Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » sab nov 03, 2018 12:03 am

Asia Bibi non può lasciare il Pakistan - Rinviato il rilascio dopo un accordo tra islamisti e governo
02 novembre

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/a ... 03ddf.html

(ANSA) - ISLAMABAD, 2 NOV - È stato rimandato il rilascio di Asia Bibi, la donna cristiana assolta in Pakistan otto anni dopo essere stata condannata a morte per blasfemia. Le autorità le impediranno anche di lasciare il Paese. E' l'esito di un negoziato con gli islamisti radicali che da tre giorni hanno paralizzato le città e la vorrebbero vedere impiccata.
L'accordo è stato raggiunto tra il governo e il partito mussulmano sunnita Tehreek-e-Labbaik: Asia Bibi non potrà lasciare il Paese fino a quando la Corte Suprema non avrà effettuato un riesame definitivo della sua sentenza, ha spiegato il ministro agli Affari Religiosi Noorul Haq Qadri.


Il Pakistan cede all'islam. Ora Asia Bibi resta in carcere
Luca Romano - Sab, 03/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lac ... 96516.html

La donna cristiana accusata in Pakistan di blasfemia contro l'Islam era stata prosciolta. Ora è appesa a un filo

Resta ancora appesa a un filo la sorte di Asia Bibi. Dopo il deposito del ricorso contro la sua assoluzione, il governo pakistano ha di fatto siglato un accordo con i religiosi estremisti che chiedono che venga uccisa.

La donna, cristiana perseguitata e condannata a morte nel 2010, sarebbe dovuta uscire dal carcere a breve. Ma adesso il ricorso e la mossa del governo hanno di fatto rafferddato l'ipotesi di una liberazione imminente.

L'intesa tra gli estremisti e il governo prevede l'impegno dell'esecutivo a vietare l'espatrio ad Asia Bibi e soprattutto apre le porte ad una revisione della sentenza di proscioglimento. La richiesta di revisione è stata depositata giovedì a Lahore, ha dichiarato l'avvocato Chaudhry Ghulam Mustafa. "Temiamo che Asia Bibi sia portata all'estero e abbiamo chiesto al tribunale che il suo caso sia affrontato in fretta", ha detto. "Ci batteremo e useremo ogni risorsa legale per garantire che sia impiccata, come prevede la legge", ha aggiunto. Insomma adesso è giallo sulla sorte di questa donna finita in un vero e proprio incubo solo per motivi religiosi. Intanto l'avvocato che difende Asia Bibi, Saif Ul Malook ha lasciato il Pakistan e ha fatto scalo a Roma per poi ripartire per Amsterdam dove è stato invitato da una ong: "Con l’assoluzione di Asia Bibi in Pakistan ho firmato la mia condanna a morte, nel mio Paese sono diventato un bersaglio facile, sono stato costretto a partire ma non ho nessun rimpianto per quel che ho fatto. Non è facile lasciare moglie e figli per aver salva la vita", ha affermato. Nel mirino degli estremisti ora c'è anche lui...


Caso Asia Bibi, ora l'avvocato rischia la vita in Pakistan
Giovanna Pavesi - Sab, 03/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cas ... crJhIn5m7A

Saif al-Malook, l'avvocato di Asia Bibi, è fuggito dal Pakistan per avere salva la vita. Oggi è arrivato in Italia e ha detto: "Devo restare vivo per continuare la sua battaglia"

Saif ul-Malook, nella vita, fa l'avvocato. Ed è musulmano. Ha 63 anni e il suo nome, in queste ore, sta circolando perché, a difendere Asia Bibi, la pakistana cristiana accusata di blasfemia contro l'Islam, è stato lui.

Il legale a capo del collegio difensivo della donna, la cui sorte resta ancora incerta, ha lasciato il Pakistan dopo i disordini che hanno seguito la sentenza che scagionava l'accusata.

Secondo quanto riportato dal giornale The Express Tribune, Malook avrebbe scelto di andarsene proprio perché molto preoccupato per la sua incolumità. E, al quotidiano asiatico, avrebbe detto di essere pronto a fare rientro nel Paese, per continuare la battaglia giudiziaria di Asia Bibi, a patto che l'esercito gli garantisca sicurezza. Per lui e per la famiglia, rimasta invece nel Paese. Il legale, infatti, scappando si sarebbe messo in salvo dalle minacce dei fondamentalisti.

Il passaggio in Italia

Questo pomeriggio, come riporta il Corriere della Sera, l'avvocato è atterrato nell'aeroporto di Fiumicino. Con sé aveva soltanto una bottiglietta d'acqua e un sacchetto di plastica con all'interno alcuni indumenti per la notte. "Dopo la scarcerazione", ha riferito, "sono fuggito senza passare da casa, senza vestiti, a parte quelli che indossavo, senza soldi, senza niente". L'uomo, in Italia di passaggio, è diretto ad Amsterdam, dove l'8 novembre terrà una conferenza proprio sul caso della donna cristiana. È previsto che vada a Parigi da alcuni amici e poi a Londra, dove probabilmente si fermerà.

La "condanna a morte" dell'avvocato

"Con l'assoluzione di Asia Bibi, in Pakistan, ho firmato la mia condanna a morte", ha raccontato il legale. Che ha anche aggiunto di sapere di essere diventato un "bersaglio facile": "Sono stato costretto a partire, ma non ho nessun rimpianto per quel che ho fatto. Non è facile lasciare moglie e figli per aver salva la vita". Negli ultimi anni, infatti, Malook avrebbe vissuto in clandestinità, evitando le apparizioni pubbliche. Ha quasi sempre scelto i casi che gli altri colleghi rifiutavano per timore degli estremisti.

"Da musulmano mi batto per una cristiana"

A Fiumicino, ad attenderlo, non c'era nessuno. Nello scalo romano è stato trattenuto per i controlli negli uffici della polizia di frontiera. "In 63 anni non ho mai avuto un trattamento così: se avessi voluto andare a trovare il Papa non avrei potuto. Mi hanno scortato ovunque, mi sono sentito umiliato", ha spiegato l'uomo. Che ha aggiunto: "Io, musulmano, mi sono speso per quattro anni per la vita di una donna cristiana e non mi aspettavo un trattamento simile. Sono molto rattristato per questo". Malook ha promesso che, però, da lontano continuerà a difendere la donna. E, anzi, sostiene di poterlo fare anche meglio: "Devo restare vivo perché devo continuare la battaglia legale per Asia Bibi". Nel paese, all'avvocato, non è mai stata concessa alcuna protezione dopo il verdetto che ha infiammato di proteste il Pakistan.



