Pakistan. Dopo 3.420 giorni di carcere, Asia Bibi è liberaLeoneGrotti
https://www.tempi.it/pakistan-asia-bibi ... a-processoLa madre cattolica di cinque figli dopo quasi 10 anni di prigione è stata finalmente assolta dalle false accuse di blasfemia. Lo ha annunciato stamattina il presidente della Corte suprema. Quando Asia Bibi disse a Tempi: «Credo che Gesù compirà il miracolo e mi darà libertà, proprio come ha fatto con Pietro»
Dopo 3.420 giorni di carcere ingiusto e ingiustificato, Asia Bibi è finalmente libera. La madre cattolica di cinque figli è stata definitivamente assolta dalla Corte Suprema, che stamattina ha comunicato pubblicamente il verdetto. Dopo essere stata condannata in primo e secondo grado per false accuse di blasfemia, l’8 ottobre si è tenuta a Islamabad l’udienza finale del processo, presieduta dal presidente della Corte suprema, Mian Saqib Nisar. In quell’occasione, i giudici hanno preso una decisione ma hanno tenuta segreta la sentenza, vietando ai media di parlare del caso a motivo della sua estrema delicatezza. Attualmente, 300 agenti sono stati schierati a guardia del tribunale.
IL CALVARIO DI ASIA BIBI
Oggi Asia Bibi è libera, ma il suo calvario è durato un tempo che pare infinito. Era il 14 giugno 2009 quando la donna cattolica bevve un bicchiere d’acqua per ristorarsi dal lavoro nei campi e fu accusata da due donne musulmane di avere infettato la fonte, in quanto infedele. Ai tentativi delle colleghe di convertirla all’islam, lei rispose: «Il mio Gesù è morto sulla croce per redimere i peccati di tutta l’umanità, Maometto cosa ha fatto per voi?». Asia Bibi venne insultata e picchiata da una folla di musulmani chiamati a raccolta dai muezzin delle moschee. Dopo 5 giorni, il 19 giugno 2009, il mullah musulmano Qari Muhammad Sallam, che non aveva assistito all’alterco, formalizzò l’accusa di blasfemia davanti alla polizia e la madre cattolica fu arrestata e portata via dalla sua casa del villaggio di Ittar Wali (Punjab).
CONDANNA A MORTE
Condannata a morte in primo grado in base all’articolo 295-C del codice penale l’11 novembre 2010, Asia Bibi è rimasta in isolamento da allora. Dopo aver passato un primo periodo nel carcere di Sheikhupura, è stata trasferita in quello di Multan. La donna ricorda così l’udienza:
«Piansi sola, con la testa tra le mani. Non posso più sopportare la vita di persone piene di odio, che applaudono per l’uccisione di una povera bracciante. Ora non li vedo più, ma li sento ancora, la folla che tributa il giudice con una standing ovation, gridando: “Uccidetela, uccidetela! Allahu Akbar. Vendetta per il santo profeta. Allah è grande!”».
LA PISTOLA ALLA TEMPIA IN TRIBUNALE
I giudici pakistani hanno usato il tempo come arma crudele contro Asia Bibi: il processo di appello infatti è stato rinviato senza motivo cinque volte in quattro anni. Il 16 ottobre 2014 la corte d’appello di Lahore ha confermato la condanna a morte. Nonostante le prove siano sempre state nulle e inattendibili nel caso di Asia BIbi, come confermato dalla Corte suprema, i giudici in primo e secondo grado hanno avallato la condanna a morte sia per inadeguatezza di alcuni avvocati difensori della donna sia per timore di essere uccisi dagli estremisti islamici. Per far capire il clima durante le udienze, Sardar Mushtaq Gill, attivista cristiano per i diritti umani costretto a fuggire dal Pakistan pochi anni fa, raccontò a Tempi: «Durante il primo grado di processo, il suo avvocato difensore è stato accolto in tribunale dal cancelliere, che gli ha puntato direttamente una pistola alla testa. È questo che intendo quando parlo di pressioni da parte degli estremisti islamici».
