Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom gen 20, 2019 8:34 am

Filoni di informazioni specifici sui nazi maomettani impropriamente detti "palestinesi"


Islam, palestinesi, ebraismo, ebrei, Israełe
viewtopic.php?f=188&t=1924

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... eliani.jpg


I terroristi nazi maomettani palestinesi di Gaza stanno bombardando Israele
viewtopic.php?f=197&t=2779

Basta finanziare il terrorismo arabo islamico palestinese antiebreaico e gli assassini di Allà
viewtopic.php?f=196&t=2193

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... %C3%A0.jpg



Striscia di Gaza
viewtopic.php?f=188&t=2142

Immagine
https://it.wikipedia.org/wiki/Striscia_ ... _-_ITA.svg


Ebrei, Israele, confini, legittima difesa, nazismo maomettano palestinese
viewtopic.php?f=197&t=2756



Filoni di informazioni specifici sui nazi maomettani, sulla loro inciviltà, disumanità e storia

La miseria dei paesi maomettani deriva dall'Islam, da Maometto, dal suo idolo Allah e dal Corano
viewtopic.php?f=188&t=2822

I tre libri e la violenza
viewtopic.php?f=201&t=2671

http://www.filarveneto.eu/wp-content/uploads/2015/12/i-tre-libri-300x101.jpg
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -libri.jpg

Le religioni non sono tutte uguali, vi sono quelle umane e quelle disumane, quelle nonviolente e quelle violente, quelle pacifiche e quelle terroristiche, quelle che promuovono la responsabilità umana e quelle che impongono l'irresponsabilità, quelle laiche e quelle teocratiche, quelle che promuovono la buona volontà e quelle che promuovono la schiavitù, quelle che rispettano i valori/doveri/diritti umani universali, naturali e civili e quelle no, quelle che promuovono il bene e la vita e quelle che producono il male e la morte, quelle che rispettano la libertà e la diversità e quelle no.


Il maomettismo o nazismo maomettano e i maomettani o l''Islam e gli islamici sono una minaccia, una offesa, un'ingiuria, un pericolo per l'umanità intera
viewtopic.php?f=188&t=2667
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5512703312

Questo è l'Islam o nazismo maomettano: idolatria, orrore, terrore e morte, da sempre:
viewtopic.php?f=188&t=2705

Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
viewtopic.php?f=188&t=2523

Antisemitismo nazi comunista e nazi maomettano (e nazi cristiano)
viewtopic.php?f=197&t=2804

Leggi razziali e discriminatorie: le peggiori sono quelle nazi maomettano-coraniche-shariache
viewtopic.php?f=205&t=2805
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1552231884
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » mer mar 06, 2019 10:45 pm

???

ONU: Israele ha fucilato bambini, donne e palestinesi disabili
Gaza, l’ONU ammette: Israele ha commesso crimini contro l’umanità
Natale Salvo

https://informarexresistere.fr/gaza-onu ... ro-umanita

Una Commissione d’inchiesta del “Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite” ha dichiarato lo scorso 28 febbraio, nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, che la risposta di Israele alle manifestazioni a Gaza nel 2018 «può costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità». La notizia è riportata sul sito dell’ONU.

Il rapporto della Commissione ONU, di ventidue pagine, oltre che a raccontare fatti e antefatti degli accadimenti, elencare le statistiche, e prima di concludere con una serie di raccomandazioni, descrive diversi casi delle vere e proprie fucilazioni compiute dai militari di Israele, individuando le vittime, le loro età, narrando le modalità di svolgimento delle esecuzioni e le conseguenze (morte, amputazioni, ecc).

Il rapporto, col numero A/HRC/40/78, si trova all’attenzione del nutrito programma di lavoro della “Consiglio dei Diritti Umani” in corso di svolgimento a Ginevra, per la quarantesima sessione, fino al prossimo 22 marzo.

Leggere il rapporto finale della Commissione d’inchiesta, presieduta dall’argentino Santiago Canton e composta, altresì, da Sara Hossain (Bangladesh) e da Kaari Betty Murungi (Kenya) è devastante.

Il rapporto precisa la condizione iniziale degli accadimenti: «la “grande marcia” ha comportato manifestazioni settimanali di palestinesi vicino alla recinzione che dal 1996 separa Gaza e Israele (lungo la linea verde tracciata dagli accordi di armistizio del 1949), chiedendo la revoca del blocco imposto a Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi».

«Secondo la Commissione, le manifestazioni erano di natura civile, avevano obiettivi politici chiaramente definiti e, nonostante alcuni atti di violenza significativa, non costituivano né un combattimento né una campagna militare».

A riprova di ciò, «non sono stati riportati morti o feriti civili israeliani durante o a seguito delle dimostrazioni», si contano solo quattro militari israeliani feriti.
Israele utilizza le armi illegalmente

Quindi, ha sottolineato come «i gruppi armati organizzati israeliani e palestinesi […] in quanto parti del conflitto armato, sono vincolati dal diritto umanitario internazionale.