Giulio Meotti

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 2744950743

Il governo pakistano ha appena firmato la “condanna a morte” di Asia Bibi. Il suo avvocato, Saif-ul-Mulook, questa mattina è fuggito dal paese: "Ho bisogno di rimanere vivo perché devo ancora combattere la battaglia per Asia Bibi". Il governo pakistano ha siglato un accordo con gli islamisti che vogliono uccidere Asia, cedendo a molte delle loro richieste di fronte alle massicce proteste in tutto il paese durate tre giorni. Il governo ha promesso di non opporsi a una petizione per fermare la liberazione di Bibi. Si è anche impegnato a mettere il nome della madre cristiana sulla “lista di controllo di uscita” (ECL) che le impedirà di lasciare il paese. Oggi il marito di Asia, Ashiq Masih, ha fatto domanda di asilo negli Stati Uniti, Canada e Inghilterra. Se Asia Bibi dovesse morire, sarebbe una grandissima vittoria islamista contro i cristiani paragonabile alla loro cacciata dall’Iraq. A questo punto è legittimo temere il peggio per Asia Bibi, specie considerando che in Occidente a una settimana sulla sua drammatica vicenda ci sono soltanto sbadigli.



Gli islamisti non mollano Asia Bibi, Pakistan in fiamme
Anna Bono

http://lanuovabq.it/it/gli-islamisti-no ... 0.facebook

Da tre giorni si susseguono enormi manifestazioni di piazza nelle principali città pakistane, organizzate dai radicali islamici per protesta contro l'assoluzione di Asia Bibi, che resta ancora in carcere. Per sicurezza le chiese sono state chiuse e i cristiani non escono. Malgrado le smentite ufficiali sono insistenti le voci su un accordo tra governo e partito islamista, che avrebbe ottenuto la possibilità di un ricorso contro la Corte Suprema e di impedire l'espatrio di Asia. L'avvocato di Asia Bibi fuggito all'estero.

Asia Bibi è stata assolta, ma libera non è ancora e salva non lo sarà mai in Pakistan. Dal 31 ottobre, giorno in cui i giudici della Corte Suprema hanno reso nota la sentenza di assoluzione decisa l’8 ottobre, si è scatenata la rabbia di una parte della popolazione, influenzata dai radicali islamici. Decine di migliaia di persone hanno risposto all’appello del principale partito islamista, il Tehreek-i-Labbaik Pakistan, Tlp, e si sono riversate per le strade delle principali città. Vogliono Asia Bibi morta, acclamano il Tlp che ha giurato di uccidere i giudici che l’hanno assolta e l’avvocato che l’ha difesa.

Si sapeva che sarebbe successo. Il silenzio dei giudici si credeva servisse al governo pakistano proprio per organizzare l’espatrio di Asia Bibi e dei suoi famigliari, di nascosto, in maniera che il giorno dell’annuncio della sentenza fossero già al sicuro in uno dei paesi che hanno offerto loro asilo.

Invece Asia Bibi è ancora in Pakistan. Dal 1° novembre, racconta suo fratello James Masih, si trova in un luogo segreto per ragioni di sicurezza, in attesa di essere rilasciata: “Poi dovrà lasciare il paese al più presto – dice – non ci sono alternative”. Il marito di Asia, Ashiq Masih, è rientrato a metà ottobre con i figli dalla Gran Bretagna. Anche loro si nascondono temendo per la vita, in attesa di riunirsi ad Asia. Intanto stanno pensando a come uscire incolumi dal paese: “Non abbiamo avuto contatti né con le autorità pachistane – sostiene il cognato Nedeem Masih – né con altre straniere”.

Il 2 novembre, venerdì giorno di preghiera per gli islamici, le manifestazioni sono entrate nel terzo giorno. Le principali strade di Lahore, Islamabad, Karachi e di altre città sono state bloccate. I dimostranti hanno sfilato bruciando fotografie di Asia Bibi, altre ne mostravano, con un cappio disegnato attorno alla testa e la scritta “impiccatela!”. Le proteste si sono inasprite estendendosi al governo dopo che il primo ministro Imran Khan ha difeso i giudici che hanno assolto Asia in un messaggio televisivo, ha esortato la popolazione a non aderire agli appelli dei gruppi radicali islamici accusandoli di non servire l’islam, ma di agire per fini politici, “per aumentare il loro bacino di voti”.

Le autorità delle città più coinvolte nelle manifestazioni hanno disposto agenti di polizia a guardia delle chiese. In alcune località tutti gli edifici religiosi cristiani sono rimasti chiusi. Chiuse già nei giorni precedenti anche le scuole, a tempo indeterminato. Tuttavia per ridurre il rischio di aggressioni e attentati, le diocesi di tutto il paese hanno cancellato le messe in programma per la commemorazione dei defunti, i cimiteri sono stati chiusi. Le autorità religiose hanno invitato i fedeli a pregare individualmente, restando a casa.

Nel corso della giornata sono circolate voci che hanno accresciuto ansia e tensione. Il DawnNewsTV ha diffuso la notizia che, per indurre il Tlp a interrompere le proteste, il governo, nonostante le dichiarazioni del premier del giorno precedente, ha acconsentito alla richiesta del querelante nel caso di Asia, l’imam Qari Muhammad Saalam, di avviare il procedimento legale per inserire il nome di Asia Bibi nella Lista di controllo delle uscite dal paese, l’elenco nazionale delle persone a cui è proibito lasciare il Pakistan. Secondo il Dawn, inoltre, il governo ha dichiarato di non opporsi a una petizione inoltrata dallo stesso Saalam contro la sentenza della Corte Suprema.

Secondo altre voci, il governo si era impegnato a intraprendere azioni legali in favore delle eventuali vittime causate dalle proteste e a rilasciare tutte le persone fermate in relazione alle proteste stesse. In cambio il Tpl si è scusato per “aver urtato i sentimenti o aver creato disagi a qualcuno senza motivo”. L’accordo tra governo e Tlp, dicevano le voci, è stato firmato dal ministro degli affari religiosi e dal ministro della giustizia del Punjab, per il governo, e da due alti dirigenti del Tlp.

Tuttavia quasi subito è arrivata la smentita del partito di governo, il Pakistan Tehreek-i-Insaf del premier Khan: il governo federale – ha dichiarato tramite un portavoce – non intende “inserire il nome di Asia Bibi nella Lista di controllo delle uscite o accogliere un ricorso contro la sentenza della Corte Suprema”. In un comunicato successivo il Pakistan Tehreek-i-Insaf ha aggiunto che la petizione di Salaam “era stata inoltrata dal Tlp che non ha nulla a che vedere con il governo”.

Alcuni mass media hanno ripreso anche un tweet del presidente del Tlp, Khadim Hussain Rizvi, in cui il leader da parte sua avrebbe annunciato il totale fallimento dei colloqui con il governo, precisando che vi avevano partecipato agenzie di sicurezza e rappresentanti governativi.

Eppure gli ultimi lanci di agenzia tendono a confermare l’accordo tra governo e Tlp.

Nell’attesa di notizie certe, il dato sicuro è che la liberazione di Asia Bibi è rimandata. Se Khan difende la sentenza di assoluzione meglio sarebbe stato allontanare Asia e la sua famiglia, mettendo peraltro in conto rappresaglie contro i cristiani e vendette da parte dei radicali islamici. Se ha ceduto alle loro pressioni, il destino di Asia Bibi e della sua famiglia è segnato.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » sab nov 03, 2018 8:46 pm

Alberto Pento

Dovremmo scendere in piazza a miloni e gridare che Maometto era un idolatra criminale assassino e che il suo Dio è un idolo mostruoso di morte.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » lun nov 05, 2018 9:17 pm

Asia Bibi, il silenzio degli indecenti
Riccardo Cascioli

http://www.lanuovabq.it/it/asia-bibi-il ... g.facebook

La figura di Asia Bibi – che preferisce morire per Cristo piuttosto che rinnegare Gesù per avere salva la vita - si staglia ancora più luminosa se paragonata alla pusillanimità del mondo sociale, politico, ecclesiale che la circonda. Europa, Italia, Santa Sede, i perché di un silenzio ingiustificabile.

