USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:40 am

Il disastro del primo anno: Il 60% dice che Biden è un “fallito” con la più bassa unità della Nazione di sempre
Washington Examiner
20 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... di-sempre/

Joe Biden, che aveva promesso di “unire la nazione” nel suo discorso inaugurale di un anno fa, ha fallito in modo epico agli occhi degli elettori, secondo una serie di sondaggi sul suo primo anno usciti questa settimana.

Secondo l’ultimo sondaggio disponibile, il 60% ha definito il primo anno di Joe Biden alla Casa Bianca un completo fallimento. Peggio ancora, secondo Rasmussen Reports, il 50% ha detto che Biden è stato “molto fallimentare“, ed anche un terzo dei Democratici pensa che abbia fallito.

Aggiungete a questo un nuovo sondaggio Gallup che ha trovato la “promessa di unità” di Biden rotta in mille pezzi. “La polarizzazione politica più alta per un presidente nel suo primo anno”, titolava, notando un divario di 83 punti nella valutazione di approvazione di Joe Biden tra Democratici e Repubblicani. Per fare un confronto, era di 75 punti alla fine del primo anno dell’ex presidente Donald Trump.

Morning Consult ha registrato l’indice di approvazione di Biden al suo livello più basso, il 40%.

Molti sondaggisti hanno sottolineato come i numeri di Donald Trump fossero leggermente peggiori di quelli di Joe Biden, ma tralasciano di dire il fatto che pochi allora si aspettavano che Trump facesse bene, mentre la maggior parte si aspettava invece che fosse Biden, vicepresidente per otto anni e senatore per decenni, quello che avrebbe avuto successo con facilità.

Stroncare i numeri di Biden non è stata tuttavia opera dei Repubblicani, ma degli elettori indipendenti che lo hanno abbandonato e dei Democratici esasperati. Morning Consult ha detto mercoledì: “Biden sta entrando nel suo secondo anno in carica con il suo peggior indice di gradimento per il suo lavoro, spinto da un sostegno sempre più tiepido tra i Democratici che arriva mentre la sua agenda rimane in stallo a Capitol Hill”.

Il sondaggio di Rasmussen sull’anno in corso ha mostrato l’approvazione di Biden tra gli indipendenti perfettamente al contrario rispetto allo scorso anno. Solo il 30% vede la sua amministrazione come un successo contro il 69% che invece non la vede così.

Il sondaggio ha anche esaminato la “promessa di unità” e, come Gallup, l’ha trovata un fallimento. Solo il 12% ha detto che la nazione è più unita ora, mentre il 57% ha detto che è più divisa.

Il momento non potrebbe essere peggiore per Biden e i Democratici. Senza il sostegno del pubblico, Biden non è riuscito a convincere due senatori a sostenere la sua agenda, e i pronostici per le elezioni di midterm del 2022 puntano ad una vittoria del Partito Repubblicano.




Un giornalista della Fox News ha fatto una domanda, il microfono è rimasto acceso - e Biden ha sussurrato: "Che stupido figlio di una puttana".
25 gennaio 2022
https://www.facebook.com/david.damico33 ... 7161978470
LUI È UN DEMOCRATICO 100 %


Biden che maledice Doocy è solo l’ultimo esempio del suo “carattere terribile”: Kellyanne Conway
Fox News
25 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ne-conway/

Kellyanne Conway ha ricordato quando Joe Biden disse durante le elezioni del 2020 che avrebbe picchiato Trump se fosse stato al liceo.

L’ex consigliera di Donald Trump Kellyanne Conway ha rimproverato Joe Biden lunedì per il suo ultimo sfogo contro la stampa – questa volta chiamando il corrispondente della Casa Bianca di Fox News Peter Doocy uno “stupido figlio di p***na” – al debutto del nuovo programma di Fox News, “Jesse Watters Primetime“.

“Ricordate, quando [Biden] disse che gli sarebbe piaciuto portare Donald Trump dietro la palestra del liceo per dargli un pugno sul naso? Quindi questo è un ragazzo con un carattere terribile. Non sta prendendo le pillole della felicità nei fine settimana a Wilmington, chiaramente”, ha detto la Conway.

“Mi hanno chiesto se mi piacerebbe discutere con questo signore, e ho risposto di No. Ho detto: ‘Se fossimo al liceo, lo porterei dietro la palestra e lo picchierei a sangue'”, aveva detto Joe Biden nel 2018.

“Questa è la seconda volta in una settimana che un corrispondente di Fox News alla Casa Bianca è stato deriso e castigato dal presidente”, ha continuato la Conway.

Biden ha imprecato contro Doocy solo pochi giorni dopo aver urlato contro una reporter di RealClearNews e detto a Jacqui Heinrich di Fox News che la sua domanda sulla crisi in corso tra l’Ucraina e la Russia fosse “stupida”.

Conway ha detto che la domanda della Heinrich “era una domanda eccellente e tempestiva sulle sanzioni contro la Russia, e lì il presidente Biden ha definito la sua domanda stupida. Qui, ha chiamato [Peter Doocy] stupido”.

Lunedì, Peter Doocy ha chiesto al presidente: “Pensa che l’inflazione sia una responsabilità politica in vista delle elezioni di metà mandato?”

Joe Biden gli ha risposto: “È una grande risorsa. Più inflazione. Che stupido figlio di pu***na“.

“Questo è un personaggio che… viene visto come non più accomodante e simpatico. Quindi i suoi attributi personali sono crollati assieme all’approvazione del lavoro”, ha detto Kellyanne Conway.

Un sondaggio Quinnipiac di gennaio ha trovato l’approvazione di Joe Biden al 33%, con la maggioranza degli americani delusi dalla sua gestione della pandemia di COVID-19, della politica estera e dell’economia. Il sondaggio riflette l’inflazione storica, il ritiro dall’Afghanistan ed il fallimento di Biden nello “spegnere il virus” come aveva invece promesso durante la campagna elettorale del 2020.

Inoltre, un sondaggio di Fox Business ha rilevato a dicembre come la maggioranza degli americani abbia risposto che il 2021 è stato un brutto anno per le loro famiglie e che non sono più fiduciosi sul futuro del loro paese.

“Se Biden si arrabbiasse come ha fatto con Peter Doocy sul tema della criminalità in questo paese, penso che la gente lo rispetterebbe molto di più”, ha aggiunto il conduttore Jesse Watters.


La reputazione da “Zio buono” di Joe Biden è sempre stata di facciata: in realtà è pericoloso
Tratto e tradotto da un articolo di opinione di Monica Crowley per il New York Post.
28 gennaio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ericoloso/

Per 50 anni, Joe Biden ha coltivato un’immagine illusoria di sé stesso come di uno “Zio buono“, anche se talvolta ottuso: Ma in realtà è qualcuno le cui politiche terribili ed i cui malapropismi venivano tollerati solo perché diceva di avere buone intenzioni.

Che farsa!

Lo “Zio Joe” – ora saldamente nel campo degli attempati – non è mai stato quel tipo di zio. Da sempre un fantasticatore che ha continuato a raccontare storie false anche dopo anni che erano state smontate, Biden è sempre stato un bugiardo da strapazzo. È sempre stato anche uno scribacchino e un idiota, portatore di una rabbia che tradisce l’arroganza di un’élite corrotta. Questa settimana, ha chiamato il giornalista di Fox News Peter Doocy “stupido figlio di pu***na” per aver fatto una domanda schietta sull’aumento dei prezzi. In seguito ha detto di aver “chiarito la situazione”, ma se avessimo un centesimo per ogni volta che Biden ha agito con cattiveria, potremmo tranquillamente far fronte al vertiginoso aumento dell’inflazione da lui provocato.

Joe Biden ha una lunga storia di attacchi alla persona a chiunque lo abbia sfidato, anche solo leggermente – e sempre con lo stesso modus operandi. Sputando il proprio disgusto verso i suoi intervistatori – alzando la voce, aggrottando la fronte, scuotendo la testa o il dito indice, voltando le spalle, allontanandosi – spesso li ha umiliati in un silenzio codardo, che gli permette di passare oltre alle sue responsabilità.

Per un uomo che aveva promesso un ritorno alla “civiltà“ e alla “decenza“, le vere intenzioni di Biden sono diventate ancora più evidenti. Le sue esplosioni maniacali e la sua condotta erratica – urlando un momento, sussurrando in modo inquietante quello successivo, per esempio – sono sempre più evidenti, frequenti ed inquietanti.

Prima che Biden insultasse Doocy, aveva rimproverato un altra giornalista per aver posto una domanda sull’Ucraina. Lo scorso luglio, ha chiamato un reporter della NBC News “una spina nel fianco” e si è lamentato che la sua domanda non facesse parte dell’elenco di quelle concordate. Il mese prima, si è scagliato contro una giornalista della CNN durante una conferenza stampa, agitando il dito e gridando: “Che diavolo? Cosa fai tutto il tempo?” Quando lei ha provato a continuare, lui le ha risposto: “Se non lo capisci, sei nel business sbagliato”.

Nel 2020, quando un giornalista gli aveva chiesto se avesse fatto un test cognitivo, Biden è scattato: “È come dirti, prima di entrare in questo programma, se avessi fatto un test, stavi prendendo cocaina o no. Cosa ne pensi, eh? Sei un drogato?”

L’anno scorso, ha evitato una domanda di Savannah Guthrie della NBC News abbaiando: “Stai dicendo cose che non sai di cosa stai parlando! Nessuno ha detto questo! Chi l’ha detto?”. Ad altri, ha urlato: “Fai le domande giuste” o “Che domanda stupida”, prima di girare i tacchi.

Ma una cosa è andare fuori di testa con i membri della stampa. Un’altra è attaccare i potenziali elettori che fanno domande perfettamente legittime.

Nel 2020, ha chiamato un elettore “grasso”, un altro “dannato bugiardo”, ed ha detto ad un altro ancora che era “pieno di merda”. Una giovane donna ha ricevuto questo insulto senza alcun senso: “Sei un soldato pony bugiardo con la faccia da cane!“.

All’inizio della sua carriera, quando gli fu chiesto quale scuola di legge avesse frequentato, Biden esplose. “A chi importa?”, sputò. “Penso che probabilmente io abbia un QI molto più alto del tuo”.

Per decenni, Biden l’ha fatta franca con questo assurdo atteggiamento da duro. Tutti ne hanno riso, giustificando le sue bugie e la sua cattiveria come “gaffe“. Ma non avrebbe mai dovuto ottenere un lasciapassare perché quella rabbia irrazionale, quella cattiveria innata e quella pomposità da classe dirigente sono ora nello Studio Ovale – e stanno peggiorando con l’avanzare dell’età.

La presidenza degli Stati Uniti è il lavoro più stressante del mondo. Tutti i presidenti hanno mostrato rabbia e dispettosità, ma non tutti i presidenti hanno avuto 79 anni.

“Nonno Joe” non è mai stato un bravo ragazzo, ed ora è estremamente pericoloso.



Il New York Times fa causa per ottenere informazioni su Hunter Biden
Jonathan Turley
12 febbraio 2022

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ter-biden/

Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.

Si riporta la traduzione dell’articolo, adattato alla comprensione di un pubblico italiano.

Abbiamo ripetutamente discusso sull’apparente blackout delle notizie sul traffico d’influenze della famiglia Biden, in particolare di Hunter Biden. Nonostante le prove schiaccianti di milioni di dollari donati da aziende e funzionari stranieri, i media hanno preferito letteralmente insabbiare qualunque scoop su una storia che è di un livello impressionante, piena di accordi personali e di corruzione da parte della famiglia Biden.

Ora, tuttavia, il New York Times ha fatto causa per costringere l’amministrazione Biden a consegnare le informazioni sugli affari in Romania di Hunter Biden. La causa arriva dopo un altro rapporto secondo cui, nel 2019, l’FBI ha citato in giudizio JP Morgan per i documenti sui rapporti in Cina di Hunter Biden.

In questa nuova causa presentata lunedì, 31 gennaio, il NY Times ha citato in giudizio il Dipartimento di Stato per ottenere le e-mail dei funzionari dell’ambasciata rumena inviate tra il 2015 e il 2019 che menzionano una serie di figure legate agli affari internazionali, tra cui il figlio di Joe Biden ed il suo ex socio in affari Tony Bobulinski.

Mentre la richiesta è stata inviata nel dicembre del 2021, l’amministrazione Biden ha risposto al New York Times che i dati non potranno essere consegnati prima del 15 aprile del 2023. Cioè dopo le elezioni di metà mandato.

Questa storia potrebbe essere un po’ imbarazzante per lo staff della Casa Bianca.

