I paesi civili e di buona umanità, difendono i loro confini

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Messaggioda Berto » sab ott 20, 2018 10:57 pm

Il Messico blocca migliaia di migranti honduregni verso gli Usa
Manuel Glauco Matetich - Sab, 20/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mes ... 90598.html

Migliaia di migranti provenienti dall’Honduras e diretti verso gli Stati Uniti sono stati fermati con la forza dalle forze di polizia messicana lungo il confine tra Guatemala e Messico. Il presidente americano Trump dichiara di essere pronto a chiudere le frontiere del sud con l’intervento dell’esercito se la situazione dovesse peggiorare

Un’ondata migratoria senza precedenti, tutta diretta verso gli Stati Uniti.

Ecco la previsione della grave crisi umanitaria che sta accadendo in queste ore nel confine tra Guatemala e Messico e che proseguirà senza sosta anche nei prossimi mesi.

Più di quattromila persone provenienti dall’Honduras hanno lasciato il proprio paese con la speranza di entrare negli Stati Uniti per vivere il sogno americano. Ma, attualmente, questi migranti honduregni sono stati fermati e bloccati coercitivamente dalle forze dell’ordine messicane dopo aver attraversato il confine del vicino Guatemala.

Questi profughi honduregni sono stati messi temporaneamente in alcuni rifugi creati ad hoc dalle autorità politiche di Città del Messico nel tentativo di fermare l’avanzata di questo nuovo flusso migratorio. La polizia messicana ha ricevuto l’ordine di non lasciar avanzare quest’orda di persone disperate che puntano verso gli Stati Uniti per scappare da un paese devastato come l’Honduras, considerato uno dei più violenti al mondo e ostaggio di bande criminali violente.

La carovana umana è arrivata in Guatemala a piccoli gruppetti di persone ma ad oggi la loro speranza di poter entrare negli Stati Uniti viene frantumata dalla sfida lanciata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di chiudere il confine con il Messico se le autorità messicane non sbarreranno la strada all'avanzata dei migranti.

"Devo, nei termini più forti, chiedere al Messico di fermare questa marcia. Se il Messico non può, chiederò all'esercito di chiudere le nostre frontiere del sud", ha twittato The Donald.

Il pugno di ferro adottato dall’amministrazione Trump nei confronti dell’immigrazione illegale e clandestina rientra nella lista di promesse politiche dette da Trump durante la campagna elettorale per la conquista della Casa Bianca nel 2016. Attualmente, però, queste promesse sembrano essere state rispolverate, in vista delle elezioni di metà mandato il prossimo 6 novembre, considerate come una cartina tornasole per le elezioni presidenziali del 2020.
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Messaggioda Berto » lun ott 22, 2018 3:47 am

Presuntuosi dementi irresponsabili e destabilizzatori che violano i nostri diritti umani e favoriscono l'immigrazione clandestina


Quella marcia del cardinale per solidalizzare con i migranti
Giuseppe Aloisi - Dom, 21/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 90871.html

Il cardinale Tagle lancia un pellegrinaggio globale in favore dei migranti. Oggi la prima "camminata" a Roma. Poi, nel corso di queste settimane, l'iniziativa verrà replicata in altre nazioni. L'ultima idea di Caritas Internationalis per contrastare la "retorica della paura" in materia di accoglienza

Il cardinale Luis Antonio Tagle, porporato filippino molto vicino a Jorge Mario Bergoglio, camminerà insieme ad alcuni migranti nel corso della giornata di oggi.

L'appuntamento è stato dato nel piazzale di una Chiesa di Trastevere. Poi i partecipanti si sposteranno verso piazza San Pietro. Verrà percorso un sentiero simbolico, richiamante quello battuto dai rifugiati, con il fine di contrastare la "retorica della paura" mediante "azioni di amore, di gentilezza e di misericordia".

Lo scopo dell'iniziativa è almeno duplice: esprimere solidarietà a coloro che tentano di raggiungere le coste del Vecchio Continente e contrastare le mentalità restrittive in materia d'accoglienza. La manifestazione romana sarà solo la prima di una serie. Tagle, che presiede Caritas Internationalis, ha intenzione di proporre un pellegrinaggio globale, quindi di esportare la camminata anche altrove. A riportarlo è la Sir, che specifica pure come l'idea abbia un'origine precisa: l'opera di sensibilizzazione di Papa Francesco. Con il cardinale e i migranti scenderanno in piazza anche vescovi e sacerdoti.

"Share the Journey", la campagna lanciata dal pontefice argentino nell'autunno del 2017, prosegue grazie all'opera di uno degli ecclesiastici più attivi in questo campo: "Tutti noi - aveva detto l'arcivescovo di Manila ai tempi della presentazione di una "settimana globale" in favore dell'accoglienza - abbiamo il sangue di un migrante". "Non bisogna dimenticare questa storia comune - aveva continuato - e vedere in ogni migrante un nonno, una nonna, sono miei fratelli e mie sorelle". Il porporato sembra consapevole che non tutti i cattolici siano della stessa opinione: nelle dichiarazioni rilasciate in merito alla "camminata" odierna ha citato l'esistenza di "grandi divisioni".

