USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:34 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:34 am

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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:35 am

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:35 am

4)
Processo Rittenhouse (giovane sostenitore di Trump che aggredito dai criminali antifa/BLM ha reagito e sparato per legittima difesa ma accusato ingiustamente di aver sparato per cattiveria e uccidere) : Il procuratore crolla e si porta le mani alla faccia dopo che il “testimone chiave” fa un’ammissione scioccante

DailyWire
10 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... cioccante/

Processo Rittenhouse: Il procuratore crolla e si porta le mani alla faccia dopo che il “testimone chiave” fa un’ammissione scioccante.

Durante il quinto giorno del processo a Kyle Rittenhouse, un “testimone chiave” dell’accusa ha ammesso che Rittenhouse gli ha sparato solo dopo aver avanzato verso di lui e avergli puntato la pistola addosso.

Nei momenti successivi alla sorprendente ammissione di Gaige Grosskreutz, la squadra dell’accusa sembra visibilmente sgonfia, con il procuratore James Kraus che crolla addirittura con la faccia nella mano. Ecco un fermo immagine del momento (vedi anche il video, sotto):

Rekieta Law, un account YouTube legale verificato con centinaia di migliaia di abbonati, ha pubblicato un video sulla reazione al processo, in diretta. Dopo il momento sorprendente, tre commentatori legali sono scoppiati in urla e sospiri di incredulità.

“Come si fa a non assolvere dopo questo?“, ha detto uno dei commentatori.

“Lui [Kyle] ha appena espirato – sembra che stia per piangere”, ha detto un altro, riferendosi all’apparente sguardo di sollievo di Rittenhouse dopo lo scambio.

Si è anche sentito dire: “Questo è il loro [dell’accusa] testimone principale, e lo stanno solo facendo a pezzi, come corvi che banchettano con i morti”.

Il Daily Wire ha riferito sullo scambio, lunedì:

Rittenhouse sparò a Gaige Grosskreutz, all’epoca 26 enne, durante una rivolta a Kenosha, Wisconsin, nell’agosto 2020. Grosskreutz, allora armato di pistola, si era avvicinato a Rittenhouse pochi istanti dopo che l’adolescente era stato attaccato da altri due ed era steso a terra. Grosskreutz ha puntato la sua arma contro Rittenhouse prima che l’adolescente, che era armato con un fucile, puntasse la sua arma da fuoco su Grosskreutz, sparando e colpendo il braccio dell’uomo.

Sotto interrogatorio da parte dell’avvocato difensore di Rittenhouse, Corey Chirafisi, Grosskreutz ha testimoniato che Rittenhouse ha sparato su di lui dopo che lui gli aveva puntato la sua pistola contro. Chirafisi ha iniziato la strategia dell’interrogatorio con un fermo immagine da un video che mostra il momento in cui Rittenhouse ha sparato a Grosskreutz, mostrando il braccio di Grosskreutz “vaporizzato”, come ha detto il testimone.

Ecco la trascrizione parziale:

Corey Chirafisi: Ora, lei è d’accordo che la sua arma è puntata sul signor Rittenhouse. Giusto?

Gaige Grosskreutz: Sì.

CC: Ok. E una volta che la sua arma è puntata verso il signor Rittenhouse, è allora che lui spara. Sì?

GG. No.

CC: Signore, guardi, non voglio – le sembra che in questo momento le stiano sparando al braccio?

GG: Sembra che il mio bicipite sia stato vaporizzato, Sì.

CC: Ok. E viene vaporizzato mentre lei sta puntando la sua pistola direttamente verso di lui. Sì?

GG: Sì.

CC: Ok. Quindi quando eri in piedi a 3-5 piedi da lui con le braccia alzate, lui non ha mai sparato. Giusto?

GG: Esatto.

CC: Non è stato fino a quando gli hai puntato la pistola, avanzando verso di lui con la tua pistola – ora con le mani in basso – puntata verso di lui che ha sparato. Giusto?

GG: Esatto.




Trump difende il ragazzo che ha ucciso due persone a Kenosha e conferma il comizio
Giulia Belardelli
01/09/2020

https://www.huffingtonpost.it/entry/tru ... ittenhouse

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha difeso le azioni di Kyle Rittenhouse, il 17enne dell’Illinois accusato di aver ucciso due persone martedì scorso durante le proteste a Kenosha, nel Wisconsin, e ha giustificato i gruppi di destra che sabato hanno partecipato agli scontri a Portland (Oregon). “Stiamo valutando le sue azioni - ha risposto a una domanda sul perché non ha condannato l’operato del giovane - ma hai visto anche tu il video e lui stava cercando di scappare da loro (i manifestanti), suppongo, ed è caduto e lo hanno attaccato molto violentemente. Probabilmente lo avrebbero ucciso”.

Il 17enne è attualmente rinchiuso nella prigione di Lake County e deve affrontare due capi d’accusa per omicidio e uno per tentato omicidio per le sue azioni a Kenosha, durante le proteste per Jacob Blake, l’afroamericano colpito alla schiena da un agente di polizia bianco e ora paralizzato dalla vita in giù.

Nella notte italiana il presidente ha confermato che oggi sarà a Kenosha per un comizio, nonostante gli appelli a non venire lanciati dal governatore dello stato del Midwest e dal sindaco della città. Secondo al Cnn, Trump non incontrerà i familiari di Blake: “Beh, ho parlato con il pastore (della famiglia)... e ho pensato che sarebbe stato meglio non fare nulla dove c’erano avvocati coinvolti”, ha detto Trump. “Volevano che parlassi. Volevano coinvolgere gli avvocati e ho pensato che fosse inappropriato, quindi non l’ho fatto. Ma ho parlato con il pastore della famiglia”, ha aggiunto il presidente. L’addetto stampa della Casa Bianca, Kayleigh McEnany, ha riferito che “attualmente” i piani del presidente “sono di incontrare le forze dell’ordine locali e alcuni imprenditori, e (Trump) esaminerà i danni”.

Nel corso di una conferenza stampa, il presidente si è detto “pronto a schierare gli uomini della Guardia Nazionale” per “garantire l’ordine nelle nostre città”. “C’è una guerra contro le forze dell’ordine. I democratici hanno perso il controllo e sono in mano alla sinistra radicale, alla criminalità, e i loro sindaci si rifiutano di mettere i rivoltosi in carcere. Invece quello che serve è tolleranza zero contro l’anarchia e la violenza, quello di cui abbiamo bisogno è ordine, altrimenti la democrazia è morta”.

Un video mostra Rittenhouse correre in un parcheggio a Kenosha, inseguito da un uomo bianco di 36 anni identificato come Joseph Rosenbaum, che ha lanciato quello che sembra essere un sacchetto di plastica ma non è riuscito a colpire l’adolescente, che in seguito gli ha sparato almeno cinque volte e lo ha ucciso. La caduta cui fa riferimento Trump sembra essere quella registrata in un altro filmato, quando Rittenhouse stava fuggendo mentre i manifestanti chiedevano il suo arresto perché aveva sparato a Rosenbaum. A quel punto l’adolescente è caduto e ha poi puntato il fucile contro coloro che lo stavano inseguendo, che hanno cercato di disarmarlo. Uno dei manifestanti, il 26enne bianco Anthony Huber, ha cercato di colpire Rittenhouse con lo skateboard per prendergli la pistola, ma l’adolescente gli ha sparato al petto e lo ha ucciso; poi il 17enne ha ferito al braccio un terzo manifestante, Gaige Grosskreutz, che secondo i documenti del tribunale portava una pistola. Gli avvocati di Rittenhouse insistono sul fatto che l’adolescente, che è un sostenitore di Trump e ha partecipato a una delle sue manifestazioni a gennaio, ha agito per legittima difesa.



Tucker Carlson: Il processo di Kyle Rittenhouse è il più bizzarro procedimento giudiziario mai ripreso dalle telecamere
10 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... elecamere/

La giuria viene minacciata, ma il Dipartimento di Giustizia è più interessato a trovare il diario della figlia di Biden.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 9 Novembre 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

L’adolescente dell’Illinois Kyle Rittenhouse è sotto processo in questo momento a Kenosha, Wisconsin. Potreste averne letto. Molte persone lo stanno guardando. È un evento ricco di tutti i tipi di implicazioni politiche e sociali, ma è anche una pura questione legale, forse il più bizzarro procedimento giudiziario mai ripreso dalle telecamere.

Il profilo del caso in sé è abbastanza semplice. Kyle Rittenhouse è andato alle rivolte del BLM a Kenosha la scorsa estate, armato di un fucile. Mentre era lì, ha sparato a tre persone. Ha ucciso due di loro. L’accusa sostiene che si è trattato di omicidio. Kyle Rittenhouse dice che è stata legittima difesa, quindi è abbastanza semplice.

Ma ecco la cosa sorprendente: ogni singolo testimone che l’accusa ha chiamato finora ha finito per sostenere il caso della difesa di Kyle Rittenhouse. Compreso Gaige Grosskreutz. È il comunista dichiarato a cui Rittenhouse ha sparato al braccio. Grosskreutz doveva essere il testimone principale dell’accusa in questo processo. Ma una volta salito sul banco dei testimoni, ha ammesso che Kyle Rittenhouse gli ha sparato solo dopo aver puntato una pistola carica in faccia al ragazzo.

CHIRAFISI: Questa è una sua foto, sì.

GROSSKREUTZ: Sì.

CHIRAFISI: Quello è il signor Rittenhouse?

GROSSKREUTZ: Esatto.

CHIRAFISI: Ora, lei è d’accordo che la sua arma è puntata contro il signor Rittenhouse, giusto?

GROSSKREUTZ: Sì.

CHIRAFISI: Ok, e una volta che la sua arma è puntata verso il signor Rittenhouse, è allora che lui spara. Si’?

GROSSKREUTZ: No.

CHIRAFISI: Signore, le sembra che in questo momento le stiano sparando al braccio?

GROSSKREUTZ: Sembra che il mio bicipite sia stato vaporizzato, sì.

CHIRAFISI: Ok. E viene vaporizzato mentre lei sta puntando la sua pistola direttamente verso di lui, vero?

GROSSKREUTZ: Sì.

CHIRAFISI: Ok. Quindi, quando lei era a un metro e mezzo da lui con le braccia alzate, lui non ha mai sparato, giusto?

GROSSKREUTZ: Esatto.

CHIRAFISI: Non è stato fino a quando gli hai puntato la pistola, avanzando verso di lui, con la tua pistola – ora con le mani in basso, puntata verso di lui – che lui ha sparato, giusto?

GROSSKREUTZ: Esatto.

Quindi è più o meno qui, è più o meno la fine del processo, perché quando qualcuno si avvicina e ti punta una pistola carica in faccia, ti è permesso di sparare a quella persona: si chiama autodifesa. Questa è la regola. È stata la regola in tutta la storia umana, in ogni società sulla Terra da quando la gente viveva nelle caverne.

Secondo il testimone principale dell’accusa, l’autodifesa è esattamente quello che è successo in questo caso. Quindi, come questione di diritto, oltre alla consuetudine e al buon senso, Gaige Grosskreutz prova solo che Kyle Rittenhouse ha agito per difendersi da un pericolo. Quindi abbiamo finito.

Ma il processo è andato avanti, e mentre andava avanti, le cose sono diventate ancora più strane e ben più peggiori per l’accusa.

Gaige Grosskreutz, per esempio, ha ammesso che deteneva la sua pistola illegalmente. Era stato arrestato per furto con scasso. Certo, l’aveva fatto. Quindi il suo porto d’armi non era più valido.

Grosskreutz ha anche ammesso sotto giuramento che quando ha fatto causa alla città di Kenosha per 10 milioni di dollari, che per qualche motivo pensava gli fossero dovuti, non ha menzionato il fatto che avesse un’arma da fuoco e la puntasse in faccia alla gente. Devastante, davvero. Ma tutto il processo è stato così. Disastro, dopo disastro, dopo disastro per l’accusa.

Ad un certo punto, un detective, un testimone chiamato dall’accusa, ha accusato a sua volta l’accusa di insabbiamento. Il detective ha ammesso che la polizia non ha perquisito il telefono di Gage Grosskreutz dopo la sparatoria, anche se aveva un mandato valido per farlo. Beh, perché non l’hanno fatto? Beh, non l’hanno fatto, perché l’accusa ha ordinato alla polizia di non guardare il telefono, e questo non era mai successo prima. E potete capire perché è sconcertante, davvero. Perché un avvocato del governo vorrebbe meno prove in un caso? Secondo il detective alla sbarra, il procuratore ha citato una cosa chiamata Legge di Marsy.

CHIRAFISI: Avete mai fatto affidamento sulla Marsy’s Law per non eseguire un mandato di perquisizione da quando è entrata in vigore.

ANTARAMIAN: Abbiamo avuto delle conversazioni in seguito, ma non ricordo di non aver eseguito una perquisizione solo su questa base.

CHIRAFISI: Quindi questo è, se ho capito bene, l’unico che ricorda di aver applicato la legge Marsy? Come base per non farlo?

ANTARAMIAN: Esatto.

CHIRAFISI: Ed è l’unico in cui lei ricorda di aver ricevuto una direttiva da un procuratore che gestisce un caso per non farlo.

ANTARAMIAN: Secondo la legge Marsy, sì.

CHIRAFISI: Ok.

Quindi non ti è permesso di guardare il telefono del tizio a cui hanno sparato e che aveva una pistola. Quindi perché un procuratore onesto dovrebbe chiedere a un poliziotto di ignorarlo? Perché un procuratore onesto non dovrebbe voler vedere il telefono? Apparentemente, il telefono conteneva un video di quella notte, aveva messaggi di testo rilevanti, dati di localizzazione. Quindi, se si vuole sapere cosa è successo veramente quella notte, si dovrebbe guardare il telefono.

Ma si è scoperto che il procuratore non voleva sapere cosa fosse successo quella notte. Voleva solo dichiarare Kyle Rittenhouse un assassino. Era sotto un’enorme pressione politica per farlo, ed è esattamente quello che ha fatto. Va da sé che non è così che la giustizia americana dovrebbe funzionare. Ma fortunatamente, come la maggior parte delle ragnatele di inganni, è crollata sotto esame in grande stile.

Questo scambio involontariamente esilarante è avvenuto con un altro testimone dell’accusa. Questo è Richard McGinniss del Daily Caller. McGinnis stava riferendo da Kenosha quella notte. Era a pochi centimetri di distanza quando Rittenhouse sparò ad un molestatore di bambini condannato di nome Joseph Rosenbaum.

Ora, perché un molestatore di bambini condannato era ad una rivolta per conto di BLM? Questa è tutta un’altra storia. Un sacco di gente come quella era lì quella notte, a quanto pare. Ma il procuratore sperava di ritrarre la sparatoria del molestatore di bambini Rosenbaum, come un atto di violenza senza senso commesso da uno psicopatico, Kyle Rittenhouse. Ecco quello che Richard McGinness ha detto di aver visto.

PROSECUTOR: Voglio dire che lei non ha idea di cosa stesse pensando il signor Rosenbaum in qualsiasi momento della sua vita. Non è mai stato nella sua testa, non l’ha mai incontrato prima.

MCGINNISS: Non ho mai scambiato parole con lui, se è questa la sua domanda.

PROCURATOR: Quindi la sua interpretazione di ciò che stava cercando di fare o di ciò che aveva intenzione di fare o qualsiasi altra cosa del genere è una completa congettura, vero?

MCGINNISS: Beh, ha detto vaffa*** tu e ha preso l’arma.

Beh, questo è quanto. Quindi un molestatore di bambini condannato con una lunga e violenta storia criminale alle spalle corre verso Kyle Rittenhouse dal nulla nel mezzo di una rivolta e cerca di portargli via la pistola. Così Rittenhouse gli ha sparato. Questo è quello che è successo. Questi sono i fatti. Di nuovo, secondo il testimone dell’accusa. E non solo un testimone.

L’esperto medico dell’accusa, un uomo chiamato Doug Kelly, ha testimoniato che Joseph Rosenbaum sembrava afferrare la canna del fucile di Kyle Rittenhouse quando Rittenhouse gli ha sparato. Poi un altro testimone dell’accusa, questo chiamato Ryan Balch, ha testimoniato che Joseph Rosenbaum ha detto ad alta voce che intendeva uccidere Kyle Rittenhouse.

BALCH: E sono intervenuto e ho detto a tutti: “Calmatevi, calmatevi, smettetela di fare così”. Mi sono girato e ho avuto uno scambio con uno dei manifestanti e ho spiegato a quel manifestante, ho capito cosa stai cercando di fare ma non questo. E quando mi sono girato, Rosenbaum era proprio lì davanti alla mia faccia che urlava e gridava. E ho detto: “Amico, stai indietro, calmati, non so quale sia il tuo problema”. E lui ha detto: “Sai una cosa, se becco uno di voi due da solo stasera, vi uccido, cazzo”.

BINGER: E ti ha detto questo?

BALCH: Esatto.

BINGER: L’ha detto anche all’imputato?

BALCH: Beh, l’imputato era lì, quindi Sì.

“Ti ucciderò“, dice il molestatore di bambini. Andò avanti così, ancora e ancora e ancora. Ad un certo punto, un altro testimone dell’accusa ha testimoniato che Anthony Huber, che era, non sarete sorpresi di sapere a questo punto, un condannato per abusi domestici stava colpendo Kyle Rittenhouse in testa con uno skateboard quando gli ha sparato.

Quindi, ancora una volta, abbiamo la definizione da manuale di autodifesa. Non c’è molto per un’accusa. Infatti, in nessun punto l’accusa ha svolto il proprio caso. Hanno aperto il caso di Kyle Rittenhouse. Aperto e chiuso. Ma non si sa nulla di tutto questo guardando la copertura mediatica del processo.

NBC News, per esempio, ha appena pubblicato questo titolo completamente disonesto: “La vittima della sparatoria al processo Rittenhouse ha detto che pensava di morire“. Ciò che l’articolo non ha menzionato, sembra piuttosto rilevante, la vittima della sparatoria stava puntando una pistola carica contro il ragazzo che gli ha sparato.

Quindi sono dei bugiardi, lo sapevate. In questo caso, devono mentire, se non lo facessero, sarebbero costretti ad ammettere di aver sbagliato fin dall’inizio. Nel caso l’abbiate dimenticato, questo è quello che vi hanno detto l’anno scorso su Kyle Rittenhouse.

JASON JOHNSON, MSNBC: Rittenhouse è fondamentalmente quello che avreste trovato in un tiratore dilettante. È un ragazzo di 17 anni. Non avrebbe dovuto avere una pistola. Ha attraversato i confini dello stato per proteggere presumibilmente una proprietà. No, stava andando a sparare alla gente.

STEVE SCHMIDT, MSNBC: Vedete, il 17enne, radicalizzato dal Trumpismo, ha portato il suo AR-15 a Kenosha ed è diventato un assassino.

JOE SCARBOROUGH: Il diciassettenne di un altro stato, un ragazzo di un altro stato, guida fino allo stato con un AR-15 al collo e poi spara e uccide un paio di persone sparando all’impazzata, correndo in giro come un poliziotto in affitto.

JON HEILEMAN: E non va bene che un vigilante di 17 anni, probabilmente un terrorista domestico, abbia preso un fucile, abbia guidato fino a un altro stato per sparare alla gente.

Sì, è andato in un altro stato per sparare alla gente. Questo è quello che è successo, davvero. Ma aprite il vostro cervello. Versiamoci dentro altre bugie. In realtà, a dire il vero, Kyle Rittenhouse era andato a Kenosha per ripulire la sporcizia lasciata dai rivoltosi elettori di Biden, incluso il molestatore di bambini.

Si scopre che la mattina della sparatoria Kyle Rittenhouse era stato ripreso mentre puliva i graffiti lasciati dagli anarchici dai muri di una scuola superiore locale. Sembra un buon cittadino in realtà. Naturalmente, i Democratici eletti lo hanno denunciato come razzista. Ayanna Pressley ha descritto Rittenhouse come un “terrorista domestico suprematista bianco”, facendo eco al Morning Show della MSNBC. Ilhan Omar ha fatto lo stesso.

Joe Biden, sulla base di nessuna prova, ha definito il 17enne “un suprematista bianco“. Ora, per la cronaca, gli uomini a cui Rittenhouse ha sparato erano tutti bianchi, una specie di strano tipo di suprematismo bianco.

Si scopre che, come gran parte dell’iperventilante indignazione morale che subiamo ogni giorno, la storia di Kyle Rittenhouse è un mito. È stata inventata dalla macchina mediatica industriale puramente ottenere un per effetto politico. Avendo ascoltato le prove qui, non è nemmeno un tentativo. Kyle Rittenhouse ha agito per autodifesa.

Quindi, se si volesse un verdetto di colpevolezza in questo processo, si dovrebbe probabilmente minacciare la giuria. E, a quanto pare, c’è chi ha intenzione di fare proprio questo.

CORTEZ RICE, AMICO DI GEORGE FLOYD: Non farò nemmeno il nome delle persone che conosco che sono nel processo di Kenosha. Ci sono telecamere là dentro. Ci sono sicuramente delle telecamere lì dentro. C’è sicuramente gente che fa foto alla giuria e a tutto il resto. Sappiamo cosa sta succedendo. Quindi abbiamo bisogno degli stessi risultati, amico. Abbiamo bisogno degli stessi risultati. Giustizia per Daunte Wright.

Quindi apparentemente quel tipo è un amico di George Floyd. Quali sono le probabilità che questo accada? Allora filma i giurati. Se hanno paura, faranno esattamente quello che vogliamo. E’ quello che sta dicendo. Non è una cosa da poco. L’intimidazione della giuria è un reato grave in questo paese. Ma per quanto ne sappiamo, il Dipartimento di Giustizia non sta facendo nulla per fermarla in questo caso. Sono tutti impegnati a cercare il diario di Ashley Biden. Hanno delle priorità.

Così sembra che si continui anche oggi. Al processo Rittenhouse, un giudice ha detto ai giurati che alcuni gli stavano facendo delle foto alla fermata dell’autobus fuori dal tribunale.

Questa, ovviamente, è una minaccia. Vedremo se funzionerà.



Kyle Rittenhouse scoppia in lacrime durante la sua testimonianza
Daily Wire
11 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... imonianza/

Testimoniando alla sbarra mercoledì, Kyle Rittenhouse, 18 anni, è scoppiato in singhiozzi mentre ricordava la sparatoria fatale a Joseph Rosenbaum.

Rittenhouse, descrivendo i momenti prima di sparare a Rosenbaum ha ricordato come quest’ultimo gli avesse urlato “brucia all’inferno” prima che Rittenhouse stesso gli rispondesse “amichevole, amichevole, amichevole!” nel tentativo di calmare Rosenbaum. Ma venne comunque inseguito.

Rittenhouse ha descritto di sentirsi “intrappolato” da Rosenbaum e da un altro uomo, identificato durante il processo come Joshua Ziminski, che ha sparato con la sua pistola un colpo in aria. L’adolescente ha detto che l’uomo aveva poi puntato la pistola su di lui durante l’incidente.

Prima di descrivere le sue azioni, Rittenhouse ha singhiozzato in modo incontrollabile ed è stata disposta una pausa di dieci minuti.

Rittenhouse aveva 17 anni quando è stato arrestato per aver sparato mortalmente a due uomini e averne ferito un terzo durante i disordini a Kenosha, nel Wisconsin, scoppiati a seguito della sparatoria della polizia a Jacob Blake. Rittenhouse è stato accusato di cinque capi d’accusa e di un reato minore, tra cui omicidio intenzionale di primo grado, omicidio temerario di primo grado, due capi d’accusa di primo grado per aver messo in pericolo la sicurezza, tentato omicidio intenzionale di primo grado e possesso di un’arma pericolosa da parte di un minore di 18 anni.

Rekieta Law, un account YouTube che tratta di materia legale, verificato e con centinaia di migliaia di abbonati, ha pubblicato un video di reazione al processo, in diretta, mercoledì. I commentatori legali, che erano scioccati dalla mossa della difesa di chiamare Rittenhouse, hanno detto che l’adolescente sembrava “molto credibile” e “convincente”.

All’inizio della sua testimonianza, Rittenhouse ha rivelato che Rosenbaum aveva minacciato di ucciderlo due volte prima dell’incidente fatale, il 25 agosto 2020.

“Se prendo uno di voi ca***ni da solo vi ammazzo”, aveva detto Rosenbaum a Rittenhouse e ad un amico, ha testimoniato l’adolescente.

In un’altra occasione, ha detto ai due ragazzi, “sto andando strappare i vostri cuori vaf***a ed uccidervi, N-parola,” ha detto Rittenhouse, notando che Rosenbaum non avesse usato il termine “N-parola” ma proprio l’insulto razziale tipico.

Rittenhouse ha detto che non conosceva Rosenbaum prima delle minacce. In quel momento, Rosenbaum era vestito e indossava una “maschera blu”.

Dopo che la pausa si è conclusa e Rittenhouse è tornato al banco dei testimoni, l’adolescente ha detto che Ziminski ha detto a Rosenbaum: “Prendilo e uccidilo“, riferendosi a Rittenhouse.

Rittenhouse fu inseguito e nonostante avesse puntato il suo fucile contro Rosenbaum, l’uomo non si fermò, ma si gettò addosso a lui per strappargli il fucile dalle mani. “Ricordo la sua mano sulla canna del mio fucile”, ha detto alla giuria.

Rittenhouse ha detto che voleva soccorrere Rosenbaum dopo aver sparato quei quattro colpi, e ha detto che anche un reporter del Daily Caller stava cercando di assisterlo. Ma pochi istanti dopo, la gente stava urlando commenti minacciosi contro di lui e lui se n’è andato a cercare la polizia – che ha visto come una “sicurezza” dal caos e dalle minacce. Rittenhouse ha inoltre detto di essere andato alla polizia perché sapeva di “non aver fatto nulla di male” e che si stava solo difendendo.

“Prendetelo, prendetelo!” Rittenhouse ha ricordato una “folla“ che gli urlava contro, inseguendolo. Altri gridavano anche “spaccategli la testa!” e “uccidetelo!”.



Il giudice di Rittenhouse ferma il processo ed esplode in rabbia dopo che il procuratore ha rischiato di fare una “grave violazione costituzionale”
Daily Wire
11 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... tuzionale/

“Non ho idea del perché lei abbia fatto una cosa del genere!”

Il giudice del processo di Kyle Rittenhouse ha ripetutamente ammonito l’accusa mercoledì – ad un certo punto ha urlato al procuratore principale – per aver rischiato una “grave violazione costituzionale” durante il controinterrogatorio di Rittenhouse.

L’assistente procuratore distrettuale Thomas Binger si è scontrato più volte con il giudice Bruce Schroeder mentre interrogava Rittenhouse. Il giudice lo ha rimproverato Binger, e poi è esploso in rabbia, per aver commentato il silenzio preprocessuale di Rittenhouse, che rischiava di violare i diritti previsti dal Quinto Emendamento (che prevede il diritto a rimanere in silenzio, n.d.r.) del 18enne.

Schroeder ha fermato il processo e mandato la giuria in una stanza vicina pochi minuti dopo che Binger aveva iniziato il suo contro interrogatorio a Rittenhouse.

“Il problema è che questa è una grave violazione costituzionale da parte vostra di commentare il silenzio dell’imputato, e cioè che siete proprio al limite. E potreste essere anche oltre, ma è meglio che si fermi“, ha detto Schroeder. “Non riesco a pensare ad un precedente su questo, ma questo non è permesso“.

Più tardi, durante il controesame di Binger, il giudice ha mandato di nuovo fuori la giuria dopo che il procuratore ha iniziato a virare verso una linea di interrogatorio che non aveva approvato in precedenza con il giudice Schroeder, e che il giudice aveva espressamente suggerito di proibire nelle udienze preprocessuali. La seconda infrazione ha portato ad un’esplosione di rabbia da parte del giudice, e Schroeder ha di nuovo fatto a pezzi Binger per aver potenzialmente violato i diritti di Rittenhouse protetti dalla Costituzione.