Donne pachistane pregano per Asia Bibi

La figura di Asia Bibi – che preferisce morire per Cristo piuttosto che rinnegare Gesù per avere salva la vita - si staglia ancora più luminosa se paragonata alla pusillanimità del mondo sociale, politico, ecclesiale che la circonda.

Asia è stata assolta dalla Corte Suprema il 31 ottobre dal reato di blasfemia, ma la violenta reazione dei gruppi islamisti, in particolare il partito Therek-i-Labbaik, ha spinto il nuovo governo ad arrendersi: Asia Bibi sarà inserita nella lista delle persone che non possono lasciare il paese, e il governo non si opporrà al ricorso alla Corte Suprema contro la sua assoluzione. Se andrà bene Asia Bibi dovrà vivere nascosta, e di fatto prigioniera, da qualche parte in Pakistan per tutta la vita. Il tutto per far ritornare alla normalità le principali città, le cui strade sono state letteralmente invase nei giorni scorsi da centinaia di migliaia di musulmani inferociti per l’assoluzione, che hanno provocato distruzioni e morti. Si tratta di un clamoroso cedimento di fronte alle minacce, un cedimento di cui ben presto il nuovo capo del governo, Imran Khan, si troverà a pagare le conseguenze.

Fuori dal Pakistan le cose stanno andando anche peggio. Asia Bibi sembra un argomento scomodo, tutti fanno finta di non vedere. Non c’è stata alcuna cancelleria occidentale che abbia detto una parola sul caso e, più in generale, sulla legge contro la blasfemia, la “legge nera” come è stata definita. Anzi, abbiamo avuto la settimana scorsa una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu) che legittima le basi della legge sulla blasfemia anche in Europa (clicca qui). Per qualche settimana - dal momento in cui è stato annunciato che la Corte aveva deciso, fino a quando la sentenza è stata effettivamente resa pubblica - avevamo pensato e sperato che ci fossero dei movimenti diplomatici sottobanco per garantire di portare al sicuro Asia Bibi prima che la sua assoluzione fosse annunciata.

Evidentemente non era così, e non una sola parola è stata spesa neanche di fronte alla violenza di questi giorni. Ieri è stato annunciato che il marito di Asia Bibi ha chiesto asilo politico a Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna, dove nel frattempo troverà riparo l’avvocato della donna, Saif ul-Malook, un musulmano che ha messo a rischio la sua vita per difendere una cristiana.

A questo proposito fa un immenso dispiacere aver letto che di passaggio a Roma sia stato trattato alla stregua di un potenziale terrorista, sottoposto a un interrogatorio in aeroporto: «Non metterò più piede in Italia – ha dichiarato all’inviata del Corriere della Sera sull’aereo che lo portava da Roma ad Amsterdam -, a Roma mi sono sentito accolto come un terrorista, è stato avvilente per uno che ha messo a repentaglio la sua vita per combattere contro i fondamentalisti. E fa ancora più male che mi abbiano trattato così nel Paese del Papa, dopo che sono stato costretto a lasciare la mia casa in Pakistan per difendere una donna cattolica».

È triste dover constatare la pessima figura fatta dal nostro governo, che ha evidentemente ignorato totalmente il caso al punto di non sapere neanche chi fosse l’avvocato di Asia Bibi, una vera vergogna istituzionale. E pensare che sarebbe stata invece una occasione d’oro anche politica per far vedere che l’Italia difende coloro che hanno davvero i titoli per avere lo status di rifugiato, e si batte davvero per i cristiani perseguitati, non solo con gli slogan. E invece nulla.

Né questa assenza può essere giustificata dal fatto che «nel paese del Papa» certi interventi di solito avvengono anche su input della Santa Sede. Anzi, sarebbe stata l’occasione per dare uno schiaffo morale a tutti quei prelati che un giorno sì e l’altro pure attaccano il governo perché non accetta un’immigrazione senza controllo.

E qui veniamo all’altro silenzio pesante. Proprio da quanto appena scritto, si ricava che dalla Segreteria di Stato vaticana non è arrivata alcuna richiesta al governo italiano di fare qualcosa per Asia Bibi, la sua famiglia e quanti in Pakistan l’hanno difesa. Né c’è mai stato un minimo appello pubblico per i cristiani pakistani.
I benevoli dicono che il silenzio è forse l’atteggiamento migliore per evitare conseguenze peggiori ai cristiani. Balle, il silenzio può avere un valore se serve a non mettere a rischio delle azioni condotte discretamente per salvare delle persone. Ma qui è ormai evidente che il silenzio di questi anni ha solo peggiorato le condizioni dei cristiani in Pakistan, e non solo, e che non c’è alcuna azione di salvataggio in corso. C’è solo ignavia e codardia.

Però proviamo a chiederci: cosa c’è che imbarazza tanto di questa donna cattolica da impedire un qualsiasi gesto di solidarietà da parte delle istituzioni? Non è facile dirlo, tanta è la sproporzione tra la gravità e pubblicità del caso da una parte e la totale inattività dall’altra. Possiamo soltanto mettere in rilievo qualche elemento.

Per quanto riguarda l’Europa è evidente – ne abbiamo parlato a proposito della sentenza Cedu – che c’è un processo graduale di sottomissione all’islam: è l’esito sia di una debolezza culturale legata al relativismo che ha sostituito la cultura cristiana (rileggersi il discorso di papa Benedetto XVI a Ratisbona e il discorso del cardinale Giacomo Biffi alla città di Bologna su immigrazione e islam), sia di una sempre maggiore dipendenza delle nostre economie dai soldi di paesi come Qatar e Arabia Saudita, che impongono anche il lor islam aggressivo.

Quanto alla Chiesa, c’è sicuramente oggi prevalente una concezione di dialogo con l’islam che sacrifica la verità a rapporti formalmente amichevoli. Formalmente appunto: belle parole con l’università al Azhar del Cairo, ma il martirio dei copti in Egitto va avanti senza tregua, come abbiamo visto nei giorni scorsi. Grandi convegni tra religioni organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio con il sostegno vaticano, ma la repressione dei cristiani nei paesi islamici aumenta come solito. Si può capire che sollevare un caso come quello di Asia Bibi o di altre comunità perseguitate disturba questo progetto di dialogo, perciò si fa finta di non vedere.