"Se le guerre e la povertà diffuse nel mondo vi fanno sentire impotenti - ha specificato -, riprendete il vostro potere mettendovi in connessione con i migranti e i rifugiati che scappano dalle proprie terre, ascoltate le loro storie". Questa camminata condivisa, insomma, sarebbe utile anche a rintracciare se stessi, i propri parenti o una persona cara attraverso gli occhi, le storie e i cuori dei rifugiati. Ma la "marcia" di Tagle, come accennato, è destinata a essere replicata: Stati Uniti, Nuova Zelanda, Cile, Regno Unito e Canada si stanno organizzando, sempre tramite la Caritas Internationalis, per il loro pellegrinaggio. Vale la pena sottolineare, infine, che Tagle è stato inserito all'interno di un'analisi giornalistica riguardante i possibili successori di papa Francesco.
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Messaggioda Berto » mar ott 23, 2018 9:52 pm

Il Papa insiste: "Basta seminare odio, il Mediterraneo è un cimitero "
Francesco Boezi - Mar, 23/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 91860.html

Papa Francesco, intervenendo a un incontro del Sinodo sui giovani, ha ricordato come al "seminare odio" seguano sempre delle tragedie
Papa Francesco ha un pensiero costante: bisogna evitare che l'Europa, attraverso la diffusione di ideologie distorte, sprofondi di nuovo nel baratro.

Basterebbe tenere in considerazione le persone morte nel mar Mediterraneo: quello è un effetto, per niente metaforico, di un disegno che potrebbe essere riproposto nel Vecchio Continente. Per il papa Il Mare Nostrum è il più grande "cimitero" con cui la morale dell'Europa deve fare i conti. "Basta seminare odio", ha tuonato il pontefice argentino. Nel bel mezzo del Sinodo dei vescovi sui giovani, Bergoglio ha voluto dedicare una riflessione ai migranti, alla gestione dei fenomeni migratori e alle conseguenze catastrofiche di certa retorica.

Francesco, durante un incontro intergenerazionale, si è espresso mediante parole inequivocabili: "È importante - ha detto - che i giovani conoscano il tesoro negativo delle due guerre mondiali, conoscano quello che è successo qui in Europa. Serve per creare le coscienze". Quello che è già accaduto non deve ripetersi: "La guerra - ha continuato - ci insegna come cresce un populismo". Il riferimento è all'avvento di Hitler e del nazifascismo: "Pensiamo agli anni '30 in Germania. I giovani sappiano come cresce l'odio. Seminare odio è facile, non si può vivere seminando odio".

Ma esisterebbe pure una responsabilità storica della Chiesa cattolica e delle confessioni prostestanti: "Lo abbiamo fatto anche noi cristiani, come religione da tutte e due le parti: l'ho detto a Lund ai luterani. Seminare odio è facile. Non solo nella scena internazionale, anche nel quartiere c'è divisione. Seminare odio, anche con le chiacchiere. E' uccidere. Uccidere la fama altrui, uccidere la concordia, uccidere le competenze". "Domandiamoci - ha quindi chiesto il papa -: cosa faccio io?". Le due guerre mondiali hanno lasciato in dote all'umanità questo "tesoro negativo", divenuto essenziale ai fini della formazione della dimensione interiore di ogni uomo.

Bergoglio, differentemente dalle giovani generazioni, ha avuto modo di misurarsi con gli strascichi dei conflitti: "Io ho imparato tante cose da mio nonno che ha fatto la Prima nel Piave - ci ha tenuto a raccontare -. Anche le canzoni un pò ironiche contro il re e la regina, i dolori della guerra. Cosa lascia una guerra - ha domandato l'ex arcivescovo di Buenos Aires a giovani e ad anziani - ? Milioni di morti della grande strage. Poi è venuta la seconda e questa l'ho conosciuta a Buenos Aires con tanti immigrati arrivati: italiani, polacchi, tedeschi. Sentendo loro, capii cosa era una guerra che da noi non si conosceva". Hitler aveva garantito che la Germania si sarebbe sviluppata. L'esito tragico di quella fase storica è noto a tutti. Ecco perché, per la visione di papa Francesco, è necessario che i giovani divengano sempre più consapevoli dei meccanismi tramite cui il populismo prende forma.

Il pontefice argentino ha specificato di non rivolgersi alla politica, ma all'umanità: "Dobbiamo accettare - ha scandito - questa sofferenza (quella procurata dalle morti in Mediterraneo, ndr) e dire andiamo avanti, si soffre dappertutto. No! C'è la terza guerra mondiale a pezzi, l'odio tra le culture per poter odiare meglio. Ma è la strada del suicidio. Credo di non esagerare". "Io - ha insistito - sono figlio di migranti andati in Argentina, tra i tanti ricevuti col cuore e la porta aperta".

Ma esistono dei limiti all'accoglienza? "È vero - ha ammesso il vescovo di Roma, come aveva già dichiarato in altre circostanze - che si devono accogliere quanti se ne possono integrare, dando loro lavoro, casa, integrazione. Lo ha fatto la Svezia con argentini e uruguayani, lo hanno fatto Italia, Grecia, Spagna, Cipro. Ma è importante non seminare odio. Per questo all'Europa chiederei di guardare al nuovo cimitero che è il Mediterraneo".



Alberto Pento
Sei tu che semini odio Bergoglio, violando e uccidendo i nostri diritti umani. Vergognati Bergoglio!
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Messaggioda Berto » gio ott 25, 2018 6:46 am

Altro respingimento "truccato". I francesi scaricano 2 minori
Fabrizio Tenerelli - Mer, 24/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 92253.html

Respinti in Italia come maggiorenni, ma agli atti risultano ancora minori. Si tratta di due stranieri: un eritreo di 16 anni e un afgano di 17 anni, che in questi giorni sono stati riammessi in Italia dalle autorità francesi e portati al centro di accoglienza del Parco Roja di Ventimiglia, in provincia di Imperia.