L’APPELLO FINALE
Il 24 novembre 2014 la difesa di Asia Bibi ha presentato istanza di appello presso la Corte suprema. Da allora, l’udienza definitiva è stata rinviata per svariati motivi due volte nel 2015 e due volte nel 2016. L’ultima volta, il 13 ottobre 2016 perché uno dei tre giudici, Iqbal Hameedur Rehman, si rifiutò di giudicare il caso.
OMICIDI NEL NOME DI ALLAH
Negli anni in cui Asia Bibi viveva in isolamento, in una cella senza finestre, costretta a farsi da mangiare da sola per non essere avvelenata, tutte le più importanti cariche dello Stato che si sono azzardate a difenderla sono morte. Il 4 gennaio 2011 è stato assassinato il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, che aveva definito quella sulla blasfemia una “legge nera” da cambiare. Il 2 marzo 2011 è stato invece crivellato di colpi il ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz Bhatti, che si era detto disposto a morire pur di ottenere il rilascio di Asia Bibi e la modifica della legge sulla blasfemia.
IL MARTIRIO DI ASIA BIBI
Ora che Asia Bibi è libera e il suo martirio è finito, e nella speranza che i giudici abbiano atteso un mese a comunicare il verdetto per dare il tempo di predisporre tutto per la sua fuga dal Pakistan, dove non può più restare visto che sulla sua testa pende ancora una taglia da 500 mila rupie (10 mila dollari), non si può dimenticare che il martirio è stato consapevolmente scelto da Asia Bibi. Scrisse la donna in una lettera datata dicembre 2012:
“Un giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nella mia cella e, dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha offerto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho ringraziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana. «Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui»”.
3.420 GIORNI, POI IL MIRACOLO
Asia Bibi è rimasta in carcere 3.420 giorni, quasi 10 anni nei quali non ha potuto vedere i suoi cinque figli Imran, Nasima, Isha, Sidra e Isham, e lo ha fatto per non rinnegare la sua fede in Gesù. Come ha dichiarato a Tempi nel 2014, «il mio più grande desiderio è di poter tornare a vivere con la mia famiglia e mio marito». Come dichiarato ancora a Tempi, non ha mai smesso di credere nella sua liberazione: «Io credo nel nome di Gesù che la potenza della Sua mano mi darà la libertà, proprio come ha fatto con Pietro. Quando si trovava in carcere, lo Spirito Santo è venuto e ha aperto la porta della sua cella. Io mi aspetto un miracolo come questo». Oggi il miracolo è finalmente accaduto.
Blasfemia, assolta la cristiana Asia Bibi. In Pakistan la rabbia degli islamistiemiliano guanella
2018/11/01
https://www.lastampa.it/2018/11/01/este ... agina.html La parola fine a un calvario di quasi dieci anni l’ha messa il presidente della Corte suprema pachistana Saqib Nisar. «La tolleranza è il principio base dell’islam», ha spiegato nella sentenza di assoluzione di Asia Bibi. E dunque era impossibile condannare la 47enne cristiana, madre di cinque figli, sulla base di accuse, oltretutto infondate, di blasfemia. La decisione è arrivata in una Islamabad in stato d’assedio, con 300 agenti a guardia del tribunale. Asia Bibi non era in aula, non ha ascoltato le parole che annullavano la condanna a morte e le restituivano la libertà dopo 3.422 giorni di prigionia. Ora si trova in una località sconosciuta assieme alla famiglia. E’ libera, ma vivere in Pakistan è diventato impossibile.
