USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:37 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:38 am

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Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:38 am

6)
Controversie repubblicani e democratici e sondaggi


Heartbeat Act, la legge che sta mettendo a dura prova la lobby abortista
Ripercorriamo il botta e risposta avvenuto nel giro di pochi giorni tra il giudice federale democratico e la Corte d’Appello sull’Heartbeat Act, la nuova legge sull’aborto del Texas.
24 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... abortista/

Il Texas Heartbeat Act (conosciuta come Senate Bill 8), la contestata (dai progressisti di Sinistra) legge Pro-life sull’aborto approvata dal parlamento dello Stato del Texas e firmata dal governatore Greg Abbott il 19 maggio 2021 ed entrata in vigore il 1 settembre 2021, suscita grande interesse: prima approvata, poi bloccata nel giro di un mese perché bollata da un giudice democratico come “anti-Costituzionale” e poi infine ripristinata da una Corte superiore.

La discussione sull’argomento si gioca su una certa interpretazione della Costituzione da parte dei Pro-choice e sul lavoro fatto dai conservatori texani per impedire che la legge venisse bloccata, come è successo per gli altri Stati repubblicani che si oppongono alle politiche lassiste in tema di aborto preferendo mettere qualche paletto.

La cosa molto interessante di questa legge infatti è che chi ha scritto la legge texana ha inserito una norma che sancisce un particolare potere di azione in capo agli stessi cittadini, tutto ciò per renderla meno soggetta a contestazioni giudiziarie, come apprendiamo in un articolo della Nuova Bussola Quotidina di Ermes Dovico, e citiamo:

stabilisce un meccanismo particolare di applicazione, affidando ai comuni cittadini (e non a funzionari statali) la responsabilità di far applicare la legge e quindi la possibilità di intraprendere azioni legali contro l’industria abortista quando si riscontra il battito cardiaco fetale.

In sintesi, i legislatori si sono impegnati affinché non potesse essere interpretata e/o che ci fosse spazio per interpretazioni arbitrarie da parte dei giudici liberal.

Ma andiamo con ordine su quello che è successo in questi ultimi giorni negli Stati Uniti.

La settimana calda di ottobre

L’Heartbeat Act ha subito già un primo tentativo di ostruzione e di sospensione, con la Corte Suprema che ha avuto il suo bel da fare nel rifiutare di concedere una serie di richieste già prima della data di entrata in vigore della legge. Si tratta di una legge che vieta l’aborto – tranne che per casi di “emergenza medica” (ad esempio, se il parto dovesse compromette la vita della madre) – dal momento in cui viene rilevato il battito cardiaco del nascituro nel grembo materno, che avviene più o meno intorno alla sesta settimana. Mercoledì 6 ottobre, il giudice federale Robert Pitman, nominato da Barack Obama, ha bloccato e temporaneamente sospeso l’applicazione di questa legge Pro-life, accettando la richiesta del Dipartimento di Giustizia dell’amministrazione di “Sleepy” Joe Biden, un tipo di istanza giudiziale che nel diritto statunitense viene usata per ottenere una sospensione “d’urgenza” di una legge sospettata di incostituzionalità.

In un comunicato, il giudice ha usato un linguaggio forte e non imparziale per esprimere tutta la sua contrarietà alla legge, come hanno commentato le testate online Catholic Vote e il Texas Right To Life nelle loro breaking news.

Si legge nel comunicato del giudice:

Dal momento in cui il Senate Bill 8 è entrato in vigore, alle donne è stato illegalmente impedito di esercitare il controllo sulla loro vita in modi che sono protetti dalla Costituzione. Che altri tribunali possano trovare un modo per evitare di giungere a questa conclusione sta a loro decidere; questa Corte non accetterà ulteriormente questa offensiva privazione di un diritto così importante”.

Il giudice sembra sicuro sul fatto che gli “Stati Uniti (cioè il governo federale – n.d.r.) abbiano ragione perché il Senate Bill 8 vìola il Quattordicesimo Emendamento” come scritto nelle 113 pagine del provvedimento giudiziario pubblicato il giorno stesso. Il Quattordicesimo Emendamento citato nella questione, tra le altre cose, era stato redatto al fine di garantire libertà agli ex schiavi e venne usato dai giudici della Corte Suprema per fondare la tutela dei diritti civili e individuali in primis degli afroamericani ma anche successivamente più in generale e anche per motivare la celebre sentenza “Roe vs. Wade” del 1973, interpretando la disposizione in maniera tanto estensiva quanto discutibile per giungere a sancire la libertà di aborto: “Nessuno Stato farà o metterà in esecuzione una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà qualsiasi Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l’eguale protezione delle leggi”.

L’amministrazione Biden aveva usato un linguaggio simile nella settimana precedente, quando aveva investito della questione il tribunale, raccogliendo il sostegno dell’industria dell’aborto, tra cui le famigerate Whole Women’s Health e Planned Parenthood – con quest’ultima che aveva visto diminuire dell’80% il numero delle sue pazienti nelle sue cliniche nel Texas dopo appena due settimane dall’approvazione dell’S.B. 8!

La risposta del Texas non si è fatta attendere. Con la richiesta del Procuratore Generale dello Stato Ken Paxton alla Corte d’Appello del Quinto Circuito, venerdì 8 ottobre la legge é stata ripristinata poiché la corte superiore ha a sua volta sospeso il provvedimento del giudice inferiore Pitman. Il Quinto Circuito è dominato da giudici di nomina repubblicana e la sua decisione era stata giudicata alquanto scontata.

Il procuratore del Texas Paxton ha twittato:

Grandi notizie stasera, il Quinto Circuito ha concesso una sospensione amministrativa sull’S.B.8. Combatterò l’eccesso di potere federale in ogni modo.

Ora si aspetta la nuova risposta del Dipartimento di Giustizia di Biden e dell’industria abortista che ha visto il suo business crollare con circa 4.700 bambini salvati dall’introduzione dell’Heartbeat Act secondo quanto dichiarato dall’attivista Pro-life Marjorie Dannenfelser della Susan B. Anthony List, mentre a loro volta Planned Parenthood e Whole Women’s Health dichiarano un notevole incremento di donne texane nelle loro cliniche negli stati confinanti con il Texas.

Se gli abortisti hanno cantato momentaneamente vittoria il 6 ottobre, lo hanno fatto troppo in fretta perché i legislatori del Texas, come detto all’inizio, non hanno lasciato nulla al caso cercando di coprire qualsiasi falla che si esponesse a interpretazioni, memori delle precedenti leggi Pro-life a loro volta bloccate negli stati confinanti.

La situazione verrà risolta con molta probabilità dalla Corte Suprema, come per la legge Pro-life del Mississippi, attesa per questo autunno. La maggioranza dei giudici che attualmente siedono alla Corte suprema degli Stati Uniti è favorevole alle leggi Pro-life, come il giudice Clarence Thomas che ha recentemente parlato a favore dell’abrogazione della “Roe vs Wade“, che molti la vorrebbero eliminata anche perché è il principale ostacolo alla legislazione Pro-life a livello dei singoli stati.





Secondo RealClearPolitics i Repubblicani sono in testa nelle intenzioni di voto per la prima volta dal 2014
Breitbart News
8 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -dal-2014/

I Repubblicani sono in testa nelle intenzioni di voto per la prima volta dal 2014, secondo il sito web di analisi RealClearPolitics [RCP], che fa la media dei principali sondaggi politici nel tentativo di prevedere i risultati delle elezioni.

RealClearPolitics (RCP) da i Repubblicani in vantaggio di mezzo punto percentuale nelle sue intenzioni di voto per il Congresso, mostrando un sostegno del 43,3% per i Repubblicani e del 42,8% per i Democratici e potenzialmente prefigurando già ora un’Onda Rossa nel 2022. I Democratici hanno mantenuto il vantaggio nella media del 2020, del 2018 e anche del 2016, mentre RCP ha mostrato i Repubblicani avanti di 2,4 punti percentuali solo nel 2014, a metà del secondo mandato dell’ex presidente Barack Obama, anno che coincise con una forte affermazione del Partito Repubblicano alle urne.

Il sostegno ai Democratici e a Joe Biden è ancora in declino, nel mentre l’amministrazione Biden è alle prese con le conseguenze di diverse politiche fallimentari.

La vittoria del governatore eletto della Virginia, il repubblicano Glenn Youngkin, la scorsa settimana è stata in gran parte annunciata come un’anteprima per le elezioni di metà mandato del 2022. Youngkin ha ottenuto un buon punteggio con alcuni gruppi demografici, come gli elettori indipendenti, le donne bianche di periferia e gli ispanici, tutti gruppi che sono stati fondamentali per assicurare la vittoria di Biden nel 2020.

Biden e i Democratici hanno invece gradualmente ottenuto un punteggio sempre peggiore tra queste fasce demografiche negli ultimi mesi, soprattutto tra gli ispanici e gli elettori indipendenti.

“Nei suoi primi nove mesi di mandato, il presidente Biden ha perso il sostegno tra gli americani di tutti i tipi – uomini e donne, elettori neri ed elettori bianchi, Zoomers e Baby Boomers. Anche i Democratici in generale sono più disincantati. Ma due gruppi con cui Biden ha perso il maggior supporto spiccano: gli indipendenti e gli ispanici”, ha riferito FiveThirtyEight alla fine del mese di ottobre.

Altre stime recenti sono desolanti sia per Biden che per Kamala Harris e mostrano che i Repubblicani guidano la classifica con un vantaggio di addirittura 8 punti nelle intenzioni di voto.

L’indice di approvazione di Biden è ora sceso al 37,8%, mentre la Harris è messa peggio, con un 27,8% di approvazione, secondo l’ultimo sondaggio USA Today/Suffolk University.

L’articolo di USA Today che accompagna la pubblicazione del sondaggio ha confermato altri rapporti: L’approvazione di Biden è “crollata tra gli elettori indipendenti che hanno consegnato il suo margine di vittoria sul presidente Donald Trump un anno fa”. Con un margine di sette a uno, gli indipendenti credono che Biden abbia fatto un lavoro peggiore di quanto si aspettassero.



Nota per i Democratici: Non è più il 2020
Byron York’s Daily Memo
9 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... u-il-2020/

C’è stata molta attenzione per il calo dell’indice di gradimento di Joe Biden. Ed effettivamente sta andando giù, giù, sempre più giù. Ma insieme alla fiducia nel capo, il pubblico sta anche perdendo fiducia nelle capacità del Partito Democratico di gestire le questioni che più preoccupano gli elettori. È stata una lunga caduta sia per Biden che per il suo Partito da quando hanno vinto per un pelo il controllo di Washington un anno fa.

Un nuovo sondaggio della NBC News mostra l’indice di approvazione del lavoro di Biden al 42% tra tutti gli elettori, con un indice di disapprovazione del 54%. Quest’ultimo è 12 punti sotto il livello di approvazione (come si dice, “sott’acqua”), ed è approssimativamente in linea con una serie di altri sondaggi recenti.

Sulla questione più importante per gli elettori in questo momento – l’economia – Biden è in una posizione terribile. Il 40% degli intervistati approva la sua gestione dell’economia, mentre il 57% disapprova – 17 punti ‘sott’acqua’. Sulla sua gestione della pandemia di COVID-19, il 47% disapprova, mentre una piccola maggioranza, il 51%, approva ancora il lavoro di Biden. Ma questo numero è sceso dal quel 69% di approvazione che era aprile. Altri sondaggi mostrano Biden ‘sott’acqua‘ nell’opinione pubblica anche sulla gestione della sicurezza nazionale, i confini ed altre questioni.

Ma i problemi di Biden sono solo una parte del più grande problema del Partito Democratico. Il sondaggio della NBC è devastante per i Democratici che cercano di convincere gli elettori sul perché dovrebbero essere rieletti nelle elezioni di midterm del prossimo anno. I sondaggisti hanno elencato una serie di questioni e chiesto agli elettori: “Quale partito pensi che farebbe un lavoro migliore? – il Partito Democratico o il Partito Repubblicano?

Iniziamo dall’economia. Il 45% ha detto che il GOP farebbe un lavoro migliore, mentre il 27% ha detto che invece sarebbero i Democratici a farlo – un vantaggio di 18 punti per i Repubblicani. Poi andiamo a controllare l’inflazione, una preoccupazione enorme e crescente tra tutti gli elettori. Gli intervistati hanno dato ai Repubblicani un vantaggio di 24 punti. Poi guardiamo alla sicurezza nazionale. Su quell’argomento, gli intervistati hanno dato al GOP un vantaggio di 21 punti. Per quanto riguarda la sicurezza dei confini, il vantaggio del GOP era di 27 punti. Per quanto riguarda il crimine, il vantaggio del GOP era di 22 punti. Per quanto riguarda l’immigrazione, il GOP è a 9 punti, quando solo l’anno scorso i Democratici avevano un vantaggio di 6 punti. E sulla questione generale di “essere efficaci e fare le cose“, gli elettori hanno dato ai Repubblicani un vantaggio di 13 punti.

Nel complesso, è stato un enorme voto di fiducia nei Repubblicani, che indica una maggiore fiducia degli elettori su una serie di questioni essenziali.

Naturalmente, i Democratici hanno ancora alcuni punti di forza. Nel contrasto alla pandemia del COVID-19, hanno avuto un vantaggio di 12 punti – ma in calo rispetto ai 17 punti dell’anno scorso. Per quanto riguarda l’istruzione, avevano un vantaggio di 10 punti, lo stesso vantaggio che avevano sulla questione dell’aborto. Sui diritti di voto, il vantaggio democratico era di 5 punti, e sull’integrità e sicurezza delle elezioni era di 1 punto. L’unico vantaggio dei Democratici davvero solido era sulla questione del cambiamento climatico, dove i Democratici avevano un vantaggio di 24 punti.

Il cambiamento climatico, che non è una delle principali preoccupazioni per il pubblico votante, era l’unica questione sulla quale il vantaggio dei Democratici stava effettivamente crescendo. Su tutto il resto, si stava riducendo.

Perché i numeri di Biden, e quelli dei suoi colleghi Democratici, stanno scendendo? Per due ragioni. Il primo è la loro performance negli uffici per cui sono stati eletti. E la seconda è che l’elettorato si trova in una posizione diversa rispetto a quella in cui era nel novembre 2020.

Biden è un “presidente improbabile”. Come molti senatori di lunga data, ha desiderato quel lavoro per decenni, a partire dagli anni ’70. Ma in tutto questo tempo, praticamente nessuno ha mai pensato che Biden sarebbe stato un buon presidente. Le sue campagne presidenziali non sono andate da nessuna parte. Era un “senatore a vita”. Anche dopo che Barack Obama lo scelse come Vicepresidente, Biden non sembrò mai esserne un successore naturale e, in effetti, Obama stesso non vedeva Biden come tale. Poi, a un’età più avanzata rispetto a qualsiasi altro presidente, Biden si è trovato nelle bizzarre circostanze delle elezioni del 2020 ed è emerso come il candidato che molti volevano vedere come “l’anti-Trump“.

Ma ora che è in carica – e, all’età di 78 anni, si muove più lentamente di quando era nel fiore degli anni – è ancora il Joe Biden che molti non pensavano come un personaggio presidenziale. Ha promesso di affrontare la pandemia di COVID-19, e la pandemia è tornata per la vendetta. Ha promesso di migliorare l’economia, e la crescita è rallentata, con l’inflazione che è diventata una preoccupazione critica. Ha promesso di ripristinare il posto dell’America nel Mondo e poi ha guidato un disastroso ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Ha promesso di sistemare le politiche sull’immigrazione del presidente Donald Trump e invece ha portato il caos al confine. Naturalmente il suo indice di gradimento del lavoro sta scendendo. Ma come potrebbe non esserlo?

Per quanto riguarda i Democratici, il Partito ha portato un’agenda ultra-attivista a Capitol Hill solo per vedersi il terreno scivolare sotto i loro piedi. Nel 2020, hanno approfittato della pandemia per sostenere delle politiche di benessere sociale a lungo desiderate. Hanno proposto programmi di spesa giganteschi che avrebbero rivaleggiato con il New Deal e la Great Society. Hanno detto a Biden che avrebbe potuto essere un nuovo Franklin Delano Roosevelt o Lindon B. Johnson. Ma la loro spesa massiccia ha contribuito ad alimentare l’inflazione che sta divorando la qualità della vita degli Americani. Anche se l’impennata dell’inflazione annulla praticamente i guadagni salariali, tutto ciò che i Democratici possono pensare di fare è spingere per spendere ancora di più.

Per molti anni, la Gallup Organization ha chiesto alle persone se credono che il governo stia “cercando di fare troppe cose che dovrebbero essere lasciate agli individui e alle imprese” o se il governo “dovrebbe fare di più per risolvere i problemi del nostro paese”. Nella maggior parte degli anni, la maggioranza ha detto che il governo stava cercando di fare troppe cose. Solo in rarissime occasioni la maggioranza dice che il governo dovrebbe fare di più.

Il 2020, l’anno della pandemia, è stato una di quelle rare occasioni. Per un breve momento, la maggioranza, il 54%, ha detto che il governo dovrebbe fare di più per risolvere i problemi, mentre il 41% ha detto che stava facendo troppo. Questo non accadeva da quasi 20 anni, dagli attacchi terroristici dell’11 settembre.

Ma con la stessa rapidità con cui è successo, il momento di sostegno per un maggiore attivismo del governo è scomparso. Ponendo di nuovo la domanda nel 2021, Gallup ha trovato che la maggioranza, il 52%, ha detto che il governo stava facendo troppo, contro il 43% che voleva che facesse di più. Il “vecchio ordine” delle cose era già tornato.

Ma i Democratici al Congresso, e Biden alla Casa Bianca, si comportano come se quel breve momento nel 2020 governasse ancora la nostra politica. Non è così.



La Corte Suprema davanti a due sfide contro l’Heartbeat Law del Texas
Catholic Vote
16 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... del-texas/

Le due cause legali presentate davanti alla Corte Suprema provengono rispettivamente dall’amministrazione Biden e da gruppi privati pro-aborto. Nell’esaminare i ricorsi, l’Alta Corte considererà se il governo degli Stati Uniti abbia il diritto di bloccare l‘applicazione della legge e se i gruppi abortisti potranno procedere con le loro cause intentate contro lo Stato del Texas ed i suoi funzionari.

Nonostante le immense pressioni dell’amministrazione Biden e dei gruppi abortisti per fare altrimenti, la Corte Suprema permetterà alla legge del Texas di rimanere in vigore in attesa dell’esito dei ricorsi, per i quali la suprema corte ha già cominciato ad ascoltare le argomentazioni orali dal 1° novembre.

La Corte Suprema si era già espressa rifiutandosi di sospendere l’applicazione della legge quando era entrata in vigore il 1° settembre. All’epoca, Joe Biden era rimasto indignato rispetto alla loro decisione, che aveva descritto come “un assalto senza precedenti ai diritti costituzionali secondo Roe v. Wade“. Biden aveva minacciato anche “uno sforzo di tutto il governo per rispondere a questa decisione”.

Da allora, l’amministrazione Biden, compresi il Dipartimento di Giustizia ed il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, ha cercato ogni opportunità per ostacolare la legge del Texas. Questi sforzi, lavorando in tandem con i leader dell’industria dell’aborto come Planned Parenthood, sono andati finora a vuoto.

Un esempio degli sforzi pro-aborto per sfidare la legge texana è stato quando la Corte d’Appello del 5° Circuito ha negato una richiesta di sospendere l’applicazione della legge. Questa decisione ha segnato “la terza volta da ottobre che la corte d’appello di orientamento conservatore si è schierata con il Texas ed ha lasciato che le restrizioni restassero in vigore”, Come ha riportato POLITICO:

“Questo lascia il Dipartimento di Giustizia e gli operatori dell’aborto del Texas su delle strade da percorrere che si restringono nel cercare di fermare la legge […]. Nonostante le numerose cause legali, sia prima che dopo l’entrata in vigore della legge il 1° settembre, solo una volta un tribunale si è mosso per mettere in attesa le restrizioni – e quel provvedimento è rimasto in vigore per sole 48 ore”.

Il giudice Sonia Sotomayor (nominata da Barack Obama, n.d.r.) aveva sia concordato “in parte” con la decisione della Corte Suprema sia dissentito “in parte” (la Corte Suprema americana consente infatti di esprimere le obiezioni dei giudici nella sentenza, la c.d. dissenting opinion, n.d.r.), sostenendo che la “Corte avrebbe dovuto invece mettere in pausa la legge”, come riportato da Kimberly Robinson su Bloomberg Law. “La promessa di un futuro giudizio offre un freddo conforto, tuttavia, alle donne del Texas che cercano cure abortive”, aveva dichiarato la Sotomayor.

Ci vogliono i voti di cinque giudici “per bloccare una legge“, ha aggiunto la Robinson, ma solo quattro “per concedere” od “ascoltare” un caso. “Presumibilmente, gli stessi quattro giudici (Roberts, Breyer, Sotomayor e Kagan) che avrebbero fermato la legge a settembre avrebbero voluto farlo ora”.

Molti osservatori della corte hanno notato il grado con cui la Corte Suprema abbia accelerato su entrambe le cause vertenti sulla legge del Texas. “Le memorie di apertura devono essere presentate mercoledì 27 ottobre e le risposte venerdì 29 ottobre. Questo è sicuramente un termine ‘accelerato'”, aveva scritto Robinson.

Steve Vladeck della University of Texas School of Law ha osservato come la Corte si sta muovendo in modo incredibilmente veloce:

“L’ultima volta che posso ricordare una tempistica così breve (in questo, 10 giorni) tra la Corte che accetta di prendere in considerazione un caso e la discussione orale è stato nel dicembre 2000, in Bush vs. Gore”.

Gli oppositori e i sostenitori dell’aborto osserveranno inevitabilmente questi casi alla luce dell’imminente caso sull’aborto Dobbs vs. Jackson Women’s Health, che l’Alta Corte comincerà ad esaminare il 1° dicembre.

Come ha riportato CatholicVote, la Corte Suprema ha ora una maggioranza di giudici che sono ampiamente considerati a favore dei temp Pro-life, e la “Corte ha consolidato questa impressione quando ha permesso al divieto dell’aborto del Texas di entrare in vigore a settembre”.

Inoltre, il caso Dobbs:

“arriva con un documento del procuratore generale del Mississippi che esorta la Corte Suprema ad abrogare Roe v. Wade e a restituire la questione dell’aborto agli stati […]. Il giudice Clarence Thomas, nel frattempo, ha apertamente chiesto l’abrogazione della Roe vs. Wade“.




Il senatore Johnson sul rilascio su cauzione ridicola di Darrell Brooks prima dell’attacco alla parata di Waukesha: “I Democratici incoraggiano l’illegalità”
Quando incoraggi l’illegalità, ne otterrai di più”, ha detto il Senatore Johnson.
Fox News

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... llegalita/

Il Senatore repubblicano del Wisconsin Ron Johnson ha denunciato i Democratici per le loro politiche sul crimine dopo che Darrell Brooks, che era stato recentemente rilasciato con una cauzione ridicolmente bassa, si è scagliato tra la folla a bordo di un Suv ad una parata per il Natale a Waukesha, domenica. Su “Fox & Friends“, martedì, Johnson ha chiesto che la giustizia penale venga “inasprita” e ha avvertito che il crimine nelle città gestite dai Democratici si sta diffondendo anche nelle aree limitrofe.

SEN. RON JOHNSON: “Quando si guarda all’altra parte, quando quasi incoraggi l’illegalità… ammettiamolo, abbiamo avuto figure politiche durante le rivolte estive del 2020 che incoraggiavano le persone a donare al fondo per le cauzioni in modo da poter tirare fuori quest persone dalla prigione. Siete incoraggiati a non pagare la cauzione o a pagarla molto bassa. Quando si incoraggia l’illegalità, se ne avrà sempre di più. Diventerà sempre più violenta. Comincia a diffondersi dalle città infestate dal crimine, generalmente governate dai Democratici, nelle aree circostanti.”

“E penso che questo è probabilmente ciò a cui abbiamo assistito qui a Waukesha. È una tragedia. Dobbiamo inasprire le pene. Dobbiamo effettivamente mettere i criminali violenti in prigione e tenerli in prigione. Non possiamo continuare questo catch-and-release, che sia al confine meridionale o che sia nel nostro sistema di giustizia criminale in città infestate dal crimine.”




Dopo la discussione sull’aborto alla Corte Suprema, la frustrazione della Sinistra comincia a divampare.
Byron York’s Daily Memo
12 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... divampare/

Il tema del controllo che i Democratici hanno sulla politica di Washington, D.C. è stato oggetto di frustrazione, soprattutto tra l’ala progressista del partito ed i suoi cheerleader nei media, poiché i Democratici non sono stati in grado di attuare il loro programma dei sogni iper–progressisti, promesso durante la campagna elettorale del 2020. Sogni come la nazionalizzazione dell’amministrazione delle elezioni introducendo nuove modalità di voto che avrebbero favorito ai candidati Democratici, l’aumento dei numero dei giudici della Corte Suprema (il c.d. Court Packing) e l’eliminazione dell’ostruzionismo al Senato, tra i tanti.

Di nuovo, dopo le argomentazioni sull’aborto svoltesi mercoledì 1 dicembre davanti alla Corte Suprema, la frustrazione sta ora aumentando. La Corte ha una maggioranza di 6 a 3 giudici nominati dai Repubblicani che potrebbe anche rovesciare la famosa sentenza “Roe vs. Wade” (che negli Stati Uniti è alla base del riconoscimento di un diritto all’aborto, che non è espressamene sancito a alcuna legge federale essendo materia affidata ai singoli Stati dell’Unione, n.d.r.). Come, si chiedono alcuni Democratici, com’è stato possibile che ciò accadesse?

I Repubblicani potrebbero rispondere che non è del tutto così complicato. Nel 2016, dopo la morte nell’anno delle elezioni del giudice Antonin Scalia, la maggioranza repubblicana al Senato aveva respinto il candidato alla Corte del presidente Barack Obama. Poi, contro le aspettative dell’intera classe politica, Donald Trump aveva vinto la presidenza. Con un Senato repubblicano, Trump ha potuto scegliere il successore di Scalia (il giudice Neil Gorsuch, n.d.r.). Poi, sempre con Trump alla Casa Bianca ed un Senato a maggioranza repubblicana, il giudice Anthony Kennedy si è ritirato. E poi, sempre con Trump alla Casa Bianca e con un Senato repubblicano, il giudice Ruth Bader Ginsburg è morta. Trump e il Senato a maggioranza repubblicana hanno quindi scelto i due successori (i giudici Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett, n.d.r.). È così che funziona negli Stati Uniti (le nomine spettano al Presidente ma è il Senato che le deve approvare, n.d.r.).

Ma i Democratici vedono davanti una crisi, che ora si gioca sul caso dell’aborto. “La discussione della Corte Suprema sull’aborto di questa settimana ha accelerato un’urgenza tra i Democratici del Senato di alterare fondamentalmente il modo in cui la Corte opera”, ha riportato il Washington Post, “alimentata in parte dalla rabbia persistente per le manovre di conferma attuate dai Repubblicani che hanno portato a tre nuovi giudici conservatori negli ultimi quattro anni“.

Il pensiero di questi Democratici è che, se la Corte fa qualcosa a cui si oppongono, essa sia diventata “di parte“. Dunque, hanno bisogno di intervenire per renderla meno “faziosa”. “È difficile guardare [alla discussione sull’aborto] e non concludere che la Corte Suprema sia diventata un’istituzione faziosa“, ha detto il senatore democratico Brian Schatz sempre al Washington Post.

“Ieri abbiamo visto che la Corte è politicizzata“, ha detto la senatrice democratica Tina Smith.

“Dobbiamo pensare a modi per depoliticizzare i tribunali“, ha detto il senatore democratico Chris Murphy. “E uno dei modi per farlo è assicurarsi che nessun presidente possa riempirne i banchi”.

Gli alleati nei media sono intervenuti per sostenere che la Corte Suprema sia diventata addirittura una “istituzione antidemocratica“. Philip Bump del Washington Post ha definito i tre candidati di Trump – Gorsuch, Kavanaugh e Barrett – il “terzetto minoritario” alla Corte Suprema. “I tre [sono stati] nominati da un presidente che ha perso il voto popolare e confermati da senatori che rappresentano meno della metà della popolazione del paese e che hanno ricevuto meno voti cumulati di quelli che si sono invece opposti alle nomine”, ha scritto Bump. Nelle parole di un altro scrittore d’opinione del Washington Post, “La Corte Suprema affronta una crisi esistenziale di legittimità“.