A confermare l’episodio è il responsabile del campo gestito dalla Croce Rossa, Insa Moussa Ba Sanè. “Bastava verificare con la banca dati centrale europea - avverte Moussa - per rendersi conto che i due ragazzi erano ancora minorenni, ma ormai non serve più a nulla”. All’atto dell’ingresso in Italia o in Europa, infatti, successivamente agli sbarchi, i migranti vengono tutti registrati. I dati così acquisiti vengono inseriti in un “cervellone” europeo, che serve per identificare gli stranieri individuati nel territorio di uno dei Paesi dell’Unione.

La situazione degli arrivi a Ventimiglia si è assestata negli ultimi giorni. Al Parco Roja sono attualmente presenti circa 330 migranti, soprattutto pachistani, contro gli oltre quattrocento di un paio di settimane fa. I nuovi arrivi riguardano soprattutto nordafricani, molti però sono gli stranieri respinti dalle autorità francesi, perché irregolari e in possesso di titoli (ad esempio il biglietto del treno) che provi il loro ingresso dall’Italia.
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Messaggioda Berto » lun ott 29, 2018 9:29 pm

Il povero Bergoglio e le sue irragionevolezze, incoerenze, assurdità, esaltazioni e fanatismi, demenzialità disumane e criminali.


Papa Francesco: "L'Europa è nata dai migranti, chiudere le porte è suicida"
Raffaello Binelli - Lun, 29/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 94210.html

Il Papa torna su un concetto già sviluppato in altre occasioni, quello del legame tra le migrazioni dal Sud del mondo e la crisi demografica del Nord: "Il benessere è suicida, ti porta a chiudere le porte perché non ti disturbino, possono entrare solo quelli che servono per il mio benessere"

Il Vaticano torna a difendere i migranti. Lo fa con un accalorato saluto che papa Francesco rivolge ai missionari scalabriniani, religiosi dediti alla pastorale dei migranti, ricevuti oggi.

"C’è un’ondata di chiusura verso lo straniero e ci sono tante situazioni di entrata di persone, ma poi si sfrutta lo straniero, no? Io sono figlio di migranti e ricordo che nel dopo guerra, quando ero un ragazzino di 10 o 12 anni dove lavorava papà arrivarono i polacchi e furono accolti bene, c’era lavoro e c’era anche bisogno. L’Argentina è un cocktail di ondate migratorie: i migranti hanno costruito il paese, come hanno costruito l’Europa, che non è nata così. È il frutto delle ondate migratorie".

Nel suo ragionamento il pontefice torna su un concetto già sviluppato in altre occasioni, quello del legame tra le migrazioni dal Sud del mondo e la crisi demografica del Nord. "Il benessere è suicida - tuona Bergoglio - ti porta a chiudere le porte perchè non ti disturbino, possono entrare solo quelli che servono per il mio benessere. C’è questo dramma del declino demografico e della chiusura delle porte". Concetti, questi, già espressi altre volte dal Santo padre, che ricorda ai fedeli di ricevere (accogliere) lo straniero: "Ricordati - esorta il Papa - che tu sei stato straniero. Avete letto le parole del Vangelo 'Ero straniero'. E mi ha fatto commuovere quando lei ha detto che è più facile ricevere uno straniero che essere ricevuto: voi dovete fare entrambe le cose, dare le possibilità alle nazioni che hanno tutto di accogliere, aiutare le coscienze per farlo bene".

Il Papa ha poi risposto a porte chiuse ad alcune domande degli scalabriniani, ai quali ha anche consegnato il discorso preparato, ringraziandoli per quello che fanno. "Ho avuto - ha detto - la grazia di conoscervi da prima di essere arcivescovo a Buenos Aires perché i vostri studenti studiavano nella nostra facoltà, poi i vostri confratelli mi hanno dato una mano a Buenos Aires e adesso uno scalabriniano è sottosegretario della sezione per i migranti del dicastero per lo sviluppo umano integrale, dove tutti e due i sottosegretari fanno molto bene". Nel testo consegnato, il Papa sottolinea che in tema di assistenza ai migranti "prima di tutto bisogna ascoltare le persone, ascoltare la storia delle comunità; soprattutto le speranze deluse, le attese dei cuori, le prove della fede... Prima di tutto ascoltare, e farlo in atteggiamento di conpassione, di vicinanza sincera. Quante storie ci sono nei cuori dei migranti! Storie belle e brutte". "Il pericolo - afferma Francesco - è che vengano rimosse: quelle brutte, è ovvio; ma anche quelle belle, perché ricordarle fa soffrire. E così il rischio è che il migrante diventi una persona sradicata, senza volto, senza identità. Ma questa è una perdita gravissima, che si può evitare con l’ascolto, camminando accanto alle persone e alle comunità migranti. Poterlo fare è una grazia, ed è anche una risorsa per la Chiesa e per il mondo".