“Sono rimasto stupito quando ha iniziato il suo esame commentando il silenzio post-arresto dell’imputato. Questa è una legge fondamentale. È una legge fondamentale in questo paese da 40 anni, 50 anni. Non ho idea del perché lei abbia fatto una cosa del genere! E dà, beh, lascio perdere. Quindi, non so cosa avete in mente”, ha detto Schroeder.

“Devo essere preoccupato che, con quello che il signor Richards ha detto sull’andamento del processo quando lei era lontano, beh, ho detto che lei era vicino o oltre il limite nel commentare il silenzio preprocessuale dell’imputato, che è una regola ben nota“, il giudice ha poi aggiunto. “Sono stupito che questo sia stato un problema. Quindi non voglio avere un altro problema per tutto il tempo che questo caso continuerà. È chiaro?”

“Lo è”, ha risposto Binger prima che la giuria venisse nuovamente riportata in aula.

All’inizio della testimonianza di Rittenhouse, Binger aveva incalzato l’adolescente sulle dinamiche delle sparatorie sui tre uomini, due dei quali uccisi da Rittenhouse, il 25 agosto 2020, durante una notte di rivolte per la sparatoria della polizia a Jacob Blake, un afroamericano. Rittenhouse ha affermato che non ha mai avuto intenzione di uccidere nessuno quella notte, ma che ha “fatto quello che [doveva] fare” per difendersi. Lo scambio è andato come segue:

Thomas Binger: Tutti quelli a cui ha sparato quella notte, intendeva ucciderli. Giusto?

Kyle Rittenhouse: Non avevo intenzione di ucciderli. Avevo intenzione di fermare le persone che mi stavano attaccando.

TB: Uccidendole.

KR: Ho fatto quello che dovevo fare per fermare la persona che mi stava attaccando.

TB: Uccidendola.

KR: Due di loro sono morti, ma ho fermato la minaccia che mi stava attaccando.

TB: Usando la forza letale.

KR: Ho usato la forza letale.

TB: Che, lei sapeva, avrebbe ucciso.

KR: Non sapevo se li avrebbe uccisi, ma ho usato la forza letale per fermare la minaccia che mi stava attaccando.


Alberto Pento
Che demente questo sostituto procuratore, sarebbe da radiarlo a vita.
Fa finta di non sapere che uccidere per legittima difesa è cosa umana, buona e giusta, etica e lecita.



Kyle Rittenhouse, che uccise 2 manifestanti anti razzisti a Kenosha, è stato assolto
Giuseppe Sarcina
19 novembre 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_novem ... 8f4b.shtml

Kyle Rittenhouse, il 19enne che uccise con un fucile due persone e ne ferì una terza durante le proteste razziali nell’estate del 2020 a Kenosha, in Wisconsin, è stato dichiarato non colpevole: ha sostenuto di aver agito per legittima difesa
Assolto. E con formula piena. Kyle Rittenhouse , 19 anni, è stato prosciolto oggi, venerdì 19 novembre, dall’accusa di aver ucciso due manifestanti, Joseph Rosenbaum, 36 anni e Anthony Huber, 26 anni, il 25 agosto del 2020 a Keinosha, nel Wisconsin. Era la stagione delle proteste di «Black Lives Matter» a Minneapolis.

La giuria ha accolto la tesi dei legali di Kyle: il ragazzo agì per legittima difesa. Rigettate tutte le prove messe insieme dalla Procura, anche grazie all’utilizzo dei droni. Secondo l’accusa «Rittenhouse era in cerca di guai, quella notte, insieme con i suoi compagni della milizia». La cittadina del Wisconsin attendeva il verdetto tra le tensioni. Ora si teme il dilagare delle proteste e c’è il timore di possibili violenze. Il Governatore dello Stato, il democratico Tony Evers, ha già mobilitato 500 militari della Guardia Nazionale.

Ma torniamo a quella scene di guerriglia, tra il 25 e il 26 agosto. È da poco passata la mezzanotte, quando un ragazzo con un capellino da baseball girato al contrario si muove lungo Sheridan Road, nel centro della città, per la terza notte consecutiva terra di nessuno. Porta a tracolla un fucile a canna lunga. Dalle immagini si direbbe un mitragliatore semiautomatico Ar-15, in vendita come se fosse un attrezzo da giardinaggio in gran parte dell’America. Chi è? Da dove arriva? Si scoprirà più tardi che si chiama Kyle Rittenhouse e che fa parte di «una milizia armata», la «Kenosha Guard». Si sono dati appuntamento via Facebook per «proteggere la proprietà», nel concreto un benzinaio e alcuni negozi vicini.

I video mostrano una sequenza drammatica. Il giovane avanza nella strada buia. Un gruppetto di manifestanti lo insegue, lo raggiunge. Qualcuno lo butta a terra e tenta di disarmarlo. Ma la reazione è furibonda. Partono diversi colpi: si vede un corpo sull’asfalto. Kyle ora ha il tempo di rialzarsi e di fuggire. Scompare nel nulla ma la mattina dopo viene arrestato ad Antioch, in Illinois: ha soltanto 17 anni. Gli scontri di Kenosha erano cominciati dopo che un poliziotto aveva colpito con sette colpi alla schiena l’afroamericano Jacob Blake , 29 anni. L’uomo stava cercando di sedare un alterco tra due donne. Stando all’avvocato della famiglia, Patrick Salvi, Blake non era armato.



Alberto Pento
Il demenziale e menzognero Corsera fa passare i due carnefici morti per vittime antirazziste, in verità erano due mostruosità estremamente razziste, tra le peggiori e più disumane, il loro razzismo politicamente corretto era rivolto verso i bianchi come questo povero ragazzo che volevano uccidere e che legittimamente si è difeso e gli ha giustamente uccisi.




Il verdetto di Kyle Rittenhouse ha senso se si ignora la copertura di parte del processo dei media
I media avevano già condannato Kyle Rittenhouse davanti al tribunale dell’opinione pubblica. Ma in un vero tribunale, a Kenosha, la giuria ha avuto l’ultima parola.
Tratto e tradotto da un articolo i Gregg Jarret per Fox News.
20 novembre 2021

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Se si fosse effettivamente seguito il processo per omicidio di Kyle Rittenhouse e non solo ascoltato la copertura parziale ed iperbolica messa in scena dalla MSNBC e dalla CNN, tutti avrebbero capito appieno il verdetto di “non colpevolezza” di venerdì per tutte le accuse penali.

I testimoni ed i filmati hanno corroborato il resoconto dell’imputato quando è salito sul banco dei testimoni ed ha rivissuto di come aveva ragionevolmente temuto di essere di fronte ad pericolo imminente di morte o di gravi lesioni corporali quando decise di aprire il fuoco con la sua arma.

I giurati non hanno creduto all’argomento dell’accusa secondo cui Rittenhouse avesse provocato quegli incontri di proposito ed avesse quindi perso il suo diritto di difendersi. Era, in una parola, una “frottola”.

Invece, ciò che i giurati hanno visto e sentito è stato un diciassettenne preso di mira e braccato da una folla inferocita al grido di “prendetelo!… uccidetelo!”

Mentre cercava di scappare, Rittenhouse è stato bersagliato con pietre, preso a calci in testa, attaccato e aggredito. Un rivoltoso minacciò di ucciderlo e di prendergli l’arma. Un altro cercò di colpirlo con un pesante skateboard. Un altro ancora lo prese di mira con la sua pistola carica. Solo allora Rittenhouse ha esercitato il suo diritto di difendersi.

I procuratori non hanno mai avuto per le mani un caso di omicidio. Avrebbero dovuto sapere che non avrebbero mai potuto provare le loro accuse oltre ogni ragionevole dubbio. Tutto quello che dovevano fare era esaminare i video ed interrogare i testimoni. Ma non l’hanno fatto. Si sono affrettati a giudicare ed hanno incriminato Rittenhouse in meno di 48 ore perché la folla lo richiedeva. E lo stesso hanno fatto i media mainstream.

I procuratori non hanno mai compreso appieno le prove che avevano in mano perché non si sono mai preoccupati di esaminarle. Durante le dichiarazioni di apertura, hanno fatto promesse che non avrebbero potuto mantenere ed hanno finito per contraddirsi. I loro stessi testimoni hanno minato il caso dell’accusa. Alla fine, le prove erano valide e convincenti, per cui ci si trovasse di fronte ad un caso di autodifesa secondo la legge, nonostante la falsa narrazione dei media di sinistra.

Dodici giurati hanno impiegato quattro giorni per raggiungere la loro decisione unanime. Sono stati riflessivi e ponderati. Era un caso complicato. Hanno sicuramente sentito il grande peso della loro decisione mentre determinavano il destino di un giovane uomo sotto processo che stava affrontando potenzialmente interi decenni dietro le sbarre. Hanno preso tutto il tempo che era necessario. Volevano fare le cose per bene e le hanno fatte.

I media sono un’altra storia. Giovedì, il giudice Bruce Schroeder ha bandito la MSNBC dal tribunale dopo che il suo produttore è stato arrestato per aver seguito il furgone che trasportava la giuria la sera prima, apparentemente per fotografarli in diretta violazione di un ordine giudiziario. Al di là della sua manifesta stupidità, tentare di invadere la sicurezza della giuria mette in pericolo l’integrità delle sue deliberazioni. Si chiama “manipolazione della giuria” e/o “intimidazione”.

Nessuno sembrava sorpreso che la MSNBC fosse dietro a questa messinscena. I loro conduttori e opinionisti hanno esibito un’ostilità spudorata verso Rittenhouse fin dall’inizio. Senza prove credibili, lo hanno ritratto come un “suprematista bianco” e lo hanno persino chiamato un “terrorista domestico” che agiva come un “giustiziere” o un “assassino di massa“. Con inconfondibili sfumature razziste, la conduttrice di estrema sinistra Joy Reid ha deriso l’imputato per le sue “lacrime di coccodrillo”.

La MSNBC ha condannato Rittenhouse davanti al tribunale dell’opinione pubblica. Ma in un vero tribunale di Kenosha, la giuria aveva l’ultima parola. C’è voluto coraggio per ignorare le forze esterne che sembravano determinate ad agire pesantemente sulla bilancia della giustizia.

Mentre i giurati deliberavano, i manifestanti che chiedevano una condanna hanno mantenuto una presenza costante davanti ai gradini del tribunale. A volte hanno usato i megafoni per gridare: “Niente giustizia, Niente pace!”

Le loro grida potevano essere sentite all’interno dell’aula e, presumibilmente, nell’adiacente sala della giuria, dove seri cittadini stavano cercando di raggiungere un’importante decisione senza essere ostacolati da forze antagoniste. Sicuramente hanno sentito la costante minaccia di “non ci sarà pace”, intesa a instillare nella giuria la paura che un verdetto di assoluzione avrebbe potuto provocare di nuovo l’incendio ed il saccheggio della loro comunità. È stata un’intimidazione della giuria portata fino all’estremo.

Sì, i manifestanti hanno il diritto del Primo Emendamento di manifestare. Ma l’espressione individuale non è un diritto assoluto. La libertà di parola è però subordinata al diritto costituzionale dell’imputato ad avere un giusto processo e a un processo equo. La Corte Suprema ha ripetutamente sostenuto che le proteste possono essere ragionevolmente limitate nel tempo, luogo e modo “per proteggere l’amministrazione della giustizia”.

Lo sciame anti-Rittenhouse avrebbe dovuto essere spostato ad un isolato o due di distanza dal palazzo di giustizia, dove gli sproloqui minacciosi non potevano essere sentiti dalla giuria.

Il giudice Schroeder ha espresso esasperazione per la copertura dei media, etichettandola come “grossolanamente irresponsabile“, “vergognosa” e “spaventosa“. Non sono in disaccordo. Ma la sua frustrazione sembrava guidata dalle critiche infondate alle sue stesse decisioni nel caso. In verità, il giudice è stato vigile nel proteggere i diritti costituzionali dell’accusato per assicurare che ricevesse un processo equo. Per queste buone azioni è stato ingiustamente calunniato.

Schroeder avrebbe ricevuto parole minacciose dal pubblico per la sua decisione di non permettere l’uso della parola “vittime“ per descrivere i tre uomini a cui Rittenhouse aveva sparato. Ma la decisione del giudice è stata corretta e per nulla insolita in un caso in cui l’imputato ha invocato la legittima difesa. Il termine “vittima” implica inequivocabilmente che le persone a cui hanno sparato erano incolpevoli e l’imputato, quindi, le ha rese tali. Le prove hanno dimostrato il contrario.

Il giudice Schroeder potrebbe anche aver reagito alla batosta che ha preso da esperti legali che non sanno poi così molto. Sulla CNN, l’avvocato Bakari Sellers ha affermato che il giudice sta “mostrando le sue credenziali conservatrici”, forse non sapendo che è stato nominato da un democratico. Salvaguardare rigorosamente i diritti costituzionali di un accusato dall’eccesso di potere dell’accusa (far cadere l’accusa di possesso illegale di arma da fuoco mal concepita) e dalla cattiva condotta (criticare il diritto dell’imputato a rimanere in silenzio) non è una manovra politica. È un dovere sacro che tutti i buoni giudici esercitano.

La frustrazione di vostro onore è stata messa a nudo in tribunale quando ha pensato di vietare le telecamere nei processi futuri. Con tutto il rispetto, stava confondendo le telecamere con il pregiudizio.

Si può rimuovere la copertura televisiva in un processo di alto profilo, ma gli stessi attacchi disinformati da parte della MSNBC e della CNN continuerebbero. Tranne che il pubblico sarebbe costretto ad affidarsi interamente ai resoconti di seconda mano dei media irrimediabilmente di parte che stazionano all’interno dell’aula e sarebbe privato di assistere alle prove con i propri occhi.

Vedere è credere. I commenti contorti non cesserebbero, ma diventerebbero più oltraggiosi e meno credibili. Questo sarebbe stato un errore che aggraverà solo la disinformazione.

Le ruote della giustizia a volte girano lentamente. Ci vuole tempo per selezionare le prove e le testimonianze prima di decidere se presentare accuse penali che possano rovinare la vita di un uomo innocente. I procuratori di Kenosha hanno fallito nella loro due diligence. Hanno capitolato alla pressione pubblica guidata dalla mafia liberal e da membri ignoranti dei media che hanno condannato Rittenhouse senza esaminare alcuna delle prove e confrontarle con la legge sulla legittima difesa.

Kyle Rittenhouse sarà per sempre macchiato dalle false accuse mosse contro di lui. Ora dovrebbe fare causa a tutti coloro che lo hanno calunniato, compreso un tizio di nome Joe Biden che lo ha diffamato bollandolo come un “suprematista bianco”.




Laura Ingraham: L’assoluzione di Rittenhouse conferma l’Antiamericanismo della Sinistra
Il verdetto di Rittenhouse dimostra solo per la Sinistra che l’America è “un orribile, terribile posto razzista dove la vita è fondamentalmente ingiusta” ha detto Laura Ingraham.
20 novembre 2021

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L’assoluzione di Kyle Rittenhouse “prova solo ciò che [la Sinistra] ha sempre pensato dell’America: che è un orribile, terribile posto razzista dove la vita è fondamentalmente ingiusta”, ha detto Laura Ingraham nel suo monologo di apertura a “The Ingraham Angle” venerdì sera.

“Ignorate quegli zombie a cui hanno fatto il lavaggio del cervello che sono nelle strade stasera”, ha iniziato, dicendo poi che “sono persone amareggiate, arrabbiate che odiano l’America e che sono costantemente alla ricerca di conferme delle loro opinioni Anti-americane”.

La conduttrice di Fox News ha definito la diffamazione a Rittenhouse da parte dei liberal come “bugie velenose“.

“Sono false, e sono parole che demoralizzano i giovani ed incoraggiano milioni di persone a rinunciare semplicemente all’America”, ha continuato. “Dopo tutto, perché lavorare duramente per giocare secondo le regole e per andare avanti in una nazione disgustosa e razzista? Chi lo farebbe?”

Joe Biden ha rilasciato una dichiarazione venerdì dicendo che è d’accordo con coloro che “si sentono arrabbiati e preoccupati” per il verdetto, ma che tali dissidenti “devono riconoscere che la giuria ha parlato”. La Ingraham ha ritenuto la sua dichiarazione “corrosiva e controproducente“.

KENOSHA, WISCONSIN – 19 NOVEMBRE:
Un cartello che invoca la pace a Kenosha è stato visto dopo l’annuncio del verdetto di non colpevolezza nel processo di Kyle Rittenhouse il 19 novembre 2021 a Kenosha, Wisconsin. Rittenhouse è stato dichiarato non colpevole di tutte le accuse nella sparatoria a tre manifestanti, durante una notte di disordini scoppiati a Kenosha dopo che un poliziotto aveva sparato a Jacob Blake sette volte nella schiena mentre veniva arrestato nell’agosto 2020. Rittenhouse, che veniva da Antioch, Illinois, ha rivendicato l’autodifesa. Al momento della sparatoria era armato con un fucile d’assalto. (Nathan Howard/Getty Images)

“Il fatto è che i Democratici hanno dato la loro tacita approvazione a tutti i danni che sono stati inflitti alle città americane dopo la morte di George Floyd”, ha detto. “Hanno trovato scuse per la criminalità ed hanno celebrato la passione dei giovani nelle strade”.

La conduttrice ha ipotizzato che ora il capo dello staff della Casa Bianca Ron Klain ed altri Democratici potrebbero giocare con il malcontento razziale per migliorare le loro possibilità elettorali nelle elezioni di midterms del 2022. Ha notato che Biden ha vinto il Wisconsin, ma che gli Americani ora “devono credere” che lo stato ed il suo sistema giudiziario siano “razzisti”.

“Alla fine, i fatti contano, sia che stiamo parlando dell’economia, dei prezzi della benzina o di un processo ad un allora 17enne che ha agito per autodifesa contro una folla inferocita“, ha concluso.

“The Ingraham Angle” è un talk show conservatore americano che tratta notizie ed opinioni. Ha debuttato il 30 ottobre 2017 sul canale Fox News. Lo show è presentato da Laura Ingraham e gli ospiti discutono le ultime questioni del giorno, le notizie, così come le controversie. È il terzo programma di notizie via cavo più guardato per spettatori totali. Per quanto riguarda la sua particolare fascia oraria lo show è valutato come il “Numero 1”, sconfiggendo la sua diretta concorrenza dei presentatori progressisti Lawrence O’Donnell della MSNBC e Don Lemon della CNN.

Laura Ingraham è una conduttrice televisiva conservatrice statunitense. Ha condotto precedentemente un programma radiofonico a livello nazionale “The Laura Ingraham Show” per quasi due decenni, è la caporedattrice di “LifeZette”, e da ottobre 2017 è la conduttrice di “The Ingraham Angle” su Fox News. La Ingraham ha lavorato come scrittrice di discorsi nell’amministrazione Reagan alla fine degli anni ’80. In seguito, ha conseguito una laurea in giurisprudenza e poi ha continuato a lavorare come impiegata giudiziaria presso la Corte d’Appello del Secondo Circuito di New York e poi per il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Clarence Thomas. Ha anche lavorato per lo studio legale “Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom” a New York City. La Ingraham ha iniziato la sua carriera nei media a metà degli anni ’90.



Sean Hannity sul ruolo dei media nel processo di Kyle Rittenhouse: “Fagli causa”
20 novembre 2021

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La deputata democratica di Boston Ayanna Pressley, aveva definito Rittenhouse un “terrorista domestico” nel 2020.

Nel suo monologo di apertura, il conduttore Sean Hannity ha suggerito che l’adolescente dell’Illinois Kyle Rittenhouse, assolto da tutte le accuse, faccia causa a diversi funzionari Democratici ed opinionisti dei media per quello che ha definito un comportamento diffamatorio.

“Kyle Rittenhouse dovrebbe citarli tutti, tutti“, ha detto Hannity. “A cominciare da Joe Biden”.

L’allora candidato Joe Biden aveva incluso un’immagine di Rittenhouse in un video della campagna del 2020 che denunciava i “suprematisti bianchi“.

Hannity ha anche indicato altri funzionari tra cui la deputata democratica di Boston, Ayanna Pressley – così come il candidato a governatore del Texas Robert F. “Beto” O’Rourke, i rappresentanti Democratici Jerrold Nadler e Cori Bush – insieme agli opinionisti della CBS News, della NBC News e della MSNBC.

Nel 2020, la Pressley aveva twittato che Rittenhouse fosse un “terrorista domestico, suprematista bianco di 17 anni” e aveva falsamente affermato che aveva “attraversato i confini dello stato armato con un AR-15”.

Kyle Rittenhouse, residente nell’Illinois, si è procurato l’arma usata nella sparatoria mentre era in Wisconsin. Pressley aveva inoltre chiesto che i media aggiustassero “[i loro] dannati titoli”.

Il conduttore ha anche indicato la deputata del Minnesota Ilhan Omar, una democratica di Twin Cities – che aveva descritto Rittenhouse come un “terrorista domestico che ha giustiziato due persone“.

Hannity ha continuato a sottolineare altri esempi più recenti di indignazione della sinistra, tra cui il rappresentante Jerrold Nadler, Democratico di New York.

In un tweet infuocato all’inizio della serata, il legislatore dell’Upper West Side ha definito il verdetto un “errore giudiziario” ed ha suggerito al Dipartimento di Giustizia di dare un’occhiata più da vicino al “precedente” che ha creato.

“Kyle Rittenhouse, in base alla legge, alle prove ed alle testimonianze video, è innocente“, ha detto Hannity. “Ha agito per autodifesa. Questo è sostenuto dalle testimonianze oculari ed anche il testimone principale dell’accusa lo ha confermato in tribunale. Una giuria ha confermato ciò che è stato ovvio per mesi – ovvio per chiunque agisca in buona fede”.

I media e i Democratici “si sono affrettati a giudicare“, ha detto Hannity, aggiungendo che avrebbero potuto chiedere Rittenhouse o i suoi avvocati per controllare i fatti prima di accusarlo in modo errato o, presumibilmente, diffamarlo.

“Ora, Kyle Rittenhouse dovrebbe fare causa a tutti, a cominciare da Joe Biden“, ha detto il conduttore, aggiungendo che nel regno dei media, la NBC News potrebbe essere il “peggior trasgressore” mai visto per come i suoi conduttori, come Joy Reid, hanno trattato il ragazzo.

Il giudice Bruce Schroeder, che stava guidando il processo, ha bandito lo staff della MSNBC dall’aula dopo che un loro freelance è stato fermato dalla polizia locale per non aver osservato un dispositivo di controllo del traffico. Ha detto che gli era stato detto da un superiore di seguire il bus della giuria.

Hannity ha aggiunto che, al di fuori di coloro che possono essere responsabili della diffamazione di Rittenhouse, anche altri Democratici e figure dei media sono stati generalmente incauti nelle loro reazioni o copertura delle notizie.

Ha indicato il presidente dell’House Democratic Caucus, Hakeem Jeffries, un democratico di New York City e critico esplicito della “incarcerazione di massa”, che aveva twittato all’inizio di questo mese come secondo lui la corte avrebbe dovuto incarcerare Rittenhouse e “buttare via la chiave“.

“Il mio messaggio a Kyle Rittenhouse: Fai causa a tutti loro“, ha detto Sean Hannity. “Riteneteli tutti responsabili delle loro bugie e fateli pagare e seguite la legge”, ha detto il conduttore.

“Sono bugiardi, truffatori e manipolatori. Kyle Rittenhouse e gli Americani ovunque, meritano di meglio”, ha detto Hannity.

“Hanno sempre torto. Si affrettano a giudicare e non permettono mai l’esplicazione di un giusto processo, e non consentono mai la presunzione di innocenza”, ha detto.



Commento di Donald Trump alla sentenza di assoluzione del giovane bianco sostenitore di Trump
L'Osservatore Repubblicano
20 novembre 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0866786248

"Salute Haters. Quello che queste persone hanno fatto a questo ragazzo è assolutamente disgustoso. Cercano letteralmente di difendere un pedofilo condannato che era anche armato per cercare di profanare un giovane Buon Samaritano. Questo di per sé vi dice tutto quello che dovete sapere sui Democratici e i loro lacchè nei media. Avete visto tutti loro crollare ed andare ai matti quando il verdetto è arrivato e poi, un'ora dopo, hanno tutti cambiato la loro melodia, presumibilmente perché hanno ricevuto una chiamata dall'alto. I media sono il braccio del marketing del Partito Democratico, quindi stanno facendo quello che possono per evitare un disastro come quello che, secondo me, si è creato quando c'era una leadership diversa. I numeri dei sondaggi per i Democratici sono già disastrosi, non hanno bisogno di ulteriori disordini come quelli che hanno alimentato l'ultima volta, danneggiando i loro compagni Democratici. I media, a mio parere, controllano molto di ciò che è accaduto con la narrazione che portano avanti, che sia reale o meno." - Donald Trump Jr.
Il commento con immancabile meme sull'atteggiamento dei media e dei politici Democratici all'uscita del verdetto di non colpevolezza nel processo Rittenhouse di Donald Trump Jr., attivista politico, uomo d'affari, autore ed ex presentatore televisivo. È il figlio maggiore del 45° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:35 am

Perché è stato assolto il “killer” (vittima innocente e buona) dei Black Lives Matter (carnefici malvagi e colpevoli)
21 novembre 2021

https://www.nicolaporro.it/perche-e-sta ... ves-matter

La notizia di ieri è che Kyle Rittenhouse è stato assolto con formula piena per legittima difesa. Davvero commovente il momento della lettura della sentenza in cui il ragazzino, appena diciottenne, inizia a singhiozzare per poi scoppiare in un fragoroso pianto con le gambe che hanno comprensibilmente ceduto sotto il peso di una tragica vicenda, troppo più grande di lui.

La notizia di oggi, invece, è che come al solito i principali quotidiani italiani, infarciti di ideologia e pregiudizio, sono riusciti ancora una volta a ribaltare la realtà, nonostante una sentenza di assoluzione di un tribunale e i numerosi video presenti in rete che fin dall’anno scorso documentano per filo e per segno tutto ciò che successe a Kenosha durante le manifestazioni violente di Black Lives Matter. Repubblica riesce addirittura a titolare: “Torna l’incubo razzismo. Assolto il killer di Kenosha”, giudicando evidentemente l’assoluzione come un dettaglio di poco conto. Del resto per certa sinistra, nonostante Biden, l’America rimane pur sempre l’America, terra rozza popolata da bifolchi capitalisti col grilletto facile.


Cosa ci faceva Rittenhouse a Kenosha?

Ma andiamo con ordine. Che cosa ci faceva un ragazzino di 17 anni, armato, in una cittadina messa a ferro e fuoco dai soliti finti pacifisti coi pugni al cielo? Rittenhouse faceva parte di una milizia cittadina che presidiava il territorio e difendeva la proprietà privata dagli assalti dei violenti. Nonostante possa sembrare assurdo agli occhi socialistizzati europei, negli Usa non solo tutto ciò è consentito dalla Costituzione (un minorenne può portare un’arma se supervisionato da un adulto) ma è persino visto di buon occhio dalla Polizia che non la ritiene lesa maestà, ma un aiuto concreto per il mantenimento dell’ordine. Nei video, infatti, si può vedere come, prima che gli eventi degenerassero, le forze dell’ordine ringrazino i civili armati per il proprio aiuto e li riforniscano con delle bottigliette d’acqua.


La dinamica dei fatti

Ma veniamo alla dinamica dei fatti di quella sera. Quella vera riscontrabile nei video, non quella riportata da Repubblica. Il primo manifestante violento ad essere ucciso da Rittenhouse è Joseph Rosembaum. L’uomo, già diversi minuti prima di essere colpito a morte, aveva avuto diversi alterchi con i membri della milizia e si era contraddistinto per essere uno dei manifestanti più aggressivi arrivando a minacciare anche lo stesso Rittenhouse.