Le argomentazioni sono state portate avanti da altri in tutto l’internet e nei notiziari via cavo – ed anche, sorprendentemente, all’interno della Corte stessa, quando durante la discussione sull’aborto, il giudice Sonia Sotomayor si è chiesta: “Questa istituzione sopravviverà al fetore che si sta spargendo nella percezione pubblica per cui la Costituzione e la sua interpretazione siano solo degli atti politici?”

L’idea dei Democratici-progressisti è quella di minare la legittimità di qualsiasi cosa faccia l’attuale Corte Suprema per poi sostenere che la Corte abbia bisogno di una “riforma” sotto forma ovviamente di più giudici nominati da un presidente democratico.

I Democratici hanno certamente avuto della sfortuna, ultimamente, quando si è trattato di Corte Suprema. Se Scalia fosse morto un anno prima, o se la Ginsburg fosse morta solo pochi mesi dopo, le cose sarebbero potute andare molto diversamente per il Partito, ed alcuni dei suoi legislatori potrebbero non arrivare a sostenere la distruzione della Corte oggi.

Per quanto riguarda il potere di far “saltare per aria” la Corte Suprema, va notato però che i Democratici non controllano la maggioranza dei seggi al Senato – è in parità, 50 a 50, il che significa che il Partito dipende da Kamala Harris per rompere qualsiasi voto di parità. Questo non è il tipo di maggioranza che possa far passare un enorme cambiamento nella Corte Suprema. E questo ha, naturalmente, portato alcuni di quegli stessi Democratici a sollecitare l’eliminazione dell’ostruzionismo legislativo, con il quale i Repubblicani (ma anche alcuni membri del loro stesso partito) possono bloccarli dall’aumentare i giudici della Suprema Corte.

I progressisti sono desiderosi di alterare fin dalle fondamenta la Corte Suprema sulla base di un voto di parità 50 a 50 rotto solo “a favore” dei Democratici da Kamala Harris.

Ma neanche questo sembra probabile che accada. Quindi, la frustrazione aumenta. Naturalmente i progressisti vogliono cambiare il mondo solo per soddisfare i loro gusti ma, forse, parte dell’attuale frustrazione è dovuta alla presa così debole che il Partito Democratico ha delle redini del potere a Washington, D.C. Hanno una maggioranza di una manciata di voti alla Camera e nessuna maggioranza al Senato ed un leader la cui età avanzata ha già spinto a parlare della sua non rielezione. Ed, in qualche modo, i progressisti vedono questo come una “base di potere” con cui cambiare comunque il paese. Certo che sono frustrati.


I Repubblicani minacciano di fare causa a New York per la decisione di far votare i non cittadini
Newsmax
15 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... cittadini/

Il Comitato Nazionale Repubblicano (RNC) sta sollevando la possibilità di una battaglia in tribunale per contrastare la decisione della città di New York che ha permesso ai non cittadini di votare nelle elezioni locali.

Il RNC ha twittato venerdì: “New York City ha appena deciso di permettere a 900 mila non-cittadini di votare alle elezioni cittadine. Questo è un attacco senza precedenti all’integrità delle elezioni, e stiamo esaminando le nostre opzioni legali per garantire che tutto ciò non rimanga in piedi”.

Il tweet del GOP è arrivato dopo che il consiglio comunale controllato dai Democratici ha approvato la misura giovedì scorso.

La CNN ha riferito che questa legislazione permette ai non cittadini che sono stati residenti nella città per almeno 30 giorni o che sono residenti legalmente permanenti negli Stati Uniti di votare alle elezioni cittadine. La misura spiana anche la strada del voto nelle elezioni cittadine anche ai titolari di carta verde (un documento che attribuisce la residenza permanente negli Stati Uniti, n.d.r.) ed alle persone con alcune tipologie di permessi di lavoro, compresi i seggi per il sindaco, il public advocate, i presidenti di distretto ed il consiglio comunale.

Il consigliere Ydanis Rodriguez, immigrato dalla Repubblica Dominicana, è stato il primo sponsor della legislazione.

“La costituzione dello Stato di New York e la Carta della Città di New York sono dei documenti viventi che ci danno l’opportunità di cercare sempre di migliorarli”, ha detto Rodriguez alla CNN. “Penso che oggi siamo stati in grado di fare questo importante cambiamento che riconosce i contributi degli immigrati”.

La legislazione entrerà in vigore nel gennaio 2023.

L’Associated Press ha riferito che solamente un potenziale veto da parte del Sindaco uscente Bill de Blasio ha impedito che la misura entrasse subito in vigore. Ma lo stesso de Blasio, che ha espresso alcune preoccupazioni sul provvedimento dicendo che dovrebbe “essere deciso a livello statale, secondo la legge statale”, ha poi detto che non porrà il veto. Il sindaco eletto Eric Adams (che entrerà in carica a gennaio), invece, ha detto di sostenere la legge.

Sulla questione del voto agli stranieri, per fare un paragone con l’Italia, nel nostro paese è consentito solo il voto ai cittadini di uno Stato dell’Unione Europea residenti in Italia che intendono esercitare il diritto di voto in occasione delle elezioni europee e comunali.
Il Sen. Rubio presenterà un disegno di legge volto a togliere i fondi federali alle città che permettono ai non cittadini di votare.

Il Senatore Marco Rubio, Repubblicano della Florida, ha annunciato venerdì la sua intenzione di introdurre un nuovo disegno di legge che tolga i finanziamenti alle città che permettono ai cittadini non statunitensi di votare, una risposta diretta alla decisione presa giovedì dal Consiglio comunale della città di New York che permette a circa 800.000 non cittadini legalmente residenti di votare alle elezioni comunali.

“Nessuna città che permette ai cittadini non statunitensi di votare dovrebbe ricevere fondi dal governo degli Stati Uniti”, ha dichiarato Rubio. “Presenterò un disegno di legge”.

La decisione del Consiglio Comunale di New York permette ai non cittadini residenti in città di votare nelle elezioni locali, ma non potranno comunque votare nelle elezioni statali e federali. Gli immigrati illegali non sarebbero autorizzati a votare a qualsiasi titolo.
La rappresentante Claudia Tenney a Newsmax: “Permettere ai non cittadini di votare a NYC mina la Democrazia”.

La rappresentante Claudia Tenney ha denunciato l’iniziativa della città di New York per permettere ai non cittadini di votare su Newsmax mercoledì sera.

Apparendo nel programma “Cortes & Pellegrino” di Newsmax, la repubblicana di New York ha detto che uno sforzo per far votare i non-cittadini “non solo mina il nostro diritto di voto, ma mina il governo per cui si sta votando. […] La cosa veramente scandalosa della legge della città di New York è che ha solo un requisito di residenza di 30 giorni. Questo è tutto”.

Il disegno di legge denominato “Our City, Our Vote” (“La nostra città, il nostro voto“, n.d.r.) concederà ai non cittadini, circa 800.000 dei quali risiedono a New York City, il diritto di votare nelle elezioni locali.

La Tenney ha chiesto, “perché la gente non vuole avere, sapete, questa pianificazione centralizzata su questo tipo di società globalista, perché non è quello che hanno concordato. Diminuisce i loro diritti“.

“E lo stanno facendo attraverso il voto“, ha aggiunto la Tenney. “E il voto è l’espressione più profonda del nostro autogoverno; è poter votare in un’elezione libera e giusta; dove il nostro voto è segreto; dove il re o il dittatore, [chiunque], non sa come abbiamo votato.”
L’Opinione: “Il voto ai cittadini stranieri nelle elezioni americane è una cattiva idea – Punto”.

Circa 800.000 “non-cittadini” potranno votare nelle future elezioni di New York, […]. Questi potenziali nuovi membri dell’elettorato comprenderanno anche i titolari di carta verde (un documento che attribuisce la residenza permanente negli Stati Uniti, n.d.r.) e quelli con certi permessi di lavoro.

Questa è una pessima idea. Tuttavia, che lo si ami o che lo si odi, tutti almeno dovrebbero discutere su questo concetto con la massima precisione.

Questi 800.000 potenziali nuovi elettori non sono “non cittadini”. Il computer su cui scrivo queste parole è un “non cittadino”. Lo è anche il mezzo attraverso il quale le state leggendo in questo momento.

Più che “non cittadini“, queste persone sono cittadini stranieri. Anche se non sono cittadini americani, rimangono cittadini delle nazioni straniere da cui provengono – Messico, Haiti, Russia, Singapore, Nuova Zelanda, e decine di altre.

Ogni essere umano è cittadino di qualche paese. Un “non-cittadino” non è qualcosa.

Quindi, pro o contro, tutte le discussioni su questo brainstorming dovrebbero riflettere su ciò che c’è in gioco:

Il Consiglio Comunale di New York mira a diluire i voti dei cittadini americani lì residenti, estendendo questo franchising a 800.000 cittadini stranieri. Questo include permettere anche a circa 117.500 cittadini della Cina comunista scelgano il sindaco, i membri del consiglio comunale, i procuratori distrettuali ed altri funzionari della municipalità più popolosa d’America.

Non c’è davvero fondo alla depravazione ed alla malvagità del Partito Democratico, la maggior parte dei cui membri locali acclamano a questa proposta. Ma sorprendentemente, e a suo raro merito, il sindaco di estrema sinistra di Gotham City, Bill de Blasio, non è tra questi.

“Ho delle riserve“, ha detto de Blasio martedì. “Quindi, capisco se la gente dice, ‘Ehi, sono da qualche parte sul percorso verso la cittadinanza’. Ma ho anche dei sentimenti sulla cittadinanza e sul valore della cittadinanza, e voglio incoraggiare le persone a diventare cittadini, pienamente”.

De Blasio sostiene anche che la questione debba essere piuttosto decisa dal parlamento statale, non dal consiglio comunale. Un’idea di sinistra deve essere veramente miserabile per non godere neanche del pieno sostegno di Bill de Blasio.

Al contrario, il sindaco eletto di New York, Eric Adams, è favorevole a dare il voto ai cittadini stranieri. Questa posizione si scontra a cento miglia all’ora con l’opinione diffusa secondo cui Adams sia un democratico “moderato” o addirittura “conservatore”. Questa eccezione dimostra la regola oppure è un’infausta anteprima degli orrori a venire?

Come un certo ex presidente ama dire: “Vedremo cosa succederà”.

Questa idea stravagante si estende oltre i confini di Gotham City. I politici di sinistra hanno già autorizzato i cittadini stranieri a votare per il consiglio scolastico di San Francisco, nelle elezioni locali in due città del Vermont e in 11 comunità del Maryland.

E se gli stranieri possono votare per il consiglio scolastico e lo sceriffo, perché non anche per il senatore oppure per il governatore? Quello che la sinistra vuole è “sempre di più”. Perché non permettere ai titolari di carta verde di votare anche nelle elezioni statali?

Se questo sembra troppo folle da contemplare, ricordate come avevano riso tutti quanti del Green New Deal quando la rappresentante Alexandria Ocasio-Cortez l’ha presentato nel 2019. “Non passerà”, ridacchiavano quelli intelligenti. Bene, Joe Biden ha appena firmato in legge enormi pezzi di quel Green New Deal con la sua cosiddetta “legge sulle infrastrutture” da 1,2 trilioni di dollari.

La folle fantasia di oggi della sinistra è la legge di domani.

Allo stesso modo, se i possessori di carta verde potranno votare nelle elezioni cittadine – e forse anche statali un domani – allora chi dirà agli stranieri illegali che non possono scegliere i leader che fanno le regole per loro, le loro famiglie, gli amici e i vicini?

Perché non consegnare semplicemente le schede elettorali a tutti gli adulti (o forse anche ai minori sopra i 16 anni) che possono raggiungere i loro distretti locali – o votare per posta da casa? Gli stranieri illegali ora ottengono l’assistenza sanitaria gratuita, l’istruzione gratuita e i biglietti aerei gratuiti per le destinazioni che scelgono.

Perché non dare anche a loro il diritto di voto? Pazzi? Dategli qualche anno. E, naturalmente, un presidente come Pete Buttigieg darebbe agli stranieri illegali persino le corse gratuite con Uber per recarsi alle urne.

Per ora, la distinzione tra “non-cittadini” e “cittadini stranieri” che votano alle elezioni americane è più grande di quanto sembri. Usare quest’ultima espressione descrive accuratamente questa terribile idea ed espone la sua immoralità ed oltraggio – prima che le cose decadano ancora di più.

Deroy Murdock è un collaboratore di Fox News a Manhattan, un redattore del National Review Online e senior fellow del London Center for Policy Research.



Come il Texas ha protetto il suo voto impedendo che venisse ‘truccato’ nel 2020
Texas Policy
Il nuovo libro di Mollie Hemingway, “Rigged: How the Media, Big Tech, and the Democrats Seized Our Elections“, è importante per quello che dice e non dice.
15 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -nel-2020/

In più di 400 pagine di documentazione corroborate da note accurate, la Hemingway dettaglia come le elezioni del 2020 siano state, secondo la rivista Time, “forgiate” da “una cabala ben finanziata di persone potenti, che vanno dal mondo dell’industria a quello dell’ideologia, lavorando assieme dietro le quinte per influenzare le percezioni, cambiare le regole e le leggi, guidare la copertura dei media e controllare il flusso di informazioni“.

Manomettere le elezioni non è scienza che riguarda i missili – le elezioni sono state truccate ricorrendo agli stessi metodi di base fin dal loro avvento in America: dal ballot-box stuffing, al permettere i voti di elettori non aventi diritto, ad ignorare le regole sull’integrità elettorale (come la verifica delle firme per i voti per corrispondenza), a permettere il traffico di voti per fare pressioni od intimidire gli elettori facendoli rinunciare al loro diritto ad esprimere un voto in segretezza.

I media mainstream, naturalmente, negano che qualsiasi manipolazione delle elezioni possa essere avvenuta nel 2020. Nella misura in cui menzionano i problemi sull’integrità elettorale, si concentrano su quelli fantastici e quasi impossibili da provare o confutano le accuse sulla manipolazione delle macchine elettorali, la manipolazione dei software, o le notizie di server bastati in Germania e sul ruolo delle forze speciali statunitensi.

Come sottolinea la Hemingway, tuttavia, le recenti affermazioni sui brogli elettorali difficilmente sono imputabili al solo mondo dei conservatori: “un democratico su tre alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti che ha boicottato l’inaugurazione di Donald Trump” nel 2017 perché veniva considerato un presidente “illegittimo” a causa della collusione con la Russia “per rubare le elezioni alla Clinton”. La scrittrice osserva ironicamente che,

Dal 2016 al 2020, il modo più semplice per raggiungere la celebrità nella sinistra politicante è stato quello di proclamare a gran voce la propria convinzione che le elezioni del 2016 siano state illegittime – rubate dai russi per conto di un traditore corrotto …

E poi è arrivato il 2020…

In un batter d’occhio, il sistema elettorale americano è passato da ‘irrimediabilmente corrotto‘ o ‘non funzionante‘ quel era nel 2016 ad ‘indiscutibilmente sicuro‘ nel 2020. Gli stessi metodi di voto che erano stati presumibilmente utilizzati per rubare le elezioni nel 2004 e nel 2016 sono diventati improvvisamente ‘sacrosanti ed indiscutibili‘ nel 2020. Mentre i cosiddetti “esperti delle elezioni” avevano ripetutamente avvisato prima del 2020 delle insidie del voto elettronico e del diffuso voto per corrispondenza, nel novembre del 2020 ogni discussione sulle vulnerabilità di questi metodi è stata liquidata come roba da “fanatici di destra” e “teorici della cospirazione“.

Nonostante i veementi negazionismi che qualcosa di sbagliato sia accaduto nel 2020, vale la pena di notare che gravi frodi elettorali in America non sono senza precedenti. La prima menzione fatta dalla Hemingway riguarda il Texas e si trova nel prologo, dove nota che durante le elezioni del 1960 “John F. Kennedy vinse di soli 118.574 voti in più rispetto a Richard Nixon” con risultati discutibili in Texas, “uno stato dove il compagno di corsa di Kennedy, Lyndon B. Johnson, era noto per esercitare il controllo sui risultati elettorali”.

L’elevazione di Lyndon B. Johnson alla cronaca nazionale avvenne nel 1948, quando batté un ex governatore del Texas vincendo la nomination democratica per il Senato degli Stati Uniti di soli 87 voti sui 988.295 espressi. Il margine di “vittoria” di Johnson proveniva da voti contati sei giorni dopo l’elezione in una contea controllata da un boss politico locale.

Un’unica urna venne accompagnata da una lista del giorno delle elezioni di 200 nomi, tutti in ordine alfabetico e scritti con la stessa penna e calligrafia. Circa 29 anni dopo, dopo la morte di Lyndon B. Johnson e due anni dopo la scomparsa d quel capo politico, il giudice elle elezioni Luis Salas ammise di aver certificato 202 schede fraudolente per Johnson.

L’ascesa del voto per corrispondenza

Mentre è stata soprattutto la Sinistra a chiamare in causa le macchine per il voto elettronico prima delle elezioni del 2020, la Hemingway non spende molto tempo sull’argomento, impiegando invece il Rasoio di Occam e riportando le prove schiaccianti dei brogli elettorali più in bella vista. Vale a dire, i quasi miliardi di dollari spesi per indebolire le regole e le procedure elettorali poi seguiti da personale assunto da privati che è andato ad aumentare l’organico negli uffici elettorali delle città per sfruttare le nuove scappatoie create nel sistema elettorale.

Quindi, cosa è successo nel 2020? In poche parole, i Democratici, guidati dall’avvocato Marc Elias, quello della ormai screditata infamia del dossier Perkins-Coie-Fusion GPS-Steele-Trump-Russia, hanno guidato uno sforzo ben finanziato per abbattere le garanzie sull’integrità elettorale, tutto in nome della sicurezza pandemica. Questo sforzo è stato aumentato dal filantropico Center for Tech and Civic Life (CTCL) di Mark Zuckerberg, che ha versato denaro negli uffici elettorali nelle roccaforti democratiche per aumentare l’affluenza al voto per corrispondenza.

In Texas, le donazioni del CTCL agli uffici elettorali per aumentare l’affluenza alle elezioni hanno raggiunto 3,22 dollari pro capite nelle contee che hanno votato per Biden e solo 0,55 dollari pro capite nelle contee che hanno votato per Trump. Ma una nuova legge del Texas mette effettivamente fine a questa pratica.

Tornando alla Hemingway: “… non c’è dubbio che Marc Elias abbia giocato un ruolo chiave nel modificare radicalmente le regole e le procedure elettorali in modi che hanno avvantaggiato i Democratici. Nel gennaio 2020, molto prima che qualcuno sapesse come il COVID-19 avrebbe potuto influenzare il voto, Elias aveva pubblicato un pezzo sostenendo che ci fosse una “epidemia di schede non conteggiate“. Disse che era sbagliato non contare le schede che non avevano trovato la corrispondenza della firma, anche se la corrispondenza della firma è una delle poche misure di sicurezza attraverso le quali le schede postali possono essere verificate”.

Marc Elias ha poi annunciato un’iniziativa in quattro punti per espandere notevolmente il voto per corrispondenza, compresa l’affrancatura gratuita, il conteggio delle schede che arrivano molto tempo dopo l’Election Day, una blanda verifica delle firme e la possibilità per i trafficanti di voti di visitare le case delle persone per raccogliere le loro schede e, se necessario, fare pressione sugli elettori per consegnare i loro voti (non è un caso che questo processo imiti le elezioni per il controllo delle schede nelle elezioni interne ai sindacati).

Il Texas ha vigilato su questo pericolo già prima del 2020

Il Texas limita l’uso dei voti per corrispondenza riservandolo a coloro che hanno più di 65 anni, agli elettori che saranno fuori dalla loro contea durante il periodo elettorale, agli elettori la cui disabilità rende difficile o pericoloso per loro votare di persona, e a quelli confinati in carcere ma che sono altrimenti idonei. Nelle elezioni generali del 2010 in Texas, solo l’1,8% dei voti era stato espresso per posta.

Nel 2018, l’anno della contestatissima corsa al Senato degli Stati Uniti tra il senatore Ted Cruz e l’allora deputato Beto O’Rourke, i voti per corrispondenza sono saliti al 6,2% del voto totale. Nel 2020, hanno raggiunto circa il 10% del totale. In confronto, in California in quello stesso anno, circa l’87% del voto era stato espresso per posta.

Vedendo la prova delle debolezze inerenti al voto per corrispondenza, il parlamento del Texas ha votato per limitare il traffico di voti nel 2017, mettendo fuori legge la pratica dei dipendenti della campagna elettorale che vengono pagati in base ai voti he riescono a raccogliere nelle case della gente. Per coincidenza, nel 2016 e nel 2017, il parlamento della California ha approvato due disegni di legge per depenalizzare il traffico delle schede elettorali: i due stati più popolosi si sono scambiati le leggi, cambiando le salvaguardie delle schede elettorali per posta con l’oscenità, e sono proprio gli elettori a rimetterci.

Nonostante le regole più severe, gli organizzatori delle campagne, molti pagati dalla campagna di O’Rourke o dagli sforzi di terzi finanziati da miliardari di sinistra come Tom Steyer, hanno spinto comunque gli elettori a chiedere le schede elettorali per posta, sostenendo l’invalidità delle restrizioni. Lo sforzo ha avuto un tale successo che l’età media di coloro che hanno usato le schede elettorali per corrispondenza sotto i 65 anni in Texas nel 2018 è crollata a 36 anni rispetto ai 42 che erano nel 2016. Ci sono stati molti nuovi texani che hanno dichiarato addirittura di essere “disabili” pur di poter votare per posta.

Sfortunatamente, il codice elettorale del Texas non specificava alcuna sanzione per chi dichiarava falsamente una disabilità. I Democratici, guidati da Marc Elias, hanno cercato di sfruttare questa svista nel 2020.

Nel 2021, il paramento del Texas ha lavorato per restringere questa scappatoia, approvando una legge che richiede agli elettori di dimostrare la loro disabilità piuttosto che semplicemente spuntare una casella che la dichiari soltanto. Il Texas ha anche approvato una legge che richiede agli elettori di includere gli estremi della loro patente di guida del Texas, o della carta d’identità statale o le ultime quattro cifre del loro numero di previdenza sociale all’interno del documento sulla privacy quando si richiede una scheda elettorale per posta e la si restituisce – una corrispondenza dei numeri rende la firma presunta valida.

Con l’avvicinarsi delle elezioni del 2020, le contee urbane del Texas, capitanate dalla Contea di Harris, dove si trova Houston, hanno cercato di spedire preventivamente le domande di voto per posta ad ogni elettore, in base alla nuova teoria secondo cui la “paura di contrarre il COVID-19“ fosse equivalente ad una disabilità. La sola Contea di Harris ha cercato di spedire 2,4 milioni di domande, molte delle quali pagate con i soldi del CTCL di Mark Zuckerberg. Ma la Corte Suprema del Texas ha fermato lo sforzo un mese prima delle elezioni in risposta ad una causa presentata dal procuratore generale del Texas, Ken Paxton, anche se molte domande sono state inviate comunque dagli appaltatori.


I pericoli di un controllo federale delle elezioni

Mentre il parlamento del Texas, il governatore, il procuratore generale e l’ufficio del segretario di stato hanno lavorato per ridurre le opportunità di truccare le elezioni, gli amministratori locali delle elezioni continuano ad essere l’anello debole della catena.

La Hemingway racconta la saga dell’ex amministratore elettorale della Contea di Williamson (un sobborgo di Austin) Richard L. Barron, che, dopo aver rovinato un’elezione locale durante la quale ha fatto espellere dalla polizia un osservatore elettorale repubblicano, è sopravvissuto a malapena ad un voto di sfiducia di 3 a 2 da parte della commissione elettorale della contea.

Barron è stato poi assunto per gestire le elezioni nella Contea di Fulton, in Georgia, dove “l’Atlanta-Journal Constitution ha ipotizzato che ‘uno scontro di Barron con i Repubblicani possa aumentare le sue possibilità, con una commissione dove i Democratici hanno una maggioranza di 5 a 2.'” Nel 2020, Barron ha supervisionato la controversa operazione di conteggio ad Atlanta, dove gli osservatori elettorali repubblicani sono stati indotti a lasciare l’operazione di conteggio proprio mentre “un piccolo resto di circa quattro operatori ha iniziato a tirare fuori degli scatoloni contenenti migliaia di schede da sotto un tavolo con una lunga tovaglia e a far passare le schede attraverso le macchine”. Barron avrebbe in seguito negato le accuse dei Repubblicani sull’irregolarità delle elezioni – ed una stampa profondamente cieca lasciò perdere.

Il Libro “Rigged” della Hemingway dimostra chiaramente i molteplici pericoli che stanno dietro ad un tentativo federale di nazionalizzare le regole elettorali così come previsto nella proposta di legge HR1/S1. Il disegno di legge al vaglio del Congresso demolisce le leggi elettorali del Texas e quelle di altri stati che prendono sul serio l’integrità elettorale, imponendo al loro posto una legge elettorale in “stile californiano” con nessuna richiesta di esibire un documento d’identità per gli elettori, restrizioni per l’aggiornamento delle liste degli elettori, la registrazione al voto nello stesso giorno delle elezioni, ed una grande espansione del voto per corrispondenza.

In altre parole, i Democratici vogliono promulgare leggi che fanno poco per assicurare l’integrità delle elezioni, e che invece assomigliano molto alla “lista dei desideri” di Marc Elias in materia di brogli elettorali.

La Texas Public Policy Foundation è una non-profit 501(c)3 del codice del commercio usa ed un istituto di ricerca apartitico. La missione della Fondazione è quella di promuovere e difendere la libertà, la responsabilità personale e la libera impresa in Texas e nella nazione, educando e influenzando i politici ed il dibattito sulle politiche pubbliche del Texas attraverso una ricerca ed una divulgazione accademicamente valida. Finanziata da migliaia di individui, fondazioni e società, la Fondazione non accetta fondi o contributi governativi per influenzare i risultati della sua ricerca. Il pubblico sta chiedendo una direzione diversa per il suo governo, e la Texas Public Policy Foundation sta fornendo le idee che permettono ai politici di tracciare questo nuovo corso.

La versione online, National Review Online, è curata da Philip Klein e comprende contenuti gratuiti ed articoli separati dall’edizione cartacea.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:38 am

Una vittoria ENORME per l’Arizona e l’integrità delle elezioni
Breitbart News
16 dicembre 2021

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Esclusivo – La presidentessa del RNC Ronna McDaniel: la decisione della corte federale di sostenere la riforma dell’Arizona del voto per corrispondenza è una “vittoria per l’integrità delle elezioni”.

Un collegio di tre giudici della Corte d’Appello del 9° Circuito ha confermato la legittimità della legge dell’Arizona sulle firme mancanti sostenuta dai Repubblicani in quello che la presidente del Comitato Nazionale Repubblicano (RNC) Ronna McDaniel ha chiamato una “vittoria per l’integrità delle elezioni“.

“La sentenza di oggi [9 dicembre, n.d.r.] in Arizona è una vittoria per l’integrità delle elezioni e per gli elettori dell’Arizona, che meritano di avere fiducia che le loro elezioni siano libere, eque e trasparenti”, ha detto in esclusiva Ronna McDaniel a Breitbart News. “Richiedere agli elettori di firmare le loro schede elettorali per posta entro il giorno delle elezioni è un regolamento basilare e di buon senso, ed è significativo che la Corte d’Appello del Nono Circuito, storicamente liberal, sia d’accordo“.
Ronna McDaniel

Nel giugno 2020, il Partito Democratico dell’Arizona aveva citato in giudizio lo stato per la scadenza che era stata fissata per la correzione delle firme mancanti sulle schede elettorali inviate per posta, sostenendo che la legge violasse il Primo ed il Quattordicesimo Emendamento della Costituzione americana e che negasse agli elettori il c.d. “giusto processo”. Il RNC ed il Partito Repubblicano dell’Arizona sono intervenuti per difendere la scadenza ed hanno combattuto con successo per garantire che entrasse in vigore per le elezioni del novembre 2020. Un tribunale inferiore si era schierato con i Democratici ed aveva presentato un’ingiunzione permanente che invalidava così la legge. Il RNC ha poi fatto appello al Nono Circuito che ha annullato l’ingiunzione ed ha sostenuto la costituzionalità della legge dell’Arizona.

Lo Stato del Grand Canyon permette il voto via posta sin dal 1991 e permette agli elettori di farlo durante le ultime quattro settimane di un’elezione.