Quando Ken Vogel del New York Times scrisse sui rapporti di Hunter Biden come di una potenziale “responsabilità significativa”, i funzionari di Biden lo attaccarono ferocemente, mentre altri hanno suggerito che fosse una “pedina della disinformazione russa” o di Donald Trump stesso. Naturalmente, quelle accuse si sono rivelate proprio veritiere, ed il famigerato portatile viene ora considerato autentico.

Uno degli aiutanti più schietti che negava l’intera storia era Kate Bedingfield, che ora è la direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca. Aveva denunciato la storia come un “egregio atto di negligenza giornalistica”.

Andrew Bates, che ora è vice direttore, aveva twittato “SCOOP da Philadelphia: KEN VOGEL (@kenvogel ) è un CODARDO”.

Ora gestiranno le domande dei giornalisti su questa storia da funzionari della Casa Bianca. Questo include il motivo per cui Joe Biden ha ripetutamente detto che nessuno aveva accusato suo figlio Hunter o la sua famiglia di aver fatto “qualcosa di sbagliato” quando era presumibilmente a conoscenza del mandato di comparizione dell’FBI e del sequestro del portatile. Date queste indagini, c’è anche la questione del perché non sia stato nominato un procuratore speciale, dato che i commenti di Biden che sono stati contraddetti dai testimoni (così come i riferimenti ai suoi conti finanziari in queste e-mail).

Le indagini dei media e dell’FBI ora stanno scoprendo transazioni che vanno dalla Cina, all’Ucraina, alla Russia, alla Romania e ad altri paesi. Milioni di dollari sono fluiti alla famiglia Biden mentre Joe Biden era Vicepresidente e poi mentre si preparava alla corsa presidenziale. Biden va ancora a comprarsi il gelato ed i media lo coprono doverosamente.

Rimane comunque la domanda se questo insabbiamento resterà solo su un dessert oppure se Hunter Biden ed altri riceveranno il loro giusto trattamento per il proprio traffico di influenze.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:40 am

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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:41 am

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Messaggioda Berto » dom ott 17, 2021 8:41 am

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Messaggioda Berto » sab nov 06, 2021 9:19 pm

8)
Biden e i democratici



Morto di Covid l'ex segretario di Stato Usa Colin Powell
'Guerriero riluttante' che scivolò sulle armi chimiche di Saddam
18 ottobre 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... e11f0.html

L'America dice addio a Colin Powell, una delle figure più influenti e controverse della politica statunitense degli ultimi decenni. Una carriera, la sua, che ha raggiunto il picco con la nomina a segretario di Stato nella prima amministrazione di George W.

Bush. Fu allora che con un intervento davanti al Consiglio di sicurezza dell'Onu, nel febbraio del 2003, Powell aprì di fatto la strada all'invasione dell'Iraq, agitando una fialetta contenente una polvere bianca e accusando il regime di Saddam Houssein di possedere armi chimiche. Una verità in seguito smentita dai fatti. Aveva 84 anni Powell, ed era pienamente vaccinato. Ma è stato lo stesso stroncato da alcune complicazioni legate al Covid. Il virus, spiegano i familiari, avrebbe ulteriormente abbassato le basse difese immunitarie di un paziente già affetto da un tumore e da tempo ricoverato al Walter Reed National Medical Center, conosciuto come l'ospedale dei presidenti alle porte della capitale Washington.

Da anni oramai in pensione, l'ultima uscita politica di Powell risale al gennaio scorso, quando dopo l'assalto al Congresso affermò di non riconoscersi più nel partito repubblicano, ripudiandone definitivamente i vertici considerati ostaggio di una figura come Donald Trump, contro cui aveva votato nel 2016 e nel 2020. Ma già dal 2008 la sua insofferenza verso il Grand Old Party era emersa con l'endorsement dato a Barack Obama, che definì una figura del cambiamento in grado di trasformare il Paese. Del resto anche lui con la sua vicenda professionale ed umana ha contribuito in maniera significativa al cambiamento. Con Powell infatti se ne va non solo un protagonista di 40 anni di politica estera statunitense, ma anche un simbolo del sogno americano e dell'emancipazione della comunità afroamericana.

Nato ad Harlem da genitori emigrati dalla Giamaica, cresciuto tra le difficili strade del Bronx e laureatosi all'università pubblica di New York, Powell, grazie alle sue indiscutibili doti di leadership, ha scalato la piramide sociale arrivando ai massimi vertici delle forze armate Usa e della diplomazia mondiale. E' diventato così il primo afroamericano a ricoprire i ruoli di consigliere della sicurezza nazionale con Ronald Reagan (che aiutò a negoziare con Michail Gorbaciov la fine della Guerra Fredda), di capo di stato maggiore delle forze armate Usa (dirigendo l'operazione Desert Storm nella prima Guerra del Golfo Persico) e di segretario di Stato dal 2001 al 2004. Il difficile rapporto con altri due uomini forti della presidenza di George W. Bush, due falchi come il vicepresidente Dick Cheney e il capo del Pentagono Donald Rumsfield, lo convinsero a dimettersi prima della fine del mandato.

"L'America perde un grande servitore dello Stato", gli ha reso omaggio l'ex presidente. La sua più grande eredità resta la dottrina che porta il suo nome, elaborata all'inizio degli anni '90 con la fine della Guerra Fredda e sviluppata a partire dalla prima guerra in Iraq. Una dottrina che, seppure fosse Powell soprannominato 'il guerriero riluttante', enfatizzava l'uso delle forze di terra per difendere gli interessi di sicurezza nazionale. Una linea che ha portato alle due guerre del Golfo e all'invasione dell'Afghanistan dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 e che oggi viene messa in discussione, con il presidente Joe Biden che con la fuga da Kabul ha di fatto chiuso un'era.


L'ex segretario di Stato americano Colin Powell è morto all'età di 84 anni. Secondo la sua famiglia, è morto di COVID-19 nonostante fosse stato vaccinato due volte.
L'Osservatore Repubblicano
18 ottobre 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 1359001199

Secondo quanto riportato da Fox News, il gen. Colin Powell, l'influente ex segretario di stato e presidente dei capi di stato maggiore che ha giocato un ruolo politico fondamentale durante l'amministrazione dell'allora presidente George W. Bush, è morto oggi a 84 anni per complicazioni legate al COVID-19, ha annunciato la sua famiglia.
"Abbiamo perso un marito, padre, nonno e un grande americano straordinario e amorevole", ha dichiarato la sua famiglia in un comunicato, aggiungendo che era completamente vaccinato.
La dichiarazione prosegue: "Vogliamo ringraziare il personale medico del Walter Reed National Medical Center per il loro trattamento premuroso".
Powell, il primo segretario di stato afro-americano, ha servito nel gabinetto di Bush dal 2001 al 2005, anche durante i tumultuosi anni successivi agli attacchi terroristici dell'11 settembre.



Byron York – Il Court-packing della Corte Suprema. Un altro sogno progressista che non si realizzerà
25 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... ealizzera/

A Capitol Hill, i Progressisti stanno lottando contro il lento ridimensionamento dei loro sogni di spendere cinque, sei, sette trilioni di dollari per una massiccia legge di politica sociale che, nelle parole del New York Times, “toccherebbe virtualmente la vita di ogni americano dal concepimento fino all’infermità avanzata”. Ma anche mentre questo lento ridimensionamento ha luogo, un altro sogno – aumentare i giudici della Corte Suprema – sta svanendo.

Già nelle primarie democratiche del 2020, diversi candidati avevano aderito all’idea generale di aggiungere altri giudici alla Corte Suprema per superare così le nomine fatte da Donald Trump: Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh ed Amy Coney Barrett. Poiché Gorsuch è stato confermato dopo che il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, aveva bloccato la nomina dell’allora presidente Barack Obama per la Corte Suprema, Merrick Garland, e poiché la Barrett è stata confermata verso la fine del mandato di Trump, si è parlato molto tra i Progressisti secondo cui una Corte Suprema “così spostata a Destra” non avesse più alcuna “legittimità” per sostenere le sue decisioni.

Il candidato Joe Biden aveva cercato di assecondare i fanatici. Dopo aver evitato la domanda diretta, promise infine che, se fosse stato eletto, avrebbe nominato una commissione bipartisan per studiare la questione. Sapete cosa si dice a Washington sulle commissioni – “se non volete fare qualcosa, ma non volete nemmeno essere visti esplicitamente nel rifiutarvi di farlo, nominate una commissione… In questo modo, non verrà fatto nulla, ma potrete affermare di aver agito”.

Il 9 aprile, Joe Biden ha emesso un ordine esecutivo che creava la Commissione Presidenziale sulla Corte Suprema degli Stati Uniti. Il suo scopo era quello di esplorare i “principali argomenti presenti nel dibattito pubblico attuale a favore e contro la riforma della Corte Suprema“. (In linguaggio Democratico, “riforma” della Corte significa “Court-packing“.) La Casa Bianca ha nominato 36 membri, con un forte orientamento progressista, ma includendo anche alcuni conservatori, due dei quali si sono poi dimessi.

Ora, abbiamo una bozza del lavoro della commissione. E anche con un certo numero di progressisti a bordo, il gruppo di lavoro ha prodotto un’analisi sul Court-packing con i pro e i contro di una tale decisione. Per far felici i Democratici, il rapporto nota che molti Progressisti credono che i Repubblicani abbiano usato “misure subdole” per creare una maggioranza conservatrice presso l’alta corte. Il processo di conferma gestito dal GOP ha “gettato un’ombra sulla legittimità” della Corte che “potrebbe, nel tempo, influenzare la volontà del pubblico… di ritenere le sentenze della Corte come autorevoli”, dice il rapporto.

La commissione ha fatto un cenno a coloro che credono che aggiungere almeno altri due giudici “aiuterebbe a ripristinare l’equilibrio – e quindi la legittimità – della Corte Suprema“. Una Corte più grande potrebbe anche essere più diversificata in termini di “genere, razza, etnia, religione, orientamento sessuale, identità di genere, background educativo e professionale, ed origine geografica”, dice il rapporto. E una Corte più grande potrebbe essere in grado di decidere più casi.

Questi sono i punti per rendere felici i Progressisti. Dopo di che, però, il rapporto elenca i pericoli significativi nell’espandere il numero dei giudici della Suprema Corte. “I rischi di un allargamento del collegio giudicante della Corte sono considerevoli”, dice il rapporto, “incluso il fatto che potrebbe minare l’obiettivo stesso di alcuni dei suoi sostenitori di ripristinare la legittimità della Corte“. L’opinione pubblica non sostiene l’allargamento della Corte, e molti vedrebbero tale iniziativa come una “manovra di parte“. I Repubblicani a loro volta vedrebbero la mossa come “una pericolosa presa di potere da parte di un partito politico” che eroderebbe la legittimità della Corte.

Inoltre, scrivono i commissari, allargare la Corte una volta potrebbe portare ad allargarla nuovamente in futuro, portando così ad “un ciclo continuo di espansioni future”. Potrebbe anche rendere le lotte per la conferma del Senato ancor più tossiche. E una Corte allargata potrebbe non essere più efficiente – più giudici da convincere potrebbe richiedere più tempo per concludere qualcosa.

E così via. Piuttosto che una squillante chiamata alle armi per l’allargamento della Corte, il rapporto della Commissione Biden sarà un classico “nulla di fatto” tipico di Washington.

“Questo rapporto non si avvicina nemmeno all’essere degno di attenzione“, ha detto Brian Fallon, capo di un gruppo di supporto per il Court-packing chiamato Demand Justice. “La paralisi nell’analisi che si riflette qui è esattamente ciò che ci si aspetta da una commissione composta per lo più da accademici, compresi diversi conservatori irriducibili che sono pienamente soddisfatti dello status quo“. Altri arrabbiati sostenitori del Court-packing hanno detto cose simili. Riassumendo, Nation ha scritto che la commissione è stata “progettata per fallire” ed essere “una scusa per non fare nulla“.

Cosa si aspettavano? Cambiare la composizione della Corte Suprema, cosa che non viene fatta da più di 150 anni, sarebbe un evento enorme, in qualsiasi circostanza. Ogni istinto conservativo presente nel corpo politico è contrario. Ma è un’idea particolarmente folle ora che i Democratici hanno un controllo risicato sul Congresso. Cambiare il numero di giudici della Corte richiederebbe che il Congresso approvi una legge. Alla Camera, la maggioranza democratica è solo di una manciata di deputati – guardate quanti problemi sta avendo il Partito Democratico nel concordare un piano di spesa sociale. E al Senato, i Democratici non hanno nemmeno la maggioranza dei senatori – è un pareggio, 50 a 50, e il Partito deve contare sul voto di Kamala Harris per rompere questo pareggio. E poi c’è l’ostruzionismo.

I Progressisti in quale modo pensano di poter mettere in atto questo cambiamento enorme e di così vasta portata come il “Court-packing” senza nemmeno avere una solida maggioranza al Congresso? Lo stanno pensando davvero?