Nei video si vede Rosembaum a volto coperto che insegue il ragazzino mentre sta cercando di scappare (e non il contrario come scrive Repubblica). Durante l’inseguimento lancia anche qualcosa in direzione di Rittenhouse con l’intenzione di colpirlo mentre un manifestante armato dietro di lui spara un colpo di pistola in aria, senza alcun motivo. A quel punto il ragazzino si trova la strada sbarrata da alcune macchine parcheggiate. Rosembaum lo raggiunge e cerca di disarmarlo per poter poi forse usare il fucile contro di lui. In quel momento, dopo aver sentito un colpo di pistola poco prima e vedendosi arrivare addosso un energumeno a volto coperto, Rittenhouse non può fare altro che fare fuoco da distanza ormai molto ravvicinata nel bel mezzo di una colluttazione volta ad impadronirsi dell’arma.

Il secondo individuo che perderà la vita pochi minuti dopo è Anthony Huber. Lo scenario è cambiato. Il ragazzino sta scappando da una moltitudine di manifestanti inferociti che gli vogliono fare la pelle. Rittenhouse inciampa, cade a terra e a quel punto inizia ad essere colpito dai manifestanti. Nei video si vede una persona incappucciata che gli sferra un calcio violentissimo. Subito dopo arriva Huber che colpisce il ragazzino al volto con un pesante skateboard e cerca di disarmarlo. È proprio in questa azione violenta che il manifestante verrà attinto da Rittenhouse che riesce a sparare da terra e a centrarlo al petto.

Appena qualche secondo dopo arriva anche il terzo uomo, Gaige Grosskreutz, l’individuo armato di pistola ferito poi al braccio dal miliziano. Lo stesso Grosskreutz dirà in seguito di averla puntata “accidentalmente” contro Rittenhouse. Pura casualità, come no.

Per chi avesse voglia e tempo, ecco una fedele ricostruzione dell’accaduto del New York Times. Al di là delle testimonianze, sono le immagini a parlare.

I motivi dell’assoluzione

Alla luce di questa ricostruzione basata proprio sui video utilizzati come prova al processo, non risulta per nulla sorprendente il verdetto di assoluzione. Il tribunale e la giuria popolare hanno sentenziato che Kyle Rittenhouse ha agito per legittima difesa oltre ogni ragionevole dubbio come del resto è sembrato chiaro fin da subito. La legge del Wisconsin, infatti, stabilisce che si può ricorrere all’uso della forza (anche mortale) nel momento in cui è necessaria per prevenire la morte imminente o un grave danno fisico. E l’accusa non è riuscita a provare la sua tesi secondo cui fu il ragazzino a provocare le violenze. Portare armi negli Usa, infatti, è considerato un fatto perfettamente normale e non costituisce in alcun modo premessa di atti violenti o criminali. Non solo: Rittenhouse non sparò indiscriminatamente per le strade ma colpì solamente persone che lo avevano attaccato per primo, dimostrando in questo anche una buona dose di perizia.



Progressisti e Democratici infuriati per l’assoluzione di Kyle Rittenhouse: “È disgustoso”
Fox News
21 novembre 2021

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Deputato democratico: “Prova vivente che le lacrime dei bianchi possono ancora ostacolare la giustizia”.

Democratici di spicco, Progressisti e gruppi della Sinistra sono letteralmente esplosi venerdì dopo l’assoluzione di Kyle Rittenhouse da tutte le accuse nel processo strettamente sorvegliato a Kenosha, nel Wisconsin, definendolo un “errore giudiziario“.

Il diciottenne Rittenhouse è stato trovato non colpevole per tutti e cinque i capi d’accusa, compresi i due più gravi di omicidio intenzionale, nelle sparatorie dello scorso anno durante i violenti disordini a Kenosha. Rittenhouse ha sostenuto con successo di aver agito per autodifesa quando ha ferito un uomo e sparato ed ucciso Joseph Rosenbaum ed Anthony Huber.

Il sindaco di New York City Bill de Blasio, Democratico, ha letteralmente fumato per il verdetto.

“Anthony Huber e Joseph Rosenbaum sono delle vittime. Dovrebbero essere vivi oggi. L’unica ragione per cui non lo sono è perché un uomo violento e pericoloso ha scelto di portarsi una arma oltre i confini dello stato ed iniziare a sparare alla gente. Chiamare questo un errore giudiziario è un eufemismo”, ha detto.

Il rappresentante democratico Adriano Espaillat, Democratico di New York, ha chiamato Rittenhouse un “assassino” le cui “lacrime di un bianco” hanno ostacolato la giustizia, definendo il sistema giudiziario americano come “terribilmente rotto”. Rittenhouse era stato ampiamente deriso dalla Sinistra quando aveva pianto sul banco dei testimoni mentre testimoniava sulle sparatorie.

Il collaboratore di sinistra della MSNBC ed ex aiutante di Barack Obama, Ben Rhodes, si è fatto sentire, definendolo un “messaggio molto oscuro” per altri “aspiranti giustizieri pesantemente armati“. Rittenhouse è stato ripetutamente definito come un “giustiziere” e perfino un “assassino” dagli opinionisti di Sinistra nella copertura del caso.

Lo staffer del Democratic Congressional Campaign Committee Dyjuan Tatro ha twittato: “Nessuna giustizia, nessuna pace“, ed ha aggiunto che “il sistema legale americano è radicato nel razzismo e funziona per sostenere il suprematismo bianco”.

Anche il procuratore distrettuale di San Francisco, Chesa Boudin, ha criticato il verdetto, così come la rappresentante democratica Cori Bush del Missouri, che “col cuore spezzato” ha definito il verdetto “suprematismo bianco in azione”.

“Deprimente. E patetico“, ha detto l’ex vice addetto stampa di Biden, TJ Ducklo.

La nipote dei Kamala Harris, Meena Harris, ha scritto: “Non ho parole. Questo è disgustoso“.

Il corrispondente di estrema sinistra di Nation e frequente ospite della MSNBC Elie Mystal ha anche denunciato un “doppio standard“.
Kariann Swart, la fidanzata di Joseph Rosembaum, Susan Hughes, prozia di Anthony Huber, e Hannah Gittings, fidanzata di Anthony Huber, ascoltano il verdetto durante il processo di Kyle Rittenhouse al Kenosha County Courthouse di Kenosha, Wisconsin, 19 novembre 2021. (Sean Krajacic/Pool via REUTERS)

Il collaboratore liberal della MSNBC Eugene Robinson ha detto che il verdetto sarebbe stato visto come “una rivendicazione del giustizialismo“, ripetendo la lamentela spesso usata dai media che Rittenhouse abbia “attraversato i confini dello stato” sebbene abbia effettivamente percorso solo un breve tragitto dalla sua città natale dell’Illinois fino a Kenosha, nel Wisconsin. “Penso che sia molto pericoloso e molto preoccupante andare avanti”.

Il cronista di estrema sinistra Aaron Rupar ha scritto “essere dichiarato non colpevole non significa che sei innocente”, mentre lo scrittore liberal per Bloomberg, Tim O’Brien, ha sostenuto anch’egli l’esistenza di un doppio standard razzista.

L’American Civil Liberties Union (ACLU) ha anch’essa deplorato il fatto che Rittenhouse abbia attraversato i confini del suo stato ed abbia detto di aver preso una “decisione consapevole” nel “prendere la vita di due persone che protestavano contro la sparatoria a Jacob Blake da parte della polizia”, che tuttavia non è una ricostruzione accurata dell’accaduto.

“Purtroppo, questo non è sorprendente”, ha scritto l’organizzazione di sinistra.

La rappresentante Carolyn Bourdeaux, Democratica della Georgia, ha accusato Rittenhouse di aver cercato la violenza ed ha chiesto un riesame delle leggi sull’autodifesa della nazione.

Chris Hayes della MSNBC ha paragonato Rittenhouse a George Zimmerman, che è stato assolto nel 2013 per la sparatoria fatale di Trayvon Martin, ed ha detto che sperava che questo caso non seguisse lo stesso esito.

Lester Holt della NBC News si è chiesto se il verdetto avesse convalidato l’idea che Rittenhouse potesse “provocare” la violenza e poi rivendicare l’autodifesa.

Kyle Rittenhouse, 18 anni, avrebbe dovuto affrontare una condanna a vita se fosse stato giudicato colpevole e condannato per omicidio intenzionale di primo grado. Il verdetto è arrivato al quarto giorno di deliberazioni.
La madre di Kyle Rittenhouse, Wendy Rittenhouse, sollevata mentre suo figlio viene dichiarato non colpevole per tutti i capi d’accusa nel tribunale della contea di Kenosha, Wisconsin, venerdì 19 novembre 2021. La giuria è arrivata ad un verdetto dopo quasi 3 giorni e mezzo di deliberazione. (Sean Krajacic/The Kenosha News via AP, Pool) (Sean Krajacic/The Kenosha News via AP, Pool)




Che schifezze umane queste celebrità democratiche!

Le celebrità reagiscono al verdetto di non colpevolezza di Kyle Rittenhouse: “Un colpo devastante”
Fox News
21 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... evastante/

Le star di Hollywood hanno reagito al verdetto di non colpevolezza nel processo di Kyle Rittenhouse. Venerdì, è stato assolto da tutte le accuse dopo aver dichiarato la legittima difesa nella sparatoria mortale avvenuta a Kenosha, in Wisconsin, nell’estate del 2020.

Dopo aver sentito il verdetto, il 18enne Rittenhouse ha iniziato a singhiozzare, è caduto a terra e poi ha abbracciato uno dei suoi avvocati. Non c’è voluto molto tempo perché le celebrità rispondessero su Twitter.

L’attrice di “Shameless” Emmy Rossum ha twittato: “Questo è un colpo devastante“.

Il conduttore di “Jeopardy!” LeVar Burton ha detto: “Dimmi ancora che non ci sono due tipi di giustizia in America”.

“Il verdetto di Rittenhouse dà loro il permesso di uccidere. Ho perso la definizione di giusto e sbagliato”, ha detto la star di Broadway Patti LuPone.

I giurati hanno deliberato per un totale di 26 ore ed hanno dichiarato Rittenhouse non colpevole dei cinque capi d’accusa, tra cui l’omicidio temerario di primo grado, due capi d’accusa per omicidio intenzionale di primo grado e due capi d’accusa di aver creato intenzionalmente un pericolo. Il giudice Bruce Schroeder aveva precedentemente respinto altri due capi d’accusa relativi al possesso dell’arma.

Rittenhouse avrebbe dovuto affrontare una condanna a vita qualora fosse stato trovato colpevole e condannato per omicidio intenzionale di primo grado.

I suoi avvocati hanno sostenuto che l’allora 17enne stava agendo per autodifesa dopo essere stato attaccato alle spalle, quando ha sparato a Gaige Grosskreutz, 27 anni, così come ai defunti Joseph Rosenbaum, 36 anni, e Anthony Huber, 26 anni nei disordini seguiti alla sparatoria della polizia di un 29enne afroamericano, Jacob Blake.

“Così chiunque può venire ad una protesta, sfilare in mezzo alla strada con un’enorme pistola – ed uccidere la gente?” ha twittato Mia Farrow.

“Ora è stato stabilito che i giustizieri possono semplicemente andare a uccidere persone che protestano per questioni come l’uguaglianza razziale quando vogliono e farla franca. Pensateci per un secondo”, ha detto l’attore Josh Gad.

Ava DuVernay ha condiviso una dichiarazione dei genitori di Anthony Huber: “John Huber e Karen Bloom, genitori della vittima dell’assassino Kyle Rittenhouse Anthony Huber: il verdetto ‘manda un messaggio inaccettabile per cui i civili armati possono presentarsi in qualsiasi città, incitare alla violenza, e poi usare il pericolo che hanno creato per giustificare l’aver sparato alle persone per strada’” che tuttavia non è una ricostruzione accurata dell’accaduto.

La modella Brooklyn Decker ha definito il verdetto un “disastro“. Ha twittato: “Il precedente è terrificante. L’ingiustizia è difficile da digerire“.

Anche la cantante Lizzo ha aggiunto il suo pensiero: “Il sistema non è rotto. Funziona. A favore del suprematismo bianco“.

La star di “Star Trek” George Takai ha scritto: “La giustizia negata è un colpo alla nostra psiche nazionale. Sotto processo non c’era solo un assassino, ma un sistema che continua ad uccidere. Oggi quel sistema ha sconfitto la vera giustizia, ancora una volta. Ma segnatevi queste parole: Non smetteremo mai di lottare per ciò che è giusto e corretto”.



Che mondo orrendo questo dei democratici, un inferno in terra!

Il verdetto di Kyle Rittenhouse ha senso se si ignora la copertura di parte del processo dei media mainstream
I media avevano già condannato Kyle Rittenhouse davanti al tribunale dell’opinione pubblica. Ma in un vero tribunale, a Kenosha, la giuria ha avuto l’ultima parola.
Tratto e tradotto da un articolo i Gregg Jarret per Fox News.
20 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ainstream/

Se si fosse effettivamente seguito il processo per omicidio di Kyle Rittenhouse e non solo ascoltato la copertura parziale ed iperbolica messa in scena dalla MSNBC e dalla CNN, tutti avrebbero capito appieno il verdetto di “non colpevolezza” di venerdì per tutte le accuse penali.

I testimoni ed i filmati hanno corroborato il resoconto dell’imputato quando è salito sul banco dei testimoni ed ha rivissuto di come aveva ragionevolmente temuto di essere di fronte ad pericolo imminente di morte o di gravi lesioni corporali quando decise di aprire il fuoco con la sua arma.

I giurati non hanno creduto all’argomento dell’accusa secondo cui Rittenhouse avesse provocato quegli incontri di proposito ed avesse quindi perso il suo diritto di difendersi. Era, in una parola, una “frottola”.

Invece, ciò che i giurati hanno visto e sentito è stato un diciassettenne preso di mira e braccato da una folla inferocita al grido di “prendetelo!… uccidetelo!”

Mentre cercava di scappare, Rittenhouse è stato bersagliato con pietre, preso a calci in testa, attaccato e aggredito. Un rivoltoso minacciò di ucciderlo e di prendergli l’arma. Un altro cercò di colpirlo con un pesante skateboard. Un altro ancora lo prese di mira con la sua pistola carica. Solo allora Rittenhouse ha esercitato il suo diritto di difendersi.

I procuratori non hanno mai avuto per le mani un caso di omicidio. Avrebbero dovuto sapere che non avrebbero mai potuto provare le loro accuse oltre ogni ragionevole dubbio. Tutto quello che dovevano fare era esaminare i video ed interrogare i testimoni. Ma non l’hanno fatto. Si sono affrettati a giudicare ed hanno incriminato Rittenhouse in meno di 48 ore perché la folla lo richiedeva. E lo stesso hanno fatto i media mainstream.

I procuratori non hanno mai compreso appieno le prove che avevano in mano perché non si sono mai preoccupati di esaminarle. Durante le dichiarazioni di apertura, hanno fatto promesse che non avrebbero potuto mantenere ed hanno finito per contraddirsi. I loro stessi testimoni hanno minato il caso dell’accusa. Alla fine, le prove erano valide e convincenti, per cui ci si trovasse di fronte ad un caso di autodifesa secondo la legge, nonostante la falsa narrazione dei media di sinistra.

Dodici giurati hanno impiegato quattro giorni per raggiungere la loro decisione unanime. Sono stati riflessivi e ponderati. Era un caso complicato. Hanno sicuramente sentito il grande peso della loro decisione mentre determinavano il destino di un giovane uomo sotto processo che stava affrontando potenzialmente interi decenni dietro le sbarre. Hanno preso tutto il tempo che era necessario. Volevano fare le cose per bene e le hanno fatte.

I media sono un’altra storia. Giovedì, il giudice Bruce Schroeder ha bandito la MSNBC dal tribunale dopo che il suo produttore è stato arrestato per aver seguito il furgone che trasportava la giuria la sera prima, apparentemente per fotografarli in diretta violazione di un ordine giudiziario. Al di là della sua manifesta stupidità, tentare di invadere la sicurezza della giuria mette in pericolo l’integrità delle sue deliberazioni. Si chiama “manipolazione della giuria” e/o “intimidazione”.

Nessuno sembrava sorpreso che la MSNBC fosse dietro a questa messinscena. I loro conduttori e opinionisti hanno esibito un’ostilità spudorata verso Rittenhouse fin dall’inizio. Senza prove credibili, lo hanno ritratto come un “suprematista bianco” e lo hanno persino chiamato un “terrorista domestico” che agiva come un “giustiziere” o un “assassino di massa“. Con inconfondibili sfumature razziste, la conduttrice di estrema sinistra Joy Reid ha deriso l’imputato per le sue “lacrime di coccodrillo”.

La MSNBC ha condannato Rittenhouse davanti al tribunale dell’opinione pubblica. Ma in un vero tribunale di Kenosha, la giuria aveva l’ultima parola. C’è voluto coraggio per ignorare le forze esterne che sembravano determinate ad agire pesantemente sulla bilancia della giustizia.

Mentre i giurati deliberavano, i manifestanti che chiedevano una condanna hanno mantenuto una presenza costante davanti ai gradini del tribunale. A volte hanno usato i megafoni per gridare: “Niente giustizia, Niente pace!”

Le loro grida potevano essere sentite all’interno dell’aula e, presumibilmente, nell’adiacente sala della giuria, dove seri cittadini stavano cercando di raggiungere un’importante decisione senza essere ostacolati da forze antagoniste. Sicuramente hanno sentito la costante minaccia di “non ci sarà pace”, intesa a instillare nella giuria la paura che un verdetto di assoluzione avrebbe potuto provocare di nuovo l’incendio ed il saccheggio della loro comunità. È stata un’intimidazione della giuria portata fino all’estremo.

Sì, i manifestanti hanno il diritto del Primo Emendamento di manifestare. Ma l’espressione individuale non è un diritto assoluto. La libertà di parola è però subordinata al diritto costituzionale dell’imputato ad avere un giusto processo e a un processo equo. La Corte Suprema ha ripetutamente sostenuto che le proteste possono essere ragionevolmente limitate nel tempo, luogo e modo “per proteggere l’amministrazione della giustizia”.

Lo sciame anti-Rittenhouse avrebbe dovuto essere spostato ad un isolato o due di distanza dal palazzo di giustizia, dove gli sproloqui minacciosi non potevano essere sentiti dalla giuria.

Il giudice Schroeder ha espresso esasperazione per la copertura dei media, etichettandola come “grossolanamente irresponsabile“, “vergognosa” e “spaventosa“. Non sono in disaccordo. Ma la sua frustrazione sembrava guidata dalle critiche infondate alle sue stesse decisioni nel caso. In verità, il giudice è stato vigile nel proteggere i diritti costituzionali dell’accusato per assicurare che ricevesse un processo equo. Per queste buone azioni è stato ingiustamente calunniato.

Schroeder avrebbe ricevuto parole minacciose dal pubblico per la sua decisione di non permettere l’uso della parola “vittime“ per descrivere i tre uomini a cui Rittenhouse aveva sparato. Ma la decisione del giudice è stata corretta e per nulla insolita in un caso in cui l’imputato ha invocato la legittima difesa. Il termine “vittima” implica inequivocabilmente che le persone a cui hanno sparato erano incolpevoli e l’imputato, quindi, le ha rese tali. Le prove hanno dimostrato il contrario.

Il giudice Schroeder potrebbe anche aver reagito alla batosta che ha preso da esperti legali che non sanno poi così molto. Sulla CNN, l’avvocato Bakari Sellers ha affermato che il giudice sta “mostrando le sue credenziali conservatrici”, forse non sapendo che è stato nominato da un democratico. Salvaguardare rigorosamente i diritti costituzionali di un accusato dall’eccesso di potere dell’accusa (far cadere l’accusa di possesso illegale di arma da fuoco mal concepita) e dalla cattiva condotta (criticare il diritto dell’imputato a rimanere in silenzio) non è una manovra politica. È un dovere sacro che tutti i buoni giudici esercitano.

La frustrazione di vostro onore è stata messa a nudo in tribunale quando ha pensato di vietare le telecamere nei processi futuri. Con tutto il rispetto, stava confondendo le telecamere con il pregiudizio.

Si può rimuovere la copertura televisiva in un processo di alto profilo, ma gli stessi attacchi disinformati da parte della MSNBC e della CNN continuerebbero. Tranne che il pubblico sarebbe costretto ad affidarsi interamente ai resoconti di seconda mano dei media irrimediabilmente di parte che stazionano all’interno dell’aula e sarebbe privato di assistere alle prove con i propri occhi.

Vedere è credere. I commenti contorti non cesserebbero, ma diventerebbero più oltraggiosi e meno credibili. Questo sarebbe stato un errore che aggraverà solo la disinformazione.

Le ruote della giustizia a volte girano lentamente. Ci vuole tempo per selezionare le prove e le testimonianze prima di decidere se presentare accuse penali che possano rovinare la vita di un uomo innocente. I procuratori di Kenosha hanno fallito nella loro due diligence. Hanno capitolato alla pressione pubblica guidata dalla mafia liberal e da membri ignoranti dei media che hanno condannato Rittenhouse senza esaminare alcuna delle prove e confrontarle con la legge sulla legittima difesa.

Kyle Rittenhouse sarà per sempre macchiato dalle false accuse mosse contro di lui. Ora dovrebbe fare causa a tutti coloro che lo hanno calunniato, compreso un tizio di nome Joe Biden che lo ha diffamato bollandolo come un “suprematista bianco”.




Kenosha Rising: l'impostura mediatica dopo l'assoluzione di Kyle Rittenhouse
Atlantico Quotidiano
Andrea Venanzoni
21 novembre 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... ttenhouse/

“Kyle Rittenhouse, che uccise due manifestanti antirazzisti a Kenosha, è stato assolto” e “USA, assolto Rittenhouse: uccise due manifestanti anti-razzisti a Kenosha”, titolano quasi all’unisono Corriere della Sera e Adnkronos. Per RaiNews, il giovane assolto uccise, semplicemente, ‘due persone’, come se avesse aperto il fuoco contro due passanti.

Il capolavoro lo raggiungono l’Huffington Post e Fanpage: il primo, parlando di “sentenza shock”, descrive le vittime di Rittenhouse come “due attivisti neri”, mentre il secondo li descrive come “afroamericani”, e chiaramente chiunque sia ancora in possesso della vista capisce trattarsi invece di due bianchi. Per Open, i due morti erano generici “manifestanti”.

Kyle Rittenhouse è finito a processo, lo ricordiamo visto che la sentenza ha avuto notevolissima eco anche in questo versante del mondo ma le fasi del processo non hanno goduto di pari attenzione, per aver ucciso nell’agosto del 2020 due estremisti di sinistra, e per averne ferito un terzo, che nella cittadina di Kenosha, in Wisconsin, da giorni messa a ferro e fuoco, provarono a linciarlo. Letteralmente.

Rittenhouse, che aveva superato il confine tra l’Illinois, dove risiede, e il Wisconsin con in mano un fucile d’assalto AR-15 e si era unito ad altri cittadini armati posti a protezione di attività commerciali minacciate dai militanti di Black Lives Matter e Antifa si trovò faccia a faccia, non metaforicamente, con i suoi assalitori, uno dei quali armato con una pistola Glock: il ragazzo, nell’occasione, non ha sparato contro meri saccheggiatori, non ha aperto il fuoco contro qualche incappucciato colpevole di aver distrutto una vetrina o incendiato una macchina, ma ha fatto fuoco per difendere la propria vita dopo essere stato accerchiato, colpito, inseguito e fatto finire a terra.

Ed ora questa elementare verità, nota a chiunque abbia voluto osservare quei fotogrammi con spirito non partigiano né pregiudiziale, è emersa in una aula di giustizia.

Contestualizzare i fatti, un esercizio sempre più difficile in questa epoca di iper-polarizzazione e di steccati mentali e pseudo-ideologici, aiuta a comprendere sviluppi processuali che, con buona pace dei mass media, non sono affatto ‘shock’.

Rittenhouse infatti, con altrettanto buonissima pace della stampa americana e italiana – e pure del presidente Joe Biden che si è detto in un suo statement affranto per l’esito della sentenza, pur riconoscendo che la sentenza va rispettata e il sistema di giustizia basato sulle giurie popolari funziona – ha semplicemente protetto la sua vita, dopo essere stato scaraventato a terra e ripetutamente colpito dai militanti di sinistra, i quali hanno cercato pure di sottrargli il fucile e si immagina anche per farci cosa.

Le vittime del fuoco di Rittenhouse, sia detto per inciso, come ci ricorda il New York Post, godevano di precedenti penali particolarmente inquietanti, con uno dei due addirittura condannato per abuso su minore e un altro per abuso domestico.

E diciamo che, al di là del record criminale, se sei così stupido o fanatico da attaccare per fare male sul serio, inseguendo e accanendoti su una persona che tra le mani regge un fucile d’assalto ci sono buone possibilità che il tuo volto finisca per adornare qualche meme punteggiato dal motto ‘fuck around and find out’.

I vari video che circolarono subito dopo l’aggressione patita dal ragazzo e l’uccisione dei due estremisti e il ferimento di un terzo immortalavano già una realtà assai diversa da quella monoliticamente descritta da una certa stampa e dal mondo politico di sinistra, a partire proprio dal futuro presente Biden che parlò allora, senza mezzi termini, di Rittenhouse come di un suprematista bianco. Chiaramente, altri politici di area Dem non mancarono di descrivere Rittenhouse come un razzista, un nazista, un elemento pericolosissimo che si sarebbe dovuto sbattere in galera senza processo.

Il contesto, dicevamo. Si era nel cuore di un clima quasi insurrezionale, seguito la morte di George Floyd, e successivamente quella di Jacob Blake, due afro-americani uccisi dalla polizia. Blake era stato ucciso dalle forze dell’ordine proprio in Wisconsin, aspetto che aveva innescato la miccia degli scontri e dei saccheggi in questo Stato.

Black Lives Matter e gli incappucciati Antifa mettevano a ferro e fuoco città, locali, negozi, danneggiavano, aggredivano, imponevano il loro regime del terrore, mentre nel cuore dell’opinione pubblica montava l’idea di ‘Defund the Police’, in varie città.

Nella prospettiva marxista-insurrezionale non tutte le vite dei neri contavano allo stesso modo. Difatti in pochi si indignarono quando venne ucciso a sangue freddo Bernell Trammell, un afro-americano sostenitore di Donald Trump.

La violenza che ha percorso gli Stati Uniti in quei lunghi, infuocati mesi ha scarsi precedenti: diffusa capillarmente in tutti gli Stati, a differenza ad esempio di brutali riots precedenti come quelli del 1992 a Los Angeles che invece rimasero confinati nella megalopoli californiana.

Seattle, dopo la morte di Floyd, venne trasformata in una grottesca Comune anarchica, con la polizia scomparsa e intere aree cittadine occupate militarmente da gruppi marxisti, mentre in molte città i Consigli cittadini tagliavano sul serio i fondi alla polizia, con la risultante di far schizzare alle stelle il crimine nelle aree più povere e depresse, popolate da persone che avrebbero avuto difficoltà a potersi permettere una polizia privata in poco tempo.

Le polemiche che colpirono le forze di polizia finirono per inibirne gli interventi, e dietro l’arretramento degli uomini in divisa avanzarono le orde di devastatori che senza più alcun freno sciamarono per città e contee facendo il bello e il cattivo tempo, molto spesso guardati con una certa accondiscendenza e simpatia da politicanti, esponenti del mondo accademico e giornalistico, starlette, musicisti che scambiavano quei teppisti, situati ormai ai limiti del terrorismo domestico, per vendicatori della causa anti-razzista.

Chiunque abbia visto foto e video di Kenosha in quei giorni ricorda le volute di fiamme e di fumo nero, il clima di autentica guerriglia, le persone aggredite, gli scontri, e quel meravigliosamente grottesco e surreale ‘mostly peaceful’ della Cnn stampato in sovra-impressione, per descrivere le proteste di piazza, proprio su uno scenario con alle spalle distruzione e fiamme.