I documenti del tribunale motivano:

Una scheda con una firma mancante è incompleta e non può essere conteggiata. Un elettore può correggere una scheda con una firma mancante presentando una scheda sostitutiva firmata entro la scadenza del giorno delle elezioni. Gli elettori dell’Arizona possono verificare la correttezza della firma anche per tre o cinque giorni dopo il giorno delle elezioni, ma gli elettori devono apporre una firma mancante tassativamente entro il giorno delle elezioni.

Nell’opinione redatta per motivare il suo voto, il giudice Susan Graber, nominata dall’ex presidente Bill Clinton, ha detto che mancare la scadenza “che l’Arizona ha imposto da tempo” sia qualcosa di imputabile “solo ed esclusivamente alla loro [degli elettori] negligenza“. Lo stesso giudice ha anche notato che la legge dell’Arizona offre una “misura di garanzia“, poiché i funzionari elettorali sono tenuti ad informare gli elettori del loro errore e a permettere fino al giorno delle elezioni eventuali correzioni.

“Lo stato aveva un importante interesse normativo nel ridurre l’onere amministrativo per gli operatori elettorali, specialmente durante i giorni impegnativi immediatamente successivi ad un’elezione”, ha scritto la Graber, aggiungendo: “Alla luce del minimo onere per l’elettore di firmare l’affidavit o di correggere una firma mancante entro il giorno delle elezioni, l’interesse dello stato ha sufficientemente giustificato la fissazione della scadenza al giorno delle elezioni“.

Il giudice Wallace Tashima, anche lui nominato da Bill Clinton, ha scritto una opinione di dissenso alla decisone del collegio giuncante, sostenendo che per lui la legge “priva gli elettori dei diritti“.

Tashima ha motivato:

Il rifiuto dello stato di fornire un periodo di tempo post-elettorale per correggere le schede con firme mancanti, coerente con il periodo di tempo che fornisce per correggere altre schede carenti, priva gli elettori del diritto di voto successivamente al momento in cui hanno espresso il loro voto esattamente come sicuramente fanno le leggi che limitano gli elettori ad esprimere il loro voto.

Il RNC ha detto che la vittoria costituisce “un’altra umiliante sconfitta per i Democratici in Arizona” dopo la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti a luglio che ha sostenuto il divieto dell’Arizona sul traffico delle schede e sul voto fuori distretto nella Sentenza Brnovich vs. DNC.

“Questa vittoria si basa sulla storica vittoria conservatrice in Brnovich vs. DNC e dimostra che gli sforzi dei Repubblicani per rendere più facile votare e più difficile barare stanno funzionando in Arizona così come nel resto della nazione”, ha concluso la McDaniel.

Il caso è stato trattato nella sentenza “Arizona Democratic Party vs. Hobbs“, No. 20-16759, presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Nono Circuito.


Un nuovo match tra Biden e Trump?
Byron York’s Daily Memo
16 dicembre 2021

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C’è così tanta incertezza attorno alla corsa presidenziale del 2024 che non è chiaro se Joe Biden, attualmente nello Studio Ovale da meno di un anno, correrà per la rielezione. Non è nemmeno chiaro se l’ex presidente, Donald Trump, farà una terza corsa per la Casa Bianca.

Ma un nuovo sondaggio del Wall Street Journal mostra che un confronto Biden-Trump, se dovesse avvenire, sarebbe praticamente alla pari – 46% per Biden contro il 45% per Trump.

Cosa succederebbe se la gara non fosse però tra un Biden 82enne contro un Trump 78enne? Il sondaggio ha cercato di superare le emozioni che un tale confronto creerebbe ponendo questa domanda:

Indipendentemente da come la pensate su ciascuno dei due, preferireste continuare a perseguire le politiche e le proposte di Joe Biden oppure tornare alle politiche e alle proposte di Donald Trump?

Questa è la domanda chiave per il 2024 e, proprio come il confronto Biden-Trump, il risultato è stato molto, molto ravvicinato – questa volta con un piccolo vantaggio per Trump. Il 48% degli intervistati ha detto di voler tornare alle politiche di Trump, mentre il 46% ha detto di voler continuare le politiche di Biden.

Questi numeri danno un’idea di come potrebbe essere un’elezione senza Biden e senza Trump. Chiunque sarà il candidato democratico si impegnerà a continuare il lavoro iniziato da Biden, e chiunque sarà il candidato repubblicano si impegnerà a tornare alle politiche associate a Trump. E se Biden stesso non scenderà in gara, il candidato repubblicano ritrarrà il candidato democratico come un continuatore delle politiche fallimentari di Joe Biden. Se Donald Trump non scenderà in campo, il candidato democratico ritrarrà senza dubbio il suo rivale repubblicano come “l’incarnazione di Trump”. Quindi, in questo senso, le elezioni del 2024 saranno comunque un “Biden contro Trump“, non importa chi siano i candidati effettivi.

Nel frattempo, Biden continua ad affondare. Il suo indice di approvazione nel nuovo sondaggio è solo del 41%, rispetto al 57% che disapprova. Oltre a questo, molti elettori incolpano la sua amministrazione specificamente per quello che vedono come il problema economico più pressante, l’inflazione.

Alla domanda su quale sia la causa principale dell’aumento dei prezzi, il 24% ha risposto ai problemi legati alla catena di approvvigionamento, il 17% alla domanda contratta a causa della pandemia, un altro 17% alle società che aumentano inutilmente i prezzi ed il 39% alle politiche dell’amministrazione Biden.

Il sondaggio ha anche trovato i Repubblicani in testa nel c.d. “voto generico“, cioè l’ipotesi per cui, se le elezioni si tenessero oggi, l’intervistato voterà per il candidato repubblicano o il candidato democratico alla Camera nel suo distretto elettorale. I Democratici hanno per anni condotto nelle intenzioni di voto generiche – ma questo fino a poco tempo fa, quando una serie di sondaggi ha mostrato i Repubblicani in vantaggio. Infatti, nel nuovo sondaggio del Wall Street Journal, il 44% ha detto che avrebbe scelto il candidato repubblicano, mentre il 41% ha detto che avrebbe scelto il democratico. Altre cattive notizie per il Partito al potere.

Ma la partita tra Biden e Trump, che sia una vera partita tra Biden e Trump o una partita “Bidenismo contro Trumpismo“, mette in ombra qualunque politica del momento. Qualunque cosa accadrà nelle elezioni di midterm del 2022, l’America è diretta verso un’altra resa dei conti nel 2024.


Gli elettori ispanici sono ora equamente divisi tra i due principali partiti americani, secondo un sondaggio del WSJ
Wall Street Journal
19 dicembre 2021

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I Repubblicani hanno fatto molti e rapidi guadagni tra una fascia demografica cruciale che ha a lungo favorito i Democratici.

Il grande e diversificato gruppo degli elettori ispanici negli Stati Uniti sta mostrando segni sempre più evidenti di andare verso un equa suddivisione del suo sostegno tra Democratici e Repubblicani rispetto a quello che si è visto nelle ultime elezioni, ha scoperto un nuovo sondaggio del Wall Street Journal, uno sviluppo preoccupante per il Partito Democratico, che ha a lungo contato su un sostegno ispanico fuori misura.

Un anno dopo aver dato ai candidati democratici alla Camera più del 60% del loro voto, secondo i sondaggi di allora, il nuovo sondaggio del WSJ ha scoperto che gli elettori ispanici sono divisi in modo più uniforme nella loro scelta di voto per il Congresso. Alla domanda su quale partito sosterrebbero se le elezioni fossero oggi, il 37% degli elettori ispanici ha detto che sosterrebbe il candidato repubblicano al Congresso mentre il 37% ha detto che favorirebbe il candidato democratico, con il 22% ancora indeciso.

Gli elettori ispanici sono rimasti equamente divisi anche quando è stato chiesto loro di un’ipotetica rivincita tra gli ultimi contendenti presidenziali nel 2024, con il 44% che ha detto che avrebbe sostenuto nuovamente Joe Biden mentre il 43% l’ex presidente Donald Trump. Nel 2020, Biden aveva ottenuto il 63% del sostegno tra gli elettori ispanici, quasi 30 punti in più di Donald Trump, secondo AP VoteCast, un importante sondaggista sull’elettorato presidenziale.

Gli elettori ispanici rappresentano circa 1 elettore su 8 tra quelli idonei e sono uno dei gruppi in più rapida crescita fra l’elettorato, fattori che aggravano i timori dei Democratici su qualsiasi deterioramento rispetto al loro sostegno.

“I latinos stanno diventando sempre più elettori oscillanti… Sono un voto oscillante per il quale dovremo combattere”, ha detto il sondaggista democratico John Anzalone, la cui azienda ha condotto il sondaggio del Wall Street Journal insieme a quella del sondaggista repubblicano Tony Fabrizio.

I due sondaggisti hanno detto che il loro sondaggio ha evidenziato che le questioni economiche erano la preoccupazione principale tra gli elettori ispanici, attirando gli uomini ispanici, in particolare, verso il Partito Repubblicano.

Gli elettori ispanici nel sondaggio hanno classificato le questioni economiche come la priorità da affrontare sia per Biden che per il Congresso. Gli uomini ispanici hanno detto che i Repubblicani hanno la politica economica migliore, con un margine di 17 punti. Le donne ispaniche, al contrario, hanno detto che i Democratici avevano piani economici migliori, con un margine di 10 punti.

La maggioranza degli uomini ispanici ha detto che vorrebbe tornare alle politiche che Donald Trump ha perseguito da presidente, mentre la maggioranza delle donne ispaniche ha detto che preferirebbe attenersi alle politiche di Joe Biden.

“Vedete in questo sondaggio che c’è un gruppo di uomini ispanici che sono stati senza dubbio attirati da Trump e sono diventati più Repubblicani. Abbiamo più lavoro da fare su questo”, ha detto Anzalone, riferendosi ai candidati democratici ed ai loro alleati.

Il sondaggista repubblicano Tony Fabrizio ha detto: “Questo mi dice che l’economia conta, in particolare per gli uomini ispanici. Sono l’economia ed i fattori economici a guidare il loro voto”.

Il sondaggio è il primo di una nuova serie di sondaggi del Wall Street Journal che esploreranno le forze che guidano la politica americana ed i cambiamenti nella società. Le aziende dei signori Fabrizio ed Anzalone lavoreranno insieme per fare dei sondaggi sul panorama politico.

Il sondaggio del WSJ ha riguardato 1.500 elettori registrati, compresi 165 elettori ispanici. Il margine di errore per il campione ispanico era più o meno di 7,6 punti percentuali.

Gli strateghi di entrambi i partiti stanno lavorando sin dalle elezioni del 2020 per calcolare la dimensione dello spostamento degli elettori ispanici verso il Partito Repubblicano e per capirne le cause. Uno studio approfondito, da Catalist, che compila ed analizza i dati degli elettori per i candidati democratici e le cause politiche dei progressisti, ha scoperto che gli elettori ispanici si sono spostati verso Donald Trump di 8 punti rispetto al 2016 nel loro voto.

Gli spostamenti in alcune parti del paese sono stati più grandi. Nella sua analisi dell’elettorato del 2020, Equis Labs, che studia l’elettorato latinos, ha scoperto oscillazioni verso i Repubblicani di 20 punti in alcune parti della contea di Miami-Dade, in Florida; di 12 punti nella Rio Grande Valley, in Texas; ed oscillazioni a doppia cifra in alcune parti del Nord-est. Nel sud della Florida, lo spostamento è stato abbastanza grande da far ribaltare due seggi del Congresso in favore del GOP, ha concluso lo studio.

Le analisi di vari gruppi hanno citato una serie di cause per questo spostamento, tra cui una maggiore affluenza tra gli elettori ispanici più conservatori, il successo dello sforzo dei Repubblicani nel persuadere gli elettori che si presentano di rado a votare e la frustrazione per la perdita di posti di lavoro a causa delle chiusure delle attività economiche legate alla risposta pandemica.

Nelle elezioni del mese scorso per il governatore della Virginia, AP VoteCast ha scoperto che il repubblicano Glenn Youngkin, che ha vinto la gara, ha superato il suo avversario democratico tra gli elettori ispanici.

Nel sondaggio del WSJ, gli elettori ispanici hanno una visione più negativa sull’economia, con il 25% che sostiene che sia diretta nella giusta direzione ed il 63% che dice essere diretta nella direzione sbagliata. Questo divario di 38 punti è stato confrontato con un divario di 31 punti tra tutti gli elettori.

Gli elettori ispanici vedono i Repubblicani al Congresso come meglio in grado rispetto ai Democratici di gestire alcune questioni economiche, come il contenimento dell’inflazione ed il taglio del debito pubblico federale. Hanno anche visto i Repubblicani come meglio in grado di assicurare la sicurezza dei confini.

Gli elettori ispanici vedono i Democratici al Congresso come meglio in grado di tenere sotto controllo la pandemia di COVID-19, ricostruire le infrastrutture e rendere la sanità più accessibile.

I risultati hanno anche mostrato come gli elettori ispanici differiscano poco dall’elettorato generale nelle loro preferenze politiche. Gli elettori ispanici hanno rispecchiato l’insieme degli elettori, per esempio, quando è stato chiesto loro come Joe Biden stesse gestendo il suo lavoro. Circa il 42% approva le prestazioni lavorative di Biden mentre il 54% le disapprova – in linea con il 41% di approvazione ed il 57% di disapprovazione tra il pubblico più ampio.

NOTA METODOLOGICA DEL SONDAGGIO: Il sondaggio del Wall Street Journal è stato condotto da ALG Research e Fabrizio, Lee & Associates, che hanno intervistato 1.500 persone, tratte da una lista di elettori noti e registrati, tra il 16 e il 22 novembre. La metà degli intervistati sono stati contattati attraverso i loro telefoni cellulari. Un quarto è stato raggiunto tramite testo inviato al proprio telefoni cellulare ed ha completato un sondaggio su internet. Un quarto degli intervistati è stato intervistato tramite telefono fisso. Il margine di errore per il campione completo è più o meno di 2,5 punti percentuali.

Jonathan Turley: Per i Democratici non ci sono più principi, regole e istituzioni da rispettare. C’è solo la mera convenienza politica. Questa è la politica del “con ogni mezzo necessario”
Dal Court Packing al parere contrario del Parlamentarian, i Democratici si impegnano a fare politica “con ogni mezzo necessario”.
23 dicembre 2021

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Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.

Si riporta la traduzione dell’articolo, adattato alla comprensione di un pubblico italiano.

Nell’era della rabbia, nessuna istituzione o processo appare inviolabile. Quando la maggioranza della Corte Suprema si è spostata a Destra, gli accademici ed i suoi stessi componenti liberal hanno chiesto il c.d. “Court Packing” – una pratica a lungo condannata come un’anatema allo stato di diritto.

Quando la commissione che doveva studiare l’ampliamento del numero dei giudici della Corte Suprema ha espresso le sue preoccupazioni, appunto, sul “court packing“, è stata denunciata dai gruppi liberal – e due dei pochi membri conservatori al suo interno si sono dimessi durante la furiosa protesta. Gli accademici sono stati esortati a “riscrivere” il Primo Emendamento dopo che è diventato un ostacolo agli sforzi per conseguire la “giustizia sociale“.

Non è sorprendente, quindi, che alcuni di quegli stessi attivisti stiano ora chiedendo il licenziamento della Parliamentarian del Senato Elizabeth MacDonough. Il suo reato? Aver emesso un parere non fazioso sul fatto che i Democratici non potessero far passare il vasto pacchetto sulla riforma dell’immigrazione come parte del processo della Riconciliazione del bilancio.

Come la Corte Suprema, anche il ruolo del Parliamentarian ora è diventato un “ostacolo” alla loro politica, quindi lei o il potere conferitole dalla sua autorità (oppure entrambe le cose) dovranno andarsene. I membri Democratici ed i loro staff stanno ripetendo lo stesso mantra minaccioso che è ormai familiare a Washington: quello della politica “con ogni mezzo necessario“.

I Democratici avevano già chiesto precedentemente di licenziare la MacDonough quando si era pronunciata contro di loro su una questione legislativa. La deputata Ilhan Omar, Democratica del Minnesota, aveva chiesto al Senato di “sostituire la parlamentare”. “Cos’è una maggioranza democratica se non possiamo passare le nostre leggi prioritarie? Questo è inaccettabile”. Appelli simili sono seguiti a questa decisione. Dopo tutto, qual è il valore di avere una maggioranza se non si può fare quello che si vuole nel modo in cui lo si vuole fare?

Questa era la stessa domanda posta quando la regola dell’ostruzionismo è diventata un ostacolo piuttosto che un beneficio per i membri di quel partito.

Per anni, i Democratici avevano difeso quella regola ritenendola “essenziale” al Senato perché aveva lo scopo di proteggere i diritti della minoranza. “Dio ci salvi da quel destino… [l’ostruzionismo] cambierebbe questa comprensione fondamentale e la pratica ininterrotta di ciò che è il Senato”. Tra questi c’era l’allora senatore Joe Biden e i suoi colleghi, compresi l’allora senatore Barack Obama e l’attuale leader della maggioranza Chuck Schumer. A loro credito, i Repubblicani hanno sempre rifiutato di abolire quella regola (nonostante gli inviti a farlo da parte del presidente Donald Trump quando avevano la maggioranza). Tuttavia, una volta che la maggioranza si è spostata, la regola dell’ostruzionismo è diventata un’altra vittima della “convenienza politica“.

Nell’ultima controversia, la MacDonough stava svolgendo quello che viene chiamato il “Byrd Bath” – una funzione non di parte che prende il nome dal defunto Sen. Robert Byrd, Democratico della West Virginia, durante la quale il Parliamentarian del Senato deve assicurare che ogni disposizione all’interno di una legge di riconciliazione sia pertinente al bilancio. La riforma dell’immigrazione non è chiaramente una voce legata al bilancio, ma i Democratici vogliono usare la riconciliazione per aggirare la regola dell’ostruzionismo ed usare il voto di Kamala Harris per superare il pareggio di 50 a 50.

Il processo di Byrd Bath ha lo scopo di proteggere le tradizioni di compromesso e di deliberazione del Senato, impedendo i tentativi di porre fine all’ostruzionismo o al processo legislativo. Il parere del Parliamentarian non è vincolante, ma ha la forza di un esperto non di parte che applica queste regole in modo uniforme ed equo. La MacDonough ha fatto proprio questo nel ricoprire il suo ruolo.

C’è poca tolleranza oggi, tuttavia, per i giuristi o i cancellieri che raggiungono le proprie conclusioni nel merito di tali questioni. “È una conclusione sbagliata” pensano, quindi “la MacDonough od il suo parere dovrebbero andarsene”.

Anche se la MacDonough manterrà il suo lavoro, vari membri del Senato stanno chiedendo un annullamento di quel parere, che è un evento raro, oppure, altri vogliono semplicemente che i Democratici scelgano un senatore che sia disposto a ignorare il parere redatto dal Parliamentarian e a seguire solo la pura “politica dei muscoli”. I membri Democratici e i loro staff stanno ripetendo lo stesso mantra minaccioso che è ormai familiare a Washington “con ogni mezzo necessario“.

La senatrice Elizabeth Warren che si è espressa a favore dell’ampliamento dei membri della Corte Suprema, ha dichiarato semplicemente che la MacDonough ha “sbagliato” e, come i suoi colleghi, ha sottolineato che “stiamo tenendo tutte le opzioni sul tavolo”. Allo stesso modo, il leader della maggioranza Chuck Schumer e i colleghi Senatori democratici Dick Durbin, Bob Menendez, Catherine Cortez Masto ed Alex Padilla hanno tutti indicato la volontà di annullare o di ignorare il parere.

Da parte sua, la senatrice Mazie Hirono, Democratica delle Hawaii, l’ha addirittura messa sul personale, non solo dicendo che “tutte le opzioni” sono sul tavolo, ma anche che “la protezione di milioni di immigrati senza documenti non può essere fermata a causa del parere di una persona”.

Naturalmente, non è affatto la decisione di una sola persona. La regola stessa è stata adottata dal Senato nel suo insieme come una questione di principio, prima che questo principio avesse un costo. La regola è stata poi applicata non solo dalla Parliamentarian ma da tutto il suo staff apolitico.

La risposta della Hirono ha fotografato la mentalità “fine a se stessa“ della moderna politica americana. Piuttosto che affrontare lo scopo della regola o il giudizio imparziale sul suo significato, la Hirono ha solo citato il valore di rendere cittadini milioni di immigrati senza documenti e poi ha giustapposto il loro destino alla decisione di una sola persona. Per lei, la MacDonough non stava solo facendo rispettare una regola, stava mettendo in pericolo milioni di persone.

Ricordava la rappresentante Alexandra Ocasio-Cortez quando giustificava la riforma della Corte Suprema mettendo in discussione “solo, funzionalmente, l’idea che nove persone, che un tribunale di nove persone, possa rovesciare leggi su cui migliaia, centinaia e migliaia di legislatori, sostenitori e responsabili politici hanno raggiunto il consenso”. Ha poi aggiunto: “Quanto ci avvantaggia l’attuale struttura? E non credo che lo faccia”.

Insomma, quando la “Byrd Rule” non ha più beneficiato i Democratici del Senato, è diventata altrettanto sacrificabile quanto la persona che la faceva rispettare.

Così, un piano prevede che Kamala Harris ignori semplicemente il Parliamentarian e le regole.

Le implicazioni di questa mossa hanno messo però alcuni Democratici a disagio, quello che il Sen. Ben Cardin ha riconosciuto essere “un cambiamento piuttosto drammatico” ed un “attacco diretto alla figura del Parliamentarian“. Il senatore Joe Manchin, Democratico della West Virginia, ha anch’egli insistito sul fatto che bisogna “attenersi al parere espresso dal Parliamentarian… su ogni questione. Non si può scegliere”. (Manchin ha poi detto che avrebbe votato No alla legge Build Back Better). Anche la senatrice Kyrsten Sinema, Democratica dell’Arizona, ha insistito che “non c’è nessun caso in cui io possa annullare la decisione del Parliamentarian“.

Questo non è un gran numero di senatori, ma sarebbe sufficiente per fermare lo sforzo di scavalcare il parere contrario del Parliamentarian sull’inserimento della riforma dell’immigrazione nella Riconciliazione del Bilancio.

Tuttavia, la risposta immediata dei membri e dei gruppi dei Democratici ha mostrato come tale principio abbia poco posto nella politica oggi. Nessuna istituzione o individuo può fare da ostacolo quando tutti gli altri membri hanno abbracciato la politica del “con ogni mezzo necessario“.



Alcuni uomini si sono fatti la vasectomia come “gesto d’amore” per protestare contro la legge sull’aborto del Texas
30 dicembre 2021

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Dal 2016 in poi è stato sempre più difficile discutere con il blocco elettorale dei “liberal” su praticamente tutti i fronti, sia esso economico o anche sociale, per non parlare delle questioni di politica estera o, peggio ancora, di quelle climatiche.

Dopo cinque, anzi, quasi sei, anni di ‘non-argomentazioni’, il sottoscritto ha rinunciato ad avere qualsiasi tipo di confronto con degli appartenenti ad un blocco elettorale che non solo è trinariciuto ma che rappresenta anche tutto ciò che è ontologicamente sbagliato e deplorevole, dunque inferiore e non meritevole di attenzioni.

Ma finalmente ci sono delle Buone Notizie! Siamo arrivati al punto in cui gli uomini progressisti si fanno fare di loro sponte la vasectomia!

La buona notizia arriva dal Grande Stato del Texas dove, dopo l’entrata in vigore della legge sull’aborto il primo settembre del 2021, il dottore Koushik Shaw, dell’Istituto di Urologia di Austin, ha confermato l’incremento di un 15% di uomini che si sono sottoposti alla vasectomia.

La motivazione per questa scelta è la c.d. “programmazione familiare” dovuta da alcuni cambiamenti nella legge statale sull’aborto. Shaw ha detto che i pazienti gli avrebbero spiegato che erano lì “perché alcuni di questi cambiamenti che [il Governatore del Texas Greg] Abbott ed il nostro parlamento hanno approvato stanno davvero influenzando il nostro processo decisionale in termini di pianificazione familiare” ed ha dichiarato che è la prima volta che esegue queste operazioni per motivi politico-giuridici.

“Così per me questo è suonato nuovo come motivo – è la prima volta che i pazienti stanno citando una legge statale come fattore motivante”, ha detto Shaw.

La S.B. 8, firmata lo scorso maggio dal Repubblicano Greg Abbott, proibisce agli operatori medici ed alle cliniche abortive di praticare aborti non appena abbiano “rilevato un battito cardiaco fetale del bambino non nato”, ma fornisce esenzioni per le emergenze. Secondo questa legge, qualsiasi cittadino è anche autorizzato a citare in giudizio chiunque fornisca servizi per l’aborto o li “aiuti oppure favorisca”, anche dopo che un battito cardiaco è stato rilevato, secondo il testo della legge. Le persone possono essere soggette a multe fino a 10.000 dollari di “danni legali” in base alle cause civili presentate.

L’urologo Doug Stein, definito “re della vasectomia“, sta promuovendo il sottoporsi alla vasectomia definendola un “gesto d’amore“.

“È una tendenza notevole nella comunità che sostiene la pianificazione familiare il riconoscere e promuovere la vasectomia ed il controllo delle nascite anche tra gli uomini, dove una volta questo era considerato un tema più marginale”, ha detto Sarah Miller, un medico di Boston specializzata in medicina familiare e che sostiene il movimento “Un gesto d’amore” di Stein.

A queste motivazioni io personalmente la incentiverei anche di più, magari per motivi ambientali, oppure per favorire il distanziamento sociale, o per qualsiasi altra cosa i nostri “Pavlov voters” (sinonimo di trinariciuti) credono sia indispensabile per il raggiungimento di un loro idilliaco “bene comune della giustizia sociale e dell’equità”… l’importante è accelerare la loro (auto)estinzione il più in fretta possibile.

Concludendo sul fronte legale, la Corte Suprema il 1° dicembre ha già ascoltato le argomentazioni nel caso “Dobbs vs. Jackson Women’s Health Organization“, incentrato sull’analoga legge del Mississippi che proibisce di eseguire la maggior parte degli aborti dopo 15 settimane di gravidanza. Una ormai prossima sentenza della Corte potrebbe influenzare la decisione del 1973 che aveva stabilito come l’accesso all’aborto sia un diritto costituzionale per le donne (la famosa sentenza Roe vs. Wade).


L’opinione pubblica sul 6 gennaio rifiuta la tesi dell'”insurrezione”, dice un nuovo sondaggio
Jonathan Turley
18 gennaio 2022

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“Preservare la narrazione”: i Democratici e i media insistono nel far sembrare il 6 gennaio come un’insurrezione, mentendo come quando avevano descritto le violente proteste antirazziste del 2020 come “per lo più pacifiche”.

Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.

Si riporta la traduzione dell’articolo, adattato alla comprensione di un pubblico italiano.

Durante la giornata di cerimonie per commemorare il 6 gennaio, la Speaker Nancy Pelosi ha fatto una dichiarazione significativa ai suoi colleghi e al pubblico in generale. La Pelosi ha dichiarato: “È essenziale che preserviamo la narrazione sul 6 gennaio“. Parte di questa narrazione è che questa non sia stata una rivolta ma bensì una “insurrezione“, una vera e propria “ribellione” contro il nostro paese. La preoccupazione della Pelosi sulla sopravvivenza di questa narrazione è ben fondata, come dimostra un recente sondaggio della CBS News. La maggioranza del pubblico americano non crede infatti che questa sia stata una “insurrezione“, nonostante gli venga ripetuto come un mantra dei membri del Congresso e dei mass media. Il pubblico ha visto quel terribile giorno svolgersi un anno fa e lo ha visto per quello che era: una protesta che è degenerata in una rivolta. (Per la massima trasparenza, ho lavorato in precedenza come analista legale per la CBS News).

Non sorprende che il sondaggio abbia ricevuto poca attenzione in un giorno in cui giornalisti e commentatori hanno parlato di “insurrezione” come un fatto innegabile. Eppure, quando la CBS lo ha chiesto agli americani, ha ricevuto una risposta che probabilmente non è piaciuta a molti. Infatti, la CBS non ha evidenziato la risposta alla domanda se la giornata sia stata davvero una “protesta che è andata troppo oltre”. La risposta è stata schiacciante e bipartisan. Circa il 76% crede infatti che sia stata una protesta che è andata troppo oltre.