Naturalmente, la Commissione Biden ha presentato un rapporto che non porta a nulla. Questo perché “nulla“ non è solo la cosa giusta da fare, è l’unica cosa che i Democratici, con il loro attuale livello di potere a Washington, possono fare.



La grande disfatta di Ocasio-Cortez e dei "socialisti" dem
Autore Roberto Vivaldelli
4 novembre 2021

https://it.insideover.com/politica/la-g ... i-dem.html

L’inaspettata vittoria del repubblicano di Glenn Youngkin in Virginia non è l’unica pessima notizia di queste ore per i democratici. A perdere, come è stato detto più o meno ovunque, non è solo un Joe Biden in grandissimo affanno e in piena crisi di consensi, ma l’ala “socialista” incarnata dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez che sta vedendo la propria linea – e le proprie battaglie – perdere ovunque fragorosamente. Nella città di Buffalo, il sindaco uscente, il democratico di lunga data Byron Brown, ha dichiarato la vittoria con il 59% dei voti per il quinto mandato contro la sfidante socialista India Walton, ferma al 41%, dopo che quest’ultima aveva vinto le primarie dem all’inizio dell’anno: vittoria non riconosciuta dall’avversario e compagno di partito. I due si erano sfidati duramente su un tema caro ai “socialisti”, quella dei budget destinati alla polizia, con Walton che aveva chiesto di reindirizzare i 7,5 milioni di dollari stanziati dal municipio per il Dipartimento di Polizia cittadino ad altre attività sociali. Una proposta che i socialisti dem hanno fatto in molte città, sull’onda emotiva delle proteste di Black Lives Matter e dell’omicidio di George Floyd.

Disfatta socialista a Buffalo

Ma – evidentemente – gli americani hanno capito i rischi di una simile strategia, troppo ideologica, volta a depotenziare la sicurezza pubblica. Lo si è visto in molte città – come Seattle – dove i manifestanti antirazzisti avevano occupato – e devastato – interi quartieri dove era stato inibito l’accesso alla polizia. “La posta in gioco è terribile ed estrema se dovesse essere eletta”, aveva dichiarato Brown in un’intervista alla Cnn, riferendosi alla sfidante. “Comprerebbe la nostra sicurezza pubblica. Aumenterebbe le nostre tasse. Attaccherebbe altri funzionari eletti. Sarebbe un incubo per ogni persona nella nostra comunità”. Walton aveva replicato alle dure accuse del sindaco in carica Brown spiegando che quest’ultimo aveva “perso ogni credibilità” con gli elettori di Buffalo quando si è rifiutato di ritirarsi dopo aver perso le primarie. Vano è stato per Walton l’aiuto, in campagna elettorale, della deputata Alexandria Ocasio-Cortez, e del leader dem al Senato, Chuck Schumer, il quale aveva definito l’infermiera e attivista una “leader della comunità stimolante” con una “chiara e progressista visione per la sua città”. Nemmeno l’aiuto di Bernie Sanders è servito a granché.

Da Minneapolis a New York, i socialisti dem vincono solo a Boston

Da Minneapolis arriva un’altra doccia fredda per i liberal. Gli elettori hanno bocciato con un’ampia maggioranza l’emendamento allo statuto della città che avrebbe notevolmente limitato le dimensioni, la portata e l’influenza del suo dipartimento di polizia. Qualora avesse vinto il “Sì”, infatti, il dipartimento di polizia cittadino sarebbe stato infatti sostituito con un “dipartimento di pubblica sicurezza”, eliminando così il numero minimo di agenti pro capite richiesto dalla città e sostituendo un buon numero di agenti con assistenti sociali, esperti di salute mentale, eliminando di fatto la polizia locale e riassegnando fondi ad altri servizi cittadini.

A supportare il movimento Yes 4 Minneapolis e lo smantellamento del dipartimento di polizia della città del Minnesota c’era tutto tutto il mondo della sinistra radicale Usa, fra cui la deputata Ilhan Omar, il procuratore generale Keith Ellison, i sindacati, e svariate organizzazioni ultra-liberal sponsorizzate dal magnate George Soros: dall’altra – oltre ovviamente ai repubblicani – tutta l’ala moderata del partito, fra cui il governatore Tim Walz, la senatrice Amy Klobuchar, oltre al sindaco uscente Jacob Frey. L’unica consolazione per i progressisti arriva da Boston, grazie alla vittoria di Michelle Wu. Per il resto, i moderati del partito vincono ovunque: dalla già citata Minneapolis con Jacob Frey a Eric Adams a New York passando per Bruce Harrell a Seattle. Una sconfitta nella sconfitta per i socialisti dem, nella notte della grande vittoria repubblicana in Virginia.




Democratici arrabbiati attaccano Joe Biden dopo la catastrofica sconfitta: “Nessuno lo ha eletto per essere Roosevelt”
Breitbart News
8 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... roosevelt/

I Democratici indeboliti ed “arrabbiati” hanno accusato Joe Biden dopo le elezioni catastrofiche che hanno lasciato il Partito Democratico disorientato per le sconfitte in Virginia, nello stato di New York, nel New Jersey e in Texas.

“Nessuno lo ha eletto per essere Franklin Delano Roosevelt, lo hanno eletto per essere normale e porre fine al caos“, ha detto la vulnerabile rappresentante Abigail Spanberger (D), della Virginia, suggerendo che l’agenda radicale di Biden avrà un impatto “livido” sulle elezioni di midterms del 2022, ha riportato il New York Times.

Franklin D. Roosevelt, presidente negli anni ’30 e nella seconda ondata del “progressismo“, creò nuove agenzie federali e promulgò una vasta legislazione di estrema sinistra durante la Grande Depressione. Uno dei principali risultati di FDR fu la creazione della Social Security Administration, che oggi è in stato di insolvenza.

La Spanberger ha continuato a criticare l’incapacità di Biden di capire le preoccupazioni degli elettori seduti “a tavola” che hanno poco a che fare con la promulgazione di nuovi programmi di welfare controversi.

“Eravamo così disposti a prendere sul serio una pandemia globale, ma non siamo tutt’ora disposti a dire: ‘Sì, l’inflazione è un problema, e la catena di approvvigionamento è un problema, e non abbiamo abbastanza lavoratori nella nostra forza lavoro'”, ha detto la Spanberger. “Sorvoliamo su questo e ci piace ammettere i problemi solo negli spazi che dominiamo”.

La rappresentante Kathleen Rice (D), di New York, un’altra democratica che probabilmente teme le prossime elezioni di midterms del 2022, ha detto che la richiesta di emanare una legislazione radicale non è una priorità nel suo distretto. La Rice ha accusato l’estrema Sinistra di minacciare le sue speranze per una rielezione.

“Non capisco alcuni dei miei colleghi più progressisti che dicono che la scorsa notte ci dimostra che quello che dobbiamo fare è ottenere entrambi questi disegni di legge e spingere ancora più roba progressista”, ha detto la Rice al New York Times. “Quello di cui stiamo parlando non ha riscontro con gli elettori“.

Loretta Weinberg (D), una senatrice statale democratica del New Jersey, dove il governatore Phil Murphy (D) ha quasi perso la poltrona di governatore e dove il principale senatore democratico nella legislatura dello stato è stato sconfitto da un repubblicano che ha investito nella sua campagna meno di 200 dollari, ha detto al New York Times che i divieti di Biden hanno danneggiato il Partito.

“Le persone sono affaticate e confuse, e vogliono tornare alle loro vite normali, qualunque esse siano”, ha detto Weinberg. “Vogliono che le loro scuole siano aperte, e vogliono che la loro assistenza sanitaria sia protetta, e vogliono avere la possibilità di lavorare e gestire le imprese”.

“Siamo uno stato con alte tasse sulla proprietà, molto densamente popolato, molto diversificato, con tutti i problemi delle persone che vivono insieme durante un periodo della pandemia – decisioni difficili di chiudere le scuole e chiudere l’economia“, ha detto. “E tutto è tornato a galla“.

Non tutti i Democratici si sentono allo stesso modo di quelli che stanno per affrontare una difficile rielezione.

Per il rappresentante Sean Patrick Maloney (D), di New York, il presidente del Democratic Congressional Campaign Committee, ha detto al New York Times che i Repubblicani hanno vinto le elezioni di martedì in Virginia perché sono stati “disonesti con gli elettori“.

“Glenn Youngkin se l’è cavata con l’essere stato tutte le cose per tutte le persone, e noi non possiamo lasciarglielo fare”, ha detto Maloney. “I Repubblicani della Camera hanno tentato la sorte con l’agenda tossica di Trump, cioè di mentire sulle elezioni, di minimizzare la pandemia, di ignorare l’attacco al Campidoglio”.

Il rappresentante statale di estrema sinistra dell’Arizona, Raul Grijalva (D), ha detto al New York Times che le elezioni sono state perse perché Biden non è riuscito a far passare la sua agenda radicale al Congresso. “Stiamo vedendo le aspettative della nostra base non essere soddisfatte e questo sta sopprimendo il voto da solo”, ha detto.

Grijalva ha anche detto che l’ala di estrema sinistra del partito è arrabbiata con il Senatore Joe Manchin (D) e la Senatrice Kyrsten Sinema (D) per aver resistito alla strategia di Biden per tentare di far passare la legislazione radicale.

“Siamo arrabbiati con loro, ma non possiamo dire nulla perché potrebbe renderli ancora più strani”, ha detto.



Lo tsunami degli elettori comincia a travolgere i Democratici
: “Se pensate che io stia esagerando riguardo a un’onda anti-democratica simile ad uno tsunami, considerate le prove più recenti”.
Fox News – Newt Gingrich:
5 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... mocratici/

I grandi terremoti al largo dell’Alaska o del Cile portano gli hawaiani e gli altri abitanti delle isole del Pacifico a preoccuparsi degli tsunami provenienti da migliaia di chilometri di distanza. La gente prende precauzioni. Si sposta su un terreno più elevato. Di fronte a una minaccia reale, gli hawaiani si preparano a fare grandi cambiamenti al fine di sopravvivere.

A quanto pare, però, gli hawaiani sono più interessati alla sopravvivenza rispetto ai Democratici di Washington.

I Democratici hanno avuto settimane di allerte tsunami, e la dittatura della Presidente della Camera Nancy Pelosi sembra determinata a far approvare trilioni di dollari di spesa pubblica ed una serie di politiche radicali “Woke” – anche se il popolo americano sta gridando, “No!“

Il socialismo del governo invadente e le politiche radicali Woke – e l’incompetenza su questioni come l’inflazione, il crimine, il controllo dei confini, l’uscita dall’Afghanistan e la risoluzione dei problemi alla catena di approvvigionamento – si stanno tutti sommando in un casino che verrà facilmente ripudiato. Gli Americani sono stufi ed hanno un semplice grido di battaglia: “Semplicemente, non funziona“.

Potreste pensare che io stia esagerando riguardo ad un’ondata anti-Democratici simile ad uno tsunami alle prossime elezioni, ma considerate le prove che sono emerse di recente.

Il 2 novembre Glenn Youngkin ha condotto un’intera squadra alla vittoria in Virginia. La squadra includeva la vice governatrice eletta Winsome Sears, una cittadina naturalizzata di origine giamaicana che ha servito nel Corpo dei Marines degli Stati Uniti e che ama l’America. Includeva anche il procuratore generale eletto Jason Miyares, figlio di rifugiati cubani che sono sfuggiti all’oppressione del comunismo.

Questa diversa ed impressionante squadra repubblicana ha spazzato la Virginia ed ha portato con sé anche una nuova maggioranza repubblicana alla Camera del parlamento. Per Per Nancy Pelosi e i Democratici, questo è stato il terremoto n. 1.

Poche miglia a nord, nel New Jersey, Ed Durr Jr., un camionista indipendente, ha sconfitto il presidente del Senato dello Stato Stephen Sweeney in uno dei più grandi sconvolgimenti della politica moderna. Durr ha speso solo 2.300 dollari. Chiaramente, gli elettori stavano dicendo: “No Sweeney”. Considerate che Sweeney aveva ottenuto quasi il 59% dei voti quattro anni prima. Questo è stato il terremoto n. 2.

A livello nazionale, i sondaggi sono diventati sempre più negativi per i Democratici.

E ci sono state altre scosse a seguire.

Dalla parte opposta del paese, a Seattle, una repubblicana ha vinto la corsa per diventare il nuovo procuratore della città per la prima volta da più di 30 anni.

In un’elezione speciale legislativa statale a San Antonio, Texas, un repubblicano ha vinto in un distretto al 73% abitato da latinos.