Ma c’è un altro elemento anche più inquietante e meno politico. Quella di Asia Bibi è una forma di martirio che, pur essendo tipica della tradizione cristiana, non è oggi di moda in Vaticano. Lo stiamo vedendo per quel che riguarda la Cina: alla fine la Santa Sede sta disprezzando quegli eroi della fede che hanno resistito per decenni alla pressione del regime comunista per dare ragione a quanti hanno ceduto al compromesso, a chi si è fatto servo del Partito comunista. E nel frattempo si promuovono come esempi di santità quanti – vedi il vescovo Angelelli in Argentina – sono più noti per le loro battaglie di giustizia politica che non per la cristallina appartenenza a Cristo. Si capisce allora che in questo contesto la semplice testimonianza di una donna di famiglia che, ingiustamente accusata di blasfemia, preferisce morire per Cristo piuttosto che scendere a compromessi con il potere; che non ha mai lottato per i poveri, ma da povera ha mostrato che l’unica giustizia è la libertà dei figli di Dio; una donna così più ancora che imbarazzante è incomprensibile.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » mar nov 06, 2018 9:33 pm

«Portiamo Asia Bibi in Italia»
6 novembre 2018

https://www.tempi.it/portiamo-asia-bibi-in-italia

Il giornalista del Foglio Giulio Meotti ha lanciato un appello ai nostri politici perché si mobilitino per la donna pakistana. «Serve una grande campagna internazionale»

Il giornalista del Foglio Giulio Meotti ha lanciato sulla piattaforma change.org una petizione dal titolo “Portiamo Asia Bibi in Italia”. Meotti segue da anni la vicenda della donna cristiana pakistana, condannata a morte per una falsa accusa di blasfemia e recentemente riconosciuta innocente. «Ora – nota Meotti – la situazione è persino peggiore di prima. Il fatto che non possa lasciare la prigione per paura delle ritorsioni degli islamisti dà a questa storia un finale tragico, amaro. Non può finire così, Asia Bibi oggi si trova in un limbo, bisogna fare qualcosa».


APPELLI E INIZIATIVE

E Meotti qualcosa ha fatto, scrivendo un appello al presidente Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi, e ai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Servirà? «Ho notato che in altri paesi c’è molto più fermento che da noi su questa vicenda. Negli Stati Uniti, in Canada, in Belgio molta gente si è mossa, ha promosso appelli, s’è lanciata in iniziative. Serve una campagna internazionale di pressione sui nostri rappresentanti politici perché si muovano. D’altronde stiamo parlando di una donna che non è nelle grinfie dell’Isis, ma di un paese, il Pakistan, con cui esistono rapporti commerciali e politici. Dunque, con tutte le sue contraddizioni, è un interlocutore. Facendo un po’ di pressioni si potrebbe ottenere qualche risultato».


TANTE COME LEI

La speranza di Meotti è dunque che la politica, anche quella italiana, faccia la sua parte. «Ma occorre mobilitarsi perché la vicenda sia conosciuta e a tutti sia chiaro che Asia Bibi è una donna in ostaggio di un paese alleato. È una donna cristiana, ma la battaglia per la sua liberazione riguarda tante come lei».
IL TESTO DELL’APPELLO

Qui di seguito riportiamo il testo dell’appello. L’invito è a sottoscriverlo collegandosi qui.

Al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte,
Al Ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi,
Ai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini,

Dopo 3.422 giorni di prigionia con una condanna a morte, Asia Bibi è stata prosciolta da ogni accusa di “blasfemia” dalla Corte Suprema del Pakistan. Ma dopo l’assoluzione, numerosi partiti e organizzazioni islamiste hanno scatenato il caos nel paese. Sono disposti a tutto pur di rovesciare la sentenza e mandare a morte la donna cristiana. L’avvocato di Asia Bibi ha già dovuto lasciare il paese e i magistrati che l’hanno prosciolta sono minacciati di morte. Numerosi politici, cristiani e musulmani, sono stati uccisi per averla difesa. Dopo l’assoluzione, il governo pakistano sembra aver fatto marcia indietro, cedendo alle pressioni dei fondamentalisti islamici e congelando la sua scarcerazione. È urgente che l’Italia, in nome della sua tradizione umanistica, le conceda subito la cittadinanza onoraria, come ha fatto la città di Parigi. È altresì urgente che l’Italia le conceda subito il diritto di asilo e fornisca ad Asia Bibi tutta la protezione politica e diplomatica di cui ha bisogno. Ogni giorno trascorso in questo limbo è un rischio per la sua vita. In carcere il mese scorso due detenuti hanno già cercato di ucciderla. L’Italia non può restare in silenzio e inerme davanti alla sorte di Asia Bibi, simbolo della persecuzione di cui sono vittime i cristiani in tutto il mondo. Impedire che sia portata a compimento la condanna a morte per un reato inaccettabile e inesistente è un dovere di tutti, cristiani e non cristiani.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » mer nov 07, 2018 10:39 pm

"Asia Bibi è stata scarcerata"
Angelo Scarano - Mer, 07/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/asi ... 98664.html

La donna pachistana, assolta dall'accusa di blasfemia per cui era stata condannata a morte, diretta in una località segreta

Asia Bibi, la donna pachistana assolta la settimana scorsa dalla Corte suprema dall'accusa di blasfemia, accusa per la quale era stata condannata a morte, è uscita dal carcere.

Lo hanno detto fonti informate alla tv Geo News. Il marito della donna ha chiesto l'aiuto dell'Italia e si starebbe valutando la richiesta di concederle l'asilo politico. "Mi è stato detto che è su un aereo, nessuno sa dove atterrerà", ha affermato l'avvocato Saif-ul-Malook.

Due dirigenti pakistani, in forma anonima, hanno affermato a Repubblica che Asia Bibi è stata trasferita da Islamabad a una località segreta per tutelarne la sicurezza.

Dopo la sentenza della Corte suprema, i musulmani integralisti hanno protestato violentemente per tre giorni in Pakistan, bloccando il Paese. "È una questione interna al Pakistan, spero possa risolversi nel migliore dei modi. Non so come finirà, ci sono state molte reazioni. La questione non è semplice, anzi è molto complessa e delicata. E ovviamente da parte della Santa Sede c'è sempre l'interesse che finisca nel migliore dei modi", ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » gio nov 08, 2018 8:08 pm

Asia Bibi, le prime parole fuori dal carcere: “Sono libera grazie a Dio”
2018/11/08

https://www.lastampa.it/2018/11/08/vati ... agina.html

«Grazie a Dio. Sia lode al Signore. Sono libera». Sono rivolte all’Altissimo le prime parole pronunciate da Asia Bibi, appena ha rivisto il cielo, fuori dal carcere femminile di Multan, dove è stata reclusa negli ultimi anni. Come Vatican Insider apprende da fonti vicine alla famiglia della donna, Asia ha trascorso il primo giorno da donna libera, dopo oltre nove anni dietro le sbarre, «ringraziando costantemente e ripetutamente Dio, che ha ascoltato le sue preghiere».

La donna cristiana oggi 53enne, condannata alla pena capitale per blasfemia nel 2010, ha rivisto il sole sorgere questa mattina, 8 novembre, dopo il blitz delle forze di polizia pakistane che hanno reso esecutivo l’ordine di rilascio emesso dalla Corte Suprema di Islamabad, che il 31 ottobre aveva assolto Asia Bibi . La disposizione è transitata per l’Alta Core di Lahore – dove si è svolto il processo di appello – e per il tribunale di Nankana, cittadina del Punjab dove il giudice in primo grado ha emesso la condanna a morte otto anni fa.