Il suo destino è stato segnato in una giornata afosa, il 14 giugno 2014. Asia Bibi lavora nei campi nel suo villaggio di Ittanwali, nel Punjab. Le compagne le chiedono di andare a prendere un secchio d’acqua. Lei non resiste e beve una sorsata dal pozzo. Le altre donne, musulmane, l’accusano di averlo «contaminato». Scoppia un litigio. Asia ribatte che «Gesù avrebbe visto la cosa in maniera differente da Maometto». Le donne la picchiano. Poi si rivolgono all’imam del villaggio che la denuncia. L’8 novembre del 2010 viene condannata a morte per impiccagione. Associazioni cristiane e a difesa dei diritti umani si mobilitano. In difesa di Asia si esprime anche il governatore del Punjab, Salman Taseer, un musulmano.
La battaglia si sposta dalle aule dei tribunali alle strade. Nasce un nuovo partito islamista, Tehreek-e-Labaik Pakistan, il Tlp, con primo obiettivo quello di stroncare ogni voce in difesa della donna. Nel 2011 il governatore Taseer viene assassinato dal suo autista. La stessa sorte tocca a Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro delle Minoranza religiose. Ieri il leader del Tlp, Muhammad Afzal Qadri, ha chiesto le dimissioni del premier Imran Khan ed emesso un «editto» che chiede che i giudici «siano puniti con la morte». Khan ha risposto con un appello alla nazione, ha chiesto ai cittadini di «restare calmi» e di tenersi lontani dagli estremisti. Poi ha avvertito i mullah salafiti: «Non sfidate lo Stato o ci saranno conseguenze estreme». Ma il clima è da guerra civile e linciaggio. Una taglia da 50 milioni di rupie, 350 mila euro, è già stata posta sulla testa di Asia Bibi. Lo stesso Qadri ha dato istruzioni su come assassinare i tre giudici della Corte. «Lo possono fare gli uomini della sicurezza, i loro autisti, o i loro cuochi: Chiunque abbia possibilità di avvicinarli ha il dovere di ucciderli, prima che faccia notte».
Per evitare proteste violente e sommosse il governo ha disposto il blocco dei telefoni cellulari dalle 9 del mattino alle 9 della sera. Il timore è che scatti una caccia all’uomo generalizzata. I cristiani sono il 2 per cento dei 210 milioni di pachistani ma nel mirino ci sono anche gli sciiti, circa il 20 per cento, i sufi, gli induisti, i sikh. La legge sulla blasfemia è stata uno dei pilastri dell’islamizzazione forzata condotta dal generale Mohammed Zia, con la consulenza diretta del predicatore Abul Ala Maududi, uno dei maggiori teorici del salafismo jihadista, citato a man bassa da Al Qaeda e dall’Isis. L’architettura giuridica del Pakistan si fonda ancora su quei principi. L’assoluzione di Asia Bibi è il primo passo di un lungo cammino.
Pakistan, cancellata la condanna a morte per Asia Bibi. Islamisti in piazza: "Morte ai giudici"di FRANCESCA CAFERRI
2018/10/31
https://www.repubblica.it/esteri/2018/1 ... -210439381Islamabad - La Corte Suprema del Pakistan ha assolto in appello la cristiana Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia nel 2010, con l'accusa di aver offeso il profeta Maometto. "La pena di morte viene annullata. Asia Bibi è assolta da tutte le accuse", ha detto il giudice Saqib Nisar leggendo il verdetto della Corte emesso mercoledì. Nisar, ora minacciato di morte dagli islamisti, ha citato il Corano nella sua sentenza, scrivendo: "La tolleranza è il principio fondamentale dell'Islam" e notando che la religione condanna l'ingiustizia e l'oppressione.
Bibi, madre di quattro figli, fu denunciata nel 2009 da una donna che l'accusò di aver insultato l'Islam durante una discussione nel Punjab, nell'est del Paese. Una presunta "blasfemia", una frase buttata lì durante un battibecco con altre lavoratrici stagionali di un frutteto che l'avevano umiliata per aver bevuto un bicchiere dal pozzo a lei proibito, in quanto "infedele cristiana" e quindi "impura".