In quanto potenza occupante, Israele è anche vincolato dalle regole sull’occupazione ai sensi dei trattati internazionali e del diritto consuetudinario».

Precisato il contorno, e dopo centinaia d’interviste e l’esame di migliaia di documenti, la Commissione ha stabilito che «prima della prima dimostrazione, le forze israeliane hanno rafforzato le loro posizioni sulla recinzione con truppe aggiuntive, tra cui più di 100 tiratori scelti».

Per la Commissione ONU, «l’uso di munizioni vere contro i dimostranti da parte delle forze di sicurezza israeliane era illegale».

Il rapporto spiega come: «Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso e mutilato i dimostranti palestinesi che non hanno rappresentato una minaccia imminente di morte. Giornalisti e personale medico chiaramente contrassegnati come tali sono stati fucilati, così come bambini, donne e persone con disabilità».

Al termine dell’indagine, fino al 31 dicembre, tra i palestinesi si sono contati 189 morti e oltre 6.000 feriti.

Dei feriti, 122 manifestanti hanno subito amputazioni, tra cui 20 bambini e donne; di questi, 98 erano amputazioni agli arti inferiori.

Il rapporto precisa che 70 vittime era state uccise con un colpo in testa o al collo, 101 con un colpo al petto.
Conclusione

La Commissione è dell’avviso che, in maniera evidente, sono colpevoli di questi «crimini internazionali» tanto «coloro che hanno impiegato la forza letale, l’hanno assistita o autorizzato a dispiegarla in casi specifici, in assenza di una minaccia imminente alla vita o quando la vittima non partecipava direttamente alle ostilità; ciò include cecchini, osservatori e/o comandanti sul posto», quanto «coloro che hanno redatto e approvato le regole di ingaggio».

Queste persone, secondo le “raccomandazioni finali” della Commissione, vanno chiaramente individuate dal governo di Israele (!) estradate e imputate anche difronte alla Corte penale internazionale, mentre le vittime vanno curate e risarcite.

Nelle proprie conclusioni, infine, la Commissione non esita a criticare il governo palestinese di Hamas per «non aver adottato misure adeguate per impedire che aquiloni e palloncini incendiari raggiungano Israele, diffondendo la paura tra i civili in Israele e infliggendo danni a parchi, campi e proprietà». Fonte Pressenza



La vera centrale dell’antisemitismo odierno? L'Onu
Giovanni Sallusti
1 marzo 2019

https://www.nicolaporro.it/la-vera-cent ... ierno-lonu

Né quei pochi dementi dei nostalgici nazi, né i barbari populisti additati dall’establishment, e nemmeno solo l’islamo-gauchisme delle banlieu francesi, che è piuttosto un derivato. Se volete trovare la vera centrale dell’antisemitismo contemporaneo, dovete recarvi al 760 United Nations Plaza, New York, Palazzo di Vetro.

Un carrozzone multiculti ormai saldamente in mano a teocrazie islamiste e autoritarismi vari, che ha accusato Israele di “crimini contro l’umanità”, per la risposta militare ai reiterati tentativi di violare la frontiera con la forza durante le proteste nella striscia di Gaza del maggio scorso. Molti dei morti furono riconosciuti come propri membri da Hamas, il gruppo terrorista che ha nel proprio statuto costitutivo la distruzione dello Stato ebraico, e che in quei giorni spingeva i palestinesi ad invadere il suolo israeliano, immaginiamo non per impostare un dibattito sul pluralismo religioso. La commissione che accusa Tel Aviv, “indipendente” secondo la dicitura prestampata dei giornaloni nostrani, è stata incaricata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, un grazioso ossimoro per indicare un consesso dove 27 Paesi su 45 sono dittature, tra cui storiche patrie del diritto come il Qatar, la Cina, l’Arabia Saudita (che ha persino avuto la presidenza!).

Gli Stati Uniti ne sono recentemente usciti, in quanto ormai “fogna della faziosità politica”, secondo le parole dell’ex ambasciatrice Nikki Haley. Dove la faziosità è ovviamente antioccidentale, e anzitutto anti-israeliana. Per darle il peso oggettivo dei numeri: 70 risoluzioni approvate contro l’unica democrazia del Medio Oriente, 7 contro il regime liberticida degli ayatollah iraniani, una contro i tagliateste dello Stato islamico. Forse, un lieve pregiudizio antisemita circola, nel prestigioso foro.

Del resto, parliamo dello stesso Onu che sotto la voce ipocrita di “fondi per lo sviluppo dei Territori palestinesi” da anni finanzia Hamas, e quindi de facto i tunnel scavati per portare attentati e morte nelle viscere d’Israele e i razzi lanciati a getto continuo sui suoi civili (spesso più di 100 al giorno, ma non li trovate mai nei giornali e nei tiggì mainstream). Lo stesso Onu che tramite la sua agenzia Unesco arrivò a stabilire che il Muro del Pianto è un sito sacro solamente musulmano, che non c’entra nulla con l’ebraismo, una rilettura storica di cui andrebbe fiero il dottor Goebbels. Eccoli, i nuovi antisemiti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » mer mar 06, 2019 10:46 pm

Questione palestinese, un mare di falsità
Nino Lisi *
Tratto da: Adista Documenti n° 34 del 07/10/2017

https://www.adista.it/articolo/57718


Il 2017 è un anno denso di anniversari legati al conflitto israelo-palestinese. Ne ricordiamo in particolare tre, che riguardano momenti decisivi della sua storia.