Questa, tuttavia, non era una delle quattro opzioni alla domanda posta dal sondaggio condotto dalla CBS. Non ha infatti permesso al pubblico di definire questa come una “rivolta” quando ha chiesto loro di descrivere “Cosa è successo al Campidoglio il 6 gennaio 2021?” Perché? C’era la onnipresente “insurrezione” ed il “tentativo di rovesciare il governo“. Tuttavia, le altre due opzioni erano “patriottismo” o “difesa della libertà“. Questo è un dettaglio bizzarro. Le alternative più ovvie ad una vera ribellione in un contesto violento sarebbero una “protesta” o una “rivolta”. Tuttavia, al pubblico semplicemente non sono state date queste opzioni.

Il risultato era prevedibile. Circa l’85% dei Democratici ha prevedibilmente spuntato “insurrezione” o “tentativo di rovesciare il governo“, mentre solo il 21% ed il 18% dei Repubblicani erano d’accordo rispettivamente con queste due definizioni. Ma per coloro che non hanno visto la rivolta come un atto di “patriottismo” o di “difesa della libertà”, sono stati semplicemente lasciati senza alcuna scelta.

Il sondaggio ha catturato perfettamente lo stato dei nostri media. Non c’è una scelta. Usare il termine insurrezione è ora una cartina di tornasole. Nell’era della rabbia, la legittimità di qualcuno si basa solamente sul suo tono della voce e sulla sua furia. Dopo l’attacco, ho scritto che questa non era un’insurrezione, ma era una profanazione del nostro processo costituzionale. Quando ho usato il termine “sommossa” nelle mie rubriche, ho ricevuto un fiume di email che obiettavano alla mia definizione come prova di essere un apologeta o un “Trumpiano”.

Eppure, “insurrezione” e “sedizione” sono termini legali. Hanno un significato. L’FBI ha indagato su migliaia di persone dopo il 6 gennaio e ne ha accusate centinaia. Nessuno è stato accusato di insurrezione o do sedizione oppure di cospirazione per rovesciare il paese. La stragrande maggioranza è accusata di reati relativamente minori di violazione di domicilio o ingresso illegale o per danni alla proprietà – il tipo di accuse che sono comuni nelle proteste e nelle rivolte.

Niente di tutto ciò toglie il comportamento vergognoso di queste persone o la legittimità della loro persecuzione. Semplicemente non si è trattato di un’insurrezione. Questa è stata una protesta alimentata da una retorica sconsiderata che ha permesso agli eventi di degenerare in una rivolta vera e propria a causa di una scioccante mancanza nei preparativi di sicurezza da parte della polizia del Campidoglio e del Distretto di Columbia. Un grande spiegamento della Guardia Nazionale era stato rifiutato e le informazioni più critiche non sono state condivise dai funzionari che pianificavano le proteste che erano state annunciate da tempo. Ancora una volta, la colpa rimane degli stessi rivoltosi, ma questa sarebbe rimasta una protesta se il Congresso avesse preso misure le ovvie di protezione e di spiegamento dei soldati. Infatti, queste misure erano state usate in precedenza a Lafayette Park quando la sicurezza della Casa Bianca era stata quasi violata dai rivoltosi.

Eppure, continua questo sforzo determinato a mantenere la narrazione dell‘”insurrezione” – che deve essere “preservata“. Il New York Times ha dichiarato: “Ogni giorno è ora il 6 gennaio“. Questo non è qualcosa semplicemente importante per degli scopi politici. Membri e gruppi Democratici stanno di nuovo chiedendo che i rappresentanti (e lo stesso Trump) vengano squalificati dalla candidatura a futuri uffici in base al 14° Emendamento. La “clausola di squalifica” fu creata per i veri ribelli che tentarono di rovesciare il governo durante la Guerra Civile. I sostenitori autodefinitisi “pro-democrazia” come Marc Elias credono che nulla esprima meglio il concetto di Democrazia come quello di impedire alle persone di votare per i candidati che scelgono.

Se il 6 gennaio è stata un’insurrezione, allora i membri che contestavano i voti dei Grandi Elettori sarebbero stato poco più che dei ribelli confederati. Come per i villaggi del Vietnam, sembra che “la democrazia sarà salvata distruggendola”.

Leggi anche: Jonathan Turley: La democrazia secondo i Democratici consiste nell’impedire ai Repubblicani di gareggiare…

Il problema è che il pubblico americano non se la sta bevendo. Anche quando al pubblico non viene data alcuna scelta dalla CBS di definire il 6 gennaio come una rivolta piuttosto che un’insurrezione, la verità emerge come l’acqua che trova una via d’uscita. Il sondaggio mostra anche i limiti non solo della Speaker Nancy Pelosi ma anche dei media mainstream nel preservare le proprie narrazioni. Nonostante l’interminabile rullo di tamburi e squillo di trombe che definisce la giornata del 6 gennaio come a una “insurrezione”, i media non possono far sì che il pubblico ignori ciò di cui è stato testimone – più di quanto non possano far accettare agli spettatori delle proteste definite “in gran parte pacifiche“ con sullo sfondo delle immagini di edifici in fiamme. Quando ai media era stato detto di chiamare “proteste” le violente rivolte nell’estate del 2020, lo sforzo di “preservare la narrazione” è fallito con risultati quasi comici.

Questo è anche il motivo per cui il movimento “Let’s Go Brandon” è tanto una critica ai media quanto a Joe Biden.

Il fallimento di “preservare la narrazione” è dovuto al fatto che i media sono ora rinchiusi in una bolla di loro stessa creazione. Abbiamo visto l’ascesa del cosiddetto “advocacy journalism“, dove la narrazione, non la notizia, domina i reportage. Come ha spiegato Ted Glasser, professore di giornalismo alla Stanford, “i giornalisti hanno bisogno di essere palesi e candidi sostenitori della giustizia sociale, ed è difficile farlo sotto i vincoli dell’obiettività“.

I media, tuttavia, sono diventati sempre più irrilevanti per l’opinione pubblica. Nonostante la censura delle aziende dei social media ed il sostegno di legioni di volenterosi accademici ed esperti, la copertura delle notizie è in gran parte autoreferenziale. La maggior parte delle reti e dei giornali hanno effettivamente cancellato metà del paese. Stanno cantando in coro. Questo si riflette nel sondaggio della CBS. Al pubblico sono state date le stesse opzioni che i telespettatori ricevono ogni sera nei programmi delle reti via cavo: “o la definite un’insurrezione oppure siete solo dei Proud Boys se lo definite un atto di patriottismo”.

La dissociazione è pericolosa. È improbabile che lo sforzo di squalificare Donald Trump o i Repubblicani in carica abbia successo. Questo non diminuirà però il danno. Infatti, non farà altro che alimentare ulteriormente la rabbia e, Sì, il potenziale di violenza in entrambe le parti.

Nonostante il sondaggio della CBS, c’è ancora una scelta per il pubblico. Può ancora raggiungere le proprie conclusioni da solo… e sempre di più senza l’aiuto dei media.



I Democratici stanno perdendo gli elettori ispanici… parecchi di loro
Byron York’s Daily Memo
18 gennaio 2022

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Il problema del Partito Democratico con gli elettori ispanici è peggiore di quanto i loro leader volgiano ammettere, secondo una nuova valutazione dello stimato stratega Ruy Teixeira. Questa conclusione è particolarmente importante perché Teixeira aveva scritto l’influente libro del 2002 “The Emerging Democratic Majority“, che aveva convinto molti Democratici che una popolazione ispanica in crescita, che allora sosteneva molto fortemente i Democratici, fosse la chiave per un dominio permanente ed effettivo nella politica americana.

Ma ora, con gli elettori ispanici che abbandonano il Partito Democratico in massa, tutto sta cadendo a pezzi. “La gravità di questo problema tende ad essere sottovalutata nei circoli democratici per un paio di ragioni”, scrive Teixeira in un recente articolo per Substack. “(1) non si rendono conto di quanto sia grande lo spostamento; e (2) non si rendono conto di quanto minacci profondamente la teoria più influente tra i Democratici su cui si basa la costruzione della loro coalizione”.

L’ultimo punto di Teixeira è un eufemismo. L’idea di una maggioranza Democratica permanente ed effettiva si basa totalmente sul voto massiccio degli elettori ispanici. Nessun altro gruppo etnico negli Stati Uniti sta crescendo al ritmo della popolazione ispanica infatti. Quando i Democratici guardavano al giorno in cui un’America a maggioranza “non bianca” avrebbe eletto un Democratico dopo l’altro, si basavano in effetti sulla crescita del numero di elettori ispano-americani, insieme al presupposto che quegli elettori avrebbero sempre sostenuto lealmente i Democratici. Se questo però non accade, non c’è più alcuna possibilità di avere maggioranza permanente ed effettiva per i Democratici.

E infatti per ora, almeno, non sembra funzionare. Invece, Teixeira cita diverse prove riguardo al fatto che gli elettori ispanici stiano sostenendo sempre di più i Repubblicani. Un nuovo sondaggio del Wall Street Journal li ha trovati divisi equamente sulla questione se sostenere i Repubblicani o i Democratici nelle elezioni del Congresso del 2022. Questo è un grande cambiamento rispetto all’imponente vantaggio dei Democratici nelle competizioni elettorali precedenti. Il sondaggio ha anche mostrato come il voto ispanico sia praticamente in parità in un ipotetico rematch nel 2024 tra Biden e Trump – dopo aver sostenuto Joe Biden con più di 25 punti percentuali nel 2020.

Leggi anche: Gli elettori ispanici sono ora equamente divisi tra i due principali partiti americani, secondo un sondaggio del Wall Street Journal

C’è di più. In Texas, che Teixeira definisce “forse, l’obiettivo più prezioso per i Democratici” per vincere con il crescente sostegno ispanico, “i dati del sostegno di Biden tra gli ispanici sono terribili“. Un recente sondaggio del Dallas Morning News ha trovato il sostegno di Biden al 35% di approvazione e al 54% di disapprovazione tra gli ispanici del Texas. Questi elettori disapprovano in particolare la gestione di Biden della crisi dei migranti al confine tra Stati Uniti e Messico. Nel frattempo, nella corsa a governatore della Virginia, Teixeira nota con un certo stupore come “il democratico Terry McAuliffe ha effettivamente perso il voto latinos“. Ci è voluto un po’ di lavoro, ma McAuliffe ci è riuscito.

Teixeira fa anche notare che gli elettori ispanici si sono spostati in gran numero verso Donald Trump tra il 2016 e il 2020. E non solo in Florida e Texas – lo spostamento è stato visto anche in Wisconsin, Nevada, Pennsylvania, Arizona e Georgia.

Gli elettori ispanici sono anche particolarmente “freddi” verso i messaggi di Joe Biden. Lo slogan “Working Class Joe” non sembra connettersi con questi elettori, che sono in gran parte provenienti dalla classe operaia. Gli elettori ispanici senza una laurea “hanno dato a Trump un notevole 41% del loro voto nel 2020”, nota Teixeira. Questo è particolarmente importante perché circa l’80% del voto ispanico a livello nazionale potrebbe essere classificato come “classe operaia”.

Ma non è solo Biden. Gli elettori latinos sembrano essere sempre più distanti dal Partito Democratico stesso, e in particolare rispetto ai suoi leader progressisti. Questo è stato certamente vero nel 2020, l’anno di Black Lives Matter per gran parte del Partito. La crescente attenzione dei Democratici verso le questioni razziali ha lasciato indifferenti gli elettori ispanici. E questo porta a quello che è forse il punto più importante di Teixeira:

E’ difficile evitare la conclusione per cui i Democratici abbiano gravemente sbagliato nel raggruppare gli ispanici con le “persone di colore” e supporre che abbiano abbracciato l’attivismo intorno alle questioni razziali che ha dominato tanta parte della scena politica nel 2020, in particolare in estate. Questo era un presupposto errato. La realtà della popolazione ispanica è che essi sono, in generale, una classe operaia, economicamente progressista e socialmente moderata, che si preoccupa soprattutto dei posti di lavoro, dell’economia e dell’assistenza sanitaria.

Gli elettori ispanici non volevano che la polizia venisse indebolita. Non volevano tagliare i bilanci della polizia o ridurre il numero degli agenti. Non volevano ridurre il ruolo delle forze dell’ordine nel mantenere la pace sociale. E non amavano l’idea delle c.d. “Reparations“. Sono stati, in altre parole, completamente indifferenti all’estate di BLM.

Infine, molti elettori ispanici sono disgustati dall’antiamericanismo di alcuni esponenti progressisti. Gli ispanici in un recente sondaggio “hanno detto che preferirebbero essere cittadini degli Stati Uniti piuttosto che di qualsiasi altro paese del mondo e con una maggioranza di 35 punti di scarto hanno detto di essere orgogliosi del modo in cui funziona la democrazia americana”, nota Teixeira. Tali opinioni, aggiunge, “contrastano nettamente con le opinioni negative degli attivisti progressisti”.

In altre parole, gli elettori ispanici sembrano essere fuori sintonia con le tendenze più forti nel Partito Democratico di oggi. Durerà? Chi lo sa. Ma in questo momento, il problema dei Democratici rappresenta un’enorme opportunità per i Repubblicani.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:39 am

Le fosche prospettive di Joe Biden per il 2024.
Byron York’s Daily Memo
19 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... r-il-2024/

Nelle ultime settimane, abbiamo visto i Democratici realizzare ciò che avrebbe dovuto essere ovvio per loro da sempre: Joe Biden è troppo vecchio per sedere nello Studio Ovale. Ed è certamente troppo vecchio per farlo non uno ma per due mandati.

Joe Biden però sta dicendo alla gente che intende correre per la rielezione nel 2024. Se vincesse, inizierebbe un secondo mandato ad 82 anni e lo porterebbe a termine a 86 anni – una situazione senza precedenti nella storia degli Stati Uniti. Ed è una situazione anche preoccupante, dato il notevole deterioramento del contegno di Joe Biden già oggi, all’età di 79 anni.

Ed infatti, molti Democratici chiaramente non credono che ci sarà alcuna campagna per la rielezione di Joe Biden. L’elezione presidenziale del 2024 è dunque “sempre più nella mente di una lunga lista di ambiziosi Democratici e dei loro consiglieri”, aveva riportato il New York Times nella prima metà di dicembre. “Con il signor Biden che affronta un calo nei sondaggi e che compirà 82 anni il mese in cui si presenterà di nuovo al voto, e con la vicepresidente Kamala Harris afflitta anch’essa da un calo nei sondaggi, le conversazioni sulle possibili alternative stanno iniziando molto prima di quanto sia consueto fare con un presidente ancora nel suo primo anno di mandato”.

Ora, un nuovo sondaggio mostra quanto triste potrebbe essere la situazione per Joe Biden nel 2024. In un sondaggio Morning Consult-POLITICO, solo il 34% degli elettori registrati dice di desiderare che Biden si ricandidi, contro il 58% che non lo vuole. Questi sono, per rischiare di dire un’ovvietà, numeri terribili per un inquilino della Casa bianca a soli 11 mesi dal suo primo mandato.

Tra i Democratici, il 63% dice di volere che Biden si ricandidi, contro il 28% che non lo vuole – una risposta decisamente anemica da parte del partito che esprime chi è al potere. (A proposito, c’è un interessante divario di genere nel Partito di Joe Biden – il 70% degli uomini che votano per i Democratici dice di volere che Joe Biden si ricandidi, contro il 56% delle donne).

Tra gli elettori indipendenti, i numeri di Joe Biden sono assolutamente terribili: il 23% vuole che si ricandidi, contro il 67% che non lo vuole.

I risultati di Biden sono persino peggiori di quelli dell’uomo che ha sconfitto nel 2020, l’ex presidente Donald Trump. Tra gli elettori registrati, il 39% dice che vorrebbe vedere Trump correre nel 2024, quando avrà 78 anni. Il 56% non vuole che si candidi.

Tra i Repubblicani, il 70% dice di volere che Trump si ricandidi, contro il 25% che non lo vuole. (Nessun divario di genere; il numero di uomini e donne che votano per il GOP che vogliono che Trump si ricandidi è praticamente uguale). E tra gli elettori indipendenti, il 31% vuole vedere Trump ricandidarsi, contro il 59% che non lo vuole.

Gli elettori sembrano esprimere l’idea di voler avere altre scelte per il presidente nel 2024. Questa è un’ovvia opportunità per i politici più giovani in entrambi i partiti che sono desiderosi di salire sul palco della scena nazionale. D’altra parte, gli elettori spesso dicono che vorrebbero altre scelte rispetto ai candidati che gli vengono offerti – ma finiscono poi per “tapparsi il naso” e votare la scelta che viene messa davanti a loro.

Nei prossimi anni si vedrà se prevarrà il vecchio oppure il nuovo.



La Corte Suprema ha risposto agli attacchi dei Democratici ribadendo l’indipendenza del potere giudiziario
Roberts ha risposto alle minacce contro la Corte Suprema degli Stati Uniti.
Jonathan Turley
19 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... udiziario/

Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.

Si riporta la traduzione dell’articolo, adattato alla comprensione di un pubblico italiano.

Il presidente della Corte Suprema John Roberts ha usato la sua relazione di fine anno alla vigilia di Capodanno per denunciare le minacce che sono state mosse contro la Corte Suprema ed i suoi membri da parte di politici e gruppi di pressione vicini ai Democratici, comprese le minacce di aumentare il numero dei giudici della Corte (c.d. Court-packing) per imporre una maggioranza liberal nel più breve tempo possibile. Roberts si è riferito a tali minacce come a tentativi di esercitare “un’influenza politica inappropriata” sulla Corte in violazione dei nostri valori e delle tradizioni costituzionali.

Abbiamo già discusso sulle crescenti minacce da parte dei leader Democratici secondo cui o la Corte voterà in maggioranza con i giudici liberal sulle questioni “chiave” oppure affronterà delle “conseguenze”, compreso il c.d. Court-packing. Recentemente, la senatrice Elizabeth Warren (Democratica del Massachusetts), un ex professoressa di legge tra l’altro, è diventata l’ultima ad esprimere tali opinioni sconsiderate.

Il c.d. “Court-packing” va ad influenzare la composizione di un tribunale, specialmente nel caso della Corte Suprema degli Stati Uniti, andando ad aumentare il numero di giudici nel tentativo di cambiare così la maggioranza ideologica in seno a quella corte. Sin dal 1869 la Corte Suprema americana è composta da 9 giudici di nomina presidenziale. Il tentativo di court-packing più famoso si ebbe nel 1937, quando il presidente Franklin Delano Roosevelt tentò senza successo di ampliare la composizione della Corte Suprema fino a 15 giudici, proponendo di nominare un nuovo giudice per ogni membro in carica di età oltre i 70 anni che si fosse rifiutato di dimettersi.

Ciò che i politici Democratici chiedono è banalmente di rimpinguare il numero dei giudici presso la Corte Suprema (che sin dal 1869 è di nove giudici) al fine di aggiungere altri quattro nuovi giudici e dare così alla minoranza dei togati di estrazione culturale “liberal” la maggioranza – un proposta politica già a suo tempo bocciata da figure come la defunta giudice Ruth Bader Ginsburg e dal giudice Stephen Breyer, che siede ancora nella Corte.

L’anno scorso, il presidente del Comitato Giudiziario della Camera Jerry Nadler, Democratico di New York, ed il senatore Ed Markey, Democratico del Massachusetts), ed altri si sono presentati di fronte alla Corte Suprema per annunciare un disegno di legge sul Court-packing per dare così ai liberal una maggioranza di un giudice. Questa iniziativa seguiva alle minacce già espresse da vari membri del Partito Democratico secondo cui giudici conservatori avrebbero fatto meglio a votare con i colleghi liberal… altrimenti.

La senatrice Jeanne Shaheen, Democratica del New Hampshire, ha recentemente lanciato un avvertimento alla Corte Suprema: confermare la giurisprudenza della sentenza “Roe vs. Wade” oppure affrontare una “rivoluzione“. Il senatore Richard Blumenthal aveva già avvertito la Corte Suprema che, se avesse continuato a emettere sentenze conservatrici oppure a “scalfire la Roe vs. Wade“, avrebbe innescato “un terremoto per riformare la Corte Suprema“: “potrebbe essere l’allargamento dei numeri della Corte Suprema, come potrebbe essere fare dei cambiamenti alla sua giurisdizione, oppure richiedere un certo numero di voti per abbattere certi precedenti del passato”.

Anche il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha dichiarato davanti alla Corte Suprema: “Voglio dirti, Gorsuch, voglio dirti, Kavanaugh, voi avete liberato la tempesta, e ne pagherete il prezzo“.

Da parte sua, la rappresentante Alexandria Ocasio-Cortez, Democratica di New York, ha messo persino in dubbio il valore dell’intera istituzione qualora continui a non dimostrare alcuna intenzione di votare coerentemente secondo le sue opinioni personali o quelle del Partito Democratico: “Quanto ci avvantaggia l’attuale struttura? E non credo che lo faccia”. Elizabeth Warren sembra seguire più il discorso di una Ocasio-Cortez che la riforma che a suo tempo volle Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt almeno cercò di nascondere il suo sconsiderato desiderio di aumentare i giudici della Suprema Corte spingendo per adottare una regola basata sui limiti di età. Era una cosa incredibilmente stupida. Quella legge di riforma avrebbe infatti permesso a Roosevelt di nominare fino a sei giudici per ogni membro che avesse avuto più di 70 anni. Invece, la Warren, così come la Ocasio-Cortez, vuole che la base elettorale dei Democratici sappia che lei sta spingendo per ottenere un puro ampliamento dei numeri della Corte Suprema che ribalterà l’attuale maggioranza, senza nemmeno più la pretesa di una regola che fosse “neutrale”. (Se il progetto passasse in questa legislatura, infatti, i nuovi giudici verrebbero nominati da Joe Biden e confermati dal Senato a maggioranza democratica grazie al voto di Kamala Harris, n.d.r.)

Nonostante il fatto che la Corte abbia più spesso votato su linee non ideologiche (e che abbia regolarmente emesso decisioni unanimi), la Warren ha denunciato comunque la Corte Suprema come un organo “estremista“ che ha “minacciato, o smantellato completamente, i diritti fondamentali in questo paese“. Ma questi valori “fondamentali” apparentemente per lei non includono l’indipendenza dei giudici.

Ora, il presidente John Roberts sembra aver risposto. Il suo rapporto colpisce per il suo tono misurato e soppesato, specie se si mette a confronto con la retorica spesso avventata usata da questi politici. Ha aspettato fino al momento in cui ha potuto parlare dell’anno in rassegna per la Corte che presiede e per le 107 corti distrettuali e d’appello in tutto il paese. Tuttavia, ha incluso le seguenti righe che sono chiaramente dirette al Congresso e ai gruppi di pressione vicini ai Democratici, il più estremista dei quali è “Demand Justice“:

L’indipendenza decisionale è essenziale per il giusto processo, promuovendo un processo decisionale imparziale, libero da influenze politiche o altre influenze estranee. Il potere della magistratura di gestire i suoi affari interni isola i tribunali da un’inappropriata influenza politica ed è cruciale per preservare la fiducia del pubblico sul suo lavoro come un ramo separato e co-eguale rispetto al governo.

La critica arriva dopo che un nuovo sondaggio mostra che il giudice Roberts è il funzionario governativo più popolare del paese, un fatto che ha portato alcuni a Sinistra ad esprimere un allarme quasi apocalittico.

Non è però l’unico giudice che sta parlando per smussare gli attacchi alla Corte. Il giudice liberal Stephen Breyer si è scontrato contro l’affermazione per cui questa sia una Corte Suprema “conservatrice” ed ha notato che “Il capo della Corte parla spesso anche su questo argomento e dice, No, No: non guardiamo le nostre sentenze dal punto di vista della nostra ideologia personale”.

Il giudice Clarence Thomas ha criticato coloro che sembrano intenzionati a sminuire l’autorità o il rispetto della Corte: “i media la fanno sembrare come se si andasse sempre e solo verso la propria preferenza personale… Pensano che si diventi come un politico. Questo è un problema. Metteranno a repentaglio qualsiasi fiducia nelle istituzioni legali”.

La giudice Amy Coney Barrett ha recentemente detto davanti ad un pubblico che “il mio obiettivo oggi è quello di convincervi che questa Corte non è composta da un gruppo di giudici faziosi”.

Tuttavia, come discusso nella mio articolo pubblicato su The Hill, è probabile che gli attacchi aumenteranno in questo anno chiave per le elezioni, e con così tante decisioni importanti che infittiscono il calendario della Corte.

Il tipo di demagogia denunciata dal presidente Roberts sta ora diventando mainstream tra i nostri leader, i media e vari gruppi di pressione. Tuttavia, gli strateghi Democratici stanno scoprendo che vendere l’ampliamento dei giudici della Corte ed attaccare i giudici non ha alcuna risonanza al di fuori di quello stesso 30% degli elettori di Sinistra. Infatti, quello che molti vedono come una cosa “terribile per la democrazia” è in realtà lo sforzo per distruggere l’indipendenza della Corte Suprema, una delle istituzioni centrali del sistema costituzionale americano.



Sondaggio Fox News: gli elettori sono riluttanti a dare a Biden un secondo mandato
28 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... o-mandato/

L’ansia per la propria situazione economica è più alta rispetto ad un anno fa, e molti sentono che la pandemia di COVID-19 non è sotto controllo.

Sei elettori su dieci sosterrebbero qualcuno diverso da Biden se le elezioni presidenziali del 2024 fossero oggi, secondo un sondaggio condotto a livello nazionale da Fox News pubblicato domenica. Questo rende le sue attuali prospettive per la rielezione più deboli di quanto lo siano mai state anche rispetto ai suoi predecessori più recenti, Donald Trump e Barack Obama.

Alla fine del primo anno di Joe Biden in carica, l’ansia per la propria situazione economica è più alta rispetto ad un anno fa, e molti sentono che la pandemia non è affatto sotto controllo. Il suo indice di gradimento del lavoro in entrambe queste aree è in calo negli ultimi mesi, e oltre la metà degli elettori disapprova le prestazioni di Joe Biden nel complesso.

L’indice di gradimento è sotto da ottobre, e questa situazione permane immutata: il 47% approva e il 52% disapprova.

Complessivamente, il 54% approvava il lavoro che stava facendo Joe Biden al suo traguardo dei 100 giorni nel mese di aprile. Il calo di 7 punti da allora può essere attribuito quasi esclusivamente ad un calo di consenso tra i Democratici (sceso dal 95% di aprile all’85% di oggi). L’approvazione tra i Repubblicani e gli elettori indipendenti è cambiata solo di un punto o due nello stesso periodo.

L’approvazione di Biden ha raggiunto il massimo al 56% (nel mese di giugno) ed è scesa fino al 44% (del mese di novembre).

L’attuale indice di gradimento del lavoro di Biden è quasi identico a quello dell’ex presidente Donald Trump a questo punto della sua presidenza, dato che il 45% approvava mentre il 53% disapprovava nel gennaio 2018.

N.B. Il che è interessante, dato che Donald Trump subiva una campagna mediatica contraria martellante ed asfissiante, mentre Joe Biden ha gran parte della stampa americana ed internazionale ancora tutta a suo favore. Ciò significa che nemmeno la propaganda dei media riesce a tamponare l’emorragia dei consensi. (n.d.r.)

L’indice di gradimento del lavoro di Kamala Harris è persino peggiore di quello di Joe Biden: il 43% approva, mentre il 54% disapprova. Il 78% dei Democratici e l’11% dei Repubblicani approva il lavoro che sta svolgendo.

Anche il rating di Joe Biden è negativo sui temi principali. Una cifra record negativa, pari al 52%, disapprova la sua gestione della pandemia, dal 34% che era all’inizio del 2021. Numeri ancora più alti disapprovano la sua politica estera (54%), l’economia (58%) e la sicurezza dei confini (59%).

Il 73% degli elettori dice che le condizioni economiche sono “appena discrete” oppure “scarse“, rispetto al 66% dello scorso dicembre.

Ancora di più, l’85%, è preoccupato per l’inflazione, e questo sentimento è bipartisan: l’81% dei Democratici ed il 91% dei Repubblicani sono preoccupati.

Gli elettori non sono d’accordo però su cosa stia causando l’inflazione. Il 48% incolpa le politiche del governo più che la pandemia (45%). I Democratici (66%) incolpano la pandemia, mentre i Repubblicani (73%) incolpano le politiche del governo federale.

I Repubblicani (80%) sono anche più propensi rispetto ai Democratici (56%) a pensare che l’inflazione resterà in giro per un altro anno o più. Nel complesso, più dei due terzi la pensano così (69%).