Molti cittadini, stufi marci del clima di tirannia imposto dai militanti ‘antirazzisti’ (virgolette rigorosamente d’obbligo) e dal vedersi distruggere senza alcun motivo il posto di lavoro, la abitazione, l’autoveicolo, si sono armati e hanno protetto le loro proprietà.

Fece il giro del mondo il video di alcuni italo-americani che armati fino ai denti presidiano l’ingresso del loro negozio per evitare che finisse saccheggiato e distrutto. E non si può dimenticare la difesa armi in pugno della propria abitazione da parte dei congiugi McCloskey che si ritrovarono gli Antifa nel giardino di casa, a St Louis, in Missouri.

Rittenhouse non è di certo un eroe, ma non è nemmeno un ‘killer’, come pure la stampa ha pensato bene di definirlo, non è un nazista, né un terrorista o uno spietato omicida. È un ragazzo che forse ingenuamente e con quello spirito naif che spesso connota molti americani ha pensato di prestare un servizio reale a tutela della vita ordinata e armonica di altri americani, da troppi giorni ormai imprigionati in una spirale di violenza da cui il potere pubblico sembrava non avere volontà o forza di proteggerli. D’altronde Rittenhouse non era solo, ma si era unito ad altri cittadini che con spirito da Milizia avevano raggiunto Kenosha per tutelare, in armi, le abitazioni e i locali.

Non mi stupisce il balletto artefatto messo in piedi dalla stampa mainstream che incapace di metabolizzare la realtà dei fatti e il verdetto di assoluzione ha dovuto alterare la verità, descrivendo l’imputato come un assassino e le vittime come meri, semplici, magari pacifici manifestanti, addirittura, falsificando la verità innegabile, dipinti come “afro-americani”, mentre come si ripete si trattava di bianchi.

Il gioco comunicativo del mainstream e di una certa parte politica è piuttosto lineare e scoperto: Rittenhouse è un razzista violento che ha raggiunto Kenosha per fare il giustiziere e ha ammazzato due manifestanti neri. Come fosse una battuta di caccia all’uomo in epoca Ku Klux Klan. Cortocircuito perfetto.

Nessun titolo di giornale utilizza anche solo vagamente parole, termini o concetti da cui traspaia il motivo per cui è stata riconosciuta la legittima difesa, ovvero la brutale aggressione che Rittenhouse ha patito. Dai giornali viene sbianchettata la natura violenta dei “manifestanti”, i quali rimangono là, esibiti come due sfortunate persone che sembrerebbero quasi essersi imbattute per puro caso nel giustiziere Rittenhouse.

Le sentenze, come tutte le cose umane, fallibili per loro natura, possono e anzi devono essere analizzate, commentate, discusse e anche criticate, ma il punto è esattamente questo: il verdetto di assoluzione non viene semplicemente commentato o criticato dalla stampa mainstream e dalla politica. Il modo in cui la notizia è stata presentata e data in pasto agli appetiti del pubblico, i tweet scomposti (sublime per mancanza di senso del ridicolo lo scrittore Stephen King che ha sintetizzato tutto con un “e allora il ragazzo bianco l’ha fatta franca. È questo il messaggio?”), la polemica politica, segnano quel tic pavloviano della sinistra e del mondo progressista: il garantismo e le leggi si interpretano con ampia elasticità per chi la pensa come noi, tutti gli altri, e non ci sono sentenze che tengano, meritano comunque la punizione.



Kyle Rittenhouse incontra Donald Trump a Mar-a-Lago e accusa Biden di diffamazione.
Washington Examiner
24 novembre 2021

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L’ex presidente Donald Trump ha descritto Kyle Rittenhouse come un “giovane simpatico” che ha subito una “cattiva condotta processuale” dopo averlo incontrato.

L’incontro è avvenuto al resort Mar-a-Lago di Trump in Florida, e il conduttore di Fox News Sean Hannity ha mostrato una foto alla fine di un’intervista con l’ex presidente andata in onda martedì sera. Rittenhouse, le cui azioni la scorsa estate si sono mescolate nella discussione sulle elezioni del 2020, ha fatto notizia all’inizio di questa settimana dopo aver messo in guardia Joe Biden per quella che lui considera una diffamazione.

“È venuto con sua madre“, ha detto Trump. “Davvero un bel giovane, e quello che ha passato, è stato un comportamento scorretto da parte dell’accusa. Non avrebbe dovuto subire un processo del genere“.

“Ho avuto modo di conoscerlo un po’“, ha detto Trump. “Ha chiamato, voleva sapere se poteva venire a salutarmi perché era un fan”.

Una giuria del Wisconsin venerdì ha dichiarato Rittenhouse, 18 anni, non colpevole di tutte e cinque le accuse nella sparatoria fatale a due uomini ed il ferimento di un terzo durante i disordini a Kenosha, Wisconsin, la scorsa estate. L’adolescente sostiene di aver agito per autodifesa, ed il dramma legale che lo ha circondato ha catturato l’attenzione del paese.

“Non avrebbe mai dovuto essere messo in mezzo“, ha detto Trump. “Questa è stata una cattiva condotta processuale, e sta accadendo dappertutto negli Stati Uniti in questo momento con i Democratici”.

Rittenhouse ha accusato Joe Biden durante un’intervista con Tucker Carlson, lunedì, affermando che un annuncio della campagna del 2020 che lo collegava ai suprematisti bianchi era “malizia effettiva” e che ha diffamato la sua persona.

L’addetta stampa della Casa Bianca Jen Psaki ha difeso quel video martedì.

“Bene, cerchiamo di essere chiari su che cosa stiamo parlando qui. Si tratta di un video della campagna rilasciato l’anno scorso che ha usato le parole del presidente Trump durante un dibattito, mentre rifiutava di condannare i suprematisti bianchi e i gruppi di miliziani, ed il presidente Trump, come sappiamo dalla storia, e come molti di voi hanno seguito, non solo ha rifiutato di condannare i gruppi di miliziani sul palco del dibattito – li ha attivamente incoraggiati durante la sua presidenza”, ha detto la Psaki in risposta a una domanda sull’argomento. “Quindi, sapete, quello che abbiamo visto sono le tragiche conseguenze di ciò, quando la gente pensa che sia giusto prendere la legge nelle proprie mani, invece di permettere alle forze dell’ordine di fare il loro lavoro, e il presidente crede nel condannare l’odio, la divisione e la violenza. Questo è esattamente ciò che è stato fatto in quel video”.



Joe Biden può essere citato per aver diffamato Kyle Rittenhouse
Joel Pollak, Breitbart News
23 novembre 2021

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Joe Biden potrebbe affrontare una causa civile per diffamazione da parte del neo-assolto Kyle Rittenhouse per averlo chiamato “suprematista bianco” l’anno scorso – senza prove, e prima che Biden potesse godere delle immunità previste dalla carica presidenziale.

Kyle Rittenhouse è, da allora, una “figura pubblica” ai fini della legge sulla diffamazione, e dovrà dimostrare che qualsiasi imputato ch echiamerà alla sbarra abbia agito con “malizia effettiva” – cioè, con sconsiderato disprezzo per la verità. Potrebbe probabilmente portare in giudizio anche Joe Biden per diffamazione.

Quando Joe Biden fece quell’ormai famosa, e falsa, affermazione su Rittenhouse alla fine dello scorso settembre, era passato più di un mese dalle sparatorie del 25 agosto 2020 per le quali Rittenhouse era stato accusato in pochi giorni. Anche allora era chiaro che non esisteva alcuna prova per corroborare l’affermazione iniziale dei media secondo cui fosse un “suprematista bianco” – un’affermazione che il suo consulente legale dell’epoca ha negato il 28 agosto 2020, e ribadito in una successiva intervista a Breitbart News Sunday su SiriusXM Patriot 125.

In genere, i Presidenti degli Stati Uniti sono immuni da cause civili per illeciti che si presume abbiano avuto luogo durante il loro mandato. Ma, come ha dimostrato l’infame caso della causa per molestie sessuali di Paula Jones contro il presidente Bill Clinton, i Presidenti non sono immuni da cause per illeciti commessi prima del loro insediamento. Joe Biden potrebbe quindi essere citato in giudizio da Rittenhouse. Mentre Rittenhouse non ha ancora detto se e quando farà causa, sua madre ha recentemente detto esplicitamente che Biden ha “diffamato” suo figlio – forse un segno di una causa che prima o poi arriverà.

L’assoluzione di Rittenhouse si andrà ad aggiungere a quel carico di munizioni probatorie – soprattutto perché i procuratori non hanno mai prodotto uno straccio di prova durante il processo per cui Rittenhouse avesse legami con i suprematisti bianchi o avesse avuto motivazioni razziali.

Prima che il verdetto fosse emesso nel processo di Rittenhouse, Joe Biden ha aggravato il danno, attraverso la sua addetta stampa che si è riferita all’imputato (che è presunto innocente durante il processo, n.d.r.) come un “giustiziere“.

E Joe Biden non si è ancora scusato, dicendo anzi di essere “arrabbiato e preoccupato” per il verdetto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:35 am

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:36 am

5)
Trump e i repubblicani varie



Donald Trump attacca Biden: «Usa sul baratro, vinceremo il Midterm». Bagno di folla in Iowa
Domenica 10 Ottobre 2021

https://www.ilmessaggero.it/mondo/donal ... 48085.html

«Joe Biden e i radicali di sinistra stanno portando il Paese sul baratro. I cinesi ci stanno rubando il lavoro, i talebani hanno ripreso l'Afghanistan. Adesso l'America non è più grande». Sono le frasi forti di Donald Trump nel suo comizio a Des Moines, Iowa, in un vero e proprio bagno di folla.

Donald Trump ha rilanciato le sue infondate accuse di brogli elettorali e attaccato Joe Biden e i dem per la loro intenzione di aumentare le tasse e approvare «la spesa più alta della storia americana» con i due piani da oltre 4000 miliardi per le Infrastrutture e il welfare. «Hanno usato il Covid per ingannarci», c'è più gente che muore di Covid nel 2021 che nel 2020 nonostante ora ci sia il vaccino», ha insistito, precisando di non aver mai riconosciuto ufficialmente la vittoria di Biden, mentre i suoi fan cantavano "Trump won", "Trump ha vinto", e "We want Trump", "noi vogliamo Trump". Donald Trump ha poi profetizzato che al voto di Midterm del prossimo anno i repubblicani riprenderanno il controllo di Camera e Senato ma ha auspicato che «passino ovunque leggi per rendere le prossime elezioni corrette e regolari». Il tycoon infine ha messo in guardia contro l'arrivo dei profughi afghani.



I Democratici si stanno sciogliendo: i Repubblicani ribaltano uno storico seggio dei Democratici in Iowa nelle elezioni speciali
Il GOP ribalta un seggio alla Camera dello Stato dell’Iowa.

14 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -speciali/

Un pastore e consulente fiscale diventerà il primo repubblicano da decenni a rappresentare Newton nella Camera statale dell’Iowa dopo aver vinto un’elezione speciale martedì per riempire un posto rimasto vacante in un distretto manifatturiero da tempo immemore in mano ai Democratici che, negli ultimi anni, si è spostato sempre più a Destra.

Jon Dunwell (R), alla sua seconda corsa per questo seggio, ha battuto con il 60% l’avversario democratico Steve Mullen, che ha preso il 40%. Circa 1 elettore su 5 nel seggio della Contea di Jasper è andato a votare, secondo l’ufficio del revisore dei conti della Contea.

Dunwell è il secondo repubblicano a vincere in un seggio precedentemente occupato dai Democratici da quando Joe Biden è entrato in carica, dopo che un’altro repubblicano aveva vinto in un seggio al Senato dello Stato del Connecticut durante l’estate.

“L’impegno della comunità è molto importante per me. Essere fuori e tra la gente è molto importante per me. Dare a tutti un posto al tavolo è molto importante per me”, ha detto Dunwell al Newton Daily News mentre guardava i risultati. “Ho una filosofia conservatrice. La mia passione è per la Contea di Jasper e l’Iowa. La squadra con cui lavoro è per i Repubblicani”.

Dunwell aveva perso la sfida contro il rappresentante statale Wes Breckenridge (D) nel 2020. Ma Breckenridge ha lasciato il parlamento il mese scorso, per lavorare alla Iowa Law Enforcement Academy.

Il distretto, situato nei dintorni di Newton, circa mezz’ora a est di Des Moines lungo la Interstate 80, ha registrato una tendenza a votare repubblicano negli ultimi anni.

La Contea di Jasper ha dato all’ex presidente Donald Trump il 60% dei voti nel 2020, la quota più alta che un repubblicano abbia mai guadagnato lì dai tempi di Herbert Hoover nel 1928. Prima di Trump, la Contea di Jasper aveva votato per il candidato presidenziale democratico in sei delle precedenti sette elezioni presidenziali. Il nuovo distretto di Dunwell aveva dato a Trump il 57% dei voti; nel 2012, l’allora presidente Obama aveva vinto con il 56%.

Newton, il capoluogo della Contea, era una volta un importante centro manifatturiero, sede di un grande stabilimento Maytag che ha chiuso i battenti nel 2007. La città è ancora sede della Maytag Blue Cheese Company, aperta un secolo fa da un erede della fortuna della Maytag Appliance.

I Repubblicani dell’Iowa hanno speso più di 50.000 dollari in pubblicità a nome di Dunwell in un grande sforzo per vincere quel seggio. Il Partito Democratico dell’Iowa non ha speso una somma significativa a favore di Mullan, come mostrano i registri finanziari della campagna.

“Anche se stasera non è il risultato che speravamo, sono profondamente grato di aver avuto il vostro sostegno e sono orgoglioso della corsa che abbiamo fatto”, ha detto Mullan in una dichiarazione pubblicata sulla sua pagina Facebook. “Abbiamo sostenuto questioni che contano per gli elettori come l’istruzione pubblica, l’assistenza sanitaria e l’accesso alla banda larga. Il nostro impegno su questi temi non si fermerà con questa campagna”.

Il risultato dà ai Repubblicani 60 dei 100 seggi nella Camera di Stato dell’Iowa, la più ampia maggioranza dalle elezioni di metà mandato del 2010, che consegnarono loro il controllo della camera bassa dell’Iowa.





Byron York – “L’Insurrezione armata”: Ma quali armi hanno effettivamente portato i rivoltosi all’interno del Campidoglio?
17 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... mpidoglio/

Recentemente, Scott MacFarlane, un reporter della NBC4 a Washington che segue i procedimenti giudiziari sulla rivolta del Campidoglio, ha twittato: “Da stasera almeno 65 degli imputati del 6 gennaio sono stati accusati di ‘entrare in un’area riservata con un’arma pericolosa o mortale’. Una smentita a coloro che sostenevano che questa non sembrasse “un’insurrezione armata“.

Era solo un tweet, che, per definizione, non può contenere molte informazioni, ma lasciava aperta la domanda: Quali armi avevano? Quali erano dunque le armi di questa”insurrezione armata”?

Il Dipartimento di Giustizia mantiene un sito web che elenca gli imputati e le accuse federali mosse contro di loro nella tentacolare indagine sul 6 gennaio. Al momento, circa 670 persone sono state accusate, molte di loro per reati minori come “sfilare, manifestare o tenere picchetti in un edificio del Campidoglio”.

Dei casi che coinvolgono le armi, ci sono quattro accuse principali: “Aggressione, resistenza, od ostruzione degli agenti usando un’arma pericolosa”; “Ingresso e permanenza in un edificio ad acceso ristretto con un’arma mortale o pericolosa”; “Condotta disordinata e dirompente in un edificio ad acceso ristretto con un’arma mortale o pericolosa”; e infine, “Coinvolgimento nella violenza fisica in un edificio ad acceso ristretto con un’arma mortale o pericolosa”.

Navigando sul sito del Dipartimento di Giustizia, così come su alcuni database dei media, ho contato 82 imputati che sono stati accusati di almeno uno di questi reati. È possibile che me ne siano sfuggiti alcuni, ma penso che rappresentino la stragrande maggioranza di coloro che affrontano accuse legate alla detenzione di un arma nell’indagine sulla rivolta del Campidoglio. In ogni accusa, i procuratori hanno specificato l’arma che l’imputato è accusato di aver usato.

Qui sotto c’è una lista di tutti gli imputati e di tutte le armi:
IMPUTATO ARMA
ALAM, Zachary Jordan Casco
ALBERTS, Christopher Michael Pistola (Alberts è stato arrestato dopo la fine della rivolta, alle 19:25, in una strada vicino al Campidoglio ed è stato accusato di avere un’arma da fuoco.)
BALLARD, Thomas John Manganello della Polizia
BARNETT, Richard Pistola stordente, bastone da passeggio
BARNHART, Logan James Manganello, asta, stampella
NERO, Giosuè Matteo Coltello
BLAIR, David Alan Asta, coltello
BROCKHOFF, Nicholas James Estintore
BYERLY, Alan William Taser
CALDWELL, Daniel Ray Spray al pepe o gas lacrimogeno
CAPUCCIO, Steven Bastone
CHRESTMAN, William Impugnatura di un’ascia
CAFFÈ, Luke Russell Stampella
COFFMAN, Lonnie Leroy Molteplici armi da fuoco (Coffman non è accusato di essere stato però all’interno del Campidoglio; presumibilmente aveva due pistole con sé, più armi da fuoco nel suo camion parcheggiato sulla 1st Street SE a Washington, DC)
COPELAND, Landon Kenneth Recinzione metallica
CUA, Bruno Joseph Bastone
DEMPSEY, David Nicholas Stampella, palo di metallo, “spray lacrimale” ed un “oggetto simile a una mazza”
EISENHART, Lisa Marie Taser
FAIRLAMB, Scott Kevin Bastone
FOY, Michael Joseph Mazza da hockey
GIESWEIN, Robert Mazza da baseball, “spray irritante”
GOSSJANKOWSKI, Vitali Taser
HARKRIDER, Alex Kirk Ascia Tomahawk
IBRAHIM, Mark Sami Arma da fuoco
JACKSON, Emanuele Mazza da baseball in metallo
JAMES, Aaron Scudo
JENKINS, Shane Leedon Ascia Tomahawk, asta portabandiera, cassetto della scrivania e “oggetti simili a bastoni”
JENSEN, Douglas Austin Coltello
JOHNSON, Paul Russell Barriera di contenimento della folla in metallo
JONES, Chad Barrett Asta
JUDD, David Lee Petardo
KHATER, Julian Elie Spray chimico (accusato di aver attaccato l’agente Brian Sicknick)
KLEIN, Federico Guillermo Scudo
KRAMER, Philip Edward Casco da snowboard, bastone da passeggio, Master Lock, corda da arrampicata
LANG, Edward Jacob Mazza, scudo
LANGUERAND, Nicholas Barriera stradale, “oggetti simili a bastoni”
LAZAR, Samuele Irritante chimico
MCABEE, Ronald Colton Bastone, asta, stampella e “guanti rinforzati”
MCCAUGHEY, Patrick E. III Scudo
MCGREW, James Burton Asta
MCHUGH, Sean Michael Spray per orsi, “cartello in metallo”
MCKELLOP, Jeffrey Asta
MEREDITH, Cleveland Grover Jr. Armi da fuoco (Meredith è giunta arrivata a Washington dopo la fine della rivolta, ma è stata accusata lo stesso di avere tre pistole in suo possesso.)
MELLIS, Jonathan Gennaro Bastone
MILLER, Matthew Ryan Estintore
VISONE, Jordan Robert Mazza da baseball
MUNAFO, Jonathan Joshua Asta
MUNCHEL, Eric Taser
NEEFE, Marshall Mazza di legno, “cornice in metallo”
NICHOLS, Ryan Taylor Piede di porco, spray al peperoncino
OWENS, Grady Douglas Skateboard
PADILLA, Joseph Lino Pennone, “grande insegna in metallo”
PALMER, Robert Scott Estintore, “oggetto a forma di bastoncino”
PERKINS, Michael Steven Asta
POLLOCK, Jonathan Daniel Asta, scudo antisommossa
PONDER, Mark K. Palo
POWELL, Rachel Marie Piccozza, “grande palo di legno”
QUAGLIN, Christopher Joseph Scudo, spray al peperoncino
Randolph, Stephen Chase Barriera di contenimento della folla in metallo
REEFFITT, Guy Wesley Pistola
RODRIGUEZ, Daniel Asta, “arma da elettroshock”
RODRIGUEZ, Edward Francisco Irritante chimico
SABOL, Jeffrey Bastone, asta, stampella
SAMSEL, Ryan Stephen Barriera di controllo della folla in metallo
SANFORD, Robert Estintore
SCHAFFER, Jon Spray per orsi
SCHWARTZ, Peter J. Spray al peperoncino
SILLS, Geoffrey William Bastone
SMITH, Charles Bradford Coltello
STAGER, Peter Francis Bastone, asta, stampella
STEVENS, Tristan Chandler Scudo
SULLIVAN, John Earle Coltello
TAAKE, Andrew Quentin Spray al peperoncino, frusta in metallo
TANIOS, George Pierre Spray chimico (accusato di aver attaccato l’agente Brian Sicknick)
TAYLOR, Russell Coltello
THOMPSON, Devlyn Bastone
WATSON, William Spray al peperoncino
WEBSTER, Thomas Asta
WESTBURY, Isaac Scudo
Whitton, Jack Wade Bastone, asta, stampella
WILSON, Duca Edoardo Tubo
WORRELL, Christopher John Spray al peperoncino

Alcune osservazioni sulla lista. In primo luogo, sulla questione delle armi. Cinque sospetti – Christopher Michael Alberts, Lonnie Leroy Coffman, Mark Sami Ibrahim, Cleveland Grover Meredith Jr. e Guy Wesley Reffitt – sono stati accusati di essere stati in possesso di armi da fuoco. Ma nessuno di loro è accusato di averle effettivamente usate durante la rivolta.

Alberts è stato arrestato alle 19:25, dopo che la rivolta era finita, quando la polizia che applicava il coprifuoco nel Distretto di Columbia ha sospettato che avesse una pistola sotto il cappotto mentre se ne stava andando.

Coffman è stato arrestato alle 18:30 circa dopo che ha detto alla polizia che stava cercando di raggiungere il suo pick-up parcheggiato. Gli agenti hanno trovato due pistole sulla sua persona ed altre due pistole, insieme a possibili materiali per fabbricare bombe, nel pick-up.

Ibrahim era un agente della Drug Enforcement Administration (DEA) che aveva dato il suo preavviso di dimissioni ed era in congedo il 6 gennaio; al momento della rivolta, aveva con sé il suo distintivo e la pistola d’ordinanza della DEA.

Meredith non era affatto a Washington al momento della rivolta. È arrivata più tardi quella sera, dopo aver presumibilmente postato un messaggio minaccioso sulla Speaker della Camera Nancy Pelosi. Meredith ha detto alla polizia che “aveva due armi da fuoco nel suo furgone, e sapeva che non avrebbe dovuto portare delle armi da fuoco a Washington, DC. Pertanto, ha spostato le armi da fuoco nella sua roulotte“, secondo i documenti del tribunale. Gli agenti hanno trovato una pistola, un fucile e centinaia di proiettili nella suddetta roulotte.

Infine, i documenti del tribunale dicono che Reffitt avesse una pistola con sé il 6 gennaio.

Così, questi sono i casi in cui ci sono delle armi da fuoco. Molti osservatori hanno sottolineato che altri rivoltosi avessero sicuramente delle armi con sé. Dato che così pochi sono stati arrestati e perquisiti sulla scena, è impossibile saperlo. Ma certamente è possibile. Ciò che però è certo è che nessuno dei sospettati abbia sparato con delle pistole in nessun momento della rivolta. L’unico colpo sparato in quel momento è stato quello del tenente della polizia del Campidoglio Michael Byrd, che ha sparato e ucciso la rivoltosa Ashli Babbitt mentre cercava di entrare con la forza in un corridoio nei pressi della Camera.

Per quanto riguarda il resto delle armi, sei imputati sono accusati di avere un coltello, anche se nessuno è accusato di aver usato quest’arma contro un’altra persona. Cinque imputati sono accusati di aver avuto con sé un Taser o una pistola stordente. Tre sono accusati di avere un’ascia. Quattro sono accusati di avere una mazza da baseball. Sette sono accusati di avere una stampella. Undici sono accusati di avere un bastone di qualche tipo. Tredici sono accusati di avere un qualche tipo di spray al peperoncino od altre sostanze irritanti. Diciannove sono accusati di avere un’asta, di solito un’asta per le bandiere che si portavano appresso. Otto sono accusati di avere uno scudo, molti dei quali sono scudi della polizia che apparentemente hanno preso sul luogo.

Alcune delle armi sono state ovviamente portate con l’intenzione di partecipare ad una lotta. Altre sono state chiaramente improvvisate su due piedi; in un caso, l’arma mortale o pericolosa usata era un cassetto di una scrivania. In un altro, era una barriera del traffico. In un altro ancora, era un casco. Questo non significa che questi oggetti non possano essere pericolosi; si potrebbe certamente picchiare a morte una persona con un cassetto di una scrivania. Ma suggerisce che il rivoltoso non è arrivato al Campidoglio con l’idea di prendere parte ad un’insurrezione armata.

Inoltre, i numeri complessivi sono relativamente piccoli. 82 persone accusate di reati legati alle armi, su quante? È circa il 12% dei circa 670 attualmente accusati. E 670 è un numero certamente più piccolo del numero totale dei rivoltosi al Campidoglio il 6 gennaio. Questo equivale a una “insurrezione armata”? Specialmente quando solo cinque persone sono state accusate di possedere armi da fuoco, l’arma preferita dai moderni insorti armati, e uno di loro è arrivato solo dopo che tutto era finito, e nessuno di loro ha sparato con quelle armi, anche nell’intensità della lotta fisica di quel giorno?

Questo è il problema sul discorso dell'”insurrezione armata”. Per qualsiasi standard americano attuale di disordine civile, quello che è successo il 6 gennaio è stata una sommossa. C’erano alcuni istigatori, e c’erano anche molti più adepti. Un piccolo numero stava per iniziare una lotta, probabilmente con l’appoggio degli Antifa. E mentre la giornata andava avanti, alcune persone hanno perso la testa ed hanno fatto cose di cui dovrebbero pentirsi per molto tempo. Ma uno sguardo attento ai procedimenti giudiziari del Dipartimento di Giustizia semplicemente non tratteggia quanto è successo una “insurrezione armata”.




A Minneapolis la città a dominio democratico dove è morto il delinquente abituale George Floyd hanno vnto il referendo sul finanziamento alla polizia i repubblicani di Trump


Primo avviso di sfratto per Biden dopo la sconfitta dem al voto?
Autore Andrea Muratore
3 novembre 2021

https://it.insideover.com/politica/prim ... -voto.html

In genere negli Stati Uniti sono le elezioni di mid-term a rappresentare un primo test per l’amministrazione presidenziale a due anni dall’insediamento, ma per Joe Biden il primo campanello d’allarme è suonato a dodici mesi esatti dalla vittoria elettorale contro Donald Trump, a dieci mesi dall’insediamento alla Casa Bianca.

Virginia e Minneapolis danno uno schiaffo sonoro ai democratici e fanno tremare l’amministrazione. Il voto del Super Tuesday del 2 novembre ha infatti riservato forti amarezze per i democratici. Il partito dell’asinello non può nemmeno festeggiare le vittorie-bandiera di New York (secondo sindaco, Eric Adams, e primo procuratore generale, Alvin Bragg, di etnia afro-americana eletti a grande maggioranza), Pittsburgh (dove c’è stata l’elezione del primo sindaco afroamericano, Ed Gainey) e Boston (Michelle Wu scelta come primo sindaco donna e prima asiatica-americana a guidare la città). Questi risultati erano attesi e ritenuti acquisiti dai democratici. Lo stesso non si poteva dire della corsa per l’elezione del governatore della Virginia e per il referendum della campagna “Defund the Police” di Minneapolis, nata dopo i fatti legati all’omicidio di George Floyd nel 2020, che chiedeva lo smantellamento del locale Dipartimento di Polizia e di sostituirlo con una nuova divisione per la sicurezza pubblica concentrata più sul benessere, anche mentale, e sui servizi sociali.