Un secolo fa, nel 1917, la Corona Britannica, attraverso una lettera del ministro degli Esteri Lord Bal-four al più illustre esponente inglese del sionismo, lord Rothshild, si premurò di far sapere che avrebbe visto di buon occhio la creazione di un “focolare ebraico” in terra palestinese. Il progetto di uno Stato per ebrei, fino ad allora orientato anche verso altri lidi, si volse decisamente verso la Palestina, diffondendo la prima grande menzogna legata alla nascita dello Stato israeliano: quella di una Palestina quale terra senza popolo, adatta per un Popolo (quello ebraico) senza terra. Ererz Israel, come la Palestina è chiamata nella religione ebraica, prima di allora era stata indicata soltanto quale meta di pellegrinaggi religiosi e la frase “l’anno prossimo a Gerusalemme”, scambiata dagli ebrei a Pasqua, aveva avuto solo il senso di una mera tensione spirituale: un legame con il passato, non una proiezione verso il futuro, come Moni Ovadia ha spiegato in una tavola rotonda su Antisemitismo/antisionismo (6/12/13, Università Roma Tre). Mai prima di allora, nota lo storico Ilan Pappe (La pulizia etnica della Palestina, Fazi Editore, 2008, p. 22), la Palestina era stata indicata come territorio in cui insediare uno Stato.

L’Imperialismo, tuttavia, è sempre stato aduso a spadroneggiare in ogni modo in casa altrui. All’epoca era preminente quello britannico e la Gran Bretagna era molto interessata al Medio Oriente. Come sostiene Miriam Marino (Con le unghie e con i denti, Redstarpress, 2017), è in questo senso che «vanno lette le promesse fatte ai sionisti con la dichiarazione Balfour». Non fu per caso, evidentemente, che, nella spartizione delle spoglie dell’Impero Ottomano tra Inghilterra e Francia, alla prima toccasse appunto la Palestina. La spartizione avvenne con il “sistema dei mandati” istituito dalla Società delle Nazioni, secondo il quale alle potenze occidentali veniva affidato il controllo su popoli che «non avevano la necessaria maturità per diventare nazioni indipendenti», secondo una concezione che Marino giudica appropriatamente «razzista e coloniale».

Ecco dunque gli assi fondanti del clima culturale e politico in cui si formarono le radici di quel che sarebbe stato lo Stato di Israele: nazionalismo, imperialismo, colonialismo e razzismo.

Con la Dichiarazione di Balfour, prese avvio la trasformazione del sionismo. Era nato con l’obiettivo di dare una terra agli ebrei – non esclusivamente in Palestina – per contrapporsi a una forsennata ondata di antisemitismo divampata in Europa, ma, secondo Moni Ovadia, cadde immediatamente nella trappola del nazionalismo, seguendo l’indirizzo dell’epoca. Fu tuttavia laico, tanto che il suo ideale era di una terra che potesse accogliere tutti e nella quale tutti potessero vivere con pari dignità e libertà. Un ideale di cui c’è addirittura traccia nella stessa Dichiarazione fondativa dello Stato di Israele, lì dove afferma: «Lo Stato d'Israele… assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite». Affermazioni purtroppo ampiamente rinnegate nei fatti, avendo preso vita, per dirla con Ovadia, un ultranazionalismo furioso, con forti declinazioni di fanatismo religioso, che sfocia nel fascismo.

Anche l’immigrazione ebraica in Palestina mutò segno. Gli ebrei – che, nel corso dei secoli, avevano trovato scampo dalle persecuzioni dei Paesi cristiani rifugiandosi in quelli musulmani, Palestina compresa, ove avevano vissuto in pace e in armonia – con il diffondersi nel loro immaginario del mito della Terra Promessa arrivavano in Palestina con in mente l’idea di riappropriarsene. Si intensificarono gli acquisti di terreni, da parte dei nuovi arrivati, iniziati già anni prima con la costituzione nel 1901 di un apposito Fondo (www.jnf.org) deciso dalla Conferenza Mondiale del Movimento Sionista. Cominciarono così a sorgere tensioni tra le comunità palestinesi e quelle ebraiche, che si accrebbero dal 1924, quando giunse un’ondata di 67.000 sionisti. Con le tensioni crebbero la circolazione di armi e le organizzazioni di armati.

In un contesto ormai rovente, rispetto al quale le forze armate britanniche, presenti sul terreno in virtù del “mandato”, si erano andate sempre più defilando, settant’anni fa, il 29 novembre del 1947, giunse l’approvazione della Risoluzione n. 181 dell’Assemblea Generale dell’ONU.