La percentuale degli elettori che dice che la pandemia è “per niente” sotto controllo è saltata di 13 punti dal mese scorso, dal 28% al 41%. Quasi tre quarti (72%) rimangono preoccupati per il Coronavirus.

Circa due terzi degli elettori credono che i vaccini e le mascherine siano efficaci nella lotta contro il COVID-19, mentre poco più della metà dice lo stesso dei test frequenti e degli obblighi alla vaccinazione. I Democratici sono almeno due volte più propensi rispetto ai Repubblicani a pensare che mascherine, restrizioni, obblighi e vaccini funzionino. Il divario è più stretto sui vaccini: l’86% dei Democratici li ritiene efficaci contro il 51% dei Repubblicani.

Poco più della metà degli elettori pensa che i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) stiano svolgendo il loro lavoro con competenza, ma gli elettori tagliano la corda al CDC su una questione particolare: Più elettori attribuiscono il cambiamento dei consigli pandemici dell’agenzia all’apprendimento di nuove informazioni piuttosto che all’incapacità di comunicare chiaramente.

La grande maggioranza degli elettori vuole che i bambini abbiano la scuola in presenza questo trimestre. Il 28% pensa che le scuole dovrebbero essere completamente aperte come al solito, il 27% dice aperte ma con distanziamento e mascherine, il 30% vuole un mix tra scuola in persona persona e didattica a distanza. Il 14% preferisce che invece la scuola siano svolta da remoto. Gli elettori che sono anche genitori e quelli che non sono genitori hanno opinioni simili, con meno di uno su cinque a favore della scuola completamente da remoto.


Rieleggere Biden nel 2024?

La maggioranza degli elettori dice che sosterrebbe qualcun altro rispetto a Joe Biden nel 2024, più di quanto abbiano mai detto lo stesso sugli ex presidenti Barack Obama e Donald Trump.

Mentre il 36% rieleggerebbe Joe Biden, il 60% non lo farebbe. I numeri più alti per l’opzione “qualcun altro” per Barack Obama è stato il 54% (nel settembre 2010) ed il 56% per Donald Trump (a gennaio 2018).

Inoltre, solo il 21% dice che rieleggerebbe “sicuramente” Joe Biden, mentre il doppio – il 44% – sosterrebbe “sicuramente” qualcun altro. Il maggior numero di elettori che aveva detto che avrebbe “sicuramente” votato per “qualcun altro” durante l’amministrazione Trump è stato il 48% (a gennaio 2018).

Il 72% dei Democratici rieleggerebbe Joe Biden, compreso il 48% che dice “sicuramente”. Allo stesso modo, tra coloro che approvano il lavoro che Biden sta facendo, il 74% lo rieleggerebbe (il 45% dice “sicuramente”).

“Questi certamente non sono numeri che il team di Biden desidera, ma la defezione tra i Democratici è la ragione principale per cui la sua rielezione viene valutata genericamente così poco“, dice il sondaggista democratico Chris Anderson, che conduce congiuntamente i sondaggi di Fox News con il repubblicano Daron Shaw. “È sicuro assumere che la maggior parte di questi Democratici lo sosterrà se sarà il candidato e l’unica scelta contro un Repubblicano”.

Condotto dal 16 al 19 gennaio 2022, sotto la direzione congiunta di Beacon Research (D) e Shaw & Company Research (R), questo sondaggio di Fox News comprende interviste a 1.001 elettori registrati a livello nazionale che sono stati selezionati a caso da un archivio nazionale di elettori e che hanno parlato con gli intervistatori dal vivo sia su telefoni fissi che su cellulari. Il campione totale ha un margine di errore di campionamento di più o meno 3 punti percentuali.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:39 am

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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:39 am

7)
Biden



Il mondo orrendo di Sleepy Joe e della sua banda Biden Biden.
Il mondo orripilante di Joe Biden e della sua corte dei miracoli.
Gli USA di Joe Biden, della Kamala Harris e della Pelosi, un incubo infernale per il mondo intero!

viewtopic.php?f=92&t=2941
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6616063933
https://www.facebook.com/groups/2097364 ... 470682628/



Breitbart News – I cori ‘VAFFA*** Joe Biden’ risuonano in tutta l’America
30 settembre 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 8870252448
https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -lamerica/

Per la quarta settimana di fila, i fan del football universitario sono scoppiati spontaneamente in un coro di “Vaffa* Joe Biden”, questa volta alla partita Wisconsin/Notre Dame al Soldier Field di Chicago.

Qualche anno fa, i Wisconsin Badgers e i Notre Dame Fighting Irish hanno accettato di affrontarsi per la prima volta in 55 anni. E l’accordo prevedeva che le squadre giocassero in un “luogo neutrale”. Il primo doveva essere al Lambeau Field dei Green Bay Packers (scartato a causa dell’allarme Coronavirus), ma questo fine settimana si sono incontrati al Soldier Field di Chicago, casa dei Chicago Bears.

Mentre la rivalità sul campo era palpabile, i fan sugli spalti hanno trovato però un altro bersaglio da deridere: Joe Biden.

GUARDA I VIDEO:

I Badgers hanno perso contro i Fighting Irish 41 a 13, ma anche Joe Biden apparentemente ha perso questo fine settimana.

Dopo quattro settimane di cori e canti, sembra che questo odio per Biden sia qui per restare.
I cori sono stati sentiti quasi ogni fine settimana dall’inizio della stagione del football universitario.
Per citarne solo alcuni, è risuonato alla prima partita dei Coastal Carolina dell’anno:
Anche una partita di anticpo dei Virginia Tech:
Ad una partita ad Auburn, Alabama:
Diamine, si è persino alzato dalla folla durante l’incontro Evander Holyfield vs. Vítor Vieira Belfort:
Questa non è una tendenza che andrà via presto.



Joe Biden potrebbe essere ora coinvolto nell’indagine dell’FBI sulle finanze del figlio Hunter
Daily Mail
18 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... io-hunter/

Joe Biden potrebbe essere ora coinvolto nell’indagine dell’FBI sulle finanze del figlio Hunter, dicono gli esperti: Le e-mail rivelano che hanno condiviso conti bancari, si sono saldati i conti l’un l’altro e Biden potrebbe anche aver finanziato il party di droga e prostitute del figlio nel 2018.

Joe Biden potrebbe ora essere coinvolto in un’indagine dell’FBI sulle finanze del figlio Hunter Biden, dicono gli esperti, poiché le e-mail rivelano che padre e figlio abbiano condiviso dei conti correnti e saldassero i rispettivi conti conti l’uno con l’altro.

Le e-mail recuperate dal Daily Mail dal portatile abbandonato di Hunter Biden tra lui ed Eric Schwerin, il suo socio in affari presso la società di consulenza Rosemont Seneca, dimostrano che Schwerin stesse lavorando sulle tasse di Joe Biden, e di come padre e figlio si saldassero a vicenda i conti, oltre alle richieste di un accordo per un libro sull’allora Vicepresidente e la gestione di una donazione dei documenti del Senato stilati durante il periodo parlamentare di Joe Biden all’Università del Delaware.

Non è chiaro perché Schwerin avesse questo ruolo così intimo negli affari del Vicepresidente piuttosto che i funzionari governativi dell’Ufficio del Vicepresidente stesso.

L’affermazione di Hunter secondo cui lui e suo padre abbiano condiviso un conto bancario solleva anche una serie di domande su come i fondi del presunto conto corrente cointestato siano stati utilizzati per una colossale sbronza di una settimana di Hunter Biden del maggio 2018 con una prostituta in un hotel di Hollywood.

Lo scorso dicembre, Hunter ha ammesso in una dichiarazione pubblica di essere sotto inchiesta federale per i sui suoi affari fiscali.

Un ex procuratore federale ed esperto di riciclaggio di denaro e diritto tributario criminale ha detto al DailyMail che se del denaro scorreva tra Hunter e suo padre, questo potrebbe rendere Joe Biden un obiettivo dell’indagine – ma che gli investigatori avrebbero delle difficoltà ad interrogarlo.

“Qualunque transazione tu stia guardando, se c’è una connessione con un membro della famiglia o un amico, sicuramente la risposta è Sì [verrebbero indagati]”, ha detto l’ex procuratore, che ha chiesto di rimanere anonimo.

“Ovviamente, se stai parlando del presidente degli Stati Uniti, è meglio che tu abbia una ragione dannatamente buona per parlare con quella persona”.

I messaggi di posta elettronica tra Hunter Biden ed Eric Schwerin, il suo socio in affari alla società di consulenza Rosemont Seneca, mostrano che Schwerin stesse lavorando sulle tasse di Joe Biden.

L’indagine dell’FBI e dell’IRS starebbe esaminando anche le sue relazioni d’affari all’estero ed il potenziale per accuse di riciclaggio di denaro.

Il comitato per la sicurezza del Senato ha pubblicato un rapporto l’anno scorso, sollevando il timore che il governo cinese stesse tentando di influenzare la Casa Bianca attraverso un accordo commerciale da un miliardo di dollari tra la società di Hunter che ha co-fondato con Schwerin, Rosemont Seneca, ed il gigante cinese del petrolio CEFC.

John Cassara, un ex ufficiale dei servizi segreti degli Stati Uniti ed agente speciale del Tesoro, esperto in indagini sul riciclaggio di denaro, ha detto che se Joe Biden non fosse stato presidente, ora sarebbe molto probabilmente già nel mirino dei procuratori assieme a suo figlio.

Le informazioni, disponibili pubblicamente, sono molto preoccupanti, in particolare nelle aree della corruzione“, ha detto Cassara al Daily Mail.

“Potrebbero andare su strade diverse. Seguire la pista della corruzione e poi accusare di riciclaggio di denaro.

“La corruzione è un reato che spesso sta alla base del riciclaggio di denaro. E, oltre alla corruzione, sta la percezione della corruzione. Questo genere di cose non dovrebbe accadere. Mina la piena fiducia nel governo degli Stati Uniti. Mina la fiducia e la nostra reputazione internazionale. È un imbarazzo“.

Ad ulteriore prova della profonda relazione commerciale tra l’azienda di Hunter e l’ufficio dell’allora Vicepresidente durante il mandato di Joe Biden, Rosemont Seneca ha ricevuto diversi favori speciali dalla Casa Bianca mentre Joe era in carica, tra cui decine di inviti per eventi esclusivi al 1600 di Pennsylvania Avenue e visite private per i clienti o associati alla Rosemont Seneca.

E quando un assistente del senatore Robert Menendez ha chiesto all’allora Vicepresidente Biden di ospitare la riunione annuale del 2010 del Consiglio Stati Uniti-Spagna nella sua residenza ufficiale dell’Osservatorio Navale a Washington, DC, ha contattato direttamente Schwerin piuttosto che l’ufficio di Joe Biden alla Casa Bianca.

Hunter e Schwerin avrebbero poi discusso privatamente sul potenziale per ingraziarsi “gli amministratori delegati delle grandi banche” se avessero aiutato ad organizzare la richiesta.

Nel 2010, Danny O’Brien, allora capo dello staff del Senatore Robert Menendez, presidente del Consiglio Stati Uniti-Spagna, ha contattato Schwerin chiedendo se il Vicepresidente Joe Biden potesse ospitare la riunione annuale del gruppo nella sua residenza ufficiale all’Osservatorio Navale.
Schwerin era anche coinvolto nel processo per la donazione dei documenti del senato di Joe Biden all’Università del Delaware. Un membro dell’ufficio del Vicepresidente, Katherina Oyama, scrisse a Schwerin nel marzo 2010 descrivendo nel dettaglio le restrizioni che l’avvocato della Casa Bianca di Joe raccomandava per la pubblicazione dei documenti.

Hunter ha lamentato come la “metà” del suo stipendio sia andato a saldare i conti di suo padre mentre era Vicepresidente, mettendo in dubbio le precedenti affermazioni di Joe Biden secondo cui non abbia mai tratto dei benefici rispetto agli affari di suo figlio.

In un messaggio del 2019 a sua figlia Naomi, ha scritto: “Spero che tutti voi possiate fare quello che ho fatto e pagare i conti di questa intera famiglia per 30 anni”.

“È davvero difficile. Ma non preoccuparti, a differenza di Pop [Joe Biden], non ti costringerò a darmi metà del tuo stipendio”.

Le fatture che il figlio Hunter pagava per suo padre Joe Biden includevano una bolletta telefonica AT&T da 190 dollari al mese e migliaia di riparazioni della casa sul lago a Wilmington, nel Delaware.

In una e-mail del 2018 ad uno dei suoi stessi assistenti, Hunter si è lamentato di essere rimasto chiuso fuori dal suo stesso conto bancario e che suo padre lo avesse usato.

‘Troppi cuochi in cucina. Troppi cambi di profilo e cose simili. È successo anche 10 giorni fa…”

“Mio padre ha usato la maggior parte delle linee di questo conto che io, grazie alle gentili offerte di Eric, ho pagato negli ultimi 11 anni”, ha detto.

Schwerin ha fatto ripetuti riferimenti a Joe e ad Hunter rispetto al fatto che si pagassero i conti a vicenda, nelle e-mail recuperate dal portatile di Hunter.

Il 5 giugno 2010 ha scritto: “Per tua informazione, ci sono alcune bollette in sospeso che devono essere pagate e non sono sicuro di quali siano prioritarie e quali dovrebbero essere pagate dal ‘mio’ conto e quali dovrebbero essere messe in attesa o pagate dal ‘Wilmington Trust Social Security Check Account’. Non è chiaro perché ha messo la parola ‘mio’ tra virgolette”.
Nel giugno 2010 ha scritto: “Mike Christopher [costruttore] mi sta assillando così sto pagando un paio di cose più piccole dato che non ho sentito tuo padre. So che è occupato – quindi va bene”
L’editor at large di Penguin Random House Susan Mercandetti ha inviato un’email all’assistente di Joe, Kathy Chung, nel novembre 2015 dicendo che la casa editrice vorrebbe “impegnarsi in una conversazione sulla possibilità che [Joe] scriva un altro libro”.

Il 5 giugno 2010 ha scritto: “Per tua informazione, ci sono alcune bollette in sospeso che devono essere pagate e non sono sicuro di quali siano prioritarie e quali dovrebbero essere pagate dal ‘mio’ conto e quali dovrebbero essere messe in attesa o pagate dal ‘Wilmington Trust Social Security Check Account'”.

“Ci sono circa 2.000 dollari in più nel ‘mio’ conto oltre a quello che viene usato per le spese mensili.”

“Non è chiaro perché abbia messo la parola ‘mio’ tra virgolette.”

Più tardi quel mese scrisse: “Mike Christopher [un operaio edile assunto da Joe Biden] mi sta assillando così sto pagando un paio di cose più piccole dato che non ho sentito tuo padre. So che è occupato – quindi va bene.”

“Ma se pensi che abbia un momento o due per rivedere l’e-mail che ti ho mandato fammelo sapere”.

Il mese successivo mi disse: “Ha senso vedere se tuo padre ha un po’ di tempo nelle prossime due settimane mentre sei a Washington per parlarne? Tuo padre mi ha appena chiamato per il suo mutuo… quindi mi è venuto in mente che potrebbe essere un buon momento [per] qualche notizia positiva sul suo futuro rispetto ai potenziali guadagni”.

Le e-mail ritrovate sul portatile di Hunter Biden dimostrano che, già nel 2010, Schwerin fosse coinvolto nelle dichiarazioni dei redditi del Vicepresidente.

Il 9 aprile 2010, Schwerin scrisse a Hunter: “Ho avuto a che fare tutto il pomeriggio con le tasse di JRB [Joe Robinette Biden] (ma ho risolto un grosso problema – quindi ne è valsa la pena)”.

Il 10 giugno di quell’anno, scrisse: “L’assegno per il rimborso delle tasse del Delaware di tuo padre è arrivato oggi. Lo sto depositando sul suo conto e scrivendo un assegno di quell’importo a te, dato che te lo deve. Non credo di aver bisogno di farlo controllare a lui, ma se vuoi andare avanti. Altrimenti, lo depositerò domani”.

Non è chiaro perché Joe avesse presumibilmente dovuto dei soldi a suo figlio.

Schwerin sembra essersi coordinato con altri esperti del fisco anche per la dichiarazione dei redditi della moglie di Joe Biden, Jill Biden, affettuosamente chiamata ‘Mamma-Mamma’ dalla famiglia e dagli amici intimi.

“Per tua informazione, abbiamo una fattura di circa 800 dollari da Bill Morgan per tutto il lavoro che ha fatto per Mamma-Mamma sulle sue tasse, l’aiutante domestico, ecc.”, ha scritto Schwerin ad Hunter.

“Chi dovrebbe pagare il conto? Tu e Beau volete dividerlo? Dovrei chiedere a [la sorella di Joe Biden] Val, [la cognata] Sara o a tuo padre? Mi piacerebbe che fosse pagato il prima possibile”.

Il coinvolgimento di Schwerin negli affari personali di Joe Biden si estendeva anche alle richieste per scrivere dei libri.

L’editor at large di Penguin Random House Susan Mercandetti ha inviato un’email all’assistente di Joe, Kathy Chung, nel novembre 2015 dicendo che la casa editrice vorrebbe ‘impegnarsi in una conversazione sulla possibilità che [Joe Biden] scriva un altro libro’.

“Abbiamo pensato che un libro sul vivere con il dolore sia qualcosa che sarebbe importante per così tante persone e chiaramente è un argomento di cui ha parlato in modo così toccante’, ha scritto l’editore.

La Chung ha inoltrato l’e-mail a Schwerin, dicendo: “Ehi, te li mando? Se sì, puoi per piacere mandarle un’email e dirle che le hai ricevute, o lei continuerà a mandarmi email”.

Schwerin ha poi scritto a Mercandetti: “In questo momento, stiamo compilando una lista di tutte le richieste che arrivano al Vicepresidente riguardo ai libri, ecc. in modo che quando sarà pronto a concentrarsi su questi li avremo tutti in un unico posto”.

“Sentitevi liberi di contattarmi se avete domande nel frattempo”.
Schwerin sembra essersi coordinato con altri esperti del fisco anche per la dichiarazione dei redditi della moglie di Joe Biden Jill Biden, affettuosamente chiamata ‘Mamma-Mamma’ dalla famiglia e dagli amici intimi. “Per tua informazione, abbiamo una fattura di circa 800 dollari da Bill Morgan per tutto il lavoro che ha fatto per la mamma sulle tasse, l’aiutante domestico, ecc.”

Rosemont Seneca ha ottenuto dozzine di inviti per gli eventi della Casa Bianca, che hanno usato per corteggiare i soci in affari e i clienti potenziali, compreso “12 posti da riempire per la cena di stato del Messico nel maggio” 2010 e una stima di 20 inviti per la Casa Bianca Easter Egg Roll quell’anno, secondo un email del marzo 2010.

Schwerin era anche coinvolto nel processo per una donazione di documenti del Senato redatti da Joe Biden all’Università del Delaware.

Un membro dell’ufficio del Vicepresidente, Katherina Oyama, scrisse a Schwerin nel marzo 2010 descrivendo in dettaglio le restrizioni che l’avvocato della Casa Bianca raccomandava per la pubblicazione dei documenti.

Un mese dopo, Danny O’Brien, allora capo dello staff del presidente del Consiglio USA-Spagna, il Senatore Menendez, contattò Schwerin chiedendo se il Vicepresidente Joe Biden potesse ospitare la riunione annuale del gruppo nella sua residenza ufficiale all’Osservatorio Navale.

Schwerin ha scritto ad Hunter riguardo a quella richiesta, suggerendo che fare un favore al Consiglio USA-Spagna avrebbe potuto aiutarli ad ingraziarsi potenziali clienti futuri.

I membri spagnoli includono gli amministratori delegati delle principali banche – Banco Santander, ecc, Iberdrola, Spanish Rail, ecc. L’ambasciatore Solomont è un grande sostenitore e JRB [Joe Robinette Biden] è andato a parlare al gruppo a Boca quando era senatore”, ha detto.

“Tenere il loro incontro annuale a Washington a luglio. Il ministro degli esteri spagnolo partecipa. Danny vuole esplorare con te la possibilità di far ospitare al VP un evento al NAVOBs [Naval Observatory] per il gruppo. Forse anche un’apparizione ad un ricevimento in un hotel. Otterrò più informazioni e potremo discutere con Danny la prossima settimana. Penso che Solomont abbia menzionato il tuo interesse per la Spagna ed è per questo che Danny ci sta chiamando”.

L’e-mail suggerisce che Hunter fosse un obiettivo per coloro che volevano accedere al suo potente padre – e che lui stesso era disposto a beneficiare di come veniva percepita la sua influenza con suo padre il Vicepresidente.

Quell’influenza sembrava estendersi ai favori speciali concessi da parte della Casa Bianca all’azienda di Hunter.

Rosemont Seneca ha ottenuto decine di inviti per gli eventi della Casa Bianca, che hanno usato per corteggiare soci in affari e i potenziali clienti, compresi “12 posti da riempire per la cena di Stato del Messico nel maggio” 2010 ed una stima di 20 inviti per l’Easter Egg Roll della Casa Bianca di quell’anno, secondo una e-mail del marzo 2010.

Nel novembre 2015 Schwerin ha anche scritto ad Hunter notando come i membri dell’ufficio del Vicepresidente avessero offerto 20 inviti per il ‘White House Holiday Tours‘.

‘”Anne Marie e Kathy hanno anche offerto 20 inviti per me e Joan da usare – separati da quelli che già hai”, ha scritto. “Quindi sembra che tra tutti noi ne abbiamo in abbondanza. Fateci sapere se avete qualcuno in particolare a cui volete offrire i vostri”.

L’affermazione di Hunter secondo cui lui e suo padre abbiano condiviso un conto bancario solleva anche una serie di domande su come i fondi del presunto conto corrente cointestato siano stati utilizzati per una colossale sbronza di una settimana di Hunter Biden del maggio 2018 con una prostituta in un hotel di Hollywood.

Il 24 maggio 2018, un alto ufficiale dei servizi segreti recentemente andato in pensione, Robert Savage, ha inviato un messaggio ad Hunter Biden avvertendo che avrebbe “dovuto presumere che tu sia in pericolo” e requisire le chiavi della stanza se non fosse uscito dalla sua suite da 470 dollari a notte al The Jeremy Hotel di Los Angeles dove si era rintanato con una prostituta russa a cui aveva dato 25.000 dollari.

L’agente ha aggiunto: “Andiamo H questo è collegato al conto di Celtic’ – era il nome in codice dei Servizi Segreti per Joe Biden. “DC mi chiama ogni 10. Fammi salire o scendi. Non posso aiutarti se non mi lasci entrare H”.

Non è chiaro se il riferimento dell’agente al ‘conto di Celtic’ riguardasse le spese per le prostitute su un conto bancario di Joe Biden, oppure il suo impiego da parte dello stesso Joe Biden per controllare le spese di suo figlio.



Wall Street Journal – Il confuso signor Biden
La performance di Biden nel suo ultimo dibattito è motivo di preoccupazione.
25 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... nor-biden/

I responsabili della Casa Bianca proteggono Joe Biden dalla stampa il più possibile, e il dibattito di giovedì sulla CNN mostra perché. Anche con un pubblico amichevole e domande facili, la performance di Biden ha rivelato perché così tanti Americani stanno perdendo fiducia nei suoi confronti.

Un grosso problema è che Joe Biden spesso non sembra sapere di cosa stia parlando. Prendete l’aumento dei prezzi del carburante che sono una crescente preoccupazione per il pubblico. Biden ha incolpato il cartello dell’OPEC per non aver prodotto più petrolio, ma poi ha detto che la risposta è “in ultima analisi… investire nelle energie rinnovabili“.

La maggior parte delle auto va ancora a benzina, non ad energia solare o eolica. Le auto elettriche rimangono ancora inarrivabili per la maggior parte degli Americani. Il modo per ridurre i prezzi della benzina è produrre più petrolio per aumentare l’offerta. Biden non dovrebbe mettersi a supplicare l’OPEC di produrre di più, poiché lui stesso sta lavorando duramente per limitare la produzione di petrolio negli Stati Uniti.

E le strozzature nella catena di approvvigionamento che contribuiscono alla scarsità e all’inflazione? Joe Biden ha incolpato il Covid-19 e i datori di lavoro che non pagano abbastanza per attirare i lavoratori. Ma i datori di lavoro stanno aumentando i salari da tempo ed in quasi tutti i settori economici e anche così non possono comunque coprire i più di 10 milioni di posti di lavoro aperti a livello nazionale.

Alla domanda se avrebbe chiamato la Guardia Nazionale per affrontare lo sciopero di camionisti, Biden ha detto che l’avrebbe fatto. Ma il dispiegamento della Guardia Nazionale è in realtà sovrinteso dai governatori, che lo devono richiedere, come la Casa Bianca ha poi chiarito.

La confusione di Joe Biden si è estesa anche alla politica estera, che dovrebbe essere il suo punto di forza. Per quanto riguarda Taiwan – una questione cruciale con la Cina – Biden ha espresso male la politica degli Stati Uniti. Alla domanda “può giurare di proteggere Taiwan“, Biden ha detto “Sì“.

Il conduttore della CNN Anderson Cooper deve aver pensato che questa fosse una notizia, perché ha dato a Biden un’altra possibilità: “Quindi sta dicendo che gli Stati Uniti accorrerebbero in difesa di Taiwan se…”

Biden: “Sì”.

Sig. Cooper: “… la Cina attaccasse?”

Biden: “Sì, ci siamo impegnati a farlo”.

L’attuale politica degli Stati Uniti verso Taiwan è quella della “ambiguità strategica” sulle intenzioni degli Stati Uniti. Il Taiwan Relations Act impegna gli Stati Uniti ad aiutare Taiwan a difendersi, ma non include un impegno “stile NATO” ad andare in guerra per difendere la democrazia sull’isola. Molte persone pensano che gli Stati Uniti dovrebbero rendere esplicito un tale impegno in modo che Pechino non sbagli i calcoli e invada l’isola. Biden stava annunciando un cambiamento nella politica degli Stati Uniti?

Apparentemente No, perché la Casa Bianca ha subito ritrattato le parole di Biden. L’ambiguità strategica vive, o forse dovremmo dire la “confusione strategica” nel caso di Biden. C’è da chiedersi cosa pensano gli uomini forti di Pechino di questa performance. La rapida presa di distanza della Casa Bianca dalle parole di Joe Biden significa che gli Stati Uniti non intendono difendere Taiwan? Qual è la politica degli Stati Uniti? Delle guerre sono scoppiate quando segnali contrastanti vengono dati agli avversari.

Non proviamo alcun piacere nel sottolineare tutto questo, poiché gli Stati Uniti hanno bisogno di un presidente che possa gestire le tensioni del lavoro. Biden non è mai stato Demostene, e tutti i presidenti inciampano nei discorsi. Ma la frequente confusione che manifesta in pubblico Joe Biden sulle principali questioni del giorno è una ragione che giustifica la crescente preoccupazione del pubblico.



“Biden andrà a sonnecchiare al sole della Florida”

La newsletter di Giulio Meotti
8 novembre 2021

https://meotti.substack.com/p/biden-and ... re-al-sole

L’analisi di Niall Ferguson, il celebre storico dell’economia prima a Harvard e poi a Stanford, pubblicata sul Mail on Sunday.

Una figura disperata a Glasgow, un vecchio sfinito dai capelli bianchi che chiamano il ‘capo del mondo libero’. Non biasimo Joe Biden per essersi addormentato durante i discorsi di apertura della conferenza sul clima COP26 a Glasgow. Avrei fatto lo stesso. Né mi dispiace che, dopo il G20 a Roma, abbia saltato l'idiota fotografia alla Fontana di Trevi. I suoi compagni leader mondiali lanciavano monetine nell'acqua esprimendo desideri. Per cosa? Perché la Cina possa magicamente liberarsi della sua cronica abitudine al carbone? Questa è la politica del parco giochi. Come direbbe Biden, 'dai, amico!'.

Difficile però credere che siano trascorsi 12 mesi dalla notte delle elezioni statunitensi del 3 novembre 2020. Biden si era preparato a questo momento per tutta la vita. Gli americani avevano votato per la normalità, una qualità che il senatore veterano sembrava personificare con la sua figura snella, il sorriso elegante, le sfumature da aviatore e i giri di parole da vecchia scuola. Ma Biden, lungi dal riunire il Paese, si rivela un presidente non meno polarizzante di Trump. E, lungi dal garantire la normalità, ha offerto un posto vacante.