Ieri sera, 7 novembre, intorno alle 22, Asia è stata imbarcata su un volo di stato verso la capitale Islamabad e nella notte è stata trasferita in una località segreta dove, sotto protezione costante, si è finalmente ricongiunta con suo marito Ashiq Masih. In un momento di commozione e di immensa felicità.

A confermare l’avvenuto rilascio è stato Zawar Hussain Warraich, direttore del dipartimento delle carceri nella provincia del Punjab, dove si trova la prigione di Multan, in cui Asia era reclusa: «Nel caso di Asia Bibi, l’ordine è stato emesso con ritardo ed è giunto al penitenziario ieri, 7 novembre», ha dichiarato, riferendo che la cristiana ha ufficialmente lasciato la sua cella.

L’operazione è stata delicata in quanto Asia, nel mirino dei fondamentalisti che la vogliono morta, era in pericolo perfino in prigione: come riferito a Vatican Inside r da fonti giudiziarie in Pakistan, due mesi fa due guardie del penitenziario di Multan sono state arrestate, in quanto stavano organizzando l’omicidio di Asia Bibi.

Anche l’avvocato di Asia Bibi, il musulmano Saiful Malook, che l’ha difesa coraggiosamente fino all’assoluzione, è stato costretto a fuggire in Olanda per motivi di sicurezza, dopo aver ricevuto minacce di morte. Ieri sera il legale aveva detto che Asia e la sua famiglia erano già su un volo diretto all’estero, ma il Ministero degli Esteri pakistano ha smentito questa notizia , confermando invece che la contadina del Punjab è stata liberata e si trova ancora suo suolo natio.

Mohamed Faisal, portavoce del Ministero degli Esteri, ha poi spiegato che: «Asia Bibi è una cittadina libera», ma che «lascerà il Paese solo se la Corte Suprema respingerà l’istanza di revisione della sentenza, presentata contro la sua assoluzione». Questa dichiarazione potrebbe servire all’esecutivo di Islamabad per tenere a bada i gruppi radicali che si stanno nuovamente organizzando per scendere in piazza.

L’assoluzione di Asia Bibi, infatti, ha generato nella «terra dei puri» massicce proteste a cui hanno preso parte, per tre giorni, oltre 50mnila militanti del partito radicale Tehreek-e-Labbaik Pakistan (Tlp) che continua a chiedere l’impiccagione della donna, sostenendo che ella ha commesso e confessato il peccato (e reato) di blasfemia. A Karachi, città metropolitana nel Sud del Pakistan, movimenti religiosi islamici hanno organizzato nuovi cortei. E si temono nuovi disordini e reazioni degli estremisti, che potrebbero essere aizzati dai sermoni pronunciati da leader religiosi radicali in occasione della preghiera islamica di domani, venerdì 9 novembre.

Intanto i cristiani in Pakistan esprimono soddisfazione per la decisione della Corte Suprema e per il rilascio di Asia Bibi, ma restano prudenti, date le possibili ritorsioni che potrebbero colpire le comunità cristiane, l’1,6% su oltre 200 milioni di abitanti del Pakistan, al 96% musulmani. Aftab Mughal, intellettuale cattolico e direttore della pubblicazione Minority Concern, che promuove i diritti delle minoranze religiose in Pakistan, dichiara a Vatican Insider: «Le manifestazioni contro il verdetto di innocenza di Asia Bibi sono il risultato di decenni di indottrinamento della società, basato su interpretazioni distorte della religione islamica».

«I vigilantes autoproclamatisi guardiani della fede seminano il panico nel Paese, in totale disprezzo degli insegnamenti dell’islam che promuove moderazione, compassione e misericordia» rileva, notando che molti commentatori e leader musulmani concordano su questo patente abuso dell’islam. «Bisogna invece essere grati a Dio, alla magistratura e al governo pakistano – conclude – per la liberazione di Asia Bibi. Perché ha vinto la verità ed è stata fatta giustizia».


Alberto Pento
L'assoluzione e la liberazione della cristiana Asia Bibi viene utilizzata per dimostrare che l'Islam è buono e non cattivo, che esiste un'Islam moderato e buono, un Maometto santo e un Corano che santifica;
in realtà ciò è del tutto falso, un tragico e tremendo inganno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » dom nov 11, 2018 8:36 am

Libertà di pensiero (tra cui quella di credere e di non credere in una religione) e di parola (compresa la libertà di critica alle religioni, a tutte o a qualcuna).


I 1800 giorni di carcere di Asia Bibi. In attesa di «risorgere con Lui»
Leone Grotti 4 maggio 2014 Esteri

«Sono stata condannata perché cristiana. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui»

https://www.tempi.it/i-1800-giorni-di-c ... re-con-lui

Asia Noreen Bibi avrebbe potuto porre fine al suo calvario due anni fa. Sarebbe bastato poco per uscire dalla sua cella senza finestre nella prigione di Sheikhupura, in Pakistan, dove è stata rinchiusa nel giugno del 2009 ed evitare l’impiccagione. Una semplice parola l’avrebbe scagionata nel giro di pochi giorni dalle accuse di blasfemia per cui è stata condannata a morte l’8 novembre 2010. Un giudice, «l’onorevole Naveed Iqbal», come l’ha chiamato lei in una lettera, lo stesso che l’ha destinata «a una morte orribile» pur non avendo prove, un giorno è entrato nella sua cella di isolamento e le ha fatto una proposta che tutti considererebbero ragionevole: «Mi ha offerto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam». Asia Bibi non si è scomposta, anzi l’ha ringraziato «di cuore» per averle offerto una via di salvezza, poi gli ha risposto che preferiva morire «da cristiana» piuttosto che uscire dal carcere «da musulmana». Ed è davanti al suo carnefice che ha fatto la sua semplice e coraggiosa professione di fede: «Sono stata condannata perché cristiana. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui».

Per sapere davvero chi è Asia Bibi basta questo. Dilungarsi sui dettagli del suo caso giudiziario serve solo a comprendere fino in fondo il valore della sua testimonianza. La donna pakistana, di fede cattolica, ha marito e cinque figli. Il 14 giugno del 2009, giorno in cui è cominciato tutto, lavorava nei campi come sempre. Era andata a prendere dell’acqua da un pozzo per ristorarsi e poi l’ha offerta alle donne musulmane che lavoravano con lei, ma loro le hanno risposto accusandola di avere infettato la fonte. Perché lei, in quanto cristiana, è un’infedele. Asia Bibi ha respinto quell’appellativo e si è rifiutata di convertirsi all’islam, spiegando quanto fosse grande tutto quello che Dio aveva fatto per lei nella vita. Di conseguenza, le donne l’hanno accusata di blasfemia per insulti al profeta Maometto. Solo cinque giorni dopo, il 19 giugno, il mullah musulmano Qari Muhammad Sallam ha formalizzato l’accusa davanti alla polizia.