Alberto Pento
Secondo questo povero esaltato il benessere sarebbe suicida e un uomo non avrebbe alcun diritto a proteggere la sua casa, la sua proprietà, il suo paese, il suo territorio, la sua vita, il suo benessere, la sua libertà;
per questo pazzoide il benessere sarebbe un disvalore e sempre secondo questo povero di mente chiunque dovrebbe avere il diritto di entrare nella casa, nella proprietà, nel paese degli altri e di goderne i frutti, i beni, le ricchezze, il welfare.
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Messaggioda Berto » mar ott 30, 2018 8:47 pm

Migranti, il pugno duro di Trump: pronto a eliminare lo ius soli
Lorenzo Vita - Mar, 30/10/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 94914.html

Il presidente degli Stati Uniti, intervistato da Axios, ha annunciato la volontà di eliminare lo ius soli. Per l'America si tratta di una vera e propria rivoluzione

Donald Trump si prepara all'assalto di uno dei pilastri della politica migratoria americana: lo ius soli.

Intervistato da Axios, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di voler eliminare l'idea per cui un bambino nato negli Stati Uniti sia automaticamente un cittadino americano. "Siamo l'unico Paese al mondo, dove se una persona arriva, ha un bambino, e questo bambino è cittadino statunitense, con tutti i conseguenti vantaggi. Questo è ridicolo e deve finire. Lo farò con un decreto".

Un annuncio che è già pronto a scatenare polemiche in tutto il Paese. Perché non è un mistero che Trump abbia la ferma volontà di fermare l'arrivo dei migranti. E non è altrettanto difficile da capire che il diritto alla cittadinanza per nascita è uno dei motivi per cui molti cittadini di altri Paesi, in particolare dell'America centrale e Latina, decidono di entrare in territorio americano. Una volta avuto in figlio, questi diventa cittadino degli Stati Uniti. E questo comporta tutta una serie di effetti collaterali di livello giuridico e politico che complicano, di molto, il lavoro degli uffici predisposti all'espulsione degli immigrati clandestini. Procedimenti che invece Trump ha deciso da tempo di voler snellire e rendere estremamente veloci. Anche a costi di andare contro la giustizia.

L'idea del presidente americano è che possa smantellare questa vera e propria colonna portante dell'ordinamento Usa con un semplice ordine esecutivo. "Mi è sempre stato detto che c'era bisogno di un emendamento costituzionale. E invece, indovina? Non c'è bisogno", ha detto Trump, ad Axios. E adesso, con l'avvicinamento delle elezioni di medio termine, l'inquilino della Casa Bianca può giocare una carta importantissima. L'America profonda, quella che l'ha eletto alla guida degli Stati Uniti, è sempre stata favorevole a un giro di vite sull'immigrazione. E il nucleo dell'elettorato repubblicano, quello dell'America Wasp (White Anglo-Saxon Protestant ), è pronta a supportare pienamente la decisione del leader repubblicano.

Per Trump è ovvio che si tratta di una pedina fondamentale per conquistare consenso. E in questo, gioca a favore anche l'avvicinamento della cosiddetta carovana dei migranti, cioè quelle migliaia di persone partite dall'Honduras e che si stanno dirigendo verso gli Stati Uniti. Per il presidente Usa, quella carovana è un pericolo. Lo ha chiarito più volte. E oltre a minacciare i Paesi dell'America centrale con il tagliare i fondi in caso di mancato blocco della "carovana", ha pianificato l'invio dell'esercito al confine con il Messico. La fortezza America, teorizzata dal presidente americano, significa anche questo: chiusura totale all'immigrazione clandestina. E lo ius soli fa parte di questo complesso sistema di riforme e azioni di sicurezza.

Certo, l'opera del presidente potrebbe essere meno semplice di quanto si possa immaginare. Secondo alcuni esperti, il XIV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti rappresenta un limite invalicabile. Ma, come spiegato da Michael Anton, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, "c’è una clausola dell'emendamento che la gente ignora o interpreta malamente. La Costituzione dice che 'se sei figlio di cittadini o figlio di immigrati legali, sei statunitense'. Ma questo significa che se sei qui illegalmente, se sei fedele a una nazione straniera, se sei cittadino di un Paese straniero, allora l’emendamento non si applica a te". Ed è su questa base che The Donald è pronto a mettere a segno il suo colpo.

Colpo che scardinerebbe uno dei pilastri su cui si fonda anche tutta la schiera dei nostri intellettuali e politici che da anni sperano che anche in Italia si applichi lo stesso principio. Non è un mistero che in molti, in particolare nella sinistra liberale, considerino lo ius soli come un totem che andrebbe posto anche nel nostro Paese. E sono in molti che hanno guardato da sempre agli States e al sogno americano come un modello da imitare. Purtroppo per loro, potrebbe accadere l'irreparabile: che non saremo noi ad applicare il modello, ma sarà il modello a cambiare. Un altro scherzo del destino che arriva dagli Stati Uniti.



Trump arma i soldati al confine: "Se serve, sparate ai migranti"
Gianni Carotenuto - Ven, 02/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/tru ... Xu5e0axRKI

Il presidente Usa pronto a tutto per arginare il fiume di migranti ammassati al confine con il Messico. E non esclude che i militari americani possano "sparare a quelli che tirano pietre e sassi. Spero di no, ma sono sempre soldati"

"I sassi vanno considerati come armi. Non c'è molta differenza. Quindi i nostri soldati potranno sparare ai migranti che li lanceranno contro di loro".

Donald Trump annuncia il suo pugno di ferro contro i migranti ammassati al confine tra Usa e Messico e disposti a tutto per entrare in territorio americano. Ma il presidente Usa non ci sta. Dopo avere minacciato di togliere lo ius soli e negato la concessione dell'asilo politico al fiume di persone provenienti dall'Honduras, ora fa appello alle armi.