L'ho incontrato diverse volte nel corso degli anni e il declino che ha avuto luogo dalla sua vittoria elettorale è stato doloroso da osservare. Compiendo 79 anni fra due settimane, ‘Sleepy Joe’ (gli epiteti di Trump raramente mancano il bersaglio) dovrebbe andare a giocare a golf e a sonnecchiare su una sedia a sdraio al sole della Florida, senza cercare di gestire il governo più potente del pianeta.

L'insoddisfazione per ciò che sta accadendo nelle scuole americane è andata crescendo durante la pandemia. I blocchi prolungati e la chiusura delle scuole hanno avuto una conseguenza positiva: per la prima volta, molti genitori hanno iniziato a prestare attenzione a ciò che veniva insegnato ai loro figli. E molto di quello che hanno sentito su Zoom li ha sconvolti.

Ora, sarebbe esagerato dire che ogni insegnante americano è un attivista woke che sfoggia una maglietta di Black Lives Matter. Ma sarebbe una vera menzogna affermare che la 'teoria critica della razza' - che sostiene che il 'razzismo sistemico' è inerente alla società occidentale - non sia ampiamente insegnata nelle scuole. Tali idee sono così influenti che più o meno ogni scuola, college e azienda del paese sta attualmente lavorando alla sua cosiddetta strategia di 'Diversità, equità e inclusione'. In Virginia è stato l'inizio di un contraccolpo a livello nazionale contro il bidenismo? Molto probabilmente. E questo alla fine potrebbe portare al peggior incubo di ogni democratico, il ritorno di Trump? Beh, non escluderlo.

Gli omicidi sono aumentati nella maggior parte delle grandi città dalle proteste di Black Lives Matter dello scorso anno innescate dall'uccisione di George Floyd. C'è caos al confine meridionale, una diretta conseguenza del precoce ripudio dell'amministrazione Biden della posizione di Trump sull'immigrazione. Infine, il punteggio di approvazione personale di Biden è in rosso dalla scioccante debacle dell'improvviso e fallito ritiro degli Stati Uniti dall'Afghanistan. E quindi la vera grande domanda che ora incombe sulla politica degli Stati Uniti è questa: Trump si candida alla rielezione nel 2024?

Se lo facesse, penso che vincerà, specialmente se il suo avversario sarà la vicepresidente Kamala Harris, che sembra essersi quasi cancellata. In effetti, gli storici futuri si chiederanno se non sia stato il più grande errore di Biden consegnare il secondo posto a una donna che occupa tutte le scatole della diversità (padre giamaicano, madre indiana, parla 'wokeish'), ma che sfortunatamente lascia la maggior parte degli elettori completamente indifferenti.

È difficile vedere Biden, che compirà 82 anni nel 2024, alla ricerca di un secondo mandato. Ed è altrettanto difficile vedere Harris battere qualsiasi candidato repubblicano. Resta da vedere se avremo il secondo atto di ‘The Trump Show’. Ma quello di cui possiamo essere abbastanza certi è che sta già calando il sipario sulla presidenza 'trasformatrice' di Biden, che non è mai esistita.



È nonno Biden il ventre molle dell'Occidente

Vittorio Macioce
12 novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1636702684

Il segno del comando. L'impero ha bisogno di qualcuno che assomigli a un imperatore. Non importa se il protocollo lo indica ancora come segretario generale del partito comunista cinese. Xi Jinping tocca il suo terzo mandato, come Mao Tse-tung, come Deng Xiaoping, come il padre fondatore e l'architetto del riformismo. Il suo potere non ha più un orizzonte definito e segna il passo di un'altra metamorfosi. Il comunismo ora è solo una scatola, dove dentro puoi metterci quello che serve: brandelli di marxismo bagnato nel XII secolo, le parole d'ordine, il nazionalismo, il confucianesimo e il capitalismo di Stato. Tutto questo senza aprire le porte ai demoni occidentali della libertà individuale e della democrazia. Quello che davvero conta è riportare il corso del sole verso Est. La Cina non ha mai smesso di sentirsi una grande civiltà, antica e mai tramontata, di immensi spazi e grandi numeri, in grado di dettare le condizioni al mondo, per i soldi e per le armi. La sfida è riprendersi ciò che nei secoli gli è stato strappato dai capricci improvvisati della storia. L'occidente visto da Pechino è un'anomalia.

È così che mentre si discute sul futuro della madre terra ci si ritrova a fare i conti con una sorta di guerra fredda, dove l'ideologia non è tutto. Chi c'è dall'altra parte? Un impero riluttante. L'accidente è che il contraltare di Xi Jinping sia un'altra caricatura di presidente. Non è che tutto si riduce a un duello di personaggi, però la leadership non è irrilevante. Il volto degli Stati Uniti adesso è quello di Joseph Robinette Biden, arrivato alla Casa Bianca troppo tardi, quando la vita gli ha già mostrato il conto. Biden arrivato per tranquillizzare la classe dirigente americana e utile per dare il benservito a Donald Trump, ma che adesso si ritrova a inciampare nei suoi stessi pensieri. Biden come un caratterista, qualche volta imbarazzante, che abbassa il tono del discorso e si rifugia nei sogni di Sleeping Joe. Biden che per molti resta il vice di Obama.

La partita, certo, non dipende tutta da Joe. È l'occidente che da tempo ha rinnegato se stesso. Xi Jinping è pronto a prendersi Taiwan, perché quell'isola è un simbolo. È uno schiaffo ribelle all'impero. Washington può fare poco per difenderla e non ci saranno folle a scendere in piazza per Taiwan.




Joe Biden ha peso anche l’ultimo argomento che gli era rimasto e che lo teneva ancora a galla: il contrasto alla pandemia di Covid-19.
24 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -covid-19/

Joe Biden si trova alla Casa Bianca ormai da più di otto mesi: l’anno scorso, ad ottobre, a otto mesi dalla scoppio della pandemia globale, accusava Donald Trump di non avere ancora messo a punto un piano per uscirne. A quasi un’anno di distanza da quel tweet, a quasi un’anno di “cura” Biden, il COVID-19 ha ucciso comunque più persone nel 2021 che nel 2020, i dati dei Centers for Disease Control and Prevention lo confermano.

Sembra che la maggior parte delle persone abbia ormai capito di essere stata ingannata. La sua promessa di essere l’unico di cui potersi fidare per porre fine rapidamente alla pandemia era una truffa.

La maggioranza degli americani, il 48%, ha “poca” o “nessuna” fiducia in Joe Biden nel ricevere informazioni accurate relative al COVID-19. Al momento della sua inaugurazione, il 69% del pubblico aveva detto di fidarsi di lui.

La fiducia in Joe Biden da allora si è sciolta ad un ritmo costante. Perché non dovrebbe? Quando aveva giurato di “spegnere” il virus, gli elettori presumibilmente pensavano che fosse seduto su un “piano inclinato” che li avrebbe portati al sicuro dalla coda dei mesi invernali più deprimenti, quando avevano visto la media giornaliera dei morti schizzare dai 673 dall’anno scorso a metà ottobre, al picco di metà gennaio del 2021 di 4.030.

C’erano già tre diversi vaccini disponibili, e Biden aveva firmato l’ennesimo pacchetto assistenziale da un miliardo di dollari (a volte indicato come “soccorso COVID”) che veniva venduto come un rimedio disperatamente necessario per contrastare la pandemia.

Ma grazie ai Democratici – compresi Biden e la sua vice, che hanno passato il 2020 a mettere in dubbio qualsiasi tipo di vaccino fosse stato sviluppato sotto la precedente amministrazione (dopo tutto, avevano un’elezione da vincere, anche se ciò significava che la gente sarebbe morta lo stesso) – una parte considerevole della popolazione vulnerabile al virus ha resistito a farsi comunque le iniezioni.

E il disegno di legge sulla spesa gonfiata non era tanto inteso a sconfiggere il virus quanto a tenere la gente senza lavoro dando loro oscene quantità di denaro per stare a casa, il cui risultato è stato una frustrante e persistente carenza di lavoro e prezzi della benzina e del cibo alle stelle.

Così, dopo mesi ad un tasso di infezioni in calo, e anche con la maggioranza del paese che era stata vaccinata, ecco che all’inizio di luglio Joe Biden si è trovato di fronte alla la seconda peggiore ondata di nuovi tassi di infezione dall’inizio della pandemia. Il 5 luglio, gli Stati Uniti avevano registrato una media di 10.608 nuovi casi al giorno. A metà settembre, quel numero era salito a 175.822. Nello stesso periodo, gli Stati Uniti avevano una media di 206 morti legate al COVID-19 al giorno. A metà settembre, il numero era salito a 1.618.

Per tutto il tempo, Biden ha supplicato la gente di indossare le mascherine per 100 giorni, poi dicendo loro di tenerle a tempo indeterminato. E continua ancora adesso.

Biden, in risposta al picco estivo, ha introdotto a settembre il suo piano in sei punti per contrastare la Variante Delta, compresi gli obblighi alla vaccinazione della forza lavoro, pubblica e privata, dopo mesi passati ad insistere che non avrebbe mai considerato l’idea di rendere obbligatori i vaccini. Il suo tono e il suo tenore hanno però rivelato una crescente frustrazione nei confronti di coloro che devono ancora fare la prima dose e, contemporaneamente, hanno scatenato la rabbia dei Repubblicani, che si oppongono all’obbligatorietà dei vaccini e alle restrizioni.

I vaccini erano il biglietto che era stato promesso per “tornare alla normalità“. Ora anche ai vaccinati viene detto di indossare le mascherine. Se lasciano il paese e vengono infettati all’estero, non sono autorizzati a tornare fino a quando non avranno un test negativo. I vaccini sono efficaci nel tenere la gente fuori dall’ospedale, ma l’amministrazione Biden sta dicendo alle persone che lo hanno fatto che la loro vita non potrà essere diversa da quella di chi rifiuta l’iniezione.

Le fortune politiche di Joe Biden e dei Democratici dell’anno scorso sono dipese in gran parte dalla loro propaganda, appoggiata dai media a reti unificate, che diceva sostanzialmente come sarebbero stati più bravi a gestire la pandemia di Coronavirus rispetto a Donald Trump e sul convincere gli elettori che con loro la crisi finanziaria e l’emergenza sanitaria indotte dalla pandemia sarebbero rimaste alle spalle.

Ma mentre continuano ovunque a spuntare obblighi di indossare le mascherine e a vaccinarsi, oltre a nuove linee guida per il distanziamento sociale, i problemi che Biden e i suoi alleati politici devono affrontare sono stati esacerbati dalla loro stessa comunicazione. Nei loro tentativi di incoraggiare le persone a vaccinarsi contro il COVID-19, i Democratici hanno glissato sulla probabilità che mascherine e le altre strategie di mitigazione verranno estese anche al 2022.

Alla Casa Bianca un giornalista aveva chiesto a Biden quanta parte della popolazione avrebbe dovuto essere vaccinata per “tornare alla normalità“. Ha risposto almeno fino al 98%. Ad oggi il 59,1% della popolazione americana è completamente vaccinata ed il New York Times ha stimato che, al ritmo attuale, entro la fine del luglio del 2022 l’85% del pubblico idoneo dai 12 anni in su potrebbe aver ricevuto almeno una dose di vaccino.

Se non ci sarà una chiara “fine” alla pandemia di COVID-19, è chiaro che i Democratici verranno travolti nelle elezioni di metà mandato del prossimo anno.

Joe Biden dovrà dunque cominciare a rispondere della sua “gestione” della pandemia, a cominciare dalla decisione di ridurre l’invio di dosi gratuite di anticorpi monoclonali negli stati Repubblicani del Sud, dove sono stati usati come trattamento altamente efficace per salvare i pazienti colpiti dal COVID-19.

La maggior parte degli americani si è apparentemente stancata della sua impressionante incompetenza. È tempo per loro di lasciarsi alle spalle la vita pandemica e di lasciarsi alle spalle anche Joe Biden con essa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:40 am

Il disastro della Casa Bianca di Joe Biden
Il crollo dell’indice di gradimento di Joe Biden non è il suo problema. È più propriamente un riflesso del suo problema.
Byron York’s Daily Memo
25 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... joe-biden/

Joe Biden aveva programmato una grande cerimonia il 15 novembre per firmare la legge bipartisan sulle infrastrutture, la misura da 1,2 trilioni di dollari approvata dopo mesi di lotte al Congresso. Il pubblico ne è ben consapevole. Eppure, in un nuovo sondaggio del Washington Post, fatto dopo il passaggio della legge, l’indice di approvazione del lavoro di Biden ha toccato un nuovo minimo – appena il 38% tra gli elettori registrati approva, contro il 57% che disapprova. E tanti cari saluti a quei Democratici che pensavano che l’approvazione di una grande legge avrebbe aumentato i numeri di Biden.

Ma ecco che cosa c’è di peggio – molto peggio. Per molti anni, i sondaggisti hanno chiesto quello che viene chiamato “voto generico“. Ci sono molti modi per dirlo, ma fondamentalmente è: “Se le elezioni si tenessero oggi, voterebbe per il candidato Repubblicano oppure per il candidato Democratico alla Camera degli Stati Uniti nel suo distretto?” Nel nuovo sondaggio del Washington Post, il risultato è che il 51% degli elettori registrati ha risposto il candidato Repubblicano mentre il 41% il candidato Democratico.

Per le persone che seguono il c.d. “voto generico“, questi sono numeri sorprendenti. Di solito sono i Democratici ad essere preferiti rispetto ai Repubblicani in questa domanda. Infatti, il GOP non ha mai avuto un favore così alto come il 51% in decenni di questi sondaggi fatti dal Washington Post. Anche prima delle grandi vittorie del 1994 e del 2010, i Repubblicani non avevano un vantaggio così netto nel voto generico. Ma ora, è di 10 punti – un “risultato storicamente forte per i Repubblicani su questa misurazione”, secondo il WAPost. Osservate il panico tra i Democratici che perdura lo stesso, anche perché una cerimonia per la firma di una legge alla Casa Bianca non avrebbe alleviato alcunché.

Questo è un grosso problema per i Democratici. Ma un problema ancora più grande è lo stato ed il futuro della Casa Bianca di Joe Biden. La questione, in parole povere, è se il loro leader ormai prossimo ai 79 anni – il più vecchio a seder nello Studio Ovale nella storia degli Stati Uniti – sarà in grado di correre per essere rieletto nel 2024. E se non lo fa, la sua impopolare vice, Kamala Harris, potrà vincere la candidatura per succedergli. E se lei non può vincere, chi potrà farlo?

Le speculazioni, il puntare il dito e le maldicenze causate dall’incertezza sono ormai ben avviate. Durante il fine settimana, la CNN ha pubblicato un pezzo in cui alcuni alleati mantenuti anonimi di Joe Biden hanno già deciso di cestinare Kamala Harris – il titolo dell’articolo era: “Logorati da ciò che vedono come delle disfunzioni radicate e per la mancanza di attenzione, gli aiutanti chiave della West Wing hanno in gran parte alzato le mani sulla Vicepresidente Kamala Harris e sul suo staff – decidendo che semplicemente non c’è tempo per trattare con loro in questo momento“.

Ed ancora: “La Harris sta lottando contro un rapporto difficile che ha con alcune parti della Casa Bianca, mentre i sostenitori storici si sentono abbandonati e non vedono alcun senso pubblico coerente di ciò che ha fatto o sta cercando di fare come Vicepresidente”. E poi, naturalmente, la Harris ha colpito di nuovo, con lo stesso articolo della CNN che riporta come “molti nella cerchia della Vicepresidente si lamentano che non sia stata adeguatamente preparata o posizionata, e come invece sia stata messa in disparte“.

Anche se lo stesso Joe Biden sta lottando, Kamala Harris sta lottando ancora di più. Ora stiamo vedendo i rapporti dei media che suggeriscono come un certo numero di Democratici – tra cui il segretario ai trasporti Pete Buttigieg e i Sen. Elizabeth Warren, Cory Booker ed Amy Klobuchar – si stanno posizionando come possibili candidati per il 2024 nel caso in cui Biden non corra e la Harris non abbia un sostegno sufficiente per rivendicare la nomination. “Il presidente Joe Biden dice che intende correre per la rielezione nel 2024”, riferisce POLITICO. “Ma non tutti i Democratici gli credono. Né sono convinti che la suo Nr. 2 sarà la chiara erede qualora scegliesse di ritirarsi”.

Se questo scenario si materializzasse, naturalmente, ci sarebbe una lotta enorme all’interno del Partito Democratico, con un leader vecchio e debole che abbandona il palco ad ogni candidato che avrà dei sostenitori, e soprattutto il “lato Harris” che solleverà la questione di cosa significherebbe per il Partito mettere da parte una donna che è sia la prima Vicepresidente donna che la prima Vicepresidente non bianca.

È un casino. Per usare un eufemismo. Non è bello se sei nuovo nello Studio Ovale, a meno di un anno dall’inizio del tuo mestiere, e la gente nel tuo stesso partito comincia a speculare sul fatto che non potrai superare il tuo mandato e che la tua Vice non è abbastanza forte per succederti.

Tutto questo deriva da un fatto: Biden è troppo vecchio per essere lì dov’è. I Democratici lo sapevano, quando lo hanno nominato, che Biden avrebbe avuto 82 anni alla fine del suo mandato e che, se rieletto, avrebbe servito fino a 86 anni. Questa è una cosa senza precedenti nella storia americana. Oltre a questo, Biden è chiaramente peggiorato negli ultimi anni – guardando i video di dieci anni fa, quando era Vicepresidente, era notevolmente più vigoroso di oggi. (E non è che Biden sia mai stato un leader brillante o carismatico, capace di assumersi le responsabilità della presidenza, anche nel fiore degli anni).

Così la Casa Bianca di Biden, da pochi mesi al potere, è diventata un disastro. Alcuni dei suoi problemi sono risolvibili. Ma altri problemi sono strutturali – non miglioreranno anche se il Congresso approverà questa o quella legge. L’età di Biden, naturalmente, non era un segreto durante la campagna del 2020. Gli elettori sapevano cosa stavano prendendo. E ora se lo stanno godendo.



Sindrome di Obama. È nata la variante Biden e sarà peggiore
Written by Franco Londei•
25 novembre 2021

https://www.francolondei.it/sindrome-di ... -peggiore/

A Obama hanno dato il Premio Nobel per la pace dopo che ha portato la guerra porta a porta in Medio Oriente e Nord Africa. Che premio daranno a Biden per la bomba iraniana?

La sindrome di Obama è quella malattia che colpisce i Presidenti degli Stati Uniti (ma non solo) e che li porta a prendere decisioni così disastrose per gli equilibri mondiali da meritarsi il Premio Nobel per la pace, non basato su quello che hanno fatto ma su quello che avrebbero voluto fare ma non ci sono riusciti.

Tutto questo naturalmente fatto salvo il concetto che quelle decisioni disastrose siano basate sulla incompetenza e non sul dolo, perché altrimenti l’equazione cambia.

E non è detta che almeno sull’Iran il Premio Nobel per la pace una buona parte di dolo ce l’abbia proprio messa quando ha concluso con Teheran il famigerato JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano del 2015, il più disastroso di tutti i tempi.

Ora la sindrome di Obama sembra voler colpire un altro Presidente americano, Joe Biden, il quale si appresta a reintrodurre il JCPOA – opportunamente cancellato dall’ex Presidente Donald Trump – con poche e insignificanti varianti rispetto all’originale ma con una certezza, quella che darà agli Ayatollah iraniani accesso a miliardi di dollari con i quali poter finanziare il terrorismo senza per questo fermare la loro corsa alla bomba atomica.

E anche qui entra il ballo il dolo perché mi sembrerebbe davvero offensivo per l’intelligence americana pensare che non abbiano capito i pericoli insiti nella riattivazione dell’accorso sul nucleare iraniano, pericolo non solo per Israele ma per tutto il mondo.

Ma perché i Presidenti democratici americani (almeno gli ultimi due) sono così attratti dal fare del male all’umanità invece di difenderla?

Non lo fanno apposta (o forse si…), gli viene naturale fare disastri. Obama all’inizio voleva “traghettare” la Fratellanza Musulmana nell’agone politico mondiale e per questo favorì le cosiddette “primavere arabe” che avrebbero dovuto portare i Fratelli Musulmani al potere nelle maggiori nazioni arabe.

Vi riuscì solo con l’Egitto finendo per instaurare una dittatura, quella di Mohamed Morsi, peggiore di quella che c’era prima.

Nel resto del mondo arabo fu un disastro epocale che vide la nascita dello Stato Islamico e intere realtà geopolitiche che per anni avevano tenuto insieme il Medio Oriente e il Nord Africa, spazzate via come fuscelli.

Per questo a Obama diedero il Premio Nobel per la pace anche se portò la guerra porta per porta in tutto il Medio Oriente e in Nord Africa.

Teoricamente tutto questo sarebbe dovuto diventare una lezione indelebile per tutto il mondo… e per un po’ fu così. Poi arrivò Joe Biden e la sindrome di Obama, così come il COVID con le sue varianti, tornò nuovamente a infettare il Medio Oriente da dove presumibilmente infetterà tutto il mondo.

E se per il COVID il “punto zero” fu la città di cinese di Wuhan, per la sindrome di Obama nella variante Biden il punto zero sarà la città austriaca di Vienna dove il 29 novembre riprenderanno i colloqui con il regime iraniano per facilitare la corsa degli Ayatollah al nucleare senza però privarli del sostentamento al terrorismo islamico.

Ora, non so se anche Joe Biden punti al Premio Nobel per la pace, sicuramente ha già vinto quello per la stupidità rimettendo in gioco il regime iraniano arrivato quasi al tracollo a causa delle pesantissime sanzioni introdotte da Donald Trump e ora di nuovo pronto a ripartire con il finanziamento di guerre e attentati terroristici.



Un barbecue sul nulla
Byron York’s Daily Memo
29 novembre 2021

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Il 18 novembre scorso, Joe Biden, insieme al primo ministro canadese Justin Trudeau e al presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, ha partecipato al Vertice dei Leader Nord Americani (NALS), tenutosi per l’occasione alla Casa Bianca. È stato il nono vertice di questo tipo, ma il primo dal 2016, quando il presidente Donald Trump aveva smesso di parteciparvi.

I solito pregiudizio anti-Trumpiano ha portato i più ad incensare Joe Biden solo per essersi presentato. “Penso che sia bello essere di nuovo amichevoli con i nostri vicini”, ha detto il comico del Late Night Show Jimmy Kimmel. “È come se l’ex fidanzato abusivo dell’America se ne fosse andato, e finalmente veniamo invitati di nuovo ai barbecue del quartiere”.

Ma sembra che, su alcuni aspetti importanti, sia stato “un barbecue sul nulla“.

Prendete la questione critica dell’immigrazione illegale.

Negli anni di Donald Trump, l’amministrazione ha fatto pressioni sul Messico per fare diverse mosse al fine di ridurre il numero di persone che attraversavano illegalmente il confine con gli Stati Uniti. Quello che è diventato noto come il programma “Remain in Mexico” ha ridotto con successo il numero di clandestini che sono stati autorizzati a rimanere negli Stati Uniti anche se avevano poche o nessuna speranza di ottenere asilo. Era un bene per gli Stati Uniti, ma al Messico non piaceva.

Joe Biden, naturalmente, ha posto fine alla politica del “Remain in Mexico” il suo primo giorno nello Studio Ovale. Ora, però, dopo una causa da parte degli stati del Texas e del Missouri, una corte federale ha ordinato di ripristinarla, almeno temporaneamente, in base alle accuse che Biden non abbia seguito le procedure richieste nel cancellare quella politica esistente. Al momento, il suo status è nel c.d. limbo. Ma non c’è dubbio che, dal punto di vista americano, la politica del “Remain in Messico” era un successo prima che Biden cercasse di cancellarla.

Ma che cosa ha detto Joe Biden quando ha incontrato il presidente messicano López Obrador, che, come ha notato il New York Times nel suo articolo sul vertice, “si è scagliato contro gli Stati Uniti ed ha perseguito politiche che vanno contro gli interessi americani”? Niente. Biden non ne ha neanche parlato.

“Per tutto il giorno, ogni leader ha rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti sulle politiche americane che rimandano i richiedenti asilo in Messico”, ha riportato il New York Times. “I consiglieri del signor Biden hanno detto che il gruppo avrebbe discusso dei modi umani per affrontare le cause che spingono le persone a nord e che avrebbe affrontato il flusso di fentanyl e di altre droghe verso il confine tra Stati Uniti e Messico. Ma hanno anche detto che il gruppo non discuterà le politiche che sono diventate punti critici per gli attivisti dell’immigrazione, compreso un programma che costringe alcuni richiedenti asilo ad aspettare in Messico mentre i loro casi rimangono in sospeso”.

Più tardi, un giornalista ha chiesto alla portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki: “Come si fa ad avere un summit in cui l’immigrazione è uno dei temi principali senza tirare fuori la politica del ‘Remain in Messico‘? Dove pensa la Casa Bianca che sia il forum appropriato per questo, se non in un’occasione come questa?”

La Psaki ha indicato il caso giudiziario come la ragione per cui Biden si sia tenuto lontano dall’argomento. Ma ha chiarito che il suo capo, come il resto della sua amministrazione, preferisce parlare delle “cause profonde” della migrazione, che però non entrano in gioco quando bisogna risolvere una crisi migratoria al confine che è attuale. Non abbiamo sentito una spiegazione a riguardo da Joe Biden stesso perché ha rifiutato di tenere la tradizionale conferenza stampa dopo il vertice.

“Remain in Messico” non è stata l’unica questione sostanziale che Joe Biden ha ignorato al vertice. È anche rimasto lontano da alcune delle questioni commerciali più difficili tra gli Stati Uniti e il Canada. Ma i leader hanno accettato di formare un “gruppo di lavoro” – la versione diplomatica del più famoso “serve una commissione” – per esaminare questioni come il problema della catena di approvvigionamento. Piuttosto, ha notato il New York Times, “i leader sono sembrati intenti a trasmettere sottigliezze diplomatiche piuttosto che affrontare questioni più spinose, come le controversie commerciali o il crescente numero di migranti”.

Alla fine, i sostenitori di Biden hanno per lo più sostenuto che sia stato un bene che il vertice abbia avuto luogo – non che abbia effettivamente realizzato qualcosa per promuovere gli interessi degli Stati Uniti. Non è fantastico essere invitato di nuovo ai barbecue di quartiere? Anche se si appoggiano sul nulla?




Tucker Carlson: Come può l’America sopravvivere ad altri tre anni di Joe Biden?
Joe Biden ha reso la vita in questo paese molto più difficile per milioni di Americani.
29 novembre 2021

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Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 26 Novembre 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

È difficile avere molta fiducia nei sondaggi politici, ovviamente, specialmente dopo le ultime due elezioni presidenziali. I sondaggi non solo erano sbagliati, sono stati folli. Ci hanno detto delle cose tipo: ‘Hillary Clinton potrebbe vincere in Texas‘ oppure ‘Joe Biden è sicuro che vincerà in Florida‘.

Alla fine, quelle previsioni non avevano alcuna relazione con la realtà osservabile. Ma questo non significa che tutti i sondaggi siano inutili. In realtà, come misura relativa nel tempo, i sondaggi possono fornire un sacco di informazioni per individuare il contesto storico di riferimento.

Dunque, i sondaggi di Joe Biden sono nel fondo del gabinetto in questo momento, e lo sanno tutti. La domanda è perché? Sentirete molte persone dire che è stato l’Afghanistan, la vera e propria debacle che Biden stesso ha supervisionato in Afghanistan. La domanda è davvero questa? È sufficiente un disastro in politica estera per mettere fuori gioco un presidente già nel suo primo anno di mandato? Ecco alcuni paragoni.

Gli indici di approvazione di Gerald Ford dopo la caduta di Saigon sono degni di essere osservati. La caduta di Saigon fu il momento più umiliante nella storia di questo paese fino a quel momento. Il mondo intero guardava come gli Americani scappavano dalle grinfie di un esercito di contadini. I civili penzolavano dagli elicotteri che decollavano dal tetto dell’ambasciata statunitense a Saigon. Fu una catastrofe. Una che divenne un simbolo duraturo dell’incompetenza del nostro establishment in politica estera. Gli Stati Uniti hanno trascorso più di un decennio in Vietnam, hanno perso quasi 60.000 uomini, e dopo tutto questo erano scappati.

Eppure, nei giorni dopo la caduta di Saigon, i numeri dei sondaggi di approvazione di Gerald Ford, misurati da Gallup, in realtà salirono. Il suo indice di approvazione passò infatti dal 39% al 40%. Un mese dopo, alla fine del maggio 1975, l’indice di approvazione di Ford salì al 51%.

