Asia Bibi non può lasciare il Pakistan - Rinviato il rilascio dopo un accordo tra islamisti e governo
02 novembre
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/a ... 03ddf.html
(ANSA) - ISLAMABAD, 2 NOV - È stato rimandato il rilascio di Asia Bibi, la donna cristiana assolta in Pakistan otto anni dopo essere stata condannata a morte per blasfemia. Le autorità le impediranno anche di lasciare il Paese. E' l'esito di un negoziato con gli islamisti radicali che da tre giorni hanno paralizzato le città e la vorrebbero vedere impiccata.
L'accordo è stato raggiunto tra il governo e il partito mussulmano sunnita Tehreek-e-Labbaik: Asia Bibi non potrà lasciare il Paese fino a quando la Corte Suprema non avrà effettuato un riesame definitivo della sua sentenza, ha spiegato il ministro agli Affari Religiosi Noorul Haq Qadri.
Il Pakistan cede all'islam. Ora Asia Bibi resta in carcere
Luca Romano - Sab, 03/11/2018
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lac ... 96516.html
La donna cristiana accusata in Pakistan di blasfemia contro l'Islam era stata prosciolta. Ora è appesa a un filo
Resta ancora appesa a un filo la sorte di Asia Bibi. Dopo il deposito del ricorso contro la sua assoluzione, il governo pakistano ha di fatto siglato un accordo con i religiosi estremisti che chiedono che venga uccisa.
La donna, cristiana perseguitata e condannata a morte nel 2010, sarebbe dovuta uscire dal carcere a breve. Ma adesso il ricorso e la mossa del governo hanno di fatto rafferddato l'ipotesi di una liberazione imminente.
L'intesa tra gli estremisti e il governo prevede l'impegno dell'esecutivo a vietare l'espatrio ad Asia Bibi e soprattutto apre le porte ad una revisione della sentenza di proscioglimento. La richiesta di revisione è stata depositata giovedì a Lahore, ha dichiarato l'avvocato Chaudhry Ghulam Mustafa. "Temiamo che Asia Bibi sia portata all'estero e abbiamo chiesto al tribunale che il suo caso sia affrontato in fretta", ha detto. "Ci batteremo e useremo ogni risorsa legale per garantire che sia impiccata, come prevede la legge", ha aggiunto. Insomma adesso è giallo sulla sorte di questa donna finita in un vero e proprio incubo solo per motivi religiosi. Intanto l'avvocato che difende Asia Bibi, Saif Ul Malook ha lasciato il Pakistan e ha fatto scalo a Roma per poi ripartire per Amsterdam dove è stato invitato da una ong: "Con l’assoluzione di Asia Bibi in Pakistan ho firmato la mia condanna a morte, nel mio Paese sono diventato un bersaglio facile, sono stato costretto a partire ma non ho nessun rimpianto per quel che ho fatto. Non è facile lasciare moglie e figli per aver salva la vita", ha affermato. Nel mirino degli estremisti ora c'è anche lui...
Caso Asia Bibi, ora l'avvocato rischia la vita in Pakistan
Giovanna Pavesi - Sab, 03/11/2018
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cas ... crJhIn5m7A
Saif al-Malook, l'avvocato di Asia Bibi, è fuggito dal Pakistan per avere salva la vita. Oggi è arrivato in Italia e ha detto: "Devo restare vivo per continuare la sua battaglia"
Saif ul-Malook, nella vita, fa l'avvocato. Ed è musulmano. Ha 63 anni e il suo nome, in queste ore, sta circolando perché, a difendere Asia Bibi, la pakistana cristiana accusata di blasfemia contro l'Islam, è stato lui.
Il legale a capo del collegio difensivo della donna, la cui sorte resta ancora incerta, ha lasciato il Pakistan dopo i disordini che hanno seguito la sentenza che scagionava l'accusata.
Secondo quanto riportato dal giornale The Express Tribune, Malook avrebbe scelto di andarsene proprio perché molto preoccupato per la sua incolumità. E, al quotidiano asiatico, avrebbe detto di essere pronto a fare rientro nel Paese, per continuare la battaglia giudiziaria di Asia Bibi, a patto che l'esercito gli garantisca sicurezza. Per lui e per la famiglia, rimasta invece nel Paese. Il legale, infatti, scappando si sarebbe messo in salvo dalle minacce dei fondamentalisti.