Il processo e la gioia dei familiari
Lei, secondo le testimonianze dell'accusa, si sarebbe difesa appellandosi alla sua fede: "Credo nella mia religione e in Gesù Cristo, morto sulla croce per i peccati dell'umanità. Cosa ha mai fatto il vostro profeta Maometto per salvare l'umanità?".
Nel 2010 venne condannata a morte per blasfemia, perse il ricorso dinanzi alla Corte di Lahore, capitale del Punjab, nel 2014, ma nel 2015 la Corte suprema decise fermare l'esecuzione dopo aver accettato di studiare il suo fascicolo.
Ora l'assoluzione, che arriva perchè "ci sono contraddizioni nelle testimonianze". "Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre. Finalmente le nostre preghiere sono state ascoltate!", ha detto Eisham Ashiq, la figlia minore di Asia Bibi, all'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre dopo l'assoluzione della madre.
"E' la notizia più bella che potessimo ricevere", ha dichiarato il marito di Asia, Ashiq Masih, "è stato difficilissimo in questi anni stare lontano da mia moglie e saperla in quelle terribili condizioni. Ora finalmente la nostra famiglia si riunirà, anche se purtroppo dubito che potremo rimanere in Pakistan".
Sin dall’udienza dell’8 ottobre scorso, infatti, i fondamentalisti hanno messo in atto manifestazioni e campagne attraverso i social, contro l’assoluzione della "maledetta" Asia, invocandone l’impiccagione e minacciando di morti i giudici e chiunque l’avesse difesa.
La reazione degli islamisti
La sentenza potrebbe ora di nuovo far salire la tensione: il partito politico radicale Tehreek-e-Pakistan Labbaik (Tlp) aveva già minacciato "conseguenze pericolose" se i giudici avessero dichiarato innocente Asia Bisi. Numerosi sostenitori del Tlp sono scesi in strada in diverse zone del Pakistan per protestare contro la decisione della Corte suprema.
I vertici del Tlp hanno invocato la morte per il presidente della Corte Suprema, Saqib Nisar, e per gli altri due giudici che hanno emesso la sentenza: Asif Saeed Khosa e Mazhar Alam Khan Miankhel. Il Tlp ha chiesto anche le dimissioni del primo ministro Imran Khan.
Il leader del partito estremista, Khadim Hussain Rizvi, si è rivolto ai suoi sostenitori perchè scendessero in piazza in tutte le maggiori città del Paese. Centinaia di fedeli del Tlp hanno bloccato la strada principale che collega Rawalpindi alla capitale, Islamabad. Scene simili si sono registrate a Karachi, Peshawar e numerose altre città.
La famiglia: "Ora abbiamo paura"
"Abbiamo molta paura di quanto potrà succedere. In questo paese ci sono molti fondamentalisti", ha dichiarato ad ACS Saif ul-Malook, a capo del collegio difensivo di Asia. A Malook non è stato permesso di informare personalmente la sua assistita.
Come spiega l’avvocato ci vorranno alcuni giorni prima che la donna venga liberata. "Il verdetto deve essere consegnato all’Alta Corte di Lahore e poi alla prigione di Multan".
Secondo fonti di Repubblica, un volta scarcerata potrebbe essere trasferita in Canada, che le ha offerto protezione. A rischio non c'è solo Asia ma tutta la sua famiglia e chi le ha offerto protezione. "Io e la mia famiglia siamo in grave rischio", dice Maloof, "specie perché per i fondamentalisti io sono un musulmano che difende una cristiana che ha commesso blasfemia».
Le autorità pachistane hanno intensificato la sicurezza in tutto il Paese, soprattutto nelle aree dove vivono i cristiani e le altre minoranze. Si temono massacri anticristiani come quelli avvenuti a Gojra nel 2009 e a Joseph Colony nel 2013. "La situazione è tesa", afferma l’avvocato, "ma oggi ringraziamo Dio per questo momento storico in cui Asia Bibi, dopo 9 anni e mezzo, ha finalmente avuto giustizia".