Pochi giorni dopo, il legislatore statale democratico del Texas Ryan Guillen ha cambiato partito, dicendo: “Dopo molte considerazioni e preghiere con la mia famiglia, sento che i miei valori fiscalmente conservatori, pro-business e pro-vita non sono più in sintonia con il Partito Democratico di oggi, e sono orgoglioso di correre come Repubblicano per rappresentare il 31° Distretto della Camera”.

Infine, in Carolina del Sud, i Repubblicani hanno ottenuto solide vittorie nelle elezioni comunali. A Georgetown, Carol Jayroe è diventata il primo sindaco repubblicano mai eletto. A Columbia, il repubblicano Daniel Rickenmann è stato eletto sindaco in una contea che Joe Biden aveva vinto con il 68%.

A livello nazionale, i sondaggi sono diventati sempre più negativi per i Democratici. Un voto generico è una domanda per sapere se è più probabile che un elettore voti per un partito o per l’altro.

Il 7 novembre, il sondaggio Suffolk University/USA Today ha mostrato un vantaggio generico dell’8% per i Repubblicani (46 a 38) nel voto al Congresso ed il 38% di approvazione del lavoro di Joe Biden. L’11 novembre, il sondaggio ABC News/Washington Post ha mostrato un vantaggio generico per i Repubblicani del 10% (51 a 41). Il 16 novembre, Rasmussen ha riportato un divario generico di 13 punti (51 a 38).

Come riportato da Rasmussen:

“Il vantaggio di 13 punti per i Repubblicani nell’ultimo sondaggio è più grande di quello di cui i Democratici hanno goduto in qualsiasi momento durante la campagna delle midterm del 2018, a causa sia di una maggiore intensità di sostegno interno al GOP che di un ampio vantaggio tra gli elettori Indipendenti. Mentre l’89% degli elettori Repubblicani dice che voterebbe per il candidato del proprio partito, solo il 77% dei Democratici voterebbe per il candidato democratico. Tra gli elettori non affiliati a nessuno dei due partiti principali, il 48% voterebbe per un Repubblicano mentre il 26% per un Democratico, con un altro 17% indeciso”.

In neanche un mese, le intenzioni di voto si sono mosse contro i Democratici in ogni singolo sondaggio. Ma, naturalmente, nella dittatura della Pelosi nessuno di questi risultati nelle elezioni reali o nei sondaggi ha avuto alcun impatto. I Democratici sembrano più preoccupati di essere gambizzati dalla loro dittatrice Nancy Pelosi oggi che di essere buttati fuori dal Congresso dagli elettori l’anno prossimo.

Inoltre, la minaccia per tutti i Democratici è aggravata dal fatto che Joe Biden è al 38% di approvazione mentre la sua vice Kamala Harris è scesa al 28% di approvazione. (E chiunque ascolti le sue dieci ore di risate isteriche al giorno capirà che è probabile che andrà ancora più giù quando i suoi sostenitori capiranno quanto suoni male).

La potenza dell’emergente tsunami anti-Democratici, che si abbatterà in breve tempo, crea enormi problemi al Partito Democratico. La portata dello tsunami incoraggerà i Democratici uscenti a ritirarsi (si noti che il senatore Patrick Leahy ha già annunciato il suo ritiro).

Dovremo poi vedere se i Senatori Joe Manchin della West Virginia e Kyrsten Sinema dell’Arizona potranno resistere alla pressione psicologica esercitata dai loro colleghi radicali ed alle continue molestie da parte degli attivisti di Sinistra che invadono i bagni, circondano auto e barche, ecc.

Allo stesso tempo, l’onda incoraggerà i Repubblicani a correre ovunque, ad ogni livello. (Se un camionista poco conosciuto può spendere 2.300 dollari per battere il più potente politico statale del New Jersey, qualsiasi Repubblicano potrà vincere ovunque). I questo processo, la raccolta fondi dei Democratici diventerà sempre più difficile, mentre la raccolta fondi dei Repubblicana diventerà più facile.

Eppure, anche con la marea che si ritira (preludio all’abbattersi di uno tsunami), Nancy Pelosi carica verso la spiaggia – e i lemming (che hanno sostituito l’asino come simbolo del Partito Democratico) marciano a passo di carica dietro di lei, verso il prossimo tsunami.


Newt Gingrich è un politico americano e dirigente nazionale del Partito Repubblicano. Speaker della Camera dei Rappresentanti dal 4 gennaio 1995 al 3 gennaio 1999, è stato nominato uomo dell’anno dalla rivista Time nel 1995, essendo stato all’origine della “Rivoluzione repubblicana” alla Camera, ponendo fine a quaranta anni di maggioranza democratica. Per diversi anni ha rappresentato la principale voce di opposizione del Partito Repubblicano contro l’allora presidente Bill Clinton.
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Re: USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » sab nov 06, 2021 9:19 pm

Corruzione di massa: almeno 50 agenzie federali scambiano azioni delle società che regolano
(UpwardNews)
L'Osservatore Repubblicano
13 ottobre 2022

https://www.facebook.com/ossrepubblican ... XGTbjzNZTl

APPROFONDIMENTO | Tra il 2016 e il 2021, secondo un'inchiesta del Wall Street Journal, migliaia di funzionari federali ed i loro familiari hanno scambiato azioni in aziende direttamente interessate dalla regolamentazione delle loro agenzie.
Tendenze generali: Il Dipartimento del Tesoro è in cima alla lista, con quasi la metà dei suoi dipendenti che investono in aziende che esercitano pressioni sull'agenzia. Oltre un quarto dei dipendenti dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente (EPA) ha investito in petrolio e gas, in quanto le politiche dell'amministrazione Trump hanno favorito il settore. L'industria tecnologica ha ricevuto il maggior numero di investitori governativi: Oltre 1.800 funzionari possedevano azioni di Facebook, Google, Apple o Amazon.
Commercio con la Cina: Oltre 400 funzionari del Dipartimento di Stato, del Dipartimento della Difesa e della Casa Bianca hanno commerciato con aziende cinesi. In un esempio allarmante, un dipendente del Dipartimento della Difesa ha acquistato azioni di un'azienda cinese mentre il Dipartimento stava discutendo se limitarla agli investitori americani a causa dei suoi presunti legami con il Partito Comunista Cinese. Dopo aver deciso di non farlo, il dipendente ha venduto le azioni ed ha realizzato un profitto.
Come la fanno franca: La maggior parte delle azioni possedute da questi agenti sono lecite o sono state tollerate in base a diverse esenzioni. Le poche regole che vietano questi conflitti di interesse sono applicate dai funzionari dell'etica, che faticano a tenere sotto controllo l'attività finanziaria di migliaia di questi agenti. Se viene denunciata una violazione etica, questa passa al Dipartimento della Giustizia, che spesso si rifiuta di perseguire o ha funzionari che sono a loro volta coinvolti in questo tipo di commercio.
Perché è importante: Investendo in aziende su cui hanno potere, i funzionari federali possono ponderare le loro decisioni di governo in base al proprio tornaconto finanziario, compromettendo la loro integrità e le loro priorità. Poiché le attività finanziarie di molti funzionari sono riservate, ciò che sappiamo può solo scalfire la superficie del problema.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » lun nov 08, 2021 1:53 pm

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Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » lun nov 08, 2021 1:53 pm

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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » lun nov 08, 2021 1:54 pm

9)
Biden e i democratici varie



Usa 2020, la denuncia del NYP: «I dollari e gli infiltrati di Zuckerberg hanno fatto vincere Biden»
Secolo d'Italia
venerdì 15 Ottobre 2021

https://www.secoloditalia.it/2021/10/us ... ere-biden/

Non ci sono solo le esplosive rivelazioni dell’ex manager Frances Haugen sulle opacità di Facebook a dare grattacapi a Mark Zuckerberg. La nuova grana per il patron della più famosa piattaforma social è tutta politica e ha a che fare con le presidenziali americane dello scorso anno. L’accusa è infatti aver finanziato con quasi mezzo miliardo di dollari (419,5 milioni, per l’esattezza) un paio di organizzazioni non-profit, nominalmente non partisan ma di fatto schierate a sinistra. Avrebbero infatti infiltrato gli uffici elettorali favorendo il voto democratico e la vittoria di Joe Biden. Una sorta di «sistema elettorale ombra» per influenzare il voto dall’interno grazie ai Zuckerbucks, ossia i dollari di Zuckerberg.


«Zuckerberg ha finanziato un sistema elettorale ombra»

«Elezioni comprate», azzarda già qualche repubblicano. A lanciare il j’accuse, un’analisi del Federalist, web magazine di destra, poi ripresa dal New York Post, tabloid conservatore edito da Rupert Murdoch. Secondo il web magazine, i soldi di Zuckerberg hanno aumentato significativamente il margine di voto di Biden in alcuni Stati-chiave, come la Georgia e l’Arizona, dove il candidato dem ha vinto rispettivamente di 12 mila e 10 mila preferenze. Ma anche in Wisconsin, altro Stato conteso, assicurandogli così la vittoria del collegio elettorale. «Questa fusione senza precedenti di uffici pubblico-privati con risorse e persone private – sostiene The Federalist – è una grave minaccia alla nostra repubblica. E dovrebbe essere il focus degli sforzi della riforma elettorale». Elezioni rubate, dunque? «Probabilmente comprate – frena il magazine – da uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo versando i suoi soldi tramite scappatoie legali».


Una delle due società era stata stata foraggiata da Soros

Nel mirino dell’indagine giornalistica, il Center for Technology and Civic Life (Ctcl) e il Center for Election Innovation and Research (Ceir). Le due organizzazioni avrebbero usato i 419 milioni di dollari di Zuckerberg di Fb per “infiltrare” gli uffici elettorali con attivisti di sinistra. Il passo successivo è consistito nel promuovere campagne e prassi elettorali favorevoli ai democrats (a partire dal voto per posta) nelle grandi città degli swing States. È qui, per altro, che si concentra la maggioranza degli elettori liberal. C’è da dire che il Ctcl è tutt’altro che apolitico visto che i suoi tre fondatori hanno lavorato precedentemente per il New Organizing Institute. Si trattava (non c’è più) di un’organizzazione gestita da Ethan Roeder, ex-collaboratore di Obama e finanziata da George Soros. Postilla: nonostante l’Ansa abbia battuto la notizia alle 15,22 di ieri, a riportarla è solo il Messaggero.



Campagna elettorale, Zuckerberg ha speso 419 milioni per Biden
14 ottobre 2021

https://www.cdt.ch/mondo/campagna-elett ... d=5PDuFtdJ

È quanto emerge da un’analisi del New York Post - Questi fondi avrebbero aumentato significativamente il margine di voto in favore del candidato democratico

Durante le elezioni del 2020, il patron di Facebook Mark Zuckerberg ha speso 419 milioni di dollari a favore di organizzazioni nominalmente non partisan e non profit che hanno assistito gli uffici elettorali favorendo il voto democratico. È quanto sostiene una analisi del New York Post, - tabloid conservatore controllato da Rupert Murdoch - secondo cui questi soldi hanno aumentato significativamente il margine di voto di Joe Biden in alcuni Stati chiave, come la Georgia e l’Arizona, dove il candidato democratico ha vinto rispettivamente di 12 mila e 10 mila voti.

«Questa fusione senza precedenti di uffici pubblico-privati con risorse e persone private è una grave minaccia alla nostra repubblica e dovrebbe essere il focus degli sforzi della riforma elettorale», scrive il giornale.

«Le elezioni 2020 non sono state rubate - prosegue il New York Post riferendosi alle accuse di Donald Trump - ma sono state probabilmente comprate da uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo versando i suoi soldi tramite scappatoie legali».

Nel mirino dell’indagine giornalistica in particolare il Center for Technology and Civic Life (CTCL) e il Center for Election Innovation and Research (CEIR), che avrebbero usato il denaro di Zuckerberg per «infiltrare» gli uffici elettorali a livello cittadino e di contea con attivisti di sinistra e promuovere campagne e prassi elettorali favorevoli ai democratici, a partire dal voto per posta.



Byron York’s Daily Memo – L’oscuro maestro delle campagne elettorali dei Democratici
16 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... mocratici/

Il nuovo importante libro di Mollie Hemingway, “Rigged: How the Media, Big Tech, and the Democrats Seized Our Elections“, è in vendita. In esso, lei ripercorre i modi in cui gli attivisti Democratici hanno approfittato della pandemia di Covid-19 per spingere cambiamenti a lungo cercati nel modo in cui la gente vota. Hanno avuto un enorme successo in alcuni stati chiave ed hanno lasciato i Repubblicani con il cerino in mano.

Per alcuni Democratici, lo sforzo è stato il culmine di uno impegno per abbattere Donald Trump che è iniziato ben prima che lui entrasse in carica. E per nessun Democratico questo è stato più vero come per l’avvocato di Washington Marc Elias.