Il passaggio in Italia
Questo pomeriggio, come riporta il Corriere della Sera, l'avvocato è atterrato nell'aeroporto di Fiumicino. Con sé aveva soltanto una bottiglietta d'acqua e un sacchetto di plastica con all'interno alcuni indumenti per la notte. "Dopo la scarcerazione", ha riferito, "sono fuggito senza passare da casa, senza vestiti, a parte quelli che indossavo, senza soldi, senza niente". L'uomo, in Italia di passaggio, è diretto ad Amsterdam, dove l'8 novembre terrà una conferenza proprio sul caso della donna cristiana. È previsto che vada a Parigi da alcuni amici e poi a Londra, dove probabilmente si fermerà.
La "condanna a morte" dell'avvocato
"Con l'assoluzione di Asia Bibi, in Pakistan, ho firmato la mia condanna a morte", ha raccontato il legale. Che ha anche aggiunto di sapere di essere diventato un "bersaglio facile": "Sono stato costretto a partire, ma non ho nessun rimpianto per quel che ho fatto. Non è facile lasciare moglie e figli per aver salva la vita". Negli ultimi anni, infatti, Malook avrebbe vissuto in clandestinità, evitando le apparizioni pubbliche. Ha quasi sempre scelto i casi che gli altri colleghi rifiutavano per timore degli estremisti.
"Da musulmano mi batto per una cristiana"
A Fiumicino, ad attenderlo, non c'era nessuno. Nello scalo romano è stato trattenuto per i controlli negli uffici della polizia di frontiera. "In 63 anni non ho mai avuto un trattamento così: se avessi voluto andare a trovare il Papa non avrei potuto. Mi hanno scortato ovunque, mi sono sentito umiliato", ha spiegato l'uomo. Che ha aggiunto: "Io, musulmano, mi sono speso per quattro anni per la vita di una donna cristiana e non mi aspettavo un trattamento simile. Sono molto rattristato per questo". Malook ha promesso che, però, da lontano continuerà a difendere la donna. E, anzi, sostiene di poterlo fare anche meglio: "Devo restare vivo perché devo continuare la battaglia legale per Asia Bibi". Nel paese, all'avvocato, non è mai stata concessa alcuna protezione dopo il verdetto che ha infiammato di proteste il Pakistan.
Giulio Meotti
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Il governo pakistano ha appena firmato la “condanna a morte” di Asia Bibi. Il suo avvocato, Saif-ul-Mulook, questa mattina è fuggito dal paese: "Ho bisogno di rimanere vivo perché devo ancora combattere la battaglia per Asia Bibi". Il governo pakistano ha siglato un accordo con gli islamisti che vogliono uccidere Asia, cedendo a molte delle loro richieste di fronte alle massicce proteste in tutto il paese durate tre giorni. Il governo ha promesso di non opporsi a una petizione per fermare la liberazione di Bibi. Si è anche impegnato a mettere il nome della madre cristiana sulla “lista di controllo di uscita” (ECL) che le impedirà di lasciare il paese. Oggi il marito di Asia, Ashiq Masih, ha fatto domanda di asilo negli Stati Uniti, Canada e Inghilterra. Se Asia Bibi dovesse morire, sarebbe una grandissima vittoria islamista contro i cristiani paragonabile alla loro cacciata dall’Iraq. A questo punto è legittimo temere il peggio per Asia Bibi, specie considerando che in Occidente a una settimana sulla sua drammatica vicenda ci sono soltanto sbadigli.
Gli islamisti non mollano Asia Bibi, Pakistan in fiamme
Anna Bono
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Da tre giorni si susseguono enormi manifestazioni di piazza nelle principali città pakistane, organizzate dai radicali islamici per protesta contro l'assoluzione di Asia Bibi, che resta ancora in carcere. Per sicurezza le chiese sono state chiuse e i cristiani non escono. Malgrado le smentite ufficiali sono insistenti le voci su un accordo tra governo e partito islamista, che avrebbe ottenuto la possibilità di un ricorso contro la Corte Suprema e di impedire l'espatrio di Asia. L'avvocato di Asia Bibi fuggito all'estero.
Asia Bibi è stata assolta, ma libera non è ancora e salva non lo sarà mai in Pakistan. Dal 31 ottobre, giorno in cui i giudici della Corte Suprema hanno reso nota la sentenza di assoluzione decisa l’8 ottobre, si è scatenata la rabbia di una parte della popolazione, influenzata dai radicali islamici. Decine di migliaia di persone hanno risposto all’appello del principale partito islamista, il Tehreek-i-Labbaik Pakistan, Tlp, e si sono riversate per le strade delle principali città. Vogliono Asia Bibi morta, acclamano il Tlp che ha giurato di uccidere i giudici che l’hanno assolta e l’avvocato che l’ha difesa.
Si sapeva che sarebbe successo. Il silenzio dei giudici si credeva servisse al governo pakistano proprio per organizzare l’espatrio di Asia Bibi e dei suoi famigliari, di nascosto, in maniera che il giorno dell’annuncio della sentenza fossero già al sicuro in uno dei paesi che hanno offerto loro asilo.