15 mila unità. Sono i soldati che Donald Trump è pronto a inviare al confine tra Usa e Messico, dove alcune migliaia di migranti premono per entrare in territorio americano. Ma a detta del presidente, la "carovana" di persone partite dall'America centrale non riuscirà a entrare illegalmente negli Stati Uniti. A costo di premere il grilletto. "Spero di no, ma sono soldati e nessuno deve tirare rocce contro di loro", ha spiegato il tycoon aggiungendo che "Non c'è molta differenza con un sasso lanciato in faccia". Un'altra dichiarazione di guerra ai migranti honduregni, da sommare alla già annunciata decisione di negare loro l'asilo

Trump ha promesso che i migranti in arrivo illecitamente in Usa saranno detenuti in "tendopoli" enormi sul confine con il Messico che secondo lui sono in costruzione. "Li terremo lì. Non li faremo entrare nel nostro Paese". E in un post su Twitter ha aggiunto: "L'immigrazione illegale influisce negativamente sulla vita di tutti gli americani. L'immigrazione illegale offende i lavoratori americani, è un fardello per chi paga le tasse, minaccia l'ordine pubblico e pesa su scuole, ospedali e comunità".
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Re: I paesi civili e di buona umanità, difendono i loro conf

Messaggioda Berto » mar nov 06, 2018 8:45 pm

La Slovenia arma le frontiere: migranti respinti con le pistole
Bartolo Dall'Orto - Mar, 06/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 97795.html


I poliziotti sloveni al confine con la Croazia bloccano i migranti e li riportano indietro. E scoppia la polemica

La Slovenia non vuol sentir parlare di aprire i suoi confini ai migranti.

E così, lungo il filo spinato che divide il Paese dalla Croazia, sono gli agenti di polizia a rispedire indietro chi prova a varcare le frontiere. Notizia che ha acceso un nuovo faro sulla gestione dei flussi migratori in Europa, dove tutti gli Stati sembrano agire secondo le proprie convenienze.

Basti pensare alla Francia. Macron, come più volte spiegato su queste pagine, ha chiuso i confini con l'Italia sospendendo Schengen e senza molti complimenti riporta indietro gli immigrati che provano a varcare la frontiera. Le accuse di Salvini, i dossier delle Ong che operano a Ventimiglia e il caso dello sconfinamento a Claviere sono solo alcuni degli atti di uno scontro a viso aperto tra Roma e Parigi. Ma la questione investe anche altri Stati. L'Austria, per esempio, vive lo stesso problema. E la Germania vorrebbe rimandare nel Belpaese i migranti cosiddetti "dublinanti", ovvero quelli arrivati a Berlino dopo essere sbarcati (e identificati) in Italia.

Lo scontro tra Paesi si ripete anche al confine tra Slovenia e Croazia. A far esplodere la polemica è stato il quotidiano Dnevnik di Lubiana che ha portato alla luce una circolare interna della polizia che invita gli agenti a respingere i migranti in Croazia. Senza tante scuse. "Una troupe della Tv di Stato - scrive infatti La Stampa - ha filmato una pattuglia di agenti che bloccava a pistole spianate un gruppo di immigrati tra cui c' erano anche dei bambini". Dal governo sono arrivate spiegazioni ("è la prassi"), ma lo scontro politico continua. Tanto che alcuni mettono in dubbio la legittimità di un accordo tra Lubiana e Zagabria secondo cui gli immigrati bloccati al confine, anche in territorio sloveno, debbano essere restituiti alla Croazia. E qui essere sottoposti a tutte le procedure per la richiesta di asilo. Il motivo? Nell'accordo si legge che i poliziotti al confine "fermano le persone che sono entrate illegalmente in Slovenia e procedono alla loro identificazione. Lo svolgimento di tutte le altre procedure (quindi anche la richiesta di asilo, ndr) è a carico degli organismi del Paese dove i rifugiati sono stati bloccati".

Intanto però i controlli alle frontiere continuano. Tanto che le pattuglie miste di agenti di Lubiana e Zagabria nel 2018 hanno messo a punto ben 635 missioni (metà in Croazia e metà in Slovenia). Non sono poche, anche se non è chiaro quanti siano stati i migranti fermati e riportati indietro.
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Messaggioda Berto » sab nov 10, 2018 6:47 am

Il governo cileno vara stretta anticlandestini. Ira della Bachelet
Il piano del governo diretto a rimpatriare i clandestini presenti nel Paese è stato subito duramente criticato dall’ex presidente cileno Michelle Bachelet e da diverse ong pro-migranti
Gerry Freda - Ven, 09/11/2018

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/gov ... 0QmCAUqPuA

In Cile, l’esecutivo ha in questi giorni varato una stretta nei riguardi dei migranti stanziati sul territorio nazionale.

Il piano del governo mira infatti a rimpatriare migliaia di clandestini da anni residenti nel Paese ed è stato presentato dal presidente conservatore Sebastián Piñera come uno strumento adeguato a ripristinare “legalità e sicurezza” all’interno dei confini nazionali.