Le persecuzioni contro le minoranze
In Pakistan il caso è diventato un pretesto per azioni violente di gruppi e partiti islamisti ed è stato all'origine di almeno due omicidi. Nel 2011 l'ex governatore del Punjab, Salman Taseer, fu ucciso per aver difeso pubblicamente la causa di Bibi da una delle sue guardie del corpo, Mumtaz Qadri, che, a sua volta, fu giustiziato nel 2016 e sepolto in seguito come un eroe.
Nello stesso anno un ministro cristiano delle Minoranze, Shahbaz Bhatti, che da tenpo si batteva per difendere i diritti dei cristiani pachistani, venne ucciso sulla soglia di casa per aver difeso Bibi e per aver chiesto di impugnare la legislazione contro la blasfemia.
Il Pakistan infatti ha una delle leggi sulla blasfemia più dure del mondo: nata per proteggere l’Islam, la religione di Stato, per le ong è stata usata per perseguitare le minoranze religiose. Dal 1990 62 persone sono state uccise in seguito ad accuse di blasfemia, secondo l’Economist. La cristiana Bibi è la più famosa fra i condannati a morte per blasfemia. Si è sempre detta innocente. Oggi l'assoluzione.
Asia Bibi è una vera perseguitata: accogliamola in ItaliaGian Micalessin - Gio, 01/11/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 95566.html Non illudiamoci. Asia Bibi non è ancora salva. Una volta fuori dalla galera, dove ha trascorso gli ultimi 9 anni, non sarà una donna libera.
Sarà soltanto un cadavere che cammina. Non potrà gioire e godersi l'amore di suo marito e l'affetto dei due figli finalmente ritrovati. Potrà soltanto attendere l'arrivo dei propri carnefici. Gli stessi che il 4 gennaio 2011 fecero fuori il governatore del Punjab Salmaan Taseer colpevole di essersi opposto alla legge sulla blasfemia e alla messa sotto processo di Asia Bibi. Gli stessi che, neanche due mesi dopo, il 2 marzo 2011, crivellarono di colpi Shahbaz Bhatti, il ministro degli Affari delle Minoranze colpevole di essersi battuto per difendere dalla persecuzione i propri correligionari cristiani.
La vera ineludibile sentenza di morte è già stata pronunciata dai vertici del partito integralista Tehreek-e-Pakistan Labbaik e da numerose autorità islamiche convinte che solo Maometto possa perdonare un blasfema. Quella condanna a morte viene quotidianamente ripetuta e rilanciata dalle migliaia di fedeli islamisti che, fedeli alle indicazioni dei loro leader, scendono in piazza inneggiando non solo all'uccisione di Bibi, ma anche dei giudici colpevoli di averla assolta e degli avvocati responsabili della sua difesa. Da quella barbarie non c'è scampo. Statene sicuri le istituzioni e il governo pakistano infiltrati dal fanatismo islamista non potranno, né oseranno, muovere un dito per salvarla.
Se vogliamo che quest'eroina cristiana sopravviva all'inciviltà e alla crudeltà dobbiamo sottrarla alla cultura dell'odio che la circonda. Dal 2014 ad oggi l'Italia ha accolto 700mila rifugiati. Gran parte di loro non avevano né i titoli, né le sembianze di perseguitati. Ora è tempo che si muova in fretta e con decisione sullo scenario internazionale per salvare questa martire vivente e la sua famiglia facendoli arrivare al più presto nel nostro paese.
Perché la vita di Bibi, simbolo luminoso della cristianità perseguitata, vale almeno quanto le migliaia di ignobili e finti perseguitati trasformatisi, una volta arrivati qui, in sostenitori di quello stesso Islam barbaro e farneticante pronto, in queste ore, ad inneggiare alla sua morte.