Lo scenario internazionale era profondamente cambiato. L’ONU aveva sostituito la Società delle Nazioni; il colonialismo era in crisi e i grandi imperi andavano scomparendo; il mondo si stava riorganizzando in due blocchi, dominati uno dall’Unione Sovietica e l’altro dagli Stati Uniti; l’imperialismo assumeva forme nuove; andava costituendosi il terzo polo dei “Paesi non allineati”. L’Italia diventò Paese di frontiera e si accentuò l’importanza strategica del Mediterraneo e del Medio Oriente. Tutto dunque cambiava. Ma non la pretesa delle “grandi potenze” di disporre secondo i propri interessi del destino di altri popoli e Paesi.

Va inquadrata così, a mio avviso, la Risoluzione 181, con la quale si stabilì la spartizione della Palestina tra due Stati non ancora esistenti ma da istituire. Stava per nascere lo Stato di Israele!

Esplose in quel momento una ridda di fandonie. In primo luogo, quella del rischio incombente sul nascituro Stato di Israele e sugli ebrei residenti in Palestina, presentati, sia l'uno che gli altri, deboli, isolati, minacciati dai milioni di musulmani e quindi esposti a rischio di distruzione. A questa menzogna si accompagnò quella della decisione degli Stati Arabi di intervenire a fianco del popolo palestinese e della loro volontà e capacità di ricacciare gli ebrei in mare. La realtà era un’altra: tra il dicembre 1947 e la fine del marzo 1948, nei territori palestinesi designati per appartenere al futuro Stato di Israele, milizie armate ebraiche compivano quella che si sarebbe rivelata come la prima fase di una vasta operazione di pulizia etnica; alla fine del 1947, in uno storico edificio dell’antica Tel Aviv, si insediava il quartier generale dell’Haganà, la maggiore, ma non unica, formazione armata clandestina sionista; il 10 marzo del 1948 veniva messo definitivamente a punto il Piano Dalet, che conteneva una «minuziosa descrizione dei metodi da usare per cacciar via la popolazione con la forza: (…) espulsioni; demolizioni; e infine collocazione di mine tra le macerie per impedire agli abitanti espulsi di farvi ritorno» (Ilan Pappe, op. cit, p. 45); la sera di quello stesso giorno venivano inviati dettagliati ordini alle unità sul campo per l'esecuzione del Piano, non appena fosse giunto il giorno.

Il giorno giunse il 14 maggio del 1948, che segnò la nascita dello Stato di Israele con l'emanazione della Dichiarazione Fondativa. In breve, il Piano Dalet venne eseguito: furono distrutti 531 villaggi e 11 quartieri urbani e città con l’espulsione di quanti vi abitavano.

Gli eserciti arabi entrarono in campo ma furono presto battuti, non solo per l'indiscutibile superiorità dell’esercito israeliano, ma anche per la scarsa convinzione con cui gli Stati arabi appoggiavano (e appoggiano) la causa palestinese, per una pluralità di motivi che schematicamente possono ridursi a tre: la nascita di uno Stato Palestinese – laico e democratico secondo la dizione attuale – non è mai stata vista con favore dalle oligarchie che reggono gli Stati arabi; la Giordania aveva mire espansionistiche, non malviste dal movimento sionista, su parte della Cisgiordania; gli eserciti arabi si giovavano di consiglieri inglesi e avevano come capo supremo proprio re Abdullah di Giordania.

I risultati dunque avrebbero dovuto smentire le due fandonie. Ma non fu così: esse trovano gran credito ancora oggi. Se ne aggiunse una terza, secondo la quale gli 800.000 palestinesi espulsi per effetto del Piano Dalet sarebbero fuggiti solo per codardia abbandonando le loro case, le quali, divenute res nullius, sarebbero state assegnate dal governo israeliano alle famiglie ebraiche di nuova immigrazione. Tutti vi credettero e l’esercito israeliano in seguito poté menar vanto di essere l’esercito più morale del mondo!

Il terzo anniversario è quello dei cinquant’anni dalla Guerra del 1967. Scrivono Chiara Cruciati e Michele Giorgio in Cinquant’anni dopo (Alegre, 2017, p. 24): «La guerra era nell’aria dopo anni di tensioni, scambi di accuse e avvertimenti, scontri occasionali e raid militari a ridosso della Linea Verde» (quella che segnò la demarcazione tra le due Palestine fissata a seguito dell’armistizio del 1949), da cui trasparivano le contese per le acque del Giordano e del Lago di Tiberiade e per le mire territoriali di Israele. Il tutto sapientemente nascosto dietro la facciata pacifista del Ministro degli Esteri Aba Eban in giro per il mondo.

La narrazione di Israele in costante pericolo di fronte alla potenza del mondo arabo, utile anche per motivare l’approvvigionamento di cospicui armamenti, convinse l’opinione pubblica occidentale, quella araba e persino quella israeliana. Molti palestinesi e gran parte della gioventù araba erano convinti che l’Egitto, guidato dal carismatico presidente Nasser, avrebbe inflitto una seria sconfitta a Israele e liberato la Palestina.