La recente iniziativa anticlandestini promossa dalle autorità di Santiago mira a costringere gli stranieri irregolari a scegliere, entro la fine dell’anno, tra due alternative: il rimpatrio volontario o l’espulsione con accompagnamento alla frontiera. Ai migranti che sceglieranno la prima opzione il governo cileno pagherà un volo charter di sola andata verso le rispettive nazioni di origine. Coloro che opteranno per il rimpatrio volontario saranno però obbligati a non rimettere piede in Cile per ben nove anni. Secondo le autorità, i commissariati di polizia sarebbero già stati contattati da “centinaia” di irregolari desiderosi di essere rimpatriati mediante i voli pagati dallo Stato. L’esecutivo Piñera ha quindi annunciato che, all’inizio della prossima settimana, dovrebbe avere luogo il primo rimpatrio volontario. Un charter dovrebbe infatti decollare dall’aeroporto della capitale carico di 176 clandestini haitiani.

La “linea dura” di Santiago in ambito migratorio è stata subito violentemente criticata da esponenti della sinistra cilena. Ad esempio, Michelle Bachelet, ex presidente socialista del Paese sudamericano e attuale Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha affermato che il piano predisposto dalle autorità cilene violerebbe il “divieto di deportazioni forzate” sancito dalla normativa internazionale sulle libertà fondamentali degli individui. Anche diverse ong pro-migranti hanno attaccato la stretta anticlandestini varata da Piñera. Il Comité de Defensa de Derechos Humanos y Sindicales (Codehs) ha infatti etichettato come “disumana” l’iniziativa del governo, mentre la Corporación de Promoción y Defensa de los Derechos del Pueblo (Codepu) ha esortato i cittadini a mobilitarsi contro le “deportazioni di massa” promosse dall’esecutivo.
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Messaggioda Berto » dom nov 11, 2018 12:23 pm

L'Onu ora "cancella" i confini Ma così rischiamo più migranti
Roberto Vivaldelli
11 novembre 2018

http://www.occhidellaguerra.it/lonu-ora ... migrazione

Si terrà a Marrakesh, in Marocco, il 10 e l’11 dicembre, la conferenza intergovernativa per l’adozione del patto globale sulla migrazione sicura convocata sotto l’egida dell’Assemblea Generale dell’Onu e in conformità con la “Dichiarazione di New York per i migranti” del 2016, il cui programma sembra mal conciliarsi con la politica attuata dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Non è un caso, infatti, se l’Austria e Polonia sono le ultime nazioni ad aver annunciato il ritiro dal patto, seguendo le orme di Ungheria e Stati Uniti.

Gli obiettivi del Patto globale sulla migrazione sicura, infatti, portato avanti da Svizzera e Messico, sembrano un concentrato di politicamente corretto e idealismo mirato a limitare la sovranità degli stati dinanzi al fenomeno migratorio, impendendo a questi ultimi di affrontare un fenomeno così complesso con una buona dose di realpolitk e pragmatismo che ogni statista dovrebbe preservare. Preoccupazione concrete, benché nella dichiarazione venga ribadito il “diritto sovrano” di ogni stato di attuare la politica migratoria che ritiene più opportuna.


Cosa dice il patto globale sui migranti dell’Onu

A testimonianza della carica ideologica di cui è intriso il documento, ben celata da inevitabili tecnicismi e politichese, il patto globale sui migranti spinge al sostegno del multiculturalismo e obbliga gli stati che vi aderiscono a “sostenere le attività multiculturali attraverso sport, musica, arte, festival culinari, volontariato e altre attività sociali eventi che faciliteranno la comprensione e l’apprezzamento reciproco delle culture migranti e di quelle di destinazione comunità”.

Al fine di “gestire i nostri confini nazionali in modo coordinato, promuovendo la cooperazione bilaterale e regionale, garantire la sicurezza di Stati, comunità e migranti e facilitare movimenti transfrontalieri sicuri e regolari di persone prevenendo la migrazione irregolare”, il patto globale sui migranti impegna gli Stati, inoltre, a “rivedere le leggi e i regolamenti pertinenti per determinare se le sanzioni sono appropriate per affrontare l’ingresso irregolare o soggiorno e, in tal caso, garantire che siano proporzionate, eque, non discriminatorie e pienamente coerenti con il giusto processo e altri obblighi previsti dal diritto internazionale”.

Favorire l’accesso al mondo del lavoro ai migranti

Per facilitare l’integrazione dei migranti, inoltre, il patto si prefigge di favorire “l’accesso dei lavoratori migranti nell’economia locale” supportando l’accesso di questi ultimi ad avere “un lavoro dignitoso e all’occupazione per la quale sono più qualificati, in conformità con le richieste nazionali di mercato del lavoro”.

Nella lista dei 23 obiettivi che si prefigge il patto globale, come spiega Il Giornale.it, ci sono poi la protezione dei diritti dei rifugiati e dei migranti, indipendentemente dallo status, la lotta a xenofobia, lo sfruttamento e il traffico di essere umani. Il patto impegna i firmatari a lavorare per porre fine alla pratica della detenzione di bambini allo scopo di determinare il loro status migratorio; limitare al massimo le detenzioni dei migranti per stabilire le loro condizioni, migliorare l’erogazione dell’assistenza umanitaria e di sviluppo ai Paesi più colpiti e dare maggiore riconoscimento all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).


Le parole di Kurz e degli altri leader “scettici”

Il cancelliere Sebastian Kurz ha confermato che l’Austria non firmerà il patto: “Consideriamo alcuni punti del patto migratorio in modo molto critico, come ad esempio la commistione tra la ricerca di protezione e la migrazione di manodopera”. “Sono un pericolo per la nostra sovranità nazionale” ha aggiunto il cancelliere tedesco. “Alcuni dei contenuti sono diametralmente opposti alla nostra posizione”, ha aggiunto il vice-cancelliere Strache sottolineando che la “migrazione non è e non può essere un diritto umano“.