Non c’è peggiore disgrazia per un cristiano che essere accusato di blasfemia. La cosiddetta “legge nera” è stata introdotta nel codice penale pakistano nel 1976. Le pene per chi insulta l’islam, Allah o Maometto, includono l’ergastolo e la condanna a morte. Recentemente, la Corte della sharia ha chiesto che la norma venga cambiata e che l’unica sanzione possibile sia la condanna a morte. Nella stragrande maggioranza dei casi la legge viene utilizzata in modo strumentale per vendette personali o ragioni economiche: gli accusati, infatti, sono spesso costretti ad abbandonare le loro proprietà, che vengono rilevate per due soldi o addirittura sequestrate dagli accusatori. Ne è prova il fatto che oltre il 95 per cento di queste accuse si rivelano in sede giudiziaria false e infondate. Ma nonostante questo non c’è scampo per chi viene accusato di blasfemia: molti cristiani sono stati uccisi mentre entravano in tribunale per il processo, perché per i gruppi fanatici islamici non c’è giustizia umana che possa contraddire quella divina. Questo è il motivo per cui sempre più spesso gli imputati non assistono ai dibattimenti in aula e, anche quando vengono assolti, sono costretti a lasciare il paese per sempre.

Gli stessi rischi li corre anche Asia Bibi, portata subito in prigione dopo la formalizzazione dell’accusa e prontamente condannata in primo grado l’8 novembre 2010 dal tribunale di Nankana Sahib. L’11 novembre, gli avvocati della donna hanno formalizzato la richiesta d’appello all’Alta Corte di Lahore ma il processo, a distanza di quasi 4 anni e dopo ben 4 rinvii, l’ultimo sine die, non è ancora cominciato perché il caso è sensibile, nessuno vuole farsene carico e anche i giudici musulmani sanno che assolvendola possono rischiare la vita. Questi infatti non guardano in faccia nessuno e hanno già ucciso i due uomini che più si sono battuti per salvarla: il potente governatore islamico del Punjab, Salman Taseer, assassinato a Islamabad il 4 gennaio 2011, e il ministro cattolico delle Minoranze Shabhaz Bhatti, crivellato di colpi nella capitale il 2 marzo dello stesso anno. «Quante altre persone devono morire a causa della giustizia?», si è chiesta in una lettera Asia Bibi, che in questi anni di prigionia ha sofferto per sé, per loro e per la sua famiglia, che oggi vive in un luogo nascosto «ed è terrorizzata», come dichiarato dall’avvocato della donna a tempi.it.

Asia Bibi è stata trasferita nella prigione di Multan, vive in carcere da ormai quasi 1800 giorni ma non si scoraggia, si rallegra perché in prigione una guardia «mi ha fatto il dono di insegnarmi a leggere» la Bibbia e trae dalla sua fede in Dio la forza di andare avanti. A Natale, in una lettera al Papa, ha scritto: «In questo inverno sto affrontando molti problemi: la mia cella non ha riscaldamento e non ha una porta adatta a ripararmi dal freddo pungente, anche le misure di sicurezza non sono adeguate, non ho abbastanza soldi per le necessità quotidiane e sono molto lontana da Lahore, dunque i miei familiari non riescono ad aiutarmi». Ma «ho fiducia nel progetto che Dio ha per me e magari vorrà realizzare l’anno prossimo».

A Pasqua, a chi è andato a visitarla in carcere, ha detto queste parole tra le lacrime: «Oggi per me non c’è posto in tribunale, non c’è occasione o luogo dove possa dimostrare la mia innocenza. Prego e spero che un giudice riceva luce da Dio e abbia il coraggio di vedere la verità. Mi specchio nella croce di Cristo, nella certezza che tanti fratelli e sorelle nel mondo mi sono vicini e stanno pregando per me. Quando Cristo risorgerà, nel giorno di Pasqua, Egli deciderà per me una nuova strada di giustizia, mi terrà con Lui in un regno dove non vi sono ingiustizia e discriminazione. Credo con tutto il mio cuore, con tutte le mie forze e la mia mente che risorgerò. La salvezza verrà presto anche per me. Cristo ha promesso che risorgerò con Lui».



Alberto Pento
Io, da non più cristiano divenuto aidolo, avrei risposto che non avrei mai potuto mai diventare maomettano,
prima perché la mia libertà di non esserlo e di credere in una spiritualità universale non religiosa e quindi non idolatra è un valore umano e civile troppo importante,
secondo perché il maomettismo è una ideologia religiosa e politica aberrante e ripugnante che viola i valori, i doveri e i diritti umani universali, naturali e civili, una idolatria mostruosa, violenta e senza alcun rispetto per i non mussulmani e le libertà umane, incentrata su un idolo disumano dell'orrore e del terrore.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » dom nov 11, 2018 8:03 pm

???

Asia Bibi, c’è un giudice a Islamabad. Diritto e conoscenza salvano la vita
Valter Vecellio

http://ildubbio.news/ildubbio/2018/11/1 ... no-la-vita

Libera. Asia Bibi, la donna pakistana di religione cristiana condannata a morte per blasfemia, e successivamente assolta dalla Corte suprema, è libera. Finalmente, dopo un interminabile, doloroso calvario. Lo fa sapere uno dei legali che segue la vicenda. Due funzionari del governo pakistano, in forma anonima, comunicano che Asia Bibi, trasferita da Islamabad, ora si trova in una località segreta per tutelare la sicurezza, sua e della famiglia.

Una buona notizia. Con la soddisfazione, anche punte di amarezza. Asia Bibi è stata assolta per un non reato: la blasfemia, che in Pakistan comporta perfino la pena di morte. Offendere il credo religioso di chiunque è certamente qualcosa di pessimo gusto: ognuno ha pieno diritto di credere o non credere in quello che vuole. Ma quand’anche si cada nel cattivo gusto dell’offesa a un credo religioso, e quale possa essere l’offesa, non è tollerabile che sia punita con la pena di morte. È quello che invece accade in Pakistan ( e non solo in Pakistan). Asia Bibi l’ha scampata, altri non sono stati così fortunati. Il settimanale Economist ha “censito” 62 casi di condanne a morte eseguite per questo “reato”- non reato. Ancora: l’avvocato che ha difeso Asia Bibi ha dovuto abbandonare il paese: rischiava di essere vittima della furia di fanatici islamici. Anche l’identità dei giudici della Corte Suprema deve restare segreta. Non è un’esagerazione, non sono timori infondati. Il governatore del Punjab Salmaan Taseer, musulmano, compie il simbolico gesto di visitare Bibi in carcere. Il 4 gennaio 2011 una delle sue guardie del corpo lo uccide: “punizione” per quel gesto pietoso.

Proprio per schivare la rabbia dei fanatici islamici, Asia – che pure era stata assolta – non è stata immediatamente scarcerata; e ora, pur libera, è costretta a vivere in “località segreta”; gli stessi funzionari che hanno comunicato la notizia della liberazione, lo devono fare in forma anonima… Tutto questo è semplicemente terrificante.