Ciò che è veramente straordinario, come sottolinea la Hemingway, è che un solo uomo, Elias, era responsabile sia del dossier Steele, che era l’operazione segreta di disinformazione democratica progettata per abbattere Trump durante la campagna del 2016, sia di quei cambiamenti ad ampio raggio nelle procedure elettorali statali, progettati per assicurarsi che non potesse vincere la rielezione nel 2020.

Il dossier è stato uno dei trucchi più sporchi e più riusciti di sempre. Elias, lavorando per conto della campagna di Hillary Clinton e del Comitato Nazionale Democratico, pagò la società di ricerca Fusion GPS per arruolare l’ex spia britannica Christopher Steele per compilare una lista di false accuse e calunnie sull’allora candidato Trump.

C’era l’accusa Michael-Cohen-in-Praga. L’accusa Carter-Page-in-Mosca. Il “pee tape“. La fiction su Manafort. Il dossier era stato fatto in quello che sembrava lo stile di un rapporto ufficiale dell’intelligence, basandosi sulla credibilità di Steele come ex agente britannico ed informatore dell’FBI. Elias ha battuto un tiro fuoricampo quando l’FBI ha recepito il falso rapporto di Steele. Poi il mondo intero lo ha scoperto quando degli insider hanno fatto trapelare alla CNN che l’allora direttore dell’FBI James Comey aveva informato il presidente eletto Trump. È stato un momento straordinariamente dannoso per il nuovo presidente – tutto coreografato da Elias.

Poi venne il 2020. “Per quanto il dossier e la grande bufala della collusione con la Russia fossero stati dannosi per le relazioni estere, la sicurezza nazionale e la tranquillità interna”, scrive Hemingway, “la vera passione di Elias era stata a lungo aiutare i Democratici a vincere le elezioni cambiando le leggi sul voto“. La pandemia di Covid gli diede l’opportunità di una vita. Elias aveva a lungo spinto per indebolire i requisiti di verifica delle firme dei voti per posta. Aveva spinto per rendere il voto per corrispondenza la regola ovunque, senza bisogno di giustificazioni. Aveva lavorato per spingere gli stati ad accettare i voti per corrispondenza anche per molto tempo dopo la chiusura dei seggi. Aveva spinto per inserire maggiori possibilità per la “raccolta di voti“. Voleva che gli elettori potessero lasciare le loro schede in elle cassette incustodite. Che potessero votare nei fine settimana. Non essere esclusi se si presentavano al distretto sbagliato. Ed altro ancora.

Guidati da Elias, i Democratici hanno fatto causa ed hanno spinto le commissioni elettorali, i segretari di stato, le legislature ed altri a fare i cambiamenti. Lo hanno fatto con centinaia di milioni di dollari dai donatori tenuti segreti in tutto il paese. Un esperto ha detto a Fox News che la rete di dark money di Elias, esiste ancora oggi e ciò significa che “avrà accesso a finanziamenti quasi illimitati per intentare cause in tutto il paese”. E proprio come il dossier è iniziato in completa segretezza, nessuno saprà chi sta finanziando l’operazione elettorale di Elias. “È stato un cambiamento radicale del sistema elettorale americano, ed Elias è stato l’uomo responsabile di gran parte di esso”, scrive la Hemingway.

I cambiamenti apportati da Elias e dai Democratici hanno quasi certamente assicurato l’elezione di Joe Biden. Anche oggi, i Repubblicani non sanno ancora bene come affrontare la situazione. Diversi stati con legislature controllate dal GOP hanno approvato o stanno considerando leggi di riforma elettorale che annullerebbero alcuni dei cambiamenti portati da Elias. Ma altri Repubblicani stanno lavorando su modi per vincere nella nuova modalità elettorale. Se vincere dipende dal voto per corrispondenza, dal voto anticipato, dalla raccolta delle schede elettorali ed altro – allora i Repubblicani dovranno adattarsi. Vivono nel mondo di Elias.

Potrebbe sembrare che la gestione del dossier sia sufficiente per un attivista democratico. Ma Elias non è un uomo comune. Rigged ha molto, molto di più su quello che ha fatto e sulle condizioni che hanno portato allo straordinario Election Day del 3 novembre 2020. E il libro della Hemingway servirà certamente come prefazione al 2022, 2024 ed oltre.


Byron York è il corrispondente politico capo del Washington Examiner e un collaboratore di Fox News. Ha seguito le amministrazioni Bush, Obama, Trump e ora Biden, così come il Congresso ed ogni campagna presidenziale sin dal 2000. È l’autore di “The Vast Left Wing Conspiracy”, un resoconto dell’attivismo liberal nelle elezioni del 2004. Già corrispondente dalla Casa Bianca per il National Review, i suoi scritti sono stati pubblicati sul Wall Street Journal, Washington Post, Atlantic Monthly, Foreign Affairs e New Republic. Laureato all’Università dell’Alabama e all’Università di Chicago, vive a Washington, D.C.




???
Usa e Vaticano: Biden e il Papa pronti a rilanciare una relazione complessa
Andrea Muratore
17 ottobre 2021

https://it.insideover.com/religioni/bid ... larsi.html

Joe Biden sarà in Vaticano il 29 ottobre per il primo incontro in udienza da Papa Francesco, durante la sua visita a Roma nei giorni precedenti il G20 a guida italiana. Per il secondo presidente cattolico della storia degli Stati Uniti si tratta della prima udienza ufficiale con il pontefice dopo la sua ascesa alla Casa Bianca. E alla vigilia del G20 e del successivo Cop26 di Glasgow, in cui si discuterà di un tema caro tanto all’amministrazione Usa quanto al pontefice come la lotta ai cambiamenti climatici, la visita avrà un valore profondamente strategico. Contribuendo inoltre a rilanciare il dialogo tra quelli che Massimo Franco in un omonimo saggio definisce gli “imperi paralleli”: Vaticano e Stati Uniti.

Sembrano lontani i tempi del settembre 2020, in cui l’ex segretario di Stato Mike Pompeo fu messo all’angolo durante la sua visita in Vaticano dopo gli insistenti tentativi di convincere i cardinali Parolin e Gallagher, strateghi geopolitici di Francesco, a far recedere il Vaticano dagli accordi con la Cina. Allora Pompeo venne di fatto isolato, l’amministrazione Trump subì l’ultimo smacco internazionale prima della sconfitta elettorale di novembre e il Vaticano rilanciò la sua natura di attore guida per la transizione del sistema internazionale verso un mondo multipolare. La visita di Biden in Vaticano mira, da un lato, a riattivare un dialogo ritenuto fondamentale per Washington e, dall’altro, a sondare la Santa Sede per le future traiettorie diplomatiche della superpotenza.

In primo luogo, il messaggio ha una valenza per il fronte interno degli Stati Uniti. il cattolicesimo rappresenta oggigiorno, con 70 milioni di credenti (il 23% degli statunitensi) la seconda maggiore religione nel Paese dopo il protestantesimo e la Chiesa Cattolica romana è la più consistente istituzione ecclesiastica unitaria nel territorio americano. I cattolici Usa sono cresciuti in mezzo secolo in termini di numeri assoluti di circa il 50% e vanno concentrandosi soprattutto nelle regioni di direzione dell’emigrazione latinoamericana, dalla California alla Florida. A tale crescita si associa un sostanziale aumento della rappresentanza cattolica nelle istituzioni e nella vita pubblica Usa, che nell’elezione di Biden ha avuto un passaggio decisivo.

In secondo luogo, Biden vuole mediare con la Santa Sede conscio della natura di attore globale del Vaticano e della mole di informazioni politico-strategiche a disposizione del Vaticano, che rende problematica l’idea di riaprire un fronte dialettico con un attore adatto a ragionare sul lungo termine e non sull’immanenza degli scenari tattici. La Santa Sede può essere un utile alleato degli Usa nel ricostruire un consenso ideale con l’Europa, un ponte indiretto di dialogo con la Russia, un attore favorevole alla distensione in Medio Oriente.

In terzo luogo, è il Papa in prima persona a volere questo faccia a faccia. Conscio che si sia aperta la fase ideale per invertire il trend della “protestantizzazione” di fette del cattolicesimo Usa, infervorata da frange anti-bergogliane della Curia (con alla testa il cardinal Burke) e sostanziatasi alle ultime elezioni presidenziali nel massiccio supporto all’agenda anti-Vaticana di Trump. I cattolici protestantizzati, schierati soprattutto a sostegno del Partito Repubblicano, non sono una realtà di nicchia, in voga nelle stanze dei bottoni e nelle alte gerarchie ecclesiastiche, essi sono nelle strade, riempiono le parrocchie, fanno attivismo e, soprattutto, contrappongono spesso Cesare a Dio. Ciò è valso sia ai tempi di Giovanni Paolo II, che si oppose alla guerra in Iraq, che a quelli di Benedetto XVI, duro critico del neoliberismo di matrice anglosassone. A maggior ragione vale ai tempi di Francesco, considerato come lontano dall’idea dominante di matrice Wasp dell’ideologia protestantizzata, fortemente individualista e basata sulle culture wars.

Il 29 ottobre andrà dunque in scena l’ennesimo capitolo di una relazione complessa, conflittuale a tratti, ma profonda e indispensabile per l’Occidente. Dal mutuo riconoscimento diplomatico dei due attori nel 1984, la relazione si è istituzionalizzata dopo quasi due secoli di alti e bassi sempre legati a relazioni informali. Da allora in avanti sono avvenuti numerosi incontri tra i Papi e i Presidenti degli Stati Uniti. Giovanni Paolo II ebbe uno stretto rapporto con il repubblicano Ronald Reagan per il comune zelo anticomunista ma sul finire della sua vita criticò la politica globale di un altro repubblicano, George W. Bush, salvo poi trovare nella sua agenda pro-life un argine alla deriva “liberal” dello sfidante cattolico e democratico, Joe Biden, nel voto del 2004. Barack Obama ha profondamente rispettato e stimato sia Benedetto XVI che Francesco, ricevendo dal primo maggiore freddezza e dal secondo un sostegno diplomatico implicito nel dossier cubano. Biden mira a inserirsi nel solco del predecessore e a rilanciare l’indispensabilità del legame tra Stati Uniti e Vaticano. Una relazione complessa ma decisiva, come poche al mondo. Altrimenti non può essere quando parliamo delle relazioni tra quelli che sono, in forma diversa, due imperi attenti a scrutarsi, confrontarsi e attrarsi reciprocamente.




Ecco gli USA di Biden e dei democratici, Filadelfia a guida democratica
https://it.wikipedia.org/wiki/Filadelfia

Stupra una donna sulla metropolitana: nessuno chiama i soccorsi e alcuni passeggeri filmano la scena
17 ottobre 2021

https://www.newnotizie.it/2021/10/17/st ... -la-scena/

Scioccante episodio a bordo di un convoglio del metrò di Filadelfia: un 35enne ha stuprato una donna senza che nessuno dei presenti intervenisse per fermarlo. L’uomo è stato in seguito arrestato

La polizia sta indagando sull’incidente avvenuto su un affollato treno di pendolari a Filadelfia a bordo del quale una donna sarebbe stata aggredita e violentata da un 35enne e nessuno dei presenti sarebbe intervenuto nè per allontanarlo nè tantomeno per chiamare il 911, il numero statunitense per chiedere aiuto. Secondo quanto riferito, il presunto attacco sarebbe avvenuto intorno alle 23 di mercoledì mentre un treno della Southeastern Pennsylvania Transportation Authority (SEPTA) viaggiava da Filadelfia al vicino sobborgo di Upper Darby. SEPTA ha detto che uno dei suoi dipendenti ha visto lo stupro in corso e ha chiamato la polizia, consentendo agli agenti di arrestare il sospettato parzialmente vestito, successivamente identificato come Fiston Ngoy, 33 anni, ancora vicino alla vittima.

Il sovrintendente della polizia di Upper Darby, Timothy Bernhardt, ha affermato che l’incidente è stato ripreso da un video di sorveglianza, fornendo agli investigatori ampie prove per accusare Ngoy di aggressione e stupro. Il filmato mostrava anche altri passeggeri che assistevano all’intero attacco e non facevano nulla per aiutare la vittima. “È inquietante”, ha detto Bernhardt alla WCAU-TV, affiliata locale di NBC News. “ Sono scioccato. Non ho parole per questo. Non riesco proprio a immaginare di vedere quello che stavi vedendo tu attraverso i tuoi occhi, di vedere cosa stava passando questa donna, senza intervenire e aiutarla”. “Qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa”.