Invece Asia Bibi è ancora in Pakistan. Dal 1° novembre, racconta suo fratello James Masih, si trova in un luogo segreto per ragioni di sicurezza, in attesa di essere rilasciata: “Poi dovrà lasciare il paese al più presto – dice – non ci sono alternative”. Il marito di Asia, Ashiq Masih, è rientrato a metà ottobre con i figli dalla Gran Bretagna. Anche loro si nascondono temendo per la vita, in attesa di riunirsi ad Asia. Intanto stanno pensando a come uscire incolumi dal paese: “Non abbiamo avuto contatti né con le autorità pachistane – sostiene il cognato Nedeem Masih – né con altre straniere”.
Il 2 novembre, venerdì giorno di preghiera per gli islamici, le manifestazioni sono entrate nel terzo giorno. Le principali strade di Lahore, Islamabad, Karachi e di altre città sono state bloccate. I dimostranti hanno sfilato bruciando fotografie di Asia Bibi, altre ne mostravano, con un cappio disegnato attorno alla testa e la scritta “impiccatela!”. Le proteste si sono inasprite estendendosi al governo dopo che il primo ministro Imran Khan ha difeso i giudici che hanno assolto Asia in un messaggio televisivo, ha esortato la popolazione a non aderire agli appelli dei gruppi radicali islamici accusandoli di non servire l’islam, ma di agire per fini politici, “per aumentare il loro bacino di voti”.
Le autorità delle città più coinvolte nelle manifestazioni hanno disposto agenti di polizia a guardia delle chiese. In alcune località tutti gli edifici religiosi cristiani sono rimasti chiusi. Chiuse già nei giorni precedenti anche le scuole, a tempo indeterminato. Tuttavia per ridurre il rischio di aggressioni e attentati, le diocesi di tutto il paese hanno cancellato le messe in programma per la commemorazione dei defunti, i cimiteri sono stati chiusi. Le autorità religiose hanno invitato i fedeli a pregare individualmente, restando a casa.
Nel corso della giornata sono circolate voci che hanno accresciuto ansia e tensione. Il DawnNewsTV ha diffuso la notizia che, per indurre il Tlp a interrompere le proteste, il governo, nonostante le dichiarazioni del premier del giorno precedente, ha acconsentito alla richiesta del querelante nel caso di Asia, l’imam Qari Muhammad Saalam, di avviare il procedimento legale per inserire il nome di Asia Bibi nella Lista di controllo delle uscite dal paese, l’elenco nazionale delle persone a cui è proibito lasciare il Pakistan. Secondo il Dawn, inoltre, il governo ha dichiarato di non opporsi a una petizione inoltrata dallo stesso Saalam contro la sentenza della Corte Suprema.
Secondo altre voci, il governo si era impegnato a intraprendere azioni legali in favore delle eventuali vittime causate dalle proteste e a rilasciare tutte le persone fermate in relazione alle proteste stesse. In cambio il Tpl si è scusato per “aver urtato i sentimenti o aver creato disagi a qualcuno senza motivo”. L’accordo tra governo e Tlp, dicevano le voci, è stato firmato dal ministro degli affari religiosi e dal ministro della giustizia del Punjab, per il governo, e da due alti dirigenti del Tlp.
Tuttavia quasi subito è arrivata la smentita del partito di governo, il Pakistan Tehreek-i-Insaf del premier Khan: il governo federale – ha dichiarato tramite un portavoce – non intende “inserire il nome di Asia Bibi nella Lista di controllo delle uscite o accogliere un ricorso contro la sentenza della Corte Suprema”. In un comunicato successivo il Pakistan Tehreek-i-Insaf ha aggiunto che la petizione di Salaam “era stata inoltrata dal Tlp che non ha nulla a che vedere con il governo”.
Alcuni mass media hanno ripreso anche un tweet del presidente del Tlp, Khadim Hussain Rizvi, in cui il leader da parte sua avrebbe annunciato il totale fallimento dei colloqui con il governo, precisando che vi avevano partecipato agenzie di sicurezza e rappresentanti governativi.
Eppure gli ultimi lanci di agenzia tendono a confermare l’accordo tra governo e Tlp.
Nell’attesa di notizie certe, il dato sicuro è che la liberazione di Asia Bibi è rimandata. Se Khan difende la sentenza di assoluzione meglio sarebbe stato allontanare Asia e la sua famiglia, mettendo peraltro in conto rappresaglie contro i cristiani e vendette da parte dei radicali islamici. Se ha ceduto alle loro pressioni, il destino di Asia Bibi e della sua famiglia è segnato.