La felice conclusione della vicenda si deve a un combinato disposto: da una parte la paziente, certosina azione “diplomatica” esercitata dal Vaticano, dal mondo cristiano e cattolico. Una “lezione” per tutte le cancellerie e le diplomazie dei paesi che si dicono e vogliono essere “civili”. Quando si vuole, si può; e se si può, si deve. Dall’altra il fatto che del caso di Asia si è avuta conoscenza: giornali e televisioni ne hanno scritto, parlato; si è “saputo”. Tutti i dittatori, i despoti, i tiranni, i fanatici hanno una cosa in comune: non vogliono che si sappia dei crimini di cui si rendono responsabili. Hanno paura della “conoscenza”. Questa è la prima lezione.

La seconda: anche in un paese che concepisce il reato di blasfemia punibile con la morte, esistono dei giudici: il diritto, in cui confida il famoso mugnaio; e un magistrato, a Berlino, che riconosce l’abuso dell’imperatore.

Anche a Islamabad ci sono dei giudici che hanno agito in base al diritto. Giudici che forse hanno pensato ( e agito) come i giudici del tribunale di Norimberga chiamato a decidere la sorte dei gerarchi nazisti sopravvissuti. C’era già la “guerra fredda”, e molte ragioni di opportunità “consigliavano” di non umiliare la Germania, non calcare troppo la mano: anche i nazisti potevano servire. Quei giudici, a Norimberga, ascoltarono quei “buoni”, “saggi” consigli di opportunità e convenienza; convennero che sì: “tutto era logico. Ma non era giusto”. E ci furono quelle sentenze.

Anche i giudici pakistani probabilmente avranno ascoltato “buoni” e “saggi” consigli: che forse era meglio sacrificare la vita di Asia Bibi, per ragioni di “opportunità”, di convenienza. E forse anche quei giudici alla fine avranno pensato: “È tutto logico. Ma non è giusto”. E c’è stata quella sentenza.

Una decisione coraggiosa, favorita dalla “conoscenza”. Qui, si deve un doveroso riconoscimento a un leader che ci ha lasciato: quel Marco Pannella che negli ultimi anni della sua vita ha dedicato ogni suo sforzo a una battaglia ancora tutta da combattere e vincere: per quello che definiva: “l’universale diritto civile e umano alla conoscenza”. Fateci caso: “Diritto” e “Conoscenza”… I due elementi che hanno portato alla liberazione di Asia Bibi. Una bandiera che attende d’essere raccolta. E’ con il Diritto e con la Conoscenza che si può sperare di contrastare e vincere il fanatismo di ogni tinta e latitudine.
Nel mondo ci sono tanti casi, tantissime vicende simili a quelle di Asia Bibi. Amnesty International recentemente ha segnalato il caso di quattro persone condannate solo perché cristiane e praticanti. Questa è la colpa di Victor Bet-Tamraz, Amin Afshar-Naderi, Shamiram Issavi e Hadi Asgari; sono stati arrestati dopo che le forze di sicurezza in borghese iraniane hanno fatto irruzione nelle loro abitazioni a Teheran, durante un privato raduno natalizio.

“Avvenire” ha riferito del caso di Tuti Tursilawati, uccisa senza pietà in una cella della città di Taif, in Arabia. Dopo sette anni di carcere, Tuti, di nazionalità indonesiana è stata “giustiziata” senza che famiglia, legali e autorità indonesiane fossero avvertite. La donna era accusata di aver ucciso il suo padrone di casa. Ha sempre sostenuto di essere stata costretta a farlo per reazione a un tentativo di stupro. Non ha avuto nessuna possibilità di difesa, i suoi legali hanno dovuto subire boicottaggi e soprusi di ogni tipo. Tuti è stata uccisa in silenzio. Nessuno ha saputo, nessuno si è mobilitato. Nessun giudice si è neppure sognato di pensare: “Sì, è tutto logico. Ma non è giusto”.

Abbiamo un preciso dovere: far conoscere casi come quelli di Asia Bibi, di Tuti Tursilawati; solo così, dei giudici potranno trovare il coraggio di dire: “È tutto molto logico. Ma non è giusto”.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » lun nov 12, 2018 2:44 am

Cristiani condannati a morte in applicazione della legge islamica della sharia
Majid Rafizadeh
11 novembre 2018

https://it.gatestoneinstitute.or/13290/ ... rte-sharia

Si sente spesso dire ai predicatori e ai leader islamici sciiti che l'Islam ha riconosciuto "la gente del Libro", espressione che si riferisce ai cristiani e agli ebrei. Questa affermazione suona come se l'Islam accordasse a cristiani ed ebrei lo stesso livello di status e il medesimo rispetto riservato ai musulmani.

Tale tesi è stata di recente confermata dal presidente della Repubblica islamica dell'Iran, Hassan Rohani, il quale ha dichiarato che "i cristiani hanno gli stessi diritti degli altri". Ribadendo questo concetto sarebbe facile pensare che i cristiani siano relativamente sicuri in Iran. Ma è davvero così?

Nei discorsi e sulla carta, queste parole danno probabilmente l'impressione che i cristiani non siano i benvenuti in Iran, ma che abbiano uguali diritti e godano della stessa protezione della legge. Ma le esperienze quotidiane dei cristiani in Iran raccontano una storia molto diversa.

La violenza e le persecuzioni contro i cristiani sono considerevolmente aumentate, in applicazione della sharia imperante nell'Iran. Un caso recente documenta le esperienze traumatiche del pastore evangelico Victor Bet-Tamraz e di sua moglie Shamiram Issavi, cristiani assiri, nonché di Amin Afshar Naderi e di Hadi Asgari, ex musulmani che si sono convertiti al Cristianesimo. Ognuno di loro è stato condannato dal Tribunale rivoluzionario di Teheran cumulativamente a 45 anni di carcere. Nonostante le dichiarazioni dell'Iran che essi sono uguali di fronte alla protezione della legge e godono di pari diritti, potrebbero non vedere mai più la libertà.

Che terribile crimine devono aver commesso per meritarsi una condanna così dura? Forse non sono stati condannati per il semplice fatto di essere cristiani? Dopotutto, il presidente iraniano aveva detto che i cristiani godono di uguali diritti. Le accuse ambigue che sono state loro mosse includevano termini vaghi, come l'aver condotto "attività di culto illegali" e il fatto di costituire una minaccia alla "sicurezza nazionale".

Perché in Iran ci sarebbe tutta questa ostilità nei confronti dei cristiani che si è tradotta nel tipo di persecuzione a cui sono state sottoposte queste quattro persone? Anche se i cristiani sono una piccolissima parte della popolazione, sono sempre stati considerati, ai sensi della sharia, una minaccia alla "sicurezza nazionale". La popolazione totale iraniana conta circa 80milioni di abitanti, tra i 117mila e i 3milioni dei quali sono cristiani, secondo varie stime.

La comunità internazionale ha di recente preso atto dell'abuso di potere esercitato contro i cristiani in Iran. L'ultimo rapporto di Amnesty International sottolinea che "i cristiani in Iran sono bersaglio di molestie, arresti e detenzioni arbitrarie, processi iniqui e reclusione per accuse relative alla sicurezza nazionale unicamente a causa della loro fede". Eppure, le atrocità contro di loro continuano.