Alcuni passeggeri hanno filmato lo stupro senza intervenire

Ora la polizia sta cercando di identificare le persone che si trovavano a bordo del treno al momento dell’aggressione per raccogliere testimonianze e informazioni sull’accaduto. SEPTA ha sottolineato che lo stupro poteva essere fermato se qualcuno avesse chiamato il 911 esortando chiunque osservi un crimine o qualsiasi situazione potenzialmente pericolosa a segnalarlo subito. Da quanto emerso alcuni passeggeri non solo non hanno fatto nulla per aiutare la donna ma avrebbero anche filmato la violenza con i loro smartphone.




RCP – Jack Ciattarelli può battere Phil Murphy nel New Jersey? I sondaggi mostrano che improvvisamente ha una chance
I sondaggi più recenti hanno indicato che la corsa per il governatore del New Jersey sta diventando più competitiva, con poco meno di una settimana rimanente al giorno delle elezioni.

28 ottobre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... na-chance/

Il governatore in carica Phil Murphy, un Democratico, corre per la rielezione contro il repubblicano Jack Ciattarelli, un ex membro dell’Assemblea Generale del New Jersey, nell’elezione del 2 novembre. Il New Jersey e la Virginia sono gli unici stati che hanno l’elezione dei loro governatori quest’anno.

Murphy ha dominato nei sondaggi negli ultimi mesi, con alcuni sondaggi condotti all’inizio di giugno che lo davano con un vantaggio a doppia cifra su Ciattarelli. Ma questo vantaggio si è ridotto negli ultimi due mesi come dimostrano i risultati dei sondaggi, ad esempio quello rilasciato la scorsa settimana da Emerson College che suggerisce come il vantaggio di Murphy nella corsa potrebbe essere tra i 4 e i 6 punti.

Anche se il New Jersey è andato al candidato presidenziale democratico in ogni elezione sin dal 1992 – Joe Biden che ha vinto qui l’anno scorso per quasi 16 punti di margine – lo stato è passato più volte di mano tra governatori Repubblicani e Democratici, con il repubblicano Chris Christie che ha servito come suo predecessore più immediato per otto anni prima che Murphy stesso fosse eletto a guidare lo stato nel 2017. Secondo The Associated Press, gli elettori del New Jersey non optano di rieleggere un democratico in un’elezione per il governatore da decenni.

Il New Jersey ha più di 1 milione di elettori Democratici registrati rispetto agli elettori Repubblicani registrati, ma più del 36% degli elettori registrati nello stato sono Indipendenti, secondo i dati di registrazione degli elettori aggiornati al 1° ottobre. Il sondaggio di metà ottobre dell’Emerson College ha riferito che mentre solo il 7% degli elettori non è ancora sicuro per quale dei due candidati votare, i sondaggisti hanno detto che la maggioranza di quegli elettori indecisi sono inclini a sostenere Ciattarelli.

Nei sondaggi condotti poco dopo che Ciattarelli avesse vinto le primarie del GOP del New Jersey, il vantaggio di Murphy nella corsa era stato stimato tra gli 11 e i 19 punti da metà giugno a metà agosto. Quel vantaggio ha cominciato a ridursi nel mese di settembre, quando un sondaggio della Monmouth University ha trovato Ciattarelli dietro a Murphy con 13 punti di svantaggio. Un successivo sondaggio dello Stockton Polling Institute ha trovato il vantaggio di Murphy che scendeva sotto i 10 punti, e l’ultimo sondaggio dell’Emerson College ha trovato il vantaggio di Murphy a 6 punti tra gli elettori probabili e giù a 4 punti quando gli elettori indecisi che propendono per un candidato o per l’altro sono stati presi in considerazione. Il sondaggio, che è stato condotto dal 15 al 18 ottobre tra 600 probabili elettori, aveva un margine di errore del 3,9%.

Durante una recente intervista con l’AP, Murphy ha detto che la sua campagna stava tenendo a mente la storia del voto nello stato e “correndo come se fossimo 10 punti indietro”. “Non stiamo dando nulla per scontato“, ha detto Murphy all’AP. “Voglio dire, la storia ha dimostrato che questo può essere un anno molto volubile in termini di politica”.




La grande disfatta di Ocasio-Cortez e dei "socialisti" dem
Autore Roberto Vivaldelli
4 novembre 2021

https://it.insideover.com/politica/la-g ... i-dem.html

L’inaspettata vittoria del repubblicano di Glenn Youngkin in Virginia non è l’unica pessima notizia di queste ore per i democratici. A perdere, come è stato detto più o meno ovunque, non è solo un Joe Biden in grandissimo affanno e in piena crisi di consensi, ma l’ala “socialista” incarnata dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez che sta vedendo la propria linea – e le proprie battaglie – perdere ovunque fragorosamente. Nella città di Buffalo, il sindaco uscente, il democratico di lunga data Byron Brown, ha dichiarato la vittoria con il 59% dei voti per il quinto mandato contro la sfidante socialista India Walton, ferma al 41%, dopo che quest’ultima aveva vinto le primarie dem all’inizio dell’anno: vittoria non riconosciuta dall’avversario e compagno di partito. I due si erano sfidati duramente su un tema caro ai “socialisti”, quella dei budget destinati alla polizia, con Walton che aveva chiesto di reindirizzare i 7,5 milioni di dollari stanziati dal municipio per il Dipartimento di Polizia cittadino ad altre attività sociali. Una proposta che i socialisti dem hanno fatto in molte città, sull’onda emotiva delle proteste di Black Lives Matter e dell’omicidio di George Floyd.

Disfatta socialista a Buffalo

Ma – evidentemente – gli americani hanno capito i rischi di una simile strategia, troppo ideologica, volta a depotenziare la sicurezza pubblica. Lo si è visto in molte città – come Seattle – dove i manifestanti antirazzisti avevano occupato – e devastato – interi quartieri dove era stato inibito l’accesso alla polizia. “La posta in gioco è terribile ed estrema se dovesse essere eletta”, aveva dichiarato Brown in un’intervista alla Cnn, riferendosi alla sfidante. “Comprerebbe la nostra sicurezza pubblica. Aumenterebbe le nostre tasse. Attaccherebbe altri funzionari eletti. Sarebbe un incubo per ogni persona nella nostra comunità”. Walton aveva replicato alle dure accuse del sindaco in carica Brown spiegando che quest’ultimo aveva “perso ogni credibilità” con gli elettori di Buffalo quando si è rifiutato di ritirarsi dopo aver perso le primarie. Vano è stato per Walton l’aiuto, in campagna elettorale, della deputata Alexandria Ocasio-Cortez, e del leader dem al Senato, Chuck Schumer, il quale aveva definito l’infermiera e attivista una “leader della comunità stimolante” con una “chiara e progressista visione per la sua città”. Nemmeno l’aiuto di Bernie Sanders è servito a granché.

Da Minneapolis a New York, i socialisti dem vincono solo a Boston

Da Minneapolis arriva un’altra doccia fredda per i liberal. Gli elettori hanno bocciato con un’ampia maggioranza l’emendamento allo statuto della città che avrebbe notevolmente limitato le dimensioni, la portata e l’influenza del suo dipartimento di polizia. Qualora avesse vinto il “Sì”, infatti, il dipartimento di polizia cittadino sarebbe stato infatti sostituito con un “dipartimento di pubblica sicurezza”, eliminando così il numero minimo di agenti pro capite richiesto dalla città e sostituendo un buon numero di agenti con assistenti sociali, esperti di salute mentale, eliminando di fatto la polizia locale e riassegnando fondi ad altri servizi cittadini.

A supportare il movimento Yes 4 Minneapolis e lo smantellamento del dipartimento di polizia della città del Minnesota c’era tutto tutto il mondo della sinistra radicale Usa, fra cui la deputata Ilhan Omar, il procuratore generale Keith Ellison, i sindacati, e svariate organizzazioni ultra-liberal sponsorizzate dal magnate George Soros: dall’altra – oltre ovviamente ai repubblicani – tutta l’ala moderata del partito, fra cui il governatore Tim Walz, la senatrice Amy Klobuchar, oltre al sindaco uscente Jacob Frey. L’unica consolazione per i progressisti arriva da Boston, grazie alla vittoria di Michelle Wu. Per il resto, i moderati del partito vincono ovunque: dalla già citata Minneapolis con Jacob Frey a Eric Adams a New York passando per Bruce Harrell a Seattle. Una sconfitta nella sconfitta per i socialisti dem, nella notte della grande vittoria repubblicana in Virginia.


La guerra culturale non è un grande affare per i dem
Roberto Vivaldelli
5 novembre 2021

https://it.insideover.com/politica/la-g ... i-dem.html

L’inaspettata vittoria del repubblicano Glenn Youngkin in Virginia – dove Joe Biden aveva vinto contro Trump di 10 punti – dovrebbe far riflettere il Partito democratico Usa su un dato in particolare. Secondo diversi sondaggi, infatti, Youngkin avrebbe vinto con un vantaggio di almeno 15 punti percentuali tra i genitori con bambini in età scolare. Da questo si evince che i messaggi del repubblicano Youngkin sui pericoli dell’insegnamento della teoria critica della razza nelle scuole hanno condotto il democratico Terry McAuliffe alla sconfitta. O, perlomeno, è stato uno degli elementi e dei temi “caldi” che hanno portato i democratici a perdere uno stato tradizionalmente blu. Chris Rufo, uno dei più importanti attivisti contro la Teoria critica della razza (CTR), ha sottolineato su Twitter che “Glenn Youngkin ha fatto della teoria critica della razza l’argomento conclusivo della sua campagna e ha dominato nella Virginia blu. Stiamo costruendo il movimento politico più sofisticato in America – e abbiamo appena iniziato”. E anche chi minimizza il problema è d’accordo con quest’analisi: “I democratici devono trovare un modo convincente per rispondere alle accuse (spesso false) su come viene insegnato ai bambini il razzismo strutturale nelle scuole”, scrive Montanaro su Npr. “Youngkin ha cavalcato quell’onda”.


Così i democratici hanno perso sull’istruzione

La strategia dell’ex governatore McAuliffe è stata controproducente: anziché affrontare il problema, ha scelto di prendere in giro i genitori preoccupati dalla deriva ultra-progressista della sinistra dem, che vede gli Stati Uniti e le scuole morse nell’incubo della supremazia bianca, etichettandoli come “razzisti” e sostanzialmente affermando che non dovrebbero intromettersi con le decisioni prese dagli istituti scolastico. Ha fatto in modo che il Gop diventasse, come qualcuno l’ha definito, il “partito dei genitori”. Rispondendo a una domanda durante un dibattito sulla legislazione che metterebbe in guardia i genitori sul materiale sessualmente esplicito nel curriculum dei loro figli, McAuliffe ha dichiarato: “Non permetterò ai genitori di entrare nelle scuole. Non credo che i genitori dovrebbero dire alle scuole cosa dovrebbero insegnare”. Da quel momento in poi – era settembre – l’istruzione è diventato l’argomento clou della campagna elettorale e non solo per via della Teoria critica della razza. Anche le mascherine a scuola e le continue chiusure dettate dalla pandemia da Covid-19 erano in cima alle preoccupazioni dei genitori. A pesare anche la questione sicurezza negli istituti, a seguito di un’aggressione sessuale nel bagno di una scuola nella contea di Loudon.


Il New York Times: “Partito troppo schiacciato a sinistra, dimentica le priorità degli americani”

Come scrive l’ex giornalista del New York Times, Bari Weiss, “In un mondo ideale, i democratici si guarderebbero attentamente allo specchio e si chiederebbero se forse avrebbero dovuto ripensare al loro approccio alla teoria critica della razza. O il continuo sminuire i genitori che vogliono che i loro figli si tolgano le mascherine e tornino in classe. O l’abbraccio di un’agenda radicale che immagina l’intera America nella morsa della supremazia bianca”. E nonostante molti media di orientamento liberal abbiano scaricato la colpa sull’ignoranza degli elettori, questa narrazione non regge dal momento che ben Il 14% delle donne di colore ha votato per il repubblicano, ampiamente sostenuto dalla classe operaia e dai ceti meno abbienti della Virginia. È un Partito democratico troppo schiacciato sui temi cari agli identitari di sinistra. Come nota il New York Times in un editoriale, i democratici, “guardando a sinistra su tante priorità e tanti messaggi, hanno perso di vista ciò che può unire il maggior numero di americani. Un Partito Democratico nazionale che parli di politiche progressiste a scapito delle idee bipartisan, e che si sofferma su Donald Trump a spese delle idee lungimiranti, rischia di diventare un Partito democratico marginale che fa appello solo alla sinistra”. Chissà se si democratici impareranno la lezione o si limiteranno a insultare gli elettori. Una cosa è certa: la guerra culturale promossa dagli identitari di sinistra per ora non porta a grandi risultati elettorali.