Il 5 giugno del 1967 emerse la verità: l’aviazione israeliana si levò in volo e distrusse a terra l’intera aviazione egiziana. A nulla valse l’intervento degli aerei siriani, giordani e iracheni: nel solo primo giorno di guerra furono eliminati complessivamente 400 aerei arabi (C. Cruciati – M. Giorgio, op. cit., p. 40). In sei giorni la sconfitta delle “potenze arabe” fu totale.

A seguito di essa gli Stati arabi persero ogni credibilità, la Giordania abbandonò le sue mire sulla Cisgiordania e i palestinesi presero nelle proprie mani la responsabilità della loro lotta, sino ad allora rimasta sotto il controllo degli Stati vicini.

La fandonia però del piccolo David (Israele) contro Golia (il mondo arabo) non fu scalfita. Tutta capacità della propaganda e della diplomazia di Israele? Non credo. Israele è nato e si è sviluppato non solo ad opera del movimento sionista. La sua costruzione è anche opera dell’imperialismo occidentale di marca britannica, prima, e statunitense, dopo. Israele posto nel cuore del Medio Oriente è un avamposto dell’Occidente a fronte del mondo arabo. Per questo il superamento del conflitto israelo-palestinese non si gioca tra le due parti in causa, ma altrove. Dove? Al momento, non è facile dirlo e neppure quando e come. Ma la Storia, si sa, non finisce.

* Nino Lisi è esponente della Rete Romana di solidarietà con il Popolo Palestinese e membro della CdB di San Paolo.
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom mag 12, 2019 2:34 am

???

ONU: Israele ha fucilato bambini, donne e palestinesi disabili
Gaza, l’ONU ammette: Israele ha commesso crimini contro l’umanità
Natale Salvo

https://informarexresistere.fr/gaza-onu ... ro-umanita

Una Commissione d’inchiesta del “Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite” ha dichiarato lo scorso 28 febbraio, nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, che la risposta di Israele alle manifestazioni a Gaza nel 2018 «può costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità». La notizia è riportata sul sito dell’ONU.

Il rapporto della Commissione ONU, di ventidue pagine, oltre che a raccontare fatti e antefatti degli accadimenti, elencare le statistiche, e prima di concludere con una serie di raccomandazioni, descrive diversi casi delle vere e proprie fucilazioni compiute dai militari di Israele, individuando le vittime, le loro età, narrando le modalità di svolgimento delle esecuzioni e le conseguenze (morte, amputazioni, ecc).

Il rapporto, col numero A/HRC/40/78, si trova all’attenzione del nutrito programma di lavoro della “Consiglio dei Diritti Umani” in corso di svolgimento a Ginevra, per la quarantesima sessione, fino al prossimo 22 marzo.

Leggere il rapporto finale della Commissione d’inchiesta, presieduta dall’argentino Santiago Canton e composta, altresì, da Sara Hossain (Bangladesh) e da Kaari Betty Murungi (Kenya) è devastante.

Il rapporto precisa la condizione iniziale degli accadimenti: «la “grande marcia” ha comportato manifestazioni settimanali di palestinesi vicino alla recinzione che dal 1996 separa Gaza e Israele (lungo la linea verde tracciata dagli accordi di armistizio del 1949), chiedendo la revoca del blocco imposto a Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi».

«Secondo la Commissione, le manifestazioni erano di natura civile, avevano obiettivi politici chiaramente definiti e, nonostante alcuni atti di violenza significativa, non costituivano né un combattimento né una campagna militare».

A riprova di ciò, «non sono stati riportati morti o feriti civili israeliani durante o a seguito delle dimostrazioni», si contano solo quattro militari israeliani feriti.
Israele utilizza le armi illegalmente

Quindi, ha sottolineato come «i gruppi armati organizzati israeliani e palestinesi […] in quanto parti del conflitto armato, sono vincolati dal diritto umanitario internazionale.

In quanto potenza occupante, Israele è anche vincolato dalle regole sull’occupazione ai sensi dei trattati internazionali e del diritto consuetudinario».

Precisato il contorno, e dopo centinaia d’interviste e l’esame di migliaia di documenti, la Commissione ha stabilito che «prima della prima dimostrazione, le forze israeliane hanno rafforzato le loro posizioni sulla recinzione con truppe aggiuntive, tra cui più di 100 tiratori scelti».

Per la Commissione ONU, «l’uso di munizioni vere contro i dimostranti da parte delle forze di sicurezza israeliane era illegale».

Il rapporto spiega come: «Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso e mutilato i dimostranti palestinesi che non hanno rappresentato una minaccia imminente di morte. Giornalisti e personale medico chiaramente contrassegnati come tali sono stati fucilati, così come bambini, donne e persone con disabilità».

Al termine dell’indagine, fino al 31 dicembre, tra i palestinesi si sono contati 189 morti e oltre 6.000 feriti.