In entrambi i casi i democratici hanno perso. A Minneapolis perde un Partito Democratico radicale, molto aperto alle voci provenienti dalla piazza, attento a costruire un’identità di portavoce della maggioranza delle minoranze più che a strutturarsi come forza politica, intriso di cancel culture e di politicamente corretto: il referendum è stato bocciato in una città ad ampia maggioranza democratica. In Virginia, invece, è stato sconfitto il Partito Democratico istituzionale. Nello Stato centrale per la creazione dell’identità politica americana, nell’epicentro del potere istituzionale e militare, nella terra di confine tra l’America liberal del New England e quella Dixie degli Stati del Sud a maggioranza repubblicana, di cui la vicina West Virginia è l’esempio classico, il repubblicano Glenn Yougnkin, trumpiano di ferro ed ex amministratore delegato del gruppo Carlyle, ha sconfitto di stretta misura con poco più del 50% dei voti contro il 48% dello sfidante l’ex governatore dem Terry McAuliffe, moderato tra i moderati.

Yougkin ha avuto gioco facile a mobilitare l’elettorato repubblicano delle contee della Virginia più profonda contro la minaccia del presunto socialism dell’amministrazione, utilizzando una retorica decisamente simile a quelle sfruttata dal senatore democratico della West Virginia, Joe Manchin, per annacquare diverse proposte del suo partito a Capitol Hill.

Ebbene, non si può negare che il vero perdente di questa tornata elettorale sia Joe Biden che proprio in Virginia aveva vinto con un margine di 10 punti su Trump. Uomo di mediazione e compromesso che, da moderato con tendenze conservatrici per la media del campo dem, ha nell’ultimo anno e mezzo aperto ad alcune proposte dei radicali di sinistra, tanto di Bernie Sanders quanto della più barricadera ala che fa riferimento ad Alexandria Ocasio-Cortez, per conservare l’unità del partito. Una strategia che è servita a riconquistare la Casa Bianca contro il nemico comune Donald Trump. Ma che non basta per governare in una fase in cui la risposta emergenziale a Covid-19 e recessione ha lasciato spazio alla necessità di programmare strategicamente il futuro.

Dopo la rotta afghana Biden si è posto in una situazione di relativa debolezza. Messo sotto assedio dai dem più istituzionali e dai clintoniani di ferro per aver abdicato alla crociata dei diritti umani, attaccato dai Repubblicani che hanno scaricato sull’attuale inquilino della Casa Bianca le responsabilità della sconfitta nella guerra iniziata da George W. Bush e terminata sulla base di un accordo negoziato frettolosamente da Trump, assediato sul fronte interno e tirato per la giacca dalle varie anime democratiche. Mancando il fattore di mobilitazione, l’elettorato dem non è stato mantenuto coeso: e un terzo schiaffo potrebbe arrivare da una roccaforte dem per eccellenza, il New Jersey, in cui il governatore uscente Ed Murphy è too close to call con lo sfidante repubblicano Jack Ciattarelli in uno Stato in cui ci si aspettava una facile vittoria democratica.

Biden rischia di vedere la sua agenda frenata da questa disfatta politica che segue le problematiche della rotta afghana di agosto nel depotenziare la carica di discontinuità della sua presidenza. E la responsabilità rischia di cadere sulle sue spalle per la volontà perseguita con forza di tenere dentro lo stesso contenitore liberal del New England e giovani socialisti democratici urbani, dem conservatori degli Stati del Sud e progressisti della Silicon Valley, Rust Belt e California, minoranze diverse e esponenti dell’establishment Wasp. Una scommessa ambiziosa per il cui successo non ha aiutato la scelta di una vicepresidente, Kamala Harris, sino ad ora rivelatasi disastrosa, e per un cui eventuale fallimento Biden rischia di essere pesantemente delegittimato. A un anno da una vittoria che era stata salutata come la conclusione di una sfida per “l’anima dell’America” il risultato non è certo confortante per Biden, che paga le divisioni di un partito che ha provato a tenere coeso attorno alla sua figura. E che nel suo ridimensionamento scarica le sue tensioni sulla tenuta politica del comandante in capo.

Alberto Pento
A Minneapolis, la città da 50 anni a dominio democratico e del delinquente abituale George Floyd, messa a ferro e fuoco dai BLM dopo la morte di costui, per essersi opposto al legittimo arresto da parte del buon poliziotto Derek Chauvin, hanno vinto il referendo sul finanziamento alla polizia i repubblicani di Trump e le cose cambieranno e come cambieranno!


Gli americani hanno detto no alla follia progressista
Giulio Meotti
3 novembre 2021
Manifestazione di genitori davanti a una scuola in Virginia

https://meotti.substack.com/p/gli-ameri ... to-no-alla

La politica del “pronome preferito” era stata appena emanata dal distretto scolastico di Loudoun, in Virginia: “Il personale deve consentire agli studenti ‘gender expansive’ o transgender di utilizzare il nome e i pronomi di genere preferiti che riflettono la loro identità di genere senza alcuna comprovata evidenza e di rivolgersi a loro chiamandoli di conseguenza”. Un insegnante di educazione fisica, Tanner Cross, ha risposto: “Amo tutti i miei studenti, ma non mentirei mai a loro a prescindere dalle conseguenze. Sono un insegnante ma non posso affermare che un ragazzo biologico è una ragazza e viceversa. Sarebbe contro la mia religione e sarebbe mentire a un bambino”. Cross è stato sollevato subito dai suoi incarichi e gli è stato vietato di mettere piede nella scuola della contea che nel 2008 fu decisiva per eleggere Barack Obama. In Virginia l’ideologia transgender viene insegnata anche nelle scuole materne, racconta il Washington Post.

Perché è importante Tanner Cross?

Perché ieri i Repubblicani hanno strappato ai Democratici il loro bastione, la Virginia, e il 72 per cento degli elettori ha detto che la “teoria critica della razza” e il gender sono stati importanti nel voto. Quello che è successo in questi mesi nelle scuole della Virginia, racconta il New York Times, è stato decisivo nella vittoria del repubblicano Glenn Youngkin, che aveva sostenuto il professor Cross.

La Virginia è uno degli stati americani ad aver adottato la “teoria critica della razza” nelle sue scuole. Cosa sia lo spiega su Usa Today il ricercatore che segue questo filone da un anno, Christopher Rufo del Manhattan Institute: “La teoria della razza critica è una disciplina accademica che afferma che gli Stati Uniti sono stati fondati sul razzismo, sull'oppressione e sulla supremazia bianca e che queste forze sono ancora alla radice della nostra società. Riformula la vecchia dialettica marxista di oppressore e oppresso, sostituendo le categorie di classe di borghesia e proletariato con le categorie di bianco e nero. Ma la conclusione è la stessa: per liberare l'uomo, la società deve essere trasformata attraverso la rivoluzione morale, economica e politica”. La discussione in Virginia era diventata così accesa che ci sono stati anche scontri e arresti nelle riunioni scolastiche. Si era arrivati a eliminare i corsi di “matematica accelerata” prima dell'undicesimo anno per “migliorare l'equità nelle opportunità di apprendimento”. Ovvero, se vai male a scuola non è perché non ti applichi, ma a causa del “razzismo sistemico dei bianchi”.

Ma una rivoluzione ideologica ha spesso immediate conseguenze negative. Così un ragazzo transgender ha violentato una ragazza nei bagni “inclusivi” di una scuola in Virginia.

Nella terra del Wokistan, che la Taz tedesca definisce “una folla liberticida ubriaca di sé”, i genitori si sono ribellati e hanno detto no al motto giacobino di Danton sempre di moda (“les enfants n’appartiennent pas à leurs parents, ils appartiennent à l’Etat”). I bambini non appartengono ai loro genitori, appartengono allo stato. Commentando le elezioni in Virginia, il filosofo della Notre Dame University, Patrick Deneen, ieri ha commentato conciso: “I genitori amano i propri figli”.



PRESAGI
Niram Ferretti
3 novembre 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La debacle democratica in Virginia dove il candidato democratico ha perso contro il suo antagonista repubblicano, è il primo serio campanello d'allarme per Joe Biden, proprio in quella Virginia dove alle elezioni presidenziali sopravanzava Donald Trump di dieci punti. Ma non si tratta solo di una sconfitta personale, è una batosta che ha preso lo Stato maggiore del partito democratico, la casta sacerdotale laica che va da Barack Obama a Kamala Harris, che, ai loro rally hanno avuto pochissimo seguito e meglio non va nel New Jersey dove tra i due candidati si è arrivati a un inaspettato testa a testa.
Inflazione galoppante, occupazione che stenta a ripartire, piani faraonici di investimento bloccati sono il contorno di una presidenza che si è già afflosciata dopo un anno.
Il presidente sonnolento, coccolo di tutti i progressisti che hanno cercato senza sosta di presentarlo come una sorta di redentore, venuto a salvare gi USA dai quattro anni "terribili" di Donald Trump, si mostra per ciò che era ed è, un re travicello incapace di governare un partito in grado di trovare solo nell'antitrumpismo più forsennato il proprio collante identitario.
Antitrumpismo che oggi produce effetti boomerang, come quello dei ragazzi travestiti da membri del Ku Klux Klan, attivisti democratici, finti sostenitori di Glenn Youngkin, il candidato repubblicano.
Dopo solo un anno, il vento sembra orientarsi in una direzione opposta, basti pensare che solo diciotto mesi fa, dopo la morte e la santificazione di George Floyd, si era arrivati a una violenta campagna di delegittimazione della polizia, con la proposta lanciata dall'ala più radicale del partito democratico di abolire il dipartimento di polizia di Minneapolis per sostituirlo con una organizzazione di sicurezza pubblica. Proposta respinta oggi con fermezza dai cittadini di Minneapolis. La realtà prevale sempre, alla fine, sull'ideologia.
Manca un anno alle elezioni di Mid Term, un anno che per Biden sarà, prevedibilmente, una lunga e sofferta traversata.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:36 am

Repubblicani sono pronti a “riprendersi comodamente” il Congresso nel 2022 dopo il disastro elettorale dei Democratici.
Daily Wire
3 novembre 2021

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I Repubblicani hanno sbaragliato i Democratici in Virginia e hanno dimostrato una notevole prova di forza in New Jersey nelle elezioni di martedì sera. Ora possono sperare in una riconquista del controllo del Congresso l’anno prossimo.

In Virginia, il repubblicano Glenn Youngkin ha fatto fuori il democratico Terry McAuliffe per la carica di governatore, sconvolgendo l’ex governatore della Virginia che era il favorito. La vittoria di Youngkin si è unita a quella della repubblicana Winsome Sears, che ha sconfitto il democratico Hala Ayala per la carica di vice governatore, e da quella del repubblicano Jason Miyares, che ha sconfitto il democratico uscente Mark Herring per la carica di procuratore generale.

Nel New Jersey, il candidato governatore del GOP Jack Ciattarelli corre testa a testa contro il governatore democratico Phil Murphy. La corsa così ravvicinata è una sorpresa di per sé, anche se Ciattarelli alla fine perderò con il conteggio delle schede finali. A circa l’88% dei voti scrutinati mercoledì mattina, Ciattarelli conduceva su Murphy per poco più di 1.000 voti.

“Inutile dire che i risultati di stasera sono coerenti con un ambiente politico in cui i Repubblicani potrebbero comodamente riprendersi sia la Camera che il Senato nel 2022“, ha twittato Dave Wasserman, il redattore del Cook Political Report.

I Repubblicani hanno dunque iniziato ad attuare la loro strategia per riprendersi il Congresso quasi immediatamente dopo l’esito delle elezioni di martedì. Il comitato di studio repubblicano della Camera ha iniziato a far circolare un memo che dettaglia come il GOP possa costruire lo slancio della Virginia e del New Jersey verso le elezioni di midterm del 2022. Il memorandum dice:

Ci sono quattro lezioni apprese dalla vittoria di Glenn Youngkin in Virginia:

Primo, le preoccupazioni dei genitori devono essere una questione politica di primo livello per i Repubblicani: Il successo di Youngkin rivela che i Repubblicani possono e devono diventare il partito dei genitori. C’è una sincera energia da parte dei genitori che dobbiamo capire. La buona notizia è che il comitato sta lavorando da mesi per costruire un’agenda sull’educazione che lotterà per i genitori e gli darà potere. Questo includerà la necessaria supervisione sull’amministrazione Biden. […]

In secondo luogo, dobbiamo porre fine agli obblighi. In una lettera al Washington Post Youngkin ha scritto: “La cosa più importante è che non chiuderemo mai più la nostra economia“. E non si tratta solo di restrizioni commerciali. Youngkin si oppone agli obblighi alla vaccinazione e all’obbligo delle mascherine nelle scuole pubbliche. Lo abbiamo già fatto a livello federale: Claudia Tenney ed io abbiamo introdotto un disegno di legge per impedire all’OSHA di istituire il suo incostituzionale obbligo alla vaccinazione […].

In terzo luogo, dobbiamo continuare a sostenere i poliziotti. Youngkin si è impegnato ad aumentare i finanziamenti per i dipartimenti di polizia e a proteggere “l’immunità qualificata per i nostri eroi delle forze dell’ordine”, che i Democratici della Camera hanno cercato di cancellare con la loro legge di riforma della polizia. Il crimine, e in particolare gli omicidi, sono aumentati in Virginia e in ogni altro stato. A luglio, un sondaggio di USA Today ha scoperto che il crimine, prima di ogni altra cosa, era la questione numero uno che preoccupava maggiormente gli americani.

Quarto, dobbiamo continuare a concentrarci sui fallimenti dell’economia di Biden. Youngkin si è concentrato sul dare sollievo all’inflazione incontrollata causata dall’economia di Biden e sul non bloccare nuovamente l’economia. La nostra attenzione iniziale sull’inflazione incontrollata e la crescente crisi della catena di approvvigionamento sta colpendo gli elettori direttamente nelle loro case. Dobbiamo continuare a martellare e lavorare per portare soluzioni sul tavolo per affrontare le loro preoccupazioni. Nel 2020, Biden ha vinto la Virginia di 10 punti e l’anno prima i Democratici hanno preso il controllo di entrambe le camere del parlamento della Virginia.




Minneapolis silura la misura progettata per decimare il proprio dipartimento di polizia
Daily Wire
4 novembre 2021

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Gli elettori di Minneapolis hanno silurato in un referendum una proposta progettata per distruggere il dipartimento di polizia della città nelle elezioni di martedì 2 novembre.

La misura avrebbe sostituito il dipartimento di polizia con un “nuovo dipartimento di pubblica sicurezza“. Gli elettori hanno respinto la proposta con un margine di 56% a 44%, secondo il Wall Street Journal.

Sebbene la misura non volesse liberare completamente la città dalla polizia, avrebbe rimosso i requisiti minimi del personale per gli agenti di polizia ed avrebbe eliminato la posizione di capo della polizia della città. Alcuni agenti di polizia avrebbero dovuto rimanere nel personale per rispondere a certi incidenti, secondo quanto previsto da questa proposta, anche se non era chiaro quanti agenti di polizia sarebbero effettivamente rimasti.

La proposta ha diviso i Democratici nello stato. Funzionari Democratici di spicco come il senatore degli Stati Uniti Amy Klobuchar e il governatore Tim Walz hanno espresso la loro opposizione, subendo un po’ di rabbia da parte dei membri più progressisti del loro partito.

La rappresentante democratica Ilhan Omar ed il procuratore generale del Minnesota Keith Ellison hanno appoggiato la misura ed hanno incoraggiato i residenti di Minneapolis ad approvarla col voto.

La deputata Omar in particolare è stata ipercritica sul dipartimento di polizia della città, condannandolo sulla scia dell’omicidio di George Floyd dell’anno scorso, e poi, più recentemente, per i tassi di criminalità in aumento in città dovuto alle defezioni nella polizia, che sono aumentate in conseguenza delle proteste del movimento Black Lives Matter e del il movimento “Defund the Police“.

“Quello che dobbiamo riconoscere è che la riduzione della polizia nella nostra città, e l’illegalità che sta accadendo è dovuta a due cose”, aveva sostenuto Omar il mese scorso. “Primo, la polizia ha scelto di non adempiere al suo giuramento e di garantire la sicurezza pubblica che è dovuta ai cittadini che essa serve, giusto? È documentato. Ma anche prima, era documentato. Il dipartimento di polizia di Minneapolis è il dipartimento di polizia più disfunzionale, del nostro stato e probabilmente del paese”.

“La seconda, è che ci deve essere responsabilità”, ha continuato. “E qualcuno che si prenda effettivamente la responsabilità di ciò che la polizia fa. E questo non esiste in questo momento. E credo che l’attuale statuto che abbiamo, leghi le mani di coloro che vogliono avere questa responsabilità, perché siamo obbligati ad avere una quantità specifica di poliziotti, siamo obbligati, sapete, ad avere il tipo di contratti sindacali che abbiamo ora. Non conosco nessun’altra grande città nello stato del Minnesota che abbia lo statuto che abbiamo noi, semplicemente non esiste”.

Gli elettori hanno respinto gli appelli della Omar e si sono schierati con il dipartimento di polizia a danno delle richieste degli attivisti di togliere i finanziamenti alla polizia.

Il movimento “Defund the Police” aveva guadagnato uno slancio significativo l’anno scorso a Minneapolis sulla scia della morte di George Floyd. Gli attivisti hanno chiesto di spogliare i dipartimenti dei loro finanziamenti e di sostituirli con programmi sociali progettati per aiutare le persone prima che ricorrano al crimine, o identificare la malattia mentale prima che si manifesti come condotta criminale.

Gli oppositori hanno però definito questa politica come idealista e pericolosa.


La grande disfatta di Ocasio-Cortez e dei "socialisti" dem
Autore Roberto Vivaldelli
4 novembre 2021

https://it.insideover.com/politica/la-g ... i-dem.html

L’inaspettata vittoria del repubblicano di Glenn Youngkin in Virginia non è l’unica pessima notizia di queste ore per i democratici. A perdere, come è stato detto più o meno ovunque, non è solo un Joe Biden in grandissimo affanno e in piena crisi di consensi, ma l’ala “socialista” incarnata dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez che sta vedendo la propria linea – e le proprie battaglie – perdere ovunque fragorosamente. Nella città di Buffalo, il sindaco uscente, il democratico di lunga data Byron Brown, ha dichiarato la vittoria con il 59% dei voti per il quinto mandato contro la sfidante socialista India Walton, ferma al 41%, dopo che quest’ultima aveva vinto le primarie dem all’inizio dell’anno: vittoria non riconosciuta dall’avversario e compagno di partito. I due si erano sfidati duramente su un tema caro ai “socialisti”, quella dei budget destinati alla polizia, con Walton che aveva chiesto di reindirizzare i 7,5 milioni di dollari stanziati dal municipio per il Dipartimento di Polizia cittadino ad altre attività sociali. Una proposta che i socialisti dem hanno fatto in molte città, sull’onda emotiva delle proteste di Black Lives Matter e dell’omicidio di George Floyd.

Disfatta socialista a Buffalo

Ma – evidentemente – gli americani hanno capito i rischi di una simile strategia, troppo ideologica, volta a depotenziare la sicurezza pubblica. Lo si è visto in molte città – come Seattle – dove i manifestanti antirazzisti avevano occupato – e devastato – interi quartieri dove era stato inibito l’accesso alla polizia. “La posta in gioco è terribile ed estrema se dovesse essere eletta”, aveva dichiarato Brown in un’intervista alla Cnn, riferendosi alla sfidante. “Comprerebbe la nostra sicurezza pubblica. Aumenterebbe le nostre tasse. Attaccherebbe altri funzionari eletti. Sarebbe un incubo per ogni persona nella nostra comunità”. Walton aveva replicato alle dure accuse del sindaco in carica Brown spiegando che quest’ultimo aveva “perso ogni credibilità” con gli elettori di Buffalo quando si è rifiutato di ritirarsi dopo aver perso le primarie. Vano è stato per Walton l’aiuto, in campagna elettorale, della deputata Alexandria Ocasio-Cortez, e del leader dem al Senato, Chuck Schumer, il quale aveva definito l’infermiera e attivista una “leader della comunità stimolante” con una “chiara e progressista visione per la sua città”. Nemmeno l’aiuto di Bernie Sanders è servito a granché.

Da Minneapolis a New York, i socialisti dem vincono solo a Boston

Da Minneapolis arriva un’altra doccia fredda per i liberal. Gli elettori hanno bocciato con un’ampia maggioranza l’emendamento allo statuto della città che avrebbe notevolmente limitato le dimensioni, la portata e l’influenza del suo dipartimento di polizia. Qualora avesse vinto il “Sì”, infatti, il dipartimento di polizia cittadino sarebbe stato infatti sostituito con un “dipartimento di pubblica sicurezza”, eliminando così il numero minimo di agenti pro capite richiesto dalla città e sostituendo un buon numero di agenti con assistenti sociali, esperti di salute mentale, eliminando di fatto la polizia locale e riassegnando fondi ad altri servizi cittadini.

A supportare il movimento Yes 4 Minneapolis e lo smantellamento del dipartimento di polizia della città del Minnesota c’era tutto tutto il mondo della sinistra radicale Usa, fra cui la deputata Ilhan Omar, il procuratore generale Keith Ellison, i sindacati, e svariate organizzazioni ultra-liberal sponsorizzate dal magnate George Soros: dall’altra – oltre ovviamente ai repubblicani – tutta l’ala moderata del partito, fra cui il governatore Tim Walz, la senatrice Amy Klobuchar, oltre al sindaco uscente Jacob Frey. L’unica consolazione per i progressisti arriva da Boston, grazie alla vittoria di Michelle Wu. Per il resto, i moderati del partito vincono ovunque: dalla già citata Minneapolis con Jacob Frey a Eric Adams a New York passando per Bruce Harrell a Seattle. Una sconfitta nella sconfitta per i socialisti dem, nella notte della grande vittoria repubblicana in Virginia.



Lo ‘tsunami rosso’ di Long Island segnala il rifiuto della riforma delle cauzioni di New York
Breitbart News
7 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -new-york/

I Repubblicani hanno ottenuto vittorie significative a Long Island, mentre l’elezione dei procuratori distrettuali repubblicani nelle Contee di Nassau e Suffolk segnala un ripudio della controversa legge statale di riforma delle cauzioni.

Nella corsa per il procuratore distrettuale della Contea di Nassau, la candidata repubblicana Anne Donnelly ha battuto il senatore statale democratico Todd D. Kaminsky 155.554 a 102.666, secondo i risultati elettorali non ufficiali del sito della Contea di Nassau. Donnelly, una procuratrice locale di carriera, ha ottenuto il 60% dei voti contro il 40% di Kaminsky.

Kaminsky aveva votato per la legge di riforma della cauzione che ha eliminato la cauzione in contanti per gli imputati che affrontano “molti reati minori e ‘reati non violenti'”, secondo il New York Post.

I Democratici avevano apportato delle modifiche alla legge dopo il clamore publico suscitato per le riforme e la disapprovazione da parte delle forze dell’ordine poiché sospettati o imputati tornavano a delinquere subito dopo essere stati rilasciati, sempre secondo il NYPost.

Un uomo era stato arrestato addirittura tre volte in un solo giorno nel febbraio del 2020 a causa della legge, ha riferito Breitbart News.

La campagna della Donnelly ha soprannominato Kaminsky “Turn ‘Em Loose’ Todd” per il suo sostegno alla legge, sempre secondo il New York Post.

“Grazie per esservi preoccupati abbastanza della Contea di Nassau da volerla mantenere sicura, e grazie per aver appoggiato il candidato che sostiene gli uomini delle forze dell’ordine”, ha detto la Donnelly nel suo discorso di vittoria, secondo News 12 Long Island.

“Gli elettori stanno mandando un messaggio. La sicurezza prima di tutto. I nostri bambini e le nostre famiglie vengono prima”, ha detto la Donnelly in un’intervista di mercoledì, secondo il NYPost.

I Repubblicani hanno portato a casa anche l’elezione del procuratore distrettuale della Contea di Suffolk, un’altra elezione in cui la riforma delle cauzioni era un tema di primo piano, secondo il NYPost. Il repubblicano Ray Tierney ha rovesciato il democratico in carica Tim Sini con un margine di 145.933 a 109.060, sempre secondo il New York Post. Tierney si è assicurato il 57% dei voti, mentre Sini ha raccolto il 43%, secondo quanto riportato dal NYPost.

Sini ha concesso la vittoria a Tierney martedì sera, secondo News 12 Connecticut.

“Combatterò ogni giorno per mantenere i cittadini della contea di Suffolk al sicuro”, ha detto Tierney nel suo discorso di vittoria, secondo la stessa fonte.

Nella corsa per la carica esecutiva della Contea di Nassau, il candidato repubblicano Bruce A. Blakeman conduce la democratica in carica Laura Curran con un margine di 135.842 a 124.008, secondo i risultati elettorali non ufficiali del sito della Contea di Nassau. Blakeman ha raccolto il 52% dei voti, mentre Curran ha raccolto il 48%.

Blakeman ha dichiarato la vittoria martedì sera, secondo la ABC New York, anche se Curran ha dichiarato durante la notte di non aver ancora concesso.

“Ci sono molte migliaia di schede elettorali assenti che devono ancora essere contate, e altre stanno arrivando”, ha detto, secondo la ABC New York. “Non è finita, e dobbiamo avere fiducia nel processo”.

La Contea di Nassau ha visto un’altra vittoria repubblicana nelle elezioni per il controllore della contea. L’ex senatrice Elaine Phillips (R) si è assicurata 154.787 voti battendo il candidato democratico Ryan Cronin che ha ottenuto 99.811 voti, secondo i risultati non ufficiali del sito web della Contea di Nassau.

“Non è stata una notte particolarmente buona”, ha detto il leader democratico della Contea di Nassau Jay Jacobs, secondo il New York Post.

“I Repubblicani sono sempre molto bravi a spaventare gli elettori”, ha dichiarato Jacobs. “In questo caso, hanno usato la riforma delle cauzioni per ingannare gli elettori e spaventarli”.

“Long Island è molto simile al resto del paese: C’è stata un’onda rossa“, ha detto Jacobs. “I Repubblicani erano eccitati perché sono arrabbiati e sono insoddisfatti della direzione del paese. Lo abbiamo visto nei sondaggi. I Democratici sono scoraggiati e poco entusiasti“.

Il New York Post riferisce che il decano del Centro Nazionale di Studi Suburbani della Hofstra University, Lawrence Levy, ha dichiarato: “Donald Trump non è più sulla scheda elettorale”. “Questo è uno tsunami rosso. È una cancellazione totale. Questo è un netto ripudio del Partito Democratico“, ha aggiunto.



L'attuale presidente precipita nelle intenzioni di voto degli americani: a sostenerlo, in questo momento, solo la base elettorale democratica
Il sondaggio bomba: Trump oggi vincerebbe

Federico Garau
7 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/cr ... 87400.html

Se negli Stati Uniti d'America si tornasse oggi al voto, Donald Trump riuscirebbe a trionfare sull'attuale presidente Joe Biden con almeno due punti percentuali di scarto. È questo, in sostanza, il risultato di un sondaggio condotto a livello nazionale dall'Emerson College di Boston, proprio nel momento in cui il Congresso approva il piano Infrastrutture.

"Sleepy Joe" incassa quindi un 50% di consensi negativi per il suo operato, mentre si ferma al 40% il sempre meno folto gruppo di cittadini che continua a valutare positivamente le sue scelte politiche: nel raffronto coi numeri registrati nel mese di settembre, ciò si traduce con un – 5%. Numeri che non dovrebbero, tuttavia, sorprendere più di tanto in quello che è già passato alla storia come uno dei più controversi, a voler utilizzare un eufemismo, risultati elettorali di sempre.