Il fondatore di Black Lives Matter contro Adams, che vuol rafforzare la sicurezza
New York, il sindaco nero minacciato dai neri: "Più polizia? Più rivolte"
Valeria Robecco
13 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1636784157

New York. Eric Adams è stato eletto sindaco di New York soprattutto grazie alla sua promessa di combattere il crimine e affrontare la crisi dei senzatetto, ma ancor prima di mettere piede a City Hall deve già affrontare lo spettro di una metropoli a ferro e fuoco. A minacciare il neo primo cittadino è Hawk Newsome, leader e co-fondatore del braccio newyorkese di Black Lives Matter. «Se pensano di tornare ai vecchi metodi della polizia allora torneremo in strada. Ci saranno rivolte, fuoco e spargimenti di sangue», ha affermato Newsome durante una protesta di fronte alla Brooklyn Borough Hall trasmessa in streaming su Instagram.

Il controverso leader di Blm New York ha pure minacciato direttamente il sindaco eletto: «Saremo alla sua porta di casa, saremo a Gracie Mansion (la residenza ufficiale) se consentirà a questi poliziotti di abusare di noi». «Non sto minacciando nessuno - ha poi proseguito - Sto solo dicendo che ci sarà una risposta naturale ad una oppressione aggressiva, le persone reagiranno». Adams ha fondato la sua campagna elettorale e sconfitto gli avversari in gran parte sull'assicurazione di rafforzare la sicurezza, sentito come un bisogno crescente dei cittadini dopo il balzo di criminalità che ha riportato alla memoria la New York violenta degli anni Ottanta. La promessa di invertire il defund the police di Bill de Blasio e di rifondare l'unità anti-crimine sotto copertura della polizia dismessa dal sindaco uscente al culmine delle proteste per la morte dell'afroamericano George Floyd nel 2020, gli ha attirato l'ostilità degli attivisti di Blm. «Tutti parlano di buoni poliziotti, noi non crediamo nei buoni poliziotti», ha continuato Newsome, che peraltro si è preso il merito dell'elezione di Adams, sostenendo che il suo movimento gli ha permesso di «raggiungere il potere». Il neo sindaco, 61 anni, è cresciuto nel Queens: figlio di una donna delle pulizie e di un agente dell'Nypd, a 15 anni fu arrestato insieme al fratello e aggredito dalle forze dell'ordine. Fu quell'episodio a convincerlo a diventare un poliziotto per riformare il dipartimento. Dopo 20 anni nel Nypd è andato in pensione nel 2006 e si è candidato per un posto nel Senato dello stato di New York, incarico che ha mantenuto fino al 2013, mentre l'anno dopo è diventato presidente del distretto Brooklyn. Tra i democratici è considerato un moderato conservatore, soprattutto per il suo sostegno alla polizia. Lo scontro con Black Lives Matter è il primo di molti test che dovrà affrontare per portare avanti la lotta al crimine. Gli elettori hanno in gran parte respinto le spinte anti-polizia che i dem hanno sostenuto dopo l'uccisione di Floyd, ma gli attivisti progressisti continuano a difendere le politiche che indeboliscono la tutela penale, come la legge dello stato di New York del 2019 che elimina la cauzione in contanti per molti reati.

Intanto, continuano le pressioni su Adams per permettere al campione di basket Kyrie Irving di giocare con la squadra dei Brooklyn Nets. Irving non è vaccinato contro il covid e con le regole attuali non può né allenarsi né scendere in campo. Se nei giorni scorsi era parso che il sindaco aprisse uno spiraglio a delle modifiche, dopo poco ha chiarito che «non intende» cambiare l'ordinanza che impone l'obbligo vaccinale per accedere a luoghi ed eventi pubblici al chiuso nella Grande Mela.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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USA: Trump e i repubblicani, Biden e i democratici

Messaggioda Berto » lun nov 08, 2021 8:25 pm

Sondaggio AbcNews/Washington Post – Malcontento economico: le critiche a Biden portano il GOP ad un vantaggio da record
15 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... da-record/

Malcontento economico: le critiche a Biden portano il GOP ad un vantaggio da record. Entrambi i partiti, tuttavia, sono visti come fuori dal contatto con la realtà dalla maggioranza degli Americani.

I candidati Repubblicani al Congresso registrano il più ampio vantaggio nelle preferenze di voto per le elezioni di metà mandato nei sondaggi ABC News/Washington Post degli ultimi 40 anni, sottolineando una profonda crisi per i Democratici, che sperano di mantenere le loro risicate maggioranze nelle due aule del Congresso l’anno prossimo.

Anche solo un anno è una vita in politica, e le difficoltà del Partito Democratico sono profonde; queste includono un’impennata del malcontento economico, un leader che è andato 12 punti percentuali sott’acqua nell’approvazione del suo lavoro ed un sentimento diffuso che il Partito sia fuori dal contatto con le preoccupazioni della maggior parte degli Americani – il 62% lo afferma.

Altrettante persone vedono il Partito Repubblicano come anch’esso al di fuori dal contatto con la realtà (58%).

Ma c’è un po’ di conforto per i Democratici in altri risultati del sondaggio. In particolare, le iniziative politiche “chiave” di Joe Biden sono molto più popolari di lui, con il 63% di sostegno alla legge sulle infrastrutture da 1.000 miliardi di dollari approvata dal Congresso ed il 58% di sostegno alla legge sulla spesa sociale da quasi 2.000 miliardi di dollari ancora in discussione.

Eppure, con la legge sulle infrastrutture assicurata, Biden ottiene poco credito in questo sondaggio, che è stato prodotto per la ABC News da Langer Research Associates. Solo il 31% dice che Biden sta mantenendo la maggior parte delle sue principali promesse elettorali, mentre il 35% pensa che abbia realizzato molto in generale. Ma mentre la maggior parte sostiene i suoi piani di spesa ed i piani politici, i venti contrari sono evidenti, dato che il 59% teme che farà aumentare troppo le dimensioni ed il ruolo del governo, in aumento di 6 punti rispetto ai dati di primavera.

Allo stato attuale, se le elezioni di midterm fossero oggi, il 51% degli elettori registrati dice che sosterrebbe il candidato Repubblicano nel suo distretto congressuale, il 41% il candidato democratico.

Questo è il più grande vantaggio per i Repubblicani nei 110 sondaggi di ABC/WAPost che hanno posto questa domanda sin dal novembre 1981. Infatti, è solo la 2° volta che il GOP ha tenuto un vantaggio statisticamente significativo (l’altro era di +7 punti nel gennaio 2002) e la 9° volta che ha tenuto un qualsiasi vantaggio numerico.

Tra i fattori chiave c’è l’economia. Con l’inflazione alle stelle, il 70% dice che l’economia è in cattive condizioni, rispetto al 58% che lo sosteneva in primavera. Mentre solo la metà incolpa direttamente Biden per l’inflazione – la peggiore in 31 anni – la sua approvazione per la gestione generale dell’economia è scesa al 39%, in calo di 6 punti dall’inizio di settembre e di 13 punti rispetto alla primavera.

Ora, il 55% disapprova le prestazioni economiche di Biden – ben 6 punti di disapprovazione in più rispetto al più alto indice di disapprovazione dell’ex presidente Donald Trump sull’economia nel settembre 2017. Poco più di un anno dopo, i Repubblicani di Trump persero 40 seggi alla Camera nelle elezioni di metà mandato del 2018.

In termini di prestazioni lavorative di Biden in generale, il 41% approva, un nuovo record minimo, mentre il 53% disapprova, molto simile al suo rating sull’economia. Biden ha perso 11 punti di approvazione rispetto alla primavera, aggravandosi con l’impennata del Coronavirus a causa della variante Delta e continuando con l’inflazione.

Specificamente sul tema della pandemia, il rating di Biden è meno negativo: il 47% approva mentre il 49% disapprova. Ma questo è numericamente sott’acqua per la prima volta, con l’approvazione che si abbassa dal 64% di aprile e dal 62% di giugno, entrambi prima dell’impennata della variante Delta.

La valutazione complessiva dell’approvazione di Biden stabilisce o corrisponde ai minimi anche nella valutazione tra quasi tutti i gruppi demografici, con valutazioni positive in calo significativo dai loro picchi in primavera o in estate. Fanno eccezione coloro che erano già molto critici nei confronti di Joe Biden, come i Repubblicani, i conservatori e gli abitanti dell’America rurale.

È degno di nota che Biden ottenga solo il 35% di approvazione tra gli elettori Indipendenti – mentre il 63% degli Indipendenti sostiene la legge sulle infrastrutture ed il 58% sostiene il pacchetto da 2.000 miliardi di dollari sui cambiamenti climatici e la spesa sociale.

Guardando alle elezioni di metà mandato, il 58% tra tutti gli aventi diritto al voto (e il 59% degli elettori che effettivamente si registrano per andare a votare) sono inclini a guardarsi attorno per trovare “qualcuno di nuovo” per cui votare. Questo è abbastanza tipico, anche se leggermente al di sopra della media nei sondaggi fin dal 1989. (E i membri in carica della Camera tendono prepotentemente ad essere rieletti – 92% in media nelle elezioni di metà mandato dal 1946 centra la rielezione). Tuttavia, segnando una sfida per i Democratici, gli elettori registrati interessati a cercare “qualcuno di nuovo” da votare attualmente favoriscono i candidati Repubblicani rispetto a quelli Democratici di 20 punti.

Anche con i vantaggi del GOP riportati in questo sondaggio, i risultati sull’educazione – una questione scottante nelle elezioni del governatore della Virginia del 2 novembre – sono più sfumati. Da un lato, la maggioranza, il 48%, dice che i genitori dovrebbero avere “molta” voce in capitolo su ciò che le scuole insegnano ai loro figli (al contrario della minoranza, che dice “non molta” o “nessuna”), e questo gruppo è fortemente repubblicano. È una visione accreditata come una questione “galvanizzante” per la vittoria in Virginia del repubblicano Glenn Youngkin.

D’altra parte, un ampio 70% degli Americani dice che le scuole pubbliche dovrebbero insegnare “molto” o “abbastanza” su come la storia del razzismo influenzi il paese ancora oggi, un approccio criticato sia da Youngkin che da molti titolari di cariche elettive repubblicani in generale.

Il 44% dei Repubblicani approva quest’ultimo approccio didattico, salendo al 73% tra gli Indipendenti e al 92% tra i Democratici. È una domanda che divide i conservatori, con il 59% degli adulti “un po’” conservatori a sostegno, che scende al 34% di coloro che si definiscono “fortemente” conservatori. Per razza ed etnia, il 61% dei bianchi sostiene l’insegnamento degli impatti del razzismo, così come l’83% degli ispanici e il 91% degli afro americani.

In un’altra domanda, il 53% definisce la risposta pandemica delle loro scuole pubbliche locali come “abbastanza giusta”, contro il 25% che dice “troppo severa” (un altro tema di battaglia del GOP) ed il 16% “non abbastanza severa“. (I genitori sono i più propensi rispetto agli altri a ritenere queste politiche “troppo severe“, con il 31% contro il 22%).

A conti fatti, il pubblico si divide 44% a 41% tra i Democratici e Repubblicani nella fiducia nel gestire l’educazione e le scuole. I genitori si dividono circa allo stesso modo, 43% a 43%.

La domanda sul voto del 2022 pone delle preferenze generiche di candidati Democratici o Repubblicani per la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. È interessante però anche il controllo del Senato degli Stati Uniti, strettamente diviso. La valutazione dei risultati del sondaggio in soli 8 stati che dovrebbero avere le corse al Senato più competitive – 4 attualmente detenuti dai Democratici, 4 dai Repubblicani – solleva ulteriori speranze per il GOP e rischi per il Partito Democratico.

In questi stati – Arizona, Florida, Georgia, Nevada, New Hampshire, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin – la valutazione positiva sul lavoro di Biden è del 33%, rispetto al 43% he si registra altrove. Sulla sua gestione della pandemia, l’approvazione è di 11 punti più bassa che nel resto del paese. Sull’economia, la differenza è di 7 punti.

I residenti di questi stati sono anche meno inclini a sostenere il loro senatore in carica piuttosto che cercare qualcuno di nuovo da sostenere, 19% contro 28%. E gli elettori registrati in questi stati favoriscono i Repubblicani rispetto ai Democratici per il Senato con un margine di 23 punti, 58% a 35%, contro 7 punti, 49% a 42%, nel resto del paese.

Le differenze nelle preferenze di voto al Congresso mostrano lo stato attuale del gioco nei probabili gruppi battleground del 2022, con miglioramenti sostanziali per i Repubblicani rispetto al 2018.