Il presidente Gerald Ford aveva supervisionato il compimento di un imbarazzo internazionale, ma gli Americani gli avevano dato comunque un lasciapassare. Non ne avevano ancora abbastanza di lui.

Qualcosa di molto simile è successo durante l’amministrazione di John F. Kennedy. Kennedy era in carica durante l’invasione della Baia dei Porci nell’aprile del 1961, che da sola si trasformò in un disastro. Quel disastro rese Fidel Castro un eroe nazionale a Cuba e portò Cuba ancora più vicina all’Unione Sovietica. Tutto questo accadde prima della crisi dei missili di Cuba.

Non è stata una buona cosa per nessuno. Eppure, nonostante ciò, gli indici di approvazione di JFK non scesero, anzi, salirono dal 78% all’83%.

La Baia dei Porci è avvenuta nel primo anno dell’amministrazione Kennedy e la caduta di Saigon è avvenuta dopo il primo anno dell’amministrazione Ford. È difficile non concludere che quando i presidenti sono appena agli inizi gli Americani danno loro fiducia, anche per le grandi cose. Specialmente in politica estera.

Con questo in mente, vale la pena dare un’occhiata a come i numeri di approvazione di Joe Biden sono cambiati durante il suo primo anno in carica. È un disastro inequivocabile.

Secondo un nuovo sondaggio Quinnipiac, solo il 36% degli Americani approva il lavoro che Joe Biden sta facendo nel suo ufficio. La media dei sondaggi di Real Clear Politics dà Biden che fa solo marginalmente meglio, a circa il 41%. Gallup dà Biden al 42%, in calo di 15 punti rispetto a pochi mesi fa.

Dovreste sapere che l’approvazione di Kamala Harris è data del 28%, che è proprio intorno ai livelli di approvazione che ha Jeffrey Dahmer (un serial killer statunitense, noto anche come Il cannibale di Milwaukee o Il mostro di Milwaukee, n.d.r).

Quindi due terzi degli Americani non vogliono che Joe Biden si ricandidi alla presidenza. Tra questi, anche la maggior parte dei Democratici. A soli dieci mesi dalla presidenza di Biden gli Americani vogliono che se ne vada. Come questione prettamente storica questo è inaudito.

Quanto è grave? È diventata così grave che gli studenti universitari, tipicamente non un gruppo elettorale favorevole alla Destra, stanno deridendo Biden alle partite di calcio.

Joe Biden è profondamente impopolare. La domanda è: perché? Come siamo arrivati a questo punto? Questo è importante.

Ciò a cui stiamo assistendo sotto l’amministrazione Biden è qualcosa che gli Americani non gli perdoneranno assolutamente: il declino dei nostri standard di vita. Biden non ha solo messo in imbarazzo gli Stati Uniti a livello internazionale – certamente lo ha fatto. Gli Americani però possono anche sorvolare su queste cose, come hanno fatto con Gerald Ford e JFK, e sperare in qualcosa di meglio la prossima volta.

Biden ha reso la vita in questo paese molto più difficile per milioni di persone. Ha reso molto più difficile per gli Americani permettersi i servizi di base, cose come le forniture per l’edilizia e la benzina.

Poi, non ha mostrato quasi alcun interesse a sistemarle. In effetti, è chiaro che lo sta facendo di proposito a causa del riscaldamento globale.

Un’emittente locale in Florida ha parlato con i proprietari di ristoranti che hanno sentito l’effetto dell’aumento dei prezzi degli alimenti, per esempio.

REPORTER: “… Dalle ali di pollo.”

PROPRIETARIO DI RISTORANTE: “Sono 140 dollari a cassa contro i 40 di prima.”

REPORTER: “… Ai guanti di plastica.”

PROPRIETARIO DEL RISTORANTE: “Sono passati da 20 dollari a cassa a più di 140 dollari. E di nuovo, a volte è difficile trovarli.”

REPORTER: “Quasi tutto costa di più. John Horn del comitato esecutivo della FRLA [Florida Restaurant and Lodging Association] è anche proprietario dell’Anna Maria Oyster Bars. I problemi di approvvigionamento stanno tenendo fuori dal menu i cibi preferiti, come le chele di granchio dell’Alaska o le vongole.”

PROPRIETARIO DEL RISTORANTE: “Uno dei nostri articoli più popolari, non possiamo ottenerlo da nessuno.”

REPORTER: “Secondo il Bureau of Labor Statistics le principali materie prime nell’indice dei prezzi all’ingrosso degli alimenti sono in aumento rispetto all’anno scorso. La carne di manzo è aumentata del 57,7%. Grasso e oli quasi il 50%. Uova quasi il 40%. E il pollame lavorato del 30%. Per compensare ciò, i prezzi dei menu in media sono aumentati del 4,7%.”

Che cosa vuol dire esattamente? Non abbiamo abbastanza cibo?

Stanno accadendo molte cose e una di queste è l’inflazione. L’inflazione non è un atto di Dio, è il risultato della politica del governo. La Federal Reserve ha svalutato il dollaro americano stampando troppi dollari americani. Perché li stampano? Per pagare le spese del governo. Spesa che sotto l’amministrazione Biden è ora letteralmente fuori controllo.

C’erano 10,1 trilioni di dollari di obblighi di spesa nell’anno fiscale 2020. 10,1 trilioni di dollari. Nel 2019, che non è storia antica, il totale era però di 6,6 trilioni di dollari, ancora troppo, ma molto diverso dai 10,1 trilioni di dollari di oggi.

Altre spese sono in arrivo perché possiamo spendere qualsiasi quantità di denaro, deteniamo la valuta di riserva del mondo. La legge di Biden chiamata “Build Back Better“ è stimata costare più di 5 trilioni di dollari. Le persone che stanno stampando questo denaro, il Congresso degli Stati Uniti, la Federal Reserve in particolare, sanno che stanno peggiorando il problema. A loro non frega niente. In effetti, vi stanno prendendo in giro per aver notato che il vostro standard di vita è diminuito.

La Federal Reserve di St. Louis ha rilasciato questa dichiarazione, è difficile non notare il disprezzo, questo è reale: “Una cena del Ringraziamento in cui viene servito del pollame costa 1,42 dollari. Una porzione di cena a base di soia con la stessa quantità di calorie costa 0,66 dollari e fornisce quasi il doppio delle proteine”.

Naturalmente, una cena a base di soia abbassa anche il livello di testosterone, che è poi l’intero punto su cui ruota la questione. È interessante che la Fed, che dovrebbe tenere sotto controllo l’inflazione, ora vi dica cosa è meglio mangiare.

Come è successo? Tra quanto tempo vi diranno di mangiare insetti per fermare il cambiamento climatico? Non siamo affatto lontani da questo.

Nell’amministrazione Biden, una serie di agenzie governative sono diventate improvvisamente responsabili del vostro corpo. I minimi dettagli del vostro corpo. Cosa avete mangiato per la cena del Ringraziamento?

La Casa Bianca crede che l’OSHA, per esempio, possa dirvi cosa iniettare nel vostro corpo. Fai l’iniezione o sarai licenziato. Solo pochi mesi fa la Casa Bianca diceva il contrario. Gli obblighi alla vaccinazione sono illegali.

Ecco alcune dichiarazioni degli stessi che ora li stanno imponendo:

JOE BIDEN: “Non penso che dovrebbe essere obbligatorio, non pretenderei che fosse obbligatorio, ma farei tutto ciò che è in mio potere. Proprio come non penso che le mascherine debbano essere rese obbligatorie a livello nazionale.”

JEN PSAKI: “Possiamo rendere obbligatori i vaccini in tutto il paese? No, non è un ruolo che il governo federale credo abbia il potere di fare.”

NANCY PELOSI “Non possiamo imporre a qualcuno di vaccinarsi. Proprio non possiamo farlo. È una questione di privacy sapere chi lo è o chi non lo è.”

ANTHONY FAUCI: “No, assolutamente no. Non si vuole imporre e cercare di costringere qualcuno a farsi il vaccino, non l’abbiamo mai fatto. Non vogliamo degli obblighi da parte del governo federale alla popolazione in generale. Sarebbe inapplicabile e non appropriato.”

Queste persone sono sconsiderate, pazze e disoneste, ma il popolo le sopporta lo stesso. Dopo tutto questo, ovviamente, hanno ordinato l’iniezione. Sapevano che era illegale e, proprio come abbiamo visto con i divieti agli sfratti, l’hanno fatto comunque.

Poi le compagnie aeree hanno iniziato a cancellare i voli e gli operatori sanitari sono scomparsi perché i politici ne sanno più degli infermieri sul Coronavirus? Come funziona esattamente?

Poi siamo rimasti senza camionisti per prelevare le merci dai nostri porti. I responsabili del primo soccorso sono stati licenziati. Non si poteva avere un’ambulanza.

Poi, Joe Biden si alza ad un dibattito televisivo e dice che ‘se la sono cercata’. ‘Queste persone insignificanti stanno diventando arroganti’. ‘Gli faremo del male’ – e lui gli ha fatto decisamente del male.

Tutto ciò è sfacciato. La maggior parte della gente è molto stanca di questo. Non è una questione di parte. Volete vivere in un paese funzionale o no? La domanda è: come sopravviveremo ad altri tre anni di tutto questo? Questa è un’ottima domanda.


Donald Trump: Biden potrebbe portare gli Stati Uniti “ad un punto in cui non potremo più tornare indietro”
Fox News
6 dicembre 2021

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Barack Obama è stato un presidente nettamente divisivo, ma Joe Biden è ‘molto peggio’ ed è più esplicito, ha dichiarato l’ex presidente Donald Trump.

L’ex presidente Donald J. Trump ha avvertito che Joe Biden e la ‘mano pesante‘ del Partito Democratico verso un governo di estrema sinistra e globalista potrebbero raggiungere un ‘punto di non ritorno‘ in cui i futuri funzionari eletti non potranno correggere la rotta e la repubblica americana, così come è stata fondata, verrà persa.

Donald Trump si è unito a Mark Levin su “Life, Liberty & Levin” per discutere il suo nuovo libro “Our Journey Together” – che pubblica per la prima volta delle fotografie inedite di lui e della sua famiglia durante i suoi quatto anni alla Casa Bianca.

Levin ha notato che Trump ha detto che Biden verrà ricordato come il peggior presidente della storia, con altri critici che sostengono che le sue politiche finora abbiano portato a una recessione economica che eclissa quella del collega democratico Jimmy Carter.

Trump ha risposto a Levin che l’amministrazione di Biden si è già allontanata da un precedente ordine esecutivo che aveva firmato per bandire la Teoria Critica della Razza (di stampo marxista) dal governo federale.

“Se guardate, il presidente Obama era molto divisivo, ma la gente era più tranquilla a riguardo. Non volevano insultarlo, ma era troppo divisivo”, ha poi aggiunto Trump. “Ma l’amministrazione Biden è molto peggio. Infatti, ho notato l’altro giorno quando Obama ha detto ‘questo è molto pericoloso’; tutto questo… sai quello che hanno fatto finora. È troppo anche per lui“, ha detto.

“Ma quando si vedono i suoi principali esperti di economia che stanno guardando a questa inflazione, e stanno vedendo questi disegni di legge che vengono approvati per trilioni e trilioni di dollari, che è come buttare i soldi fuori dalla finestra“, ha continuato Trump, riferendosi a come alcuni funzionari dell’era Obama come il Segretario al Tesoro Lawrence Summers hanno messo in guardia contro alcune delle azioni degli attuali Democratici titolari delle cariche.

“Questa è gente di Obama che dice alla gente di Biden ‘non potete fare questo‘… ma loro vanno avanti comunque. Vediamo cosa succede”.

Donald Trump ha espresso la sua gioia nel vedere il governatore eletto della Virginia Glenn Youngkin prepararsi ad entrare in carica a Richmond, l’anno prossimo, dopo il rovesciamento del confidente della Clinton, Terry McAuliffe.

L’ex presidente ha detto che Youngkin lo ha chiamato dopo la sua vittoria per ringraziarlo del sostegno: “Il ‘Popolo MAGA‘ è venuto fuori con una forza molto più grande di quanto chiunque ritenesse possibile”.

In quella gara, Youngkin ha fatto notare dei guadagni percentuali per il Partito Repubblicano nelle aree più orientate verso Democratici nel nord della Virginia ed intorno a Washington, D.C., mentre ha anche aumentato il punteggio nelle aree fortemente pro-Trump intorno a Bristol, Wytheville, Bland e Cumberland Gap.

Mentre Trump ha detto che la vittoria di Youngkin dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per la Sinistra, ha aggiunto che in entrambi i casi la Nazione debba tornare a politiche sui confini sicuri, libertà di impresa, una stampa equa, e piattaforme alternative che, ha detto, Biden ha abbandonato.

“Non ce l’abbiamo [tutto questo]”, ha detto.

“Chi non vorrebbe l’identificazione degli elettori, per esempio? Chi non vorrebbe un esercito forte, o un confine? Chi vuole avere milioni di persone che affluiscono nel nostro paese?”, ha detto.

“Se avete un campione di 1.000 persone, medie, buone, persone americane che amano il nostro paese, non possono credere a quello che stanno vedendo al confine, ma alcune di queste persone [al governo] sono davvero cattive”, ha detto.

Nelle ultime settimane, mentre Biden ha istituito nuovi ordini esecutivi per la mitigazione della pandemia di Coronavirus a livello federale, molti critici sottolineano il fatto che gli immigrati illegali, spesso, non sono tenuti agli stessi protocolli validi per i cittadini statunitensi.

“Penso che vedrete una grande, grande vittoria dei Repubblicani alle midterms. Penso che sarà molto difficile per quelli là riprendersi così velocemente”, ha previsto Trump.

“Questo paese ha un enorme potenziale, enorme, ma lo stiamo buttando via, e ci sarà un punto in cui il paese non potrà più tornare indietro, ma non potremo mai permettere che quel punto venga raggiunto”, ha detto infine.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:40 am

L’anno del Presidente Trump in rassegna: I disastri di Joe Biden
L’anno del Presidente Trump in rassegna: I disastri di Joe Biden nella gestione della pandemia di COVID-19.
Un anno dopo, Joe Biden è un presidente fallito che si è arreso al virus ed ha rotto la sua promessa numero uno al popolo americano: porre fine alla pandemia una volta per tutte.
31 dicembre 2021

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UN RECORD DI COMPLETO E TOTALE FALLIMENTO: A Joe Biden era stato consegnato ogni set di strumenti che avrebbe potuto desiderare dal presidente Donald Trump: tre vaccini, oltre cinque terapie salvavita, grandi quantità di attrezzature mediche e di dispositivi per la protezione personale, una gamma completa di opzioni per i test del COVID-19 (test a domicilio, test rapidi e test PCR, nessuno dei quali esisteva prima), nonché un intero anno intero di dati, studi e di conoscenze scientifiche. Eppure, nonostante tutto questo, Joe Biden ha fallito così tanto che sono morte più persone in questo 2021 che in tutto il 2020.

Seguendo lo stesso standard usato da Joe Biden, dovrebbe essere rimosso dalla Casa Bianca.

Durante il secondo dibattito presidenziale del 22 ottobre 2020, Biden aveva detto: “220.000 americani morti… Chiunque sia responsabile di così tante morti non dovrebbe rimanere come presidente degli Stati Uniti“.

Da quando Biden è entrato in carica, 400.000 americani sono morti a causa del COVID-19.
Dopo che Biden ha prematuramente dichiarato la vittoria sul virus all’inizio di quest’anno, i casi medi giornalieri sono aumentati di quasi il 1.700%. Più di 27 milioni di americani sono stati infettati dal coronavirus durante il mandato di Joe Biden, e ci sono ora una media di 243.000 nuovi casi di coronavirus ogni giorno – quasi il triplo della media dei casi a sette giorni durante l’Election Day del 2020, e stanno ancora salendo.
Ci sono ora più di 70.000 persone ricoverate, decine di migliaia in più rispetto all’Election Day del 2020.
Il tasso di positività ai test è più alto oggi di qualsiasi altro momento dall’aprile del 2020 – e più del doppio del tasso del giorno delle elezioni del 2020 (media mobile a sette giorni).
La Casa Bianca sta ora prevedendo “un inverno di gravi malattie e di mortalità“.
Nonostante questi record atroci ed il fatto di aver basato tutta la sua campagna sul COVID.19, Biden ha finito il 2021 per arrendersi al virus, proprio come si è arreso in Afghanistan. “Non c’è una soluzione federale“, ha detto Joe Biden il 27 dicembre 2021. “Questa questione verrà risolta a livello statale“.
A riguardo, il 13 novembre 2020, Biden aveva mentito sui risultati della politica di contenimento del COVID-19 durante l’amministrazione Trump, affermando: “Questa crisi richiede una risposta federale robusta ed immediata, che è stata tristemente carente”.

JOE BIDEN AVEVA GIURATO DI “SPEGNERE IL VIRUS, NON IL PAESE” – MA INVECE HA CHIUSO IL PAESE E SI È ARRESO AL VIRUS… PROPRIO COME AVEVA PREVISTO IL PRESIDENTE TRUMP.

Centinaia di scuole stanno chiudendo ancora una volta in tutto il paese mentre Biden ammette la sconfitta.
“L’allarme negli Stati Uniti per l’aumento delle infezioni infantili da COVID vede la chiusura delle scuole di nuovo all’ordine del giorno” – The Guardian, 27 dicembre 2021.

Migliaia di voli sono stati cancellati durante la settimana di Natale a causa degli strabilianti fallimenti dell’amministrazione Biden.
“Le principali compagnie aeree statunitensi hanno cancellato altre centinaia di voli domenica, il terzo giorno di fila di cancellazioni di massa e di ritardi durante il fine settimana di Natale, mentre il personale e l’equipaggio si danno malati nel mezzo all’ondata di Omicron… Più di 1.200 voli statunitensi sono stati cancellati e più di 5.000 sono stati ritardati domenica, secondo FlightAware.” – CNN, 26 dicembre 2021.

Il principale consigliere di Biden sul COVID, Anthony Fauci, ha detto che l’amministrazione potrebbe bandire gli americani non vaccinati dai viaggi aerei nazionali.
“Fauci dice che gli Stati Uniti dovrebbero considerare l’aggiunta del requisito della vaccinazione per i voli nazionali” – Washington Post, 27 dicembre 2021.

Biden ha ordinato ai datori di lavoro privati di licenziare gli americani non vaccinati dai loro posti di lavoro, mentre incolpa il popolo americano dei suoi stessi fallimenti.
Il 4 dicembre 2020, Biden aveva promesso che non avrebbe mai reso obbligatori i vaccini, dicendo: “No, non penso che dovrebbe essere obbligatorio, non pretenderei che fosse obbligatorio”.
Meno di un anno dopo, Biden ha imposto un obbligo federale incostituzionale alla vaccinazione ed ha minacciato che qualsiasi americano che si rifiuterà di conformarsi dovrà essere “pronto a pagare”.

La comunicazione pubblica di Biden è stata un pasticcio confuso, con regole e messaggi che cambiano ad un ritmo vertiginoso, eppure Biden stesso non ne rispetta neanche uno.
Il 13 maggio 2021, Biden ha detto: “Se siete stati completamente vaccinati, non avrete più bisogno di indossare una mascherina. Lasciatemi ripetere: se siete completamente vaccinati, non avrete più bisogno di indossare una mascherina”.
La settimana scorsa, Biden ha detto: “Indossate una mascherina”. “È fondamentale indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso”.
Nel frattempo, Biden va in giro per la capitale della nazione senza mascherina mentre è malato e tossisce: “Biden è stato avvistato senza mascherina al ristorante di DC dopo aver detto di aver preso il raffreddore da suo nipote” – The Daily Mail, 4 dicembre 2021

IL DISINTERESSE DI BIDEN PER LE TERAPIE ANTI-COVID: LENTO AD INVESTIRE E A DISTRIBUIRE NUOVI TRATTAMENTI SALVAVITA.

L’amministrazione Trump ha sviluppato un sistema collaudato di apprendimento, iterazione, innovazione e logistica che ha prodotto armi rivoluzionarie contro il virus, e le ha fatte arrivare agli americani il più rapidamente ed abbondantemente possibile. L’amministrazione Biden ha fatto il contrario: si è riposata sugli allori mentre faceva la morale al popolo americano ed attaccava la libertà.
Il presidente Trump ha investito MILIARDI nello sviluppo e nella produzione terapeutica come parte dell’Operazione Warp Speed, ed ha approvato e distribuito cinque terapie con un calendario accelerato.
Grazie alla rapida azione del presidente Trump, centinaia di migliaia di pazienti gravemente malati hanno ricevuto trattamenti salvavita come il plasma iperimmune e gli anticorpi monoclonali.
Con Biden, ci sono ora carenze diffuse di anticorpi monoclonali, uno dei trattamenti più efficaci per i pazienti gravemente malati. Nel frattempo, l’amministrazione Biden non è riuscita a portare sul mercato nuovi trattamenti a base di anticorpi per affrontare nuove varianti. Questo è un disastro di proporzioni gigantesche.
Allo stesso modo, mentre demonizzava maniacalmente gli americani che non si sono vaccinati e cercava di farli cacciare dal loro posto lavoro, Biden non è riuscito a concentrarsi sull’acquisto e sulla rapida distribuzione di forniture adeguate di trattamenti terapeutici innovativi, come la nuova pillola di Pfizer, Paxlovid, che è stata trovata per ridurre il rischio di ospedalizzazione o di morte dell’88% quando presa poco dopo l’infezione da COVID.
Quando gli è stato chiesto quante dosi della pillola salvavita della Pfizer il governo federale avesse acquistato, Biden ha risposto che non poteva ricordare il numero preciso ed ha aggiunto: “Spero che non ci arriveremo perché se la gente si farà i vaccini… non si troverà in una posizione in cui avrà bisogno di una tale pillola”.
I risultati della pillola della Pfizer sono stati riportati all’inizio di novembre, ma quasi due mesi dopo, l’HHS ha detto che le prime dosi “inizieranno ad arrivare ai siti di distribuzione entro la fine di dicembre” ma che le dosi “saranno limitate all’inizio” ed “aumenteranno… nei prossimi mesi”. Molti stati stanno ricevendo solo poche centinaia di dosi, ed alcuni anche meno.
Mentre prevede “gravi malattie e mortalità” per i non vaccinati, la Casa Bianca di Biden ha a malapena menzionato il Paxlovid. È stato menzionato solo una volta da novembre in un briefing della stampa.
Tutti sanno che questo non sarebbe mai successo con il presidente Donald Trump.

IL FALLIMENTO DEI TEST DI BIDEN: UNO SCANDALO NAZIONALE – BIDEN STA ORA CERCANDO DI RISOLVERE UN PROBLEMA CHE HA CREATO.

Partendo completamente da zero su un nuovo virus, l’amministrazione Trump ha rapidamente costruito il più grande, il più robusto ed il più avanzato sistema di test nella storia dell’umanità.
Entro il 20 gennaio 2021, gli Stati Uniti avevano condotto oltre 250 milioni di test – di gran lunga il paese che aveva fatto più test al mondo.
I test del coronavirus hanno raggiunto il picco nel gennaio 2021, con circa 2 milioni di americani che venivano testati al giorno.
Da quando il presidente Trump ha lasciato il suo ufficio, i test sono DECLINATI sotto la guida di Joe Biden. Biden ha anche presieduto al DELCINO PROGRESSIVO dell’intera infrastruttura dei test per il COVID, lasciando gli Stati Uniti IMPREPARATI per l’ondata dei contagi della Variante Omicron .
Biden è rimasto a guardare durante l’estate mentre milioni di kit di test venivano distrutti, i siti di test venivano smantellati ed i produttori di test chiudevano gli impianti di produzione e licenziavano i lavoratori. (“Maker of Popular COVID Test Told Factory to Destroy Inventory” – New York Times, 20 agosto 2021))
Il numero di test eseguiti è sceso a soli 420.000 al giorno durante l’estate, mentre la variante Delta cominciava a diffondersi.
In ottobre, l’amministrazione Biden ha RIFIUTATO un piano che avrebbe prodotto centinaia di milioni di nuovi test per il COVID e fornito a tutti gli americani dei test rapidi gratuiti per le vacanze.
Per tutto il fine settimana di Natale, gli americani malati hanno aspettato per ore in lunghe code per avere accesso ad un test per il COVID, e molti sono stati respinti o hanno trovato gli scaffali vuoti – a quasi due anni dall’inizio della pandemia.
Come ha ammesso Biden alla ABC News, “Si potrebbe sostenere che avremmo dovuto saperlo un anno fa, sei mesi fa, due mesi fa, un mese fa”. Ha detto che “avrebbe voluto [lui] aver considerato di ordinare“ ulteriori test già mesi fa.
Le proiezioni del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ora stimano che gli Stati Uniti avranno bisogno dai 3 ai 5 milioni di test al giorno entro gennaio – ma a causa dei fallimenti di Biden, la capacità di implementare un organizzazione per i test non è affatto vicina. (“HHS forecast shows Omicron stretching U.S. COVID testing supply” – POLITICO, 15 dicembre 2021)
Con Biden, gli Stati Uniti sono rimasti molto indietro rispetto alle altre nazioni avanzate sui test per il COVID. In Europa, 46 test antigenici rapidi che possono essere fatti autonomamente stando a casa sono stati approvati per l’uso, mentre la FDA ha approvato solo 14 di questi test antigenici – alcuni dei quali sono stati autorizzati sotto l’amministrazione Trump.
Una recente indagine ha scoperto che con Biden, i produttori di test che chiedono l’autorizzazione per l’utilizzo in emergenza affrontano dei ritardi anche di mesi. Con il presidente Trump, i nuovi test per il coronavirus erano stati a volte approvati anche entro 24 ore.
Anche il Washington Post sta ora criticando i fallimenti nell’organizzazione dei test di Biden, notando che l’America è rimasta indietro rispetto al resto del mondo. “Gli americani stanno ancora pagando un bel po’ di soldi per i test per il coronavirus da fare in casa, che si aggirano intorno ai 25 dollari per una confezione da due – sempre se riescono a trovarne una. Al contrario, i negozi in Germania ed in India vendono test a pochi dollari. Il Regno Unito fornisce fino a sette test gratuiti al giorno a chiunque li voglia. Singapore spedisce i test ad ogni famiglia”.
A differenza di Trump, Biden ha ereditato il miglior sistema di test del mondo ed un virus che conosciamo da quasi due anni. Ma Biden ha comunque giustificato i suoi fallimenti cercando di sostenere che “nessuno in tutto il mondo l’ha vista arrivare [la Variante Omicron]”.

BIDEN HA INCAUTAMENTE POLITICIZZATO IL VACCINO – PRIMA E DOPO L’ASSUNZIONE DELL’INCARICO

Per mesi durante la campagna presidenziale del 2020, Biden e Kamala Harris hanno deliberatamente fomentato lo scetticismo sui vaccini.
Nel settembre del 2020, Joe Biden ha detto: “Perché pensiamo che, se Dio vuole, quando avremo un vaccino – che è buono, funziona – perché pensiamo che il pubblico si metterà in fila per essere disposto a farsi l’iniezione? Abbiamo perso così tanta fiducia, il popolo americano, in quello che viene detto [dall’amministrazione Trump]”. Biden ha detto: “Non mi fido di Donald Trump. E a questo punto, neanche il popolo americano può farlo”.
Nel settembre del 2020, Kamala Harris ha detto: “Non mi fiderei di Donald Trump” per un vaccino. Durante il dibattito vice-presidenziale del mese successivo, la Harris ha ribadito: “Se Donald Trump dice di farcelo [il vaccino], io non lo farò“.

Nel febbraio del 2021, Biden ha falsamente affermato che gli Stati Uniti non disponessero di alcun vaccino quando è entrato in carica.
Ma Biden stesso aveva ricevuto entrambe le sue due dosi di vaccino già ben prima di entrare in carica, e quando il presidente Trump ha lasciato l’incarico, più di 1 milione di americani venivano vaccinati al giorno – il tutto senza OBBLIGHI, MINACCE, O DIVISIONI INUTILI.

Nell’ottobre del 2021, durante un evento della CNN, Biden ha affermato che l’ampia disponibilità di vaccini in America era dovuta al fatto che “sono uscito ed ho comprato tutto ciò che potevo comprare ed ha funzionato”.
Biden deve aver dimenticato che è stato il presidente Trump ad investire 14 miliardi di dollari nello sviluppo e nella produzione di vaccini.
Quando Trump ha lasciato il suo ufficio, il governo federale aveva assicurato 464 milioni di dosi di vaccino, abbastanza dosi di vaccino per tutti gli americani idonei a ricevere il vaccino entro il giugno del 2021.