Dei feriti, 122 manifestanti hanno subito amputazioni, tra cui 20 bambini e donne; di questi, 98 erano amputazioni agli arti inferiori.

Il rapporto precisa che 70 vittime era state uccise con un colpo in testa o al collo, 101 con un colpo al petto.
Conclusione

La Commissione è dell’avviso che, in maniera evidente, sono colpevoli di questi «crimini internazionali» tanto «coloro che hanno impiegato la forza letale, l’hanno assistita o autorizzato a dispiegarla in casi specifici, in assenza di una minaccia imminente alla vita o quando la vittima non partecipava direttamente alle ostilità; ciò include cecchini, osservatori e/o comandanti sul posto», quanto «coloro che hanno redatto e approvato le regole di ingaggio».

Queste persone, secondo le “raccomandazioni finali” della Commissione, vanno chiaramente individuate dal governo di Israele (!) estradate e imputate anche difronte alla Corte penale internazionale, mentre le vittime vanno curate e risarcite.

Nelle proprie conclusioni, infine, la Commissione non esita a criticare il governo palestinese di Hamas per «non aver adottato misure adeguate per impedire che aquiloni e palloncini incendiari raggiungano Israele, diffondendo la paura tra i civili in Israele e infliggendo danni a parchi, campi e proprietà». Fonte Pressenza



La vera centrale dell’antisemitismo odierno? L'Onu
Giovanni Sallusti
1 marzo 2019

https://www.nicolaporro.it/la-vera-cent ... ierno-lonu

Né quei pochi dementi dei nostalgici nazi, né i barbari populisti additati dall’establishment, e nemmeno solo l’islamo-gauchisme delle banlieu francesi, che è piuttosto un derivato. Se volete trovare la vera centrale dell’antisemitismo contemporaneo, dovete recarvi al 760 United Nations Plaza, New York, Palazzo di Vetro.

Un carrozzone multiculti ormai saldamente in mano a teocrazie islamiste e autoritarismi vari, che ha accusato Israele di “crimini contro l’umanità”, per la risposta militare ai reiterati tentativi di violare la frontiera con la forza durante le proteste nella striscia di Gaza del maggio scorso. Molti dei morti furono riconosciuti come propri membri da Hamas, il gruppo terrorista che ha nel proprio statuto costitutivo la distruzione dello Stato ebraico, e che in quei giorni spingeva i palestinesi ad invadere il suolo israeliano, immaginiamo non per impostare un dibattito sul pluralismo religioso. La commissione che accusa Tel Aviv, “indipendente” secondo la dicitura prestampata dei giornaloni nostrani, è stata incaricata dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, un grazioso ossimoro per indicare un consesso dove 27 Paesi su 45 sono dittature, tra cui storiche patrie del diritto come il Qatar, la Cina, l’Arabia Saudita (che ha persino avuto la presidenza!).

Gli Stati Uniti ne sono recentemente usciti, in quanto ormai “fogna della faziosità politica”, secondo le parole dell’ex ambasciatrice Nikki Haley. Dove la faziosità è ovviamente antioccidentale, e anzitutto anti-israeliana. Per darle il peso oggettivo dei numeri: 70 risoluzioni approvate contro l’unica democrazia del Medio Oriente, 7 contro il regime liberticida degli ayatollah iraniani, una contro i tagliateste dello Stato islamico. Forse, un lieve pregiudizio antisemita circola, nel prestigioso foro.

Del resto, parliamo dello stesso Onu che sotto la voce ipocrita di “fondi per lo sviluppo dei Territori palestinesi” da anni finanzia Hamas, e quindi de facto i tunnel scavati per portare attentati e morte nelle viscere d’Israele e i razzi lanciati a getto continuo sui suoi civili (spesso più di 100 al giorno, ma non li trovate mai nei giornali e nei tiggì mainstream). Lo stesso Onu che tramite la sua agenzia Unesco arrivò a stabilire che il Muro del Pianto è un sito sacro solamente musulmano, che non c’entra nulla con l’ebraismo, una rilettura storica di cui andrebbe fiero il dottor Goebbels. Eccoli, i nuovi antisemiti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom mag 12, 2019 2:35 am

Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 03/04/2019, a pag.3 il redazionale "Ucciso palestinese nel campo profughi di Qalandia".
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... H6FsIkqM-w

Quella che OR pubblica oggi è una velina che sembra arrivare direttamente dall'ufficio stampa dei terroristi arabi palestinesi. Secondo OR i soldati israeliani "fanno irruzione", "sparano" e quindi "uccidono"; i terroristi arabi palestinesi invece sono semplicemente "giovani" che non fanno altro che "protestare". Solo nell'ultima riga OR fa capire che la versione riportata è quella fornita dai palestinesi stessi, ma anziché riportare con correttezza la versione dell'esercito israeliano la mette in dubbio: "I soldati israeliani, inoltre, hanno dichiarato di aver risposto con il fuoco dopo esser stati attaccati". L'ennesima velina sul quotidiano della Santa Sede (S.S.).