Gli elettori Indipendenti, che sono spesso elettori indecisi nelle elezioni nazionali, favoriscono i candidati del GOP, 50% a 32%; avevano votato di +12 punti i Democratici nel 2018. I moderati si dividono strettamente, +6 punti per i candidati Democratici, 48% a 42%, contro i +26 punti del 2018. Gli elettori suburbani favoriscono i Repubblicani, 54% a 39%, gli elettori rurali favoriscono i Repubblicani con un ampio 66% a 26%. Il vantaggio dei Democratici tra gli elettori urbani, 52% a 38%, è anch’esso ben lontano dai risultati del 2018.

A dimostrazione del ruolo dell’economia, coloro che dicono che è in forma “eccellente” o “buona” favoriscono i candidati Democratici per un 75% a 19%. Ma tra la vasta maggioranza che dice che è in condizioni peggiori di – “non così buona” o “scarsa” – i candidati Repubblicani sono favoriti, 63% a 28%.

I vantaggi dei Repubblicani nei due gruppi principali di uomini e donne bianchi non istruiti al college sono più ampi di 20 punti rispetto al 2018. E un altro risultato incoraggiante per i Repubblicani è tra gli ispanici: Essi favoriscono ancora i Democratici, ma con un margine di soli 15 punti, 49% a 34%. (Questo risultato è tra tutti gli ispanici, non solo quelli registrati per votare, per una dimensione adeguata del campione. Tutti gli altri risultati di preferenza di voto sono tra gli elettori registrati). Questo si confronta con le ultime midterms del 2018, quando, secondo i risultati degli exit poll, gli ispanici avevano votato Democratico con un margine di 40 punti.

Questo sondaggio di ABC News/Washington Post è stato condotto per telefono fisso e cellulare dal 7 al 10 novembre 2021, in inglese e spagnolo, su un campione nazionale casuale di 1.001 adulti, compresi 882 elettori registrati. I risultati hanno margini di errore di campionamento di 3,5 punti percentuali per il campione completo e per gli elettori registrati. Le divisioni tra i partiti nel campione completo sono 27%, 26%, 37% rispettivamente Democratici, Repubblicani, Indipendenti, e 28%, 28%, 36% tra gli elettori registrati.

Il sondaggio è stato prodotto per ABC News da Langer Research Associates di New York, con campionamento e raccolta dati da Abt Associates di Rockville, Maryland.




I Democratici pensano davvero che le cose non possano peggiorare?
Byron York’s Daily Memo
26 novembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... eggiorare/

C’è una sorprendente affermazione in un questo articolo del Washington Post su come i Democratici vedano l’attuale situazione politica. “Privatamente, molti funzionari dell’amministrazione e suoi alleati politici sostengono che lo stato delle cose non possa peggiorare“, dice il giornale dei progressisti americani, “pensando che Biden e i Democratici abbiano raggiunto il loro punto più basso negli indici di approvazione”.

Insomma, quei funzionari ed alleati politici dell’amministrazione sembrano credere che stiano per accadere cose meravigliose. Vedono la Pandemia di COVID-19 svanire dalla preoccupazione della gente. Vedono il problema della catena di approvvigionamento migliorare. Vedono l’economia migliorare. E poi Joe Biden sarà di nuovo popolare.

Ecco qual’è il problema. Né Biden né i suoi alleati hanno visto arrivare questi problemi in primo luogo. Infatti, il titolo dell’articolo del Washington Post è: “Biden ha sottovalutato i problemi del paese – e i Democratici temono che sia diventato un problema politico“. Il giornale dice che un “numero crescente di Democratici” si preoccupa che il loro leader abbia “ripetutamente sottovalutato la portata delle sfide che il paese deve affrontare” e che la “tendenza di Biden a minimizzare i problemi abbia solo peggiorato le cose“. Ma ora, quegli stessi Democratici “privatamente” sostengono che le cose “non possono peggiorare”.

Ma le cose possono peggiorare eccome. Joe Biden ha ostinatamente minimizzato il pericolo rappresentato dall’inflazione. Ha respinto le opinioni di esperti rispettabili che avvertivano che le sue stesse politiche – le massicce leggi di stimoli economici del suo Partito – avrebbero peggiorato il problema. Sul COVID-19, ha giudicato male la minaccia delle varianti e non ha saputo cosa fare quando la Variante Delta ha colpito. E sull’Afghanistan, ha ignorato i consiglieri che dicevano che il suo piano di uscita sarebbe potuto diventare un fiasco. Considerato questi precedenti, perché credere che Biden, che ha compiuto 79 anni, possa improvvisamente sviluppare nella la gente un sentimento migliore?

Ci sono due questioni qui – la sostanza e la politica. L’inflazione peggiorerà, spazzando via i guadagni salariali e rendendo più difficile per milioni di persone tirare avanti? Questa è la sostanza. L’inflazione continuerà a corrodere l’indice di gradimento del lavoro di Biden? Questa è la politica. Probabilmente non sarete scioccati nell’apprendere che i Democratici stiano parlando soprattutto di politica.

Il vero problema di Biden e del suo Partito, hanno detto alcuni Democratici al Washington Post, è la comunicazione, specialmente riguardo a quelle grandi leggi di spesa. “Non c’è stata una grande comunicazione su ciò che queste leggi comporteranno per la gente”, ha detto al giornale il rappresentante Democratico Josh Gottheimer. Infatti, il Washington Post riferisce che dopo la firma del disegno di legge bipartisan sulle infrastrutture da 1.200 miliardi di dollari, la Casa Bianca condurrà “uno sforzo aggressivo per vendere la sua agenda economica, compresa una robusta campagna di apparizione di Biden e dei funzionari di gabinetto e dei blitz nei media”.

“Non penso che i Democratici si vantino abbastanza”, ha detto Steven Reed, il sindaco Democratico di Montgomery, in Alabama, al Washington Post. “Non penso che stiamo festeggiando abbastanza. Non penso che diciamo alla gente perché ci stiamo vantando e perché stiamo festeggiando”.

Ma la stessa decisione politica che Biden vuole promuovere e celebrare – l’approvazione di quelle enormi leggi di spesa – è proprio la decisione che sta facendo peggiorare l’inflazione. Lo scorso febbraio, appena due settimane dopo il via all’amministrazione Biden, l’ex segretario al Tesoro Lawrence Summers aveva avvertito la Casa Bianca che la spesa potrebbe stimolare l’inflazione. La Casa Bianca l’ha snobbato e ha detto a tutti di non preoccuparsi. Ma ora, Summers ha avuto ragione e Biden si è sbagliato. Quindi cosa propone di fare Biden? Spendere ancora di più e cercare di presentare la cosa in modo migliore.

L’inflazione è un problema di sostanza. È una cosa reale, che rende la vita delle persone più difficile. Il COVID-19 è una cosa reale. L’Afghanistan è una cosa reale. Non sono problemi di comunicazione. “Una robusta campagna di apparizione” e dei “blitz mediatici” non risolveranno certo le cose.

La verità è che ogni politico di fronte al calo degli indici di gradimento vuole credere che il suo vero problema sia la comunicazione. In questo modo, non deve cambiare quello che sta facendo; deve solo venderlo in modo più efficace. Ma Joe Biden non ha un problema di comunicazione. Ha un problema di sostanza. E non c’è ragione di credere che migliorerà.



Le paure più profonde dei Democratici
Byron York’s Daily Memo
4 dicembre 2021

https://osservatorerepubblicano.com/202 ... mocratici/

Gli strateghi democratici stanno ancora cercando di capire perché una figura di spicco del partito come Terry McAuliffe abbia perso la corsa per diventare governatore della Virginia. Eppure, McAuliffe aveva fatto tutte le cose giuste, stando al copione dei Democratici nel 2021. Aveva cercato infatti di ritrarre il suo avversario, il Repubblicano Glenn Youngkin, come un “No-Vax di Estrema Destra” e di dipingerlo come un “razzista“. Ma soprattutto, aveva cercato di ritrarre Youngkin come l’incarnazione vivente di Donald Trump.

Ma non ha funzionato. Così ora, i sondaggisti democratici stanno facendo alcune ricerche. Perché gli elettori hanno respinto McAuliffe? Che cosa, in particolare, ha fatto di sbagliato? Recentemente, una società democratica, ALG Research, che è stato il principale istituto demoscopico per la campagna di Joe Biden, ha posto queste domande in alcuni focus group nei sobborghi della Virginia settentrionale e a Richmond. Alcune delle risposte che hanno avuto dovrebbero destare profonde preoccupazioni per i Democratici di tutto il paese.

Due lezioni però spiccano tra le altre.

La prima è che i Democratici hanno perso il tema dell’educazione, a lungo un punto di forza del Partito. E non l’hanno perso, come gran parte della copertura della stampa indicava, a causa della Teoria Critica della Razza. L’hanno perso a causa del sostegno del Partito – dettato dai sindacati degli insegnanti – alle chiusure delle scuole durante la pandemia di COVID-19.

In un nuovo rapporto, Brian Stryker e Oren Savir di ALG scrivono che, mentre la Teoria Critica della Razza è stata un problema, perché gli elettori non approvavano il suo insegnamento nelle scuole, la questione “non era così saliente come il fatto che [gli elettori] sentivano come fossero i Democratici a chiudere le loro scuole e che non si sentissero per nulla a disagio nel farlo“. Gli elettori hanno visto i Democratici “mettere il governo e le chiusure prima dei genitori sul tema delle scuole”, si legge nel rapporto.

Quando i ricercatori hanno discusso la Teoria Critica della Razza, hanno notato che gli elettori nei focus group “erano più animati nel parlare della loro insoddisfazione per la gestione della risposta alla pandemia di COVID-19 da parte dei loro distretti scolastici locali“. I partecipanti sentivano che i funzionari avevano chiuso le scuole e le avevano tenute chiuse senza tener conto della Scienza. Una donna che ha votato per Joe Biden come presidente e poi per Youngkin come governatore ha detto che il suo voto era “contro il partito che ha chiuso le scuole per così tanto tempo l’anno scorso”.

Terry McAuliffe, naturalmente, ha peggiorato le cose quando disse: “Non credo che i genitori dovrebbero dire alle scuole cosa dovrebbero insegnare”. È stata la classica gaffe-non-gaffe in cui il candidato ha detto quello che pensava veramente. La campagna Youngkin ne ha fatto buon uso. Ma il più grande problema con la dichiarazione di McAuliffe, hanno rilevato i ricercatori, “è che ha giocato secondo una narrazione esistente per cui i Democratici non hanno ascoltato i genitori quando hanno tenuto le scuole chiuse oltre ogni limite di ragionevolezza e che le avrebbero chiuse di nuovo senza dare retta alle obiezioni dei genitori”. Gli elettori “in generale, non si sentono ascoltati in questo momento quando si tratta di scuole, e danno la colpa ai liberal e ai Democratici“.

Il secondo dato più preoccupante per i Democratici è che la loro enfasi su Donald Trump non ha funzionato. McAuliffe ha dato tutto quello che aveva senza trovare successo. “Non stiamo dicendo che questo è stato un errore, o che Terry avesse un messaggio migliore da lasciare sul tavolo”, riferiscono i sondaggisti un po’ sconcertati. “Non lo sappiamo. Ma sappiamo che se il nostro messaggio più efficace nel 2022 sarà che ‘Repubblicani = Trump’, verremo polverizzati“.

Ossessionandosi a Donald Trump, McAuliffe ha dato agli elettori l’impressione di essere concentrato sul passato, non sul futuro. “Hanno visto la campagna di Youngkin come positiva e lungimirante …” si legge nel rapporto, “mentre della campagna di McAuliffe ricordavano solo la campagna negativa ed il tirare in ballo costantemente Trump”. Poi, solo per enfasi, i sondaggisti lo hanno ripetuto: “Se stiamo correndo per il 2022 con ‘candidato repubblicano = Trump’, ci uccideranno”.

Ma i sondaggisti hanno trovato altri problemi. “Gli elettori non riuscivano a ricordare nulla di ciò che i Democratici avevano fatto”, scrivono. Sono scontenti rispetto alla direzione generale del paese. Vedono i Democratici come “concentrati solo sull’uguaglianza e l’equità” e non sull’aiutare le persone come loro. E forse più di tutto, i ricercatori hanno scoperto che “Biden sta facendo male, anche per i suoi sostenitori“. “Erano riluttanti a dire che [Biden] non sia all’altezza del lavoro, ma non si sentono come se lo stesse svolgendo bene in questo momento”.

Messi insieme, i risultati rappresentano un triste quadro per i Democratici. In primo luogo, essi indicano l’infelicità degli elettori rispetto alle politiche e la propaganda del Partito – alle prese con la gestione della crisi più significativa della sua storia recente. E, in secondo luogo, indicano le debolezze di quell’argomento che alcuni Democratici credevano fosse il loro “asso nella manica” – ovvero, Donald Trump.

Ma dopo la disfatta in Virginia, anche i Democratici che vogliono far finta che tutto vada bene sanno che c’è un problema.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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