Dopo aver ereditato i vaccini, Biden aveva l’obbligo solenne di monitorare i dati, tenere il popolo americano pienamente informato e promuovere la fiducia attraverso la trasparenza e la comunicazione. Invece, ha mentito ripetutamente ed ha perseguito politiche senza senso come negare l’immunità naturale tra coloro che erano guariti dal virus – perdendo la fiducia del popolo americano.
Biden sta ora incolpando tutti tranne se stesso per i fallimenti della sua amministrazione, mentre cerca di dividere e demonizzare i suoi connazionali, lavorando con i giganti delle Big Tech per censurare il dibattito pubblico e la discussione scientifica.
Come presidente, Trump è stato elogiato anche dai governatori del partito avversario per il suo approccio non ideologico ed unificatore nell’affrontare questa sfida nazionale – ed alla Casa Bianca ha promosso un dibattito aperto e vigoroso, aperto all’intero spettro di persone che provenivano da diverse aree di competenza.

BIDEN HA APERTO LE FRONTIERE DELL’AMERICA NEL MEZZO DI UNA PANDEMIA GLOBALE: IL SUO INCUBO DELLE FRONTIERE STA CONTRIBUENDO AD ALIMENTARE INFEZIONI E MORTE.

Biden ha fermato la costruzione del muro al confine del presidente Trump il primo giorno in cui è entrato in carica, ha strappato le restrizioni ai viaggi internazionali che erano state implementate per la sicurezza nazionale, ha fatto a pezzi gli accordi di cooperazione in materia di asilo con il Messico e le nazioni dell’America centrale, ed ha implementato il catch-and-release lungo tutto il confine degli Stati Uniti, scatenando l’afflusso di massa dell’immigrazione illegale.
Quasi 2 milioni di stranieri illegali da oltre 160 paesi hanno attraversato il confine meridionale dell’America solo quest’anno, ed il numero reale è anche molto più alto. Non c’è nessun “obbligo alla vaccinazione” per gli stranieri entrati illegalmente, eppure mentre invita milioni di stranieri illegali non vaccinati a violare le leggi dell’America, Biden sta lottando per impedire ai lavoratori americani ed ai bambini americani di vivere liberamente le loro vite.
Mentre la variante Delta si diffondeva in tutto il mondo, la stessa amministrazione di Biden ha stimato che quasi il 20% delle famiglie di immigrati illegali che attraversavano il confine erano state infettate dal COVID-19, eppure Biden ha rifiutato di fermare il flusso di immigrati illegali.
Al contrario, all’inizio della pandemia, il presidente Trump aveva agito rapidamente per vietare i viaggi dalla Cina nel gennaio 2020 – una misura che è stata lodata persino dal dottor Fauci perché avrebbe “salvato delle vite”, ma denunciata da Biden come “xenofoba” ed “isterica”.
Il presidente Trump ha anche chiuso il confine tra gli Stati Uniti e il Messico ai viaggi non essenziali dal Messico, ed ha preso provvedimenti per garantire che chiunque entrasse illegalmente negli Stati Uniti venisse rapidamente rimpatriato nel suo paese d’origine.

BIDEN SI PIEGA ALLA CINA – JOE BIDEN SI È UNITO ALL'”INSABBIAMENTO” DELLE ORIGINI DEI COVID-19 VOLUTO DALLA CINA.

Una delle prime azioni dell’amministrazione Biden è stata quella di chiudere l’indagine del Dipartimento di Stato del presidente Trump sul laboratorio di Wuhan.
Nell’agosto del 2021, Biden ha detto, riguardo alle origini del virus cinese, che “il mondo merita delle risposte, e non mi fermerò finché non le avremo”. Biden ha anche detto, “dobbiamo tutti capire meglio come è nato il COVID-19 per prevenire altre pandemie”.
Ma dopo un anno di presidenza, Biden non è riuscito ad ottenere la verità sul laboratorio di Wuhan e non ha ancora ritenuto la Cina responsabile.
Quando a Biden è stato chiesto due settimane fa perché non avesse fatto di più per arrivare fino in fondo nella scoperta della verità sul ruolo del PCC nelle origini del coronavirus, Biden ha semplicemente sorriso e se n’è andato. “Biden sorride quando il Post gli chiede di spingere la Cina alla trasparenza dopo 800mila morti di COVID” – New York Post, 15 dicembre 2021
L’amministrazione Biden ha continuamente rifiutato di ritenere la Cina responsabile per il suo ruolo nella diffusione mortale del coronavirus, opponendosi anche alla richiesta fatta dal presidente Trump per cui la Cina pagasse trilioni di dollari per i danni che aveva causato.

UN RECORD INEGUAGLIATO: LA STRATEGIA ANTI-COVID DI TRUMP HA SALVATO MILIONI DI VITE E SALVATO L’ECONOMIA DEGLI STATI UNITI.

Il presidente Trump ha guidato la più grande mobilitazione della società americana dalla Seconda Guerra Mondiale, prendendo rapidamente e decisamente di petto ogni problema per salvare milioni di vite americane.
Ha intrapreso un’azione rapida e tempestiva per imporre un divieto di viaggio salva-vite.
Ha lanciato il Progetto Airbridge, che ha portato alla distribuzione di oltre un miliardo di pezzi di attrezzature mediche essenziali in tempo di crisi, tra cui: 5 milioni di respiratori N-95, 2,5 milioni di schermi facciali, 945 milioni di guanti, 2,5 milioni di termometri, 127 milioni di mascherine chirurgiche, 1,4 milioni di tute protettive, 66 milioni di camici e 109.000 stetoscopi.

Il presidente Trump ha mobilitato i muscoli manifatturieri dell’America, tra cui la Ford e la General Motors, per produrre grandi quantità di dispositivi di protezione individuale ed un numero senza precedenti di ventilatori.
Tra gennaio 2020 e gennaio 2021, il numero di ventilatori nelle scorte nazionali è aumentato del 705%. Proprio come aveva promesso, a nessun americano che aveva bisogno di un ventilatore è stato negato un ventilatore.

Il presidente Trump ha ricostruito la scorta strategica nazionale dell’America, che a gennaio 2021 aveva 18 volte più mascherine N95, 10 volte più mascherine chirurgiche, camici e guanti, e 3 volte più schermi facciali rispetto al gennaio del 2020. Al contrario, l’amministrazione di Obama e Biden aveva lasciato le scorte nazionali vuote.
Per aiutare a riaprire le scuole, il presidente Trump ha fornito oltre 100 milioni di mascherine di stoffa da distribuire alle scuole ed 800.000 test BinaxNOW alle HBCU.
L’amministrazione Trump ha costruito un sistema di test che era leader nel mondo, completando oltre 250 milioni di test nel 2020.
Gli sforzi nell’approntare i test dell’amministrazione Trump hanno permesso oltre 1,3 miliardi di test entro il giugno del 2021.

L’amministrazione Trump ha protetto i residenti nelle case di cura spedendo oltre 97 milioni di DPI, oltre 15.000 macchine per i test antigenici e 5,35 milioni di test rapidi, oltre ad inviare squadre di ispettori federali in 96 case di cura in tutto il paese.
L’amministrazione Trump ha investito 14 miliardi di dollari nello sviluppo e nella produzione di vaccini, e ha lanciato alcuni la più grande operazione di test sui vaccini nella storia americana.
Attraverso l’operazione Warp Speed, il presidente Trump ha sfruttato il potere del governo federale e della comunità scientifica per sviluppare vaccini contro il COVID sicuri ed efficaci in soli 9 mesi, il più veloce della storia.
L’amministrazione Trump ha accelerato la produzione del vaccino a livelli storici ed ha assicurato abbastanza dosi di vaccino per tutti gli americani idonei entro giugno 2021.
Il presidente Trump ha dato la priorità alle dosi di vaccino agli americani più vulnerabili. Come risultato, 7 milioni di persone in oltre 70.000 strutture di assistenza hanno ricevuto rapidamente i vaccini salvavita.

Il presidente Trump ha anche gestito sapientemente la riapertura in sicurezza e di importanza strategica dell’economia, salvando milioni di posti di lavoro, facendo tornare i bambini a scuola in sicurezza e lanciando la più veloce ripresa economica mai registrata.

UN ANNO DOPO, I RISULTATI SONO CHIARI: IL PRESIDENTE DONALD J. TRUMP HA GESTITO ECCEZIONALMENTE BENE LA PANDEMIA DI COVID-19 – IN CIRCOSTANZE PIU’ INCERTE E MOLTO PEGGIORI RISPETTO A QUELLE DI OGGI – MENTRE JOE BIDEN E LA SUA DISASTROSA AMMINISTRAZIONE HANNO FALLITO. NON È ARRIVATO NEANCHE LONTANAMENTE VICINO.



Al mondo non interessa più ciò che ha da dire Joe Biden
La conferenza stampa di Biden è stata imbarazzante per il paese.
Tucker Carlson:
20 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... joe-biden/

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del … di “Tucker Carlson Tonight”.

Joe Biden è uscito dal suo isolamento per tenere una delle sue rare conferenze stampa lui da solo. Potreste averlo visto. È comune quanto Phil la Marmotta di Punxsutawney che emerge dalla sua tana. Infatti, secondo gli statistici che tengono traccia di questo genere di cose, è stata solo la seconda da quando è entrato in carica un anno fa. Ma alla fine, dopotutto, lo stanno desiderando un po’ tutti che Joe Biden parli in pubblico sempre meno spesso.

L’intera faccenda è stata terribile, è stata totalmente strana ed imbarazzante, non solo per lui, ma per il paese. A un certo punto, Biden ci ha regalato un flusso di pensieri più o meno coscienti sull’ex datore di lavoro di suo figlio, che sarebbe una piccola e corrotta nazione chiamata Ucraina. A quanto pare, il confine orientale dell’Ucraina con la Russia – a differenza, ad esempio, del nostro confine meridionale con il Messico – è un confine Sacro, creato da Dio, che deve essere protetto a tutti i costi, financo a sacrificare delle americane. Perché questo? Joe Biden non l’ha detto.

L’intera faccenda è stata così confusa che passeremo un po’ di tempo ad analizzarla più a lungo nello show di domani. Ma nel frattempo, ecco cosa dovreste sapere. Attualmente state finanziando una battaglia per procura in Ucraina contro l’esercito russo armato di armi nucleari, e questo potrebbe benissimo degenerare in una guerra vera che includerà voi, gli Stati Uniti. Se non altro, Biden lo ha detto molto chiaramente. Quindi dormite bene stanotte.

Poi Biden si è vantato di se stesso, come tende a fare ogni volta che è sveglio. “Potete pensare a qualsiasi altro presidente che abbia fatto così tanto in un anno?”, ha chiesto ad un certo punto. Come si risponde a una domanda del genere? Biden non ha aspettato la risposta. Invece, si è arrabbiato con un giornalista che ha osato chiedergli del COVID.

REPORTER: “Ha promesso troppo al pubblico americano rispetto a ciò che avrebbe potuto realizzare nel suo primo anno di mandato? E come pensa di correggere la rotta in futuro?”

JOE BIDEN: “Perché sei così pessimista? Guardi, non ho fatto troppe promesse, ma probabilmente ho surclassato quello che chiunque pensava sarebbe successo.”

“Surclassato”. Beh, in realtà è vero. “Surclassato“ – significa che sono morti più americani per il coronavirus sotto il mio controllo che sotto il malefico uomo anti-scienza Cheeto; il che non è facile, faccia di cane, soldato pony. Ficcatelo nel cappello e fumatelo. Da lì la questione è diventata ancora più strana.

Biden ha parlato della sua cosiddetta legislazione sui diritti di voto, alla quale solo i nazisti si oppongono. Senza quella legislazione, le prossime elezioni saranno quasi certamente fraudolente, truccate, illegittime, rubate. Vedete come funziona? Se ti lamenti di un’elezione dopo che è stata fatta, sei un insurrezionalista. Il Dipartimento di Giustizia potrebbe incriminarti per sedizione. Ma se ti lamenti di un’elezione prima del tempo in modo preventivo, allora sei un leader dei diritti civili. C’è una differenza, Mr. Man. Imparala. Amala, vivila.

Biden ha continuato a vantarsi che sotto la sua costante e saggia leadership, quei villici che abitano in questo paese abbiano ottenuto degli “aumenti“. Ora, non ha menzionato il fatto che l’inflazione si è già mangiata quegli aumenti in un solo boccone, ed anche gli aumenti del prossimo anno. Ma nessuno della stampa si è preoccupato di chiedere, comunque. Biden ha ammesso che ci sono alcuni americani che sono “frustrati e affaticati“, ma questo non è colpa sua. È colpa del COVID, una malattia sicuramente creata dagli elettori non vaccinati di Trump e non – e vogliamo essere chiari su questo – assolutamente non creata dai patroni di lunga data della sua famiglia nel governo della Cina. Loro non c’entrano nulla. L’avete fatto voi. In ogni caso, la soluzione, ha spiegato Biden, è più tamponi e più vaccini. Ecco perché ha intenzione di inviare un test anti-COVID ad ogni famiglia americana e costringere ogni ultimo rinunciatario a farsi il vaccino.

JOE BIDEN: “Quando hai la gente e i ricoverati che invadono gli ospedali, e hai medici e infermieri fuori a causa del COVID, perché hanno preso il COVID. Abbiamo rimesso migliaia di persone in quegli ospedali. Guardate tutto il personale militare che abbiamo lì. I primi soccorritori. Nessuno è mai stato così organizzato. Nessuno è mai stato così organizzato. Un’operazione strategica per ottenere il maggior numero di vaccinazioni aprendo cliniche e mantenendo e riuscendo a far vaccinare così tante persone. Quello che sto facendo ora non è solo far ottenere quantità significative di vaccini anche al resto del mondo, ma ora hanno bisogno anche della maniera meccanica di come fare i vaccini nelle braccia delle persone. Quindi stiamo fornendo loro il know how per come farlo.“

Quante preposizioni sono state massacrate in questi paragrafi che avete appena sentito? Abbiamo perso il conto. Ma ecco il titolo, e non avete mai sentito un presidente vantarsi di questo: Abbiamo messo i soldati negli ospedali. Biden ha detto che è una vittoria. Quindi la prossima volta che fate un esame della prostata, state tranquilli. Ci sono degli uomini armati, non c’è motivo di avere paura. Ma Biden non si ferma a questo risultato. C’è altro da fare. Il prossimo obiettivo di Joe Biden è quello di vaccinare tutti gli 8 miliardi di persone nel mondo con la forza, se necessario. E, naturalmente, potremmo aver bisogno di soldati anche per questo.

JOE BIDEN: “Spero che quello che succederà è che il resto del mondo faccia quello che sto facendo io e che fornisca quantità significative del vaccino al resto del mondo perché non è sufficiente che abbiamo solo questo paese, non avere il virus o essere in grado di controllare il virus, ma che non potremo mai costruire un muro abbastanza alto da tenere fuori una nuova variante. Quindi richiede una delle cose che voglio fare, e stiamo contemplando come farlo. Stiamo contemplando come farlo. E cioè come ci muoviamo in una direzione per cui tutto il mondo sarà vaccinato?“

Il mondo intero. “Quei dannati africani farebbero meglio a cominciare a fare le vaccinazioni, perché i muri non funzionano. Si costruisce un muro più grande. Loro costruiscono solo virus più grandi“. Questo è quello che ha detto il presidente. Se si fanno tre passi indietro, è piuttosto divertente in un modo diventato triste. Qui c’è il vecchio e stralunato Joe Biden che continua a blaterare di vaccini – “Fai la tua terza iniezione o niente hot dog per te. Questo è un ordine.“

Ma in realtà, mentre lui è rimasto in isolamento nel Delaware, il resto del mondo ha superato i confini. Nessuno ascolta più Joe Biden. È debole. Non incute timore e rispetto. Al mondo non interessa più quello che dice. Come a dimostrarlo, poche ore prima che Biden parlasse oggi, Starbucks — la catena di caffè di sinistra che, in circostanze normali, adora Joe Biden ed il suo Partito — proprio Starbucks, ha annunciato che i suoi 200.000 impiegati non dovranno più fare il vaccino. Era obbligatorio a Starbucks. Ora non lo è più. Stanno abbandonando quel requisito.

Beh, questo è un grosso cambiamento. Questo è in diretta contraddizione con gli ordini personali di Joe Biden. Solo poche settimane fa, Biden aveva avvertito di un “inverno di gravi malattie e mortalità”. Che tipo ottimista che è. Ma solo per i non vaccinati. Eppure a Starbucks, i baristi non vaccinati sono ancora lì in piedi, stanno ancora versando quei caffellatte, e ora stanno tornando al lavoro. Cosa significa tutto questo? Beh, significa che hanno deciso che il manichino senile alla Casa Bianca sa meno di loro sul COVID. E potrebbero essere sulla buona strada.

Nel frattempo, in Israele, che è probabilmente il paese più vaccinato del mondo, gli scienziati hanno appena contraddetto tutto ciò che l’amministrazione ci ha detto per un anno intero sui passaporti vaccinali e sull’immunità naturale. Così uno studio in Israele, che nessuno ha ancora denunciato come “disinformazione”, ha trovato che quattro iniezioni di vaccino non funzionano così bene contro la Omicron come fa invece l’immunità naturale. E uno dei massimi esperti israeliani sui vaccini ha ammesso che l’immunità naturale in generale è molto efficace. Guardate questo.

REPORTER: “Lei ora è dell’opinione che i passaporti vaccinali debbano essere eliminati, eliminati gradualmente perché non sono più rilevanti nell’era della Omicron?“

COHEN: “Sì, tendo a pensarlo. // Anche, anche se, la Omicron in realtà sta causando un sacco di, sai, svolta non grande per l’infezione, ma reinfezioni, sai, persone che sono vaccinate e, sai, infezioni secondarie, è al loro inizio. Dobbiamo prendere in considerazione che ancora il virus è migliore nell’immunizzare rispetto che al vaccino.”

Meglio togliere quell’uomo da Twitter, che cosa sa? È il professor Cyrille Cohen. È il capo della facoltà di immunologia all’Università Bar Ilan. È un membro del comitato consultivo per i vaccini nel governo israeliano. Ed ovviamente è un criminale del libero pensiero. Che cosa ha fatto? Beh, ha guardato i dati e ha concluso che gli scienziati hanno fatto un grosso errore. “Il virus immunizza meglio del vaccino“.

Oh, dove l’avete già sentito? Beh, lo sappiamo da più di un anno. Il nostro CDC ha scoperto che l’immunità naturale ha fornito più protezione contro la variante Delta del COVID di quanto non abbia fatto la vaccinazione. Il professor Cohen ha continuato a scusarsi per il più grande errore dall’inizio della pandemia: chiudere le scuole e costringere i bambini a stare a casa, provvedimenti che hanno distrutto una generazione. Si è scoperto che non c’era alcuna base scientifica per farlo. Erano solo i sindacati degli insegnanti che volevano più tempo libero. Omicron, ha detto il professore, trasformerà questa pandemia nella fase endemica. Sarà come l’influenza, una malattia diffusa ma lieve. Tutti la prenderanno, e pochissimi ne verranno colpiti gravemente. E dovremmo procedere di conseguenza.

Questo è sempre stato abbastanza ovvio. Ma non lo sapreste mai ascoltando Joe Biden. Non ne aveva la minima idea. Ma la Gran Bretagna, che è stata alquanto isterica di fronte al COVID, è arrivata alla stessa conclusione. Così, mentre Joe Biden spingeva tutti a fare una terza iniezione di vaccino anti-COVID, definendola “la protezione più ottimale che si possa avere” – tranne l’immunità naturale, che tende ad essere molto più efficace. Mentre lo diceva e veniva ignorato. Boris Johnson, il primo ministro della Gran Bretagna, ha annunciato la fine di tutti gli obblighi e di tutte le restrizioni in Gran Bretagna, anche nelle scuole.

Eccone una parte.

BORIS JOHNSON: “I nostri scienziati credono che sia probabile che l’ondata di Omicron abbia ora raggiunto il picco a livello nazionale. // D’ora in poi. Il governo non chiederà più alla gente di lavorare da casa. […] Le persone non dovrebbero parlare con i loro datori di lavoro circa gli accordi per tornare in ufficio e, dopo aver esaminato attentamente i dati, il gabinetto ha concluso che una volta che i regolamenti decadranno, il governo non imporrà più l’uso di mascherine ovunque.“

Quindi, gli Stati Uniti un tempo guidavano il mondo, in particolare nel campo della scienza. La scienza moderna è stata essenzialmente inventata qui. È stata certamente perfezionata qui. Ora, sono gli Stati Uniti che seguono il resto del mondo. Paesi molto più piccoli. I nostri due più stretti alleati, in effetti. Paesi che hanno il COVID almeno quanto noi, hanno deciso che quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni non funziona. E stanno cambiando le loro politiche. Stanno liberando la loro popolazione dal giogo di questa follia.

Tutto questo stava accadendo proprio nel momento in cui Biden si stava preparando per la sua grande conferenza stampa. Ma apparentemente nessuno gli ha detto cosa stava succedendo. I nostri due più forti alleati lo stanno facendo e lui non lo sapeva. Nello stesso momento in cui Boris Johnson ha annunciato che le mascherine non funzionano, Joe Biden ha dichiarato che invierà 400 milioni di mascherine ai cittadini americani in modo che ogni persona in America possa essere al sicuro per un giorno.

È una follia. È deprimente da guardare ed avrà implicazioni enormi. Di nuovo, questa non è una leadership globale, è il contrario. Questo è l’aspetto che si ha quando si è uno zimbello globale. Anche gli aiutanti di Biden lo sanno.

Guardate il consigliere sul COVID di Biden ammettere che le mascherine non fermano la trasmissione.

MICHAEL OSTERHOLM: “Oggi sappiamo che molte delle coperture di stoffa per il viso che la gente indossa non sono molto efficaci nel ridurre qualsiasi movimento del virus in entrata o in uscita. O stai respirando fuori o stai respirando dentro. E infatti, se sei nell’Alto Midwest in questo momento, chiunque stia indossando la sua copertura di tela per il viso, può dirti che può sentire l’odore del fumo che stiamo ancora ricevendo.“

Ok, questo era ad agosto, quasi mezzo anno fa. Qualche mese dopo, nel dicembre scorso, il medico che risiede stabilmente alla CNN ha ammesso che è vero. Le mascherine sono inutili. Sono sempre state inutili.

DR. LEANA WEN: “Le mascherine di stoffa non sono adatte a questa pandemia. Non sono appropriate per Omicron e non erano appropriate nemmeno per la Delta, la Alpha o qualsiasi delle varianti precedenti.”

Eppure, Joe Biden si vanta di mandare ad ogni americano una mascherina in modo che ogni americano possa essere al sicuro per un giorno. Questo è patetico. Perché lo stanno facendo? È una domanda che vale la pena fare, soprattutto perché Joe Biden sa che le mascherine non funzionano. È il motivo per cui si toglie la mascherina quando lo irrita. Eccolo qui solo pochi giorni fa.

JOE BIDEN: “Quello che siamo stati in grado di fare… (togliendosi la mascherina) genera un significativo aiuto federale.”

Quindi Joe Biden sa che le mascherine non funzionano. La CNN sa che le mascherine non funzionano. I consiglieri sul COVID di Joe Biden sanno che le mascherine non funzionano. Il paese della Gran Bretagna lo ha ammesso in pubblico. Quindi, con questo in mente, ecco quello che l’amministrazione Biden ha detto sulle mascherine negli ultimi due mesi. Leggete le bugie.

BIDEN: “Mettersi la mascherina, mettersi la mascherina, mettersi la mascherina è uno strumento importante per controllare la diffusione del COVID-19, e quando si è al chiuso in luoghi pubblici, si dovrebbe indossare la mascherina.”

WALENSKY: “Il CDC continua a raccomandare che qualsiasi mascherina è meglio di nessuna mascherina. E incoraggiamo tutti gli americani ad indossare una mascherina ben aderente per proteggersi.”

FAUCI: “Vogliamo assicurarci che le persone tengano le loro mascherine. Penso che l’idea di togliere le mascherine nella mia mente sia davvero qualcosa che non dovremmo nemmeno considerare.“

Si comportano come se non ci fosse alcun costo nel coprirsi il viso. Ma la verità è che gli esseri umani hanno bisogno di vedersi in faccia. Non è un optional. Facciamo finta che lo sia. Qualsiasi società che ignori gli imperativi naturali, cose così basilari come vedere i volti degli altri, distruggerà se stessa e le persone che vivono al suo interno. Tutti lo sanno. Quella che avete appena visto non è scienza, è una malattia mentale. Joe Biden apparentemente non lo sa, ed è per questo che persino Starbucks non lo ascolta più.



The White House
La prima conferenza dell’anno stampa di Brandon, un evento rarissimo, è stata un disastro

20 gennaio 2022
https://www.facebook.com/paolo.verni/po ... 5068636384

Non ha potuto rivendicare un solo successo in un intero anno di presidenza. Tutte le sue riforme sono bloccate, siluri dalla Corte Suprema, l’economia starebbe collassando se non fosse per le locomotive repubblicane, le scuole che chiudono, il crimine che dilaga, l’inflazione che morde, la crisi energetica, la politica estera confusa e pericolosa etc.
Davanti ad un elenco di fallimenti gli hanno fatto persino leggere di aver super performato, il che è vero vista l’agenda che gli è stata imposta.
Ha confessato di essersi comportato come fosse un senatore dimenticando di essere presidente.
Ha implicitamente rivelato di non poter cambiare la definizione di completamente inoculati perché d’improvviso il numero degli stessi crollerebbe.
Per il resto ha addossato le responsabilità agli scienziati che continuano a cambiare idea e scenario e ai difetti di comunicazione.
Ha ammesso che le elezioni negli USA non sono regolari.
Parlando della riforma elettorale, il grande unificatore, come al solito ha puntato sulla questione razziale con il risultato di dividere ancora di più una società già dilaniata.
Ha detto di essere un capitalista promuovendo un’agenda socialista.
Una gran confusione sull’Afganistan, per quella imbarazzante ritirata che ha lasciato una lunga scia di sangue, ostaggi lasciati a tutt’oggi nelle mani dei Talebani che nel frattempo si sono accaparrati miliardi in equipaggiamento militare e segreti da scambiarsi con la Cina.
A proposito ha dichiarato di aver chiesto chiarezza al presidente Xi Jinping riguardo alle origini del virus di Wuhan, mentendo e smentendo il suo staff.
Ma il peggio lo ha riservato per la questione Ucraina dicendo che tutto sommato c’è differenza tra una piccola o una grande invasione obbligando il suo staff a correggerlo e prendendosi una dura reprimenda del presidente ucraino.
A parte che dire che il presidente Putin deciderà se invadere o meno l’Ucraina a seconda di da che parte ha dormito nel letto è ridicolo.
Ha negato che l’Ucraina entrerà a far parte dell’Alleanza Atlantica il che per me è un bene ma non si capisce perché togliersi un’arma negoziale gratis.
Nel contempo ha fatto capire che la Nato (principale responsabile della crisi ucraina) è divisa. E lo è perché senza Unione Sovietica ma comportandosi come se ci fosse ancora la cortina di ferro non ha praticamente più nessuna ragione di esistere.
La conferenza stampa è stata lunga e penosa, corredata da risposte piccate a domande sgradite e da quei sussurri al microfono che consegnano un’immagine patetica di quello che dovrebbe essere l’uomo più potente del mondo.
Parlando dei numeri dei sondaggi è apparso totalmente perduto, tanto da muovere persino a compassione.
È apparso come nostalgico di quando gli elettori non avevano possibilità di informarsi autonomamente. Anzi è sembrato sorpreso che le persone si possano fare una idea autonoma e poi si è perso nei suoi ricordi affondati in un passato lontano.
È così evidente il deficit cognitivo galoppante che la moglie dovrebbe vergognarsi per permettere questo scempio.
La stampa in ginocchio, che anche con domande che spesso suggeriscono la risposta, è riuscita comunque a metterlo in difficoltà
Succede ogni qualvolta non può leggere le risposte preparate e parliamo dell’uomo che ha con se i codici nucleari.
In sintesi è stata la conferma di tutto quello che dobbiamo sapere sul perché lo abbiano messo lì e ce lo tengono.
Per ora.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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