È opportuno rilevare che, prima della rivoluzione islamica, per ottenere sostegno e potere, i leader musulmani fondamentalisti avevano promesso ai cristiani in Iran che avrebbero goduto degli stessi diritti dei cittadini islamici. Avevano inoltre assicurato ai cristiani che sarebbero stati in grado di professare liberamente la loro religione. Di conseguenza, molti cristiani, confidando nel fatto che avrebbero goduto della libertà che era stata loro promessa, appoggiarono i leader musulmani. Al contrario, dopo la rivoluzione islamica, chiunque non credeva negli ideali islamisti e rivoluzionari della teocrazia della sharia divenne il nemico. Anche di recente, il presidente iraniano ha dichiarato:

"La nostra rivoluzione è stata vittoriosa quando eravamo tutti insieme (...) Tutte le razze iraniane, tutte le religioni iraniane, musulmani sciiti e sunniti, cristiani, ebrei e zoroastriani – chiunque crede nella Costituzione, questo è il nostro criterio. È un rivoluzionario e va rispettato".

Purtroppo, i cristiani in Iran non vengono affatto rispettati.

In risposta agli ultimi abusi contro i cristiani, Amnesty International ha lanciato un appello per una "azione urgente". L'organizzazione ha chiesto al regime iraniano di "annullare le condanne di Victor Bet-Tamraz, Shamiram Isavi, Amin Afshar-Naderi e Hadi Asgari, in quanto presi di mira unicamente per l'esercizio pacifico dei loro diritti alla libertà di religione e credo, espressione e associazione, attraverso la loro fede cristiana". Tuttavia, in Iran, ci sono molti più casi di persecuzione dei cristiani oltre a questi quattro.

Molti altri cristiani sono stati arrestati per accuse infondate come "fare propaganda contro la Repubblica islamica a favore del Cristianesimo". L'organizzazione "Articolo 18", che promuove la libertà religiosa e sostiene i cristiani perseguitati che vivono sotto la sharia, il 9 agosto 2018, ha scritto su Twitter:

Una coppia #cristiana ha riferito che un tribunale in Boushehr ha appena condannato loro e altri 10 cristiani iraniani a un anno di prigione ciascuno per "propaganda contro la Repubblica islamica in favore del cristianesimo". Questo gruppo di convertiti cristiani è stato arrestato il 7 aprile 2015.

Non ci sono ancora informazioni sulla loro versione.

E l'oppressione non finisce qui. Un'altra coppia che si è convertita al Cristianesimo dall'Islam è stata di recente accusata di "orientamento verso la terra del Cristianesimo", secondo [l'agenzia di informazione cristiana] Mohabat News. Anche se ai cristiani è stato detto che hanno diritto a professare la loro religione, vengono arrestati e torturati proprio perché la praticano.

Il pastore protestante Youcef Nadarkhani è stato condannato a morte nel 2010 per "apostasia", perché si era convertito al Cristianesimo dall'Islam. Dopo una significativa pressione esercitata da parte delle organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti giuridici e umani, un ulteriore processo ha portato al proscioglimento dall'accusa di apostasia che ha determinato la condanna a morte. Il nuovo processo si è concluso con un verdetto di colpevolezza relativo all'accusa di "evangelizzare i musulmani", e il pastore è stato per questo condannato a tre anni di prigione, che però aveva già scontato [visto che era in carcere dall'ottobre del 2009, N.d.T.], pertanto, Nadarkhani è stato rilasciato.

Nel 2016, il religioso è stato "accusato di 'agire contro la sicurezza nazionale' oltre che di sionismo ed evangelizzazione". Il 6 luglio 2017, il pastore è stato condannato a 10 anni di reclusione e ad altri due di esilio a Nikshahr (nel sud dell'Iran). Gli è stato consentito di appellarsi ed era stato rilasciato su cauzione quando la polizia, il 22 luglio 2018, ha fatto irruzione nella sua abitazione e lo ha portato nel carcere di Evin. Gli sono stati rubati dieci anni di vita solo perché ha professato la sua fede religiosa.

L'American Center for Law & Justice (ACLJ) di Washington, D.C., ha lanciato una petizione per il rilascio di Nadarkhani. A partire dal 2 ottobre, più di 112mila persone hanno firmato questa petizione. L'ACLJ ha puntualizzato che "le azioni dell'Iran violano la sua stessa Costituzione che garantisce la libertà religiosa e molteplici trattati internazionali sui diritti umani". Tuttavia, rimane in carcere.

Questo può sembrare poco chiaro e contraddittorio per qualcuno; ciò che è importante notare è che nei paesi dove vige la legge islamica della sharia, la costituzione è subordinata alle leggi islamiste del posto.

Quando l'Islam radicale ottiene il potere, ogni articolo della costituzione è condizionato al rispetto della sharia e i diritti promessi nella costituzione diventano quindi nulli. I cristiani iraniani, i quali credevano che appoggiando la rivoluzione islamica avrebbero ottenuto protezioni e pari diritti, ora vivono costantemente nella paura. Solo una maggiore pressione da parte della comunità internazionale può provocare un cambiamento in Iran che potrebbe offrire a queste persone innocenti una certa protezione dagli atti brutali che devono affrontare.

Non basta sperare che un giorno, in Iran, i cristiani saranno in grado di professare la loro fede religiosa senza paura di essere perseguitati o uccisi; la comunità globale deve agire per assicurare che il regime iraniano si attenga alla propria Costituzione e offra pari diritti e protezione della legge ai propri cittadini cristiani.

Majid Rafizadeh si è laureato a Harvard ed è membro del consiglio consultivo della Harvard International Review, una pubblicazione ufficiale della Harvard University.
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Re: Asia Bibi cristiana assolta dopo 10 anni di prigione

Messaggioda Berto » sab nov 17, 2018 4:36 am

I cristiani sono trascinati fuori dalle loro auto e picchiati
Giulio Meotti
https://www.facebook.com/groups/8991042 ... 6137754401

“I cristiani sono trascinati fuori dalle loro auto e picchiati”. Mentre Asia Bibi è ancora nascosta da qualche parte, lá, in Pakistan, i cristiani di quel paese vivono nel terrore. Peter Jacob, direttore del Centro per la giustizia sociale a Lahore, ha affermato che gli islamisti fermano la gente per strada, chiedono di comunicare la propria religione e, se trovano dei cristiani, "questi sono portati fuori dalle loro macchine e picchiati". Per 4 giorni dopo l’assoluzione di Asia Bibi, i cristiani sono rimasti chiusi in casa. I loro responsabili non parlano, se non sotto anonimato (ne ho avuto io conferma diretta telefonando al vescovo Michael Nazir Ali). Le loro chiese sono vigilate. Il timore è di finire come una coppia di cristiani - Shahzad e Shama - arsi vivi da una folla di musulmani, che li accusavano di aver commesso blasfemia. Li hanno spinti in una fornace dove si cuociono i mattoni. I lupi islamisti ululano. E vanno a caccia di pecore cristiane. L’Occidente non dovrebbe esserne il cane da guardia?
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