A far mancare il terreno da sotto i piedi a Biden è in particolare la perdita di consensi degli afroamericani, che dal 72% iniziale precipita al 52%. La posizione di Donald Trump, pronto a lanciare la sua piattaforma social per dare una spallata al metaverso di Facebook, che continua a scricchiolare anche con le modifiche di facciata annunciate da Zuckerberg, si fa sempre più salda: in pochi mesi l'ex presidente, in un ipotetico scontro elettorale, sarebbe oggi avanti minimo di due punti percentuali (45% contro 43%).

Nelle periferie Biden manterrebbe un punto percentuale sul rivale, mentre nelle zone rurali Trump avrebbe addirittura il 32% di consensi in più (62% contro 30%). Il prossimo traguardo delle elezioni midterm inizia quindi a inviare dei segnali di preoccupazione ai democratici, dato che il 49% degli intervistati ha rivelato che voterebbe per i conservatori, mentre i cosiddetti "progressisti" si fermerebbero al 42%.

Al sondaggio, condotto peraltro in uno stato-roccaforte dei democratici, fa eco quello effettuato dal sito politico FiveThirtyEight . I consensi per Biden si arenano al 42,9%, un crollo rispetto al 55% relativo al giorno dell'insediamento dello stesso alla Casa Bianca. La fuga improvvisa da Kabul ha avuto una grande cassa di risonanza, dato che oltre il 66% degli americani boccia la scelta di "sleepy Joe". "I consensi sono in costante calo. In pratica il presidente è sostenuto solo dalla sua base elettorale", spiega Mark Penn, co-direttore dei sondaggi per conto di Harvard/Caps/Harris. "Il declino è stato accelerato dalla percezione dell’incertezza nel gestire i temi economici".


Donald Trump: La vittoria di Glenn Youngkin dimostra che il movimento MAGA è più grande e più forte che mai
L'Osservatore Repubblicano
7 novembre 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 5681006100

Il presidente Donald Trump ha celebrato la vittoria del candidato repubblicano Glenn Youngkin nella corsa a governatore della Virginia martedì.

“Il movimento MAGA è più grande e più forte che mai“, ha scritto Trump in una dichiarazione. “Glenn sarà un grande governatore“.

Trump ha appoggiato Youngkin nella corsa ed ha incoraggiato gli elettori a sostenerlo, ma non ha ospitato un rally per il candidato in uno stato dove Joe Biden ha vinto con un margine di 10 punti sull’ex presidente nel 2020.

Quando si è giunti al 79% dei distretti segnalati, Youngkin stava conducendo sul suo sfidante democratico, l’ex governatore Terry McAuliffe, con un margine di vantaggi di quasi 10 punti.

Trump ha attribuito la vittoria di Youngkin alla stessa coalizione Make America Great Again che lo ha sostenuto per la presidenza.

“Vorrei ringraziare la mia BASE per essere uscita in forze ed aver votato per Glenn Youngkin“, ha scritto. “Senza di voi, non sarebbe arrivato nemmeno vicino alla vittoria“.

Trump ha anche deriso McAuliffe per aver speso la maggior parte della sua campagna concentrandosi su di lui, sostenendo che così ha solo aiutato Youngkin.

“Tutto quello che McAuliffe ha fatto è stato parlare di Trump, Trump, Trump e ha perso! Cosa vi dice questo, Fake News?” ha chiesto Trump. “Immagino che le persone che si candidano come Democratici non lo faranno ancora per molto”.

Il presidente ha sostenuto di non aver mai dovuto fare un comizio in Virginia a causa del tentativo di McAuliffe di legarlo a Youngkin.

“Non ho nemmeno dovuto andare a manifestare per Youngkin, perché McAuliffe l’ha fatto per me“, ha scritto.

Trump ha tenuto un comizio telefonico di circa 10 minuti per Youngkin lunedì sera, poche ore prima dell’apertura delle urne martedì mattina, sollecitando la sua base a recarsi alle urne.

“Abbiamo un grande rapporto e lui è un ragazzo fantastico“, ha detto Trump, lodando il “tremendo successo” di Youngkin come uomo d’affari.

La vittoria di Youngkin manda un messaggio ai Democratici nel Commonwealth che stanno perdendo supporto in uno stato che aveva eletto ininterrottamente dei governatori democratici sin dal 2014.

Joe Biden ha fatto campagna di persona due volte per McAuliffe, ma non è stato sufficiente a rianimare la sua campagna in crisi.

Biden aveva segnalato la sua fiducia secondo cui McAuliffe avrebbe vinto poche ore prima della chiusura dei seggi in Virginia.

“Vinceremo”, aveva detto Biden in un quasi sussurro, come se condividesse un segreto, durante una conferenza stampa a Glasgow, in Scozia, abbassando il viso dietro al suo microfono. “Penso che vinceremo in Virginia”.


Il GOP sconfigge il candidato appoggiato da Obama nella città-roccaforte dei Democratici in cui Biden aveva vinto facilmente nel 2020
I Repubblicani dicono che la loro vittoria fa parte di un’onda rossa.

Fox News
18 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -nel-2020/

Gli appoggi dell’ex presidente Barack Obama e del capogruppo di maggioranza della Camera Jim Clyburn nell’affidabile Columbia, Carolina del Sud, non sono stati sufficienti a spingere il candidato democratico sindaco della città oltre il traguardo.

Il repubblicano Daniel Rickenmann, un uomo d’affari e membro del consiglio comunale di Columbia, ha sconfitto il democratico Tameika Isaac Devine 52% a 48% martedì sera a Columbia, che si trova in una contea che Biden aveva vinto con quasi 40 punti di margine nel 2020.

Obama, secondo il Washington Free Beacon, ha rilasciato un messaggio audio a sostegno di Devine. L’ex presidente aveva vinto anche lui nella contea dove si trova città di Columbia, con 29 punti di margine nel 2008 e 33 punti nel 2012.

Jim Clyburn, uno dei democratici più importanti sia nel Sud degli Stati Uniti che nella comunità afroamericana, che molti credono abbia salvato la campagna alle primarie presidenziali di Joe Biden nel 2020 con il suo appoggio, aveva anch’egli appoggiato Devine.

Columbia è una città roccaforte così affidabile per i Democratici che negli ultimi anni i Repubblicani non avevano presentato alcuno sfidante per contrastare il predecessore democratico di Rickenmann, il sindaco Stephen Benjamin.

I Repubblicani stanno paragonando la vittoria di Rickenmann alla spinta di successo del GOP in Virginia di settimane fa, che ha eletto l’uomo d’affari Glenn Youngkin come prossimo governatore del Commonwealth, nonostante i virginiani abbiano votato in modo affidabile per i Democratici per diversi cicli elettorali consecutivi.

Il senatore Rick Scott, Repubblicano della Florida, presidente del Comitato Nazionale Repubblicano del Senato, ha celebrato la vittoria di Rickenmann come parte di una “onda rossa“.

Le sconfitte dei Democratiche in South Carolina e in Virginia arrivano mentre i numeri dei sondaggi di Biden continuano a crollare, con un sondaggio di USA Today/Suffolk University all’inizio di questa settimana che dipinge un quadro cupo sulle possibilità del Partito Democratico nelle elezioni di metà mandato del 2022.

Il sondaggio, che è stato fatto dopo le elezioni in Virginia, ma prima che i Democratici della Camera approvassero il popolare disegno di legge sulle infrastrutture poco dopo, ha mostrato Joe Biden con indici di approvazione quasi al minimo, Kamala Harris con numeri che sono ancora peggiori, e i Democratici nel complesso indietro, e con un ampio margine, nelle intenzioni di voto al Congresso.

Tra i numeri principali, secondo USA Today/Suffolk University, ci sono un 37,8% di approvazione per Biden con un 59% di disapprovazione – più di 21 punti sotto. Il 46% di quelli inclusi nel sondaggio ha detto che Biden ha fatto un lavoro peggiore del previsto, mentre il 64% ha detto che non vuole che Biden si ricandidi per la rielezione.

I Democratici in entrambe le camere del Congresso, nel frattempo, devono affrontare una battaglia in sempre più in salita per preservare le loro esili maggioranze, sottili come la lama di un rasoio, a meno che qualcosa di significativo cambi prima dell’Election Day dell’8 novembre 2022. Il sondaggio USA Today/Suffolk University dà infatti ai Repubblicani un vantaggio del 46% a 38% nelle intenzioni di voto al Congresso.


La lotta interna ai Repubblicani che ha fermato il piano sull’immigrazione di Donald Trump
Byron York’s Daily Memo
23 novembre 2021

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Nella campagna presidenziale del 2016 la promessa di più alto profilo fatta da Donald Trump era quella di costruire un muro, cioè di costruire una barriera lungo le circa 1.000 miglia del confine tra Stati Uniti e Messico. Una volta eletto, la migliore possibilità per Donald Trump di ottenere i fondi necessari dal Congresso per la costruzione del muro è arrivata nel 2018, quando lo Speaker Repubblicano Paul Ryan controllava la Camera ed il leader della maggioranza repubblicana Mitch McConnell il Senato.

Non è successo nulla.

Ora, uno dei più forti sostenitori di Trump a Capitol Hill, il repubblicano Jim Jordan, ha pubblicato un nuovo libro di memorie, “Do What You Said You Would Do“, in uscita il 23 novembre, che descrive quei mesi in cui i legislatori del Partito Repubblicano hanno combattuto sulle visioni contrastanti che avevano della riforma dell’immigrazione. La battaglia è stata intensa, appassionata… e non ha portato a nulla. Nessuna legge sull’immigrazione più severa è stata approvata, e non ci sono stati finanziamenti significativi per il muro. Per questo fallimento, Jordan punta il dito contro l’allora Speaker Repubblicano della camera, Paul Ryan.

“Paul Ryan non era dove si trova il popolo americano”, scrive Jordan. “La posizione di Paul Ryan sull’immigrazione era la stessa della National Chamber of Commerce“. Nel mondo degli attivisti conservatori della politica sull’immigrazione, accusare qualcuno di essersi schierato con la Chamber of Commerce americana è quanto di più duro si possa fare.

La United States Chamber of Commerce (USCC) è infatti il più grande gruppo di lobbying degli Stati Uniti, che rappresenta oltre 3 milioni di imprese ed organizzazioni, e sul tema dell’immigrazione, in particolare, si è opposta all’ordine esecutivo di Donald Trump che poneva fine al Programma DACA (una politica d’immigrazione degli Stati Uniti che permette ad alcuni individui entrati illegalmente nel paese da minorenni i famosi “Dreamers“, di scampare all’espulsione e di ottenere un permesso di lavoro, ma che non offre alcun percorso legale per ottenere la cittadinanza) ed è nota per il suo sostegno all’amnistia per gli immigrati illegali.

Come racconta Jim Jordan, Ryan ha sabotato la riforma repubblicana dell’immigrazione rifiutando di sostenere una legge che la grande maggioranza dei Repubblicani invece sosteneva, e spingendo per una legge più debole che la Camera avrebbe secondo lui sostenuto. Il risultato è stato che, di fronte all’opposizione compatta dei Democratici, nessuna delle due proposte di legge dei Repubblicani è passata.

Il disegno di legge promosso dallo stesso Jordan e dai suoi colleghi dell’House Freedom Caucus avrebbe “messo fine all’immigrazione a catena basata sui ricongiungimento famigliari, ad eccezione dei coniugi e dei figli”, scrive Jordan. “Conteneva una disposizione che rendeva E-Verify obbligatoria per i datori di lavoro (E-verify è un sito web del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti (DHS) che permette alle aziende di determinare l’idoneità dei loro dipendenti, sia cittadini statunitensi che stranieri, a lavorare negli Stati Uniti, n.d.r.) ed eliminava la lotteria dei visti… [ed] anche toglieva i fondi federali alle c.d. “Città Santuario” e stanziava 30 miliardi di dollari per la costruzione del muro“. La legge, sostiene Jordan, “era coerente con il messaggio dato nelle elezioni del 2016”.

Anche la legge sostenuta da Ryan avrebbe finanziato il muro, anche se con 25 miliardi di dollari. “Ma non faceva altro per affrontare i problemi che eravamo stati incaricati di risolvere”, scrive Jordan. “Non aveva alcuna disposizione per affrontare la migrazione a catena, E-Verify, o le Città Santuario… [ed] anche creava uno status legale rinnovabile di 6 anni per un massimo di 2,4 milioni di immigrati illegali e dava a questi individui un percorso legale verso la cittadinanza“. Infine, sebbene il disegno di legge dello Speaker Paul Ryan mettesse fine alla lotteria dei visti, “aveva riassegnato quei visti ai destinatari dell’amnistia“.

“Quale disegno di legge pensate che lo Speaker Paul Ryan abbia sostenuto?” Chiede Jordan. “Sapete già la risposta”.

Paul Ryan, accusa Jordan, non voleva permettere alla Camera di votare la legge proposta dal Freedom Caucus. Lo ha fatto solo dopo che il gruppo ha minacciato di affondare un grande disegno di legge sull’agricoltura se non avessero ottenuto un voto sull’immigrazione. E poi, lo Speaker ha rifiutato di “fare pressioni” – come si dice nel linguaggio di Capitol Hill – su ogni Repubblicano per votare a favore.

E ancora, il disegno di legge conservatore ha ottenuto 193 voti – una solida maggioranza rispetto ai 241 Repubblicani della Camera in quel momento. Ryan ha spinto per l’altra legge – quella che Jordan chiama “la legge della Chamber of Commerce ” – che alla fine ha ottenuto solo 121 voti.

“Perché spingere per un disegno di legge che era ad un centinaio di voti dal passare invece che un disegno di legge che aveva ottenuto 193 voti e quindi era solo a pochi voti dall’essere approvato?” si chiede Jim Jordan. “Sapete già il perché. Paul Ryan non voleva la legislazione che il presidente Trump ed il popolo americano avevano chiesto“.

Lo scontro tra Jordan e Ryan è stato un classico dibattito dentro ai Repubblicani sull’immigrazione. Mentre i Democratici sono praticamente unanimi nel sostenere l’amnistia e leggi sull’immigrazione più liberal, il GOP è diviso tra una fazione “conservatrice“, che favorisce misure più restrittive, ed una fazione “più orientata verso il business“, che favorisce misure meno restrittive e maggiori livelli di immigrazione. La proposta di Trump di costruire un muro al confine si è quindi scontrata direttamente con questo conflitto preesistente.

Alla fine, Trump ha trovato altri modi per costruire almeno una parte del muro. Quando ha lasciato l’ufficio e Joe Biden ha fermato la costruzione, circa 450 miglia erano già state costruite, la maggior parte sostituendo le vecchie barriere esistenti ma fatiscenti.

Il fallimento del Congresso allora a guida dei Repubblicani nel finanziare un muro ha avuto delle conseguenze nella vita reale, più recentemente nella crisi di Del Rio, Texas, quando 15.000 clandestini si sono presentati al confine ed hanno attraversato il Rio Grande, accampandosi in uno squallido campo appena dentro i confini degli Stati Uniti. L’amministrazione Biden ha permesso a migliaia di loro di rimanere.
È stata una crisi che sicuramente si ripeterà, probabilmente già nel prossimo futuro.
Ma la storia avrebbe potuto essere diversa se i Repubblicani non fossero stati così divisi in quel dibattito del 2018.



Laura Ingraham: I nuovi liberal sono in realtà illiberali
La conduttrice di “The Ingraham Angle” dice che i liberal “sono tra le persone più chiuse ed intolleranti che si possano incontrare”.
25 novembre 2021

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La conduttrice di “The Ingraham Angle” Laura Ingraham ha esposto i capovolgimenti ideologici fondamentali avvenuti nella Sinistra nel suo monologo di apertura martedì sera.

“I liberal credevano in più – non di meno – libertà di parola, ed erano difensori del Primo Emendamento e dei diritti degli imputati“, ha detto. “Erano sospettosi rispetto a procuratori troppo zelanti. Diffidavano delle élite che fingevano di preoccuparsi degli oppressi. Credevano in una società priva di pregiudizi”.

“Ma ora si sono capovolti su tanti fronti“, ha continuato. “I nuovi liberal sono in realtà illiberali. Perdono ogni senso della logica quando si tratta di politica. Sono tra le persone più chiuse e intolleranti che si possano incontrare. Non invitano più i parenti conservatori ai matrimoni o ai bar mitzvah. Diamine, se hai votato per [l’ex presidente Donald] Trump, ti hanno eliminato dalla lista degli invitati alle feste natalizie già molto tempo fa”.

“Questo decadimento intellettuale non è avvenuto nel giro di una notte”, ha spiegato. “Si è verificato nel corso di decenni, con i liberal stessi che hanno sovvertito le istituzioni che tradizionalmente hanno nutrito, sia le capacità di pensiero critico che l’amore per il paese, trasformandole tutte in una sorta di slogan da propaganda a buon mercato”

Invece di insegnare “le grandi opere della civiltà occidentale”, la Sinistra pensa che la storia degli Stati Uniti “dovrebbe essere definita per sempre da due cose: schiavitù ed oppressione“.

“L’America prospera quando premiamo quelli di tutti i colori e di tutte le provenienze che sono laboriosi, capaci ed indipendenti invece di quelli che passano le loro ore di veglia aspettando che il mondo vada da loro… e lamentandosi di quanto sia ingiusta… la vita”, ha detto. “Abbiamo anche bisogno di funzionari pubblici dedicati che capiscano che se si rifiutano di proteggere la sicurezza del pubblico, il pubblico dovrà proteggersi da solo. È ora di esigere di più da noi stessi e da coloro che eleggiamo“.

“The Ingraham Angle” è un talk show conservatore americano che tratta notizie ed opinioni. Ha debuttato il 30 ottobre 2017 sul canale Fox News. Lo show è presentato da Laura Ingraham e gli ospiti discutono le ultime questioni del giorno, le notizie, così come le controversie. È il terzo programma di notizie via cavo più guardato per spettatori totali. Per quanto riguarda la sua particolare fascia oraria lo show è valutato come il “Numero 1”, sconfiggendo la sua diretta concorrenza dei presentatori progressisti Lawrence O’Donnell della MSNBC e Don Lemon della CNN.

Laura Ingraham è una conduttrice televisiva conservatrice statunitense. Ha condotto precedentemente un programma radiofonico a livello nazionale “The Laura Ingraham Show” per quasi due decenni, è la caporedattrice di “LifeZette”, e da ottobre 2017 è la conduttrice di “The Ingraham Angle” su Fox News. La Ingraham ha lavorato come scrittrice di discorsi nell’amministrazione Reagan alla fine degli anni ’80. In seguito, ha conseguito una laurea in giurisprudenza e poi ha continuato a lavorare come impiegata giudiziaria presso la Corte d’Appello del Secondo Circuito di New York e poi per il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Clarence Thomas. Ha anche lavorato per lo studio legale “Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom” a New York City. La Ingraham ha iniziato la sua carriera nei media a metà degli anni ’90.



Gli stati governati dai Repubblicani continuano a guidare la ripresa economica dell'America, mentre Joe Biden e i Democratici cercano di dissiparla.
L'Osservatore Repubblicano
25 novembre 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 1993196802

17 tra i primi 20 stati per posti di lavoro recuperati dall'inizio della pandemia di Coronavirus sono governati da governatori Repubblicani, e 18 dei primi 20 stati hanno legislature controllate dai Repubblicani
Ieri, la presidente del Comitato Nazionale Repubblicano (RNC) Ronna McDaniel ha rilasciato questa dichiarazione in seguito alla pubblicazione dei numeri dei posti di lavoro a livello statale del mese di ottobre, confermando che i governatori e le legislature repubblicane sono in testa nel riportare gli americani al lavoro:
"La tendenza continua per un altro mese consecutivo: Gli stati a guida repubblicana sono in testa nella crescita dei posti di lavoro e nel far tornare gli americani al lavoro. Mentre Joe Biden e i Democratici continuano a mentire sulla loro agenda "Build Back Broke", una massiccia spesa pubblica che darà tagli fiscali ai ricchi, aumenterà le tasse agli americani che lavorano duramente ed armerà il fisco contro le piccole imprese, i governatori Repubblicani continueranno ad implementare politiche pro-crescita e pro-business nei loro stati. La leadership repubblicana sta facendo la differenza nella vita degli americani, ed è per questo che gli elettori rifiuteranno le politiche fallimentari e le promesse infrante dei Democratici il prossimo novembre".


COSA DICONO I DATI:
♦ Posti di lavoro recuperati:
- I primi 11 stati per posti di lavoro recuperati sono tutti guidati da governatori Repubblicani.
♦ Tasso di disoccupazione:
- 16 tra i primi 20 stati con la più bassa disoccupazione sono governati da Repubblicani
- I 10 stati con i tassi di disoccupazione più bassi sono tutti governati da Repubblicani.
- 8 stati con i più alti tassi di disoccupazione sono tutti governati da governatori Democratici: California, Connecticut, Hawaii, Michigan, Nevada, New Jersey, New Mexico e New York.




I giovani Repubblicani vedono gli Stati Uniti come una Democrazia in difficoltà.
Byron York’s Daily Memo
12 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ifficolta/

C’è un nuovo sondaggio sui giovani dell’Istituto di Politica dell’Università di Harvard. I sondaggisti hanno fatto agli americani tra i 18 e i 29 anni un sacco di domande su questioni politiche, su ciò che è importante per loro e sulle loro opinioni della vita.

Ma forse il risultato più interessante è arrivato in risposta a questa ampia domanda:

Quale delle seguenti frasi descrive meglio gli Stati Uniti oggi?

Le risposte possibili erano:

Una democrazia sana
Una democrazia in qualche modo funzionante
Una democrazia in difficoltà
Una democrazia fallita
Non so

Il titolo che è stato dato ai risultati del sondaggio è stato che un numero significativo di giovani descrive gli Stati Uniti come una “democrazia fallita“ o una “democrazia in difficoltà“. Nel complesso, il 13% degli intervistati ha descritto gli Stati Uniti come una “democrazia fallita“, mentre il 39% ha definito il proprio paese una “democrazia in difficoltà“.

Solamente il 7% ha detto che gli Stati Uniti sono una “democrazia sana“, mentre il 27% l’ha definita una “democrazia in qualche modo funzionante“, infine il 13% non ha saputo dare una risposta.

Ma guardiamo un po’ più a fondo di questi numeri. Chi sta definendo gli Stati Uniti una democrazia problematica? Sono per lo più i giovani di sinistra che ascoltano i professori di sinistra e i podcast di sinistra mentre i loro genitori guardano Rachel Maddow e tutti votano per i Democratici? Oppure sono soprattutto i giovani di destra, i Repubblicani che hanno votato per rieleggere il presidente Donald Trump nel 2020?

Sono i giovani Repubblicani. Harvard ha fornito una ripartizione dettagliata del sondaggio, che ha interrogato 2.109 persone a livello nazionale. I Repubblicani che hanno votato per Donald Trump erano più propensi rispetto ai Democratici che avevano votato per Joe Biden a definire la democrazia degli Stati Uniti problematica. Solo il 9% dei giovani elettori di Biden ha definito gli Stati Uniti una “democrazia fallita”, mentre il 22% dei giovani elettori di Trump lo ha fatto. Mentre il 41% degli elettori di Biden ha definito gli Stati Uniti una “democrazia in difficoltà“, il numero per gli elettori di Trump era del 53%.

Le cifre erano solo leggermente diverse tra i Repubblicani in generale, compresi quelli che non hanno votato per Donald Trump nel 2020. Ma erano ancora abbastanza negativi sullo stato di salute della democrazia americana. Tra tutti i Repubblicani, infatti, il 23% ha detto che gli Stati Uniti sono una “democrazia fallita“, contro solo l’8% dei Democratici. Il 47% dei giovani repubblicani ha detto che gli Stati Uniti sono una “democrazia in difficoltà“, contro il 37% dei giovani Democratici.

La conclusione è questa: il 70% dei giovani repubblicani, ed il 75% dei giovani elettori di Donald Trump, dicono che la democrazia americana è in cattive condizioni – contro il 45% dei Democratici ed il 50% degli elettori di Biden.

Questi sono numeri notevoli. Ma nessuno dovrebbe rimanerne scioccato. Dopo tutto, i giovani Democratici sentono costantemente i loro leader dire che “la Democrazia è sotto assedio”, che “i Repubblicani stanno complottando per minare la Democrazia”, e che “Stacey Abrams è un’eroina del Partito”. E i giovani Democratici sentono anche dire da Donald Trump che le elezioni del 2020 sono state truccate e che nessuna elezione futura potrà mai essere giusta, a meno che non si “fermi il furto”.

Forse la cosa veramente sorprendente è che il 7% dei giovani creda ancora che gli Stati Uniti siano una “democrazia sana” o che il 27% la veda almeno “in qualche modo funzionante”.

A mio parere, sono quelli ad avere ragione, ovviamente.

Sì, gli ultimi anni sono stati politicamente difficili – e questi sono anche la maggior parte degli anni che i giovani di oggi hanno sperimentato in prima persona. Ma il fatto è che i Repubblicani non stanno complottando per minare la democrazia, e le elezioni del 2020 non sono state rubate. Naturalmente i sostenitori di entrambi i partiti sono sconvolti o arrabbiati perché il loro candidato o la loro causa non abbia prevalso. Ma l’anno prossimo, e nel 2024, ci saranno nuovamente delle elezioni importanti. Guardate gli intensi preparativi già in corso per entrambe. Gli Stati Uniti rimangono ancora una democrazia altamente funzionante.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:37 am

Tucker Carlson: Liz Cheney vi sta mentendo sul 6 gennaio
A Liz Cheney non importa dei suoi elettori, lei vuole diventare presidente.
Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 14 Dicembre 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.
18 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... 6-gennaio/

Se vivete a Manchester, nel New Hampshire, prima di tutto, congratulazioni, è davvero un bel posto. Ma secondo, abbiamo pensato di darvi una spiegazione per quello che potreste aver appena visto. Quindi, se vivete lì ed il mese scorso avete pensato di aver visto Liz Cheney vagare per il centro di Manchester, No, non avete avuto un’allucinazione. Liz Cheney era lì. E questo è piuttosto strano se ci pensate. Non molte persone vanno a Manchester, nel New Hampshire, a novembre, quindi probabilmente non era una vacanza di famiglia. Né è probabile che Liz Cheney ci sia andata per caso. Manchester è a otto ore di macchina dalla sua casa nei sobborghi di Washington e, più precisamente, è anche a otto ore dagli studi della CNN nel centro di Washington, dove lei si reca più spesso di quanto la maggior parte di noi vada in chiesa, e con molta più riverenza.

Manchester è anche, non che le importi, a più di 2.000 miglia dal Wyoming. Questo è lo stato che si suppone lei rappresenti al Congresso degli Stati Uniti.

Quindi la domanda è: cosa stava facendo Liz Cheney a Manchester, nel New Hampshire, e naturalmente, c’è solo una risposta possibile. Liz Cheney intende candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti.

Ora, se questo vi suona demenziale, Sì, esatto, è perché lo è, ma è anche reale. Ora, vi starete chiedendo, se Liz Cheney si candidasse alla presidenza, su cosa esattamente si candiderebbe? “Non le piace Trump”. OK, ma quale sarebbe il suo programma? Conosciamo la risposta a questo perché a Liz Cheney interessa solo una cosa e l’ha sempre fatto, ed è iniziare guerre inutili in paesi lontani. Più la guerra è inutile, più è lontana, meglio è. Far cantare i contadini fa sentire Liz Cheney potente. È stata la grande causa della sua vita.

Ma bisogna chiedersi se molti elettori sono d’accordo con lei su questo? C’è un massiccio elettorato a livello nazionale d’accordo con altre invasioni dell’Iraq? Abbiamo visto i sondaggi su questo, e in una parola, No. Non c’è un massiccio gruppo di elettori a livello nazionale favorevole alle idee in politica estera di Liz Cheney. Proprio il contrario, infatti. Le persone che vivono fuori da Washington non sostengono altre guerre inutili che non servono a nulla per gli Stati Uniti o per i loro interessi fondamentali. Non sono ansiosi di mandare i loro figli a morire per l’Ucraina orientale, e la ragione per cui non lo sono è che l’hanno già fatto. Hanno combattuto molte guerre come questa perché Liz Cheney ha detto loro di farlo e ne hanno avuto abbastanza.

