranno anche l'ammiraglio Qassem?
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