Ecco l'articolo:

Mohammed Ali Dar Adwan, palestinese di 23 anni, è rimasto ucciso nella notte durante gli scontri registrati nei pressi del campo profughi di Qalandia, a nord di Gerusalemme, dove numerosi soldati israeliani avevano fatto irruzione per portare a termine alcuni arresti. Dopo la morte del giovane, colpito da un proiettile durante una perquisizione mentre era alla guida della sua auto, altri giovani palestinesi hanno cominciato a protestare contro il raid e i militari israeliani avrebbero sparato altri colpi ferendo almeno due ragazzi palestinesi, subito trasferiti nel centro medico di Ramallah, dove le loro condizioni sono state definite discrete. Nell'irruzione al campo profughi di Qalandia — secondo una dichiarazione dell'esercito israeliano — sarebbero stati arrestati dodici palestinesi per «coinvolgimento in attività terroristiche e violenti disordini». I soldati israeliani, inoltre, hanno dichiarato di aver risposto con il fuoco dopo esser stati attaccati con pietre e anche alcuni ordigni esplosivi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom mag 12, 2019 2:36 am

Questo è un bambino siriano gasato da Assad o da altri siriani e fatto passare per palestinese:
http://eyeintoisrael.com/2019/05/01/pal ... 4ndKf2kjnk



Questa invece è verità.
Bambino palestinese salvato con trapianto di cuore di bambino israeliano
https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/ ... no-b163931
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom mag 12, 2019 7:50 am

Come i nazi maomettani detti impropriamente palestinesi, costruiscono le finzioni e le falsità cinematografiche contro Israele e gli ebre, con l'aiuto di criminali associazioni internazionali antisraeliane compiacenti

https://www.facebook.com/THEPALESTINIAN ... 7499991217
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom giu 02, 2019 9:11 pm

Basta finanziare il terrorismo arabo islamico palestinese antiebreaico e gli assassini di Allà
viewtopic.php?f=196&t=2193



Gli ebrei d'Israele non hanno rubato e occupato alcuna terra altrui
viewtopic.php?f=205&t=2825
Gli ebrei d'Israele non hanno rubato e non hanno occupato nessuna terra altrui, nessuna terra palestinese poiché tutta Israele è la loro terra da 3mila anni e la Palestina è Israele e i veri palestinesi sono gli ebrei più che quel miscuglio di etnie legate dalla matrice nazi maomettana abusivamente definito "palestinesi" e tenute insieme dall'odio per gli ebrei e dai finanziamenti internazionali.
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » dom giu 02, 2019 9:12 pm

Come i nazi maomettani detti impropriamente palestinesi, costruiscono le finzioni e le falsità cinematografiche contro Israele e gli ebre, con l'aiuto di criminali associazioni internazionali antisraeliane compiacenti
https://www.facebook.com/THEPALESTINIAN ... 7499991217

Dietro le quinte di lei, l'associazione dei medici del mondo. (inglese)
Guarda come i palestinesi a Gaza stanno fingendo ferite e ferite dure e sangue usando il make-up
Per colpire il mondo con le vittime finte e ottenere donazioni e introdurre un po ' di Israele "male".

La prossima volta che vedi terribili ferite da Gaza, pensa ancora, condividi la verità.

Guarda come i palestinesi finte ferite e gravi lesioni e sangue con il trucco al fine di colpire il mondo con le vittime finte, per ricevere donazioni e mostrare quanto è cattivo Israele.


https://www.aljazeera.com/indepth/featu ... GVk4DsLXek
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Re: Calunnie e falsità nazi-palestinesi contro Israele

Messaggioda Berto » mer giu 05, 2019 4:14 am

Ehi, nemici di Israele. Sapete quante vere Nakbe sono avvenute nel mondo?
3 Giugno 2019
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-inter ... ndo-258305

“Ogni anno, il 15 maggio, attivisti palestinesi in tutto il mondo compiangono la nakba (catastrofe), cioè la rinascita dello Stato ebraico, con narrazioni fittizie su come gli ebrei europei “bianchi” arrivarono e colonizzarono la terra degli indigeni arabi palestinesi”, scrive Hen Mazzig. “Quello che non compare mai, in questa diatriba su ciò che accadde o non accadde ai palestinesi nella loro catastrofe, sono le storie vere delle decine di milioni di persone che hanno subito genocidi, espulsioni e assimilazioni forzate (genocidi culturali) sotto l’imperialismo arabo e turco. La mia famiglia è composta da ebrei berberi (amazigh) da parte di padre ed ebrei iracheni da parte di madre. Entrambi vennero espulsi dai loro paesi, ed è per via di questa persecuzione che sono venuto a conoscenza di queste storie che non vengono quasi mai raccontate. Col tempo ho appreso che molti altri gruppi umani sono stati perseguitati, in massa, senza alcuna restituzione né alcun ‘diritto al ritorno’, e che la comunità internazionale stava (e sta) zitta. Perché questa doppia morale?