Già lo scorso anno, il presidente Usa Donald Trump aveva abbandonato il tavolo. L’allora rappresenta Usa alle Nazioni Unite Nikky Haley sottolineò che le politiche migratorie dovevano essere decise esclusivamente dagli americani: “La dichiarazione contiene disposizioni che non sono in linea con le politiche americane. Per questo il presidente Trump ha deciso che gli Stati Uniti metteranno fine alla loro partecipazione al processo” disse Nikky Haley.

La settimana scorsa, il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha annunciato che quasi sicuramente il suo Paese non firmerà il patto: “È assai probabile che la Polonia, sull’esempio dell’Austria, della Repubblica Ceca o degli Stati Uniti, non farà parte del patto globale sulle migrazioni: le nostre regole, i nostri princìpi sovrani concernenti la protezione delle frontiere e il controllo delle migrazioni sono per noi una priorità assoluta”.

E anche la Germania ci pensa

Le perplessità non riguardano soltanto i Paesi di Visegrad. Negli ultimi giorni sono cresciute le riserve all’interno della Christian Democratic Union (Cdu) di Angela Merkel sulla firma da parte della Germania. Marian Wendt, deputata della Cdu e membro del comitato per gli affari interni del Bundestag, ha raccontato a Dw di essere molto preoccupata circa il fatto che il patto globale promosso dalle Nazioni Unite “non distingua tra migranti economici e richiedenti asilo” e di come fosse infastidita dal fatto che il ministero degli esteri tedesco non abbia comunicato ai parlamentari la questione in maniera esaustiva.

“Noi come Cdu abbiamo sperperato il nostro credito con la gente sul tema dell’immigrazione – ha detto -. La fiducia della popolazione nei nostri confronti è debole. Ecco perché dobbiamo fare tutto per assicurarci di non creare l’impressione che sia un negoziato a porte chiuse”. E anche l’irrequieto ministro Jens Spahn ha manifestato grosse riserve: “Ciò che è importante è che la Germania mantenga il suo potere sovrano per controllare, guidare e limitare la migrazione”, ha detto Spahn domenica al Welt am Sonntag. Anche l’AfD tedesca, attraverso la sua leader Alice Weidel, chiede che la Germania non firmi: “Anche la Germania non aderisca, il Global Compact apre la strada a milioni di migranti africani e legalizza l’immigrazione irregolare”.

Naturalmente non è tutto da buttare, ma paiono troppi gli elementi di criticità che fanno pensare che il patto sui migranti sia in contrasto con il perseguimento dell’interesse nazionale dell’Italia.
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I paesi civili e di buona umanità, difendono i loro confini

Messaggioda Berto » lun nov 12, 2018 7:13 am

PERCHÉ SALVINI SULL’EMIGRAZIONE HA CONVINTO GLI ITALIANI E I CATTOLICI CHE PREFERISCONO LUI A BERGOGLIO
11 novembre 2018
Antonio Socci

https://www.antoniosocci.com/perche-sal ... -bergoglio

È accaduto qualcosa di eccezionale sotto i nostri occhi e non ce ne siamo resi conto. Per anni, fino a poco tempo fa, sono sbarcati sulle nostre coste a centinaia migliaia.

Un assalto massiccio e incontrollato che – prima di tutto – decretava la fine dello Stato italiano per la sua incapacità di proteggere i propri confini. Erano immigrati irregolari.

E tutti – ministri, giornalisti, intellettuali, papa e organismi internazionali – ci ripetevano: non ci si può far niente, bisogna subire, accoglierli e ospitarli a spese degli italiani (circa 5 miliardi all’anno) perché è un fenomeno epocale, inevitabile, sarebbe come pretendere di fermare il vento con le mani.

Sono bastate poche settimane di “cura Salvini” e tutto si è fermato: da 164 mila del 2016 (e 119 mila del 2017) siamo ai 22 mila del 2018 (sullo stesso periodo). Il famoso “fenomeno epocale”, che nessuno al mondo poteva bloccare, è finito.

C’è voluto semplicemente un ministro dell’Interno che dicesse: “ora basta”. Con la fine degli sbarchi non si sente più parlare neanche delle stragi in mare. Forse perché fermando le partenze anche i naufragi sono scongiurati? E perché allora nessuno degli umanitari e delle magliette rosse lo riconosce?

I fatti parlano chiaro per la gente comune che oggi si rende conto quanto per anni ci hanno raccontato un sacco di panzane, facendo entrare in sei anni circa 600 mila persone senza far nulla per proteggere i confini, per proteggere noi e i migranti stessi.

Ecco come si spiega il clamoroso sondaggio Demos uscito ieri su “Repubblica”. È stato chiesto agli italiani cosa è meglio fare con le navi di migranti che puntano sulle coste italiane.

Nel gennaio 2017 il 49 per cento rispondeva “accoglienza” e oggi è sceso al 40 per cento. Invece l’anno scorso il 44 per cento degli italiani chiedeva respingimenti e ora è il 52 per cento a chiederlo.

Gli italiani sono diventati xenofobi? Nient’affatto. Sono semplicemente persone di buon senso che hanno capito come si mette fine al caos, facendo il bene degli italiani, dei migranti e dei loro paesi d’origine.