Eppure, apparentemente, Liz Cheney è l’ultima persona a non saperlo. Non ne ha letteralmente idea. Crede di avere una possibilità di ottenere la nomination repubblicana alla presidenza, e ci crede abbastanza fervidamente da volare fino a Manchester, nel New Hampshire, a metà novembre. Quindi cosa possiamo concludere da questo comportamento? Non guardando a quello che dice, ma a quello che fa? L’unica risposta è che Liz Cheney sta delirando. Sta vivendo su un altro pianeta, e su quel pianeta con lei c’è quella classe dirigente del Partito Repubblicano che sta svanendo. Le persone che hanno smesso di valutare la realtà stanno avendo nuovi pensieri di qualsiasi tipo sulle cose per come erano intorno al 2003. Quella è l’epoca a cui sono rimasti congelati nell’ambra.

E quelle persone stanno inviando a Liz Cheney tonnellate di denaro, enormi quantità di denaro, perché vogliono che si candi come presidente. La Cheney ha raccolto milioni di dollari, solo quest’anno, in parte da comitati di azione politica gestiti da Mitt Romney e Mitch McConnell, e, inutile dirlo, da Lindsey Graham. A quanto pare, tutti questi geni pensano che Liz Cheney abbia delle buona possibilità di diventare presidente.

Così, Liz Cheney è il Jeb Bush di questo ciclo, che, tra l’altro, le ha anche dato dei soldi, perché è ovvio che l’abbia fatto. Ora dovreste sapere che nessuna di queste persone, e sono le stesse persone che si sentono perfettamente autorizzate a darvi lezioni su cosa sia conservatore e cosa no, nessuna di queste persone ha detto una sola parola sulla performance di Liz Cheney alla Commissione sul 6 gennaio della Camera dei Rappresentanti. Quella commissione ora sta cercando di cacciare e distruggere chiunque sia a destra di Adam Kinzinger, che è anche lui nella commissione, e dovremmo dirvi che scoppia ancora in lacrime abbastanza spesso.

Il Comitato sul 6 gennaio è diventato la versione americana di un processo in stile sovietico, spettacolare ed esagerato. Non la pensate così? Beh, guardatelo voi stessi su C-SPAN? Arrivate alle vostre conclusioni. Noi vi diciamo questo: Il comitato sul 6 gennaio si è in qualche modo attribuito il potere di sequestrare le comunicazioni personali dei suoi nemici politici e poi renderle pubbliche. Gli argomenti sono davvero semplici: “Consegnate i vostri messaggi di testo o vi manderemo in prigione”.

Non mentiamo su questo. Lo scopo di questo esercizio non è quello di scoprire dei crimini. La commissione sul 6 gennaio non ha trovato alcun crimine, e a questo punto non troverà alcun crimine. Lo scopo è quello di danneggiare ed umiliare le persone con cui sono politicamente in disaccordo, ed è quello che stanno facendo.

Così, nel caso ve lo siate perso, Liz Cheney si è trovata con una lista di messaggi di testo da e per Mark Meadows. Meadows è stato l’ultimo capo dello staff di Donald Trump alla Casa Bianca. Ora, quei testi non mostravano alcuna prova di qualsiasi crimine. Ma dato che li aveva in mano, Liz Cheney ha pensato che potessero essere imbarazzanti per i conservatori, così li ha letti in televisione. Alcuni di quei messaggi, si è scoperto, erano di conduttori qui a Fox News, e Liz Cheney deve aver provato un piacere speciale nel leggerli.

LIZ CHENEY: “Secondo i registri, molti conduttori di Fox News sapevano che il presidente doveva agire immediatamente. Hanno mandato un messaggio al signor Meadows e lui ha consegnato quei messaggi.”

Notate la finta serietà, secondo la documentazione. Ora, prima di entrare nei dettagli di quello che c’è in quei messaggi, fate un passo indietro per un secondo e considerate quello che abbiamo appena visto. Ora viviamo in un paese dove nessuna delle vostre comunicazioni private è al sicuro dagli occhi di politici ubriachi di potere come Liz Cheney. Liz Cheney può sfruttare l’impressionante potere offerto dalla sicurezza nazionale dello stato per sequestrare i vostri messaggi di testo personali e poi leggerli al Congresso. E indovinate un po’? Non c’è niente che tu possa fare, signor cittadino. Non gli interessa.

Quindi i tuoi messaggi, di fatto il tuo diario quotidiano, ora appartengono a politici come Liz Cheney. E la domanda che tutti noi, indipendentemente da chi abbiamo votato, dobbiamo porci è: Vogliamo davvero vivere in un paese così? Beh, probabilmente No.

La privacy non è solo una cosa bella da avere, non è una preoccupazione accessoria, la privacy è moralmente essenziale. La privacy è un prerequisito per la libertà. Non si può avere la libertà senza la privacy. E questo, inutile dirlo, è lo scopo di questo spettacolo. Per farvi sapere che non abbiamo più la libertà, e che Liz Cheney è davvero al comando.

Ma la cosa più sorprendente di quello che Liz Cheney ha appena fatto, e questa è la ragione per cui si sa che questo è un processo-spettacolo, puramente politico e totalmente scollegato dalla realtà, tanto meno dalla legge, è che il messaggio di testo che ha letto era a discolpa. Non ha rafforzato il suo caso. Ha invece indebolito il suo caso.

Tre conduttori di Fox News hanno inviato messaggi a Mark Meadows, e nessuno di loro si è rallegrato di ciò che stava accadendo al Campidoglio il 6 gennaio. Infatti, erano sconvolti da ciò che stava succedendo, anche in privato, quando si suppone che nessuno stesse ascoltando. E questo non dovrebbe sorprendervi. Queste sono persone di principio, quello che dicono in pubblico non è poi così diverso da quello che dicono via SMS.

Se ricevete un messaggio da Brian Kilmeade, suona praticamente identico al Brian Kilmeade su Fox & Friends. Questi non sono dei falsi. Possiamo confermarlo personalmente. Che vi piacciano o meno, sono sinceri.

Quindi, i conduttori di Fox News in TV e in privato si sono opposti alle rivolte di BLM nell’estate del 2020. I conduttori di Fox News si sono opposti alla rivolta a Capitol Hill nel gennaio 2021. Si scopre che i conduttori di Fox News si oppongono alle rivolte. A tutte le rivolte. Non importa di chi è la rivolta. E siamo gli unici conduttori di notizie negli Stati Uniti d’America che lo fanno. Gli altri canali aspettano di vedere per chi hanno votato i rivoltosi e poi rispondono di conseguenza, come avrete notato.

Così i messaggi che Liz Cheney ha letto ad alta voce erano un omaggio alle persone che li hanno scritti, ma poiché è una bugiarda, Liz Cheney ha tentato di trasformare questi messaggi nella prova di una qualche sorta di cospirazione. Parte della storia dell’insurrezione, che, tra l’altro, sta diventando molto vecchia. Se il 6 gennaio è stata un’insurrezione, crederemo a qualsiasi cosa, ma dove sono le prove di questo?

Liz Cheney ha dimostrato che anche solo un Repubblicano di spicco negli Stati Uniti d’America abbia tramato per rovesciare il governo degli Stati Uniti? Beh, No, non l’ha fatto. Nemmeno uno. Come nel caso dell’accusa a Kyle Rittenhouse, Liz Cheney sta dimostrando inavvertitamente la tesi dell’imputato, e naturalmente sta mentendo. Lo stanno facendo tutti. L’intero comitato sul 6 gennaio sta mentendo, e non stanno nemmeno mentendo molto abilmente, negli ultimi giorni, quasi un anno dopo l’accaduto. Il record è stabilito. Conosciamo i fatti, i Democratici hanno continuato a sostenere, contrariamente ai fatti, che molte persone sono state uccise al Campidoglio il 6 gennaio.

Sandy Cortez, che ha una qualche sorta di potere sulla società americana, ha scritto che “138 sono stati feriti, quasi 10 i morti” in quello che ha chiamato “l’attacco terroristico al Campidoglio“. Nel frattempo, Ayanna Pressley del Massachusetts ha detto all’America che la citazione dell’insurrezione “ha portato grandi traumi, ferite e perdite di vite umane“.

Davvero “grandi perdite di vite umane”? Chi sono tutte queste persone morte? Potete essere un pò più specifici? Ayanna Pressley? AOC? Comitato sul 6 gennaio? No. Non possono perché stanno mentendo. Solo una persona è stata uccisa intenzionalmente il 6 gennaio. Chi era? Beh, era una sostenitrice di Trump. Si chiamava Ashli Babbitt, ed è stata colpita al petto senza preavviso da una delle guardie del corpo di Liz Cheney. Questi sono i fatti su cui stanno mentendo.

Quindi come potete fidarvi di una commissione del Congresso che dice bugie così evidenti? Non si può. Eppure la Casa Bianca ha avallato tutto questo. Joe Biden stesso sostiene, sulla base di nessuna prova, che il 6 gennaio è stato un’esplosione di suprematismo bianco.

JOE BIDEN, ad ottobre: “Stiamo affrontando le macchie di ciò che rimane – la profonda macchia che incombe sull’anima della nazione: odio e suprematismo bianco. […] L’insurrezione violenta e mortale sulla Capitale di nove mesi fa riguardava, a mio parere, il suprematismo bianco.”

Quindi questa è solo una pessima politica razziale. A proposito, questo è successo ad ottobre, quando sapevamo già tutti i fatti. Non c’era alcuna prospettiva razziale sul 6 gennaio. Cos’è il 6 gennaio? Beh, c’è stata una distruzione di proprietà a cui ci siamo opposti totalmente. Ma cosa ha dato il motivo perché tutta quella gente fosse lì?

Beh, per la maggior parte, un anno dopo, è molto chiaro che il 6 gennaio sia stato essenzialmente ciò che è sembrato essere. Migliaia di comuni cittadini americani, elettori, persone che credono nella nostra Democrazia molto più ardentemente di quanto Liz Cheney abbia mai fatto, sono venuti a Washington perché credevano sinceramente che la democrazia fosse stata ostacolata. Credevano che l’elezione presidenziale fosse stata ingiusta, ed hanno il diritto di crederlo, e comunque, per molti versi, avevano ragione. L’elezione presidenziale era stata ingiusta, e non c’è bisogno di entrare nel merito delle macchine per votare per capirlo.

Considerate i fatti di cui siamo a conoscenza. Con l’avvicinarsi del giorno delle elezioni, Verizon, T-Mobile e AT&T hanno bloccato le capacità della campagna di Trump di inviare messaggi di testo e poi Google, e questo non è mai stato riportato, ma è ampiamente noto, Google ha impedito alla campagna di Trump di raccogliere fondi attraverso Gmail. Non ci sono precedenti per questo. La campagna per la rielezione di Trump ha perso milioni di donazioni. Questo è stato il punto di partenza.

Così, le aziende più potenti del pianeta Terra, pesantemente regolate dal governo e che beneficiano di contratti governativi, si sono messe dietro a Joe Biden ed hanno cercato di ostacoare Donald Trump, il presidente in carica, sul suo cammino.

È giusto? È questa la Democrazia di cui Liz Cheney vi dà sempre lezioni? Onestamente, qual è la risposta? Queste sono domande legittime. Invece di rispondere, Liz Cheney ha spinto per gettare i manifestanti in prigione. OK, se qualcuno ha infranto la legge, punite quella persona. Questo vale per gli attivisti di BLM tanto quanto per quelli di QAnon. Siamo per l’applicazione della legge in modo giusto ed equo. Ma pensiamo anche che, mentre lo fate, se una massa di persone si presenta arrabbiata al Campidoglio, dovreste almeno fermarvi un secondo se credete nella Democrazia e chiedervi “per cosa sono arrabbiati? Forse dovremmo affrontare le loro preoccupazioni”.

Ma Liz Cheney non lo farà. E queste non sono le uniche domande a cui non vuole rispondere. Ecco alcune delle altre domande a cui non risponderà. Chi è la persona vestita di nero che ci hanno detto aver lanciato petardi per tutto il Campidoglio la notte prima del 5 gennaio? Quella persona, l’attentatore pazzo, era al cellulare. Bene, questo è interessante perché secondo le accuse penali che abbiamo visto, i federali hanno usato la geolocalizzazione dei cellulari per arrestare decine di persone che erano presenti il 6 gennaio. Ma non questa persona. Non hanno trovato questa persona. Non hanno nemmeno identificato questa persona. Hanno smesso di parlare di questa persona. Perché? Liz Cheney?

E, già che ci siamo, ecco un’altra domanda. Qual era esattamente il ruolo di Ray Epps nel caos del 6 gennaio? Lo chiediamo perché Ray Epps è in video sia il 5 gennaio che il 6 gennaio, mentre incoraggiava la gente ad entrare nell’edificio del Campidoglio, cioè ad infrangere la legge federale. E mentre lo dice in questo video, noterete che la gente nella folla lo identifica immediatamente come un “federale”.

RAY EPPS, IL 5 GENNAIO: “Dobbiamo andare dentro al Campidoglio. […] Sto per dirlo, probabilmente andrò in prigione per questo, Ok? Domani dobbiamo andare al Campidoglio! Al Campidoglio!”

“Cosa? No!” (Federale! Federale! Federale! È un Federale!)

RAY EPPS, IL 6 GENNAIO: “Ok gente, spargete la voce. Appena il presidente ha finito di parlare, andiamo al Campidoglio. Il Campidoglio è in questa direzione.”

Beh, è incredibile. Sentite, noi non siamo procuratori, ma per gli standard del 6 gennaio, se date un’occhiata a ciò per cui la gente ha passato un anno in prigione, questo sembra un crimine. Ray Epps ha incoraggiato altri a violare il Campidoglio.

Eppure, per quanto ne sappiamo, Ray Epps non è stato perseguito e nemmeno messo sotto accusa. Voglio dire che effettivamente non l’hanno fatto. Diteci se sapete qualcosa di diverso. Liz Cheney?

Ma se non l’hanno fatto, come mai? I rappresentanti hanno avuto qualche contatto con le forze dell’ordine federali prima che il Campidoglio fosse preso d’assalto il 6 gennaio? Liz Cheney ci ha chiamato “anti-patriottici” per aver fatto questa domanda. Ma non è una domanda anti-patriottica. E’ una domanda legittima e molto diretta. E i cittadini americani hanno il diritto di conoscere la risposta, ma Liz Cheney non vuole rispondere. Perché?

Le abbiamo chiesto di venire al nostro programma e spiegare. Ha rifiutato, ovviamente, perché è una codarda. La maggior parte dei neocon lo sono. Ma finché Liz Cheney non risponde a questa domanda fondamentale, non c’è motivo di stare al gioco della sua farsa. Non c’è certamente alcuna ragione per cui qualsiasi cittadino americano dovrebbe anche solo considerare di consegnare dei messaggi di testo personali a lei o al Comitato del 6 gennaio. Se hanno intenzione di mentirci e nascondere informazioni essenziali al pubblico, non c’è motivo di partecipare, non importa quello che dicono.

FoxNews.com



Mike Pence: “Il presidente Trump si sbaglia”; “Non avevo il diritto di rovesciare le elezioni
5 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -elezioni/

L’ex vicepresidente Mike Pence ha contestato l’affermazione dell’ex presidente Donald Trump secondo cui avrebbe potuto cambiare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020 mentre ha parlato venerdì durante una conferenza in Florida.

L’ex presidente Mike Pence ha criticato l’ex presidente Donald Trump durante un discorso alla Federalist Society venerdì per aver affermato che avrebbe potuto ribaltare i risultati delle elezioni del 2020.

“Il presidente Trump si sbaglia. Non avevo il diritto di rovesciare le elezioni“, ha detto Mike Pence, secondo una clip della CNN dell’evento. “La presidenza appartiene al popolo americano e solo al popolo americano”.

“Francamente non c’è idea più anti-americana della nozione che una sola persona possa scegliere il presidente americano”, ha detto Mike Pence. “Secondo la Costituzione non avevo il diritto di cambiare il risultato delle nostre elezioni, come Kamala Harris non avrà il diritto di ribaltare le elezioni quando li batteremo nel 2024”, ha aggiunto tra gli applausi scroscianti del pubblico della Federalist Society.

Donald Trump ha ripetutamente preso di mira Mike Pence, così come ha denunciato vari stati decisivi per la corsa presidenziale che ritiene possano aver influenzato il risultato delle elezioni, tra cui Georgia, Arizona, Pennsylvania, Michigan, Nevada e Wisconsin. L’ex presidente ha sostenuto più volte che in quegli stati si sono verificati diffusi brogli elettorali e che le elezioni del 2020 sono state “truccate“.

Donald Trump se l’è presa con Mike Pence specificamente perché l’ex vice presidente – aderendo a quelli che sostiene essere i suoi doveri costituzionali – ha certificato il 7 gennaio scorso che Joe Biden ha ricevuto 306 voti del Collegio Elettorale che elegge il presidente contro i 232 di Trump.

Mike Pence, che è stato presentato come un possibile contendente alle presidenziali del 2024, in passato è stato meno diretto nel dissentire verso Donald Trump sulla questione, dicendo nel New Hampshire a giugno che lui e Trump potrebbero non vedere come un “occhio per occhio” gli eventi del 6-7 gennaio e dicendo più tardi quello stesso mese ad un evento della Reagan Foundation che la Costituzione non concede al vice presidente l’autorità di rifiutare i voti del Collegio Elettorale.

Ma le ultime osservazioni più schiette di Pence arrivano come una risposta diretta a Donald Trump che ha nuovamente criticato Mike Pence la scorsa domenica.

Donald Trump sarebbe stato spinto a parlare contro il suo ex vicepresidente da un gruppo bipartisan di senatori moderati, tra cui i sensori Susan Collins (Repubblicana del Maine) e Joe Manchin (Democratico della West Virginia), che hanno spinto per riformare l’Electoral Count Act, una legislazione che risale al 1887 e che detta il processo che il Congresso utilizza per certificare i risultati delle elezioni presidenziali.

Trump ha detto nella sua dichiarazione di domenica:

Se il vicepresidente (Mike Pence) non aveva ‘assolutamente alcun diritto’ di cambiare i risultati delle elezioni presidenziali al Senato, nonostante la frode e molte altre irregolarità, come mai i democratici e i repubblicani RINO, come Wacky Susan Collins, stanno disperatamente cercando di far passare una legislazione che non permetterà più al vicepresidente di cambiare i risultati delle elezioni? In realtà, quello che stanno dicendo è che Mike Pence aveva il diritto di cambiare il risultato, e ora vogliono toglierglielo. Sfortunatamente, non ha esercitato questo potere, avrebbe potuto ribaltare l’elezione!

Lo scorso maggio, Donald Trump ha definito le elezioni del 2020 come la “più grande frode elettorale nella storia del nostro Paese” ed ha detto che a Mike Pence è mancato “il coraggio di rimandare il voto del Collegio Elettorale agli stati per la ri-certificazione”.

Secondo il parere legale dell’ex ispettore generale del Dipartimento della Difesa, Joseph Schmitz, che ha redatto e riassunto in quei giorni difficili gli argomenti legali sul tema per conto del Rappresentante Jim Jordan, Repubblicano dell’Ohio, Mike Pence aveva l’autorità costituzionale di opporsi alla certificazione dei voti elettorali presentati da una manciata di stati. Il parere di Schmitz è stato pubblicato sul sito everyleg.


Donald Trump risponde a Mike Pence che ha rifiutato l’idea di poter ribaltare le elezioni
Mike Pence ha definito “anti-americana” l’idea che una sola persona possa ribaltare i risultati delle elezioni.
6 febbraio 2022

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L’ex presidente Donald Trump ha risposto, venerdì sera, all’ex vicepresidente Mike Pence che aveva detto in un discorso di aver respinto l’idea secondo cui avrebbe potuto usare il suo potere il 6 gennaio del 2021 per ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020.

“Ho appena visto la dichiarazione di Mike Pence sul fatto che non avesse il diritto di fare nulla rispetto al conteggio dei voti elettorali, a parte essere un nastro trasportatore automatico per quel vecchio corvo di Mitch McConnell al fine di far eleggere Biden presidente il più rapidamente possibile”, ha scritto Trump in una dichiarazione ufficiale.

Donald Trump ha sostenuto che se “esistono segni evidenti di frode o irregolarità degli elettori” Mike Pence avrebbe potuto fare qualcosa al riguardo.

In un discorso in Florida, all’inizio della giornata di venerdì, Mike Pence aveva detto che Donald Trump si era “sbagliato” quando l’ex presidente aveva recentemente affermato che Pence avrebbe potuto cambiare “unilateralmente” i risultati.

Leggi anche: Mike Pence: “Il presidente Trump si sbaglia”; “Non avevo il diritto di rovesciare le elezioni”

I commenti di Mike Pence sono arrivati giorni dopo che Trump aveva espresso la sua convinzione che, attraverso l’Electoral Count Act, Pence avesse la capacità di rimandare indietro i voti del Collegio Elettorale agli Stati contestati.

“Non avevo il diritto di rovesciare le elezioni“, ha continuato Mike Pence. “Francamente non c’è praticamente nessuna idea più antiamericana dell’idea che una sola persona possa scegliere il presidente americano”.

Rispondendo, Donald Trump ha sostenuto che proprio perché Mike Pence avrebbe potuto ribaltare l’elezione, i Democratici e i “RINOs” ora stanno lavorando “febbrilmente assieme” per togliere quel potere al vicepresidente “perché ora dicono che non vogliono che il vicepresidente abbia il diritto di assicurare un voto onesto”.

“In altre parole, avevo ragione io e tutti lo sanno“, ha aggiunto Donald Trump, dicendo che se ci fossero state prove di frodi od irregolarità su larga scala, “sarebbe stato opportuno rimandare quei voti alle legislature statali per capirlo… nel frattempo il nostro Paese sta andando a rotoli!“

Donald Trump ha condotto senza successo delle sfide legali nei Tribunali contro la vittoria di Joe Biden nel 2020 per diversi mesi prima che Biden prestasse giuramento un anno fa.

La dichiarazione completa di Donald Trump:

Ho appena visto la dichiarazione di Mike Pence sul fatto che non avesse il diritto di fare nulla rispetto al conteggio dei voti elettorali, a parte essere un nastro trasportatore automatico per il vecchio corvo Mitch McConnell al fine di far eleggere Biden presidente il più velocemente possibile. Bene, la posizione del vicepresidente non è quella di un trasportatore automatico se esistono evidenti segni di frode o di irregolarità del voto espresso dagli elettori. Ecco perché i Democratici e i RINO stanno lavorando febbrilmente assieme per cambiare la legge stessa che Mike Pence e i suoi inconsapevoli consiglieri hanno usato il 6 gennaio per dire che non aveva alcuna scelta. La ragione per cui vogliono cambiarla è perché ora dicono che non vogliono che il vicepresidente abbia il diritto di garantire un voto onesto. In altre parole, avevo ragione io e tutti lo sanno. Se ci sono frodi o irregolarità su larga scala, sarebbe stato opportuno rimandare quei voti alle legislature statali per capirlo. I Dem e i RINO vogliono toglierlo subito. Una grande opportunità persa, ma non per sempre, nel frattempo il nostro Paese sta andando a rotoli!






La creazione di un moderno Partito Repubblicano
Axios
Tratto e tradotto da un articolo di Jonathan Swan e Lachlan Markay per Axios.
5 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ubblicano/

Le strade per raggiungere il potere e vincere le elezioni all’interno del Partito Repubblicano stanno cambiando rapidamente e radicalmente, creando una nuova generazione di kingmakers, mentre diminuisce il peso di molti che avevano dominato il Partito per anni.

Perché è importante: Quattordici dei migliori consulenti ed operatori del Partito Repubblicano in tutto il paese hanno parlato nel dettaglio con Axios di quanto profondamente siano cambiate le elezioni primarie dal 2014 – cioè le ultime elezioni di midterm prima dell’avvento di Donald Trump e anche le ultime midterms in cui un democratico ha occupato la Casa Bianca.

Cosa abbiamo scoperto: Queste fonti – i cui membri spaziano da Trumpiani a repubblicani dell’establishment – hanno descritto un chiaro cambiamento nei mediatori del potere politico nel partito. Hanno parlato di cambiamenti nell’ecosistema attraverso quattro categorie: sconvolgimento istituzionale, approvazioni, media conservatori e donatori.

Axios ha concesso loro l’anonimato in modo che potessero parlare con un grado di candore che non è possibile a causa delle relazioni personali e commerciali. Ecco cosa ci hanno detto:


Chi aveva in mano il potere:

La Camera di Commercio degli Stati Uniti
La NRA
La rete della famiglia Koch
La Heritage Action
Il The Drudge Report
Il National Review
Gruppi del movimento conservatore come Tea Party Express, FreedomWorks ed il Senate Conservatives Fund.


Chi ha in mano il potere ora:

Donald Trump
Tucker Carlson
La Famiglia e gli ex aiutanti di Donald Trump
Fox News
Il Club for Growth
Il Daily Wire
Breitbart News
Influencer online tra cui Candace Owens, Ben Shapiro, Dan Bongino, Joe Rogan, Jack Posobiec, Charlie Kirk e Marjorie Taylor-Greene.
Steve Bannon
The Susan B. Anthony List (no-profit)

Tra le righe: La maggior parte di questi cambiamenti non sono stati graduali. Sono stati innescati dall’onda d’urto del 2016.

Gran parte del GOP istituzionale o “di establishment” ha lavorato contro Donald Trump nel 2016. Gran parte del peso che credevano di avere e che le loro approvazioni portassero con sé è evaporato quando gli elettori hanno visto in tempo reale come Donald Trump non avesse affatto bisogno di loro ed alla fine li ha cancellati. Un consulente di alto livello ha commentato: “Non avresti mai detto che questi gruppi erano in realtà delle “tigri di carta” – a meno che tu non abbia mai corso contro uno di loro”.


LA SUCCESSIONE NELLE ISTITUZIONI

Diversi titani istituzionali del GOP fino al ciclo del 2014 si sono ora ridimensionati.

La rete della famiglia Koch: La vasta operazione messa in piedi dai fratelli miliardari Charles e David Koch era quasi un Partito Repubblicano parallelo. I candidati ed i loro consulenti si presentavano regolarmente ai ritiri dei donatori Koch e si preoccupavano di come i Koch li considerassero.

Ma le sue rotture di alto profilo con Donald Trump su questioni come l’immigrazione ed il libero scambio hanno polarizzato gli atteggiamenti del Partito Repubblicano verso quella rete che lavorava nei corridoi della politica, specialmente sul fronte della politica estera e sulla riforma della giustizia penale, e sulla tradizionale lotta coltro l’aumento delle tasse e delle regolamentazioni.

David Koch è morto nel 2019, a 79 anni; Charles ha oggi 86 anni.

Il braccio politico della rete della famiglia Koch dice che ha battuto ogni record nel 2020, registrando quasi 60 milioni di contatti con gli elettori in 272 competizioni elettorali, con un tasso di vittorie pari al 78%. Nonostante questa impronta, nessuno degli operatori che abbiamo intervistato ha considerato però il sostegno dei Koch importante nel 2022.

La Camera di Commercio degli Stati Uniti: Nel 2014, la Camera di Commercio era stata pesantemente coinvolta nelle primarie repubblicane. I “Repubblicani della Camera” avevano gareggiato contro i “Repubblicani del Tea Party”, rivendicando un maggiore appeal per la comunità imprenditoriale rispetto ai conservatori che stavano insorgendo ed anche migliori prospettive nelle elezioni generali.