Negli ultimi 150 anni, si sono verificate nakbe in nord Africa, nel medio oriente e nel Mediterraneo orientale. Fra le vittime di questi stermini di massa, in gran parte misconosciuti, vi sono assiri (300.000 dal 1914 al 1920), armeni (1,5 milioni dal 1914 al 1923), curdi (180.000 dal 1986 al 1989), greci (750.000 dal 1913 al 1920), yazidi (10.000 nel solo 2014, sconosciuti gli altri dati), sudanesi nel Darfur (300.000 dal 2003 al 2009). Fra le vittime di espulsioni e persecuzioni sfociate nell’emigrazione forzata si contano maroniti libanesi (tra 8 a 14 milioni nella diaspora e 4 milioni in Libano), cristiani assiri (15 milioni nella diaspora e in Siria), armeni sotto l’impero turco (oggi 11 milioni nella diaspora). Ci sono poi gli 850.000 ebrei che vennero espulsi o costretti a fuggire da nord Africa e medio oriente, così come il milione di copti che hanno lasciato l’Egitto. E dove non si ebbero espulsioni o emigrazioni forzate, si ebbero spesso vaste persecuzioni. Chi sente mai parlare, oggi, dell’assimilazione forzata di berberi, curdi e sudanesi?

Dagli anni Sessanta, queste comunità hanno subito l’arabizzazione forzata nelle scuole e nelle istituzioni governative. Ad esempio, solo nel 2002 il berbero è diventato lingua riconosciuta in Algeria. Fino al 2002 il curdo era proibito in tutti i mass-media turchi. Le leggi da apartheid contro le comunità ebraiche nello Yemen imponevano che i bambini ebrei venissero tolti alle famiglie e dati ai musulmani con conversioni forzate. Ci sono molti altri esempi simili riguardanti le comunità ebraiche un po’ in tutto il medio oriente, anche nella seconda metà del XX secolo. E fino a oggi non si è vista alcuna restituzione di nessun tipo da parte degli autori di questi crimini odiosi. Queste storie non si sentono nelle università, nei raffinati ritrovi a Londra o Parigi e certamente non su al-Jazeera, su AJ+, sulla tv turca e neanche, purtroppo, sui mass-media internazionali. In tutto il mondo, invece, si sente dire da tanti ‘esperti’ che il medio oriente è stato turco, arabo e iraniano sin dall’alba dei tempi. Parleranno con grande eloquenza di come questi popoli siano stati vittime dell’aggressione europea e sionista, ignorando totalmente la storia di tutti gli altri gruppi umani della regione. Armeni, georgiani, assiri, curdi, ebrei e cristiani libanesi cercarono l’indipendenza dagli imperi dominanti arabi e turchi. Prima di loro, anche greci e serbi avevano fatto lo stesso. E sì, molti di questi gruppi cercarono l’aiuto degli europei occidentali.

Dal 1880 al 1923, i propugnatori del panturchismo tentarono di unificare i vari popoli turchi e furono cruciali nel rivendicare come di loro proprietà le zone che i turchi avevano conquistato da colonizzatori come l’Armenia, la Grecia e le regioni assire dell’attuale Turchia. E istigarono massacri in quelle aree non appena i gruppi soggetti al loro dominio, come greci assiri e armeni, mostrarono il minimo segno di voler perseguire l’indipendenza. I turchi si assicurarono che i curdi e gli assiri rimasti fossero sottoposti ad assimilazione forzata, ed espulsero dalla Turchia tutti i greci e gli armeni. Dal canto loro, i propugnatori del panarabismo rivendicavano come originarie terre arabe le regioni in cui gli arabi si erano stabiliti in forza del loro colonialismo nel Medioevo o anche più tardi. Aiutando gli inglesi a sconfiggere l’Impero ottomano, i capi arabi si misero in condizione di conquistare paesi multiculturali e perseguire i loro obiettivi imperialisti. Così, i panarabisti imposero la cultura e i costumi arabi ad assiri, berberi, maroniti e copti egiziani. Negli anni Quaranta crearono la Lega araba e cercarono di arabizzare tutto il nord Africa e il medio oriente. In realtà, tutti i popoli indigeni del medio oriente – dai curdi agli assiri agli ebrei ai maroniti, molti già decimati dagli omicidi di massa – erano presenti alla conferenza per il Trattato di Versailles e chiedevano l’autodeterminazione nazionale. Solo ebrei e armeni (gli ebrei sotto gli inglesi e gli armeni sotto i russi) riuscirono a ottenere l’indipendenza.

Anche quest’anno – conclude Hen Mazzig – il 15 maggio innumerevoli attivisti promuoveranno campagne più o meno propagandistiche per commemorare i profughi arabi palestinesi del conflitto arabo-israeliano. Mi piacerebbe che tutte queste persone esprimessero, per i milioni di persone che erano e sono ancora realmente oppresse dalle potenze imperiali mediorientali, almeno metà della simpatia che manifestano per i palestinesi”.
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