Oltretutto “Repubblica” lamenta che “la richiesta di tenere lontani gli stranieri dai nostri porti e dal nostro Paese risuona particolarmente forte fra gli operai (il 62%), ma soprattutto fra i disoccupati (oltre il 70%)”, come pure “fra i lavoratori autonomi” che sono anch’essi “fra i più esposti alla crisi”.

Mentre gli illuminati, benestanti e progressisti che leggono “Repubblica”, sono di sinistra e abitano nei quartieri bene, vorrebbero spalancare le frontiere a migliaia di migranti (da rifilare poi alle periferie dove lorsignori non mettono piede).

La politica salviniana di questi mesi ha cambiato le opinioni degli italiani. Perché ora è chiaro che si poteva fare prima e per almeno cinque anni non lo si è fatto, lasciando il paese alla mercé di un’emigrazione incontrollata con tutte le gravi conseguenze che ha comportato (non solo per i costi, ma anche per l’ordine pubblico).

Salvini, forte di questo successo, si può permettere perfino di dar lezioni alla sinistra sulle questioni umanitarie.

L’altroieri infatti, con un tweet, esultava per i “44 rifugiati arrivati sani e salvi in Italia grazie a un corridoio umanitario. Chi scappa dalla guerra è il benvenuto, il problema sono quelli che la guerra ce l’hanno portata. Secondo voi a sinistra, dopo tanti anni di insulti a me e alla Lega, lo capiranno? Sono pessimista!”.

Anche sul tema della cittadinanza gli italiani mostrano di essere in gran parte d’accordo con la Lega. Ricordiamo che – sebbene l’Italia sia il Paese europeo che negli ultimi anni ha concesso il maggior numero di “sì” alle richieste di cittadinanza – la Sinistra e la chiesa bergogliana insistono con l’idea dello Ius soli per allargare le maglie a dismisura.

Un altro importante sondaggio di questi giorni ci mostra invece l’idea degli italiani rispetto alla “cittadinanza facile” e “regalata”.

Lo ha realizzato il centro di ricerca americano Pew Research con uno studio complesso: “Be Christian in Western Europe”. Quanti sono gli italiani (ripartiti per convinzioni religiose) secondo cui “è molto importante avere background italiano per essere davvero italiano”?

Affermano che è molto importante l’81 per cento dei cristiani praticanti, il 71 per cento dei cristiani non praticanti e il 71 per cento di coloro che si dichiarano non religiosi.

In questo caso si evidenzia anzitutto la diffidenza degli italiani sulla possibilità di assimilazione e integrazione dei migranti musulmani.

Da questo sondaggio emerge che sono soprattutto i cristiani praticanti ad essere meno disposti all’accoglienza verso i migranti musulmani (il 63 per cento dei praticanti italiani ritiene l’Islam in antitesi ai valori occidentali, mentre è il 51 fra i non praticanti e il 29 per cento fra i non religiosi).

La convinzione che sia “molto importante avere background italiano per essere davvero italiano”, largamente maggioritaria, come abbiamo visto, colloca gli italiani al secondo posto europeo, subito dopo i portoghesi, in questa sensibilità identitaria (poi viene l’Irlanda).

Ma in tutti i paesi d’Europa sono i cristiani praticanti coloro che hanno maggiormente questa convinzione “patriottica”. È un dato che mostra anche lo scollamento radicale fra i credenti e le posizioni di papa Bergoglio. Il popolo cattolico è in sintonia con l’insegnamento di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sulle radici cristiane dei nostri Paesi e della nostra civiltà.

Sconfitta, in queste rilevazioni, è proprio l’ideologia incarnata da Bergoglio e dalla sinistra. Bergoglio in questi anni ha tuonato di continuo contro coloro che costruiscono muri. Secondo lui dovremmo abbattere le frontiere e offrirci allo sbarco massiccio di migranti per avere un futuro radioso.

Ma un grande studioso, David Frye, docente di Storia medievale alla Eastern Connecticut State University, nel libro “Walls” (Simon and Schuster) ha dimostrato l’esatto opposto, ovvero l’importanza dei “muri”. Non il Muro di Berlino che era una prigione per il proprio popolo. Ma i muri di difesa dall’esterno.

“Nessuna invenzione della storia” scrive Frye “ha avuto un ruolo più importante nel creare e plasmare la civiltà” dei muri. Infatti “senza muri, non ci sarebbe mai stato un Ovidio e lo stesso può essere detto per gli studiosi cinesi, i matematici babilonesi o i filosofi greci”.

Del resto – aggiunge Frye – “l’impatto dei muri non era limitato alle prime fasi della civiltà. La costruzione del muro si è protratta per gran parte della storia, culminando spettacolarmente durante un periodo di mille anni in cui tre grandi imperi eressero barriere che fecero le divisioni geopolitiche del Vecchio mondo. Il crollo di quelle mura avrebbe influenzato il mondo profondamente quasi quanto la loro creazione (…). Civiltà e muri sembrano essere andati di pari passo”.

Lo dimostra oggi il caso di Israele: protette dai muri sicurezza e civiltà prosperano. Abbattere i muri è la loro fine.


Salvini convince gli elettori grillini. Due su tre dicono no ai migranti
09 Novembre 2018
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... -211232403
Il sondaggio Demos. Oltre la metà degli italiani condivide i respingimenti delle navi. In un anno l’atteggiamento si è ribaltato, soprattutto tra i ceti più esposti alla crisi. Ma ci sono anche motivi di ordine politico
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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