Un’approvazione da parte della Camera di Commercio era come il gold standard all’epoca e veniva assieme all’aspettativa di un significativo supporto finanziario esterno. In questi giorni, la maggior parte dei Repubblicani alle primarie – comprese le figure dell’establishment – vogliono stare il più lontano possibile dalla Camera di Commercio.

“La Camera di Commercio degli Stati Uniti non è il braccio di un partito politico”, ha detto ad Axios un portavoce del gruppo imprenditoriale. “Siamo un’associazione che promuove le priorità della comunità imprenditoriale che guidano la crescita economica. Su questo fronte stiamo facendo abbastanza bene: la riforma fiscale è legge, le infrastrutture sono legge, e Build Back Better non è legge”.

Le donazioni dirette della Camera di Commercio ai candidati politici sono rimaste abbastanza costanti da allora, secondo i dati di OpenSecrets, ed ha anche rafforzato la sua operazione di advocacy digitale.

Ma la sua pubblicità politica di fine campagna – cioè gli acquisti di spazi pubblicitari nelle settimane cruciali prima che gli elettori vadano alle urne – è diminuita drasticamente, da più di 35 milioni di dollari nel ciclo del 2014 a meno di 6 milioni di dollari sei anni dopo.

Durante lo scorso anno, il Partito Repubblicano ha praticamente bandito la Camera di Commercio a causa del suo maggior sostegno ai Democratici. Il leader della minoranza della Camera Kevin McCarthy ha detto che non vuole avere niente a che fare con loro se il GOP ribalterà la Camera. Ed anche i candidati alle primarie del GOP si tengono ben alla larga da loro.

“Se la Camera di Commercio degli Stati Uniti ti chiama e ti dice ‘vogliamo appoggiarti’, tu sei tipo: ‘per favore non fatelo'”, ha detto un consulente del GOP che lavora per alcuni dei Repubblicani di più alto profilo del paese.

I gruppi del movimento conservatore: Alcuni dei marchi più ricercati della Destra prima di Trump oggi non sono più considerati importanti.

Nel 2012, i contendenti alle primarie ambivano agli endorsement del Tea Party Express, di FreedomWorks e del Senate Conservatives Fund (SCF). Nelle primarie del Senato del Nebraska del 2014, i Repubblicani l’hanno considerato quasi un “colpo di stato” quando FreedomWorks tolse l’approvazione a Shane Osborn e cambiò il suo sostegno in favore di Ben Sasse.

Un consulente del GOP che ha lavorato in quei cicli elettorali – e che oggi lavora per alcuni dei più importanti Repubblicani che competono nelle primarie del 2022 – ha ricordato: “Le persone mettevano questi appoggi nei loro annunci: “appoggiato da Tea Party Express“, “appoggiato dal Senate Conservatives Fund“. Voglio dire, pensate a quanto era selvaggia come cosa in relazione a oggi…”

“Quando si corteggia una di queste organizzazioni conservatrici di Washington, oggi, non è affatto per gli elettori”, ha proseguito il consulente. Mentre allora il loro marchio era importante per gli elettori, oggi è più come “speriamo che ti aiutino a raccogliere un po’ di soldi, o che ti permettano di arrivare di fronte ai loro donatori”.

Il presidente del Senate Conservatives Fund, Mary Vought, ha respinto questa analisi, dicendo: “La nostra approvazione è ricercata ora più che mai perché i candidati sanno che facciamo il duro lavoro di raccogliere fondi per le loro campagne. Alcuni gruppi danno loro solo un comunicato stampa, ma il nostro fondo effettivamente raccoglie e trasferisce centinaia di migliaia di dollari direttamente alle loro campagne”.

FreedomWorks ha detto di avere “una discreta media di diverse interviste ai candidati a settimana” in questo ciclo elettorale. “I candidati ed i consulenti vengono da noi perché sono interessati sia alla nostra approvazione che alla forza della base che portiamo sul tavolo”, ha detto Mac Stoddard, direttore politico del gruppo, in un’intervista.

La NRA: Nella sua campagna per diventare governatore della Virginia, Glenn Youngkin ha rifiutato persino di compilare il famoso “questionario del candidato” dell’NRA. Di conseguenza, l’NRA non lo ha appoggiato. Nessuno sembrava preoccuparsene, e lui ha vinto lo stesso la corsa.

La famosa organizzazione per i diritti delle armi da fuoco sottolinea le sue “vittorie al ribasso” in Virginia, dove ha sostenuto il procuratore generale Jason Miyares e la vice governatrice Winsome Sears, così come i candidati che hanno aiutato il GOP a ribaltare la Camera statale. È anche rimasta attiva nelle lotte politiche e giudiziarie, compreso il suo sforzo di successo per affossare la nomina di Biden del capo dell’ATF l’anno scorso.

Il gruppo dice che i candidati continuano a presentarsi nella speranza di ottenere un’approvazione – ed il sostegno dei suoi milioni di membri.

Gli addetti del GOP riconoscono la continua influenza dell’NRA, ma dicono che è ormai l’ombra di se stessa a causa in larga misura delle sue ben documentate lotte contro i problemi finanziari e gestionali.

Gli addetti ai lavori hanno detto che però amano che i loro candidati abbiano il timbro di approvazione della NRA – ma che sono finiti i giorni in cui la lobby delle armi aveva il denaro ed il potere organizzativo per rappresentare un reale cambiamento nella politica repubblicana.

Le Istituzioni che contano ancora: Le relazioni tra molti candidati e gruppi politici sono ora esplicitamente transazionali. Un importante consulente che sta lavorando per i candidati in diverse primarie del GOP in questo ciclo consiglia ai suoi clienti, quando si incontrano con i gruppi conservatori, di chiedere specificamente in che modo viene fornito il loro appoggio.

“Cosa fornite? Bussate alle porte? Facilitate l’inserimento nelle schede elettorali? Fate dei corsi per insegnare a votare agli elettori? Seguite i miei avversari alle primarie?”, ha detto il consulente. “Perché onestamente, se [solo] si presenta con ‘Sono stato appoggiato da FreedomWorks‘… allora finisce per essere troppo lavoro e troppi problemi per un ritorno dell’investimento”.

I gruppi che contano ancora sono quelli che possono offrire dei benefici tangibili: Hanno soldi da spendere o personale e volontari per organizzare gli elettori. I loro marchi non contano più, hanno detto gli operatori.

Quasi ogni operatore del GOP intervistato da Axios ha detto che il Club for Growth rimane rilevante per una ragione: Hanno un sacco di soldi e sono disposti a spenderli nelle primarie repubblicane.

Gli operatori hanno anche individuato il gruppo anti-aborto Susan B. Anthony List come un’organizzazione che vale ancora la pena di corteggiare. “Hanno i soldi, hanno le persone, hanno il radicamento sul territorio… questo conta”, ha detto un altro consulente di riferimento per molti candidati del GOP nel 2022.

Gli operatori pensano allo stesso modo anche per quanto riguarda il sostegno della leadership. Il sostegno di Kevin McCarthy alla Camera e di Mitch McConnell al Senato comporta ancora notevoli vantaggi finanziari.

Ma con gli indici di approvazione di Mitch McConnell particolarmente bassi tra la base elettorale repubblicana – e con Donald Trump che lo attacca costantemente – i candidati lo stanno sì assiduamente corteggiando, ma in privato, evitando di essere pubblicamente associati alla sua figura.

Conclusioni: Molti marchi del movimento conservatore sono ora l’ombra di quello che erano una volta. Molti dei principali think tank conservatori sostenevano posizioni politiche – come la riforma della previdenza sociale od il libero scambio – che Donald Trump ha cancellato e che ha dimostrato come gli anziani elettori del GOP in realtà non sostengano più.


GLI ENDORSEMENTS

Ogni operatore del GOP ha detto che l’unico endorsement che conta davvero è quello di Donald Trump. Ma ci sono delle sfumature. Il suo endorsement da solo non è sufficiente; conta anche ciò che fa effettivamente per un candidato.

“In una elezione primaria, avere Donald Trump come credenziale è buono, ovviamente, ma non serve a un ca*** da solo”, ha detto uno dei principali funzionari del GOP. “Può appoggiare chi vuole ma se è tutto qui, e non hanno molti soldi per promuovere questo appoggio, non hanno molti soldi per sfruttarlo, e lui non viene nello Stato o altro – la gente è abbastanza a suo agio ad amarlo e a non amare chi è con lui”.

Alcuni recenti sondaggi hanno indicato i seguenti limiti. Un recente sondaggio Cygnal, una società di analisi per i candidati del GOP, ha trovato che un probabile elettore su quattro alle primarie del North Carolina ha detto che avrebbe sicuramente votato per un candidato sostenuto da Donald Trump. Mentre un sondaggio di gennaio dell’Atlanta Journal-Constitution ha scoperto che circa la metà dei Repubblicani della Georgia dicono che un supporto da parte di Trump li renderebbe più propensi a votare per quel candidato.

Gli operatori del GOP hanno detto ad Axios che l’appoggio di Trump può essere un “game-changer” solo se i candidati hanno abbastanza soldi per promuoverlo.

“Se ogni elettore delle primarie repubblicane fosse a conoscenza dell’appoggio del presidente Trump”, ha detto un consulente del GOP, “il suo appoggio equivarrebbe quasi ad una nomina. Non riesco a pensare ad una sola volta che sia mai successo prima”.

Trump può occasionalmente anche ripulire il campo dagli avversari. In Wyoming, un campo di candidati di discrete dimensioni era schierato per sfidare Liz Cheney. Poi, Donald Trump ha annunciato che avrebbe appoggiato Harriet Hageman e quasi immediatamente tre candidati hanno sospeso le proprie campagne.

Se un candidato non può ottenere l’appoggio di Trump, i suoi aiutanti gli suggeriscono subito di dotarsi di una “patina di Trump“, come l’ha chiamata un consulente. Questo è il motivo per cui i candidati repubblicani si stanno dando da fare per assumere ex aiutanti di Trump ed ottenere l’appoggio di ex funzionari di Trump oppure anche dei membri della famiglia Trump.

Gli operatori hanno detto che tra gli associati e i membri della famiglia Trump, l’appoggio di Donald Trump Junior è il più prezioso, perché ha il nome Trump e perché farà di più che mandare solo delle email per la raccolta fondi. “Don Junior uscirà davvero, viaggerà e farà campagna per il tuo candidato”, ha detto un operatore.

Gli operatori hanno anche detto che gli appoggi possono essere importanti per conferire credibilità ideologica. Se hai bisogno di convincere gli elettori che il tuo candidato dell’establishment è veramente duro sull’immigrazione, devi avere un appoggio da Ted Cruz o da Tom Cotton oppure anche un elogio da parte di Tucker Carlson o di Stephen Miller può aiutare.

Sulla stessa vena, i candidati vanno ancora a caccia di appoggi locali per dare loro credibilità – proprietari di piccole imprese, gruppi di forze dell’ordine, uffici agricoli locali. Glenn Youngkin ha eseguito efficacemente questa strategia nella corsa a governatore della Virginia.

Un consulente ha riassunto la cosa in questo modo: “In breve, gli endorsement non contano molto. C’è Trump. Il suo appoggio conta, anche se meno di quanto molti pensano. I migliori conduttori della Fox contano un po’, ma più per la location che offrono ad un candidato che per la loro capacità di avere un impatto sugli elettori.

“Gli endorsement dei gruppi d’interesse con soldi da spendere contano, ma di nuovo, molto più per i soldi che per qualsiasi altra cosa collegata al gruppo. Alcuni gruppi hanno un’utile importanza simbolica perché il loro stesso nome ha un peso ideologico, per esempio il Fraternal Order of Police. Questo è tutto. Alla maggior parte degli elettori non interessano gli endorsement“.

Conclusione: Gli operatori del GOP che abbiamo intervistato hanno detto all’unanimità che dopo quello di Donald Trump, non piazzano una tonnellata di azioni nel potere degli endorsement per modellare una corsa primaria nel 2022.


I MEDIA CONSERVATORI

Con la frammentazione generale dei media dell’informazione, i media conservatori tradizionali sono stati spodestati nelle elezioni primarie del GOP dai media populisti-nazionalisti della c.d. “New Wave” – e alcune istituzioni un tempo influenti sono morte e sepolte. Il Weekly Standard per esempio ha chiuso.

The Drudge Report era in grado di plasmare più cicli di notizie conservatrici con un solo articolo. Oggi, dopo una lunga lotta contro Donald Trump, viene visto con scetticismo, se non addirittura con sfavore, da molti Repubblicani.

I Repubblicani erano soliti bramare la copertina del National Review. Ma dopo che la pubblicazione si è opposta a Donald Trump nel 2016, ogni operatore del GOP a cui abbiamo chiesto ha detto ad Axios che oggi è diventata irrilevante nelle primarie del GOP. “Fare la corte al National Review non conta nulla”, ha detto un consulente che segue diversi candidati di alto profilo alle primarie del GOP. “Direi che avreste molta più gente che rimarrebbe disgustata se il National Review scrivesse un pezzo positivo su di voi…”

“Non so chi l’abbia detto”, ha risposto il redattore del National Review Rich Lowry ad Axios, “ma vi garantisco che se pubblicassimo un articolo negativo di qualsiasi tipo su uno dei suoi clienti – che sia un articolo di 1.000 parole oppure un breve commento – sentiremmo quella campagna che si opporrà quasi immediatamente”.

Rich Lowry ha detto che vede “un elemento di realizzazione dei desideri in alcuni di questi attacchi” alla National Review: “Una frangia vuole che ce ne andiamo, così fingono che sia così, quando in realtà ci leggono da vicino come chiunque altro”.

La Fox domina ancora. Gli operatori del GOP lavorano duramente come sempre per prenotare i loro candidati su un programma della Fox. Andare nei programmi serali in prima serata come Tucker Carlson Tonight, Hannity, e The Ingraham Angle, porta molte donazioni di modico valore e visibilità tra gli elettori delle primarie, ed anche a essere visti da Donald Trump stesso.

“Fox News è ancora un fornitore molto importante di pubblico conservatore repubblicano che vota alle primarie”, ha detto un operatore. “Non c’è molto che gli si avvicini”.

Molti degli operatori hanno anche rivelato che una parte significativa della base elettorale ha perso un po’ di fiducia in Fox News dopo che Donald Trump è sceso in guerra contro la rete dopo che è stata la prima a chiamare la vittoria di Joe Biden in Arizona.

Alcuni di questi scontenti fan di Donald Trump si sono rivolti invece alle reti ancora più ferventemente pro-Trump, come OAN e Newsmax. Ma queste due reti affrontano crescenti problemi di distribuzione, poiché i provider le rimuovono dalle loro piattaforme.

Tucker Carlson è il re dell’ala mediatica del GOP – la persona il cui sostegno i candidati alle primarie del GOP vogliono di più e la cui opposizione deve essere disperatamente evitata, perché può “spostare i numeri“, nelle parole di un consulente che ha visto l’effetto di Tucker Carlson da vicino.

Un operatore ha detto ad Axios che ci sono altre due entità mediatiche che i candidati non vogliono mettersi contro alle primarie del GOP. “Non vuoi Steve Bannon su per il tuo fo***to culo” e “non vuoi Breitbart News su per il culo”. “Queste sono le più importanti”.

Diversi operatori hanno distinto tra Tucker Carlson e l’altra star di prima serata della Fox, Sean Hannity. Ogni operatore intervistato da Axios considera Tucker Carlson più influente di Sean Hannity in una primaria del GOP e più pericoloso se attacca i loro candidati.

“Ecco perché, quando Tucker fa un segmento su di te, scatta subito l’Allarme Rosso, Ted Cruz è andato nel suo show il giorno dopo implorando perdono“, ha continuato l’operatore. “Non credo di aver visto un conduttore di notizie via cavo più influente nella Destra. Penso che questo includa anche Bill O’Reilly nel suo periodo d’oro. Non credo che Bill O’Reilly abbia mai avuto l’effetto che ha sugli elettori repubblicani Tucker”.

Un importante cambiamento sta accelerando online. Molti elettori delle primarie del GOP ora ottengono le loro informazioni direttamente dagli influencer, tra cui Candace Owens, Dan Bongino, Joe Rogan, Dave Portnoy, Charlie Kirk, Marjorie Taylor Greene, e sui siti web come il Daily Wire di Ben Shapiro e Breitbart Newst, che dominano su Facebook.

Il nucleo più duro della base di Trump che dice che le elezioni sono state rubate ascolta la War Room di Steve Bannon – un podcast che è diventato un palco di audizioni per i candidati del GOP ed un luogo che i consulenti dicono essere una “miniera d’oro” per la raccolta fondi digitale dei loro candidati.

Tra le righe: Diversi operatori hanno detto che potrebbero facilmente vincere un’elezione primaria senza aver bisogno di impegnarsi affatto con i media tradizionali. Quando lo fanno, stanno spesso cercando di provocare gli sbocchi che la base del GOP disprezza – come la CNN – per guadagnare credito per strada con gli elettori delle primarie.

Conclusione: Il panorama dei media è così diffuso ora – “frammentato, notevolmente affettato, tagliato a cubetti”, come ha detto un operatore – che gli operatori del GOP non si appoggiano su una sola fonte in generale, o sui media mainstream, nelle primarie.


IL PANORAMA DEI DONATORI

La recente scomparsa dei mega-donatori repubblicani Sheldon Adelson e Foster Freiss è stata significativa di per sé. Allo stesso tempo, nuovi donatori stanno staccando i grossi assegni, con persone come l’investitore tecnologico Peter Thiel ed il magnate delle forniture industriali Richard Uihlein che sottoscrivono da soli i Super PAC di alto valore.

Il successo senza precedenti del GOP di Donald Trump nella raccolta fondi retta sulle donazioni di piccolo taglio ha spinto i leader del partito ad investire di più nella ricerca di donatori, nell’acquisizione di liste ed in progetti di raccolta di dati che possono affinare il gioco dei denari lungo tutta la base del partito – e renderlo così meno dipendente dai contributi a sei o sette cifre dei grandi donatori.

Mentre i Repubblicani rimangono ancora desiderosi di corteggiare i lobbisti ed i dirigenti aziendali per avere i finanziamenti per la propria campagna, la crescente divergenza del Partito rispetto al taglio delle tasse e dall’agenda di deregolamentazione dell’era Reagan minaccia di dividere ulteriormente il GOP dai suoi patroni aziendali di lunga data.



Sean Hannity: La Cina è un esempio “brillante” di come funziona l’ideologia della Sinistra
7 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... -sinistra/


Hannity dice che “non c’è libertà in Cina”.

Sean Hannity ha paragonato la Sinistra alla Cina comunista nel suo monologo di apertura della puntata di venerdì del suo programma “Hannity“.

“Non c’è libertà in Cina“, ha detto. “Non c’è libertà di religione, non c’è libertà di parola, non c’è libertà di pensiero, non c’è nessuna libertà. Puoi essere sbattuto in prigione per aver usato le parole sbagliate, per aver creduto alle cose sbagliate o per aver condiviso i link sbagliati online. La censura – è la regola del giorno“.

La Cina “è un fulgido esempio nel mondo reale dell’ideologia della sinistra quando viene messa in pratica – autoritarismo, lo chiamiamo noi”, ha continuato. “Se Bernie Sanders trovasse la sua strada, questo è a cui gli [Stati Uniti] alla fine assomiglierebbero. Questo è il motivo per cui siamo così fermamente contrari alla censura, alla cancel culture, ai boicottaggi, a tutte le cose di cui discutiamo spesso”.

Come la Cina, la CNN è colpevole di tentativi di censura, ha notato Hannity. L’ex presidente della CNN Jeff Zucker ha assunto “diversi collaboratori di alto livello” per cercare di “ottenere che [le personalità di Fox News] venissero rimosse dalle sue trasmissioni, o boicottate oppure messe a tacere”.

“E perché, come Humpty Dumpty [Brian Stelter] una volta strillò istericamente, ‘Le vostre opinioni sono veleno‘”.

Sean Hannity ha notato anche che “un altro ragazzo che ama la censura, Mark Zuckerberg, sta anche affrontando gravi conseguenze” sulla scia del declino record nel mercato azionario del social network Facebook e dei rapporti sugli utili sotto la media.

“… Facebook ha avuto un’emorragia di traffico da quando Zuckerberg ha deciso di immischiarsi nelle elezioni presidenziali del 2020“, ha detto Hannity. “Ricordate, è stato anche responsabile della censura di un rapporto molto vero e dannoso su Joe ed Hunter Biden nei giorni precedenti alle elezioni. Forse Zuckerberg potrebbe essere più preoccupato di creare una piattaforma utilizzabile, [e] meno preoccupato delle opinioni politiche degli americani che non abitano nella Silicon Valley e che non condividono le sue opinioni radicali di sinistra”.

Conosciuto per il suo stile provocatorio e per i suoi commenti a ruota libera, appassionato di politica e dell’agenda politica americana, Sean Hannity è una delle voci conservatrici più importanti ed influenti degli Stati Uniti.




Marjorie Taylor Greene dice che una “guerra civile” interna al Partito Repubblicano è necessaria.
Tratto e tradotto da un articolo di Kerry Picket per il Washington Times.
8 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ecessaria/

La deputata Marjorie Taylor Greene non ha bisogno certo di scuse per criticare abitualmente i suoi colleghi Repubblicani, sostenendo che una “guerra civile” interna al GOP non necessariamente andrebbe a danneggiare il Partito Repubblicano. Infatti, la repubblicana della Georgia sostiene che tale battaglia è necessaria se i conservatori vorranno avere una maggiore partecipazione nel partito.

La signora Greene, in un’intervista con il comitato editoriale del Washington Times la scorsa settimana, ha detto che su alcune questioni, non c’è altra scelta che mettersi contro altri membri nel proprio stesso Partito.

“A nessuno piace vedere la gente litigare, e noi dovremmo sostenerci l’un l’altro – rispettare ed obbedire all'”undicesimo comandamento” di Ronald Reagan. Ma se vogliamo veramente fermare l’assalto alle nostre libertà e fermare quello che sta succedendo al nostro paese, dove l’America può essere svenduta al resto del mondo”, ha detto la signora Greene. “Dobbiamo appoggiarci a questa guerra civile nel GOP“.

La dichiarazione della signora Greene arriva mentre i membri del Comitato Nazionale Repubblicano venerdì hanno censurato la rappresentante Liz Cheney del Wyoming ed il rappresentante Adam Kinzinger dell’Illinois per la loro partecipazione come membri del comitato selezionato della Camera che indaga sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

“Se siamo disposti ad andare in battaglia sulle idee e per le politiche che effettivamente sosterranno il nostro paese, la nostra base e le persone che ci votano per accedere ai pubblici uffici, allora possiamo diventare la conferenza, e possiamo diventare il partito che sta effettivamente andando a risolvere i problemi e a servire quelle stesse persone che ci mandano per farlo”, ha detto.

La Repubblicana della Georgia è una candidata molto popolare che ha corso per la prima volta nel 2020. Ha schiacciato i suoi avversari alle primarie e poi il suo sfidante repubblicano al ballottaggio prima di travolgere il candidato democratico, che si è ritirato ufficiosamente dalla corsa per eleggere il successore del deputato uscente Tom Graves per il seggio del 14° distretto congressuale, anche lui rappresentante per il GOP da cinque anni.

“Ecco perché qualcuno come me, anche se sono una matricola del Congresso, deve entrare e dire: ‘Ecco dove sbagliate, ecco dove avete sbagliato‘, ed indicare dove non state sostenendo le persone che dite di sostenere. Se sei stato qui per 20 anni o più, ti sto dicendo che hai deluso tutti noi”, ha detto.

Le sue battaglie all’interno del GOP includono scontri con la signora Liz Cheney, il signor Adam Kinzinger, la rappresentante neoeletta Nancy Mace della South Carolina, il rappresentante Dan Crenshaw del Texas e lo stratega repubblicano Karl Rove. Ha persino ipotizzato che il leader della minoranza della Camera Kevin McCarthy della California non avrà i voti per essere eletto Speaker se i Repubblicani riconquisteranno la maggioranza a novembre.

Né la deputata né i suoi critici all’interno del Partito sono stati timidi nel rendere pubblici i loro disaccordi, nonostante la massima spesso ripetuta da Reagan che “Non parlare male di nessun compagno repubblicano”.

“Amo Ronald Reagan. Penso che sia stato un grande presidente, ma… non credo nel suo “undicesimo comandamento“. Credo solo nei Dieci. Questi sono i comandamenti in cui credo, e dire che non possiamo criticarci l’un l’altro è solo un modo per essere morbidi ed andare verso il fallimento perché la verità è che il ferro affila il ferro“, ha detto.

Karl Rove ha detto l’anno scorso che la signora Greene rappresentava un “problema” per il GOP, mentre Dan Crenshaw, più recentemente, ha rigettato indietro le accuse della signora Greene – definendola “un idiota” – per aver criticato le sue credenziali conservatrici per i commenti che ha svolto sulle politiche di contenimento del COVID-19.

I Repubblicani hanno lottato per venire a patti con la “matricola del Congresso” sin dall’inizio del 117° Congresso nel gennaio del 2021, quando i Democratici le hanno dato il benvenuto a Washington chiedendo alla leadership del GOP di rimuoverla dai comitati a cui era stata assegnata per i commenti ritenuti “offensivi” che erano stati pubblicati sulla sua pagina Facebook.

I Repubblicani – che solo due anni prima avevano rimosso l’allora deputato Steve King, repubblicano dell’Iowa, dalle sue commissioni dopo che aveva fatto commenti discutibili sul “suprematismo bianco” ed il “nazionalismo bianco” – avevano respinto le richieste dei Democratici.

Ma i Democratici alla fine hanno usato la loro maggioranza parlamentare per rimuovere la signora Greene dalle sue commissioni, rendendola la prima legislatrice della minoranza ad essere privata dei suoi incarichi dalla maggioranza.

11 Repubblicani avevano votato con i Democratici per rimuovere la Repubblicana della Georgia dalle commissioni, e 3 di loro avevano votato per l’impeachment dell’ex presidente Donald Trump.

Dall’estromissione dai comitati, la signora Greene ha usato il suo tempo in ufficio per diventare la “piantagrane non ufficiale” di Capitol Hill, servendo come un’instancabile ed irritante e “spina nel fianco“ sia della maggioranza Democratica che di più di qualche Repubblicano. Ha gettato sabbia negli ingranaggi dell’agenda dei Democratici ponendo abitualmente delle “mozioni di aggiornamento” prima dei voti importanti del calendario legislativo dei Democratici, mozioni che hanno costretto l’intera Camera del Rappresentanti per fermare qualsiasi cosa stesse facendo per richiamare i membri alla parola per un voto per appello nominale.

La tattica legislativa “da guerriglia“, che ha fatto arrabbiare i Democratici che tenevano i martelletti durante le audizioni delle commissione interrotte, ha anche infastidito alcuni Repubblicani che hanno visto i loro programmi interrotti dalle mozioni “a sorpresa”. Ma la sig.ra Greene vede il suo metodo non convenzionale come un simbolo critico degli elettori verso i suoi colleghi legislatori circa i valori dell’attuale Partito Repubblicano.

“Sono così ingenui. Sono così fuori dal mondo che stanno ancora dicendo: ‘Oh, era un ostacolo. Non è questo il Partito Repubblicano. Torneremo ad essere il Partito Unico con i Democratici, dove lavoreremo tutti quanti assieme e svenderemo l’America al resto del mondo“, ha detto.

“Molte volte mi sento come se fossi l’unica qui a dirlo perché tutti gli altri preferiscono cantare ‘Kumbaya‘ alle conferenze e chiamarsi l’un l’altro con tutti questi nomi e cose, e questo mi fa stare male“.


Kumbaya
Kumbaya è un canto spiritual di autore incerto, originario degli Stati Uniti d'America, scritto negli anni 1930 ed è ispirato ad un brano del decennio precedente chiamato Come By Here. Infatti in lingua gullah, la lingua dei creoli, "kum ba yah" è la pronuncia di "come by here", che in inglese significa "vieni qui".
https://www.youtube.com/watch?v=1jjcxFGEysE
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:37 am

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